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8/18/2019 Ekecheiria numero XI
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associazione culturalelibrerie storiche
e antiquarie d’italiafondata a milano nel 2004
PERIODICO DI INFORMAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE
Anno IXNumero 11 Aprile 2016
Ekecheiria organo d’informazione dell’Associazione Culturale Librerie Storiche e Antiquarie d’Italia a diffusione gratuita - Registrazione Tribunale di Milano n. 9098 del31/3/2004 Direttore: Giorgio Bagnobianchi - Progetto grafco: Flavio Bianchi - Sede: Galleria Vittorio Emanuele II, 12 - 20121 Milanoe.mail: libreriabocca@libreriabocca.com - CALS centro acquisti librerie storiche - cell. 339 6859871
Emilio Isgrò intervistato da Giorgio Bagnobianchi
Foto di Paola Arpone
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Lei ha sempre affermato che il gestodella cancellazione non è un atto ni-
chilista. Vorrei sapere da Lei qual è la
sua lettura del gesto e se, nel tempo,
questa originaria lettura non sia stata
modicata per un suo interno convin-cimento o per le mutate condizioni
culturali al contorno.
Nel 1964, quando le prime cancella- ture cominciarono a circolare per legallerie o vennero pubblicate qua e là,evidentemente il gesto non poteva es-sere che un gesto che si prestava adequivoci, in quanto nasceva nel climadelle avanguardie, di quegli anni. L’equi-
Intervista ad Emilio Isgrò, uno dei grandi
maestri dell’arte italiana del dopoguerra,
di fama internazionale, alla vigilia della sua
grande mostra antologica a Palazzo Reale a
Milano che si terrà a partire dal giugno 2016.
Intervista aEmilio Isgrò
voco si è rafforzato quando proprio daSchwarz io esposi i miei primi lavori,perché Schwarz era il gallerista di tut-
ti i dadaisti e surrealisti che venivanoalla ribalta in quegli anni. Di questo miaccorsi e lo percepii da subito comeun pericolo. Un pericolo, non perché inqualche modo io non dessi importanza
al dadaismo, ma perché capivo che unalettura del genere poteva diventareriduttiva. Cosicché, immediatamente,
trasformai il gesto in un segno, in unmateriale da costruzione, in un matto-ne per ricostruire le cose, perché evi-dentemente già allora, nonostante fossi
Giorgio Bagnobianchi
Da Poussinagli ImpressionistiTre secoli di pittura francese
dall’Ermitage
a cura di Clelia Arnaldi di Balme,
Enrica Pagella, Natalia Demina
192 pagine, 80 colori, brossura
Torino, Palazzo Madama
fino al 4 luglio 2016
I MacchiaioliLecollezionisvelatea cura di Francesca Dini
240 pagine, 192 colori e b/n
brossura
Roma, Chiostro del Bramante
16 marzo – 4 settembre 2016
Toulouse-LautrecLacollezionedelMuseodiBelle
ArtidiBudapest
a cura di Zsuzsa Gonda
e Kata Bodor
208 pagine, 170 colori e b/n
brossura
Roma, Museo dell’Ara Pacis
fino all’8 maggio 2016
Daido Moriyama in ColorNow, and Never Again
a cura di Filippo Maggia
480 pagine, 257 colori, cartonato
Modena, Foro Boario
fino all’8 maggio 2016
Dagli Impressionistia Picasso. I capolavoridel Detroit Institute of Artsmostra a cura di SalvadorSalort-Pons e Stefano Zufficatalogo a cura di Stefano Zuffi
120 pagine, 114 colori, cartonato
Genova, Palazzo Ducale
fino al 10 aprile 2016
Una produzione MondoMostre
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Edward Hoppera cura di Barbara Haskell
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con Luca Beatrice
160 pagine, 80 colori
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Bologna, Palazzo Fava
25 marzo – 25 luglio 2016
Aleksan dr Rodčenk oa cura di Ol’ga Sviblova
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Moscow House of Photography /
Multimedia Art Museum, Moscow
248 pagine, 270 colori, cartonato
Lugano, LAC Lugano Arte Cultura
fino all’8 maggio 2016
Tranquillo Cremonae la Scapigliatura
a cura di Simona Bartolena
e Susanna Zatti
144 pagine, 84 colori e 15 b/n
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Pavia, Scuderie del Castello
Visconteo
fino al 5 giugno 2016
Fumetto italianoCinquant’anni di romanzi
disegnatia cura di Paolo Barcuccie Silvano Mezzavilla
296 pagine, 135 colori e 70 b/n
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Roma, Museo di Roma
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PrimaveraSkiraLe novità e le grandi mostre
El Greco in ItaliaMetamorfosi di un genioa cura di Lionello Puppi
Catalogo: 152 pagine, 103 colori
brossura;Saggi: 320 pagine
138 b/n, brossura
Treviso, Casa dei Carraresi
fino al 10 aprile 2016
EgittoSplendore millenario
La collezione di Leiden a Bolognaa cura di Paola Giovettie Daniela Picchi
592 pagine, 531 colori, cartonato
Bologna, Museo Archeologico
fino al 17 luglio 2016
Andrea AppianiPittore di Napoleone
Vita, opere e documenti
(1754-1817)
Francesco Leone
368 pagine, 111 colori e 42 b/n
cartonato
Il Vetro degli ArchitettiVienna 1900–1937a cura di Rainald Franz
320 pagine, 350 colori e b/n
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Venezia, Isola di San Giorgio
Maggiore
18 aprile – 31 luglio 2016
Paolo ScheggiCatalogue raisonnéLuca Massimo Barbero con la collaborazionedi Franca e Cosima Scheggi Associazione Paolo Scheggi,Milano
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cartonato con cofanetto
Storia della BigiotteriaItalianaBianca Cappello
introduzione di Alba Cappellieri
160 pagine, 152 colori e 32 b/n
cartonato
www.skira.net
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molto giovane, mi accorgevo, in pienoclima neoavanguardistico, che le stesseavanguardie storiche rischiavano di di-ventare un’accademia.
A proposito di accademia: non fu
proprio Sanguineti a indicare la tra-
sformazione delle avanguardie in ac-cademia?
Sì, proprio così: l’accade-mia era desiderata da alcu-ni, come per esempio San-guineti, il quale, da buonprofessore universitario,diceva che bisognava faredell’avanguardia un’arteda museo. Forse lo dicevacon intenti diversi da quel-li che suonavano alle mieorecchie, ma letteralmen-
te diceva così ed è chiaroche io cercai di sfuggirealle morse di un destino
che mi avrebbe portatoper vie che non erano lemie ed accostato ad artistiche non consideravo mieicompagni di strada.
Se ritiene corretta la
definizione di “uomo”
come “essere comu-
nicante” e “l’umanità”
consistente nella “co-
municazione” o prioritariamente
nella “narrazione”: le sue cancellature
non potrebbero esser lette come una
cancellazione dell’uomo e della sua
umanità?
No, sono esattamente il contrario. Lecancellature restituiscono all’uomo,all’uomo contemporaneo, la possibilitàdi dire sì o di dire no. Perché le can-
Var Ve Yok, 2010-2012, 2 elementi 160x110 cm cad. , acrilico su tela montata su legno
Foto di Paola Arpone
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cellature sono la parte rovesciata dellinguaggio, dove il “no” e il “sì” coesi-stono, hanno una funzione puramentependolare o dialettica come si sarebbedetto negli scorsi decenni, quindi que-sto rischio, la negazione dell’uomo, as-solutamente non c’è. Ma non solo, essesegnalano drammaticamente la possibili-tà che l’uomo sia cancellato per sempre .La possibilità di portare un accento cri-
tico sulla comunicazione verbale, nonesclude che lo stesso accento, comeio ho fatto, non sia posto anche sullacomunicazione visiva. La cancellazionequindi restituisce esattamente all’uomoquelle facoltà critiche e conoscitive chela comunicazione mediatica a volte ri-schia di fargli perdere.
...e opera un recupero di silenzio.
Più che il silenzio recupera la possibilitàdi pesare le parole ad una ad una edi restituir loro il signicato originale o
originario, come se fossero pronuncia- te per la prima volta.
Lei ha agito, con la sua attività arti-stica, sullo spazio e sul tempo, come
nella sua opera “L’ora Italiana”. Trovoforti analogie nelle sue opere con i
non-luoghi e il non-tempo dell’antro-
pologo Marc Augé. Lei, possiamo ben
dire, opera in un contesto antropolo-
gico, la sua opera ha un forte conno-
tato antropologico...
Un connotato antropologico, certo! ... tanto è vero che io non uso materialinobilmente storici ma uso addiritturala cancellazione, non uso la scritturama la cancellatura, il suo rovescio checosì si trasforma in scrittura e quindiacquista una connotazione conoscitiva
e antropologica forte.
L’arte e la poesia riusciranno a resti-
tuire umanità alla nostra narrazione?
Certamente. È chiaro, tuttavia, cheun’operazione artistica per funziona-re deve lasciar sempre il sospetto chel’artista dica il contrario di ciò che vuoldire: altrimenti sul piano della comuni-cazione estetica non funziona. In fondolo stesso San Francesco di Assisi chediceva cose semplicissime, molto sagge,veniva considerato una specie di pazzoe di folle... sia pure un folle di Dio!
Lei è un artista che opera su molte-
plici linguaggi e con strumenti diversi,per tutti è un artista a tutto tondo!
...pittore, scrittore, comunicatore
...ma Lei come si vive? ...si sente piùartista di avanguardia o più un classicopittore?
Io mi sento un artista che opera nelproprio tempo. Non ho inseguito peròla contemporaneità come un obbligoculturale o, peggio ancora, sociale: l’horespirata semplicemente, respirando
tutto ciò che mi toccava da vicino. Èchiaro che anche il mondo che stavadietro di me, perché era venuto prima,alle mie spalle, me lo son tirato dietro.Ma rilevo che questo accadeva anchealle migliori avanguardie e quindi, quan-do noi leggiamo supercialmente lo
stesso Marinetti per via del “Uccidiamoil chiaro di luna!”, dimentichiamo che luiera persona coltissima, che mai avrebbebruciato un museo, anche se lo diceva.Sono cose che si dicono per scuoteregli insonnoliti, gli addormentati.
La poesia visiva è un lone artisticoitaliano che scorre attraverso il No-vecento e oltre. Lei come si colloca inquesta prospettiva che ha interessatotrasversalmente correnti, ideologie e
periodi storici diversissimi?Dal 1964-1965 al 1975 ho operatosostanzialmente come poeta visivo. Ba-sta guardare le storie culturali e le cro-
nache di quel periodo per capire chepeso ha avuto la mia opera in quellaesperienza. Un peso che gli storici con-siderano importante. Detto questo,però, a un certo punto ho capito chela mia strada doveva essere un’altra.
Lei denisce i suoi scritti come una“cancellazione della cancellazione”: ha
mai pensato ad un’opera graca cheattui questo capovolgimento: l’affer-mazione attraverso la doppia nega-zione?
Ho sempre affermato che due ne-gazioni in latino equivalgono a un sì:un’innità di cancellazioni, come quel-le da me realizzate, equivalgono a unsì alla vita e all’esistenza grande comeil mondo.
Quali sono i suoi rapporti con le Li-
brerie Storiche, che esistono e resi-
stono, e quale futuro pensa che pos-
sano avere in questo nostro compli-cato contesto economico e culturale?
Il fatto che io mi sia rivolto ai libri comesupporto principe del mio operareartistico signica che ho visto il libro
come pericolante, nel momento in cuiesso stava per sparire dalla scena del-la comunicazione umana e quindi l’hocancellato, non certo per distruggerloma per preservarne la sostanza dalmale che c’era dentro.É chiaro che avendo fatto questa ope-razione sui libri, che ripeto non ho di-strutto, ma assolutamente custoditoper sempre e per il futuro, lo stessodiscorso vale per le librerie che hosempre frequentato con la massimapassione, dove mi rifornisco per le mieletture e a volte, perché no, anche di
libri da cancellare.
Grazie Maestro e arrivederci a Palaz-zo Reale per la sua Mostra Antologica.
DA POCO IN LIBRERIA
San Zi Jing ovvero Il Classico dei tre caratteri
Abbasciano, Rima 84
Bacci, Rima 18
Bolis, Rima 79
Alvaro, Rima 29
Becca, Rima 27
Borio, Rima 88
Angelini, Rima 19
Bencini, Rima 32
Bussola, Rima 71
Arrivabene, Rima 63
Benedini, Rima 40
Bartolini, Rima 33
La più emozionante ed esclusiva avventura editoriale dei nostri tempi, nata dal viaggio che nel maggio
1987 ha portato Donatella Bertoletti in Estremo Oriente. È un piccolo libro cinese che per secoli
ha dischiuso la mente di un grande popolo. Dalla metà del XIII secolo fino agli anni Cinquantaè stato il primo libro usato nelle scuole dell’Impero prima e della Repubblica dopo.
Donatella Bertoletti e Giacomo Lodetti gli editori, Wang Ying Lin, Edoardo e Eileen Fazzioli gli autori,
Rodolfo Campi lo stampatore, Attilio Rossi il grafico, gli artisti, oltre cento, hanno partecipato ad illustrarele 90 rime del libro.Verranno presentati coi rispettivi lavori sulle pagine di Ekecheiria
a partire da questo numero 11-Anno IX-2016. Le 90 xilografie del testo cinese sono di Ligustro.
This meticulously resear-ched catalogue presents anauthoritative assessmentof the works of PompeoBatoni (1708-1787), oneof the 18th century’s mostcelebrated painters. Bornin Lucca.Edgar Peters Bowron2 volumi in cofanetto730 pagine testo in inglese
È una delle mostre più attesedel 2016
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«Non c’è niente da vedere su Saba?».Una signora di Bari ha varcato l’altro ierila soglia della libreria antiquaria Umber-
to Saba di via San Nicolò 30. E, da turi-sta culturale, si è prodotta nell’ennesimadomanda: «Non c’è niente da vedere su
Saba in questa città?». Niente.A parte la libreria antiquaria ovviamen- te. «Che è un’attività privata» tiene aprecisare Mario Cerne, storico gestoree glio di Carletto il commesso scelto
giovanissimo da Saba e poi diventatoprima socio e poi proprietario della li-breria antiquaria. «Non c’è niente. Tuttolì». E poi aggiunge: «C’è il museo sve-viano, il piccolo museo su Joyce, ma suSaba non c’è assolutamente niente».Un oblio assoluto. Un disinteresse tota-le. Un caso unico di masochismo cultu-rale. «Il 25 agosto 1957 si spegneva allaclinica San Giusto di Gorizia UmbertoSaba, considerato uno dei massimi poe-
ti del Novecento italiano assieme a Eu-genio Montale e Giuseppe Ungaretti»attacca il libraio nel giorno dell’anniver-sario mettendo a disposizione anche il
Mario Cerne per Saba
suo indirizzo e-mail per chi volesse direla sua (mario.cerne@iol.it). «Nel mon-do culturale nazionale e internazionalela sua opera “Il Canzoniere”, tradottain varie lingue fra le quali anche quellagiapponese per noi illeggibile, è cono-
sciuta dagli studiosi come quella del po-eta triestino. Per questo motivo vorreisapere quale risposta bisogna dare aglistudiosi e turisti che nella sua città nata-le cercano segni della sua permanenza»,dichiara Cerne.«Escluso la statua (di Nino Spagnoli sen-za la pipa, più volte trafugata, ndr), che èstata collocata per la caparbietà dell’exassessore Franco Bandelli, il busto ingiardino pubblico, la tomba restauratanel 1995 per merito del Rotary Club ele tabelle poste nelle tre vie che lui haillustrato - spiega il gestore della libre-ria antiquaria -, non vi è assolutamenteniente e lui ben novanta anni fa nellapoesia “Trieste” aveva già identicato le
caratteristiche di questa nostra mera-vigliosa città che pur troppo possedevae possiede una scontrosa grazia che la
fa assomigliare a un ragazzaccio con lemani troppo grandi per donare un o-re». Neppure un “cantuccio” a lui dedi-cato (La mia città che in ogni parte èviva, / ha il cantuccio a me fatto, alla miavita / pensosa e schiva»).
Inoltre nessuno sponsor cittadino, fraquelli che esistevano no ai nostri gior -ni, ha mai pensato d’istituire un premioletterario dedicato al poeta simile al
tipicamente friulano premio Nonino»,continua con sottile ironia Cerne. Ironiache sfocia alla ne in sarcasmo: «Certo
che in una città che in sessant’anni nonha saputo come sfruttare seicentomilametri quadrati di porto, non si può pre-
tendere che le istituzioni possano pen-sare a qualcosa di molto più modestoche ricordi il personaggio.Forse si può sperare in un’evoluzionecittadina in occasione del 150° anniver-sario della nascita nel 2033 o nel 2057per il centenario della sua morte.Ai posteri la speranza della realizzazio-ne». Ardua quanto è una sentenza.
Fabio Dorigo da Il Piccolo di Trieste
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Mardi 6 septembre 2016 à 20 heures
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TORNIAMO ALL’ETICAPROTESTANTE
Non essendo un economista, temevo dinon possedere gli strumenti adatti perparlarvi di questo libro: ma dopo averlo
letto, ho capito che Dahrendorf si rivol-ge proprio a chi, come me, non si eramai interessato a comprendere come lacrisi economica attuale sia cominciata esi sia sviluppata, e soprattutto come neverremo fuori.Con parole semplici, glie di una cono -scenza sconnata della materia e di una
padronanza assoluta dell’argomento,l’autore ci guida con gaudio nella giun-gla dei disastrosi avvenimenti nanziari
accaduti sino al 2009, spiegandoci comeil vero mutamento sia avvenuto (o siastato indotto) nella nostra mentalitàancor prima di tradursi in un inevitabilecambiamento economico: il capitalismodi debito ha soppiantato quello di con-sumo, il quale aveva già sostituito il ca-pitalismo di risparmio basato sui valoriprotestanti.”Dobbiamo allora augurarci un ritornoall’etica protestante di benedetta me-moria? È verosimile un ritorno del ge-
nere?”Non posso svelarvi la risposta, ma possoassicurarvi che questo libro è tanto pic-colo quanto prezioso.
Ralf Dahrendorf Dopo la crisi
Torniamo all’etica protestante?
Sei considerazioni critiche
Postfazione di L. Leonardi,trad. di M. SampaoloEditori Laterza
ALBERT EINSTEIN
Prima di leggere questa biograa, Ein-stein rappresentava per me un puntointerrogativo; certo, sapevo quello chesanno tutti, poiché tutti sanno qualco-
sa di lui, anzi oserei dire che quasi tuttisanno le stesse cose: che ad esempioAlbert non fosse uno scienziato dallacapigliatura militarmente ordinata, oche a ventisei anni abbia scombinato lascienza in cui tutto il mondo credeva
da trecento anni, è cosa nota a tutti.Ma vi siete mai chiesti chi Einstein fos-se realmente?Uno scienziato, naturalmente, maquanto rivela di un uomo la sua pas-sione e professione, seppur questa loaccompagni per tutta la vita?Quanto non sappiamo di questa per-sona che ha costruito con le sue mani(o meglio con la sua mente) le colon-ne portanti di quell’edicio chiamato
scienza?Che tipo di vita ha condotto?Che cosa ha signicato per lui l’amore?
Quali ideali aveva, si è speso per loro?Quanta pressione ha esercitato sullasua vita il peso di una genialità raracome una malattia sconosciuta?Le domande sarebbero innite, ma tro-verete tutte (o quasi) le risposte in que-sto brillante testo di Vincenzo Barone(docente di Fisica teorica all’Universitàdel Piemonte Orientale), il quale è stato
tra l’altro perfettamente in grado di tra-sformare le più alte conoscenze scien-
tiche in un metro espositivo semplice,
chiaro e comprensibilissimo.Questo libro è una chiave con cui po-
trete aprire la porta dell’esistenza diEinstein per ripercorrerla sin dalla suainfanzia, in modo da avere alla ne un
quadro completo dei vari aspetti e av-venimenti della sua vita, non solo i piùnoti ma anche quelli su cui si sa benpoco, come la recente scoperta di unglio che lo scienziato ebbe in giovane
età con la sua prima moglie, e che permotivi ancora oscuri (probabilmente lamorte prematura o l’afdamento) sarà
dimenticato e mai più citato in alcunalettera o documento.Consigliato davvero a tutti, non solo agliappassionati di scienze.
LIBRERIA LATERZA DI BARI
SEVERINO MARCO AURELIO
LA FILOSOFIA OVERO IL PERCHÈDEGLI SCACCHI (segue) DELL’AN-TICA PETTIA. Per cui chiaramente simostra prima l’articio della fabrica
universale, poscia la ragion particolaredella ordinanza & degli andamenti tuttidegli Scacchi. Napoli, a spese d’AntonioBulifon, 1690.In-8 p. (mm.214x160), 2 opere in 1 vol.,p. pergam. coeva, tit. ms. al dorso, taglirossi, in astuccio mod.La losoa overo il perchè degli scacchi,
4 cc.nn. (compreso il ritratto in meda-glione dell’A. eseguito da A. Magliar),120 pp.num. La p. 14 è interamenteoccupata da una gura in rame che il-lustra una scacchiera coi pezzi. Al fron-
tespizio impresa tipograca, ornato da
fregi, iniz. e nalini. E’ questo un “tratta- to non tanto per lo gradevole scherzo,quanto per la riposta contezza dellecose pregiato, di M. Aurelio Severinoda Tarsia su’ Crathi, medico & losofo
napoletano. Dedicato a Benedetto Ca-racciolo, signor di Pannarano negli Hir-pini”. (segue) Dell’antica Pettia overoche Palamede non è stato l’inventordegli Scacchi. Trattato... nel quale si dàpiena contezza non solo de’ Scacchi, madi più giuochi degli antichi, non menodilettevoli, che necessarii all’intelligenzadi molti luoghi di Greci & Latini scrittori.Dedicato a Salvator Pappacoda, primo-genito del Principe di Centola & Mar-chese di Pesciotto”, 4 cc.nn. (compreso
il ritratto di Severino in medaglione,come il precedente), 64 pp.num. (malnum. 82), 2 cc.nn. (Bulifon ai lettori edErrata). Eruditissima trattazione sul gio-co degli scacchi. Le due opere , alquantorare, sono in edizione originale e sonostate pubblicate postume, grazie all’in-
teresse dello stampatore Bulifon che,come scrive nella lettera ai lettori, ven-ne in possesso dei manoscritti originali.“L’A., Marco Aurelio Severino (Tarsia,Cosenza, 1580 - Napoli, 1656) è consi-derato il piùgrande chirurgo dell’epoca.A Napoli, per le sue idee innovatrici, fuprocessato dal tribunale dell’Inquisizio-ne e imprigionato. In seguito però fu ri-abilitato e chiamato alla cattedra di me-dicina ed anatomia… Gli ultimi anni diSeverino, membro dell’Accademia degliOziosi, furono dedicati alla compilazio-
ne di opere su temi di pura divagazioneletterar ia, come la losoa degli scacchi
e dell’antica Pettia, che testimoniano isuoi variegati interessi”.
€ 5.900
PHILIDOR FRANÇOIS-ANDRÉDANICAN (dit)
L’ANALYZE DES ECHECS. Contenantune nouvelle méthode pour appren-dre en peu de tems à se perfectionerdans ce noble jeu. Londres, 1749. In-8p. (mm. 201x122), p. pelle bazana coeva,
decoraz. e tit. oro su tassello al dorso, tagli marmorizz. (in astuccio mod.), pp.XIV,162, fregi xilograci al frontesp. e al
verso dell’ultima carta; dedicato a “SonAltesse Royale le Duc de Cumberland”.Prima edizione di questa celeberrimaopera “considered the cornerstoneof modern chess strategy”. “Philidor,nome d’arte di una famiglia di musici-sti francesi il cui cognome era Danican.François-André (1726-1795), allievo diCampra, fu autore tra l’altro di oltreventi opéras-comiques e può essereconsiderato, per talento creativo e abi-lità tecnica, uno dei maggiori compo-sitori teatrali francesi del Settecento.Coltivò pure, facendone una secondaprofessione, il gioco degli scacchi, impa-rato in giovane età da de Kermur, Si-gnore di Légal, e per oltre quarant’annine fu l’incon-trastato campione in Fran-cia, Olanda, Germania e soprattutto inInghilterra dove, dal 1793, si stabilì. Di
grande importanza una sua pubblica-zione giovanile l’Analisi degli scacchi(Londra, 1749, poi intitolata Analisi delgioco degli scacchi nelle oltre sessantaedizioni successive in varie lingue) in cui,rifacendosi in parte a Ruy Lopez, cercòdi esporre, in forma piana e accessibilea tutti, i principi delle varie fasi del gioco(apertura, mezzo, nale); nella prefazio-ne di quest’opera è contenuta la de-nizione, rimasta proverbiale: ‘I pedoni..sono l’anima degli scacchi’”.Così Enciclopedia Larousse, XI, p. 505.Cfr. Brunet, IV, 607 per un’ediz. di Lon-dra, 1777: “belle édition de cet ouvragerecherché” - Choix de Olschki,II, 2618cita un’ediz. del 1821 e traduzioni in in-glese del Sette e Ottocento.Esemplare ben conservato.
€ 4.000
LIBRERIA MALAVASI DI MILANO
LOLLI GIAMBATISTA
OSSERVAZIONI TEORICO-PRATI-CHE SOPRA IL GIUOCO DEGLISCACCHI.Ossia il giuoco degli scacchi esposto nelsuo miglior lume da Giambatista Lolli,Modenese. Opera novissima.Bologna, nella Stamp. di S. Tommasod’Aquino, 1763.In-4 p. (mm. 307x210), cartoncino ru-stico coevo (risg. rifatti), tit. ms. al dorso(con abrasioni), pp.num. (4),632.Dedica dell’autore al nobile fra Anto-
nio Montecuccoli. “Contenente le leggifondamentali: i precetti più purgati: lemigliori aperture: le più essenziali termi-nazioni del Giuoco: una scelta Centuriadi elegantissimi partiti: in somma tutto ilmigliore degli antichi e moderni Autori, eGiuocatori riformato, ricorretto, ed ap-pianato conforme l’esigenza, e arricchito(oltre un Indice copioso ed esatto) dimoltissimi avvertimenti, e dichiarazionivalevoli ad istruir pienamente chiunquedesideri d’apprendere con fondamentole regole, gli artizi, e le nezze di questonobil Giuoco”.Prima ed unica edizione del trattato delLolli, giocatore e teorico degli scacchi(Nonantola 1698-1769).La sua importante opera integra e con-
tinua quella dell’Anonimo Modenese(Ercole del Rio) Sopra il Giuoco degliScacchi (1750), arricchendola di notee completandola con un centinaio dinali di cui molti originali. Vi sono com-
prese: una lettera di Del Rio, inviata adun amico in cui espone alcuni precettigenerali, considerata a lungo “carta fon-damentale per il gioco degli scacchi inItalia; una seconda lettera di Del Rio, incui venne recensito il libro di “Philidor”;alcuni commenti teorici delle partite;cento partiti pratici (nali), di cui 29 di
Del Rio, e 11 dello stesso Lolli; tre par- titi di sottilità (problemi) del Lolli.Il Del Rio fu uno degli avversari prefe-riti dal Lolli, e otto posizioni di partitegiocate fra i due grandi modenesi nel1755,1756 e 1757, vennero pubblicatenella presente edizione.Nell’Ottocento l’opera del Lolli godet-
te di grande fortuna.Fresco esemplare con barbe, ben con-servato, in astuccio moderno.
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Vincenzo Barone Albert Einstein
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DIALOGO SULLA STORIA
Quando si parla di un libro scritto da Jean-Pierre Vernant o da Jacques Le Goffè facile immaginare un viaggio all’internodel mondo greco o medievale; è univer-salmente noto l’inestimabile contributodonato da questi storici, indubbiamentedue tra i più grandi del Novecento, allaconoscenza ed allo studio della storiaomnia ed in particolare dei due sopra-citati temi a loro più cari.E così risulta insolito leggere la vocedi Le Goff che narra di quando, daadolescente, ebbe l’audacia di dare delridicolo a suo padre che si riutava di
entrare nella basilica di Saint-Sernin aTolosa per motivi religiosi (o meglioantireligiosi); l’interesse del giovane Jac-ques era, sin da allora, rivolto all’arteed al Medioevo.Ebbene, in questa trasposizione scrit-
ta delle conversazioni a tre voci tra i
due giganti della grande scuola storicafrancese ed il conduttore radiofonicodel programma “À voix nue”, trove-rete anche gemme lucenti di curiosi-
tà (come quella che vi ho anticipato),incastonate negli aurei dialoghi chespaziano dai maestri dei due mae-stri al percorso di studio e di ricercacompiuto nelle loro vite, passandoper brillanti confronti sulle tematichecentrali della loro produzione, comel’importanza fondamentale del teatronella società greca e della cristianità inquella medievale. Consigliato ai profani,imperdibile per gli amanti.
Jacques Le Goff, Jean-Pierre Vernant Dialogo sulla storia
Trad. di M. SampaoloEditori Laterza
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grazie ad un’instancabile attività di promozione del libro.
Recensioni a cura di Giovanni Lombardo
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SEI NUOVI GIRASOLICOLLANA DIRETTA DA
GIORGIO BAGNOBIANCHI
Palazzo Arese Borromeo di CesanoMaderno (MB) è, senza ombra di dub-bio, uno dei Palazzi di epoca baroccapiù rilevanti d’Italia, per i suoi valoristorico-artistici e culturali.Questo per una serie di particolaricaratteristiche ed unicità che lo distin-guono. Il Palazzo ci è pervenuto con-servando in gran parte i suoi aspettiseicenteschi, senza subire nei secolisuccessivi trasformazioni tali che lopotessero snaturare nella valutazionegenerale. Da qui la straordinaria unita-rietà dei valori architettonici, scultoreie pittorici. Che sono tali per un mo-
tivo fondamentale: la ferrea volontàdi Bartolomeo III Arese di costruire ilsuo Palazzo con precisi e puntuali si-
gnicati culturali che rispecchiassero lasua concezione ed esperienza di vita.Anzi, sono convinto che il bisogno, di-rei l’urgenza, di Bartolomeo III era pro-prio quella di esprimere, raccontare equindi lasciare ai successori il suo “pen-siero concreto” come potremmo direoggi. Non, quindi, in un libro che poinisce negli scaffali di una libreria, ma
in una realizzazione che viene vissutae partecipata quotidianamente e nel-la quale, vivendola, assorbi e conosci ilpensiero di un uomo. È proprio questoil valore primario del Palazzo cesanese:ogni suo aspetto è signicante, ti parla,
e non solo il linguaggio della bellezzaestetica, ma quello vero del riscontrodei valori storici, losoci, religiosi, na-
turali etc. che si fanno realtà per l’e-sperienza diretta della vita, siamo cioè
in colloquio costante con i risultati ele riessioni dell’uomo Bar tolomeo, un
grande uomo (i milanesi lo avevanosoprannominato “il dio di Milano”: Se-natore, Presidente del Magistrato Or-dinario, componente del Consiglio Se-greto, Reggente onorario del Consigliod’Italia e Presidente del Senato), chepone come centro del suo interesse,come riferimento e guida del suo agirela Cultura. Non che le ricchezze, il po-
tere, non fossero nelle sue corde, anzi,ma vennero gestiti come necessari eopportuni strumenti per perseguire leproprie idee e convinzioni senza timo-ri. Nell’arco di meno di un ventennio,dal 1654 circa al 1670, possiamo direche l’opera era in buona parte realizza-
ta con completamenti successivi sino al1674, anno della morte di Bartolomeo
L’UNICITÀ DI PALAZZO ARESE BORROMEODI CESANO MADERNO
III e oltre, da parte della glia Giulia, fe-dele alle istanze paterne.A dimostrare le scelte personali diBartolomeo III è l’aspetto esteriore delPalazzo, di estrema semplicità. Intonacibianchi, nessun elemento decorativosia in rilievo che dipinto, intorno allenestre nessuno stipite e rilievo, sola-mente del bugnato rustico attorno alportale e lo splendido balcone in ferrobattuto del salone del piano nobile. Eraprevisto qualche elemento in più, maassolutamente ininuente all’aspetto
generale. Tale austerità continua anchenel cortile interno, dunque dimostrauna scelta precisa e che si impone, unascelta che va contro lo stile architet-
tonico del tempo il Barocco, che persua natura è ridondante, mosso ed ar-
ticolato nelle sue componenti. Nulla, senon le dimensioni, arrivando a Palazzodichiara importanza o monumentalità,ma questa si manifesta prepotente-mente nel ricchissimo apparato degliaffreschi del suo interno. Il gusto deicontrasti è giocato sapientemente.Le sale del piano terra presentano gliaffreschi in medaglioni con cornici instucco colorato, al centro delle volte,i soggetti sono tratti dalla mitologiaclassica, ma in essi bisogna leggere gliaggiornamenti alla contemporaneitàe alle vicende dell’Arese. Nelle vele enelle lunette di queste sale si è aggiun-
ta una decorazione rococò, ad affresco,negli anni Quaranta del Settecento.
Le pareti sono semplicemente into-nacate in quanto ospitavano l’impor-
FERRARIL’ARTISTA
Illustrato da
una tecnica mista diGünter Pusch
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Illustrato daun pastello a olio diClaudio Granaroli
UNTERBERGER DOMANI
Illustrato dauna tecnica mista diDomenico Masotti
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tante quadreria, ma con la specicità
che ogni sala aveva una tematica benprecisa: sala dei ritratti Arese, sala del-le Principesse, sala dei Cardinali, saladei ritratti degli Asburgo d’Austria ecosì via. Estremamente signicativa è
la Galleria al Giardino in cui affreschie dipinti costituiscono un insieme alta-mente simbolico: gli affreschi della voltarafgurano tre modi diversi di vivere
l’Amore, nelle 14 lunette le rafgura-zioni di virtù minori, oltre alla Giustizia,di caratteri e atteggiamenti positivi aiu-
tano l’uomo nel compiere le propriescelte di vita, mentre nei dipinti sullepareti si riscontravano gli esiti positivi onegativi delle scelte fatte dai vari per-sonaggi della storia antica o del vec-chio testamento.. Un insieme dunqueche con l’amore, elemento fondantela vita, le virtù, utile aiuto per scegliereil meglio e i risultati delle scelte com-piute, ribadisce quanto ognuno di noiè responsabile delle proprie azioni. Dinotevole originalità l’Appartamentoalla mosaica (oggi detto Ninfeo) in cuipareti, softti e pavimento sono rivesti-
ti da un mosaico di piccoli sassolini diume bianchi e neri con eleganti dise-gni barocchi e con affreschi (sviluppantiil tema della Moderazione), la cui fun-zione era precipuamente quella di pic-colo cenacolo culturale. Un’altra saladel pianterreno era dedicata ai ritrattidella famiglia Arese, tra cui ovviamentequello di Bartolomeo III, recentemente
riallestita (con progettodell’Associazione Vivereil Palazzo e il GiardinoArese Borromeo) tra-mite le riproduzioni adalta fedeltà dei dipintioriginali, attualmenteall’Isola Madre del LagoMaggiore, proprietà diCasa Borromeo.Salendo al piano nobiledi Palazzo, gli affreschirivestono completa-mente le pareti, mentrei softti sono tutti in legno a passasot-
to e decorati. Notevole lo Scalone diferro o delle Armi (Stemmi) in quan-
to sulle pareti sono r afgurati ben 47
stemmi, straordinario e raro esempiodi araldica seicentesca in Lombardia.La serie di Sale che si susseguono, convarianti di percorso, sono tra i capo-lavori del secondo seicento lombardo,opera dei maggiori pittori dell’epoca:Giovanni Doneda il Montalto col fra-
tello Giuseppe, Giovanni Ghisol, Giu-seppe Nuvolone, Ercole Procaccini ilGiovane, Antonio Busca e, recente at-
tribuzione, Giovan Battista Costa.Ogni Sala (24 quelle con affreschi)svolge una tema particolare, ma lastrutturazione generale vale per tutte,infatti i singoli soggetti od episodi sonorafgurati all’interno di Quadrature ar -chitettoniche, ulteriore elemento checontribuisce all’unitarietà del Palazzo.
Tra le Sale più signicative quelle: delle
Rovine, ben tre le Sale dipinte a Bosca-reccia sulle cui pareti viene rafgurata
la natura con ampi paesaggi che assu-mono valenze diverse per ogni sala, ilSalone dei Fasti Romani (serie di epi-sodi della storia d i Roma), del Castello,rappresentazione esatta di come eraall’epoca il Castello Sforzesco di Mila-no, dei Porti di Mare, degli Eremiti, del-le Colonne (qui erano appesi la seriedei ritratti degli Asburgo di Spagna), lastraordinaria Galleria delle Arti Liberali,la Cappella privata dedicata a S. PietroMartire, la Sala dei Motti. Il percorso siconclude obbligatoriamente sulla Log-gia, unica in Lombardia al piano nobile,che per le sue armoniose misure e ilsuo rigore si direbbe più brunelleschia-na che barocca. Da qui un affascinantepanorama sullo straordinario Giardino,di quasi 100.000 mq, dove, oltre alle es-senze arboree impor tanti: carpini, tassi,
tigli, querce e una gr andiosa imposta-zione “all’italiana” nella parte prospi-cente al Palazzo, sono presenti Statuerichiamanti il mondo classico e rina-scimentale di cui sviluppano ulteriori
simbologie e tematiche, l’Uccelliera, ilCasino Ovale oggi detto Tempietto delFauno, la Fontana barocca, la Fontanadel Mascherone. Palazzo Arese Bor-romeo, acquisito dall’Amministrazio-ne comunale di Cesano Maderno nel1987, quindi, non solo interessa e affa-scina, ma per chi ha sensibilità, coinvol-ge fortemente e dopo la prima visita il
tornare permette di cogliere ulterioriparticolari e rafnati passaggi, come
dicevo all’inizio: l’incontro iniziale si tra-sforma in ascolto, in amicizia costante,in me continua da oltre vent’anni.
Corrado Mauri
DE LUCA EDITORI D’ARTE S.R.L.Via di Novella 22 - 00199 Roma Tel. (+39) 06-32650712 Fax (+39) 06-32650715
E-mail: libreria@delucaeditori.com www.delucaeditori.comPromozione: Dehoniana Libri S.p.A. Distribuzione: Proliber s.r.l.
Oltre settecento opere, tra dipinti, sculture, disegni, incisioni, miniature, cere, vetri, por-cellane ed arredi, compresi in prevalenza tra il XVI e il XX secolo, compongono la vastaCollezione Marabottini, allestita in permanenza su due piani di Palazzo Baldeschi in Perugia,
secondo il volere del Collezionista, Sandro Marabottini (1926-2012) a lungo docente di Storia
dell’arte presso l’Università di Perugia, autore di numerosissimi scritti che spaziano dal
medioevo al XIX secolo, ha infatti stabilito di lasciare agli studenti di questa Università –
affidandone la gestione alla Fondazione Cassa di Risparmio della città – la sua ricca raccolta
d’arte, affinché servisse da vera e propria “palestra” reale e non virtuale per gli studenti di
storia dell’arte, che in tal modo possono avere un contatto diretto con la fisicità delle opere e
con le materie di cui sono composte, maneggiando, con l’assistenza di personale specializzato,
in un’apposita Sala di Studio, i diversi materiali che compongono la collezione.
Il Catalogo dà conto di tutte le opere della Collezione, divise per generi e precedute da diversi
saggi introduttivi, con ampie schede scientifiche redatte da 97 specialisti dei singoli.
ALESSANDRO MARABOTTINI MARABOTTI grande storico dell’arte, autore di studi serissimi, accademico di lungocorso, voce quasi sempre fuori dal coro, polemista e fustigatore del malcostume diffuso sopratutto negli ultimi decenni inmateria di «Beni» culturali, era nato nel 1926 a Firenze
La collezioneMARABOTTINIin Palazzo Baldeschi a Perugia
a cura di AA.VV.
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Palazzo Arese Borromeo è visitabile da marzo a ottobre (escluso agosto) la domenica con visite guidatealle ore 15,30 - 16,00 - 16,30. Per gruppi oltre le 10 persone su prenotazione all’Ufcio Cultura del Comune di Cesano
Maderno tel 0362 513428- 455, mail: cultura@comune.cesano-maderno.mb.it (oppure presso Vivere il Palazzo eil Giardino Arese Borromeo o direttamente on line sul sito www.vivereilpalazzo.it )
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ALVIANIBALDESSARIBARTOLOZZIBAUHUSBEAVERSBERNASCONIBINÉSBORDONIBRAVOCARMICASTELLANIDIACONOFONTANAGENTILINIGRIGNANIKLEIN, E.KOUNELLISLA PIETRALEE BYARSLLIMÒSMAMBORMICCININANNI
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Four Events and Reactions
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allo Stedelijk Museum, Amsterdam,
novembre 1975-gennaio 1976
Centro Di, Firenze, 1975
Luigi Ontani.
Acervus
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stampato in India in 2500 copie
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Edizioni del Cavallino, Venezia, 1966
200 esemplari numerati e firmati
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impaginazione di Giorgio Colombo;
foto di Giorgio Colombo, Ugo Mulas,
Uliano Lucas, Franco Angeli
Achille Mauri Editore, Milano, 1968
Eugenio Miccini.
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Le ultime parole famose
Edizione a cura dell’autore,Torino, 1967
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Ho perso un amico e ho provato ungrande dolore, era un autentico bibliolo,
amante dell’arte e dei bei libri. Possedevauna delle più complete collezioni di co-dici che abbia mai visto tra le bibliotechedei clienti della Libreria Bocca. Primeg-giano il facsimile della Bibbia di Borsod’Este nella preziosa e rara riproduzionea grandezza naturale edita da Panini, ilBreviario Grimani e il libro d’ore Visconti.
L’ultimo saluto gli è stato dato dai fami-gliari e dai numerosi amici sabato 20 feb-braio, nella Parrocchiale di Santa Mariadel Rosario a Milano. Lo ricordo venirein libreria ogni domenica dopo le 5 a tro-varmi in compagnia del glio Antonello a
rifornirsi degli ultimi cataloghi di mostre,commissionandomi i saggi d’arte perla nipote Floriana Conte, una giovanepromettente studiosa nella quale ripo-
Agorà, che signica raccogliere, radunare, è il termine con il quale nellaGrecia antica si indicava la piazza principale della Polis. La nostra Polis èquesto periodico «Ekecheiria» che esce quando gli sponsor ce lo conce-dono e il presidente della nostra associazione con i suoi collaboratori è
in buona salute, elemento questo che , dati i tempi che stiamo vivendo, è ilsolo sul quale si possa contare. L’agorà è diventato il centro della Polis, inparticolare dal punto di vista economico e commerciale, in quanto anchesede di mercato. Come dovrebbe accadere per noi librai storici. La mo-dernità offre i vantaggi di essere collegati a grandi distanze. Qui andrannodiscusse le nostre proposte per superare la crisi. Qui andranno inviatele vostre segnalazioni su quanto accade nel territorio dove esercitate lavostra professione.L’obiettivo dell’Associazione non è solo fermare l’emorragia delle librerie, anchetrovare il modo di mantenere il mercato indipendente nonostante la scarsa pro-pensione degli operatori a fare squadra. Bene il modello del Comune di Milano,con l’Amministrazione di Giuliano Pisapia, che ha deliberato per le librerie storiche
il vincolo dell’attività, canoni di locazione sostenibili e collaborazione tra pubblicoe privato nello sviluppo dell’attività. Bene anche la Direzione Generale Bibliotecheche su incarico del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo haproposto disposizioni scali agevolate e agevolazioni nanziarie attraverso l’isti-tuzione presso il Ministero di un fondo per contributi e la Giornata delle libreriestoriche da tenersi annualmente con un programma volto alla promozione dellalettura ed alla conoscenza del patr imonio bibliograco italiano.
AGORÀ neva una grande ducia, sostenendonele ricerche. E aveva visto giusto perchéa breve quelle ricerche sarebbero statepubblicate in libri: Tra Napoli e Milano,viaggi di artisti nell’Italia del Seicento, DaTanzio da Varallo a Massimo Stanzione,Salvator Rosa, Cronache vasariane. e arti-coli approdati, in lingua inglese, sulle pagi-ne del The Burlington Magazine, dal 1903la pubblicazione accademica più presti-giosa al mondo. I nostri primi argomentidi conversazione riguardavano il Milan.Pietro conosceva tutto dei giocatoridell’allenatore e soprattutto del patronBerlusconi. Mi raccontava dei processiche seguiva non criticando mai lo statopenoso in cui versa la giustizia Italiana.Ricordo che si era occupato di una ri-chiesta di pagamento ingiuntami da una
Casa d’aste di Zurigo per un presuntoacquisto di un mobile antico. Tra la sor-presa generale scoprimmo che un igno-
to aveva battuto il mobile fornendo lemie generalità. In libreria per intrattenereAntonello seguivo al computer le regi-strazioni delle partite commentate daAnnarumma le cui telecronache urlatelo facevano divertire da impazzire. Eranomomenti di sane collegiali risate. Parla-va spesso anche delle imprese del glio
che non abbandonava mai. Antonello aMonza alla Formula Uno, Antonello acavallo, Antonello dal papa, Antonello abraccetto con Naomi Campbell. Forma-vano una coppia amata dagli amici dellalibreria che conoscendo le loro abitudinili aspettavano per incontrarli. Tutti ammi-ravano quel padre per l’amore e le cureche prodigava al glio. Insieme avevano
anche inviato una lettera al sindaco perpregarlo di non sfrattare la libreria Boccadalla Galleria Vittorio Emanuele e non
privare loro e molti milanesi di quell’an- tico luogo, rituale approdo culturale. L’hastrappato alla vita anzitempo, a soli 66anni, un male incurabile, con lui la nostraAssociazione e le Librerie Storiche d’Ita-lia perdono un sincero sostenitore cheoffriva gratuitamente la propria assisten-za. a quelle in difcoltà per gli aumenti
incontrollati dei canoni d’aftto. Si era
laureato in legge nel 1974 e s’era trasfe-rito a Milano dal sud nel 1975 aprendouno studio legale che gli avrebbe dato,coadiuvato dalle sorelle della moglie l’ef-cienti Filomena e Mar ia Teresa Federico
e dalla nipote Avv. Serena Conte, fama esuccesso. Ora sono e siamo tutti un po’più poveri e il dispiacere è grande per-ché non possiamo fare niente mentre larassegnazione non è certo il mio forte.
Giacomo Lodetti
IN MEMORIA ED IN ONOREDI AMEDEO COCCHI
Tutto iniziò nei primi mesi del 2011quando un collezionista mi inviò alcunefoto della coppa qui a lato indicata, chie-dendomi un parere di massima sull’au-
tenticità, validità, luogo di produzione e
sul valore approssimato di mercato.La coppa fa parte di una serie mol- to numerosa, prodotta tra il 1530 e il1550 circa, in un centro di produzionedell’Italia Centrale, specializzato nel lu-stro metallico, sino ad oggi indicato inGubbio o Deruta, senza però proveconcrete. Notai subito che il Santo Ve-scovo rappresentato in rilievo sul cavet-
to era Cerbone, Discepolo di S. Regolo,Patrono e Vescovo di Massa Marittima ePopulonia (Piombino), vissuto nel VI sec.,originario del Nord Africa. L’iconograa
caratterizzante Cerbone è un gruppo dioche selvatiche che si narra guidarono ilSanto nel suo viaggio verso Roma in Va-
ticano, chiamato dal Papa Virgilio; inoltresullo sfondo del cavetto è rafgurata, alla
sinistra del Santo, una torre medioevalesimile a quella del Palazzo Comunale diMassa Marittima che, posta accanto allaCattedrale dedicata al Santo, delimita sullato sud-sud ovest una delle piazze più
belle d’Italia. Mi trovavo già in Toscana equindi mi recai immediatamente a MassaMarittima dall’allora Vescovo Monsigno-re Giovanni Santucci, altro personaggiostraordinario e protagonista di questavicenda insieme ad Amedeo Cocchi.Osservò attentamente le foto della cop-pa, riconobbe subito l’iconograa di S.
Cerbone, mi fece alcune domande sul-le tecniche realizzative del lustro e delleparti a rilievo, poi mi guardò negli occhi emi chiese: “mi garantisce che è buona?”.Certo che era buona e anche intatta!Il colloquio durò per circa un’ora, suf-ciente a Mons. Santucci per capire l’im-portanza di acquisire questa coppa perle collezioni del locale Museo, non tantoper i contenuti ar tistici, plastici e pittorici,quanto per il grande valore storico per ladiocesi e per l’intera Comunità. Mi chie-
se alcuni giorni per decidere e poi alcunimesi di tempo per raccogliere il denarooccorrente all’acquisto. Il collezionistaproprietario della coppa voleva vender-la perché aveva un impellente bisognodi incassarne il controvalore, e qui inter-venne Amedeo Cocchi che si impegnò acomprare subito la maiolica e a darla inopzione per l’acquisto a Mons. Santuccio ad altra Istituzione locale, allo stessoprezzo, per la durata di un anno. L’ami-co Amedeo era un Cattolico praticantema credo che in questo caso rinunciòad uno dei principi cardine di ogni at-
tività commerciale: “quando faccio pari,perdo!”, principalmente perché rimaseprofondamente colpito dal carisma, dal-la personalità, dalla forza della fede che
traspariva dallo sguardo e dalla gura del
Vescovo Santucci. La vicenda si conclu-se felicemente nell’autunno dello stessoanno; Amedeo Cocchi, ormai ottanten-ne, si recò da Milano a Massa Marittima,accompagnato dalla nipote Georgia,per consegnare la Coppa di S. Cerbonead un altro Vescovo che per lui era giàcandidato alla santità. Nel periodo in cuila coppa rimase a Milano nelle mani diCocchi, ebbi la possibilità di studiarla afondo e scoprii che esistevano altre tremaioliche dello stesso tipo, sempre con S.Cerbone nel cavetto, in collezioni pubbli-che ed un’altra già nella collezione Adda,ma attualmente dispersa. Naturalmente,come faccio spesso quando mi imbattoin una serie di maioliche particolarmen-
te interessanti, mi documentai su tuttociò che era stato scritto sull’argomento,mi procurai le foto a colori o in b/n diquasi tutti i pezzi pubblicati, andai a Fa-enza e a Gubbio ad esaminare dal vivole altre due coppe per giungere poi alla
conclusione che l’attribuzione alla bot- tega di Mastro Giorgio a Gubbio nonreggeva più. Mentre maturavo questaconvinzione, di pari passo cominciavo aformulare l’ipotesi che questa importan-
te e particolare serie di coppe provenis-se dal centro di produzione Alto Lazialedi Acquapendente. La produzione di ce-ramica a rilievo e a stampo è presente inzona n dagli inizi del XIV sec.
Continua nel Rinascimento ed esplodenel periodo compendiario sino alla ne
del XVII sec. Inoltre è bene sottolinearela quantità enorme di frammenti a lustrooro, rosso, rosato e madreperlaceo (ar-gento) emersi dagli scavi ufciali ed abu-sivi. Nella prima metà del Cinquecento,le principali botteghe locali producevanomaioliche a lustro e nello stesso periodoSante de Rubeis, i Giunta ed Antonio di
Sandro di Vestro, importanti vasai locali, tutti di origine toscana che avevano rap-porti di affari con Mastro Giorgio An-dreoli di Gubbio. Il Vescovado di MassaMarittima (molto vicina sia a Siena che
ad Acquapendente) risulta tra i principalicommittenti di queste coppe, di cui bencinque sono giunte in buone condizio-ni sino a noi. Inoltre la coppa di MassaMarittima e tutte le altre esistenti por-
tano nella tesa sul verso, la G fogliatadei Giunta (a volte anche nel cavetto,sempre sul verso) e la marca “D” chepotrebbe essere quella di Domenico diBernardino del Berna guro attivo sia ad
Acquapendente che a Ravenna. In tuttele coppe e i piatti istoriati o a grottesche,dipinti dai guli della Superbottega e lu-strati da Mastro Giorgio, dal 1515 sino al1532 ed oltre, portano sul verso, sem-pre sulla tesa, sia la G fogliata dei Giunta,che la V dei Vestro; il famoso piatto con ilGiudizio di Paride del Petit Palais di Parigi(catalogo J. Dieterle n. 54) è siglato A.V.per Antonio di Vestro.Amedeo Cocchi oltre ad essere statoun caro amico, è stato anche chi per pri-mo apprezzò le mie ricerche sulla storia
della maiolica Rinascimentale Italiana,mi aiutò a pubblicare i miei primi saggisulla rivista Arte Viva-FimaAntiquari dalui diretta in modo magistrale, scese incampo molte volte per difendermi nelledure battaglie contro gli Accademici bla-blaisti, quindi fu il principale “supporter”nella mia attività di storico ed espertonel settore ceramico, nella mia secondavita professionale. Abitavamo entram-bi nel centro di Milano a pochi isolatidi distanza e quindi ci incontravamospesso, parlavamo di attualità, economia,politica, musica ma nella maggior partedei casi ci vedevamo per esaminare, stu-diare e valutare qualche bella maiolica.Cocchi negli anni aveva fatto e disfattomolte collezioni: tele, tavole, mobili, og-getti d’arte ed in particolare maiolichee vetri, tutti scelti con cura ed attenzio-
Al caro Pietro Santoro
Pietro Santoro col glio Antonello
Coppa con tesa a ori e frutti a rilievo detta
“Abborchiata” con immagine di San Cerbone
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della conoscenza come forma di svilup-po». Si stampano libri che incontreran-no tremila acquirenti in tutta Italia, e glieditori riempiono le librerie di titoli chenon fanno in tempo ad arrivare per es-sere tolti. In Italia è venuta a mancare laclientela. Ma in Italia è venuta a mancareanche la qualità. La decisione di buttarein edicola, a prezzi stracciati, i Meridiani, orgoglio del catalogo Mondadori, è stataletale. Un incentivo a disertare le libreriecon un prodotto taroccato, un enne-simo tributo al totem dello sconto. Laverità è che gli italiani non entrano piùin libreria perché ne hanno dimenticatol’esistenza. E poi i soldi, la liquidità. «Tuttii commercianti hanno problemi. A mag-gior ragione i librai. Gli istituti di creditoconsiderano i magazzini dei libri al pari di
carta straccia».E pensare che fu un grande banchiere,Raffaele Mattioli, il mecenate che volledare alle stampe, nella Valdonega di Ve-rona, quella collana che è il monumentodella nostra memoria, la “Letteratura Ita-liana Ricciardi” il cui motto era «Quincisi va chi vuol andar per pace». Le banchedi oggi, si sa, hanno scambiato la paceper il requiem.
Pietrangelo Buttafuoco
Ofcina MardersteigÈ vero, oggi trovi tutto in internet, mase non hai la chiave di ricerca non saise o che una cosa esiste. Un esempiol’ho avuto scoprendo l’esistenza di unacoraggiosa e innovativa impresa edito-riale: Biblohaus. Essa nasce dall’incontrodi persone che hanno messo in comu-ne idee sul libro, la lettura, la bibliograa.
Rappresenta un tempo di riessione su
cosa sia editoria, tipograa, bibliograa,
lettura. Biblohaus è un luogo di incontroche privilegia l’approfondimento saggisti-co, è un tentativo di creare eventi biblio-graci, situazioni da condividere. Questo
si legge sul loro sito www.biblohouse.itdove trovi l’intera loro produzione. Unasera a cena con Nistor e Monica miaglia, non cito il ristorante specializzato
in piatti di pesce onde evitare pubblicitànon necessaria ad un settore che, a dif-ferenza dei libri tira, è invasivo e produceprotto, però si mangia e si beve bene,
parlando di libri, il tenace e acuto colle-zionista, nonché rafnato e colto intellet-
tuale mi ordina 6 copie di un libretto cheha scritto il suo amico Nocera per i tipidella Biblohaus sull’Ofcina Mardersteig.
Un Incontro con Martino Mardersteig . E’ inquell’occasione che vengo a conoscenzadell’esistenza della casa editrice mace-
ratese. Acquisto e leggo il libretto di 15euro che mi emoziona. Mi ha riportatonel passato leggendo quei protagoni-sti del mondo dell’editoria per biblioli.
Escluso Hans Mardersteig, morto dueanni prima che rilevassi la Libreria Bocca,gli altri, in particolare il glio Martino col
quale ho pubblicato i Sonetti di Pico del-la Mirandola illustrato da Enrico Baj, misono o mi sono stati amici e più sempli-cemente fornitori. Una lettura che con-siglio, Nocera è stato preciso, documen-
tato e il tema trattato necessiterebbe dimaggior attenzione da parte dei mediae dei politici. Purtroppo i tempi di Spa-dolini sono morti e non torneranno più.
Giacomo Lodetti
LE INTERVISTE DI GABRIELE
Abbiamo sentito i pareri di librai storici sullostato del mercato del libro in Italia, Carù aGallarate, Cavallotto a Catania, Pregliascoa Torino, Lodetti a Milano, oggi è il turno diGiovanni Pellizzato della Libreria Storica LaToletta di Venezia.
A Venezia le librerie chiudono.
Nella città storica sta chiudendo una libre-ria dopo l’altra. Il bollettino degli ultimi anniè drammatico. Hanno già chiuso: la libreriaFantoni a San Luca, la libreria al Fontego aRialto, la libreria Marco Polo a San Lio (equella a San Giovanni Grisostomo, chissà),la libreria Mondadori a San Marco, la libre-ria Old Books al Ghetto, la libreria Pata-
gonia a Dorsoduro, la libreria Rossa a SanPantalon, la libreria Sansovino in BacinoOrseolo, la libreria Solaris alla Maddalena,la libreria Tarantola a San Luca. Le pros-sime saranno la libreria Goldoni a Rialto,la libreria Capitello a Cannaregio. Questosta succedendo nel cuore della città cheha inventato l’editoria moderna». Inizia cosìil j’accuse di 140 scrittori veneziani chehanno lanciato la protesta Venezia città dilettori.Ha chiuso anche la Old World Books, una
libreria dell’usato/antiquario al Ghetto e lalibreria Laboratorio Blu per bambini, sem-pre al Ghetto, ha annunciato la chiusuraQuesto è il quadro delle chiusure.Per capire cosa si può fare per invertirequesta tendenza bisogna analizzare i mo-tivi di queste chiusure.La libreria non è un’attività economica-mente sostenibile in una città come Vene-
zia. Quello che una libreria riesce a guada- gnare, parlo di quello che rimane in tascadella vendita dei libri dopo aver pagato ifornitori, è a stento sufciente per pagare
aftto e costo del lavoro, molte volte nem-meno quello. Per quale motivo qualcunodovrebbe rilevare un’attività avviata di li-breria, se poi anche nel più roseo dei contieconomici non riuscirebbe ad arrivare allane del mese? Se poi bisogna investire in
restauri o in buone uscite, si rischia di but-tare via dei soldi senza alcuna possibilità diritorno dell’investimento.Questa situazione è strettamente vincolataa due fattori, uno legato all’oggetto dellavendita, il libro, che ha un margine risibile: sevendo un libro a 10 euro, al fornitore devopagare 7 euro e non ci sono grandi marginidi manovra.L’altro fattore è il costo degli aftti che ac-comuna Venezia ai centri storici di qualsiasialtra grande città italiana.
1. Il tuo ruolo di libraio è fortementeinuenzato dalla città dove operi. Come
sei arrivato a oggi? (storia della sua
formazione)Venezia è “speciale” sotto tutti i puntidi vista (anche se noi, pochi venezianirimasti, vorremmo tornasse a essere unacittà “normale”!) e quindi un mestierecosì “speciale” come quello del libraioqui lo diventa... al quadrato. Venezia si
caratterizzava, ai tempi in cui è nata laToletta (1933) per un gran numerodi librerie d’occasione, in linea con leesigenze di una popolazione in crescita.Poi la città, soprattutto negli ultimi 30anni, ha subito una forte modicazione
sociale, causata dal turismo e dalsuo sfruttamento, spesso miope escellerato. Anche l’attività di libreria nerisente, con una presenza crescentedi libri in lingua, guide, no book, ecc.Il percorso della Toletta è piuttostooriginale: libreria d’occasione (libri usati,scolastica) no agli anni Sessanta, dai
primi anni Settanta inizia un lavoro sul“centro catalogo” dei principali editori,acquistando senza diritto di resa grossepartite di libri e offrendoli con scontidal 30 al 50%. Diventa una normalelibreria di varia solo alla ne degli anni
’90, iniziando solo nel 1998 a trattare lenovità.2. Quali sono a tuo avviso i problemi che
gravano suo mercato del libro a Venezia?
I problemi del mercato del libro a Venezia,al di là di quelli tipici del mercato italiano,sono legati al numero degli abitanti (oggipoco più di 55.000) e al fatto che, al dilà di un movimento “turistico”, il centrostorico non fa da polo di attrazione perl’hinterland come accade per qualsiasialtra città (ruolo che, per ragioni “siche”,
viene svolto da Mestre). Se non fossecompensato (ma chiaramente solo inparte e per certi aspetti) dal turismo,questo dato renderebbe eccessivo ilnumero delle librerie presenti, benchéanche questo risulti calante negli ultimianni.
3. Qual è il tuo pensiero sulla continuaprogressiva chiusura di librerie anchestoriche?
La chiusura delle librerie, soprattuttoquelle storiche, è una perdita netta perla cultura di una nazione. Niente, infatti,può sostituire la libreria nella funzione distimolo alla lettura e di garanzia alla varietàdell’offerta. Mi viene in mente l’immaginedel disboscamento dell’Amazzonia e della
tragica perdita di “biodiversità” che le èconnessa.4. Quali rapporti hai instaurato con lenuove tecnologie?
Dal 1992 siamo dotati di pc e diprogrammi di catalogazione, ricerca evendita. Siamo ancora carenti sul fronteinternet (il catalogo on line è in fase diprogettazione, avanzata ma pur sempreprogettazione) anche se la nostra paginaFB riesce a dare discrete soddisfazioni5. Secondo te quali interventi la politicadovrebbe effettuare in Italia che non fa?
La “legge Levi” è il minimo sindacaleper noi librai. Andrebbe migliorataprendendo ad esempio - oserei direimportando e trapiantandola di peso - lanormativa francese, con il suo sistema di
tutela e incentivo per le librerie di qualità.6. Cosa pensi dei rapporti con l’Europa intema di cultura?
Dell’Europa, intesa in senso comunitario,purtroppo riusciamo a importare soloalcune assurdità legislative, tanto piùassurde quanto meno sostenute dal lorocorrispettivo (incentivi, sovvenzioni, ecc.)che per atavica incapacità non siamocapaci di intercettare. In senso più esteso,invece, apparteniamo a una cultura piùampia di quella nazionale proprio grazieall’editoria, così attenta e capace diraccogliere suggestioni esterne.7. Come vedi il futuro?
Il futuro è difcile se non verranno
fatti passi decisivi a tutela delle librerie.Il costo sarebbe irrisorio a fronte delvantaggio, ahimé non misurabile in modoimmediato, per una nazione come lanostra, in costante decit di lettura.
STORIA
All’inizio degli anni ’30 Angelo Pelizzato,dopo aver cambiato decine di impieghi
tra Venezia - dov’era nato nel 1903 -e Milano - dove invece era emigratoa vent’anni in cerca di lavoro, decise di
trasformare la sua passione, i libri, in unmestiere. Erano anni “eroici” e aprireuna bancarella mettendo in vendita lapropria biblioteca era una cosa quasinormale…
Nel settembre del 1933 - la dataesatta non è stata tramandata - Angeloapre, in Sacca della Toletta, un piccolonegozio: pochi scaffali e tanti libri, niente
telefono. Il lavoro non manca, la Tolettadel resto è circondata da scuole, eAngelo acquista i libri usati a prezzi piùalti della concorrenza. Vengono prestogli anni della guerra. Angelo, iscrittoal PCI dal 1922, dopo l’8 settembredecide di fare la sua parte: alla Toletta,ben nascoste tra gli scaffali, ci sono armiper i partigiani e riviste clandestine. Cisono anche,a centinaia, i libri della casaeditrice più prestigiosa di quei tempi,la Laterza di Benedetto Croce; Angeloli ha acquistati un po’ alla volta comebene rifugio per sfuggire all’inazione.
Non oro o immobili: libri. Libri di grandevalore, soprattutto dopo che la stessaLaterza, i cui depositi avevano subitoi bombardamenti alleati, ne risultavasprovvista!
Dopo la guerra la Toletta continua ilsuo lavoro: molti a Venezia ricordanodi aver comperato o venduto qui i libri
di scuola, magari facendo la coda (cheveniva regolata da un vigile). Negli anni’50 ad Angelo si afancano i due gli;
sugli scaffali della libreria, che intanto siè un po’ ingrandita, compaiono i primiBUR: la scolastica comincia a rallentare afavore di altri generi. Nel 1963 Angelo siritira e sul nire degli anni ’60 la Toletta
inizia a lavorare sui libri fuori catalogo, invendita a metà prezzo. Ma l’idea vincenteè quella di proporre agli editori ordinidi titoli in catalogo, numericamenteconsistenti e non incentrati su novità ebest seller, da rivendere con sconti del40% o 50%: è la losoa della Toletta,
quella che portiamo avanti ancor oggi.Abbandonata denitivamente la sco-
lastica nel 1976, la Toletta inizia a f arsi unnome anche fuori Venezia: le occasioni
spesso sono uniche e ai clienti nonsembra vero di trovare, magari a metàprezzo, libri di grande qualità a volteirreperibili nelle librerie “normali”. Nel1985 la Toletta, che ha da poco festeggiatoi cinquant’anni di attività, raddoppia lospazio espositivo: le occasioni ormaisi moltiplicano e crescente attenzioneviene dedicata al mondo universitar io, inparticolare ad architettura.Gli ultimi ve nt’anni, in una “storia”ormai ottantennale, sono cronaca: cosìl’esperimento della Libreria Mondadori,aperta dalla Toletta in franchising a SanMarco in un immobile del gruppoBenetton, con lo SpazioEventi, divenutoin breve un vero e proprio croceviaculturale in città.Come spesso accade dalle nostre parti,era troppo bello per durare… La Tolettaperò rimane sempre: con il suo fascino“demodè”, con le sue occasioni, conla sua voglia di mantenere un presidio
culturale unico in una Venezia che faticasempre più a riconoscersi come città“normale”.
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Continua, nonostante la crisi tenti ancora di spegnerci, l’afusso di opere
d’arte per il pavimento della storica libreria. Intanto è stata vincolata comenegozio storico, è stata votata Luogo del Cuore FAI e le è stata rinnovatadal Comune la concessione no al 2025. Gli Artisti ci frequentano, gli amici
pure, i clienti diminuiscono ma spendono di più mentre la vita continua.Sono trascorsi 10 anni dalla prima posa di “Artisti in cielo e in terra” e oraqui presentiamo le New Entry.
Artisti in Cielo e in Terra
Anna Ashikmina
Beatrice Gallori
Massimo Tosoni
Roberto Plevano
Vita Bellacicco
Clara Bartolini
Paolo Pompei
Antonio Pelucchi
Günter Pusch
Patrizia Comello
Serena Rossi
John Keating
Antonio Pizzolante
Sergio Sansevrino
L’amico Conte Alberto PapiniZorli mi ha convinto ad an-dare a Bologna a vedere uncapolavoro tanto sbalorditivoquanto sconosciuto del qualepersino Vittorio Sgarbi igno-rava l’esistenza: un imponenteaffresco realizzato dal Guerci-no nel 1631 sul softto di una
stanza del palazzo quattrocen- tesco in Strada Maggiore, abi- tato oggi dal Marchese RenéTalon Sampieri amico di Papi-ni Zorli e dalla glia Caterina.
L’antica nobile famiglia Talon,originaria dall’Irlanda, trasferi-
tasi in Francia nel XVI secolo,occupò alte cariche nella magi-stratura e nell’esercito. Dei nu-merosi rami, solo i discendentidi due si trasferirono in Italia,nella seconda metà del XIXsecolo, e precisamente a Bologna. DenisGabriel Victor vi nacque nel 1827, sposòla Marchesa Carolina, glia del Marchese
Francesco Sampieri, da cui l’unione delledue nobili famiglie Talon-Sampieri.Nel cuore di Bologna, all’ombra delle
L’affresco del Guercinoin palazzo Talon Sampieri da vedere almeno una volta nella vita
due celeberrime Torri, Garisenda e Asi-nelli, all’interno della propria abitazione,la famiglia custodisce un’opera unica emaestosa il cui stato di conservazioneha del miracoloso, l’affresco “Ercole eAnteo” realizzato da Giovanni France-
Sono sempre più convinta dello scarto,per fortuna incolmabile, tra un dipinto ela sua traduzione di senso in parola, in
parola scritta. È semplicemente vero, èil dipinto stesso a parlare, a raccontaredi sé e proprio perché articolazione diun linguaggio gurato, espresso in dise-gno, luce, colore, emozione, lascia ampiospazio in chi lo guarda alla propria sensi-bilità estetica e visiva. Sarei tentata di farecome Giuseppe Ungaretti che, chiamatoa parlare di “Alla luna” di Giacomo Le-opardi, si mise a leggerla, a rileggerla eancora a leggerla, non fece altro se noninvitare all’ascolto.Ma, forse, una mediazione serve, in que-sto caso la mia, cioè quella di chi, posandoogni settimana nello studio di Emilio Pa-laz da più di 4 anni, ha occasione di vedernascere un quadro, dalla sua idea inizialeno alla realizzazione nale. La pittura di
Emilio è cambiata: nonostante il soggettoe l’ambientazione siano gli stessi (ritratti
Emilio Palaz, il pittore erranteo nudi, quasi sempre tra lepareti del suo studio), lapennellata è più sciolta, più
libera, ltra più luce sui suoivolti, come se l’aria comin-ciasse ad entrare tra quellemura e le persone ritratterespirassero più leggere.Avverto una sorta di coin-cidenza emotiva (dettatapiù dall’intuizione e dall’ac-quisita padronanza del“mestiere”, nell’eserciziocontinuo e paziente, nella conoscenzadei materiali) tra la uidità del suo gesto
pittorico, la capacità ormai istintuale per-ché consapevole di scegliere il tono e ilcolore, e la maggiore vivezza degli sguar-di ritratti, sempre in attesa di qualcosa,sospesi tra immobilità e movimento, maaccesi dal colore e da un’energia vibran-
te e gentile. Non c’è acquietamento inquesti sguardi, come non c’è ne all’e-
splorazione pittorica ed affettiva di Emi-lio, errante tra i tanti visi, i tanti corpi cheincontra e mai lo saziano.I modi del suo linguaggio cambiano, mail radicamento denitivo non c’è mai,
sempre teso a scoprire in ogni linea-mento una diversa tensione, una nuovaluce sotto cui orientare la sua geograa
dell’anima.Paola Cattaneo
sco Barbieri, detto Guercino, sucommissione di un Sampieri persoli 100 scudi. È possibile, met-
tendosi in contatto con l’Asso-ciazione Amici del Guercino al338-8314347 o tramite mail:info@amicidelguercino.it, preno-
tare una visita per contemplarel’opera in un ambiente esclusi-vo di convivialità ed eleganza.Accolti da un aperitivo e da unpranzo evocativo con i padronidi casa, i visitatori potranno ac-comodarsi nella sala dell’affre-
sco e perdersi nell’imponenzadell’opera, accompagnati dallacoinvolgente spiegazione delsolare e simpatico MarcheseRené. Anteo era un gigante -glio di Poseidone dio del maree di Gea la Terra. Era invincibilenché rimaneva a contatto con
sua madre Terra.Fu scontto da Ercole che lo soffocò,
sollevandolo e stringendolo ai anchi in
un abbraccio mortale, avendolo staccatodalla madre.
Giacomo Lodetti
Emilio Palaz, Anna, olio su tela
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LEGATORIA CONTI BORBONE
M I L A N O - 1 8 7 3
V E ST IR E L A C U LT U R A
Da anni ser viamo la cit tà di Milano con la
nostra es perienza, tramandando di generazione
in generazione l’an tica ar te della lega toria.
Fonda ta nel 1873 da Con ti Domenico, la nos tra
bo t tega ar tigiana è una delle più an tiche della cit tà
e riconosciu ta in Euro pa per l’eccellenza.
La Lega toria Con ti Bor bone srl si occu
pa tu tt’oggi
della lega tura e della rilega tura di volumi e del loro
res tauro, eseguendo vere e pro prie o pere d’ar te.
Elegan ti raccogli tori in pelle, so t tomani, li bri per
gli os pi ti, al bum por ta CD, volumi e quaderni
di tu t ti i tipi rilega ti in marmorizza to,
in mezza o in piena pelle con
im pressioni in oro; inol tre si realizzano
pannelli in fin ti libri, ta voli e scri vanie
rivestiti in pelle riccamen te s tam pa ta.
Ogni la voro è seguito con es trema cura
e a t tenzione ai de t tagli, coniugando
scel ta dei ma teriali e pra tici tà
della realizzazione.
Un a telier per rime ttere a nuo vo
pu b blicazioni preziose
e per scegliere ar ticoli
da regalo che
restino
nel tem po.
p r od ot t i
AL BU M F OT OGRAF ICICOMPL EMENT I D’ARREDO
QU ADERNI E DIARICART E MARMORIZZAT E
ser vi z i
PERSONAL IZZAZIONE SU PEL L ERIL EGAT U RA RIV IST E
COPERT U RA T AV OL I IN PEL L E E ST AMPARIL EGAT U RA ENCICL OPEDIA T RECCANI© RIPARAZIONE E RIL EGAT U RA L IBRI
REST AU RO L IBRI ANT ICHIF INT I L IBRI
LEGAT ORIA CON T I BORBON E M I L A N O - 1 8 7 3
È il nostro Duomo, è la chiesa dei nostri vec-chi, è la casa di Milano, è tutto di marmo, ègrande, è bello (…). Quando piove e la gente èimmusonita, o d’inverno, quando ci sono quel-le giornate scure, fredde, e nebbiose, anche lui,il nostro Duomo diventa grigio, freddo, (…) si
stringe nelle nuvole, pare che pianga da tuttele parti. (…) Ma se torna il sereno (…) comealle volte si vede nelle mattine d’aprile e dimaggio, Gesù, che allegria per quelle cento gu-gliette di zucchero che pungono l’aria, accesein punta dal primo sole che fa loro solletico!Allegria dei pizzi, dei ricami, delle scalette, dellechiocciole, dei ghirigori, dei piccioni che fannol’amore in mano alle sante vergini di pietra, osulla spada del patriarca, loro che da tre secoliguardano giù, e se parlassero! Il sole accendeluminarie anche nei vetri colorati; fa nascereori rossi, gialli, verdi, violetti, sui pilastri, sul pa -vimento, sugli altari.
Emilio De Marchi
Il Duomo vistoda PietroMadaschi
Piazza del Duomo all’alba
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Bottega Storica
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Oggi che la Tate Gallery può trionfalmen- te annunciare di aver accettato il municodono di ben 1200 disegni di Bacon appar- tenenti al suo vicino di casa Barry Joule (si tratta, in realtà, in gran parte di foto ritocca- te o pagine di libri arabescate con qualchelinea) forse, come di consueto, la saggezzadel tempo ha dimostrato che non ero poicosì affetto da delirio alcoolico o da ambi-gua malafede. Per raccontare una storia sipuò impiegare la Bibbia o il distillato di unabattuta: la mia che neanche lo splendido li-bro di Giorgio Soavi è riuscito ad abbozza-re (“Francis Bacon: Viaggio in Italia”), la pos-so comunque così riassumere all’osso: nel76, quando lo conobbi alla festa d’addio diBalthus a Villa Medici a Roma, mi chiese diandare a vivere con lui a Londra. Gli rispo-si che ero innamorato del suo genio, manon al punto da diventare una rotellina delsuo meccanismo. E che di mestiere facevoil giornalista, non il mantenuto. A parte lafenomenologia sentimentale, su cui non an-noierò il lettore, con Francis invece io sape-vo distinguere tra IRA, Dubliners Fighting,Irish Volounteers (era ossessionato dal ter-rorismo). Quando M. Tatcher lo denì “Piùmostruoso dei suoi stessi orrendi quadri “fui l’unico a saperlo confortare rivelandogliche era sotto inchiesta per truffa ai dannidello Stato. Sì, certo, si ubriacava e si inna-morava persino dei ladri vedi G. Dyer, maquello che lo appassionava era l’abisso dacui vedeva incoronati i serial-killers, i mao-si, i sanguinolenti stragisti che io intervistavoe di cui a volte sono diventato amico. Consuo sommo godimento, tra gli altri, nel sen- tirsi da me raccontare, certo non minimiz-zando il tutto. Per non parlare delle festein palazzi rinascimentali veneziani dove loportavo come quello, sublime, della contes-sa pittrice Orietta Rangoni Macchiavelli incui lo vedevi indeciso se reputare più subli-mi i suoi Tintoretto o il suo fragolino (nonè un caso che usasse sconcertare chi glimagnicava la pittura italiana proclamandosornione: “Morandi, Burri? Sarà. Certo sonoassi meno importanti della Orietta Rango-ni.”). In realtà l’unico genio che reputassesuo pari in Italia era Leonardo Cremonini,conosciuto n dai tempi in cui esponevanoentrambi nella galleria della Erica Brausen esulla cui vespa, non a caso, si fece scorraz-zare per Roma la prima volta che venne inItalia e che, sempre non a caso, andò a tro-
vare in Sicilia poco prima dimorire . “If I would have livedwith you I would have donemy Sixtine Chapel, apartyour awfully preference forwomen... I will never do mySixtine Chapel among thesilly people I’m contact withhere in London”. “Se fossivissuto con te, a parte la tua esecrabile preferenzaper le donne, avrei dipin-
to la mia Cappella Sistina.Qui a Londra, in mezzoalle fatue persone da cuisono circondato, non lafarò mai.” Però, con le cen- tinaia di disegni che gli hoispirato, in parte, credo, diessermene emendato. Di-segni a volte migliori deglistessi quadri, fatti anzi, tragli altri innumerevoli mo- tivi, proprio perché nonera soddisfatto degli originali su tela, è ilcaso, notorio, delle Crocifssioni e dei Papi.Capisco che il non aver mai blandito il si-stema formale di allora, delle autenticazioniinglesi abbia creato difdenza e sconcerto,ma se si osservano i ridicoli sgorbi che oggigli vengono attribuiti, si può forse capireperché di quel sistema io non mi sia maidato. A parte l’ineffabile Malborough chedi me diceva, signicativamente senza maidenunciarmi però, : “Il signor Ravarino è unpovero pazzo. Bacon non ha mai fatto unsolo disegno in vita sua.” Soltanto nello stu-dio ne hanno trovati novanta. Alcuni geniali,benché tirati via. Il suo proprietario F. Lloydè dovuto fuggire alle Bahamas per non -nire in galera, la Valerie Beston è fuggita inFrancia simulando, prima di nirvi davvero,la demenza senile e l’Estate Bacon li ha trascinati in tribunale con l’accusa di averlo truffato, derubato, ricattato. È poi nita parie patta, ma tanto per dire della cristallini- tà di coloro che sulla mia vicenda eranoscettici. Altri sciacalli hanno cercato, comesi sa, di azzannare la storia, ma io preferi-sco ricordarne il lato solare. L’assoluto di-sinteresse con cui la prestigiosa BurlingtonMagazine, nel numero del centenario diqualche mese fa, ha riconosciuto il corpusdei miei disegni.Lo straordinario saggio è di Margarita Cap-
pock che ha curato la ricostruzione del suoStudio a Dublino.La gentilezza con cui sir Nicholas Serota,direttore della Tate Gallery, mi ringraziavaper lettera per aver sottoposto alla suaattenzione due originali. Essendo lui re-sponsabile anche dell’Istituto Inglese per ilcontrollo sulle opere d’arte, lo invitavo adenunciarmi se li avesse reputati potenzial-mente falsi. Il felice sbigottimento con cuiMarlene Dumas, una Francis Bacon al fem-minile, mi dichiarava in una videointervista“Sono molto più belli dei quadri dell’ultimoperiodo.” Il rincrescimento folgorante diun collezionista come Vittorio Olcese “chepeccato siano veri. Fossero falsi avremmoun genio più grande di Bacon. O GiorgioSoavi che quando li vide per la prima volta tirò fuori uno dei suoi understatement incui è un genio. Dopo averli osservati in as-soluto cianotico silenzio per quasi mezz’orami chiese: “Scusi, lei ha un martello?” “Mar- tello? Che martello?” replicai esterrefatto.“Quello con cui darglielo in testa. Non avròmai i soldi per comprar li tutti “.Con la sua morte forse dipinse, suo mal-grado, il più spaventoso dei suoi quadri.
Cristiano Lovatelli Ravarino
Il mistero, falso, dei veri disegni di Francis BaconQuando più di venti anni fa iniziai a parlare dei disegni di Francis Bacon(la mia intuizione si basava su di un dato piuttosto elementare: me liregalava) non furono pochi a domandarsi se in ubriachezza non fossiormai arrivato a surclassare quella del maestro angloirlandese.
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Anello. Frammento di cristallo su basein argento 4x3 cm.Con custodia artistica coordinata.
Anello. Frammenti di ori veneziani subase in argento 4,1x1,9 cm.Con custodia artistica coordinata.
Collana. Frammenti di cristallo especchio su base in acciaio 5,5x5 cm.Girocollo in ottone rodiato Ø 13 cm. Concustodia artistica coordinata.
Collana. Frammenti di cristallo especchio su base in acciaio 6,2x4,5 cm.Girocollo in ottone rodiato Ø 13 cm.Con custodia artistica coordinata.
Collana. Frammenti di cristallo especchio su base in acciaio 6x5 cm.Girocollo in ottone rodiato Ø 13 cm.Con custodia artistica coordinata.
Collana. Frammenti di cristallo especchio su base in acciaio 8,5x4 cm.Girocollo in ottone rodiato Ø 13 cm. Concustodia artistica coordinata.
Collana. Frammenti di cristallo especchio su base in acciaio 6x5,5 cm.Girocollo in ottone rodiato Ø 13 cm.Con custodia artistica coordinata.
Collana. Frammenti di pasta vitreaveneziana e specchio su base in acciaio7,5x3,8 cm. Girocollo in ottone rodiato Ø13 cm. Con custodia artistica coordinata.
Collana. Frammenti di cristallo especchio su base in acciaio 7,5x4,5 cm.Girocollo in ottone rodiato Ø 13 cm. Concustodia artistica coordinata.
Anello. Frammenti di cristallo especchio su base in argento 3,5x2 cm.Con custodia artistica coordinata.
Spilla. Frammenti di cristallo su base inrame argentato 4,4x5 cm. Con custodiaartistica coordinata.
Spilla. Frammenti di cristallo e specchiosu base in rame argentato 3,5x5 cm. Concustodia artistica coordinata.
Collana. Frammenti di cristallo, specchioe ori veneziani su base in argento 9,5x6,3cm. Girocollo in ottone rodiato Ø 13 cm.Con custodia artistica coordinata.
Collana. Fra
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