Fabio Rossi (Università di Messina) fab.ros67@alice.it

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Erasmus IP: IRIC L’immagine riflessa, l’immagine costruita La Sicilia nei media Elementi di linguaggio operistico II. Fabio Rossi (Università di Messina) fab.ros67@alice.it. Lettere sul teatro. lettera a D. Florio, 1760, IV, pp. 130-31; lettera a L. Trapassi, 1764, IV, pp. 343-44; - PowerPoint PPT Presentation

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Fabio Rossi(Università di Messina)

fab.ros67@alice.it

Erasmus IP: IRICL’immagine riflessa, l’immagine costruitaLa Sicilia nei media

Elementi di linguaggio operistico II

Lettere sul teatro

• lettera a D. Florio, 1760, IV, pp. 130-31; • lettera a L. Trapassi, 1764, IV, pp. 343-44; • lettera a F.-J. de Chastellux, 1766, IV, pp.

435-40; • lettera a D. Schiebeler, 1767, IV, pp. 538-

39; • lettera a S. Mattei, 1771, V, p. 88-89.

Studi metastasiani

• E. Sala Di Felice, Metastasio. Ideologia, drammaturgia, spettacolo,

Milano, Franco Angeli, 1983; • E. Sala Di Felice, R. Caira Lumetti (a cura di), Il melodramma di

Pietro Metastasio. La poesia la musica la messa in scena e l’opera italiana nel Settecento, Roma, Aracne, 2001;

• F. Nicolodi, Sul lessico di Metastasio. Le forme e la prassi esecutiva, in F. Nicolodi, P. Trovato (a cura di), Le parole della musica, vol. I, Studi sulla lingua della letteratura musicale in onore di Gianfranco Folena, Firenze, Olschki, 1994, pp. 143-167;

• A. Chegai, L'esilio di Metastasio. Forme e riforme dello spettacolo d'opera fra Sette e Ottocento, Firenze, Le lettere, 1998.

Rinnovamento musicale

«La regolarità di metro delle sue [di Metastasio] arie è andata risvegliando ne' maestri, e specialmente nel Pergolesi, quella regolarità di motivi ben continuati, e distesi, che non si vede ne' maestri antichi, come non si vede ne' poeti, non escluso Apostolo Zeno» (S. Mattei, Elogio del Jommelli, 1784, p. 90).

Metastasio senza musica

«I miei drammi in tutta l'Italia, per quotidiana esperienza, sono di gran lunga più sicuri del pubblico favore recitati da' comici che cantati da' musici, prova alla quale non so se potesse esporsi la più eletta musica d'un dramma, abbandonata dalle parole» (lettera a F.-J. de Chastellux, 1765, IV, p. 398).

Equilibrio: ripetizioni e antitesi

Non so se più t'accendia questa, a quella face,ma pensaci, ma intendi:forse chi più ti piacepiù traditor sarà (Semiramide riconosciuta, I 3, vv. 185-189).

Equilibrio: ripetizioni e antitesi

Vorrei spiegar l'affanno,nasconderlo vorrei,e mentre i dubbi mieicosì crescendo vanno,tutto spiegar non oso,tutto non so tacer.Sollecito, dubbioso,penso, rammento e vedo,e agli occhi miei non credo,non credo al mio pensier (Semiramide riconosciuta, I 4, vv. 206-215).

Il dubbio e il contrasto

Ah che farò? vorreie parlar e tacer. Dubbiosa intantoe non parlo e non taccio,di sdegno avvampo e di timore agghiaccio (Semiramide riconosciuta, I 13, vv. 532-535).

Il dubbio e il contrasto

Se resto sul lido,se sciolgo le vele,infido, crudelemi sento chiamar.E intanto, confusonel dubbio funesto,non parto, non resto,ma provo il martire,che avrei nel partire,che avrei nel restar (Didone abbandonata, I 18, vv. 19-28).

Strutture bimembri

O Arbace si difenda o si condanni (Artaserse, II 11, v. 25);

Se all’impero, amici dèi,Necessario è un cor severo,O togliete a me l’impero,O a me date un altro cor (La clemenza di Tito, III 8, vv. 5-8).

Tu/io

Pensa alla tua grandezza,a me più non pensar (Didone abbandonata, I 2, vv. 24-25).

Tu/io

Parlar di te non voglio, e fra le labbraho sempre il nome tuo; vuo’ dal pensierocancellar quel sembiante, e in ogni oggettocol pensiero lo dipingo [...]. Ove non sei,tutto m’annoia e mi rincresce; e tuttoquel, che un tempo bramavo, or più non bramo.Dimmi: tu che ne credi? amo o non amo? (Ciro riconosciuto, III 11, vv. 36-44).

Tu/io

Io vivrò sempre in pene, Io non avrò più bene; E tu chi sa se mai Ti sovverrai di me! (La partenza, vv. 5-8).

Tu/io e ossimori

Mi lagnerò tacendoDel mio destino avaro;Ma ch'io non t'ami, o caro,Non lo sperar da me.Crudele! In che t'offendo,Se resta a questo pettoIl misero dilettoDi sospirar per te? (Siroe, II 1, vv. 35-42).

A-parte contraddittorio

morrà Didone (e non vivrà Selene) (Didone abbandonata, I 1, v. 43);

Sapranno i labbri mieiscoprirgli il tuo desio.(Ma la mia pena, oh Dio!come nasconderò?) (ivi, I 3, vv. 24-27).

Le similitudini

Come all'amiche arenel'onda rincalza l'onda,così sanar convieneamore con amor.Piaga d'acuto acciarosana l'acciaro istesso,ed un veleno è spessoriparo all'altro ancor (Didone abbandonata, I 8, vv. 384-392).

Indebolimento del soggetto

Si deluda (Didone abbandonata, I 3, v. 7);

al re si vada,si torni a riveder (Semiramide riconosciuta, I 9, vv. 394-395);

Io mi spiegaiabbastanza con te (ivi, vv. 1021-1022).

Soggetto forte e debole

Io tradir l'idol mio? Tu fosti e seiluce degl'occhi miei,del mio tenero cor tutta la cura.Ah se il mio labro mentedi nuovo ingiustamente,come già fece Idreno,torni Scitalce a trapassarmi il seno (Semiramide riconosciuta, II 12, vv. 1150-6).

Discorso riportato

“Già lo saprai per mio rossor”Che arcanoSi nasconde in que’ detti? (La cemenza di Tito, II 3, vv. 1-2);

“Ferma!” gridai;Ma il colpo era vibrato (ivi, II 6, vv. 13-14);

Discorso riportato

Se mai senti spirarti sul voltoLieve fiato che lento s’aggiri,Di’: “Son questi gli estremi sospiriDel mio fido, che muore per me” (La clemenza di Tito, II 15, vv. 9-11);

“Non son padri” mi disse “i servi di Roma” (Attilio Regolo, I 4, v. 21).

Discorso riportato

Io fra remote sponde Mesto volgendo i passi Andrò chiedendo ai sassi: “La Ninfa mia dov'è?” [...] “Ecco”, dirò, “quel fonte Dove avvampò di sdegno, Ma poi di pace in pegno La bella man mi diè. Qui si vivea di speme;Là si languiva insieme” (La partenza, vv. 17-38).

I paragoni

Dopo una scena tragicavogliono certe stitiche personeche stia male una tal comparazione.[Nibbio:] No, no, comparazione: in questo sitouna similitudine bastava,e sa quanto l'udienza rallegrava?(L'impresario delle Canarie ovvero La cantante e l'impresario).

I meriti

“Dalla maestà, energia e brillanti immagini della poesia del signor Metastasio dipende a mio parere la forza, varietà e bellezza della nostra musica. L'armonia che ne' suoi versi alla semplice lettura si scopre, s'imprime ben subito nello spirito de' nostri compositori e somministra loro tutte quelle pompe musiche che a forza dagli animi più prevenuti esigono ammirazione e rispetto” (R. de' Calzabigi, nella sua Dissertazione su le poesie drammatiche del Sig. Abate Pietro Metastasio, 1755, p. 136).

Statistiche metriche

• Settenario: 40%• Ottonario: 28%• Senario: 8%• Quinario: 7%• Decasillabo: 4%• Doppio quinario:1%• Settenario/quinario: 10% (E. Benzi, Le forme dell'aria. Metrica, retorica e

logica in Metastasio, Lucca, Pacini Fazzi, 2005).

Settenari

• settenario giambico catalettico o melico: - + - + - + - Mi làgnerò tacèndo (Siroe, II 1, v. 35);

• settenario dattilico trocaico: + - - + - + -Òdia la pàstorèllaQuànto bramò la ròsa (Issipile, III 6, vv. 13-14).

Senario a emistichi polari

non parto, non resto (Didone abbandonata, I 18, v. 22);fra sdegno ed amore (Siroe, II 7, v. 6); dubbioso ed amante (Ezio, II 3, v. 15); se tema, se speri (Demetrio, I 3, v. 17); risolvo, mi pento (Demetrio, I 3, v. 21); voi date e togliete (Achille in Sciro, III 4, v. 30); fra' ceppi o gli allori (Attilio Regolo, I 8, v. 21).

Poesia per diletto

«La facoltà essenziale e costitutiva della poesia è il diletto. Essa non è che una lingua imitatrice del parlar naturale, ma composta, per dilettare, di metro, di numero e di armonia, ad oggetto di sedurre fisicamente l'orecchio e con ciò l'animo di chi ascolta» (lettera a G. Rovatti, 1775, V, pp. 320-322).

Wort Ton Drama

«La nostra poesia non vi alligna [nella librettistica] se non se quanto la musica la condisce o la rappresentazione l'interpreta» (lettera a D. Florio, 1760, IV, pp. 130-131).

Grazie

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