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Salone del Mobile 2015, Euroluce, SaloneUfficio, SaloneSatellite e FuoriSalone
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Casa ergo sumN. 2 | 06.2015CASUM
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EDITORIALE
Salone. Dentro, attorno e fuoriAlla scoperta di design, know-how e creatività nella galassia dell’arredamento. Un reportage su aziende e designer, novità e icone, dal Salone dei saloni
Un pieno di energia. Come ogni anno il Salone del
Mobile, i suoi satelliti e tutti gli altri pianeti della
sua galassia mostrano il meglio del design interna-
zionale. La sensazione netta per espositori e visita-
tori è quella di essere nel posto giusto al momento
giusto. Ecco dunque in questo numero un reporta-
ge dei principali luoghi di questa galassia: lo sfac-
cettato Salone del Mobile, i tecnologici Euroluce e
SaloneUfficio, il freschissimo SaloneSatellite e l’af-
fascinante FuoriSalone.
Al Salone del Mobile c’è chi punta tutto sul mix tra
icone e nuovi prodotti, come Zanotta ed Ercol, chi
emanuelemingozzi@libero.it
sull’eleganza del legno, come Hida, chi sugli ultimi
25 anni di produzione, come Riva 1920, chi invece
su materiali e lavorazioni sostenibili al 100%, come
Deco. A scrivere la nuova storia del design danese
ci pensano Muuto e Normann Copenhagen, con og-
getti e arredi che reinterpretano il design nordico,
in chiave giovane e contemporanea.
Ad Euroluce aziende come FontanaArte ed Artemi-
de puntano ad unire design storico e tradizione alle
nuove tecnologie. E se per Danese ai pezzi storici
si aggiungono coloratissime e danzanti novità, per
Dwc Éditions, dopo le lampade amate da Le Corbu-
sier, arrivano nuovi progetti di architetti contem-
poranei o riedizioni degli anni Sessanta. Anche gli
spazi espositivi raccontano storie e danno vita ad
atmosfere diverse, dall’effetto notte di Foscarini, al
bianco totale di Davide Groppi.
Al SaloneUfficio c’è chi dà importanza alla persona-
lizzazione delle aree di lavoro, come UniFor, e chi
mette in discussione il confine tra ambito persona-
le e lavorativo, come Arper.
E se al SaloneSatellite si sente viva la creatività e la
voglia di mettersi in gioco di numerosi giovani desi-
gner, al FuoriSalone la notte fa brillare luci, riflessi e
colori, in un’esaltazione dei cinque sensi.
Un invito alla scoperta per chi non c’è stato.
Un diverso punto di vista per chi ne è già rimasto
affascinato.
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CASUMCasa ergo sum
PROGETTO EDITORIALE E GRAFICO
Emanuele Mingozzi
emanuelemingozzi@libero.it
www.ming.altervista.org
RINGRAZIAMENTI
Un grazie speciale a coloro che hanno collaborato
con idee, stimoli e consigli per la realizzazione
di questo progetto editoriale.
COPYRIGHT
© 2015 Emanuele Mingozzi
Via D. Galimberti 43/E
47121 Forlì (FC) Italia
Tutti i diritti riservati.
Sono vietate la riproduzione e la copia,
sia digitali sia meccaniche, anche parziali,
di tutte le fotografie, le immagini
e i testi presenti su questa pubblicazione
senza il consenso scritto dell’autore.
RESPONSABILITÀ
Tutte le informazioni pubblicate
sono state riportate con la massima cura.
L’autore declina tuttavia ogni responsabilità
per eventuali errori, inesattezze ed omissioni
contenuti nelle informazioni pubblicate
o per eventuali errori intervenuti nella loro
riproduzione.
PUBBLICAZIONE
Pubblicazione senza alcuna periodicità.
Questo numero è stato pubblicato
nel mese di giugno 2015 su Issuu:
www.issuu.com/casum
Issuu, Inc.
131 Lytton Ave
Palo Alto | CA 94301 | USA
contact@issuu.com
CONTATTI
casumdesign@gmail.com
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IN COPERTINA
Uno degli ambienti espositivi di Arper
al SaloneUfficio, con sedie operative Aston.
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SALONEUFFICIO62 UniFor
68 Arper
CASUM | N. 2 | 06.2015
In questo numero
SALONE DEL MOBILE14 Normann Copenhagen
20 Zanotta
26 Ercol
30 Muuto
34 Deco
36 Hida
40 Riva 1920
EUROLUCE44 Danese
46 Dcw Éditions
50 FontanaArte
52 Artemide
56 Davide Groppi
58 Foscarini
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SALONESATELLITE76 Christoph Friedrich Wagner
80 David Derksen Design
84 Johan van Hengel
88 Aalto University
90 Sozen
94 Formellt
96 Alexander Åsgård
98 Atelier Max Lipsey
FUORISALONE104 Viabizzuno
110 Raw
118 Università Statale
LOSTILEINTAVOLA
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Salone del Mobile> Normann Copenhagen e Muuto: la tradizione scandinava si rinnova > Zanotta: icone del design e idee nuove > Ercol: ecco lo stile italiano
di Paola Navone > Deco: non solo imbottiti e tavolini,ora anche librerie > Hida: un omaggio alle venature del sugi
> Riva 1920: una vetrina degli ultimi 25 anni, in chiave sostenibile
Sedie e poltroncine
della serie Fiber di Muuto.
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SALONE DEL MOBILE
Normann CopenhagenSi allargano le famiglie Era e Form, abilmente presentate in uno standdove ospite d’onore è il contrasto. Rigore nel design e prodotti innovativi:ecco il binomio vincente dell’azienda danese
FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI
Una struttura di legno, una piccola ma evocativa architettura del tutto simile a quella dello scorso Salone.
Eppure diversa.
C’è qualcosa di nuovo quest’anno nello stand di Normann Copenhagen: tutta la forza dei contrasti giocata
con l’abilità degli accostamenti. La struttura a telaio è infatti tamponata con materiali molto differenti tra
loro, che danno vita a svariati mood: innanzitutto il vetro verde scuro come sfondo all’esposizione delle iconi-
che sedie Form, disegnate da Simon Legald. Alla serie si aggiungono quest’anno lo sgabello da bar e la seduta
a dondolo, entrambe con scocca in plastica e gambe di quercia o noce.
Dietro a questa quinta, un’area conversazione dall’atmosfera industriale, con rivestimenti di metallo a spec-
chio, a pavimento e a parete. Qui è protagonista il divano, anche in versione a dondolo, che va ad ampliare la
linea Era. Completa la scena Solid, tavolino con piano in marmo italiano, una strizzata d’occhio al Belpaese.
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Sedie della serie Form,
disegnata da Simon Legald, alla
quale si aggiungono quest’anno
lo sgabello da bar e la seduta
a dondolo (in questa pagina).
Il fronte principale dello stand,
con struttura su due piani,
dove è esposta la serie Form
(pagina accanto).
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Una zona pranzo, utilizzata
come area riunioni, arredata
con tavolo Slice, sedie Just
e lampade a sospensione Bell
(in questa pagina).
Mood industriale per la zona
conversazione con i nuovi
divani della serie Era.
Tavolino Solid e lampade
a sospensione Amp
(pagina accanto, a sinistra).
La zona reception,
con contenitori a parete
della serie Pocket
(pagina accanto, a destra).
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«Se inizialmente producevamo oggetti e accessori,ora con l’arredamento andiamo a coprire molte aree della casa»
Infine un’altra area conversazione, calda e morbida, con velluto bordeaux alle pareti, moquette rossa e im-
bottiti nelle gradazioni dello stesso colore, completati da un tocco di rosa.
L’azienda, nata nel 1999, è di Copenhagen, come ricorda il nome. «Se inizialmente producevamo oggetti e
accessori, ora con l’arredamento andiamo a coprire molte aree della casa» spiega con soddisfazione l’export
manager Daniel Leosson. L’azienda, che in questo Salone presenta diverse nuove varianti di serie esistenti,
mira a un design curato sotto ogni punto di vista: «Una sedia deve essere bella e rifinita anche capovolta, sen-
za fori o altri elementi vistosamente tecnici. È per questo che nella serie di sedie Form i punti di attacco per
le diverse tipologie di gambe sono sempre gli stessi quattro».
Un estremo rigore nel design e prodotti innovativi, ma dall’aria molto familiare. Ecco il binomio vincente di
Normann Copenhagen.
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«Una sedia deve essere bella e rifinitaanche capovolta, senza fori
o altri elementi vistosamente tecnici»
Daniel Leosson, export manager di Normann Copenhagen (sopra).
Sui toni del rosso l’area conversazione con pareti rivestite di velluto.
Divano e poltrona della serie Era, disegnata da Simon Legald,
accompagnati dai pouf Circus e dal Tavolino Stay (pagina accanto).
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SALONE DEL MOBILE
ZanottaNovità e pezzi iconici, che resistono allo scorrere del tempo e al susseguirsidelle mode, per un’azienda che continua a fare la storia del design italiano.A partire da un’idea
FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI
All’esterno dello stand, progettato da Fabio Calvi e Paolo Brambilla, campeggiano grandi pannelli bianchi con
le immagini dei prodotti più iconici di Zanotta. All’interno, in un’atmosfera a luci soffuse, convivono novità e
arredi che hanno contribuito alla storia del design italiano. Come Genni, poltrona con poggiapiedi progettata
nel 1935 da Gabriele Mucchi, ora anche in versione nera dopo quella cromata, accostata a William, nuova
linea di divani progettata da Damian Williamson. Tra le novità lo specchio rotondo Raperonozolo, progettato
da Atelier Oï, in tre diverse dimensioni, con bordo intrecciato di cuoio accoppiato ad Alcantara.
Lo stand visto dall’esterno. Sui pannelli numerosi pezzi iconici di Zanotta, dagli anni Trenta in avanti (sotto).
Il nuovo tavolo della serie Santiago, progettata da Frank Rettenbacher, accostato alle iconiche sedie Tonietta
di Enzo Mari, disegnate nel 1985. Lampade a parete 265, di Paolo Rizzatto, per Flos (pagina accanto).
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«Quello che davvero ci interessa è l’ideache sta alla base di un arredo: è questa la chiave
con la quale scegliamo cosa produrre»
«Non facciamo “shopping” di designer famosi» afferma Marta
Zanotta, responsabile marketing e comunicazione dell’azien-
da. «Quello che davvero ci interessa è l’idea che sta alla base
di un arredo: è questa la chiave con la quale scegliamo cosa
produrre. Come abbiamo fatto per Santiago, la nuova serie
di tavoli disegnata dal trentaquattrenne Frank Rettenbacher,
responsabile creativo di Philips Television».
E con l’industrial designer di origini austriache Zanotta colla-
bora dal 2014, quando sono state introdotte la consolle Mina
e i tavolini Emil.
A selezionare i nuovi progetti in arrivo c’è un apposito team
aziendale, che cerca anche attivamente nuovi talenti, per
esempio al SaloneSatellite.
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Una delle diverse ambientazioni
per la nuova linea di divani
componibili William, disegnata
da Damian Williamson.
Lampade da terra Luminator
di Achille e Pier Giacomo
Castiglioni, del 1954, per Flos.
Poltrone con poggiapiedi
Genni, ora proposte
anche nella versione
con tubolare laccato nero
(pagina accanto, in alto).
Marta Zanotta,
responsabile marketing
e comunicazione dell’azienda
(pagina accanto, in basso).
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Poltrone e divano della serie Throw-Away, disegnata nel 1965 da Willie Landels, accostati alla poltroncina bianca
Veryround e al tavolino bianco Quaderna (in questa pagina).
Divano angolare della nuova serie William e tavolini Spillino 677, di Damian Williamson, ed Emil, di Frank
Rettenbacher. A parete nuovi specchi Raperonzolo, disegnati da Atelier Oï (pagina accanto, in alto).
Al divano William sono qui accostati un tavolino Toi e due poltrone Susanna. Appesi a parete due tavolini Cumano,
di Achille Castiglioni. Lampade da terra Toio, dei fratelli Castiglioni per Flos (pagina accanto, in basso).
La storia di Zanotta passa soprattutto attraverso i suoi prodotti, che resistono allo scorrere del tempo e al
susseguirsi delle mode.
È motivo d’orgoglio aziendale sapere che i propri arredi si tramandano di generazione in generazione, un po’
come avviene per i mobili di antiquariato. Per questo in azienda sono custodite le dime di ogni divano pro-
dotto da Zanotta lungo la sua attività e si possono realizzare nuove fodere anche per imbottiti ormai fuori
produzione. A ciò si aggiunge la sostituzione di parti di mobili, come pezzi di ricambio, ma in versione design.
«È anche una questione di sostenibilità» conclude Marta Zanotta. «Un mobile di qualità è fatto per durare nel
tempo e si evita di produrne altri per sostituirlo». Un approccio che va ben oltre la sola vendita. «Il profitto
da solo non ci interessa. Come ha detto il fondatore, Aurelio Zanotta, vogliamo realizzare cultura e profitto
insieme».
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SALONE DEL MOBILE
ErcolNuovi prodotti che reinterpretano alcuni pezzi storici dell’aziendae il design nordeuropeo. Ottima sintesi tra il know-howdi Ercol e lo stile di due designer internazionali. Al femminile
FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI
Un divano-nido colorato e una fluente sedia in faggio curvato. Presentate a questo Salone, Nest e Flow sono
due delle novità di Ercol, azienda inglese fondata nel 1920. Il divano Nest, progettato da Paola Navone, è
disponibile in due larghezze, entrambe con struttura in legno di faggio, con finitura laccata nera o opaca e
tinte a base d’acqua. A sostenere l’imbottitura è una maglia di elastici che rendono la seduta più sottile e il
prodotto più leggero. Come rivestimenti, infine, diverse combinazioni di tessuti colorati.
«Abbiamo incontrato Paola Navone nel suo studio a Milano – racconta Edward Tadros, presidente e nipote
del fondatore dell’azienda, Luciano Ercolani – e siamo rimasti positivamente colpiti dal modo in cui ha inseri-
to nel suo luogo di lavoro alcuni pezzi vintage di Ercol. L’abbiamo quindi invitata in Inghilterra, nel nostro sta-
bilimento a Princes Risborough, dove abbiamo parlato insieme della curvatura del legno e di come adattare
il suo stile italiano a quello di Ercol».
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Attorno al tavolo della serie
Romana sono disposte le nuove
sedie Flow. Realizzate in legno
di faggio, sono disegnate
dalla giapponese Tomoko
Azumi (in questa pagina).
Edward Tadros, presidente
e nipote del fondatore
dell’azienda, Luciano Ercolani
(pagina accanto).
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«Con Paola Navone abbiamo parlato insiemedella curvatura del legno e di come adattare
il suo stile italiano a quello di Ercol»
Nest, infatti, reinterpreta in chiave contemporanea lo Studio Couch, uno dei pezzi storici di Ercol, parte della
linea Originals.
Sempre in faggio è la sedia impilabile Flow, progettata dalla giapponese Tomoko Azumi, che ha lavorato an-
che con aziende italiane, come Zilio A&C e Riva 1920.
«Per Flow e Nest – spiega Edward Tadros – abbiamo scelto il legno di faggio perché è quello che più si presta
ad essere curvato a vapore». Non a caso di faggio sono realizzate le storiche sedie Thonet e la Y Chair, proget-
tata dell’olandese Hans Wegner. A differenza della Y Chair, in Flow l’elemento flesso è composto da tre parti
curvate in 2D, che formano un unico sinuoso elemento nello spazio.
La storia del design è e resta, insomma, un punto di partenza imprescindibile. Ercol docet.
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Due colorati divani della nuova
serie Nest, progettata da Paola
Navone. Tavolini della serie
Originals (in questa pagina).
Il divano Studio Couch, parte
della linea Originals, in laccato
nero. Lampada a parete Lampe
Gras N° 214, di Dcw Éditions
(pagina accanto).
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SALONE DEL MOBILE
MuutoLa nuova generazione del design scandinavo che amplia la tradizione e progetta oggetti e arredi contemporanei. All’insegna di bellezza, utilità e semplicità
FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI
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La freschezza di Muuto è tutta racchiusa nel suo payoff: New nordic.
L’azienda danese, con sede a Copenhagen, è nata nel 2006 con la volontà di partire dalla tradizione scandina-
va per ampliarla all’insegna di bellezza, utilità e semplicità.
Come mostra la serie di sedie Fiber, presentata nel 2014, e alla quale quest’anno si aggiunge la versione di
colore rosso polveroso. Progettata dallo studio Iskos-Berlin di Copenhagen, Fiber è disponibile con quattro
diversi tipi di base e anche nella versione imbottita. La scocca è costituita al 25% da trucioli di legno ottenuti
dagli scarti di lavorazione dell’azienda e per il resto da polipropilene, di cui il 5% colorato.
Novità assoluta è invece il pouf pentagonale Field, rivestito di tessuto, con cuciture che richiamano un pat-
tern di campi visto dall’alto, come dice il nome.
Una zona conversazione dove
domina la serie di imbottiti
Oslo, disegnata dallo studio
Anderssen & Voll. Dello stesso
studio il nuovo pouf in primo
piano, Field. Tavolini Around,
di Thomas Bentzen.
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«Siamo orgogliosi dei grandi maestri scandinavi, ma Muuto vuole mostrare il design della nuova generazione»
Il pouf è progettato da Anderssen & Voll, studio norvegese
con sede a Oslo, che per Muuto ha disegnato anche altre se-
rie di imbottiti: Rest, del 2011, Connect, del 2012, e Oslo, la
più recente.
Oggetti e arredi lasciano traspirare una giovane ma profonda
consapevolezza di cosa significa fare design oggi.
A confermarlo è lo stesso Peter Bonnén, fondatore e diret-
tore di Muuto: «Siamo partiti con in mente i grandi designer
scandinavi, come Arne Jacobsen. Ovviamente sono ancora
grandi maestri dei quali siamo orgogliosi. Ma Muuto vuole
mostrare la nuova generazione del design scandinavo».
Sono 35 i designer che hanno collaborato con Muuto in que-
sti otto anni. Quasi un decennio. E promette davvero bene.
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Sedie e poltroncine della serie
Fiber, progettate dallo studio
Iskos-Berlin e composte al 25%
da trucioli di legno di scarto
(in questa pagina e nella pagina
accanto, in alto). Peter Bonnén,
fondatore e direttore di Muuto
(pagina accanto, in basso).
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SALONE DEL MOBILE
DecoImbottiti e accessori realizzati esclusivamente con materiali naturali.E da quest’anno anche una nuova libreria componibile, dal gusto anni Cinquanta
FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI
Sono diversi i nuovi arrivati in casa Deco. Innanzitutto Pierre e Marie, due serie di divani un po’ fuori dal co-
mune, così come la famosa coppia di fisici Pierre e Marie Curie. Disegnate da Sara Ferrari, le due serie sono
una più maschile, con linee decise, l’altra più femminile, con linee curve e rivestimento piegato agli angoli.
Si aggiunge quest’anno la prima libreria firmata Deco. Si chiama Enrica ed è progettata da Federico Peri.
Composizione e dettagli richiamano gli anni Cinquanta, ma lavorazione e materiali, ferro o acciaio satinato
non trattato, sono all’insegna dell’innovazione.
Innovazione che si esprime anche nell’utilizzo di soli materiali naturali. Gli imbottiti, infatti, hanno struttura
in legno massiccio di faggio o abete certificato FSC, molle in acciaio non trattato, cinghie di juta, imbottiture
di lattice naturale al 100% o di gomma naturale, tessuti naturali come lino, lana e cotone, pelle pieno fiore
conciata senza l’uso di cromo, cerniere in ferro e cotone, mentre il legno è trattato solo con olio di lino.
Una scelta forte, per un modo sostenibile di produrre imbottiti.
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La nuova serie di divani Pierre e la nuova libreria
componibile Enrica (in questa pagina).
Da destra: Davide Barzaghi, proprietario di Deco,
insieme a tre membri di 3D Hubs, community
di stampatori 3D, che hanno lavorato alla
realizzazione dei giunti neri della struttura alle loro
spalle; Francesco Pusterla e Giovanni Trapella.
In basso: Asanka Wlthanaarachchi (pagina accanto,
a sinistra). La nuova serie di divani Marie
(pagina accanto, a destra).
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SALONE DEL MOBILE
HidaLegno con finitura liscia e forme che richiamano gli anni Cinquanta per uno stile giapponese contemporaneo. All’insegna di eleganza e semplicità
FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI
Un elogio del legno, in versione liscia. Si chiamano Kisaragi e Seoto le due levigatissime serie di arredi prodot-
te dall’azienda giapponese Hida, nata nel 1920. Progettate dal giapponese Motomi Kawakami, classe 1940,
le due collezioni comprendono tavoli, tavolini, sedie e divani.
Come ci spiega Takako Sonoda, designer interna all’azienda, Kisaragi significa “rinascita”. La serie richiama
subito alla mente il design degli anni Cinquanta. Merito delle forme tondeggianti e morbide, dei tessuti ma-
terici sui toni del grigio e del beige e delle sottili gambe cuneiformi sempre poste in obliquo. Ma soprattutto
giocano un ruolo fondamentale il colore e le venature del legno utilizzato: il sugi, il cosiddetto cedro giappo-
nese (anche se di cedro non si tratta), più propriamente Cryptomeria japonica. È questa la specie più diffusa
nelle grandi foreste nipponiche.
Per rendere il legno più duro e adatto all’uso in arredamento, Hida ha sviluppato un processo particolare, du-
rante il quale il prodotto semilavorato viene sottoposto a compressione a caldo, tramite apposite macchine.
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Divano, tavolino e mobile tv
della serie Kisaragi, disegnata
da Motomi Kawakami
e realizzata in legno di sugi
(in questa pagina).
Le calde venature del legno
di sugi nel bracciolo del divano
(pagina accanto).
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Sedie e tavolo della serie Seoto,
di Motomi Kawakami.
Tre le essenze: quercia, noce
e faggio (in questa pagina).
Il legno di sugi nelle tappe
della sua lavorazione: il tronco,
le assi e le assi compresse
a caldo, che sono più robuste
e di colore più scuro
(pagina accanto, in alto).
Takako Sonoda, designer
interna all’azienda
(pagina accanto, in basso).
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La particolare lavorazione del sugi imprime al legnoun colore più scuro e insieme più caldo
Una lavorazione che imprime al legno un colore più scuro e
insieme più caldo.
L’altra serie, Seoto, che vuol dire “suono del ruscello”, utiliz-
za invece tre diverse essenze: quercia e noce, provenienti
dagli Stati Uniti, e faggio, importato dalla Germania. Seoto,
pur avendo vari elementi comuni alla serie precedente, si
distingue per i suoi piani orizzontali che sembrano fluttuare
leggermente sulle gambe sottostanti, grazie a una discreta
connessione indiretta. Uno stile essenziale, tutto nipponico,
che vive del connubio tra eleganza e semplicità.
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SALONE DEL MOBILE
Riva 1920In vetrina i progetti degli ultimi 25 anni, con scaffalature pensate per essere riutilizzate, senza rivestimento a pavimento. Tutto nel segno della sostenibilità
FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI
Per questo Salone l’azienda di Cantù ha scelto di presentare molti dei prodotti realizzati in questo ultimo
quarto di secolo. Una sorta di grande vetrina che testimonia le numerose collaborazioni tra l’azienda e tanti
designer, italiani e stranieri. «Quest’anno per noi è un anno particolare – spiega Maurizio Riva, contitolare
di Riva 1920 – è il nostro 95esimo anniversario. I prodotti nuovi sono volutamente pochi, perché mettere
continuamente in produzione diverse novità significa “bruciare” altrettanti progetti».
Lungo tre lati del perimetro dello stand, progettato da Terry Dwan, art director e designer per Riva 1920,
sono disposte alte scaffalature metalliche industriali, modulari e regolabili, che sostengono numerosi pallet,
dove stagliano gli arredi. Scaffalature cantilever che verranno poi riutilizzate presso il magazzino dell’azien-
da. Al centro dello stand una struttura su due livelli, con alcune ambientazioni al piano terra e uno spazio pri-
vato per eventi al primo piano. Nessun rivestimento a terra, la pavimentazione di calcestruzzo del padiglione
è a vista. Un’ulteriore scelta all’insegna della sostenibilità.
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Il tavolo Riflessi Millenari,
con piano in kauri e base
in acciaio, disegnato da Helidon
Xhixha, (in questa pagina).
L’esterno dello stand,
dove risaltano numerosi
sgabelli, esposti nella struttura
metallica da magazzino
(pagina accanto).
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Euroluce
Lampade a sospensione
In the Tube di Dcw Éditions.
> Danese: ballerine seducenti, connubio di aria e luce > Dcw Éditions: riedizioni anni Sessanta e lampade tecno chic > FontanaArte:
in scatola è la luce, sempre più a led > Artemide: l’innovazione,da Murano alle onde luminose > Davide Groppi: una casa minimale, dove la semplicità è fascino > Foscarini: i prodotti vanno in acropoli
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EUROLUCE
DaneseUna danza fresca e luminosa sui toni del giallo e del fucsia. Un progetto elvetico, innovativo e affascinante, per un marchio storico del made in Italy
FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI
Tra le diverse novità di Danese, Les Danseuses è con molta probabilità la più affascinante.
Lo storico marchio del design italiano, fondato nel 1957 e ora parte del Gruppo Artemide, presenta a quest’e-
dizione di Euroluce una lampada a sospensione che sembra danzare.
Progettata dallo studio svizzero Atelier Oï, Les Danseuses è pensata per migliorare la qualità ambientale
del luogo in cui si trova, non solo a livello luminoso. Allo stelo che sostiene il corpo illuminante è collegato un
disco, con intorno un tessuto, a formare una sorta di abito da ballerina. Una volta attivata la funzione ventila-
tore, il disco comincia a ruotare, aprendosi sempre di più all’aumentare della velocità.
I tagli al laser effettuati nel tessuto, nero all’esterno e colorato all’interno, sono studiati in relazione alle forze
centrifughe e centripete e alla capacità di muovere l’aria senza il rischio di strappi.
Il progetto è complesso. Il risultato è semplicemente affascinante.
CASUM 45
Les Danseuses, la nuova
lampada-ventilatore disegnata
dallo studio svizzero Atelier Oï,
in tre diversi colori (in questa
pagina e nella pagina accanto).
CASUM46
EUROLUCE
Dcw ÉditionsL’azienda parigina amplia la famiglia Lampe Gras e rieditauna lampada a sospensione del 1969. Entra in scena anche In the Tube,disegnata dell’affiatato duo Perrault e Lauriot-Prévost
FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI
Le Rouge et le Noir. Sono questi i colori che stagliano nello stand di Dcw Éditions a Euroluce 2015.
Il rosso riveste quasi interamente le pareti e la copertura a due falde, un chiaro richiamo al concetto base
di casa. Il nero è il colore principale dei prodotti dell’azienda parigina, che alle riedizioni di lampade e arredi
storici abbina nuove serie contemporanee.
Innanzitutto Lampe Gras, progettata nel 1921 da Bernard-Albin Gras e utilizzata da tantissimi maestri del
XX secolo, da Le Corbusier in avanti. La collezione comprende svariati modelli, alcuni pensati per l’esterno.
Nuovi sono i paralumi in rame lucido e grezzo, Les Acrobates de Gras, lampade a sospensione con cavi tesi in
diagonale, e Les Mobilier de Gras, piccoli piani di appoggio a parete con Lampe Gras integrate, nella versione
comodino o scrivania. Progettata nel 1969 dall’architetto francese Bertrand Balas, la lampada a sospensione
Here Comes the Sun, rieditata quest’anno, è disponibile in cinque misure e quattro finiture.
CASUM 47
La nuova serie di lampade Here
Comes the Sun, riedizione
dell’originale disegnato
da Bertrand Balas nel 1969
(in questa pagina).
Lampe Gras XL Outdoor,
versione da esterni della storica
serie di lampade progettata
nel 1921 da Bernard-Albin Gras
(pagina accanto) .
CASUM48
Lampade a sospensione
della nuova serie In the Tube,
disegnata da Dominique
Perrault e Gaëlle
Lauriot-Prévost .
Sul piano rosso, album
con foto e disegni dei prodotti
dell’azienda (in questa pagina).
Les Acrobates de Gras,
novità nell’assortimento
di Lampe Gras (pagina accanto).
CASUM 49
Les Acrobates de Gras: la nuova serie di Lampe Gras, dove l’equilibrio e il movimento sono protagonisti
Novità assoluta è la lampada In the Tube, disponibile in cinque misure e nelle
finiture rame, oro e argento, utilizzabile a sospensione o a parete, sia in interni
sia in esterni. Disegnata da Dominique Perrault e Gaëlle Lauriot-Prévost, la
lampada è stata poeticamente presentata anche al FuoriSalone, presso il ne-
gozio Raw in zona Brera. In un’atmosfera da bosco incantato.
CASUM50
EUROLUCE
FontanaArteGrandi scatole racchiudono le novità luminose, in un’atmosfera movimentata e multicolore. Sempre più spazio al led, anche per le lampade storiche
FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI
L’intero allestimento dello stand di FontanaArte, progettato dagli architetti Fabio Calvi e Paolo Brambilla,
utilizza come elemento base la scatola. A partire dalle pareti esterne, disegnate come una serie di scatole ac-
catastate con aperture puntuali, per mostrare alcuni prodotti o selezionare una vista dello spazio espositivo.
All’interno, elementi scatolari di varie dimensioni mettono in mostra le novità dell’azienda milanese, che pun-
ta sempre più sul led, anche nei modelli storici. Le scatole, bianche fuori e colorate dentro, sembrano rappre-
sentare stanze in miniatura. A movimentare quest’elemento base sono le alette, che si aprono lungo i quattro
lati in modo irregolare.
Unico ambiente dello stand completamente coperto è la zona conversazione, illuminata da Igloo, lampada
a sospensione di Studio Klass, e Blom, lampada da tavolo di Andreas Engesvik, entrambe vincitrici del Red
Dot Award. Uno spazio espositivo che dà voce alla variegata e multiforme collezione di FontanaArte, da Gae
Aulenti a Karim Rashid.
La zona conversazione,
con lampade a sospensione
Igloo, disegnate da Studio Klass,
e lampade da tavolo Blom,
di Andreas Engesvik.
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L’interno dello stand,
con grandi scatole dove sono
esposte le novità
(in questa pagina).
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EUROLUCE
ArtemideLampade di vetro di murano, con tecnologia led, firmate da architetti e designer internazionali. Ma anche una serie che gioca con la trasparenza e un prototipo che studia le lunghezze d’onda della luce. Quando la ricerca è alla base di tutto
FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI
Come tenere insieme design storico e innovazione? Per Artemide la via è chiara.
Tutto sta nella ricerca che precede il prodotto e nei valori di cui si fa portatore. E proprio per la ricerca l’azien-
da dispone di un apposito centro presso la sede di Pregnana Milanese.
«I nostri prodotti non passano di moda – afferma Laura Salviati, del reparto marketing di Artemide – come
nel caso di Tolomeo: ha circa trent’anni, ma non li dimostra, sembra nuova». E proprio Tolomeo, progettata nel
1986 da Michele de Lucchi e Giancarlo Fassina e rivisitata nel tempo con numerose varianti, non smette mai
di stupire. Quest’anno eccola in versione da esterno, con paralume di tessuto a trama grossa, in nero o beige.
Diverse sono le novità con paralumi di vetro di Murano, ormai una tradizione per Artemide.
Innanzitutto Lutetia, disegnata dall’architetto francese Jean-Michel Wilmotte, dalla forma a goccia e dotata
di un led ad alta potenza.
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Lutetia, lampada a sospensione
con paralume di vetro
di Murano, disegnata
da Jean-Michel Wilmotte
(in questa pagina). La serie
Tolomeo nella nuova versione
da esterni, con paralume
di tessuto a trama grossa
(pagina accanto).
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Prodotti che non passano di moda, perché uniscono la tradizione alla ricerca. Dal vetro di Murano allo studio delle onde luminose
Poi la serie Vigo, progettata dall’architetto inglese David Chipperfield. Disponibile nelle versioni a sospen-
sione, a parete e da terra, è una chiara reinterpretazione di Conica, un precedente modello disegnato sempre
da Chipperfield per Artemide.
Del designer israeliano Arik Levy sono le due sospensioni Reverso Conic e Reverso Strip, caratterizzate da
paralumi che possono essere capovolti per modificare l’effetto estetico e luminoso. Reverso è prodotta nelle
varianti colorate o neutra, con una fascia decorativa a incisioni oblique.
Decisamente più tecnologiche le lampade della serie Discovery, disegnate dal fondatore e presidente di Ar-
temide, Ernesto Gismondi. Sono costituite da un disco di polimetilmetacrilato, che si illumina grazie ad una
serie di led inseriti lungo il profilo circolare di alluminio. La loro particolarità sta nel fatto che a luce spenta la
superficie del disco risulta trasparente, se accesa, appare quasi opaca.
Infine Spectral Light, prototipo di Philippe Rahm, che si basa sullo studio delle lunghezze d’onda della luce
visibili dagli esseri viventi, uomo compreso.
Passato e futuro s’incontrano: dalla storia del vetro di Murano alla ricerca sulla percezione della luce.
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Lampade a sospensione
della serie Reverso Conic,
disegnata da Arik Levy.
Paralumi reversibili in vetro
di Murano, in diversi colori
e finiture (in questa pagina).
La nuova serie di lampade
Vigo, di David Chipperfield,
disponibile nelle versioni
da terra, da parete
e a sospensione
(pagina accanto).
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EUROLUCE
Davide GroppiUno stand di nitida composizione accoglie novità e pezzi forti dell’azienda.Dove la semplicità va a nozze con l’innovazione. Perché, parafrasandoMies van der Rohe, led is more
FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI
Pareti bianche di cartongesso, struttura metallica volutamente lasciata a vista. Punta sulla semplicità e sulla
verticalità lo stand dell’azienda piacentina a quest’edizione di Euroluce. La parte racchiusa dalle pareti copre
solo la metà dell’area dello stand, lasciando un ampio spazio aperto arredato con una reception, due panche
e quattro tipi di lampade, di cui uno, Sampei, spicca per la sua altezza. L’arretramento rispetto al fronte dell’a-
rea ricorda l’impostazione di Mies van der Rohe nella realizzazione del Seagram Building a New York. Una
specie di piccola piazza che accoglie i visitatori e che media tra le corsie e lo spazio chiuso dello stand.
All’interno un’atmosfera intima e raccolta, dove sono presentate, in piccole e minimali ambientazioni, le nuo-
ve lampade, innovative, molte delle quali progettate personalmente da Davide Groppi. Dalle sospensioni Ca-
thode, Perfect Lovers e Simbiosi alla nuova versione da terra di Tetatet, ironicamente chiamata Tetater. Tutte
con una limpida quanto essenziale visione del fare luce. Ovviamente a led.
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Il fronte principale dello stand,
con una coppia di Sampei,
slanciate lampade da terra
disegnate nel 2011 da Davide
Groppi ed Enzo Calabrese,
Compasso d’Oro ADI 2014
(in questa pagina).
All’interno dello stand
molte novità e qualche pezzo
già a catalogo (pagina accanto).
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EUROLUCE
FoscariniUn grande spazio con pedane degradanti dove convivono novità, riedizionie pezzi iconici. Con sfondo scuro e parallelepipedi bianchi a soffitto
FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI
Atmosfera effetto notte nello stand di Foscarini, progettato dall’architetto Ferruccio Laviani. Anche lo spazio
espositivo a Euroluce 2013 era firmato da Laviani, ma quest’anno si è scelto di realizzare un unico vasto am-
biente gradonato, una sorta di acropoli-vetrina.
Sullo sfondo scuro e neutro stagliano semplici superfici bianche, dove sono collocate le lampade da terra e
da tavolo, e ancor più candidi parallelepipedi appesi a soffitto, dai quali scendono le sospensioni. Convivono
in questo spazio novità, riedizioni e pezzi divenuti ormai simbolo dell’azienda: come Supernova, sempre di
Laviani, o Caboche, di Patricia Urquiola ed Eliana Gerotto, ora anche in versione led.
A confermare la stretta collaborazione tra Foscarini e Ferruccio Laviani, è l’installazione al FuoriSalone, Tun-
nel of Light, presso lo store Foscarini di via Fiori Chiari 28, in zona Brera. Qui, al contrario, domina il rosso.
Una lunga galleria dal sapore un po’ space age.
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Il grande logo di Foscarini
campeggia all’angolo dello
stand, progettato, come gli anni
passati, da Ferruccio Laviani
(in questa pagina).
Nell’ambiente color blu
di Prussia stagliano le superfici
bianche, che fanno da supporto
alle lampade (pagina accanto).
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SaloneUfficio
Un’area di lavoro
con arredi di Arper.
> UniFor: nuova vita al legno per l’ufficio. Michele De Lucchisceglie la personalità, Jean Nouvel Design la flessibilità
> Arper: uno stand dal progetto internazionale, per prodottiche vanno oltre alla consueta separazione tra casa e ufficio
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SALONEUFFICIO
UniForMichele De Lucchi e Jean Nouvel Design danno una nuova veste al legno come materiale per l’ufficio. Dove linoleum e alluminio si uniscono in un tavolo minimale dal piano sottilissimo
FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI
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Rosso e vetro trasparente dominano la composizione dello spazio espositivo di UniFor a quest’edizione del
SaloneUfficio. Una struttura che è anche un prodotto: Parete SC&A, disegnata dallo Studio Cerri & Associati,
che ha progettato anche lo stand.
Sottili pilastri di acciaio cromato sono circondati da lastre di vetro a tutt’altezza, alcune fisse, altre scorrevoli.
A sovrastarle una fascia opaca, costituita da pannelli rossi, su cui campeggia il logo di UniFor, azienda parte
del Gruppo Molteni.
Lo stand, simile a quello di Orgatec 2014 a Colonia, è tripartito: nella fascia centrale, aperta sui lati corti, due
progetti di Michele De Lucchi. Hatch è un sistema basato su pannelli grigliati di noce canaletto, per comporre
pareti divisorie con varchi attrezzati, aree di lavoro o di conversazione dal tono caldo e accogliente.
Cases, la nuova serie
componibile di contenitori
e piani di lavoro, progettata
da Jean Nouvel Design.
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Unico vincolo
per la composizione degli elementi
contenitivi di Cases è che quelli metallici stiano
sotto a quelli in multistrato di pioppo. Gli elementi
metallici fungono anche da seduta e gradino per
raggiungere i ripiani più in alto (in questa pagina).
Hatch, il nuovo sistema progettato
da Michele De Lucchi (pagina accanto).
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Soluzioni altamente personalizzabili,all’insegna della componibilità.
Per una flessibilità lavorativa che parte dagli arredi
Studiolo è un moderno secretaire, realizzato in legno e vetro trasparente. Una specie di vetrina, come dice
De Lucchi, per mettere in mostra i propri strumenti di lavoro e, quindi, la propria personalità.
Dodici nuovi colori si aggiungono ai due esistenti per il tavolo della serie Less Less, progettata dallo studio
Jean Nouvel Design. Il tavolo, dal piano in apparenza davvero sottile, ha struttura in alluminio e superficie di
lavoro rivestita di Furniture Linoleum, un particolare tipo di linoleum per l’arredamento, prodotto dall’azien-
da svizzera Forbo.
Il vero ospite d’onore, però, è il nuovo sistema componibile Cases, sempre di Jean Nouvel Design. Gli elemen-
ti contenitori sono di metallo o di multistrato di pioppo tinto in tre colorazioni, sia a giorno sia con ante. Sulla
superficie esterna, piccoli fori disposti secondo una maglia uniforme permettono di unire i moduli tra loro. A
completare il sistema, aerei e resistenti piani di lavoro, che poggiano su piastre ancorate ai mobili contenitori.
I vari elementi sono liberamente posizionabili, a formare totem contenitivi, grandi isole di lavoro o piccole
postazioni personalizzate. Un nuovo modo di fare ufficio, dove la regola è la libertà compositiva.
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Studiolo è un moderno secretaire.Una specie di vetrina, per mettere in mostra i propri
strumenti di lavoro, la propria personalità
Studiolo, il nuovo secretaire progettato da Michele De Lucchi (sopra).
Lo stand è delimitato da Parete SC&A, un sistema disegnato da Studio Cerri
& Associati, che ha progettato anche lo spazio espositivo (pagina accanto).
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SALONEUFFICIO
Arper Mimetica tecnologia all’avanguardia per arredi versatili. Tra casa e ufficio
FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI
Cinque stanze per cinque colori: rosso, giallo, bianco, grigio chiaro e scuro.
Trait d’union di questi elementi è il rivestimento esterno di legno chiaro, lo stes-
so utilizzato anche per il logo in rilievo.
A progettare questo stand al SaloneUfficio e quello al Salone del Mobile, tre di-
versi studi: per la parte architettonica il newyorkese 2x4, per la direzione cre-
ativa e comunicazione il barcellonese Lievore Altherr Molina e per lo styling
Studio Bakker, di Amsterdam. Un team internazionale per un’azienda che pun-
ta sulla versatilità dei propri arredi. Sedute, tavoli e tutti gli altri elementi sono
infatti pensati secondo il binomio life/work, cioè adattabili ad ambienti dome-
stici o lavorativi. Con un alto contenuto tecnologico, sempre discreto, mai
messo in mostra. A risaltare sono la semplicità e la pulizia del design.
Caso esemplare è la nuova serie di pannelli fonoassorbenti Parentesit, in sva-
riati colori e forme, che danno alla parete un deciso tono grafico. Luci a led e
un sistema di diffusione sonora completano le funzionalità del prodotto, pro-
gettato dallo studio Lievore Altherr Molina, lo stesso che ha firmato anche la
linea di sedute operative Kinesit. Lanciate in occasione di Orgatec 2014, sono
caratterizzate da rivestimenti bicolore e comandi nascosti nella seduta, ai qua-
li quest’anno si aggiungono i nuovi braccioli regolabili con movimento 2D.
Infine, con la nuova serie di imbottiti Steeve, disegnata dal francese Studio
Massaud, Arper elimina le cuciture da braccioli e schienale, per un ciclo pro-
duttivo decisamente più efficiente. La serie comprende panche, poltrone e di-
vani, rivestiti in pelle o tessuto, con lati esterni di schienale e braccioli in legno,
disponibile in diverse essenze.
Eleganza domestica e tecnologia professionale, insomma. Perché sempre più
mutevole è il confine tra sfera personale e lavorativa.
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Tre sedute operative Aston,
progettate da Studio Massaud,
e pannelli fonoassorbenti gialli
della serie Parentesit,
disegnata dallo studio
Lievore Altherr Molina.
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Sulle pareti esterne,
impiallacciate di legno chiaro,
sono appesi blocchi di fogli
con i prodotti di Arper,
per un catalogo personalizzato
e self service, più sostenibile
e dal forte impatto visivo
(in questa pagina).
Nello stand spiccano i colori
dei cinque ambienti espositivi
(pagina accanto).
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Sedia operativa Kinesit
e pannelli fonoassorbenti
Parentesit, entrambi
disegnati dallo studio
Lievore Altherr Molina.
Tavolo Cross, progettato
da Fattorini+Rizzini+Partners
(in questa pagina).
Serie di divani Steeve,
disegnata da Studio Massaud,
con rivestimento di schienale
e braccioli privo di cuciture
(pagina accanto).
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SaloneSatellite
Lampada Moiré Light,
di David Derksen Design
> Christoph Friedrich Wagner: stessa idea, prodotti diversi> David Derksen Design e Atelier Max Lipsey: mille mondi per mille
progetti > Johan van Hengel: una sottile sorpresa > Aalto University:un satellite nel Satellite > Sozen: tradizione remix > Formellt:
una famiglia colorata > Alexander Åsgård: la flessibilità, sempre
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SALONESATELLITE
Christoph Friedrich WagnerLampade minimali e versatili, con lucidi dischi in cinque finiture.Accompagnate da mobili con piani di rovere e slanciate gambe metalliche
FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI
Whizz Kid, Vladimir e Grigor. Sono questi i nomi di lampade e arredi progettati e prototipati dal designer
tedesco Christoph Friedrich Wagner, per la seconda volta consecutiva al SaloneSatellite.
Architetto di formazione e con alle spalle tre anni di apprendistato per imparare a lavorare il metallo, nel
2011, un anno dopo la laurea, ha aperto un suo studio di architettura a Francoforte. Non solo product design,
ma anche progettazione di interni, soprattutto appartamenti.
Whizz Kid è una serie basata su un corpo lampada base, che dà forma alle versioni a sospensione e da appog-
gio, sia con stelo, sia senza. La laccatura nera all’esterno fa risaltare il disco sul quale si innesta la lampadina.
Disco proposto nelle finiture lucide rame, bronzo, ottone e acciaio inossidabile. Una serie elegante con un
design minimale, che rievoca mood del passato, un po’ anni Cinquanta.
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Tavolini della serie Vladimir,
con piani di rovere europeo
oliato e barre di metallo
(in questa pagina).
Christoph Friedrich Wagner,
designer e architetto,
con studio a Francoforte
(pagina accanto).
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Due idee base reggono l’intera produzioneproposta del designer tedesco a questo SaloneSatellite
Vladimir e Grigor sono entrambi realizzati con piani di rovere europeo oliato e barre di metallo. La serie di
arredi Vladimir comprende tavolo, tavolino e sgabello e sfrutta unicamente l’inclinazione delle barre per so-
stenere il piano di legno inferiore.
Con lo stesso sistema è realizzata Grigor, scrivania dotata di un minimale contenitore nero per la cancelleria,
da tenere sopra o sotto il piano di lavoro.
Due idee base reggono dunque l’intera produzione proposta del designer tedesco a questo SaloneSatellite:
quella di Whizz Kid, dove un unico corpo lampada assolve ai diversi usi, e quella delle due linee di arredi Vla-
dimir e Grigor, entrambe basate sullo stesso principio compositivo.
Come semi, che contengono in sé la grandezza e la precisione dell’intero albero.
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Le tre serie Whizz Kid, Vladimir
e Grigor all’interno dello stand
(in questa pagina).
Tavolo e sgabello della serie
Vladimir, sospensioni Whizz Kid
(pagina accanto, a sinistra).
Scrivania Grigor
con sgabello Vladimir, realizzati
con gli stessi materiali
(pagina accanto, a destra).
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SALONESATELLITE
David Derksen DesignDiscipline diverse ispirano l’affascinante produzione del designer olandese. Oggetti mai autoreferenziali, sempre allusivi, dalle caraffe alle lampade, passando per gioielli e incisioni
FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI
Architetture da tavolo, caraffe da laboratorio, lampade e gioielli ad effetto. È pieno di riferimenti e rivisita-
zioni il variegato mondo di David Derksen, designer con studio a Rotterdam, che partecipa al SaloneSatellite
con altri giovani talenti olandesi.
New York City, Chicago o San Francisco? Porta sul tavolo un’intera città la serie Table Architecture, composta
da vassoi, piccoli contenitori e candelabri. Una città che vive grazie al salto di scala e a una buona dose di im-
maginazione: pareti di metallo perforato laccato, piani di vetro riflettente e supporti di calcestruzzo.
1L Carafe sembra appena uscita da un laboratorio chimico: ecco la peculiarità di questa caraffa, che fa delle
tacche di misurazione un elemento decorativo. È proposta in quattro differenti versioni di pattern, sempre
con la stessa capienza: un litro, come suggerisce il nome.
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Lampade della serie Moiré
Light, nelle tre versioni
con dischi in acciaio inox,
ottone o rame
(in questa pagina).
Ruotando, i due dischi
che compongono la lampada
generano effetti ottici
e luminosi diversi
(pagina accanto).
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«Per la serie Table Architecture mi sono ispirato alle architetture urbane componendo vassoi, piccoli contenitori e candelabri»
Infine il più illuminante dei prodotti del designer: Moiré Light. Evoluzione della serie di gioielli presentata nel
2014 al FuoriSalone, questa lampada si basa sull’effetto moiré, generato in questo caso da due identici layer
metallici sovrapposti. Muovendo una levetta attorno alla lampada è possibile far girare uno dei due dischi,
dando così vita a diversi pattern luminosi. Tre le versioni per i dischi: acciaio inox, ottone e rame.
Ed è proprio il rame a dar vita al Copper Project, frutto della ricerca su storia e lavorazione di questo metal-
lo. Al progetto appartengono la Mining Bowl, ciotola che riprende le forme di una miniera a cielo aperto, e
History, serie di lamine di rame incise con soggetti fotografici. E soprattutto le Mining Etchings, incisioni che
rappresentano le cave viste dal satellite, presentate al FuoriSalone di quest’anno, in zona Tortona.
Una produzione basata su ricerca e immaginazione. Arricchita dal contributo di ambiti diversi, dalla chimica
alla fotografia, dalla storia all’architettura.
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Table Architecture, serie
di vassoi, piccoli contenitori
e candelabri (in questa pagina).
David Derksen, designer
olandese di Rotterdam
(pagina accanto, a sinistra).
Le caraffe della serie 1L Carafe
(pagina accanto, a destra).
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SALONESATELLITE
Johan van HengelLinee asciutte e imbottiture extra. Per lampade e arredi che sorprendono,ma in modo sottile
FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI
Lampade a sospensione a mezzaluna, imbottiture abbondanti per sedie e poltrone e per finire rigorosi por-
tatutto da parete, che si animano con riviste, buste e disegni. L’ottica di Johan van Hengel, designer olandese
con base a Rotterdam, è quella di generare in chi vede o utilizza i suoi prodotti una sottile sorpresa.
Il tavolino Tor, progettato nel 2011 in collaborazione con Ralf Lambie, è stato messo in produzione da Montis,
mentre i prodotti presentati al SaloneSatellite di quest’anno sono prototipi.
La lampada Amulet trae ispirazione dalla gioielleria, come ricorda il nome, ed è sospesa a due fili, proprio
come una collana. L’aspetto grafico e bidimensionale della lampada, rivestita di feltro o frassino, è reso possi-
bile dall’utilizzo di una striscia led come fonte luminosa.
La poltrona Contour è caratterizzata da quattro elementi imbottiti (seduta, schienale e due braccioli), tenuti
assieme dai quattro elementi verticali di legno, extra smussati.
Un design nitido e accattivante. Oggetti che chiedono solo di essere vissuti.
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Poltrona Contour,
con imbottitura abbondante
e struttura in legno. A parete
contenitori multiuso, in lamiera
piegata, laccata in diversi colori
(in questa pagina).
Dettaglio della poltrona
Contour, la cui sottile struttura
di legno si inserisce tra i blocchi
imbottiti (pagina accanto).
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La lampada Amulet trae ispirazione dalla gioielleria:è sospesa a due fili, proprio come una collana
Contenitore da parete multiuso, con ganci per appendere chiavi, borse, foulard etc. (sotto, a sinistra).
Lampade Amulet, rivestite di impiallacciatura di frassino o di feltro nero o grigio (sotto, a destra).
Sedia con schienale extra imbottito, rivestito di tessuto con decorative cuciture oblique (pagina accanto).
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SALONESATELLITE
Aalto UniversityStill Leben: ecco i migliori progetti dei giovani che studiano design alla Aalto University. Tappeti, sedute, vetri e ceramiche. Un satellite nel Satellite
FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI
Sulle pareti nere spiccano diversi e colorati prototipi. A realizzarli alcuni studenti del Dipartimento di Design
della School of Arts, Design and Architecture della finlandese Aalto University.
Cinque poltroncine blu e nere per cinque designer. Tutte realizzate con sottili fogli di compensato e tubi di
acciaio, si distinguono per forma e carattere. Da Auvo, di Ines Wartiainen, composta da un unico foglio sago-
mato e piegato, a Taipuva, di Joel Klemetti, dove la flessibilità del materiale dà elasticità alla seduta.
Migliaia e migliaia di punti colorati compongono invece il tappeto Shades of Gray, prototipo della studentes-
sa Sandra Wirtanen, già esposto anche presso la galleria dell’Università. Colori che, visti da lontano, tendono
a unirsi, generando una tonalità indefinita, tendente al grigio, come dice il nome.
Progetti molto diversi, ma quello che conta è l’effetto finale, collettivo. Come nella pittura puntinista.
Spiccano nello stand le cinque poltroncine blu, realizzate con sottili fogli di compensato e tubi di acciaio (sotto).
La studentessa Sandra Wirtanen, che ha disegnato e realizzato il tappeto Shades of Gray (pagina accanto).
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SALONESATELLITE
SozenUna giovane azienda cinese reinterpreta l’antica lavorazione del bambù.Una tradizione che non teme fascette da elettricista e acciaio inox
FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI
Vivono dell’energia degli intrecci i prodotti esposti al SaloneSatellite da Sozen. L’azienda cinese, con sede ad
Hangzhou, è stata fondata nel 2011 da Junjie Zhang, giovane professore della China Academy of Art.
Le trame derivano dalla tradizione cinese nella lavorazione del bambù, reinterpretata in chiave contempora-
nea, per non perdere una delle più importanti abilità artigiane del Paese.
Figlio diretto di questa lavorazione è il lampadario a sospensione Bean, formato da tanti elementi tondeg-
gianti in bambù, uniti con fascette da elettricista dello stesso colore, prodotte ad hoc.
E se al posto del flessibile elemento naturale si utilizza l’acciaio inox? Può nascere una serie di sedute come
Sunyata, dove la struttura minimale è abbinata a un intreccio di sottili fasce metalliche. Sedia, sgabello e sga-
bello alto sono caratterizzati da una maglia simile alla paglia di Vienna, ma in forma semplificata.
Porte aperte alla tradizione quindi, quella vera. In versione remix.
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Lampade a sospensione Bean,
realizzate con elementi
di bambù intrecciato e serie
di sedute Sunyata, realizzata in
acciaio inox (in questa pagina).
Dettaglio delle lampade
a sospensione Bean,
disponibili in tre diverse
misure (pagina accanto).
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Le sedute della serie Sunyata
sono composte da sottili
ma resistenti fascette di acciaio
inox intrecciate
(in questa pagina e nella pagina
accanto, in basso).
Junjie Zhang, fondatore
e designer di Sozen
(pagina accanto, in alto).
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SALONESATELLITE
FormelltTre elementi colorati, che reinterpretano il patrimonio del design svedese.Per arredi che rispecchiano i ruoli della vita domestica
FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI
Una sedia, una poltroncina e un elemento contenitivo personalizzabile, ognuno associabile al carattere di
un componente famigliare. Nata da una stimolante visita al Nordic Museum di Stoccolma, la serie Legacy è
un progetto di Formellt, studio della capitale svedese, fondato nel 2013 da Frida Erson e Martin Eckerberg.
Un’intera famiglia, interpretata con una buona dose di ironia, realizzata con struttura di legno e rivestimenti
in tessuto e pelle.
Chair, una sorta di sorella, è una sedia con struttura in legno, dal carattere sobrio, disponibile in blu e rosa
cipria, due colori che sembrano evocare il maschile e il femminile. Box, elemento contenitore di legno mas-
siccio con rivestimenti in pelle colorata, fa un po’ la parte dei genitori, suggerendo al figlio di mettere ordine.
Due basi a croce color rosa cipria sostengono elementi a giorno di differenti misure, spostabili a piacere.
Easy Chair, infine, è una avvolgente e morbida poltroncina rivestita in tessuto e pelle. Una specie di nonno,
attorno al quale raccogliersi. Un patrimonio, un’eredità. Per sentirsi a casa. In famiglia.
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I tre elementi della nuova
serie Legacy possono essere
interpretati come i componenti
di una famiglia
(in questa pagina).
Frida Erson, che, insieme
a Martin Eckerberg, ha fondato
lo studio Formellt. Elemento
contenitivo personalizzabile
Box, della serie Legacy
(pagina accanto).
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SALONESATELLITE
Alexander ÅsgårdLampade e arredi con forma o funzione modificabili, secondo il momento.Ecco un designer norvegese che sembra proprio amare il cambiamento
FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI
Due mini serie, Duple e Auxiliary, entrambe basate sul concetto di adattabilità. Prima volta al SaloneSatellite
per il designer norvegese, originario di Oslo. È qui che ha studiato product design e praticato uno stage pres-
so Anderssen & Voll, studio che ha firmato diversi progetti per aziende come Muuto, Foscarini e ClassiCon.
Duple è composta da sgabello e panca, trasformabili in tavolini, grazie a elementi imbottiti su un lato solo,
utilizzabili anche come vassoi. La struttura di barre metalliche saldate è laccata color blu di Prussia e sormon-
tata da un piano fisso di legno massiccio di quercia sbiancata.
Alla serie di lampade appartengono Auxiliary 3.5 e Auxiliary 6.3, la prima da tavolo e la seconda da terra,
composte da una base cilindrica di calcestruzzo nella quale si inserisce lo stelo metallico. Per il collegamento
elettrico col corpo lampada è stato scelto un cavetto aux, come quelli di auricolari e cuffie. Dettaglio che
permette di rimuovere agevolmente il paralume metallico, per passare dalla configurazione verticale a quella
obliqua. Cambiamenti minimi, risultati davvero diversi.
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I due tavolini della serie
Duple, con sedute imbottite
trasformabili in ripiani o vassoi,
e la lampada da tavolo
Auxiliary 3.5 (in questa pagina).
Alexander Åsgård,
designer norvegese di Oslo
(pagina accanto).
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SALONESATELLITE
Atelier Max LipseyProgetti che rievocano un melting pot di forme e vite preesistenti.Ecco il designer che sa come portare a tavola una testa di nave
FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI
Una poltrona tutta curve, uno sgabello con seduta di tappi di sughero, contenitori da tavolo con base in ton-
dini di acciaio. Progetti materici, per un’atmosfera che unisce l’industriale al domestico, dove l’interazione tra
materiali diversi gioca un ruolo fondamentale.
D’origine statunitense, Max Lipsey ha fondato il suo atelier ad Eindhoven, nei Paesi Bassi.
Forse uno dei suoi prodotti dal tono più caldo e domestico, la bergère Monna riprende le linee tondeggianti
del fisico femminile, con un esplicito riferimento all’italianità.
Il sistema contenitivo Scrim Shelf sembra reinterpretare l’iconica Eames Storage Unit, progettata nel 1949
da Charles e Ray Eames. Il sistema, laccato nei tre colori primari giallo, ciano e magenta, è caratterizzato da
pannelli scorrevoli di acciaio perforato e piani di legno.
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Bergère Monna, elemento
mobile per libri e riviste Book
Vessel e scaffale Scrim Shelf,
con ante scorrevoli in acciaio
perforato (in questa pagina).
Dettaglio della bergère
Monna, che richiama le curve
del fisico femminile
(pagina accanto).
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La seduta di Cork è composta da tappi di sughero,che rievocano un aperitivo con un calice
di vino, seduti sugli sgabelli davanti al bancone
Segue Cork, sgabello alto con struttura di acciaio laccato bianco e seduta di tappi di sughero, componenti
insoliti in arredamento e che rievocano un aperitivo con un calice di vino, seduti sugli sgabelli davanti al ban-
cone. Un progetto che tiene insieme il recupero di materiali di scarto e una certa dose di ironia.
Steel Vessels è una serie di contenitori circolari di acciaio laccato, disponibili in quattro misure e tre colora-
zioni. Pratici come contenitori multiuso, possono anche essere portati a tavola, come portafrutta o portapa-
ne. Il nome, navi d’acciaio, deriva dall’utilizzo per la ciotola di un componente industriale standard prodotto
per i serbatoi di gas compresso, detto appunto testa di nave.
Oggetti ispirati a forme preesistenti, siano esse il fisico femminile, un’icona del design, un tappo di sughero
o una testa di nave. Perché, citando il padre della chimica Antoine-Laurent de Lavoisier, nulla si crea, nulla si
distrugge, tutto si trasforma.
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Tavolo Stuben, sgabello alto
Cork, contenitori d’appoggio
Steel Vessels. A parete, ganci
di rame Copper Hooks
(in questa pagina).
Seduta dello sgabello Cork,
con evocativi tappi di sughero
(pagina accanto).
CASUM102wallanddeco.com
showroom Milano, via pontaccio 19 Miami, 2750 nw 3rd ave / Singapore, 30 tuas bay drive
photo L. Pennati / designer G. Pesce
w&d2015_Casum_A4.indd 1 14/05/15 14:04
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FuoriSalone
Il negozio Raw di via Palermo 1,
riallestito per il FuoriSalone.
> Viabizzuno: sette silos uguali, dove è la luce a fare la differenza> Raw: un cocktail party anticipa l’estate, tra boschi, uccellini
e farfalle in volo > Università Statale: un sogno per la vitadi domani fatto di marmo finissimo e porcellana décor
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FUORISALONE
ViabizzunoUn viaggio luminoso in sette tappe. La dimostrazione di quanto la luce possa fare la differenza, comunicando sensazioni diametralmente opposte
FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI
Terra, aria, lampadina, sole, luna, acqua e fuoco: sette temi per sette padiglioni. L’installazione “Solis silos, nu-
trirsi di luce” di Viabizzuno è allestita negli spazi aperti retrostanti lo showroom di via Solferino 18 a Milano.
I silos, visitabili per tutto il periodo di Expo, sono un progetto di Mario Nanni, fondatore e presidente dell’a-
zienda di Bentivoglio, nel bolognese.
Posti tra la Biblioteca di Luce e via San Marco, questi elementi dall’aspetto industriale sono collegati tra loro,
a formare un unico percorso, sensoriale ed emozionale.
Nel primo ambiente, che rappresenta l’elemento terra, si cammina su vasetti di vetro capovolti, che s’illumi-
nano a random. Per l’aria un ambiente tutto bianco, con piccole luci appese a fili neri e proiezioni alle pareti
di piume azzurre che ondeggiano. Il terzo silo è quello della lampadina, un omaggio alla grande invenzione di
Edison: in un mood total black risaltano numerose e differenti lampadine appese a soffitto, che si accendono
e si spengono a ritmo alternato.
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Le lampade Ninfea, progettate
nel 2009 da Marcello Chiarenza
(in questa pagina).
Ai sette silos è contrapposta
la Biblioteca di Luce, utilizzata
da Viabizzuno per corsi
e incontri (pagina accanto).
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Le lampade da esterni Maxxi
Poppy, disegnate nel 2011
da Gruppo Startt, arredano
lo spazio esterno davanti
all’ingresso dei silos
(in questa pagina).
Nel silo dedicato all’aria,
piume azzurre proiettate
sulle pareti bianche (pagina
accanto, in alto), mentre
in quello per la luna un disco
con luci montate su pistoni
che si muovono
(pagina accanto, in basso).
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Nell’ambiente dedicato al sole,
lampada a sospensione Da Ma,
disegnata da Mario Nanni
e David Chipperfield
(in questa pagina).
Il silo dell’elemento fuoco,
con la nuova lampada
a sospensione Sempre Mia,
disegnata da Mario Nanni
(pagina accanto, a sinistra).
L’uscita dal percorso dei silos,
con una porta che ricorda
quelle dei sottomarini
(pagina accanto, a destra).
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I sette ambienti collegati formano un unico percorso,sensoriale ed emozionale, oltre che luminoso
Per il sole, l’interno del silo è stato colorato di giallo ed illuminato col lampadario a sospensione Da Ma, realiz-
zato per l’occasione in dimensioni extra, con lenti biconcave più rade rispetto alle versioni a catalogo. L’ottone
che compone la struttura della lampada, progettata nel 2011 da Mario Nanni e David Chipperfield, ricorda i
colori ed i riflessi dell’oro, metallo spesso associato al sole.
Per la luna, un elemento tecnologico, circolare, sospeso, con pistoni in movimento, che evoca l’effetto del
bianco disco luminoso nel cielo. E se per l’acqua si è scelto di rafforzare l’atmosfera con una caduta di pioggia,
per il fuoco ecco pareti con segni rossi e uno slanciato elemento luminoso che sale vero l’alto. È la nuova lam-
pada a sospensione Sempre Mia, disegnata da Mario Nanni.
Non solo luce. Ma un modo di vedere le cose, di cambiarle.
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FUORISALONE
RawPresentate nuove carte da parati e una serie di lampade cilindriche,di tono elegante e tecnologico. Effetto bosco e decine di grandi farfalle in volo.E che l’estate abbia inizio
FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI
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Rinnovamento totale per il negozio Raw di via Palermo 1 in occasione del FuoriSalone. Nell’ambiente princi-
pale ecco un ampio scaffale di legno rivestirsi di carta da parati con grandi farfalle bianche e nere che volano
su un delicato sfondo giallo. È Catch Me, disegnata da Giovanni Pesce per Wall&Decò, che presenta anche
Midsummer Night, di Lorenzo De Grandis. Questa carta riveste completamente la sala più piccola, dove ai
ramage sui toni del grigio ardesia sono accostate numerose piante di asparagina, con evocativi uccellini colo-
rati che cinguettano. L’allestimento, inaugurato con un cocktail party, è l’occasione per presentare anche una
delle novità di Dcw Éditions: In the Tube, lampada polifunzionale progettata da Dominique Perrault e Gaëlle
Lauriot-Prévost. Un’atmosfera ricca di fascino, in pieno stile Raw.
Sullo sfondo dell’ambiente
principale un ampio scaffale
con gli interni rivestiti di carta
da parati Catch Me, disegnata
da Giovanni Pesce
per Wall&Decò.
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Rinnovo totale per il negozio Rawdi via Palermo 1, con nuove carte da paratidi Wall&Decò e lampade di Dcw Éditions
Paolo Badesco e Costantino Affuso, artefici dei due negozi Raw di Milano (sopra).
Da destra: Christian Benini, presidente e direttore creativo di Wall&Decò, che in quest’occasione presenta
due nuove carte da parati; Raffaella Audiffredi e Matteo Sartori, in arte The Elusive Otter,
che hanno disegnato diverse fantasie per Wall&Decò (pagina accanto, in alto).
Un ambiente del negozio, rivestito con carta da parati Midsummer Night, di Lorenzo De Grandis.
Lampade Lampe Gras e Lampe Mantis di Dcw Éditions (pagina accanto, in basso).
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Ecco un ampio scaffale di legno rivestirsie animarsi con grandi farfalle bianche e nere
che volano su un delicato sfondo giallo
Nell’ambiente più ampio, elementi grezzi come i sacchi di juta, riutilizzati come cuscini, convivono con altri
estremamente raffinati, come le farfalle incorniciate e quelle disegnate nella carta da parati di Wall&Decò (sopra).
I due ambienti, che contrastano per l’utilizzo di toni caldi e freddi, sono collegati dai soggetti naturali rappresentati
sulle carte da parati e dall’atmosfera a luci soffuse (pagina accanto).
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Al cocktail party per inaugurare il nuovo allestimentoanche designer, architetti e i deus ex machina
di Wall&Decò e Dcw Éditions
Frédéric Winkler, cofondatore di Dcw Éditions, con la moglie Emma Pradere (in questa pagina).
La nuova serie di lampade In the Tube, progettata da Dominique Perrault e Gaëlle Lauriot-Prévost
per Dcw Éditions, è esposta in differenti colori e misure, sia a parete sia a sospensione (pagina accanto).
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FUORISALONE
Università StatalePorcellane incastonate come diamanti, sculture di marmo di incredibile plasticità, due grandi camere oscure e linee rette di colore rosso ad alto contenutoenergetico. Un sogno per il domani
FOTO E TESTO | EMANUELE MINGOZZI
Nel Cortile della Farmacia
l’installazione Future Flowers,
progettata da Daniel Libeskind
in collaborazione con Oikos,
azienda che produce vernici
e materiali per l’architettura.
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Da diciott’anni una tappa d’obbligo tra gli eventi del FuoriSalone. Anche nel 2015 i chiostri dell’Università de-
gli Studi di Milano, comunemente detta Statale, accolgono l’esposizione organizzata dalla rivista di interior
design Interni. Intitolata “A Dream for Tomorrow. Looking to the Past to Invent the Future”, quest’anno il va-
riegato panorama di installazioni e progetti parla di come migliorare città e ambienti domestici nel prossimo
futuro. Tra le installazioni, Future Flowers dell’architetto Daniel Libeskind spicca per la sua imponenza visiva
e per il suo dialogo con il Cortile della Farmacia. La struttura di acciaio, laccata rosso vivo, è progettata in
collaborazione con Oikos, azienda del forlivese che produce vernici e materiali per l’architettura. Un omaggio
all’importanza di colore e forma per la vita.
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Una bottiglia di champagne in versione gigante,un sinuoso nastro riflettente e scultoree opere di marmo
convivono all’interno del Cortile d’Onore
Yellow Tower, a forma di bottiglia di champagne, è progettata da Luca Trazzi per Veuve Clicquot (sopra a sinistra).
Elementi specchianti disposti in modo sinuoso riflettono l’architettura del Cortile d’Onore. È Living Line,
dello studio Speech Tchoban & Kuznetsov, in collaborazione con Agniya Sterligova (sopra a destra).
Le eleganti e sinuose opere di marmo, progettate dal designer Raffaello Galiotto per diverse aziende italiane.
Digital Lithic Design è stata realizzata in collaborazione con Marmomacc,
salone di riferimento per il settore lapideo, organizzato da Veronafiere (pagina accanto).
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Piatti, zuppiere, zuccheriere, manici e pomoli di porcellana rivestono i portali degli Scaloni d’Onore.
Una luminosa reinterpretazione del rinascimento
Si rivestono di elementi di porcellana per la tavola firmati Richard Ginori
i due portali degli Scaloni d’Onore. Il progetto è di Alessandro Michele, direttore
creativo della storica azienda italiana, acquistata nel 2013 da Gucci. Da gennaio
il designer è direttore creativo anche per Gucci (sopra e nella pagina accanto).
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Piccole architetture che rimandano a luoghi diversi: Camera Chiara mostra soggiorni di abitazioni libanesi,
Irori una cucina di stampo giapponese
Dell’architetta franco-libanese Annabel Karim Kassar è l’installazione Camera Chiara, che ha come tema la casa
libanese (sopra a sinistra). Uno dei due padiglioni ospita proiezioni di video d’autore sulle tecniche artigianali
di produzione, da guardare comodamente seduti sui materassi disposti a terra (sopra a destra).
Una cucina che reinterpreta la tradizione dell’antico focolare, racchiusa in una struttura di leggera carta
vulcanizzata. È Irori, che in giapponese significa appunto “focolare”, progettata dall’architetto Kengo Kuma.
In collaborazione con TJM Design, per la cucina, e Viabizzuno, per l’illuminazione (pagina accanto).
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PERSONE
Costantino Affuso
Alexander Åsgård
Raffaella Audiffredi
Gae Aulenti
Tomoko Azumi
Paolo Badesco
Bertrand Balas
Davide Barzaghi
Thomas Bentzen
Peter Bonnén
Paolo Brambilla
Enzo Calabrese
Fabio Calvi
Achille Castiglioni
Pier Giacomo Castiglioni
Marcello Chiarenza
David Chipperfield
Lorenzo De Grandis
Michele De Lucchi
David Derksen
Terry Dwan
Charles Eames
Ray Eames
Martin Eckerberg
Andreas Engesvik
Luciano Ercolani
Frida Erson
Giancarlo Fassina
Sara Ferrari
Raffaello Galiotto
Eliana Gerotto
Ernesto Gismondi
Bernard-Albin Gras
Davide Groppi
Arne Jacobsen
Annabel Karim Kassar
Motomi Kawakami
Joel Klemetti
Kengo Kuma
Ralf Lambie
Willie Landels
Gaëlle Lauriot-Prévost
Ferruccio Laviani
Le Corbusier
Simon Legald
Daniel Leosson
Arik Levy
Daniel Libeskind
Max Lipsey
Enzo Mari
Alessandro Michele
Gabriele Mucchi
Mario Nanni
Paola Navone
Jean Nouvel
Federico Peri
Dominique Perrault
Giovanni Pesce
Emma Pradere
Francesco Pusterla
Philippe Rahm
Karim Rashid
Frank Rettenbacher
Maurizio Riva
Paolo Rizzatto
Laura Salviati
Matteo Sartori
Takako Sonoda
Agniya Sterligova
Edward Tadros
Giovanni Trapella
Luca Trazzi
Patricia Urquiola
Mies van der Rohe
Johan van Hengel
Christoph Friedrich Wagner
Ines Wartiainen
Damian Williamson
Jean-Michel Wilmotte
Frédéric Winkler
Sandra Wirtanen
Asanka Wlthanaarachchi
Helidon Xhixha
Aurelio Zanotta
Marta Zanotta
Junjie Zhang
Persone e attività citate
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AZIENDE
Alcantara
Arper
Artemide
ClassiCon
Danese
Davide Groppi
Deco
Dwc Éditions
Ercol
Flos
FontanaArte
Forbo
Foscarini
Gruppo Molteni
Gucci
Hida
Montis
Muuto
Normann Copenhagen
Oikos
Philips
Richard Ginori
Riva 1920
Sozen
TJM Design
UniFor
Veuve Clicquot
Viabizzuno
Wall&Decò
Zanotta
Zilio A&C
STUDI
2x4
Anderssen & Voll
Atelier Max Lipsey
Atelier Oï
David Derksen Design
Fattorini+Rizzini+Partners
Formellt
Gruppo Startt
Iskos-Berlin
Jean Nouvel Design
Lievore Altherr Molina
Speech Tchoban & Kuznetsov
Studio Bakker
Studio Cerri & Associati
Studio Klass
Studio Massaud
The Elusive Otter
ALTRO
Aalto University
China Academy of Art
Interni
Marmomacc
Nordic Museum
Orgatec
Raw
Università degli Studi di Milano
Veronafiere
Aalto Universityaalto.fi/en
Alexander Åsgård alexanderaasgaard.com
Arperarper.com
Artemideartemide.com
Atelier Max Lipseylipsmax.net
Danesedanesemilano.com
David Derksen Design
davidderksen.nl
Davide Groppidavidegroppi.com
Dcw Éditionsdcw-editions.fr
Decod3co.it
Ercolercol.com
FontanaArtefontanaarte.com
Formelltformellt.se
Foscarinifoscarini.com
Hidakitutuki.co.jp/english
Johan van Hengeljohanvanhengel.com
Muutomuuto.com
Normann Copenhagennormann-copenhagen.com
Rawrawmilano.it
Riva 1920riva1920.it
Sozensozen.cn
UniForunifor.it
Viabizzunoviabizzuno.com
Christoph Friedrich Wagnerchristophfriedrichwagner.com
Zanottazanotta.it
N. 2 | 06.2015
CASUMCasa ergo sum
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