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Proposta di metodo per la valutazione del rischio da
movimentazione manuale pazienti nell’assistenza domiciliare
L’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) è un servizio basato sulla prestazione di assistenza sanitaria direttamente al domicilio dell’utente piuttosto che in ospedale,
finalizzata, secondo la definizione che ne dà l’Organizzazione Mondiale della Sanità, alla
fornitura di “quei servizi e quegli strumenti che contribuiscono al mantenimento del
massimo livello di benessere, salute e funzione”. In Italia nasce sul finire degli anni ’80, quando l’emergere dell’AIDS e l’aumento demografico della popolazione anziana portano
il Governo a stanziare fondi e legiferare con un’oculata politica riguardante l’Assistenza
Domiciliare Integrata (L. 135/1990 – Tutela della salute degli anziani e programma di
interventi urgenti per la prevenzione e lotta contro l’A.I.D.S.).
IntroduzioneIntroduzioneIntroduzioneIntroduzione
Altrudo P.1, Costa A. 1, Fiorentino A.2, Rossi M. 1, Palumbo D.3
Gli utenti principali di questo servizio sono persone anziane, portatrici di vari gradi di disabilità
CampioneCampioneCampioneCampione
Materiali e metodi
Individuazione delle
Determinanti di Rischio
1. Grado di collaborazione del paziente
2. Tipo e numero di movimentazione
eseguite
3. Utilizzo di ausili per la movimentazione
4. Altezza dei letti
5. Adeguatezza degli spazi
Scala di Borg - RPE
In Italia, la percentuale media di anziani assisti nel triennio 2005-2007 è del 3,2%, a fronte di una media nell’Europa a
15 Paesi del 10%.
Elaborazione scheda
raccolta dati
Analisi del rischio da movimentazione manuale di pazienti (MMP) tra gli operatori sanitari di una cooperativa
leader nel settore dell’assistenza domiciliare integrata all’interno della Regione Lazio
Scopo dello StudioScopo dello StudioScopo dello StudioScopo dello Studio
Test-campione della
scheda raccolta dati
su 80 operatori sanitari nel
territorio domiciliare della Provincia di Latina
Formazione a Cascata
La popolazione lavorativa impiegata in ADI è costituita principalmente da infermieri, fisioterapisti e OSS.
Non sono disponibili dati nazionali di sintesi sulla grandezza numerica di questo campione
lavorativo, ma è ragionevole dedurre che esso sia cresciuto nel corso degli anni in modo
proporzionale all’incremento dell’utenza assistita.In questo settore, la letteratura scientifica, nazionale e internazionale, è carente
nell’individuare tipologia dei rischi professionali e, soprattutto, loro entità, strumenti di
valutazione e interventi prevenzione.
La movimentazione manuale dei pazienti è concordemente riconosciuta come un’attività a
rischio elevato per l’insorgenza di mal di schiena. La prevalenza annuale di questo problema nella popolazione infermieristica ospedaliera è del 40-50%.
Nei pochi lavori disponibili sulla prevalenza di lombalgia tra gli operatori sanitari in
assistenza domiciliare, si osserva una maggiore frequenza di “low back pain” tra questi, in
particolare gli infermieri, ed altre occupazioni lavorative (studi caso-controllo). Jansen (et
al., 2004) in uno studio prospettico su una coorte di 523 infermieri domiciliari o che lavoravano presso istituti per anziani, ha evidenziato che il rischio di lombalgia invalidante
era associato positivamente con l’età e con il lavoro comportante flessioni del tronco
superiore a 45 gradi.
Le dimensioni del fenomeno lombalgia negli operatori sanitari impongono un
approfondimento sulla prevalenza di questo disturbo nell’assistenza domiciliare e sull’entità dell’esposizione a rischio MMP del personale impiegato in ADI.
Il servizio di assistenza domiciliare è gestito dalle ASL attraverso centri di riferimento
denominati CAD (Centro di Assistenza Domiciliare). La richiesta di attivazione del
servizio è effettuata dal medico di medicina generale (MMG) dopo valutazione preliminare del paziente. In seguito alla richiesta, il CAD invia a domicilio l’Unità
Valutativa Multidisciplinare (UVM), un team di professionisti, composto di medici
(compreso il MMG), infermieri, fisioterapisti, assistenti sociali, che esegue una
valutazione collegiale della persona non autosufficiente e del suo nucleo sociale,
finalizzata a stabilire se e quali interventi sono necessari e a definire un piano assistenziale individualizzato (PIA) del paziente.
L’organizzazione degli interventi assistenziali è affidata ad una Centrale Operativa del
servizio di assistenza domiciliare (pubblico o privato). Nel caso si tratti di privati, essi
vengono coinvolti all’interno dell’UVM per una gestione integrata dei bisogni
assistenziali. La conclusione dell’intervento si compie con il raggiungimento degli obiettivi assistenziali, la conseguente dimissione o il passaggio ad altro livello
assistenziale, o con la morte del malato.
Le prestazioni più spesso richieste ed erogate sono la medicazione (soprattutto delle ulcere da compressione), la gestione dei cateteri vescicali, la somministrazione di terapie
per via parenterale, ossia assistenze correlate più al grado di non autosufficienza che
non alla diagnosi clinica.
Il nostro studio propone una scheda di raccolta dati per la valutazione del rischio da movimentazione manuale di pazienti nell’assistenza domiciliare. La scheda
contiene le principali determinanti di rischio da MMP individuate attraverso colloqui informativi con i lavoratori e sopralluoghi dei domicili. La trascrizione dei dati èquotidiana ed eseguita presso ciascun paziente al termine dell’assistenza. Questa modalità di compilazione consente una registrazione puntuale del tipo e del numero
di MMP eseguite e delle condizioni con le quali esse sono state effettuate presso pazienti con differenti gradi di autonomia motoria. Lo studio è stato condotto per sei
mesi, da luglio a dicembre 2009. Gli operatori sanitari hanno registrato tipo, quantità e condizioni in cui avvenivano le movimentazioni manuali, consentendo la rilevazione di 38.856 accessi a domicilio. I risultati sono in corso di elaborazione. I dati sono stati ordinati in 4 gruppi di attività, in ordine decrescente di sovraccarico
biomeccanico: i trasferimenti completi, i riposizionamenti, i cambi posturali e le rotazioni nel letto. Per ciascuna attività abbiamo calcolato il numero medio di operazioni
svolte dal singolo operatore sanitario presso ciascun paziente. I dati sono stati raggruppati per mansione. I risultati definitivi sono in fase di elaborazione.Dai dati preliminari si evidenzia che la scheda di raccolta dati è in grado di cogliere e valutare le criticità sulle quali intervenire al fine della riduzione dell’esposizione al rischio degli operatori domiciliari.
Palumbo D. Il percorso legislativo dell’assistenza domiciliare:dalla legge 833/1978 al PSN 2002-2004” .. Equalità -Periodico Trimestrale di Informazione del Progetto Equal SIS 328. N° 2-Novembre 2003;7-9Damiani G., Venditti A., Palumbo D., Rizzato E., Guzzanti E. Assistenza primaria: significato e prospettive di sviluppo organizzativo Organizzazione Sanitaria –vol.XXXI-N. 2- Apr-Giu 2007;3-16L’assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia - Rapporto 2009 a cura di NNA Network Non Autosufficienza. Rapporto promosso dall'IRCCS - INCRA per l'Agenzia nazionale per l'invecchiamento. Maggioli Editore, 2009Colombini D., Occhipinti E., Cairoli S., Menoni O., Ricci M.G., Battevi N., Violante F.S., MattioliS., Draicchio F. Linee guida SIMLII per la prevenzione dei disturbi e delle patologie muscolo-scheletriche del rachide da movimentazione manuale di carichi. PIME editrice, 2004Hignett S. Work-related back pain in nurses. J Adv Nurs. 1996; 23(6):1238-46.Jansen JP, Morgenstern H, Burdorf A. Dose-response relations between occupational exposuresti physical and psychosocial factors and the risk of low back pain. Occup Environ Med. 2004 Dec;61(12):972-9
BibliografiaBibliografiaBibliografiaBibliografia
Il campione è composto da 390 operatori sanitari della cooperativa OSA impiegati nei territori di competenza delle ASL Roma D, E, F, G e di Latina.
Gli infermieri sono il 57% del campione, con una netta predominanza del sesso femmine
(157 donne e 67 uomini).
I fisioterapisti sono in numero di 153, (40%
circa del totale), di cui 104 donne e 49 uomini. Gli operatori socio sanitari (OSS) e socio-
assistenziali (OSA) sono la categoria meno
numerosa (13, pari al 3% del campione).
L’età del campione varia dai 23 ai 68 anni, con età media di 37 anni. La popolazione
più numerosa è compresa nella fascia di
età fra i 30 e i 39 anni (161 lavoratori),
seguono i lavoratori con meno di 30 anni (94).
ConclusioniConclusioniConclusioniConclusioni
Distribuzione e
compilazione schede
Luglio-Dicembre 2009
1Sicurjob soc. coop. a.r.l. - Roma 2 Ospedale “S. Giovanni Battista” – ACISMOM Roma3OSA soc. coop. a.r.l. - Roma
SEMINARIO INTERNAZIONALELA GESTIONE DEL RISCHIO DA MOVIMENTAZIONE MANUALE DI PAZIENTI. CONFRONTO INTERNAZIONALE DI IDEE PER SOLUZIONI ERGONOMICHE.
Aula Magna Mangiagalli - Milano, 24 febbraio 2010
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