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Dalla sommatoria dei giudizi delle maggiori guide italiane dedicate alla ristorazione tra i locali della provincia di Reggio Emilia per l'anno 2013 - seguito della pagina 1
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MERCOLEDÌ 30 GENNAIO 2013 SPETTACOLI | 43
RIGOLETTO, REGGIOLO 535,5
OSTERIA DEL VIANDANTE, RUBIERA 478,5
TRATTORIA DELLA GHIARA 390
ARNALDO, RUBIERA 363
CÀ MATILDE, QUATTRO CASTELLA 322
POZZO 301
BOSCO, SCANDIANO 297,5
RISTORANTE DELLE NOTARIE 238
PRIMA O POI, ROLO 236
POLI, CASTELNUOVO DI SOTTO 233
OSTERIA DI SCANDIANO, SCANDIANO 213,5
CAPANNINA, VIANO 176
A MANGIARE 158
ROSTARIA AL CASTELLO, SCANDIANO 153
TRATTORIA AL LAGO VERDE, REGGIOLO 151
CAFFÈ ARTI E MESTIERI 150
GHIRONDA, MONTECCHIO 148,5
MAMMA ROSA, SAN POLO D’ENZA 145
MEDAGLIONI, CORREGGIO 143
IL CONCILIO 142
IL TORCHIO, LUZZARA 141
SALE DE L’AMOROTTO 140
CASTELLO, CARPINETI 90
PICCI, CAVRIAGO 90
ANTICA TRATTORIA DEL TONDO 85
OFFICINA GASTRONOMICA 83
EUROPA 82
LAGO DI GRUMA, CAMPEGINE 82
DA CINES, CASTELNOVO NE’ MONTI 81
TRATTORIA DEL PROBO, BAGNOLO 81
AIRONE 80
CIGNO REALE, ROLO 80
COME UNA VOLTA, CORREGGIO 80
CONTEVERDE, MONTECCHIO 80
PRESIDENT, CORREGGIO 80
AGRITURISMO LE SCUDERIE, CARPINETI 80
ENOTECA MORINI 80
ADRIANO 80
CAVAZZONE, VIANO 70
PRATER, SAN POLO D’ENZA 70
PROSPERO 62,5
BADESSA, CASALGRANDE 62,5
LA ZUCCA 60
LA RUOTA, CASALGRANDE 60
OSTERIA CANALE MAESTRO 60
PICCOLA PIEDIGROTTA 60
BENTIVOGLIO, GUALTIERI 60
OSTERIA DELLA MERLA, GUALTIERI 60
CARPE DIEM, LIGONCHIO 60
TRATTORIA TRE SPADE, CORREGGIO 60
IL CAPOLINEA, CASTELNOVO NE’ MONTI 60
CANOSSA 60
ti appartenenti a vecchie tradizioni, icappelletti sono serviti in tazza, l’ace-to balsamico è utilizzato con inusualegiusta parsimonia, i tortelli di zuccasono proposti con il soffritto stufato iltempo necessario, i “cazzag ai” ( p o-lenta irrobustita da fagioli borlotti) a-pre felicemente il pranzo o la cena.
Arnaldo, tuttavia, non cede il passofacilmente e continua a sfornare, im-mutati nel tempo, piatti di stretta or-todossia emiliana che portano il suoindelebile marchio, come la famosaspugnolata, i tortelli ripieni di ricot-ta ed erbette, i mitici carrelli dei bol-liti e degli arrosti con tutti i tagli bo-vini e suini previsti dalla tradizionee, per concludere in bellezza, le peresciroppate con lo zabaione e l’imman-cabile zuppa inglese. Un posto d’asso-luto prestigio li occupa anche Cà Ma-tilde a Quattro Castella, dove lo chefsi diverte con successo a interpretarein chiave più attuale la tradizione ga-
stronomica della zona, le lasagne gra-tinate con erbette e ragù o lo stinco dimaialino da latte insaporito da spina-ci e senape.
Troppo lungo sarebbe vagliare tuttii ristoranti, le trattorie e le osterieclassificati qui accanto. Mi limito asegnalare alcune ingenerose posizio-ni. Come quella del “Picci” di Cavria-go, che continua a puntare giusta-mente sull’aceto balsamico tradizio-nale, essendo stato uno dei primi ri-storatori in Italia a credere in questostupendo elisir di cucina che possonovantare soltanto Reggio Emilia e Mo-dena. Il suo locale propone sia la tra-dizione (ottimi i cappelletti in brodoristretto e i tortelli d’erbette al par-migiano-reggiano) sia qualche golo-sa innovazione. Ad esempio, consi-glio di assaggiare i gnocchetti d’or ti-che e ricotta conditi con un ragù digamberi. La carta dei vini è all’alte z-za della collaudata esperienza del
“p at r ò n ”. Analoga sorte tocca al“Mamma Rosa” di San Polo d’E nz ache, con giustificato successo, offre lacucina di mare pugliese in una pro-vincia che soltanto da pochi anni haimparato ad apprezzarla. Il ristoran-te è da visitare per le numerose pro-poste, tra le quali spiccano i gamberiviola con formaggio di capra su unletto di pasta all'uovo, il carpaccio diricciola con crema di zucchine e raperosse, il salmone scozzese affumicatoservito con una salsa di cachi, l’ham-burger di tonno con verdure, i cala-maretti velo accompagnati da unacrema di patate, il polpo bollito conpurè all’anice e le cappesante alla cre-ma d’asparagi. Tutte le paste fatte incasa offrono interessanti sughi di pe-sce, sposati con un’intelligente pro-posta di vini ad hoc.
A mio personale avviso, infine, laclassifica non rende giustizia nean-che alla “C ap a n n i n a ” di Viano per leproposte di funghi e tartufi, al “Lig a-bu e ” di Gualtieri che abbina cucinadi mare e tradizione reggiana e al“P r at e r ” di Sant’Ilario dove sono ungoloso must i cappelletti ripieni dibranzino, il guancialino di vitellobrasato al vino rosso con polentacroccante e la bavarese al torrone epistacchi su fonduta di cioccolato a-m a ro.
Dalla sommatoria dei giudizi dellemaggiori guide, insomma, emerge u-na cucina reggiana senza grandi no-vità, tenacemente legata al territorioe senza eccessi di modernismo. Pro-babilmente, proprio come la voglionoi reggiani.
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