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8/10/2019 Competitivit del calcio in relazione al mercato televisivo per gli eventi sportivi
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Dipartimento di Scienze Politiche
Cattedra Politiche della Televisione
Competitivit del calcio in relazione al mercatotelevisivo per gli eventi sportivi
Relatore:
Prof. Stefano Balassone
Candidato:
Andrea Paolucci
Matr. 618962
Correlatore:
Prof. Edoardo Vigan
Anno Accademico 2012/2013
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A mio padre,
alle mie ancore,
alla libert.
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Nessuno dei momenti che la gente descrive come i migliori della propria vitami sembrano analoghi.[...] E allora non c proprio niente che possa descrivere un momento cos.Ho esaurito tutte le possibili opzioni. Non riesco a ricordare di aver agognatoper due decenni nient'altro (cos'altro c' che sia sensato agognare cos alungo?), e non mi viene in mente niente che abbia desiderato da adulto comeda bambino. Siate tolleranti, quindi, con quelli che descrivono un momento
sportivo come il miglior momento in assoluto. Non che manchiamo diimmaginazione, e non nemmeno che abbiamo avuto una vita triste e vuota; solo che la vita reale pi pallida, pi opaca, e offre meno possibilit difrenesie impreviste."
Nick Hornby, Fever Pitch, 1992.
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Nelle riprese calcistiche appariva un pallone marrone, spesso invisibile,perch quello era il pallone vero con cui giocavano i calciatori. E' solo dopoche il pallone diventato a scacchi bianchi e neri, e gli stadi si sonotrasformati in muraglie di pubblicit. A quel punto i ruoli hanno cominciato a
invertirsi: la Tv non pi andata a riprendere un gioco che esisteva per contoproprio, era il gioco ad essere messo in scena per permettere alla televisionedi mostrarlo.
Umberto Eco, 1989.
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INDICE
1. La disciplina dei diritti televisivi nei maggiori
campionati europei e la sua evoluzione.
1.1 Introduzione
1.2 Origine e sviluppo della normativa in Italia
1.3 La normativa in Italia oggi
1.4 La disciplina dal punto di vista europeo.
2. Le altre variabili distorsive della competitive
balance.
2.1 Introduzione
2.2 La sentenza Bosman
2.3 La Licenza UEFA ed il Fair PlayFinanziario
2.3.1 La Licenza UEFA
2.3.2 UEFA Club Financial Fair Play
2.4 L'importanza degli stadi di propriet dei
club
2.4.1 Una comparazione tra situazione
italiana e quella europea.
2.4.2 Lo Juventus Stadium
2.5 Dal punto di vista del consumatore: i
tifosi.
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3. La competitive balance ed alcune soluzioni
per migliorarla3.1 Introduzione
3.2 La misurazione dellacompetitive balance
3.3 Le soluzioni possibile ed il modello USA
3.3.1 Possibili modelli applicabili
3.3.2 Modello USA
4. APPENDICE
Intervista al giornalista sportivo Massimo Caputi
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Introduzione
Il mondo del calcio in continua evoluzione.
Pieno di problemi e pieno di speranze per un futuro migliore. Prima che
uno studente dello sport, sono un appassionato o come si suol dire in
ambito calcistico: un tifoso.
Proprio questo sentimento di preoccupazione e la presa di coscienza
dei problemi del nostro sistema calcio mi hanno spinto ad analizzare le
diverse cause. Innanzi tutto per cercare di capire da dove deriva
questa perdita importante di competitivit, per poi cercare di dare
alcune risposte e presentare alcuni modelli funzionanti in altre realt.
Come andremo a vedere, in Italia il ruolo ricoperto dalle Tv nel
business calcio preponderante. Sempre di pi ci convinciamo come
la Serie A sia completamente controllata dalla volont delle piattaforme
digitali e dalle loro contrattazioni.
Siamo passati dal calcio seguito in radio per poi concentrarci alle 18:00
per vedere Novantesimo Minuto che permetteva la visione degli
highlights si tutti i campi; siamo passati dalla partita obbligatoriamente
allo stadio con biglietti acquistati anche un minuto prima dell'inizio e
con tutte le partite rigorosamente o alle 14:00 o alle 16:00 a differenza
delle stagioni; siamo passati da tutto questo che rappresentaval'aggregazione sociale ed uno sport di massa ad avere biglietti nominali
acquistabili con estreme difficolt e partite sparse tra il venerd ed il
luned, un campionato infinito dove la domenica pomeriggio (che
rappresentava l'appuntamento fisso con tutti i campionati italiani) viene
espropriata di ogni interesse; per non parlare della scomparsa totale
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del famoso Totocalcio, la schedina diventata un culto, muore proprio
perch nel calcio spezzatino (cos stato chiamato il sistema di partitesuddivise nel week-end lungo) non poteva avere luogo la scommessa
pi economica d'Italia (nonch di grande rilevanza di ricavo statale).
In tutto questo viene da pensare che le Tv debbano catalizzare
l'interesse su ogni partita, perci conviene distribuirle singolarmente in
pi giorni ed in pi orari. Un illazione che trova conferma, pensando
che per i club del nostro paese gli introiti dalla cessione dei diritti Tv
pesano per pi del sessanta per centro sui fatturati. Questo rende lenostre squadre tra le pi povere (visto che non si diversificano i ricavi),
tra le meno attraenti per investimenti esteri e quindi tra le meno
competitive a livello europeo e quindi mondiale.
Dal 2010, ultimo anno per la vittoria di un italiana in Champions
League, nessuna squadra italiana ha raggiunto le semifinali della
stessa competizione; abbiamo il campionato col il minimo livello di
competitive balance (sicuramente non migliorer pensando al
vantaggio competitivo raggiunto dalla Juventus attraverso il suo stadio
di propriet); i nostri talenti sono costantemente in fuga verso i
ricchissimi club europei; abbiamo un calcio lento, prevedibile e di
bassissimo livello.
Questo non credo sia accettabile per una Lega che ha rappresentato
sempre un modello e, tra le pi vincenti.Paghiamo i nostri scandali dello sport? Paghiamo una burocrazia ed
una pressione fiscale che non attraggono grandi investitori stranieri?
Paghiamo una crisi finanziaria importante?
Sicuramente tutto ci influisce sulla visione che si ha del calcio italiano,
ma c' sicuramente bisogno di interventi importanti per riportare i
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nostri team ai massimi livelli a cui si abituati.
Certo la regolamentazione necessita di essere messa in atto sopratuttoa livello europeo: sicuramente va posto un freno agli investimenti
scellerati dei grandi ricchi Arabi che sono alla presidenza di club come
Manchester City o Paris Saint-Germain che stanno deperendo
enormemente il mercato calcistico spendendo cifre esorbitanti,
aumentando sempre di pi il divario tra club ricchi e provinciali,
facendo si che questi ultimi praticamente mai potranno competere per
importanti titoli nazionali ed internazionali.Molto si sta facendo in tal senso, basti pensare alla Licenza Uefa ed
al Fair Play Finanziario, atti a regolamentare i bilanci delle societ, ma i
benefici sono a lungo termine e fino ad ora soltanto il nostro paese sta
seguendo alla lettere i dettami dell'UEFA.
Di contro, non si pu prescindere dal considerare come fattore
scatenante della eterna perdita di competitive balance, la sentenza
Bosman, che ha dato una estrema forza contrattuale ai calciatori e che
ha posto i club alla stregua dei procuratori.
Ormai il calcio business, una macchina di fatturati da capogiro che
muove sponsor, grandi multinazionali, muove la politica, un prodotto
finito con un guadagno certo. Ha solo delle variabili: il risultato; i club
hanno come obiettivo di massimizzazione, il risultato di fine stagione.
Stagione che va da settembre a maggio e che permette in base aipiazzamenti di reperire pi o meno denaro da investire sul mercato
calciatori o sul mercato pubblicit.
Per essere competitivi a livello mondiale non si pu lasciare nessuna
delle componenti al caso ed agire quindi prima di tutto come una
azienda che ha come obiettivo primario quelli di alzare i profitti.
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Il calcio stato completamente espropriato della sua componente
sociale e ludica; basti pensare al lavoro svolto dalla nuova Presidenzaamericana dell' A.s. Roma che dal primo momento in cui si insediata
nella capitale ha cercato di portare il brand in una posizione importante
al livello di marketing, ha inserito il nome del club nel mercato
statunitense anche attraverso importanti sponsorship (ricordiamo
l'accordo concluso con la Disney o con la Nike), per poi soltanto dopo
anni cercare i risultati sul campo (nel momento in cui si sta scrivendo,
stato appena presentato alla stampa il progetto del nuovo stadio deigiallorossi interamente di propriet del club che garantir enormi
incrementi di fatturato); proprio perch si traslato un modello di sport
economy , quello degli States, dove la dirigenza era gi pratica
possedendo quote della franchigia di NBA dei Boston Celtics, nel caso
europeo di calcio. Si capita quindi l'importanza di acquisire una
posizione importante in relazione al brand, alle sponsorizzazioni ed alla
diversificazione dei ricavi, prima di poter pensare ad investimenti folli
sul mercato. Ecco la differenza tra il modello americano ed il modello
arabo.
I pareri possono essere di certo contrastanti, nessun tifoso del Paris
Saint-Germain ad esempio si pu lamentare della propria gestione
(visto che il club spende sul mercato cifre enormi ed ha gi vinto il
campionato riuscendo a quadruplicare il fatturato nel giro di quattroanni), ed i risultati della dirigenza americana a Roma devono ancora
arrivare, ma quello che premeva era mettere in evidenza alcuni modelli
funzionanti e provare ad importarli in Europa. Quindi parlare di Salary
Cap o di Revenue Sharing come si fa nell' NBA o nell' NFL sembra
piuttosto fuori luogo se portato in un sistema calcistico fatto di
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retrocessioni e qualificazioni in Coppe Europee.
Sopratutto sembra fuori luogo se pensato in relazione al consumatorefinale del sistema calcio: i tifosi. Per gli appassionati (che infine sono
coloro che spendono e danno ricavo alle societ), impensabile non
porre l'attenzione sulla posizione in classifica: la cosa pi importante
la vittoria domenica per domenica della propria squadra del cuore,
diventa una questione vitale, che controlla gli umori di milioni di
persone. A questo i manager dello sport in Europa sono costantemente
sottomessi; gli umori della piazza sono sempre tenuti inconsiderazione, cosa che meno avviene nel sistema americano di
sport.
Il lavoro inizia inevitabilmente analizzando la disciplina dei diritti Tv,
sopratutto raccontando la legislazione che si susseguita in Italia dagli
albori ad oggi e come funziona la distribuzione decisa dalla Lega.
Poi utile confrontare la nostra normativa con quella dei maggiori
campionati europei e vedere infine come la Uefa ha agito in tal senso.
Nel secondo capitolo si andranno ad analizzare alcuni fatti, o atti
normativi, o decisioni degli organi calcistici che nel tempo hanno influito
sulla competitive balance oppure che stanno cercando di intervenire
per correggerne le distorsioni: perci l'analisi non prescinder una
descrizione della Licenza Uefa e del Fair Play Finanziario; della
sentenza Bosman; verranno esposti alcuni numeri relativi agli stadi dipropriet e come vitale per la sopravvivenza dei club, infine uno
sguardo passionale e romantico alla parte bella e genuina di questo
sport e cio al ruolo giocato dai tifosi.
Il terzo capitolo infine dapprima descrive come la sport economy
statunitense sia ai massimi livelli per quanto riguarda la competitive
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balance ed i ricavi delle singole squadre e se tale modello possa
essere mutuato in Europa.La fortuna ha voluto che nell'appendice ci sia il contributo
importantissimo di Massimo Caput, uno dei pi grandi giornalisti
sportivi, a cui sono state poste alcune domande atte, a chiarire i punti
di vista analizzati in questa tesi ed a sentire un parere eccelso nel
campo.
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CAPITOLO I
La disciplina dei diritti televisivi nei maggiori
campionati europei e la sua evoluzione.
1.1 Introduzione
La normativa riguardo i diritti televisivi per gli eventi calcistici in Italia ha
subito nel corso di quindici anni circa, numerose modifiche, nondimeno
stata oggetto delle controversie sorte durante i mesi estivi tra le varie
compagini e la Lega Calcio.
La vendita e lo sfruttamento dei diritti relativi alla trasmissione delle
proprie partite si identifica per i club italiani come la principale voce di
finanziamento. Prerogativa totalmente appartenente al nostro
campionato che analizzeremo specificatamente pi avanti.
Sin dai primi anni '90 la questione diritti tv ha investito il mondo del
calcio con grande impeto trovando gli addetti ai lavori impreparati a far
fronte alla crescente necessit di calcio pay per view.
Forse il primo accostamento tra pallone e televisioni si verificato nel
momento in cui Silvio Berlusconi nel 1986, allora a capo del gruppo
Fininvest acquist l' A.C. Milan.
Inizi cos l'era in cui la macchina commerciale entra a pieno titolo nel
mondo del pallone senza pi uscirne ed anzi coprendo sempre pi ogni
minimo aspetto vicino o lontano dal campo. Cominciano le
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sponsorizzazioni sulla maglia, gli accordi con le grandi multinazionali; i
campioni cambiamo maglia sempre pi spesso e per cifrecostantemente pi alte; fino ad arrivare all'avvento di Tele+ nel 1993, il
primo operatore a permettere la visione delle partite di campionato a
pagamento servendosi di un decoder digitale e di una parabola; con
l'ingresso di Stream poi nel 1999 si scatenata l'asta al rialzo per
aggiudicarsi i diritti tv, gonfiando i ricavi dei club sotto questa voce.
Ovviamente abbiamo visto una sproporzione di tali ricavi a favore dei
Club pi famosi (riguardo alla percentuale di tifosi), pi vincenti e quindigi pi ricchi rispetto alle squadre cosiddette di provincia. Per questo
molto si dibattuto riguardo alla contrattazione e la cessione dei diritti
televisivi e molte sono stati i cambiamenti normativi attuati come
esplicheremo pi avanti.
A sua volta numerosi sono gli attori che prendono parte di diritto al
tema: prima di tutto le squadre, la Lega, L' Autorit garante della
concorrenza e del mercato ed i tifosi, perch no? I fruitori ultimi del
calcio, ma anche il motore di questa enorme macchina. Coloro che
nonostante tutto continuano riempire gli impianti sportivi con la loro
passione sfrenata, ma che sono sempre stati ripagati con politiche
sbagliate, scoraggianti e con scandali pi o meno gravi. Conseguente,
la perdita di credibilit, un calcio in crisi, una perdita di identit dei
valori che hanno fatto grande questo sport per quasi un secolo ed unarretratezza del nostro sistema rispetto ai maggiori campionati
d'europa dove grazie a corrette e vincenti politiche, le squadre si sono
rese attraenti per grandi capitali stranieri ( molte volte provenienti dal
mondo arabo).
Allora perch lo Sceicco Mansur ha scelto di investire in una citt come
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Manchester piuttosto che nel Bel Paese? A rigor di logica una citt
come Roma o Firenze, come marchio da esportare al mondo,potrebbero offrire molto di pi di una spoglia citt industriale nel nord
dell'Inghilterra. Ma il calcio d'oltremanica ha saputo reinventarsi dopo il
buio degli anni '80 e l'esclusione dalle competizioni europee e si
propone ora come modello per tutti; con i bellissimi ed efficientissimi
stadi di propriet e delle politiche di marketing attuate dalle societ a
dir poco vincenti.
E la normativa relativa ai diritti televisivi si inserisce in modo prepotentenel discorso riguardante le difficolt del calcio italiano; i nostri club
infatti risentono notevolmente della poca diversificazione dei ricavi
(derivanti ricordiamo per circa il 60% dalla cessione dei diritti di
trasmissione). Se si pensa che il calcio sia un isola lontana dalle
logiche del mercato concorrenziale, dal commercio e dal consumismo,
ci si sbaglia enormemente. Ormai il giuoco ha perso le sue peculiarit
di esperienza sociale e ludica per trasformarsi, come gi accennato, in
una macchina che produce affari per miliardi e ragiona in termini di
massimizzazione dei profitti.
In passato i presidenti delle squadre italiane erano per lo pi grandi
imprenditori locali ma sopratutto grandi tifosi consapevoli che
l'investimento calcio era molto probabilmente un immobilizzazione a
perdere ed effettuato per pura passione sfrenata.Questi romantici attori del calcio di una volta: Dino Viola e Franco
Sensi per la Roma, Giovanni Agnelli per la Juventus, Angelo e
Massimo Moratti per l'Inter; hanno finito pian piano per cedere ai nuovi
investitori esterni che poco hanno a che fare con il campanilismo del
calcio italiano e con i colori, che per ogni tifoso sono sinonimo di
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vecchia gloria ed attaccamento viscerale. Improntando da subito un
modello americano di gestione, atto appunto, alla massimizzazionedel profitto.
Evidente che questo ha incontrato lo scetticismo del popolo calcistico
attaccato da sempre all'arrivo del campione ed ai famosi tre punti
piuttosto che al pareggio di bilancio o al Fair Play finanziario voluto
fortemente da Michel Platini presidente dell'UEFA.
Quello che si andr a trattare in questo capitolo riguarder
principalmente la normativa vigente riguardo alla cessione e venditadei diritti televisivi. Dapprima si far un analisi temporale di quello che
successo in Italia nelle varie fasi di assestamento del sistema fino ad
arrivare ad un analisi sincronica della situazione nel tre maggiori
campionati europea che rappresentano nondimeno modelli diversi di
affrontare la questione. Nello specifico oltre al caso del Bel Paese si
osserveranno i casi della Premier League inglese, della Liga Spagnola,
della Bundesliga tedesca e della Ligue 1 francese.
Infine, non rimane che completare il quadro esaminando la situazione
da un punto di vista europeo, quindi pi ampio, ma di grande
importanza per capire come agiscono le istituzioni sovranazionali.
1.2 Origine e sviluppo della normativa in Italia.
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Il calcio era ed ancora un fenomeno prima di tutto sociale.
Nasce totalmente spurio di ogni velleit commerciale e lo rimane
almeno fino agli anni 80. Diciamo che negli anni 50-60-70, nell'era del
campionato a girone unico si stabilizza una sempre pi radicata
dipendenza degli italiani verso questo sport che catalizza a livello
locale le rivalit campanilistiche da sempre presenti nel nostro paese.
Nondimeno si rivolge alle classi popolari di lavoratori che trovano
nell'appuntamento fisso della domenica pomeriggio un passatempo
prima di tutto. Il calcio era lo stadio, il vivere la propria squadra ogni
domenica, forse era pi sano, forse era pi vero, ma questo un
discorso a parte che poco ci compete.
Il concetto di vendita di diritti televisivi non aveva significato, qualsiasi
camerameno troupetelevisiva che volesse entrare in tribuna stampa e
riprendere la partita poteva farlo liberamente; della situazione
favorevole per non approfitt nessuno, ne le emittenti locali ancora
poco organizzate, ne la RAI.
Le societ calcistiche infine prevedevano i loro incassi principalmente
dai biglietti staccati dai paganti allo stadio.
Questo almeno fino al 1981, quando per la prima volta in ambito
giuridico si utilizz la locuzione diritti televisivi in vendita riguardo ilcontratto tra Lega Calcio e RAI seguendo la tradizione terminologica
anglosassone.
Con tale contratto la RAI pag circa tre miliardi di lire per ottenere
l'esclusiva sull'ammissione delle telecamere negli stadi chiudendo
definitivamente alle emittenti private e cercando di coprire
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calcisticamente l'intero territorio nazionale.
La contrattazione era di tipo collettivo, pi nel dettaglio: la LegaCalcio, quindi l'ente incaricato all'organizzazione e la gestione del
campionati, a contrattare con le varie emittenti la vendita dei diritti ( in
questo caso la sola RAI), per poi distribuire i proventi agli iscritti alla
competizione seguendo il principio di mutualit. In caso di vendita
individuale: i singoli Club hanno piena libert e pieni poteri contrattuali
per negoziare i diritti delle proprie gare, potendo infine usufruire della
maggior parte dei ricavi escludendo una somma messa a disposizionedi una cassa comune.1
Era necessario chiarire la distinzione dei due tipi di contrattazione per
poter comprendere meglio le successive fasi.
La svolta significativa della negoziazione dei diritti tv per gli eventi
sportivi avvenuta nel 1993, quando nel mercato entra
prepotentemente Tele+, la piattaforma analogica terrestre a pagamento
che presupponeva il possesso di un decodere la sottoscrizione di un
abbonamento. Diventa la prima pay-tv italiana ed in quell'anno
conclude un contratto con la Lega secondo il quale per le tre stagioni :
1993-94, 1994-95, 1995-96, il canale trasmettesse una gara della Serie
A, di solito il posticipo della 20:30, per le prime 28 gare; per le restanti
6 il match serale non era previsto per dare contemporaneit e non
alterare i risultati nel finale di stagione. Alla RAI tutte le altre gare.Ecco che il calcio come l'avevamo inteso fino a poco prima, scompare
clamorosamente, lasciando posto al monopolio decisionale delle
televisioni, sottostando alle dure regole dello share.
Alla fine di questo triennio la piattaforma a pagamento inaugura un
1 Si veda : DE MARTINI,La disciplina dei diritti televisivi nello sport inRivista di diritto edeconomia dello sport, 2011, vol. VII Fasc. 2.
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nuovo canale, esattamente D+ e sottoscrive un nuovo contratto con la
Lega accaparrandosi l'intero campionato. Pi nello specifico, ci sipoteva abbonare o all'intera stagione, o ad una specifica squadra o
acquistare partita per partita. Solo gli spareggi restavano a
contrattazione singola.
Intanto i club, da parte loro, non indifferenti alla legge dei ricavi,
cominciano ad intravedere l'opportunit di rilievo che offre il nuovo
business televisivo e contestano l'operato della Lega Calcio che
disponeva in maniera uniforme dei diritti di tutto il campionato;reclamano pertanto, la possibilit di vendere individualmente la visione
delle proprie gare.
L'ente organizzatore a sua volta gi venne incontro alle squadre nel
1996 quando modific i propri criteri di attribuzione dei ricavi: infatti
prima di tale data, gli introiti erano spartiti equamente tra 18 squadre di
serie A; successivamente fu previsto un 58% dei ricavi provenienti
dalla cessione dei diritti in chiaro destinato ai club di prima divisione, un
42% destinato ai club della seconda divisione mentre per quanto
concerne i proventi derivanti dalla pay tv, alla Serie A spettava
addirittura il 75% ed il restante alla serie cadetta. In aggiunta ero
previsto un surplus derivante dalla posizione in classifica conseguita
dal club e dall'audience che lo stesso apportava all'emittente.
Considerando ormai le societ calcistiche come vere e proprie entiteconomiche, il legislatore consent finalmente alle societ la cessione
individuale dei diritti tv,2secondo il quale ciascuna societ di calcio di
Serie A e di Serie B titolare dei diritti di trasmissione televisiva in
forma collettiva.
2 Art. 2 D.L. N 15/1999.
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Si passa perci ad una nuova fase, i club avevano vinto.
In realt, gi nel 1998, anche l'Autorit Garante della Concorrenza edel Mercato aveva sottolineato come la titolarit della trasmissione
delle gare in capo alla societ ospitante3; tale decisione si basava sul
principio secondo cui la squadra di casa in quanto organizzatore
dell'evento e sulla quale ricadevano gli oneri relativi a tale incombenza,
doveva almeno godere degli interi ricavi relativi alla diretta televisiva
della gara.4
La legge n.78 che convert il Decreto-legge n.15 del 1999 varato dalgoverno D'Alema sulle disposizioni urgenti per lo sviluppo equilibrato
dell'emittenza televisiva e per evitare la costituzione o il mantenimento
di posizioni dominanti nel settore radiotelevisivo, oltre a sancire che
ogni societ titolare dei diritti di trasmissione in forma criptata, fiss il
limite dei diritti acquistabili dal singolo operatore pay tv al 60% e lasci
alla Lega l'incarico relativo ai diritti in chiaro di Serie A e B, della Coppa
Italia e degli highlights. La volont principale (oltre alla pressione dei
presidenti delle maggiori societ calcistiche italiane) era quella di
garantire la concorrenza tra le due maggiori piattaforme pay-tv, in
quanto in quell'anno fa ingresso sul mercato Stream Tv del magnate
australiano Rupert Murdoch.
Le compagini del nostro campionato per la stagione 1999 erano divise
tra due abbonamenti diversi, rispettivamente 11 squadre, tra cui le tregrandi Juventus, Inter e Milan avevano siglato l'accordo con Tele+,
mentre 7 squadre capitanate da Roma e Lazio vendevano i diritti alla
nuova entrata Stream.
A seguito della nuova normativa i prezzi dei diritti Tv salivano alle stelle
3 Prov. nn. 6633 e n. 6662 del 3 Dicembre 1998 e n. 8386 del 14 Giugno 2000.4 Www.agcm.it
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allargando lo squilibrio tra piccoli e grandi club, chiaramente a favore di
questi ultimi.Fu il momento di maggior crisi del sistema, nonch il momento in cui la
competitivit del campionato di Serie A diminu vertiginosamente, dato
che grazie alla cessione del proprio pacchetto di partite Inter, Milan e
Juventus viaggiavano e velocit nettamente superiori contrastate in
minima parte da Roma e Lazio (che intanto stavano pagando i sacrifici
economici dei loro presidenti) mentre i club pi piccoli, dal business
televisivo poco reperivano e riuscivano a stento a sopravvivere. Nel2003 Murdoch acquista Tele+ e porta in Italia la piattaforma Sky che
riunisce l'intero campionato di calcio sotto un unico decoder e
abbonamento.
Allo stesso tempo le cosiddette provinciali si riuniscono nel consorzio
Gioco Calcio che, d'altronde, viste le gravi complicazioni economiche e
tecniche cess in breve termine la sua attivit.
Nel 2005 per non lasciare a Sky il monopolio della trasmissione degli
eventi sportivi si inser nel mercato del digitale terrestre (grande
influenza ebbe l'allora Governo Berlusconi), Mediaset attraverso
Mediaset Premium e La7 cartapi. Mentre i diritti in chiaro passarono
per la prima volta dalla storica RAI a Mediaset appunto, in esclusiva
fino alle 22:30 della domenica.
Con la gestione individuale della contrattazione dei propri diritti tv, lapresenza di due competitors sul mercato e una vasta gamma di
tecnologie disponibili per soddisfare ogni tipo di domanda la
discrepanza economica tra grandi e piccoli club si allarga
ulteriormente.
L'Italia in questo momento agli ultimi posti per quanto riguarda l'equa
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distribuzione dei ricavi derivanti dalla cessione dei diritti. In Europa i
club Italiani sono gli unici che basano pi del 60% dei loro profitti dasuddetto business. chiaro che la situazione avrebbe portato al
collasso data la non gestibilit della situazione.
Il culmine fu sicuramente raggiunto nel 2005 quando Mediaset acquista
per una cifra esorbitante i diritti delle partite della Juventus fino al 2009
su tutte le piattaforme criptate, cos di seguito faranno Roma, Lazio
Milan e Inter. Ricordiamo che un prodotto per essere appetibile deve
avere un certo grado di incertezza.Il calcio mai a mio avviso, sottostato a regole matematiche o a teorie
scientifiche precise, data la sua natura estremamente sociale; ma
troppi club stavano fallendo e il 2006 l'anno di Calciopoli.
La svolta del calcio italiano? Forse no, ma intanto ci basta sapere che il
2006 anche l'anno in cui l'AGCM effettua una importantissima
indagine conoscitiva sul mondo del calcio5.
Sostanziale stato il parere della Commissione Europea in merito,
quando pronunciandosi sulla Uefa Champions League nel 2003
affermava l'importanza della vendita centralizzata dei diritti Tv e proprio
per questo, l'anno successivo dopo l'accordo concluso dalla Juventus e
le altre grandi in maniera autonoma con Sky Italia, l'AGCM condann
tale condotta per abuso di posizione dominante, in violazione
dell'articolo 82 delle Trattato della Comunit Europea.Riprendendo l'indagine effettuata dall'antitrust6 per analizzare il
movimento calcio dal punto di vista economico vediamo come la finalit
appunto, sia quella di garantire l'equa concorrenza. Il limite o, se
vogliamo estremizzare, l'errore commesso dall'agenzia stato quello di
5 n.16280 del 21/12/2006.6 Www.agcm.it
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considerare le societ meramente come enti generatori di profitti,
scindendo di netto gli aspetti relativi al campo, e quindi al gioco in sestesso.
Il termine concorrenza quindi viene utilizzato per garantire equit
innanzi tutto nel mercato pi che nei risultati sportivi; anche se poi dal
momento in cui i club dispongono di pari risorse finanziarie,
investirebbero nella forza lavoro (nei calciatori) gli stessi capitali
rendendo il campionato pi competitivo (la competitive balance
aumenterebbe), pi appetibile ai tifosi che andrebbero pi volentieriallo stadio ed acquisterebbero pi gadget del proprio club del cuore
chiudendo il cerchio economico.
Innanzi tutto l'antitrust esamina il ruolo della Lega Calcio; l'ente pieno
gestore e regolatore delle formazioni che prendono parte alla Serie A
ed in quanto tale deve garantire l'equit del campionato rendendo il
prodotto offerto sempre pi appetibile ed appassionante, per questo
stato dotato di tutti i mezzi necessari, tra cui appunto la titolarit della
cessione dei diritti tv. In tale senso la Lega gode di unicit che la
mette in posizione di monopolio. Utile la pronuncia dell'AGCM
sopratutto per sancire una volta per tutte la natura dell'ente
organizzatore dando una collocazione specifica e precisa.7
Peculiare in realt, il fatto che l'Agenzia non prenda in esame il ruolo
delle societ calcistiche nella sua indagine; si considera scontato chel'obiettivo di questi ultimi sia la massimizzazione del profitto, in quanto
enti economici a scopo di lucro e tale fine si realizza, di certo con le
vittorie sul campo.
Ricordiamoci che i traguardi portano maggiori introiti da spendere per
7 Si veda D. Sarti, Antitrust e negoziazione accentrata dei diritti televisivi inAnnali italiani deldiritto d'autore, della cultura e dello spettacolo.
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comprare grandi player. Un campionato pi equilibrato dovrebbe
vedere un club non abituato, vincere.
1.3 La normativa in Italia oggi
A partorire l'ultima riforma importante sul tema fu il governo stesso
sotto l'azione del Ministro per le Politiche Giovanili e delle Attivit
Sportive, Giovanna Melandri ed il ministro delle telecomunicazioni,
Paolo Gentiloni attraverso una legge delega8atta a revisionare l'intera
normativa sulla titolarit e la cessione dei diritti tv, sia per quanto
riguarda i campionati italiani ed europei professionistici, sia per tutti glieventi sportivi trasmessi da radio e TV sul territorio nazionale.
Importante l'aspetto che coinvolge altri eventi sportivi che ancora non
erano disciplinati.
Nello specifico, nel primo comma, si delega al Governo l'onere di agire
entro sei mesi con decreti legislativi atti a regolamentare il mercato
radiotelevisivo degli eventi sportivi, con l'avvallo delle commissioni
parlamentari ed in accordo con il Ministro dell'Economia.
Esattamente nell'articolo 1 al comma 1, si dichiara che lo scopo della
legge delega quello di garantire l'equilibrio competitivo dei soggetti
partecipanti alle competizioni sportive e di realizzare un sistema
efficace e coerente di misure idonee a stabilire e a garantire la
8 Legge Delega n. 106 del 19 Luglio 2007
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trasparenza l'efficienza del mercato dei diritti di trasmissione,
comunicazione e messa a disposizione al pubblico, in sederadiotelevisiva e su altre reti di comunicazione elettronica, degli eventi
sportivi dei campionati di calcio e delle altre competizioni calcistiche
professionistiche organizzate a livello nazionale.
I commi 2 e 3 dettano i principi a cui la relazione del suddetto decreto
legislativo deve adeguarsi; si definiscono alcuni punti importantissimi a
cui prima non si era riuscito a dare risposta; infatti finalmente si esce
dalla concezione totalmente economica del calcio ma anche dello sportin generale, ridando quel carattere sociale tipico dei tempi passati.
Questo grazie anche all'intervento dell' Unione Europea9; infatti il
comma 2 sancisce per principio, il riconoscimento del carattere
sociale dell'attivit sportiva, quale strumento di migl10ioramento della
qualit della vitae quale mezzo di educazione e sviluppo sociale
Altro aspetto importante riguarda l'attribuzione della titolarit del diritto
di sfruttamento economico delle competizioni sportive in capo sia alle
singole societ sia all'ente preposto all'organizzazione della stessa.
Deve essere inoltre garantito il diritto di cronaca; infine si sancisce che
deve essere ripartito tra tutti i partecipanti alle varie competizioni
sportive, il ricavo derivante dal mercato dei diritti radiotelevisivi venduti
in forma collettiva ed una quota deve essere posta a fini di mutualit
nel sistema calcistico.Ecco che si ritorna alla cessione collettiva dei diritti tv, questo innanzi
tutto per la competitive balance del campionato italiano, poi per
equilibrare anche la distribuzione delle risorse tra i vari club, infine per
garantire una concorrenza pi trasparente per l'assegnazione dei diritti
9 A sancire tale principio fu la Carta di Nizza del 2000.10
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da parte delle varie piattaforme che avrebbe portato ad un mercato
sicuramente pi efficiente
11
.Per semplificare, possiamo individuare tre punti fondamentali: innanzi
tutto, la chiave della nuova norma sta appunto nel ritorno alla
contrattazione collettiva in forma centralizzata dei diritti tv introducendo
l'innovativo concerto di doppia titolarit spettante, alla Lega da una
parte ed alle squadre dall'altra; il tutto mediante procedure finalizzate
alla garanzia e al mantenimento della libera concorrenza.
In secondo luogo, cruciale la modalit di distribuzione degli introiti:una parte (minimo del 50%) attribuita ai club in parti uguali; una quota
poi spetta in base al numero di sostenitori, o meglio, in base al bacino
d'utenza che la societ porta sulla piattaforma; una quota distribuita
in base ai risultati sportivi ed infine ma non meno importante una parte
a fini di mutualit del sistema calcio ed ai vivai. Ovviamente questa la
linea guida, spetta poi, come sottolineato, alla Commissione, ma prima
all' AGCM e alla Lega l'organizzazione e le percentuali della
distribuzione.
In terzo luogo la cessione dei diritti tv per le gare di campionato deve
assolutamente avvenire per singola piattaforma, sempre per una
maggiore regolamentazione della concorrenza.
In verit, successivamente il terzo punto fu modificato in Senato
eliminando il vincolo della vendita per singola piattaforma ed abilitandol'AGCM e l'Autorit per le garanzie nelle comunicazioni al controllo
della garanzia, per evitare posizioni di monopolio nel mercato.12
Altro punto da notare, l'interesse posto al diritto di cronaca, cosi che
11Si veda in merito A. Giannaccari in Calcio, diritti collettivi e ritorno all'antico. Storia a lieto fine?2006
12Si veda, E.Russo,Legge delega per la cessione dei diritti Tv,in Sole 24 Ore Sport
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l'evento calcistico possa essere fruito anche dalla massa interessata in
parte, non solo dai sottoscrittori degli abbonamenti sulle piattaformedigitali e terrestri.
finalmente il 9 gennaio 200813quando viene promulgato dal Governo
il decreto legislativo sopra citato del 2007 numero 106. Si passa come
anzidetto a questo nuovo sistema, dove titolari dei diritti televisivi per
gli eventi sportivi diventano sia la Lega Calcio, sia i singoli club che
prendono parte al torneo.
Fondamentale sar il ruolo dell'Agenzia per le garanzie nellecomunicazioni ,che dovr proteggere e tutelare la concorrenza
dell'intero settore.
La Lega successivamente decise che a partire dalla stagione 2010-
2011 la ripartizione dei ricavi derivanti dalla commercializzazione dei
diritti televisivi cos organizzata: il quaranta per cento verr elargito in
parti uguali ai club; il trenta per cento poi in base ai risultati sportivi
conseguiti, a sua volta calcolato per il cinque per cento guardando la
posizione del club in classifica nel campionato in corso, per il quindici
per centro guardando i risultati sportivi della societ nei cinque anni
precedenti e per il dieci per cento restante, tenendo conto della storia
sportiva del club controllando i risultati conseguiti dal campionato 1946-
47; il trenta per cento poi assegnato in base al bacino d'utenza,
quindi il venticinque per cento secondo il numero di tifosi di ciascunasquadra calcolato grazie a indagini demoscopiche ed infine il cinque
per cento restante distribuito in base alla popolazione in cui ha sede il
club.14
13Gazzetta Ufficiale n. 27 del 1 febbraio 200814 www.ilpost.it
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La diatriba tra i club nasce proprio riguardo all'ultimo punto, e cio la
quota in base al bacino d'utenza; chiaro che sia questa parte di ricaviche quella relativa ai meriti sportivi vada incontro alle grandi squadre,
nello specifico le cinque grandi del nostro campionato e cio Juventus,
Milan, Internazionale, Roma e Napoli si sforzavano a sostenere che
per tifosi dovevano essere presi in considerazione quelli abituali, quelli
pi accaniti che chiameremo committed, mentre le altre squadre
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possiamo individuare tre effetti direttamente riconducibili alla
contrattazione collettiva dei diritti tv: per prima cosa si genera uneffetto negativo sul potere negoziale dei club: palesemente la Lega,
l'unica controparte del contratto; secondo, si genera un effetto
premio, quindi l'incentivo delle squadra ad investire per potersi
piazzare in campionato in posizioni pi agiate usufruendo del relativo
premio derivante dai ricavi TV; infine, terzo effetto quello del free
riding: come dicevamo, nel caso di contrattazioni collettive, le squadre
sono meno motivate ad impegnare denaro in quanto gli introitisarebbero comunque divisi tra tutti i club, questo fenomeno
chiaramente aumenta all'aumentare delle societ che prendono parte
al torneo.16
Perci si deve sempre tenere in considerazione che tipo di output il
legislatore e la Lega vogliano vendere; e pare ovvio che si debba offrire
l'intero campionato, e non il singolo match o la singola squadra, il
torneo che risulta appetibile al pubblico.
Tanto pi equilibrato ed incerto risulta l'esito del campionato tanto pi
esso attraente e tanti pi tifosi uncommitted cominceranno a
spendere in ogni direzione per prendere parte al gioco.
Sembra certo ora l'intento del cambiamento verso la negoziazione
collettiva.
Possiamo ora vedere alcune cifre ed analizzare pi nel dettaglio lastagione appena conclusa, quella 2012-2013.
I ricavi complessivi risultanti dai diritti Tv stato di 996,2 milioni di
Euro; di questi il dieci per cento distribuito ai settori giovanili ed alle
leghe dilettantistiche, lo 0,5% andr a finanziare l'Autorit garante per
16Si veda, Falconieri, Sakovics, Palombino (2005).
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le comunicazioni. L'ammontare netto pertanto risultato 865,35 milioni
di Euro.Di questi, la quota pi importante del quaranta per centro da dividere in
parti uguali tra le squadre di 17,3 milioni di euro; la quota relativa al
bacino d'utenza cos suddivisa:17
Della quota relativa ai risultati sportivi, quella in base ala posizioneraggiunta nella stagione in corso stata cos suddivisa:
17Www.tifosobilanciato.it
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la sotto-quota in base ai meriti durante l'ultimo quinquennio:
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Ed infine la sotto-quota relativa alle gloriose storie dei club guardando icampionati dalla stagione 1946-47:
Come possiamo notare questa classifica storica premia sicuramente la
Juventus che stacca di pochissimo il Milan.
Anche in quella aggregata la squadra che ricava di pi dai diritti Tv per
la stagione appena passata la formazione torinese come vediamo daquesta tabella:18
18 Www.tifosobilanciato.it
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balance).
Possiamo affermare con certezza che la politica messa in atto dallaCommissione verte tutta in relazione dell' art. 81 del Trattato CE21,
affermando dapprima che la cessione centralizzata dei diritti sarebbe
riconducibile ad una restrizione orizzontale della concorrenza secondo
tale articolo e poi andandone a limitare quelli che potrebbero rivelarsi i
risultati negativi imponendo la vendita scorporata in pi pacchetti,
grazie a procedure d'asta trasparenti.
La Commissione aggiunge che la durata dei contratti non deve esseretassativamente superiore a tre anni e che i diritti che rimarranno
invenduti saranno messi a disposizione delle squadre ed oggetto di
contrattazione individuale.
Ancora, essa esamina gli effetti positivi della vendita centralizzata
essenzialmente su tre punti: in primo luogo una riduzione drastica dei
costi dovuta alla vendita verso un unico interlocutore; secondo, il
marchio unitario come ad esempio, Premier League, di facile
riconoscimento e maggiormente vendibile; terzo ed ultimo, rimane pi
allettante un intera stagione piuttosto che solo determinati eventi singoli
per il pubblico, sopratutto quello calcistico, palesemente interessato
all'esito del campionato.
Altrettante tre sono le decisioni in cui la Commissione ha applicato i
principi appena richiamati. La decisione UEFA Champions League22
, ladecisione Bundesliga23e la decisione Premier League24.
Relativamente alla prima decisione, la Commissione ha finalmente
21Al paragrafo 1 esso vieta ogni accordo tra imprese o pratiche possano pregiudicare il commerciotra Stati Membri e che abbiano per oggetto o per effetto di impedire, restringere o falsare il gioco
della concorrenza all'interno del mercato comune.
22Decisione della Commissione 23 Luglio 2003, UEFA caso 37398, OJ 2003, L 291/2523Decisione della Commissione 19 Gennaio 2005 , Bundesliga, caso 37214 , OJ 2005, L134/4624Comunicazione 22 Marzo 2006, caso Comp/C-2/38.173, Premier League
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approvato la cessione di tipo centralizzata per i diritti Tv connessi alla
Champions League andando ad intervenire sui principi concorrenziali.Inizialmente era prevista la cessione esclusiva del pacchetto del
campionato europeo ad una sola piattaforma per territorio e per pi
anni consecutivi, questo avrebbe consentito all''emittente vincitrice
dell'asta di trovarsi in una posizione di estremo vantaggio sulla
trasmissione dell'evento, a discapito di tutte le altre.
Con la modifica di questo assetto, la UEFA ha scorporato i diritti in 14
pacchetti in tutto, offrendoli perci a pi canali; inoltre si lasciata lapossibilit per le squadre di cedere alcuni diritti relativi alle loro partite
interne.
Altri pilastri fondamentali della norma riguardano l'instaurazione di uno
sportello unico di vendita, la fissazione tassativa di un prezzo unico e
seguenti limitazioni per le differite. Tuttavia la Commissione rimane
convinta che la decisione voluta sul cambio di rotta verso la cessione
centralizzata vada a rispondere in pieno ai dettami pesi in piedi dall'
art.81 CE.
Infatti, lo sportello unico di vendita fa si che si acquisti un intera
stagione di coppa, nettamente pi appetibile, piuttosto che i diritti di
singole squadre, con il rischio di vederle eliminate al primo turno; in
aggiunta, con la vendita centralizzata ( come abbiamo visto nel
campionato italiano di Serie A), si evitata la distorsione delladistribuzione dei ricavi, andando a creare un marchio unitario e ben
definito sotto l'egida dell'UEFA (la UEFA Champions League appunto),
totalmente scorporato dagli interessi economici dei club pi blasonati.
In sostanza la Commissione rileva che i rimedi per correggere le
alterazioni concorrenziali sono: innanzi tutto la divisione del prodotto in
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pi pacchetti, un tempo limitato di contratto che non superi i 3 anni di
esclusiva, la procedura di assegnazione per asta trasparente,l'assenza di offerte condizionate e di un emittente unica pronta ad
acquistare l'intero pacchetto che porterebbe inevitabilmente ad una
posizione monopolistica ed il privilegio dei club di provvedere alla
cessione dei diritti invenduti autonomamente.
Per concludere il discorso europeo, bisogna menzionare un estratto
dall' Independent European Sport Review 2006, si tratta di uno studio
commissionato dalla Presidenza Inglese dell'UE che recita:promanano dalla competizione fra due o pi squadre, sotto l'egida
organizzativa di una lega, il valore sia economico che sportivo di un
incontro e che tale valore inoltre accresciuto dalla maggiore equit
possibile tra le squadre che competono [], si ritiene che una forma di
negoziazione collettiva da parte dei club appare tanto naturale quanto
logica.
Riprendendo le decisioni della Commissione Europea relative al
campionato tedesco ed al campionato inglese, notiamo come la
disciplina messa in atto sia sostanzialmente la medesima rispetto a
quella concernente la Uefa Champions League.
In Inghilterra, possiamo affermare con certezza che la televisione,
insieme ai famosi interventi di Margaret Thatcher negli anni 80 per
provvedere al fenomeno Hooligans, hanno rivoluzionato il modo divedere il calcio per i milioni di appassionati d'oltremanica.
Nel Regno Unito la svolta si avuta nel 1992, quando il magnate
australiano Rupert Murdoch conclude un importantissimo e ricchissimo
contratto con la sua pay-tv, BskyB; precursore dei tempi, da allora
trasmette in situazione di quasi monopolio il campionato inglese
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penetrando successivamente in altri mercati (come abbiamo visto in
Italia con Sky Italia appunto). la Football Association of Premier League a vendere collettivamente i
diritti di trasmissione radiotelevisiva, i diritti dei nuovi media e gli
highlights con un contratto fino al 2013 che prevende la divisione in sei
pacchetti da ventitr partite, ciascuno di valore diverso e con il divieto
importantissimo per ogni piattaforma di acquistarne pi di cinque.
Come per la Champions League, i club hanno per la facolt di
commerciare individualmente i diritti che non fanno parte dei seipacchetti, oppure che non sono stati utilizzati.
I ricavi derivanti da tale mercato vengono distribuiti in tre parti (come
nel caso italiano): il quaranta per cento viene diviso in parti uguali a
tutte le societ di Premier League; il venticinque per cento vien diviso
in base ai risultati conseguiti in classifica, il restante venticinque per
cento viene attribuito in base al bacino d'utenza (numero di presenze
nelle dirette ed in differita) ed i tifosi dei vari club. Infine da citare, una
piccola quota destinata alle serie dilettantistiche ed inferiori.
Nel caso tedesco la Deutsche Fussball Liga titolare dei diritti Tv ed
effettua una vendita di tipo collettivo con un sistema un po' diverso
rispetto ai precedenti analizzati.
In realt la Lega gestisce i diritti televisivi sia della prima divisione, la
Bundesliga 1, sia della serie inferiore, la Bundesliga 2 per distribuirepoi il settantanove per cento dei ricavi alla prima serie ed il restante
ventuno per cento alla seconda divisione. A loro volta ogni categoria
ripartisce gli introiti dividendoli per il cinquanta per cento in parti uguali
tra i vari club e l'altro cinquanta per cento in base ai risultati sportivi
conseguiti. Una quota prevista per la Federazione.
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Peculiarit tutta tedesca la previsione di una quota secondo un
regime di mutualit per i dilettanti. Infine soltanto per i diritti di pay-tv previsto un meccanismo che offre come premio alla societ ospitante il
sessantaquattro per cento dei ricavi, mentre il trentadue per cento
spetta alla squadra ospitata, il quattro per cento per la federazione ed il
due per cento per la Bundesliga 2.
Oltre quindi ai paesi oggetto delle decisioni della Commissione
Europea, vediamo come si delinea la disciplina negli altri due
campionati pi importanti d'Europa.In Francia la titolarit dei diritti spetta in capo alla Federazione ed agli
organizzatori degli eventi. con la legge Lamour del 2003 che si
deciso per la vendita collettiva; tale disciplina impone una grande
mutualit, infatti i ricavi devono essere distribuiti necessariamente tra
tutte le societ che prendono parte al torneo.
La quota maggior destinata in parti uguali alle societ ed una parte
pari al cinque per cento depositata allo stato affinch promuova e
finanzi i settori giovanili; la parte residua pi piccola poi viene divisa tra
i club in base ai risultati conseguiti nella stagione in corso.
In Spagna infine l'unico paese dove i diritti radiotelevisivi sono
venduti individualmente ( tranne per la stagione 2003-2004 quando un
gruppo di club minori della Primera Division e tutte le squadre della
Segunda Division hanno svolto una contrattazione di tipo collettivo),non riconoscendo in principio nessuna mutualit. Situazione che dur
pochi mesi, quando poi si decise per un modello attenuato di mutualit,
attraverso una spartizione centralizzata degli introiti derivanti dalla
cessione individuale dei diritti Tv, dalla quale sono esenti Real Madrid e
Barcellona fino al 2008 che non hanno riconosciuto nessuna mutualit
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agli altri club.
Per le altre societ stato studiato un sistema che va a premiarel'audience di ognuno addirittura per il cinquantacinque per cento ed il
restante quarantacinque per cento attribuito in base ai risultati sportivi
ottenuti nelle ultime tre stagioni.
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CAPITOLO II
Le altre variabili distorsive della competitive balance
2.1 Introduzione
Dopo aver affrontato una parte prettamente normativa e disciplinare
relativa ai diritti tv e come sono organizzati nei vari paesi europei, c' la
necessit di affrontare altri temi importanti che ruotano intorno al
mondo del calcio e che sicuramente hanno influito direttamente sulla
competitivit dello stesso.
Nel corso , e sopratutto negli ultimi venti anni, il calcio si trasformato
sempre di pi in un business, da mera attivit ludica a mercato con un
giro importante di milioni; questo ha chiesto la necessit di norme, di
sentenze, di attivit da parte delle organizzazioni internazionali e di
decisioni importanti per disciplinare man mano un gioco che harischiato pi volte il collasso.
Per capire meglio la portata del calcio-business pu essere d'aiuto
analizzare un attimo i dati aggregati UEFA relativi al periodo dal 2006
al 2010.
Il ricavo aggregato del 2010 stato di 17,9 milioni di Euro dei quali
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12,8 sono delle societ che partecipano ai campionati di massime serie
di tutte le Federazioni calcistiche affiliate all 'UEFA (ben 53), mentre ilrestante 2,1 milioni di Euro appartengono alla FIFA per le attivit svolte
in Europa, al fatturato aggregato UEFA ed ai ricavi delle Federazioni
nazionali25
26
In contrasto a questa grande portata di ricavi per le pi grandi societ
europee, si contrappone una voce dei costi estremamente alta che
rende il bilancio dei club costantemente in perdita operativa, dovute perlo pi agli ingenti ingaggi elargiti ai professionisti.
quindi la voce salari ad essere gonfiata e che pesa di pi per le
societ, da aggiungerci poi i prezzi dei cartellini dei fuoriclasse che
vengono acquistati spesso con lunghe dilazioni ma il cui valore ben al
25Report Calcio Pwc 2012, tra Arel e FIGC26Elaborazioni del centro Studi FIGC sui dati aggregati UEFA
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di sopra delle possibilit possedute.
La tabella ci mostra (come per i ricavi) l'evoluzione dei costi operatividal 2006 al 201027
Come notiamo c' un crescente e costante aumento dei costi operativicome per quelli gi citati relativi ai salari e questa insostenibile
situazione ha portato inevitabilmente l'UEFA sotto l'egida del suo
Presidente Michel Platini ha nel 2009 varato un impotante progetto
vincolante per tutti i Club chiamato Fair Play Finanziario di
approfondiremo i dettami pi avanti.
Atto che viene inserito in quelle azioni dell'ente comunitario che
regolamenta dapprima la situazione di squilibrio economico nel mondodel calcio europeo e non da ultimo aumenterebbe la famosa
competitive balance.
Non si pu prescindere per, dal trattare un argomento che ha segnato
un punto di svolta decisivo per questo sport: la sentenza Bosman del
27Report Calcio Pwc 2012, tra Arel e FIGC
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1995 ha forse solcato la linea definitiva dal calcio come lo intendevamo
prima e dal calcio moderno.Atto normativo che inevitabilmente ha influito e enormemente all'equa
competizione.
Inoltre per comprendere al meglio le differenze che intercorrono dal
modello di football italiano (totalmente dipendente dalla tv) e dai
modelli prettamente anglosassoni, andremo ad analizzare un fattore
decisivo per i ricavi dei club e cio il tema degli stadi di propriet e la
loro peculiare incidenza.Per concludere indispensabile non dare uno sguardo aI consumatori
finale del calcio; coloro che chiedono poco ma investono moltissimo,
quindi si andr ad approfondire il tema dei tifosi, bisogna evidenziare il
loro punto di vista e quando si inseriscono in un discorso di
competitivit.
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2.2 La sentenza Bosman
Cos chiamata la decisione presa dalla Corte di Giustizia della
Comunit Europea di Lussemburgo del 1995 in merito al trasferimento
dei calciatori professionisti cittadini dell'UE in qualsiasi societ con cui
essi concludano un accordo alla scadenza del loro contratto
precedente.
Fu pronunciata riguardo tre casi legali avulsi in cui sempre per
presente Jean-Marc Bosman, un calciatore professionista belga
militante nell'RFC Liegi; i casi in questioni sono: l'Union royale belge
des socites de football association ASBL (la Federazione Belga)
contro Jean-Marc Bosman; la Royal Football Club de Lige contro
Jean-Marc Bosman e l'UEFA sempre contro Jean-Marc Bosman.
A quell'epoca Bosman militava in prima divisione belga, il suo contratto
era scaduto nel 1990 ed il calciatore avevo mostrato l'intenzione ditrasferirsi alla squadra francese Dunkerque.
La squadra proprietaria del cartellino del giocatore, il R.F.C. Liegi
rifiutava tale trasferimento se non attraverso una somma di denaro
sufficiente in cambio del cartellino.
Bosman a questo punto vide il suo stipendio diminuire e fu messo fuori
rosa, dal canto suo port la questione alla Corte di Giustizia dell'Unione
Europea di Lussemburgo denunciando una restrizione al commercio
ed appellandosi agli articoli 48, 85 e 86 del Trattato di Roma del 25
marzo 195728.
Dopo un aspra battaglia legale egli vinse contro ogni pronostico il 15
Dicembre del 1995 quando la corte stabiliva che il sistema calcistico
28 Www.civile.it/sportivo
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non appartenenti all'Unione Europea.
Sicuramente il sistema, dal 1995 in poi ha distrutto molte piccolesociet che difficilmente potevano sopravvivere senza il vecchio
sistema di trasferimenti; da quel momento dovranno prendere in
considerazione nuove modalit per ottenere finanze andando ad
investire su diritti tv (come abbiamo ampiamente visto), marketing,
merchandising, pubblicit, vendite biglietti e risultati sportivi (che
difficilmente arriveranno senza campioni nella propria rosa).
La conseguenza principale fu sicuramente il prolungamento deicontratti dei calciatori a cifre sempre maggiori (le societ erano da quel
momento minacciate dalla forza contrattuale del calciatore che non
rinnovando alle cifre richieste era libero di accordarsi con qualsiasi
altra societ portando a scadenza il suo attuale contratto), i cartellini
degli stessi gonfiati ma sopratutto per gli ultimi romantici del mondo del
calcio, la fine del calcio come era concepito prima. Parliamo del calcio
fatto dai giocatori bandiera ( un Gigi Riva non avrebbe mai pi vinto un
campionato in un modesto Cagliari, la societ non avrebbe potuto
trattenerlo, o l'esempio di Roberto Mancini che passa una carriera
portando la compagine Sampdoria alla conquista del suo primo titolo
della storia), che diventavano sempre pi nomadi alla ricerca del
contratto pi alto di anno in anno e sempre meno attaccati ad una
maglia (tranne rare eccezioni al giorno d'oggi rappresentate daicapitani Xavier Zanetti per l'Inter o Francesco Totti per la Roma).
Nel passaggio da sport ludico a business e affare da milioni e milioni, la
sentenza Bosman segna un passaggio decisivo e segna la fine di un
era calcistica.
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2.3 La licenza UEFA ed il Fair Play Finanziario
2.3.1 La Licenza UEFA
Per l'iscrizione alle competizioni internazionali a partire dalla stagione
calcistica 2003-2004, necessario il conseguimento di un sistemaarticolati di licenze, la cosiddetta Licenza UEFA.
A tal proposito l'ente, pubblica ogni anno un Manuale che detta ai club i
principi e i parametri da rispettare per arrivare ad assicurarsi la licenza
per l'anno in corso; la procedura rigida e consta di molteplici criteri
divisi in in aree di appartenenza tra cui segnaliamo i criteri prettamente
sportivi, quelli organizzativo-legali, i criteri infrastrutturali ed infine ma
non di ultima importanza, i criteri economico-finanziari.
Per quanto concerne i requisiti infrastrutturali, condicio sine qua non
per l'acquisizione della Licenza il disporre di uno stadio a norma e
certificato con impianti di allenamento all'interno, tale struttura non
necessario si di propriet del club.
Vari sono i criteri sportivi: innanzi tutto le squadre devono avere un
ampio settore giovanile, dalle primavere in poi, in cui il ragazzo
attraverso tutti i passaggi formativi riceva un educazione non solo
calcistica basilare per la sua crescita; indispensabile che si rispetti in
pieno le normative FIFA sullo Status e trasferimento dei calciatori, che i
contratti in essere sia, una volta stilato in conformit dei regolamenti e
della legge, depositato alla Lega nazionale di appartenenza; inoltre il
club obbligato ad avere un opportuna struttura medico-sportiva;
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peculiare il rapporto che le societ tengono con gli arbitri, questo al fine
di una collaborazione tecnica con scambi di venute e consigli tecnici;infine che ogni squadra attui in conformit con le politiche attuate
dall'UEFA, una disciplina rigorosa nel contrastare ogni forma di
razzismo.
Riguardo ai criteri organizzativo-legali ed economico-finanziari
importante ricordare sicuramente la certificazione contabile di bilancio;
l'assenza di scaduto tra i debiti contratti per i trasferimenti dei giocatori
e la limited review dei semestrali.I criteri che abbiamo osservato sono a loro volta classificati per gradi di
importanza e sempre a seconda dell'ambito:
Criteri di tipo A; sono obbligatori per tutte le squadre che
vogliono ottenere la licenza. Il non possesso di soltanto uno dei
requisiti segna il rifiuto della UEFA all'assegnazione della licenza.
Criteri di tipo B; vincolanti anche essi ma la mancanza di anche
uno dei requisiti non pregiudica l'ottenimento della licenza.
L'Ufficio Licenze UEFA si occupa del richiamo alla societ che
non ha raggiunto uno o pi requisiti B e indica un tempo
massimo cui riparare la situazione contestata, se poi la societ
risultasse ancora inadempiente il suddetto Ufficio Licenze UEFA
informa la Commissione di primo grado che a sua volta pu
decidere in base all'importanza dell'inosservanza di inviare gli attialla Procura Federale per deferire la squadra in oggetto alla
Commissione Disciplinare.
Criteri di tipo C; sono semplicemente delle raccomandazioni di
buona condotta ed il mancato raggiungimento del requisito non
comporta assolutamente l'ottenimento della licenza ne sanzioni
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2.3.2 UEFA Club Financial Fair Play Regulations
Nasce nel settembre 2009 sotto la spinta del Comitato Esecutivo
dell'UEFA, il progetto chiamato appunto Fair Play Finanziario,
concretamente arrivato nel maggio 2010 con l'edizione dell'UEFA Club
e diviene un requisito fondamentale per l'acquisizione della Licenza
UEFA.
Essenzialmente l'obiettivo dell'organizzazione era innanzi tutto quello
di riparare alle ingenti perdite capitalizzate dai club connesse ai debiti
sempre pi alti relative ai costi degli ingaggi dei campioni; inoltre si
tratta di sviluppare la trasparenza e la seriet del sistema calcio
andando a modificare le strategie economiche delle squadre, in quanto
come abbiamo notato nel precedente capitolo la disparit sul campo
nasce inevitabilmente da una disparit finanziaria ed in questo modello
non c' spazio per le pi piccole realt, che rimarranno sempre pi aimargini del calcio che conta.
La Federazione Europea ha presentato quindi i cosiddetti undici valori
UEFA, al cui interno troviamo il Fair Play Finanziario e che espone i
valori fondanti dell'organizzazione che cerca di esprimere attraverso i
suoi massimi campionati.
Per dovere di cronaca gli undici punti sono31:
Calcio in primo piano. Afferma finalmente che il calcio
prima uno sport che un business, prima di mercato, perci
qualsiasi cosa si faccia, qualsiasi decisione presa, il calcio deve
venire prima di tutto.
Struttura piramidale e sussidiariet. A livello internazionale
31 www1.it.uefa.com/uefa
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ed europeo, l'autonomia dello sport si riflette nella struttura piramidale
del calcio. FIFA, UEFA e federazioni nazionali lavorano a braccetto,
rispettando il principio di sussidiariet".
Unit de Leadership. La UEFA operer non per dettami
ma per spirito di consenso. Tutti i portatori di interesse saranno
interpellati nelle decisioni, compresi i tifosi ai quali finalmente
riconosciuto un ruole importante.
Buon Governo ed autonomia. Apertura,democrazia,
trasparenza e responsabilit attraverso questo si effettuer ilbuon governo, gli organi calcistici devono prendere decisioni
senza le pressioni della politica.
Calcio di base e solidariet. Questo sport si basa sul calcio
di base, giocato ovunque da uomini e donne, ragazzi e ragazze. Il
massimo livello professionistico solo la punta dell'iceberg. La UEFA
continuer, rafforzando il suo impegno per la solidariet, sia a
proteggere il futuro del calcio che a distribuire i pi grandi benefici chequesto sport porta alla societ nel suo intero. E sempre perch la
forza di questo sporto nel calcio di base che dobbiamo preservare
l'identit locale, regionale e nazionale del gioco, sempre seguendo la
legge.
Forse, il punto pi importante.
Protezione dei giovani e istruzione. La UEFA si prende la
responsabilit morale sull'istruzione e la crescita dei giovanitalenti.
Integrit nello sport e nelle scommesse. Massima
protezione per l'integrit del calcio, anche se le scommesse sono
una fonte di ricavo ma sono sopratutto un fattore di grande
rischio. Ma bisogna mantenere il vero spirito di questo sport e lo
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svolgimento consono dello stesso.
Fair Play Finanziario e regolarit delle competizioni. FairPlay sul campo e fuori. I club devono operare in maniera
trasparente e regolare dal punto di vista economico.
Nazionali e Club. La UEFA si impegna a mantenere
l'equilibrio nel calcio tra il livello nazionale e quello di club.
Rispetto. Il rispetto un principio fondamentale del calcio. Il
rispetto per il gioco, l'integrit, la diversit, la dignit, la salute dei
giocatori, le regole, gli arbitri, gli avversari e i tifosi. Il nostromessaggio chiaro: tolleranza zero contro razzismo, violenza e
doping. Il calcio unisce le persone e supera le differenze. Il colore
della pelle non si vede sotto una maglia da calcio e per la UEFA sar
sempre cos. Sul campo e sugli spalti. Il calcio deve essere un
esempio".
Sembrava opportuno riportare per intero le esatte parole della UEFA in
merito. Il modello sportivo europeo e la specificit dello sport. La
UEFA si basa su un modello caratterizzato da promozioni,
retrocessioni e principio di solidariet. Questo il modello che si
prefigge di proteggere staccandosi dalla concezione di calcio-
business che male solo fa alla storia di questo sport.
d'uopo specificare che i dettami della norma in questione si
applicano necessariamente a tutte le societ che hanno il diritto di
partecipare alle competizioni europee per meriti sportivi, a meno che
non abbiano entrate ed uscite minori di cinque milioni di euro oppure
siano state squalificate per illecito.
La normativa si applica in pieno in Italia.
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Il processo richiede tempo per le societ, per comprende la normativa
e metterla in atto. La stagione in corso infatti rappresenta l'inizio dellafase di monitoraggio con cui si accompagnano le societ verso il break
even , queste fasi sono sei e di tipo triennale, tranne la prima biennale
durante le quali il debito non pu superare una soglia definita
attentamente dalla Federazione ( di quarantacinque milioni di euro per i
primi due periodi, di trenta milioni di euro per la fase di monitoraggio
che va dalla stagione 2015/2016 alla stagione 2017/2018, e di una cifra
minore dei trenta milioni di euro ma ancora da definire dalla stagione2018/2019).
Non vengono messe nel computo della normativa, e cio vengono
sottratte, alcune voci di spesa nel calcolo della perdita per ovvi motivi: i
costi derivanti dalla costruzione di impianti sportivi e strutture
polivalenti, in quanto come abbiamo visto l'UEFA vuole promuovere lo
sviluppo di stadi di propriet presenti in modo massiccio soltanto in
Germania, Portogallo ed Inghilterra; ed inoltre la voce relativa al settore
giovanile, come esplicato negli undici valori, la federazione vuole
promuovere lo sviluppo dei vivai e delle primavere facendo si che le
societ possano trovare campioni in casa ed a costo zero senza dover
elargire cifre esorbitanti per accaparrarsi talento.
Inoltre per le prime fasi di monitoraggio e quindi la stagione 2013/2014
e la stagione 2014/2015 la Federazione indica che se ci si trova difronte a perdite superiori rispetto al tetto massimo fissato da essa
stessa per quella fase, i costi dei giocatori in rosa acquistati in data
precedente al 1 giugno 2010, possono non essere considerati nel
computo del risultato operativo, se per vengono rispettate altrettante
due condizioni: innanzi tutto che si noti una volont da parte del club
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nella direzione voluta dalla Federazione per soddisfare i requisiti e
questo attraverso la visualizzazione di un trend positivo negli anni e poiche la perdita sia relativa alla stagione 2011/2012, che quindi pu
essere ricondotta al peso del contratto posto in essere.32
Per concludere la parte normativa, bisogna menzionare i quattro
indicatori indispensabili posti dalla normativa33:
Going Concern. Come per ogni societ quotata i revisori
considerano il presupposto della continuit aziendale uscente
dalla relazione finale d'esercizio.
Negative equity.Il patrimonio netto non deve essere negativo e
non deve mostrare un trend in peggioramento.
Break even results. Come detto, la perdita aggregata non deve
superare il limite posto per il periodo di monitoraggio
Overdue payables. Non devono esserci debiti residui
inadempiuti in corso verso altri club al 30 Giugno dell'anno in cui
ha inizio il torneo organizzato dalla federazione.
l'UEFA Club Financial Control Body34 che pu chiedere in caso di
situazione allarmante ulteriori informazioni alle societ, tra cui il
bilancio d'esercizio se quest'ultimo visualizza: un rapporto costi del
personale/totale dei ricavi superiore al settanta per cento; un rapporto
tra posizione finanziaria netta/ammontare dei ricavi maggiore di uno.
Il CFC pu sanzionare le societ attraverso ad esempio il blocco deitesseramenti o trattenere i compensi spettanti al club in merito alla loro
partecipazione a competizioni UEFA. L'organo riporta la situazione ai
32In Italia viene indicata come clausola Paolillo ( ex amministratore delegato Internazionale F.C.)33Prof. Claudio Sottoriva, Universit Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Facolt di Economia:
L'applicazione del Financial fair Play in Italia: confronto con il Manuale delle Licenze UEFA
edizione 2012 e primi risultati dell'indagine condotta.
34Www.uefa.org
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due organi disciplinari dell'UEFA che verificano la gravit delle
inadempienze.Ovviamente la nuova regolamentazione non stata accettata dai club
senza riserve e perplessit, alcuni hanno mostrato l'intenzione di
ricorrere ai tribunali europei addirittura.
Innanzi tutto, bloccare l'intera gestione economico-finanziaria di una
societ calcistica potrebbe risultare in contrasto all'art. 17 della Carta di
Nizza35 riguardo al diritto di propriet che recita: ogni individuo ha il
diritto di godere della propriet dei beni che ha acquistato legalmente,di usarli, di disporne e di lasciarli in eredit. Nessuno pu essere
privato della propriet se non per causa di pubblico interesse, nei casi
e nei modi previsti dalla legge e contro il pagamento in tempo utile di
una giusto indennit per la perdita della stessa. L'uso dei beni pu
essere regolato dalla legge nei limiti imposti dall'interesse generale.
Rafforza tale tesi l'Avvocato Leandro Cantamessa, il legale dell'A.C.
Milan asserendo che l'UEFA, essendo un organo situato in svizzera,
non avrebbe potest legislativa in merito, inoltre questa direttiva va a
ledere diritti fondamentali proclamati dall'Unione Europea e questo non
di certo il fine delle Federazione che invece si occupa dello sviluppo
del calcio e della sua organizzazione a livello di vecchio continente.36
In realt , vediamo come la normativa sia oltre che importante, quasi
indispensabile nel modo in cui va a limitare un sistemaesponenzialmente al collasso; nel ultimi anni abbiamo visto l'ingresso
di grandi magnati nel mondo del pallone che coprivano le perdite della
societ calcistica (contratti per pagare giocatori fior fior di milioni ed alle
35Www.europarl.europa.eu363 Aprile 2012, lezione presso l'Universit Statale di Milano in merito all'applicazione del Fair Play
Finanziario.
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volte molto di pi del loro valore) ricapitalizzando di volta in volta con le
loro ingenti disponibilit.Questo ha effetti devastanti sulla concorrenza ed ha fatto lievitare i
prezzi di cartellini ed ingaggi, enormemente pi del dovuto (pensiamo
alla situazione dello Sceicco Mansur proprietario del Manchester City o
lo Sceicco Al-Khelaifi proprietario del Paris Saint-Germain che hanno
totalmente distrutto il calciomercato spendendo cifre esorbitanti per
giocatori normali, con questo una piccola societ sempre pi in
difficolt nel acquistare talento e non vediamo come la situazionepossa arrestarsi se non attraverso una regolamentazione ad hoc).
Un modo sicuramente valido per superare la difficolt relativa al diritto
di propriet sarebbe quello di instaurare pienamente la direttiva
europea a livello nazionale e che questa fosse recepita da ogni
Federazione, prendendo ad esempio il caso italiano.37
Sempre secondo i club, le norme poste dalla Federazione sono in
contrasto con gli articoli 45 e 101 del Trattato sul Funzionamento
dell'Unione Europa che rispettivamente trattano la libera circolazione di
persone e la libera concorrenza. Con il Fair Play Finanziario, il classico
trasferimento una volta trovato l'accordo tra le due societ e poi tra la
societ ed il calciatore per l'ingaggio sar molto pi complesso.
La societ acquirente non pu procedere all'acquisto se l'operazione
crea uno squilibrio tra costi e ricavi perch rischierebbe le sanzioniUEFA prima elencate, perci stiamo vedendo sempre con pi intensit
club che vendono prima ci comprare calciatori, squadre che sono
attentissime al monte ingaggi (che quindi procedono a cessioni di
giocatori dal cartellino pesante, vedi l'A.S. Roma dopo l'avvento della
37Donato Biancosino, L'introduzione del fair Play Finanziario nel calcio in Italia: vincolo oopportunit?, 2012.
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propriet statunitense ha ceduto tutti i suoi talenti pi pagati per
prendere giovani di grandi prospettive), e altre che attuano una politicarivolta sopratutto ai giovani da crescere in casa a costo zero (
Internazionale F.C., A.C. Milan in prima fila hanno ristretto di molto le
loro uscite).
La critica riguarda la limitazione forzata al calciomercato, fonte fino ad
ora imprescindibile per i guadagni dei club; infatti senza l'acquisto dei
campioni una squadra difficilmente si piazzer nelle prime posizioni
che sua volta garantiscono ricavi maggiori (premi delle federazioni ediritti tv) entrando in un circolo vizioso al ribasso: meno ricavi quindi
meno uscite.
Infatti la critica mossa da Stefano Bastianon38, riguarda il principio di
non discriminazione. Secondo lo studioso la normativa UEFA non
calcola le sostanziali differenze regolamentari presenti all'intero dei
singoli paesi nonch le diverse modalit di ricavi che questo genera nei
club da Stato a Stato.
Come abbiamo visto in Italia la spartizione dei diritti Tv la voce di
ricavo maggiore nei bilanci delle squadre, per questo la diversificazione
delle entrate indispensabile per la sopravvivenza di un club. In
Inghilterra infatti il modello funziona alla perfezione, lo stadio di
propriet che genera maggiori introiti, nonch un forte merchandising
con penetrazione internazionale.Inoltre la UEFA non cura minimamente l'aspetto relativo alle differenze
fiscali all'intero dei paesi (anche se il fair-play finanziario calcola l' EBT
, l'earning before taxes), sappiamo infatti che in Spagna vige una
situazione favorevolissima per quanto riguarda la tassazione sugli
38Stefano Bastianon, Dal trattato di Lisbona al nuovo regolamento UEFA sulle licenze per club esul fair-play finanziario, in Rivista di Diritto Sportivo del Coni, n.1, 2012.
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ingaggi dei giocatori, sopratutto dopo la Legge Beckham39. Essa
prevedeva per gli stipendi molto alti, un aliquota al ventiquattro percento anzich al quarantatr per cento. Nel 2010 poi la Spagna aveva
modificato tale assetto, rendendo la Legge valida solo per chiunque
guadagnasse pi di seicento mila Euro l'anno. Normativa poi
definitivamente abrogata nel Gennaio 2012.
Per concludere, risulta molto utile analizzare il trend dei ricavi delle otto
societ pi redditizie d'Europa spiegato nel seguente grafico40:
39Decreto spagnolo n. 687/2005. Modificata poi nel 2012 ed abrogata nel 2012.40Deloitte Football Money League , Ed.2012 per la stagione 2010/2011
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2.4 L'importanza degli stadi di propriet dei club.
Una comparazione tra la situazione italiana
e quella europea.
Riprendendo il discorso sulla trasformazione del calcio da sport edevento sociale, a business e spettacolo, dalle analisi sul fair-play
finanziario appena fatte abbiamo capito quindi che ora pi che mai per
le societ importantissimo portare quanta pi gente allo stadio e
fidelizzarli al brand.
E proprio la questione stadio il punto dolente per la situazione
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canoni di locazione annuale che assai pesano per le casse dei club.
Inoltre il parametro principale proprio la capacit della squadra diportare persone allo stadio, questo si riflette notevolmente sul discorso
relativo alla capienza.
I nostri stadi andrebbero ridotti in numero di posti di circa il trenta o il
quaranta per cento a seconda della citt e tenendo ben presente alcuni
parametri da cui non si pu prescindere considerando l'attrazione
verso l'impianto: sicuramente dobbiamo considerare la squadra in
questione, la sua storia, il prestigio ecc; la visibilit della partita aellostadio; la capienza come detto; il livello di usura dello stesso;la
grandezza della citt che lo ospita ( ovvio che citt come Roma e
Milano dovranno optare per uno stadio con pi posti rispetto a Torino o
Udine) e sicuramente la posizione in classifica ricoperta negli ultimi
anni dalla squadra.
Bisogna in realt considerare che episodi di violenza, prezzi e servizi
offerti, il fatto che ormai tutto il campionato comodamente visionabile
da casa con le pay-tv, gli scandali del pallone ( calcioscommesse,
Calciopoli) e difficolt nel reperire il biglietto dovuto a politiche
totalmente scoraggianti, non hanno di certo aiutato l'affluenza media
negli stadi di anno in anno.
L'esempio di efficienza come di consueto proviene dal Regno Unito, si
tratta del famoso Old Trafford, lo stadio che ospita le partite casalinghedel blasonato Manchester United; parliamo di una macchina perfetta
che genera ricavi costantemente per la squadra inglese: con 27 CCTV
ed un sistema di sicurezza di livelli eccelsi, conta 76.212 posti a
sedere, con skybox privilegiati per le aziende che acquistano piccole
platee per tutta la stagione per intrattenere i clienti con 4.973 posti,
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nella capitale inglese).
Altro esempio da sottolineare, la famosa Amsterdam Arena, casa delclub leggendario Ajax F.C., inaugurato nel 1996, conta
cinquantaduemila posti a sedere attaccati al campo, con
cinquantaquattro SkyBox vendibili, dodici SkyRoom, otto Skylounge,
millecinquecento posti business e venti VIP, un museo dedicato alle
glorie del club, un bar ed un area capiente per organizzare eventi nei
periodi in cui il campionato fermo. Intelligentemente il progetto venne
presentato durante la candidatura d
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