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ricerca svolta all'interno del corso di Progettazione per l'editoria (Leonardo Sonnoli), A.A. 2011-2012.
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Willem SandbergExperimenta typograficaricerca a cura di Maria Roberta Cramarossa
ISIA Urbino
Corso di Progettazione
per l’editoria A.A. 2011/2012
Leonardo Sonnoli
Durante la guerra e soprattutto grazie
alla resistenza di un cameratismo cresciuto
nei gruppi di artisti – e ciò si verifica solo quando viene
esercitata una forte pressione dall'esterno – la forte
determinazione di un grande numero di artisti durante
l'occupazione ha fortemente contribuito –
io credo – a quello che riconosciamo sempre
più nella società attuale come il valore della loro
vocazione. Molti di quelli che, in tempo di pace,
sono stati in grado di adattarsi alla società
regolamentata hanno, senza pensarci, sacrificato
se stessi per una collettività che non li aveva accettati.
Willem Sandberg
Experimenta typografica “S supplément T F G K”, 1944.
Gli anni in cui i Paesi Bassi furono occupati dai tedeschi (maggio
1940-maggio 1945) sono stati decisivi per la presenza di Willem Sandberg
(1897-1984). Il Terzo Reich, occupando il piccolo regno confinante,
incontrò in un primo tempo una resistenza passiva che ben presto
si sarebbe trasformata in resistenza reale. Le misure anti-ebraiche
e l’acquisizione della titolarità delle agenzie statali portò a un aumento
della resistenza, in particolare quella degli ambienti artistici. Agli artisti
che rifiutarono di aderire alla Kultuurkamer è stato impedito di praticare
la loro professione. Alcuni riuscirono a farlo all’estero. Max Beckmann,
arrivato in Olanda nel 1937, al tempo della mostra Entartete Kunst
a Monaco, non riuscì a emigrare negli Stati Uniti. Come residente
ad Amsterdam ha creato opere magnifiche, lavorando in solitudine
come molti altri emigranti tedeschi. Poco dopo la Liberazione
lo Stedelijk Museum ha comprato il suo Autoritratto con Quappi (1941),
ma fu solo nel 1995 che il museo ha offerto lui una retrospettiva.
Molte persone tentarono di ottenere documenti falsi per trovare lavoro
o per evitare l’arresto. Abbastanza rapidamente Sandberg si è trovato
tra le fila della Resistenza a raccogliere e distribuire soldi, ma in più,
grazie alla stampante di un amico, Frans Duwaer, fu impegnato nella
produzione su larga scala di carte d’identità false dotate di filigrana,
timbri e firme, raggiungendo una buona qualità formale. I prodotti forniti
erano di un livello talmente alto da rendere i falsi irriconoscibili anche
ai tedeschi stessi. Rimase però una grande minaccia: grazie a una serie
di controlli incrociati l’Ufficio di Stato Civile centrale di Amsterdam
poteva riconoscere le identità false in questione. Con lo scrittore Gerrit
van der Veen, l’artista e scrittore Willem Arondeus, l’architetto Koen
Limperg e molti altri, Sandberg progettò di attaccare l’amministrazione,
dar fuoco ai documenti e far saltare in aria l’edificio.
A fine marzo 1943 passeranno all’esecuzione del piano temerario.
Il risultato fu solo parziale: l’edificio rimase in piedi e i documenti
non bruciarono come avrebbero dovuto. L’Ufficio Centrale rimase
comunque nel caos per un certo periodo.
Quest’azione avventata rappresentò il primo tentativo di svolta
da parte della resistenza. Se il danno fisico alla struttura non fu grave
come previsto, l’evento riscosse molto clamore nel popolo e contribuì
a ispirare altre operazioni di resistenza.
La disgrazia fu che i personaggi chiave del movimento furono arrestati
poco dopo oppure vennero fucilati. Uno dei pochi a evitare questo
destino fu Sandberg. Equipaggiato con documenti falsi, si nascose
in provincia sotto il nome di Willem Henri van den Bosch e la professione
di artista. In un paese poco popolato come l’Olanda vivere
in clandestinità costituiva un rischio non indifferente.
Lontano da Amsterdam Sandberg si trasferiva di continuo
da un indirizzo all’altro. Rimase comunque in contatto con la resistenza
e con quei gruppi che si rivelarono poi fondamentali per i progetti
artistici nel periodo successivo alla guerra, in vista di dare all’arte
un ruolo diverso da quello che aveva occupato fino ad allora.
Carta d’identità falsa di Willem Sandberg, 1944.
Tra il dicembre 1943 e l'aprile 1945 Sandberg ha creato una serie
di modelli per 19 piccoli libri, alcuni in più copie, ognuna delle quali
diverse dall'altra. Questi manoscritti sono costituiti da un quadernetto
di una decina di pagine ciascuno di un formato di 21x15 cm circa.
Sandberg ha battezzato questa serie Experimenta tipografica.
Gli experimenta si propongono di, scrive: "testare la messa in pagina:
abbiamo cercato di sottolineare il significato del testo conservando
il layout".
Nei testi Sandberg usa citazioni di scrittori, artisti e filosofi raccolte
nel corso degli anni, che corrispondono alla sua visione della vita
e del mondo, organizzate per temi. Argomenti diversi come l'amore,
la morte, la salute, la conoscenza di se, la verità, l'educazione,
la fotografia, l'architettura, l'arte e la tipografia. In quasi tutti i casi
Sandberg evita il riferimento all'attualità, salvo pochi casi
in cui comunque lo fa in modo indiretto, come nelle pubblicazioni
di Werkman Der Blaue Schuit, apparse tra il 1940 e il 1944, note
in precedenza come experimenta, solo le persone disposte a
comprendere certe allusioni potevano coglierne il senso.
Sandberg ha rielaborato il testo di alcuni experimenta come la n° 15
"typo graphica, over letters en het aanschaffen van lettermateriaal"
(tipografia, a proposito di lettere e dell'acquisto dei caratteri) o la n° 16
Hendrik Nicolaas WerkmanWerkman nacque nel 1882 a Leen, Olanda. All’età di 18 anni cominciò a lavorare come una sorta di stampatore e giornalista. Comprò una piccola compagnia di stampa a Groningen nel 1908. Fu motivato da Nel Supheert ad intraprendere la strada della pittura. Questo gli procurò il primo contatto con il circolo artistico di Groningen De Ploeg, formatosi nel 1918. La sua compagnia di stampa collassò nel 1923, così ne trasferì gli avanzi in un magazzino lungo un canale. Per Werkman, il 1923 fu un punto di svolta.
Il 12 settembre un flyer fu consegnato ai colleghi di De Ploeg, il quale annunciava una nuova pubblicazione, The Next Call, che avrebbe fornito a Werkman un canale espressivo per la sua tipografia sperimentale e i suoi tentativi di poesia. Inoltre lo rese spiritualmente vivo in quello che per lui era un ambiente claustrofobico e provinciale. La tecnica di Werkman consisteva nel trattare il carattere come un elemento artistico di per sé compiuto, indipendente dalla sua funzione logica comunicativa.
"typo + photo graphie, enkele gedachten over vorm en plaatsing van
tekst en foto" (typo + fotografia, qualche riflessione sulla forma
e la disposizione dei testi e delle foto); in altri casi l'autore si è limitato
a citare alcune osservazioni sulla loro creazione, oltre a citazioni prese
in prestito da terzi. Gli experimenta sono composti da opere scritte
e disegnate con grande cura, la maggior parte delle quali già pronte
per la stampa e in qualche altro caso sottoforma di indicazioni.
I testi sono scritti da Sandberg in una piccola grafia abbastanza
leggibile, tutti in minuscolo. La punteggiatura è resa superflua
dalla presenza di pause in luoghi appropriati, il risultato si presenta
sottoforma di righe più o meno lunghe. I testi sono accuratamente
disposti nella pagina, si bilanciano a vicenda senza cercare la simmetria,
lasciano molto spazio al bianco, il tutto con la massima semplicità,
senza una valorizzazione eccessiva della tipografia.
In alcuni casi, in particolare per le pagine del frontespizio, Sandberg
ha utilizzato lettere formate da carta punzecchiata con un coltello,
una tecnica che offre più precisione rispetto a quelle che privilegerà
in seguito: il ritaglio delle lettere a mano ovvero lo strappo del loro
profilo da un foglio di carta. Per le illustrazioni ha usato entrambe
le tecniche – destinate a diventare il suo marchio di fabbrica – anche
se tra le due preferirà sempre la seconda.
Der Blaue SchuitLa nave blu fu fondata e diretta da AdrianaBuning, F. R. A. Henkels e Athe J. Zuithoffrispettivamente una maestra, un ecclesiasticoe un farmacista. Durante un lare incontro alla fine di novembre 1940 a Winschoten, un piccolopaese in provincia di Gronigen, i tre “capitanidella barca” come amavano definirsi, deciseroche avrebbero dovuto fare qualcosa che potesseservire ad innalzare il morale dei cittadiniolandesi durante l’occupazione. Il nome della casa editrice deriva dal nomedi un dipinto di Hieronymus
Bosh intitolato Die blau scute che Henkels aveva potuto ammirare in un’esposizione al Boymans van Beuningen di Rotterdam nel 1936. Ma non solo, il nomeinfatti rimanda anche a The ship of fools di Erasmus, la nave dei pazzi, che alludeva alla lore audace scelta di produrre Iibri nonostante non fossero iscritti alla camera della cultura La prima pubblicazione della casa editrice fu Het jaar 1542, un poema di Martinus Nijhoff, stampato in collaborazione con Werkman, il cui testo mirava a diffondere uno spirito di speranza e sfida nella popolazione.
Experimenta typografica, “servus fidei, lectura dub aqua”, dicembre 1943, 21x14,9 cm.
Testo | gli appunti raccolti durante i mesi estivi del 1943 hanno
costituito i testi per l’experimenta 1; gli appunti degli anni 1927-1936,
ordinati per temi, sono stati raccolti negli altri opuscoli.
Con il dovuto tempo, l’attualità mondiale se ne farà carico.
Impaginazione | gli experimenta offrono dei tentativi di messa
in pagina e di composizione; abbiamo provato a sottolineare il senso
del testo nella costruzione della pagina.
Stampa | il primo numero è stato stampato in una tiratura di 200
esemplari; la stampa dei numeri 2-4 non potè essere terminata.
Gli altri numeri sono rimasti in forma manoscritta.
Caratteri | nella stampa degli experimenta era possibile evidenziare
il contenuto di ciascuno attraverso l’utilizzo di caratteri diversi.
Illustrazione | ci sono tutti i numeri tranne 3 degli esempi illustrati,
anche le illustrazioni sono di carattere sperimentale, in modo
che in ogni numero si possono osservare soluzioni di natura
molto differente.
Limiti | gli experimenta sono nati in viaggio, per cui non è stato
sempre possibile ottenere i testi in lingua originale e confrontarli
con quelli delle edizioni originali. I mezzi a nostra disposizione sono
stati dei più semplici; la carenza di carta è testimoniata dal fatto
che la prima copia del numero 9 è in un formato ridotto.
Materiali | la carta, i fogli di imballaggio, i pezzi di carta trovati
per strada, i sacchi di fertilizzante così come le illustrazioni
ritagliate, rivestono un ruolo importante nella maggior parte
dei manoscritti.
Experimenta typografica n°15, “typo graphica”, febbraio 1945, 21x15 cm.
Questo nuovo approccio è dovuto in parte all'influenza della Nuova
Tipografia degli anni 20-30, ma anche a quella di Werkman: "l'artista
olandese della tipografia", come è stato chiamato da Sandberg,
gli ha trasmesso una libertà di cui avrebbe potuto fare uso. Werkman
ha liberato le lettere dalle loro catene, utilizzandole come elementi
plastici autonomi. Per Druksels ha ideato una soluzione sorprendente,
utilizzando come matrice di taglio un rasoio, il tutto a mano libera,
una tecnica che potrebbe essere paragonata a quella di Sandberg
dello strappo. Va sottolineata l'importanza, per entrambi i personaggi,
di questa corrispondenza. Sandberg ricevette Werkman a casa sua,
lo presentò ad amici architetti e artisti e lo portò tra le dune
per mostrargli le sue opere che erano state nascoste. Poteva anche
resistere alla tentazione di comprare le edizioni stampate, un fatto
molto inusuale, dal momento che non aveva collezionato nulla a titolo
personale. Sandberg ha impiegato mesi interi per comporre il proprio
Experimenta. Si noti l'accuratezza e la completezza con le quali sono
realizzati gli elementi. Spesso con i materiali più semplici, con varietà
di carta insolite e senza utilizzo di colle. L'inventiva e la giocosità hanno
caratterizzato questo lavoro. Il risultato esprime quasi per nulla accusa
rispetto alle circostanze critiche in cui Sandberg viveva allora.
DrukselsFin dall’inizio degli anni 30, questi erano creati a partire da materiale tipografico, e manipolando la pressione di stampa, i metodi di inchiostartura e la densità Werkman poteva arrivare a realizzare un’orchestrazione elaborata delle tonalità e degli strati. In seguito descrisse il suo metodo: “Io utilizzo una vecchia pressa a mano per le mie stampe; così l’impressione è realizzata verticalmente, e la pressione può essere regolata istintivamente. A volte tu devi premere forte, a volte molto delicatamente, a volte una metà del blocco
è inchiostrata pesantemente, l’altra scarsamente. A volte una singola stampa va sotto la pressa cinquanta volte”. I druksels non erano parte di nessuna precedente categoria. Catturato dal processo di stampa in se stesso, Werkman in quel periodo sembrò dotare i suoi materiali della bellezza tattile della scultura. I druksels furono collages creati sulla pressa da lettere e in questo senso possono essere comparati al lavoro di Schwitters durante lo stesso periodo.
Experimenta typografica n°5, “L’Art”, 1944, 21x25, particolare.
Per liberarmi
dal disegno classico
ho iniziato a strappare
il contorno sminuzzato mi ha riempito
l'atto del ritaglio ha delle somiglianze
con la scultura
in quanto il risultato è ottenuto
rimuovendo
mentre in modellazione e pittura
si aggiunge.
Willem Sandberg
Come è stato detto, uno degli Experimenta typographica è stato
stampato segretamente prima della fine della guerra grazie a Frans
Duwaer; subito dopo la Liberazione ne sono usciti altri cinque durante
gli anni 50, 60 e 80. Nel frattempo la tecnica di Sandberg è cambiata
e si può notare che la tipografia delle edizioni più recenti si allontana,
a volte in modi inaspettati, dal progetto iniziale.
I manoscritti ancora esistenti si trovano nella collezione dello Stedelijk,
quasi tutti acquisiti dal museo grazie agli eredi di Sandberg.
Sappiamo dell’esistenza di qualche altra copia senza conoscerne però
l’esatta collocazione.
Nel 1969, per la casa editrice G.J. Thieme de Nimègue, Sandberg ha
confezionato un opuscolo intitolato Experimenta typografica 1943-1968.
Questa edizione bilingue olandese-inglese è composta
da un monologo del grafico registrato dal giornalista Bibeb. Sandberg
dà preziose spiegazioni in merito all’origine degli experimenta
e sulla loro realizzazione. Fa riferimento anche ad altre opere, perchè,
come egli stesso dichiara “ogni progetto è un’esperienza, un’avventura”.
Metà delle illustrazioni di questo libro proviene dagli experimenta, l’altra
presenta varie creazioni grafiche. Nessuna ha a che fare con lo Stedelijk.
Con il senno di poi, si potrebbe dire che probabilmente Sandberg
sentiva che quello che aveva realizzato per il museo era rilevante per
un’altra categoria; questi altri lavori sarebbero stati caratterizzati da una
minore libertà di quella espressa negli experimenta.
Due anni prima della sua morte, Art, uno degli experimenta ancora
inedito, è stato pubblicato in una composizione molto diversa
da quella originale. Il suo titolo L’arte: il superfluo indispensabile
ben rappresenta un personaggio che ha dato, come pochi prima di lui,
un contenuto a questo paradosso.
Experimenta typografica n°5, “L’Art, le superflu indispensable”, 1944, 21x25, particolare.
Bibliografia e sitografia
Ad Petersen, Sandberg. Graphiste et directeur du Stedelijk Museum,
Institut Néerlandais Editions Xavier Barral, 2004
Emilio Macchia, Press to attack, tesi di laurea isia Urbino, 2011
http://www.urlodelsole.it/design/5-design-testi/60-storia-della-
grafica-nh-werkman-2.html, 26 giugno 2012
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