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periodico di informazione e formazione, documentazione e aggiornamento per gli operatori della vita collettiva
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b i m e s t r a l e p e r g l i o p e r a t o r i d e l l a v i t a c o l l e t t i v a
focussanitàeservizi
n. 2 - anno 2010
Cittadini e Istituzioni: un controverso legameCrisi economica e lavoro, il futuro dell’occupazioneEnergie alternative: fotovoltaico e nucleare a confrontoterzo settore fisco legge guida agli acquisti
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Crisi economica, distacco tra cittadini e istituzioni, disoccupazione eprecarietà diffusa. E ancora: prospettive energetiche assenti oconfuse, sanità sfilacciata, famiglie che arrancano, anziani
abbandonati, giovani derubati della speranza e sfiduciati. E poi, l’evidentesituazione politica e partitica autoreferenziale, divisa e litigiosa, lontanadai problemi e dalle preoccupazioni dei cittadini e delle famiglie italiane. E basterebbe per rendersene conto, l’ultima consultazioneamministrativa, con un’altissima percentuale di non votanti, di schedenulle e/o bianche, finendo per ingrossare la massa dei cosiddetti “nonrappresentati” ed “estemporanei”: un vero e proprio “nuovo” partito.Diciamocelo con franchezza: la mancanza di un serio e concreto progettodi società e di convivenza civile sembra segnare pesantemente ilpresente, mortificare le attese e impedire di immaginare e costruire ilfuturo. Insomma, un’Italia in apnea; e, a detta di alcuni pessimisti, forsealla deriva.
Siamo tuttavia convinti che in questo nostro Paese esistano testimoni etestimonianze, riflessioni e percorsi di impegno e di lotta che sioppongono con forza e convinzione a un tale appiattimento etico, socio-culturale e politico-economico. Si tratta di uomini e donne, idee e progettiche, congiuntamente alla doverosa denuncia di ciò che non va,contrappongono e propongono riflessioni, impegno quotidiano etestimonianze “alternative”, vissute e realizzate da operatori eprofessionisti, enti, organismi religiosi e laici, aziende o piccole/medieimprese fornitrici di beni e servizi.
Noi, nel nostro piccolo, cotinuiamo a dare voce a questi operatori nel quotidiano offrendo spazio e visibiltà alle “buone pratiche”. Come voi lettori potrete constatare dal sommario qui a fianco, oltre alle tematiche d’attualità e alle cosiddette “rubriche di servizio” (fisco, legislazione, sicurezza degli impianti, ecc.), in questo numerospicca il Focus “sanità e servizi”, con una fotografia della situazionesanitaria del Paese, attraverso il contributo di esperti, operatori delsettore, testimonianze ed esperienze, proposte di aziende e struttureproduttive erogatrici di beni e servizi. Sottoponiamo il tutto alla vostraattenzione. Fateci sapere le vostre impressioni, il vostro gradimento, le vostre critiche, le vostre proposte. Ci aiuterete a migliorare eperfezionare questo nostro strumento a servizio di operatori,responsabili economici di comunità, istituzioni pubbliche e organismiprivati, aziende e realtà produttive, coinvolte in molteplici forme, in ambiti e settori della vita collettiva. Scriveteci all’indirizzo dellaredazione o inviate le vostre e-mail a: redazione@rivistainsieme.it.
InSommario
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N. 2 - anno 2010 Direttore editoriale: Paolo Treveri Gen-nari Direttore responsabile: Francesco Meloni Coordi-namento redazionale/editing: Marinella Amato Segre-teria di redazione: Federica Cannizzaro - Collaboratori:
Fabio Panfilo Ciarletta, Enza Colagrosso, Maria Rita Gentile, Alessandra Mauti, Fe-derico Rossi, Emanuela Scanu Grafica e impaginazione: Giuliana Caniglia Foto:Roberto Veroli, Marinella Amato - www.flickr.com
Direzione, redazione e pubblicità: Via Vigliena, 10 - 00192 Roma - Tel.06 3230177 - Fax 06 3211359 - info@rivistainsieme.it - www.rivistain-sieme.it - Editore: EDITORIALE ITALIANA 2000 S.r.l. - Via Vigliena, 10- 00192 Roma - P. Iva e Codice Fiscale 05802841006 -info@editoriale.it - www.editoriale.it - Stampa: Gruppo Cola-cresi & C. S.r.l. Via Tazio Nuvolari, 3 e 16 - 00011 TivoliTerme Rm - Iva assolta dall’Editore ex art. 74 D.P.R. 633/72- Iscritto al Registro degli Operatori di Comunicazione
Italiani gente per bene?Nonostante e a dispettodi…
InPrimoPianoLiberazione e Costituzione, 5un rapporto da riattivareDomenico Rosati
InSocietàItalia, dove vai? 8a cura di Francesco Meloni
Lavoro assente e precarietà diffusa 10a cura di Marina Duelli
InAmbienteEnergia, chi decide e come 12Filippo Mariani e Vincenzo Ferrara
focussanitàeserviziDove va la sanità 15Corrado de Rossi Re
Quando gli anni avanzano 18Paola Mariano
Religiosi in corsia, ma come? 20Maria Rita Gentile
Disabilità e riabilitazione viste da vicino 22Domenico Galbiati
I sogni non conoscono ostacoli 23Emanuela Scanu
Chi si prenderà cura dei nostri vecchi, domani? 25Marinella Amato
Aeronautica Militare: sulle ali della solidarietà 28Col. Antonio Colaiacomo
Verso un mondo di anziani …poco curati 30Maria Rita Gentile
Marcare stretto il dolore, su tutti i fronti 32Paola Mariano
Appalti pubblici in Sanità e Diritto Comunitario 35Enza Colagrosso
La pagella sanitaria:i promossi e i bocciati dagli italiani 36a cura di Simone Maggio
InTerzoSettoreArriva il 5 per mille e le onlus “respirano” 38
Un cuore che batte… nel Cuore di Roma
InGestioneGli economi di comunità guardano al futuro 39
Ascensori e verifiche periodiche 40Fernando Gioia
La Casa di riposo: aspetti fiscali 41Federico Rossi
Privacy e sanità: una materia molto delicata 44Fabio Panfilo Ciarletta
InVetrinaGuida agli acquisti 47
Abbonamento annuo: € 38,00 Da effettuarsi mediante: Assegno bancario intestato a Editoriale Italiana 2000 S.r.l. Versamento su C.C. Postale n. 16995003Bonifico bancario: IBAN IT77x0300203225000400255152
Relazioni istituzionali e Programmazione culturaleFondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus
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venerdì ore 9.00-20.00
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Se è giusto riconoscere che la Repubblicaitaliana è “nata dalla Resistenza” e che laCostituzione ne certifica l’origine, bisogna
convenire sul fatto che, dopo 65 anni, c’è anco-ra molto da lavorare per mettere a fuoco il con-cetto, soprattutto tra i giovani. Il 42,9% degli stu-denti italiani, infatti, ammette di avere soltanto una“conoscenza media” della Costituzione mentre il35,3 % ne ha una “piuttosto scarsa”. Soltanto il36,5% ha in casa una copia della Carta, anchese il 65% ritiene che i Padri costituenti abbiano fat-to un buon lavoro. Sono dati freschissimi, anco-ra provvisori ma attendibili, che emergono da unaricerca svolta dall'associazione Proteo Fare Sapere,su un campione di 1.100 studenti di 10 Regioni, dalNord al Sud Italia. La sostanza è che quasi 4 stu-denti su 5 non si sentono preparati in materia; e sene ricava un serio motivo di allarme.La ricorrenza della Liberazione, il 25 aprile, si puòcelebrare con gli accenti della retorica o conquelli della riflessione civile. Per chi sceglie la se-conda via s’impone una realistica valutazione
dello stato dell’arte. E qui i dati riportati, nel lorosignificato indicativo, consentono di farla in modoappropriato ed utile. Tanto più quando costrin-gono a constatare che il grado di impreparazionesi mantiene elevato, anche quando si passa aiquesiti analitici. Così il 50% degli intervistati ritieneche la Costituzione altro non sia che una raccoltadi leggi (una sorta di …testo unico!) anziché laLegge fondamentale della Repubblica; mentre il41,5% reputa che essa contenga la normativache …regola il divorzio.
Un paradosso da esplorare
Ma il terreno non è tutto incolto; e lo si scoprequando ci si inoltra tra i valori fondamentali chei ragazzi condividono, anche se non saprebberorintracciarli puntualmente nei paragrafi dellaCarta. Se ne ricava infatti un’ideale graduatoriain cui al primo posto è collocata la pari dignitàtra i cittadini (scelta dall'89,6% del campione);al secondo, il ripudio della guerra (84,8%) e alterzo il diritto al lavoro (75%). Sono inoltre con-siderati “molto rilevanti” l'inviolabilità della li-bertà personale (74,6%), la parità di diritti e la-voro tra uomo e donna (70,3%) e il diritto allasalute (69%). C’è infine una rivelatrice nota cri-tica a proposito dei “doveri inderogabili di soli-darietà politica economica e sociale” che, ad av-viso della grande maggioranza degli studenti,sono solo in parte rispettati. Nel confronto tra il versante negativo e quello po-sitivo si materializza una sorta di paradosso: allascarsa conoscenza “tecnica” fa riscontro unalarga condivisione dei valori. È un bel tema dasvolgere: sia per stare alle finalità del sondaggio,nello spazio propriamente didattico (la Costitu-
InPrimoPiano
Liberazione e Costituzione,
un rapporto da riattivare Ricognizioni: i valori della Resistenza permangono anche
tra i giovani che non conoscono la carta fondamentale che
da essi trae origine. Compresa la ricorrenza, non retorica,
della Liberazione, il 25 aprile
Domenico Rosati Editorialista e saggista, già presidente delle Acli e senatore della Repubblica
5
L'AssembleaCostituente
fu l'organo prepostoalla stesura di unaCostituzione per la
neonata Repubblicaitaliana. Le sedute si
svolsero fra il 25giugno 1946 e il 31
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InPrimoPiano
Occorre tornare
alle fonti della coscienza
democratica
della Repubblica:
la Costituzione e il suo
principio ispiratore
*zione nelle scuole ora in fase molto sperimen-tale); sia nel più generale circuito della formazionedella coscienza politica nel Paese. Volendo sem-plificare, si potrebbe sostenere che il catalogo deivalori condivisi, che corrisponde alle motivazionidella Resistenza inscritte nella Costituzione, “re-siste” tra i giovani, a dispetto delle carenze co-gnitive rilevate sulle linee dell’architettura dellaRepubblica. Detto in termini un po’ ottimistici,sembrerebbe che l’onda lunga del movimento diliberazione continua a produrre effetti nelle sen-sibilità delle nuove generazioni, anche se nontrova riscontro nel riconoscimento dell’importanzadella dimensione istituzionale. E siccome i valorisono buoni e l’adesione resta alta, se ne po-trebbe dedurre che è possibile una “buona re-pubblica” anche senza una codificazione siste-matica di valori e di regole. È uno scenario affascinante perché denota che,fuor di retorica, la Resistenza, nei suoi tratti qua-
lificanti non solo resta nella memoria collettiva maproduce ancora oggi, malgrado l’usura di unlungo ciclo storico, istanze decisive di libertà e digiustizia. Ma è anche una prospettiva preoccu-pante perché, senza un ancoraggio anche for-male, cioè senza la traduzione dei valori innorme, il buon andamento dell’ordine civile restaaffidato al perdurare dei …buoni sentimenti. Il ri-schio di manipolazione e di travisamento, che èparticolarmente acuto nell’attuale “società li-quida”, non si fronteggia affidandosi alla sponta-neità dei riflessi (fortunatamente ancora pronti)ma rinforzando le predisposizioni spontanee conla certezza delle regole.
Costituzione come storia
La conoscenza, anche analitica, della Costitu-zione è dunque, per un verso, il vaccino controsempre possibili avventure; e, per un altro,l’esplicito richiamo alla fase storica – il fascismo,il suo ordinamento, la sua cultura – di cui ha
rappresentato il rovesciamento. C’è in corsouna polemica sul punto se la Costituzionedebba essere insegnata come un vecchio ca-techismo oppure se ad essa ci si debba acco-stare con spirito critico, aperto anche ad even-tuali aggiornamenti. I dati riportati mostranocon evidenza che c’è un bisogno preliminare diacquisizione del testo. Ma è l’approccio storicoquello che impedisce la cristallizzazione nozio-nistica. Ancora un paradosso: per compren-dere la Costituzione bisogna studiare quel chec’era prima, la monarchia e il fascismo. E cosìresta chiaro anche il significato del 25 aprilecome apertura di una storia davvero nuova.Valerio Onida ha scritto che “i contenuti dellaCostituzione sono anzitutto storia, la storia delnostro Paese, dell’Europa e del mondo; di uncammino pieno di contraddizioni e di travagli,ma anche di idee-forza e di processi, volti adaffermare e tradurre nella realtà, in un mondospesso assai distante da essi, valori essenzialiche fondano la convivenza civile: eguaglianzadegli esseri umani, diritti inviolabili della per-sona, giusta autorità dei governi fondata sulconsenso”. Da questo processo derivò un prodotto che haretto a molte prove e che ha funzionato – anchequesto va detto – come calamita di attrazioneanche verso forze che originariamente furonoestranee al processo costituente, come quelleche si richiamavano all’ultimo fascismo; e che,successivamente, si sono riconosciute nellaCarta. L’accumulo dell’esperienza politica suc-cessiva alla fase costituente, spinge così a con-siderare l’Italia come un laboratorio di conver-sione democratica. Se di ciò si sia trattato osoltanto di una convergenza pragmatica, è ma-teria di analisi politica. Parole di segno irrevo-cabile sono state comunque pronunciate, nonsolo sulla Costituzione ma anche sulla Resi-stenza e quindi sul ripudio del fascismo e ditutte le forme di potere totalitario. Che prenderlesul serio significhi metterle alla prova e misuraelementare di igiene democratica. Vale anchea correggere il tono di certe enfatiche celebra-zioni della libertà in cui non si trova il modo dievocare i momenti, le parole i protagonisti del ri-torno della libertà in Italia. E per farlo non c’èmodo più appropriato che riandare, possibil-mente in compagnia di un numero crescente digiovani, alle fonti della coscienza democraticadella Repubblica: la Costituzione e il suo prin-cipio ispiratore.
Il tema fiducia/sfiducia tra cittadini e appara-ti dello Stato, nel bene e nel male, da sem-pre coinvolge tutte le Istituzioni. L'Eurispes,
come ogni anno, anche per il 2010 ha misuratola temperatura di questo controverso legame:nel complesso, dai dati di quest’anno emergeun’inversione di tendenza rispetto al progres-sivo allontanamento registrato negli anni scor-si, anche se con qualche eccezione. In gene-rale, la fiducia accordata dai cittadini alle Isti-tuzioni è salita di ben 28,5 punti percentuali,passando dal 10,5% del 2009 al 39% del 2010.Di pari passo, cala del 10% la quota di italianiche esprimono una diminuita fiducia, che si at-testa al 45,8%.Si sentono più fiduciosi nelle Istituzioni i cittadinidi schieramento centrista (39,6%), seguiti daquelli di centro-destra (35,4%); mentre quelli mar-catamente di destra sono, tra tutti, coloro che inmisura minore sentono aumentato il loro livello difiducia nelle Istituzioni (solo il 34,8%). Un’attenzione particolare meritano, invece,quanti non si riconoscono in nessuna “area” po-litica. Sono i cosiddetti “non rappresentati” ed“estemporanei”, cioè coloro che si recano alleurne spostando il proprio voto a seconda dellepolitiche e dei programmi elettorali proposti daidiversi schieramenti politici; o coloro che, sem-pre più spesso, decidono di esercitare il propriodiritto di voto attraverso l’astensione o l’annul-lamento. Essi indicano una diminuzione dellapropria fiducia nelle Istituzioni (47,8%), segna-lando in ogni caso un sentire basato su un’in-terpretazione della realtà sociale che subisceminori condizionamenti di tipo ideologico.
Il Presidente della Repubblica,
un saldo riferimento
Gode del 70% dei consensi (nel 2009 il dato eraintorno al 62%). Nel contempo, cala il numero dicoloro che esprimono sfiducia: dal 33,6% al29,5%. In particolare, ha maggiore appeal pressogli over 65 (fiduciosi nel 73,3% dei casi) e pressocoloro i quali hanno un’età compresa tra i 45 e i64 anni (73,7%). Un consenso diffuso, che toccacomunque tutte le fasce d’età e non scende maial di sotto del 60%. E ciò anche per i 18-24enni(60,1%), seguiti da quelli tra i 25 e i 34 anni(61,5%) e dai 35-44enni (66,1%).
Governo: giudizio altalenante,
tendente al basso
I fiduciosi sono soltanto il 26,7% (uno su quattro)con un calo, seppur lieve, rispetto al 2009(27,7%). Il dato rappresenta comunque una co-stante degli ultimi anni (dal 2004 al 2010), che sitratti di governi di centro-destra o di centro-sini-stra. Più di tutti, ripongono la propria fiducia nelGoverno gli elettori di centro-destra (50,8%), se-guiti dal 45,4% di quelli di destra e dal 35,1% dichi si colloca al centro. Un calo di fiducia è con-diviso invece da chi si definisce di sinistra(17,9%), di centro-sinistra (16,3%) e dai “nonrappresentati” politicamente (13,3%).
Parlamento: dati e percentuali oscillanti
Il consenso al Parlamento si attesta su una lineache nel periodo 2004-2010 ha oscillato tra il 24%e il 36%. Unica eccezione nel 2008, che registròun calo vistoso, quando il consenso dei cittadiniera sceso al 19,4%. Oggi il Parlamento raccoglie
La fiducia accordata dai
cittadini alle Istituzioni è
salita di ben 28,5 punti
percentuali, passando
dal 10,5% del 2009 al
39% del 2010. Di pari
passo, cala del 10%
la quota di italiani che
esprimono una diminuita
fiducia, che si attesta
al 45,8%
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InSocietà
Italia, dove vai? "L'Italia tra memoria, conflitto e progetto"
è il titolo del Rapporto Italia 2010 dell’Eurispes.
Qui riportiamo i punti salienti sul binomio
fiducia/sfiducia dei cittadini nelle Istituzioni
A cura di Francesco Meloni
Cittadini e Istituzioni: un controverso legame
Disistima negli apparati
del “sistema di potere”
e promettente consenso
alle aggregazioni
civico-sociali ispirate
ad etiche spirituali
e valori universali
condivisi
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il 26,9% di fiducia. Nel centro-destra la fiduciaraggiunge il 43,4%, anche se gli sfiduciati rap-presentano il 52,9%. Nella destra e nel centro ifiduciosi fanno registrare rispettivamente il 34,8%e il 34,3%; mentre a non avere fiducia sono il63,6% dei primi e il 64,2% dei secondi. Il livellodi fiducia scende nel centro-sinistra (23,9%) e asinistra (23,5%). Coloro che non si collocano innessuna area politica, nella maggior parte deicasi (82%), non accordano fiducia al Parla-mento.
Magistratura: consenso e fiducia in ripresa
La Magistratura sembra acquistare nuovo cre-dito: se nel 2009 la fiducia era al 44,4%, nel2010 la percentuale sale fino al 47,8%. Si trattadi un trend positivo e graduale, che ha riguar-dato in particolare gli ultimi cinque anni: daldato più basso registrato nel 2006 (38,6%), alsuccessivo miglioramento del 2007 (39,6%) edel 2008 (42,5%), fino al crescendo degli ultimidue anni. E ciò nonostante essa continua a nonraccogliere la fiducia della maggioranza deicittadini. Minore fiducia nei confronti della Ma-gistratura viene espressa in eguale misura dacoloro che appartengono al centro-destra ealla destra: si dicono fiduciosi solo nel 35,4% enel 35,6% dei casi; e non fiduciosi nel 61,4% enel 62,1% dei casi.
Forze dell’Ordine: un riscontro positivo,
ad ampio raggio
Sulla fiducia/sfiducia degli italiani, i dati fannoemergere uno positivo legame con le Forzedell’Ordine, che per la maggioranza dei citta-dini continuano ad essere stabile punto di ri-ferimento. In particolare, il gradimento nei con-fronti dell’Arma dei Carabinieri è aumentato diquasi 6 punti percentuali (dal 69,6% nel 2009al 75,3% nel 2010). A seguire, la Polizia di
Stato, che segna anch’essa un incrementosensibile di fiducia: nel 2009 era il 63,3% men-tre nel 2010 si attesta al 67,2%. Cresce ancheil consenso nei confronti della Guardia di Fi-
nanza: rispetto allo scorso anno (62,7% diconsensi), nel 2010 guadagna oltre 4 punti,toccando il 66,9%.Di segno contrario, invece, i giudizi sulla Polizia
penitenziaria, che evidenzia una diminuzione delconsenso di quasi 5 punti percentuali. Risultatodovuto, con tutta probabilità, anche a recenti fattidi cronaca (presunte violenze nei confronti dei de-tenuti, ecc.) che hanno contribuito ad influenzarenegativamente l’opinione pubblica.
“Altre” Istituzioni: un vasto
e promettente consenso
Il grado di fiducia in “altre” Istituzioni (cherappresentano, comunque, un evidente puntodi riferimento sociale, economico e religiosonel nostro Paese), registra un sensibile e pro-mettente miglioramento. Grado di fiducia chetestimonia di fatto una sostanziale disistimanei confronti degli ambienti legati agli apparatidel “sistema di potere” e una maggiore at-tenzione verso le organizzazioni civico-so-ciali ispirate da etiche spirituali e da valoriuniversali condivisi. Le associazioni di volon-
tariato incrementano il grado di consenso,raggiungendo l’82,1% dei cittadini interpel-lati. Segnali positivi anche per la Chiesa: il47,3% ha dichiarato di riporvi “abbastanza” o“molta” fiducia. In particolare, circa un terzo(27,8%) degli intervistati vicini al centro-sini-stra sostiene di avere “abbastanza fiducia”nella Chiesa; mentre solo il 12,9% di chi si di-chiara di destra ripone la massima fiducia,con una percentuale quasi identica per gli in-tervistati dello schieramento politico opposto(12,3%). È comunque nelle aree politiche dicentro e di centro-destra che si registra lamaggiore fiducia: il totale di chi dichiara diaverne “abbastanza” e “molta ” è il 61,9% e il58,2%; e ciò rispetto al 46,2% della destra eal 40,1% della sinistra. Degno di nota è anchel’aumento di fiducia riscosso dalle associa-zioni degli imprenditori (+14,7%) e dalla Pub-blica amministrazione, che segna un miglio-ramento di fiducia (+3,7%). Anche se,complessivamente, il tasso di sfiducia nellaPubblica amministrazione resta ancora alto(73,8%).
Partiti, Sindacati: riferimento
e consensi in caduta libera
Il 45,5% dei cittadini ha affermato di non nutrirealcuna fiducia nei confronti dei Partiti. Tassi alti disfiducia investono anche i Sindacati (35,8%).La completa mancanza di fiducia nei partitiemerge, in maniera pressoché uniforme, in tuttele aree geografiche del Paese. La fiducia nei Par-titi è quindi molto bassa, anche a prescindere dal-l’area politica di appartenenza degli intervistati. Inciascuna di queste, infatti, il numero di chi non ha“nessuna fiducia” e di chi ne ha “poca” superal’80%. Le Organizzazioni sindacali segnalano per-dite di consenso soprattutto tra chi si dichiara di si-nistra e di centro-sinistra: il 43,8% dei primi ha as-serito di essere “poco” fiducioso e quasi il
Cittadini e Istituzioni: un controverso legame
Aqueste e ad altre domande rispondono:
Marco Locafaro, delegato alla forma-
zione e alla sicurezza, e Roberto Di Mau-
lo, segretario nazionale della Fismic, sindaca-
to autonomo metalmeccanici e industrie colle-
gate, il 4° sindacato del settore.
Come intende, il sindacato, aggredire le
criticità occupazionali?
A nostro avviso occorre, in primo luogo, preci-sare i termini del problema, distinguendo le cri-ticità generate dalla recessione mondiale daquelle storicamente presenti sul territorio. Di-versi, ad esempio, gli interventi da mettere incampo per contrastare la diffusione del lavoronero da quelli orientati a salvaguardare l’oc-cupazione. Nel caso del lavoro nero, infatti, ilproblema può essere affrontato dando corpo amisure che ne consentano l’emersione, favo-rendo, attraverso contributi all’assunzione, lapartecipazione regolare al lavoro; mentre nelcaso di crisi aziendali, ormai molto frequenti etali da coinvolgere più settori merceologici,non si può non partire dal dato che l’utilizzodella cassa integrazione nel corso del 2009 èpiù che triplicato.
E a cosa è dovuto questo ricorso
alla cassa integrazione?
Nel 2009 l’Inps ha autorizzato 918 milioni diore di cassa integrazione rispetto ai 223 milionidel 2008. Quasi un quarto delle richieste dicassa integrazione è riferita a una platea diaziende e di lavoratori che nel 2008 non ave-vano diritto a questo strumento. Quindi siamodi fronte ad una cassa integrazione, cosid-detta “in deroga”, che ha certamente esteso letutele al mercato del lavoro ma rende difficile,se non impossibile, qualunque confronto con
l'anno precedente. A dicembre 2009, ad esem-pio, la cassa integrazione è cresciuta del 2,2%rispetto al mese precedente e del 230% subase annua. Un aumento così forte del ricorsoalla cassa integrazione straordinaria (ancheperché stanno finendo le settimane di cassaordinaria) e a quella in deroga, dimostra comela crisi produttiva continui a incidere pesante-mente sui lavoratori e che la vera emergenzaper il Paese rimane l'occupazione.I disoccupati in Italia sono arrivati a due milioni,il più alto numero dal gennaio 2004 a oggi, an-che se siamo al disotto della media europea:i disoccupati in Italia sono l’8% delle forze di la-voro, contro circa il 10% della media europea.
Quali sono i settori più colpiti?
Direi che i settori colpiti sono un po’ tutti, an-che se la crisi ha prodotto effetti contenuti,grazie soprattutto alla cassa integrazione inderoga; ma questa è una strategia che a ma-lapena riesce a difendere i posti di lavoro esi-stenti. La crisi penalizza i soggetti marginali delmercato del lavoro, ad esempio, i giovani. Iltasso di disoccupazione giovanile, pari al 16%nell’ottobre 2008, è arrivato quasi al 20,5%nell’area euro, con una variazione di circa 4,5punti percentuali. Se guardiamo agli stessidati per l’Italia, vediamo numeri molto simili: ladisoccupazione giovanile è aumentata propriodi 4,5 punti anche nel nostro Paese.
E cosa bisognerebbe fare?
Bisognerebbe, a questo punto, porsi qualchedomanda. Per esempio bisognerebbe chie-dersi in che misura la crisi si sia, finora, scari-cata sul mercato del lavoro e, soprattutto, chiabbia pagato e stia pagando il conto; ma se siconsidera che la disoccupazione in Italia è sa-
InSocietà
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Crisi economica e lavoro, cassa integrazione e futuro
dell’occupazione: chi ha pagato e sta ancora pagando
il conto? Quali vie di uscita?
A cura di Marina Duelli
Lavoro assente e precarietà diffusa
lita di un solo punto percentuale, ver-rebbe da dire che la crisi ha incisoancora poco sul mercato del lavoro;anche a fronte di una riduzione delPil italiano - tra l’inizio della crisi e ilsecondo trimestre 2009 - del 6,5%.In poche parole, il mercato del la-voro italiano - dove, cioè, si è fatto unuso intenso di ammortizzatori sociali(sia quelli ordinari che in deroga) - èriuscito a legare strettamente i lavo-ratori al loro posto di lavoro; e nellacrisi in atto, è andato decisamentemeglio degli altri, almeno fino ad ora.
Non si può, tuttavia, ignorare che gli ammor-tizzatori sociali non sono eterni e che la pos-sibilità che la cassa integrazione si trasformi(almeno in parte) in mobilità è più che possi-bile, in considerazione del fatto che il mercatodel lavoro (così dicono gli economisti!) reagi-sce con un ritardo di circa sei mesi e con unaproporzione di circa un mezzo a ciò che suc-cede al Pil. Anche se ora la recessione sem-bra in fase calante, non si può ignorare il fattoche nell’aprile 2008 la produzione industrialeera 109 e oggi arriva a malapena a 90: i 19punti di produzione mancanti corrispondono,certamente, ad un certo numero di lavoratori ineccesso.
La situazione, dunque, secondo voi re-
sta ancora molto difficile e complessa so-
prattutto sul piano occupazionale?
Sì. Probabilmente sul piano occupazionale ilpeggio deve ancora arrivare. Ciò ci obbliga,quanto meno, a prevedere la possibilità di unutilizzo di ammortizzatori in deroga anche ol-
tre il 2010 rivedendo verso l’alto il valore del-l’integrazione economica a carico dell’Inps,che appare sempre più insufficiente a soste-nere i redditi da lavoro.Ma se ci fermassimo a questo eviteremmo diriflettere sui nodi strutturali del mercato del la-voro nel nostro Paese, a partire dalla neces-sità di estendere la possibilità di un utilizzo de-gli ammortizzatori anche alla vasta area delprecariato.
E ciò cosa implica?
Implica che la politica abbia il coraggio di ri-vedere, in meglio, le norme che regolano il la-voro cosiddetto atipico; così come dovrebbeprevedere finanziamenti adeguati in forma-zione e sviluppo, sottolineando che sono que-sti gli strumenti che aprono le porte all’inno-vazione tecnologica, vera chiave di volta dellosviluppo economico di un Paese. Bisognerebbe avere la capacità di attivare,unitamente agli ammortizzatori, un circuitovirtuoso che consenta, più facilmente, il pas-saggio da lavoro a lavoro, anche incenti-vando forme di auto-impiego e/o di coopera-zione sulle quali anche il sindacato potrebbee dovrebbe essere capace di dire la sua: ciòche nell’ambito della grande impresa po-trebbe essere un costo, scorporato e reso au-tonomo, può costituire una opportunità pro-duttiva e occupazionale. Per concludereoccorrerebbe, da parte di tutti, un po’ di co-raggio in più, un po’ di inventiva; e, soprat-tutto, la capacità di cooperare in un quadrosolidaristico che sappia restituire al nostroPaese e alle parti sociali la capacità di ope-rare per il bene collettivo.
Occorre restituire
al nostro paese
e alle parti sociali
la capacità
di operare per il bene
collettivo
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Recentemente a Roma si è tenuto un in-contro tra esponenti di Accademia Kronose nuclearisti convinti. È stato un momen-
to civile di scambio di idee, senza eccedere inenunciazioni dogmatiche o in isterie di gruppo.Mettendo da parte livori e posizioni preconcette,si è analizzato il problema del nucleare in Italiacon senso di civile concretezza, avviando un con-fronto sereno e democratico che potrebbe servired’esempio agli attuali politici, solo se decidesse-ro un giorno di voler fare il bene del Paese e nongli interessi privati. Le riflessioni emerse da que-sto incontro? Ne proponiamo una breve sintesi,mettendo a fuoco i pro e i contro delle due pro-poste.Il fotovoltaico• I pro: energia gratuita e inesauribile; mitigazione
climatica ottimale; realizzazione di un grandeimpianto fotovoltaico in un paio di anni (puntodi paragone, la recente centrale fotovoltaica di30 MWh di Montalto di Castro, realizzata inmeno di 2 anni); costi di esercizio molto con-tenuti.
• I contro: necessità di estensioni di territorio rag-guardevoli; sottrazione di terreno agricolo(solo pascolo per piccoli capi: pecore e capre);non produce energia di notte; determina fe-nomeni di microclima, alterando le temperaturedel terreno e di tutto l’ambiente circostante, so-prattutto nei mesi estivi.
Il nucleare• I pro: nessuna emissione di CO2 nell’atmosfera
– riduzione effetto serra; nessun inquinamen-to nell’atmosfera, soprattutto da particolato, SO2e NOx; occupazione di terreni in manieracontenuta, qualche ettaro; riduzione drastica(quasi eliminazione) del trasporto via mare eterrestre dei combustibili per alimentare la cen-
trale; consistente produzione di energia (1.600MWh), in maniera continuativa e senza rischiblack out.
• I contro: produzione di scorie radioattive; areacontaminata radioattivamente, per secoli; tem-pi di realizzazione (dalla progettazione alla co-struzione, fino alla messa in rete di energia elet-trica) lunghissimi: dai 10 ai 12 anni; altissimi co-sti di costruzione e di manutenzione.
Qualche riflessione, spassionata
Per il fotovoltaico, il primo e unico grande handicapresta l’impatto ambientale: per produrre 30 MWhdi energia elettrica servono 80 ettari di terreno.Per eguagliare l’energia prodotta da una centralenucleare da 1500 MWh (che potrebbe occupa-re al massimo 10 ettari) calcolando 1,5 ettaro per1 MWh prodotto, si dovrebbero sacrificare ben2.250 ettari di terreno. E se per il fabbisogno na-zionale necessitassero 10 centrali fotovoltaicheda 1.500 MWh, dovremmo sacrificare quasiun’intera regione. Questo è il vero problema delfotovoltaico. Un altro handicap è quello che di notte non pro-duce energia. Tuttavia, oggi la scienza e la tec-nologia sembrano essere in grado di risolverlo.Recentemente il Cnr e l’Università di Pisa han-no messo a punto un sistema (diamante ener-getico) che durante il giorno parte dell’energia as-sorbita dal sole viene trasformata in idrogeno; idro-geno che durante la notte attiva un generatoreelettrico che continua a fornire energia alla rete.Per il nucleare, l’handicap maggiore, oltre alle sco-rie radioattive, resta il tempo di realizzazione e dimessa in rete di energia elettrica: oltre i 10/12 anni.Un tempo troppo lungo che in questo preciso mo-mento, in cui tra tre o quattro anni il petrolio po-trebbe non essere più disponibile ai costi attua-
InAmbiente
Il dibattito è ancora aperto, ma bisogna fare in fretta:
tra due o tre anni potrebbe essere troppo tardi
Filippo Mariani Esperto di energie rinnovabili di Accademia Kronos
Gli esperti propongono analisi, suggeriscono sol uzioni. E mandano un messaggio al mondo politico
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Energia: chi d ecide e comeFotovoltaico o nucleare?
Un percorso nucleare in Italia presupponealcune condizioni pregiudiziali. In parti-colare:
• Che vi sia un accordo “bipartisan” tra mag-gioranza e opposizione, tale da garantire cheuna volta avviato il nucleare non sia poi fermatoal cambio di governo o con un referendum: sa-rebbe l’ennesimo grande spreco.
• Che siano rispettate, in materia nucleare, lestesse regole di concorrenza, valide per tuttele altre imprese: il mercato dell’energia è sta-to liberalizzato, ma questa liberalizzazione deveessere compiutamente attuata.
• Che vi sia adeguata informazione e parteci-pazione dei cittadini, e non dei loro rappre-sentanti (politici, sindacali, di categoria ecc.),affinché la consapevolezza dei problemi siareale e si giunga a decisioni condivise e di lun-ga durata.
Che vi sia adeguata formazione di tecnici edesperti sui problemi nucleari (impiantistica) o col-legati ad essi (radioprotezione, radioecologia, ci-clo del combustibile, trattamento e confinamen-to dei rifiuti radioattivi). Esperti e tecnici qualifi-cati importati dall’estero (oltre a non creare oc-cupazione al nostro Paese) porrebbero l’Italia inuna rischiosa condizione di dipendenza “colo-nialistica”.A parte altre considerazioni sulle questioni del-la sicurezza e dei rifiuti radioattivi, della localiz-zazione e degli impatti ambientali e sanitari - pe-raltro in situazioni destinate a cambiare anche ra-pidamente a causa dei mutamenti del clima - per-mane, comunque, un problema sostanziale chenon è stato affrontato: il paradigma di base. Tut-te le considerazioni pro e/o contro il nucleare, in-fatti, come paradigma di base assumono un si-stema in cui emergono due aspetti: da una par-
te, grandi fornitori di energia che valutano e de-cidono; dall’altra, piccoli consumatori che, per leloro esigenze, devono adattarsi alle scelte dei pro-duttori e dei politici di turno. E se cambiassimo il paradigma di riferimento?Per esempio: consumatori-produttori e produt-tori-consumatori? Oppure: piccolo è bello o an-che piccolo e bello? Il paradigma di riferimentodovrebbe essere un sistema decentrato di tipoterritoriale. In un Paese la cui economia è trai-nata dalle piccole e medie imprese e dove il“made in Italy” dovrebbe diventare la priorità stra-tegica, non appaiono logiche, né sono più pen-sabili, soluzioni energetiche legate ai grandi im-pianti di produzione termoelettrica (nucleari e nonnucleari) e a grandi reti elettriche, o di distribu-zione dell’energia, totalmente centralizzati, cheattraversano da un capo all’altro l’Italia per con-nettere il mega-produttore che sta magari a 1.000km di distanza dai micro-consumatori. Se si vuole valorizzare il territorio nel campo del-l’efficienza energetica e dell’uso razionale del-l’energia, diventano di fondamentale importan-za le risorse energetiche locali (generazione di-stribuita) e le filiere corte (produttori vicino ai con-sumatori). Di conseguenza, il sistema a reti elet-triche decentrate, intelligenti e autonome, ma in-terconnesse fra loro (smart grids), dovrebbe es-sere non solo la soluzione, ma anche la priori-tà, in un Paese come il nostro. Inoltre, se le piccole e medie imprese dispo-nessero di altri collegamenti in rete, per azzerareanche i loro rifiuti (solidi, liquidi e gassosi), allo-ra il problema energetico e dell’uso razionale del-le risorse ambientali, sarebbe molto più facilmenterisolvibile, sia in termini di massima efficienza, siain termini di minimo impatto sull’ambiente. L’elemento prioritario per andare in questa di-
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Gli esperti propongono analisi, suggeriscono sol uzioni. E mandano un messaggio al mondo politico
Termoelettrici centralizzati - nucleari e non - rappresentano
il passato, non il futuro. Le riflessioni e il parere di un esperto
Vincenzo Ferrara Climatologo Enea
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Energia: chi d ecide e comeGrandi impianti o smart grids?
rezione è lo sviluppo delle reti elettriche bidire-zionali intelligenti, vale a dire delle smart grids,possibilmente in corrente continua (si elimine-rebbe anche l’inquinamento dei campi elettro-magnetici). Impianti convenzionali con combu-stibili fossili (o nucleari) potrebbero far parte ditali smart grids, ma solo per motivi di sicurez-za energetica e di compensazione nei momenticritici… purché di piccola taglia e con potenzamassima compatibile con gli altri impianti (so-lari, eolici, a biomasse, cogenerativi ecc.) sul-la rete.Forse è giunta l’ora di ripensare alla reale uti-lità strategica dei grandi impianti termoelettrici.Il futuro è nelle smart grids e nella generazio-ne distribuita: cioè in una rete di sistemi territorialidecentrati, più efficienti e meno vulnerabili, doveil consumatore non solo risparmia sui costi del-l’energia, ma diventa protagonista, e non sud-dito, di un sistema centralizzato che gli imponeanche il prezzo dell’energia.
Per produrre 30 MWh di
energia elettrica con il
sistema fotovoltaico
servono 80 ettari di
terreno. Per eguagliare
l’energia prodotta da una
centrale nucleare da
1.500 MWh (che potrebbe
occupare al massimo 10
ettari), calcolando 1,5
ettaro per 1 MWh
prodotto, si dovrebbero
impiegare 2.250 ettari
di terreno
InAmbiente
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PM Italia
FACI
FACI e CNEC
, da sempre al fianco degli Enti Religiosi, è la
sola azienda convenzionata a favore delle Diocesi e
delle Comunità Religiose aderenti a , per lafornitura, chiavi in mano, di impianti fotovoltaici.
PM Italia
FACI
FACI e CNEC
, da sempre al fianco degli Enti Religiosi, è la
sola azienda convenzionata a favore delle Diocesi e
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CONVENZIONATA Lo Stato riconosce importanti somme in denaro per 20 anni,per chiunque installi impianti fotovoltaici,
entro il 31 dicembre 2010.
Lo Stato riconosce importanti somme in denaro per 20 anni,per chiunque installi impianti fotovoltaici,
entro il 31 dicembre 2010.
PM Italia srl
Via Maremmana III, 44/A
(Zona Industriale)
00030 San Cesareo (RM)
Tel. 06.9570350
Fax 06.91659250
info@pmitalialtd.com
PM Italia srl
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li (si parla di oltre 200 dollari a barile!), rende-rebbe vane le stesse centrali nucleari di terzagenerazione avanzata. Di tempo a disposizio-ne non ne abbiamo più, dobbiamo trovare so-luzioni rapide, entro massimo due o tre anni. Al-trimenti saranno guai!
Che fare, allora?
Siamo venuti alla conclusione di puntare sullefamose smart grids, ossia trasformare le città ingrandi centrali elettriche virtuali, capaci di autosostentarsi e di vendere ad altre città la loro ener-gia elettrica in eccedenza (per chi fosse inte-ressato, sul sito www.accademiakronos.it, si puòesaminare un piccolo dossier illustrato chespiega queste smart grids).Questa al momento sembrerebbe la soluzionepiù rapida e realistica. L’Olanda, la Danimarca,La Germania, la Svezia e tra poco la Francia el’Inghilterra, si sono votate a questa soluzioneintelligente. E noi?
segue da p. 12* segue da p. 13*
Dove va la sanitàper qualcuno, forse, a fondo...
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Le elezioni regionali sonoappena passate e gli as-setti si stanno ormai con-
solidando. E il Servizio sanita-rio nazionale, oggettivamentefiore all’occhiello del nostroPaese, nonostante tut-to, non ha purtroppogoduto di unagrande atten-zione daparte deicandi-dati,
al di là dei soliti slogan del tipo“più salute per tutti”. Eppure aiservizi sanitari le Regioni de-stinano anche oltre il 60% deipropri bilanci ed è noto come icittadini siano sensibili a que-
ste tematiche. Il problemadi fondo, forse, è
proprio che sia-mo in un si-
stema sa-nitario or-mai fede-
rale. Lad-
dove le cose funzionano bene(come per esempio in EmiliaRomagna, Lombardia, Venetoe Toscana, per citare i sistemi,seppure diversi, ma più perfor-manti) in buona sostanza nonesiste un vero e proprio “pro-blema” destinato a diventare*
focussanitàeserviziOspedali, Asl, cliniche, case di riposo, hospice, centri riabilitativi. La fotografia del comparto sanitarionazionale nell’ottica di chi opera sul campo
Quando gli anni avanzano 18
Religiosi in corsia, 20ma come?
Disabilità e riabilitazione 22viste da vicino
I sogni non conoscono 23ostacoli
Chi si prenderà cura dei nostri vecchi, domani? 25
Aeronautica Militare: 28sulle ali della solidarietà
Verso un mondo 30di anziani… poco curati
Marcare stretto il dolore 32
Appalti pubblici in Sanità 35e Diritto Comunitario
La pagella sanitaria: 36i promossi e i bocciati dagli italiani
all’interno:
Un modello invidiato in tutto il mondo, ma vittima
di sprechi, ingerenze politiche e scarsi investimenti
Corrado de Rossi Re Direttore responsabile di “Panorama della Sanità”
oggetto di campagna elettoralené, tanto meno, tema di im-pegno politico in ottica di so-stanziale miglioramento. Lad-dove invece le cose vanno an-cora piuttosto male, per esem-pio nelle regioni alle presecon i cosiddetti “Piani di rien-tro”, forse impegnarsi seria-mente per il miglioramentodel Servizio sanitario regiona-le poteva essere oggettiva-mente (e purtroppo) rischioso.Insomma, una promessa diffi-cile da mantenere.Difficile, in ogni caso, pensa-re che il sistema, nel suocomplesso, a livello naziona-le, possa trovare almeno intempi brevi una propria unità.Persistono enormi differenzeorganizzative, qualitative e didisomogeneità di accesso. Eil grande spartiacque della di-sequità dell’assistenza (che èinvece, sulla carta, l’asso nel-la manica dell’Ssn italiano)vede da una parte il Nord, so-stanzialmente efficiente, effi-cace e ben organizzato (epersino in pareggio di bilancio)e un Sud, invece, che ancoraannaspa tra il disservizio, ilmalaffare, l’incapacità di unaclasse dirigente di compierescelte di politica sanitaria ingrado di avviare una vera epropria svolta. Nei giorni immediatamenteprecedenti le elezioni, il mini-stero dell’Economia e delle Fi-nanze ha stilato un rapporto diverifica sulle regioni alle pre-se con i Piani per rientrare da-gli enormi deficit accumulati inanni di gestioni, diciamo, unpo’ troppo allegre e per nullarigorose, con lo scopo di ve-rificare quali di esse fosseropotenzialmente interessateall'applicazione della nuovadisposizione normativa (sca-turita da quanto previsto dal
nuovo Patto per la salute) ri-guardante la possibilità, stra-ordinariamente concessa aqueste regioni, di utilizzare ifondi Fas per ripianare even-tuali disavanzi di gestione2009 , in modo da poter evi-tare il ricorso ad un ulterioreinasprimento delle tasse per icittadini. La verifica ha riguar-dato in particolare le regioniCalabria, Lazio, Molise e Cam-pania. E poi le regioni Sicilia eSardegna, interessate peròsolo alla verifica finale del loroPiano di rientro 2007-2009. Dall’esame del ministero è ri-sultato che le regioni inte-ressate a tale ricorso sono ri-sultate essere la Calabria, ilLazio, la Campania e il Mo-lise. Il che significa, in parolepovere, che non ce la fanno.O meglio, non ce la stanno fa-cendo…“Utilizzare le risorse Fas (Fon-di per le aree sottosviluppate)per ripianare i deficit sanitaridelle regioni in disavanzo nonrisolve i problemi della sanità”.Ha commentato, tra i tanti, ilpresidente dell’Aiop (Asso-ciazione italiana ospedalitàprivata che rappresenta 600case di cura e ospedali in tut-ta Italia) Enzo Paolini. “Ser-vono piuttosto interventi strut-turali e scelte coraggiose. Il ri-corso alle risorse del Fas,sottratte in questo modo allaloro originaria destinazione,rappresenta l'ennesimo ripia-namento del deficit sanitario.I fondi del Sistema sanitarionazionale, se ben ammini-
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CALABRIALa Regione presenta per l'anno 2009 un risultato di gestionenegativo di circa 120 milioni di euro che, tenendo conto del ri-baltamento su tale anno dei risultati negativi degli anni prece-denti 2006, 2007 e 2008, porta ad un complessivo disavanzo2009 di circa 1.000 milioni di euro. In questa situazione, nonessendo plausibile l'ipotesi di rinvenire nel bilancio regionalealtre risorse, bisognerà ricorrere ai Fondi Fas per circa la me-desima cifra per assicurare la necessaria copertura senza laquale scatterebbe il forte inasprimento della fiscalità regionaleaggiuntiva. Per quanto attiene all'andamento del Piano di rien-tro, si sono registrati ritardi, in particolare per la riorganizza-zione della rete ospedaliera e il controllo della spesafarmaceutica.
LAZIO La Regione per l'anno 2009 presenta un risultato di gestionenegativo di circa 1.400 milioni di euro, che, sommato al trasci-namento di una perdita 2008 di circa 180 milioni, porta ad untotale di disavanzo da coprire di circa 1.600 milioni di euro,che, dopo le coperture straordinarie derivanti dalla fiscalità ag-giuntiva regionale e dal fondo transitorio e da risorse regionali,comporta un disavanzo di gestione 2009 di circa 420 milionidi euro. Non essendo plausibile l'ipotesi di rinvenire nel bilan-cio regionale altre risorse, bisognerà ricorrere ai Fondi Fas ad-dirittura per circa 420 milioni di euro. Per quanto riguarda laverifica di attuazione del PdR è emerso che la gestione com-missariale governativa ha messo in essere una serie di posi-tive iniziative che hanno portato ad una migliorata capacità digestione del complesso servizio sanitario regionale. Grazie aquesta gestione è stato possibile erogare una quota di 70 mi-lioni di euro (pari a circa il 10% del totale erogabile). Riman-gono tuttavia da sciogliere e affrontare sul piano operativo iprincipali nodi strutturali che riguardano le grandi tematiche:protocolli d'Intesa con le università, la mancata contrattualiz-zazione delle prestazioni e delle funzioni erogate dagli ospedaliclassificati e dagli Irccs privati, la riorganizzazione della reteospedaliera, il ritardo che si registra nel processo di accredita-mento definitivo.
MOLISE La Regione per l'anno 2009 presenta un risultato di gestionenegativo al IV trimestre di circa 80 milioni di euro, che som-mato al trascinamento di una perdita 2008 di circa 30 milioni,porta ad un totale di disavanzo da coprire di circa 110 milionidi euro che, dopo le coperture straordinarie derivanti dalla fi-scalità aggiuntiva regionale e dal fondo transitorio, comportaun disavanzo di gestione 2009 di circa 67 milioni di euro.Anche in questo caso bisognerà ricorrere ai Fondi Fas percirca 67 milioni di euro. Sul PdR è emerso che la Regione nonrisulta aver adottato i provvedimenti di risanamento del Ssr, inparticolare per la mancata adozione dell'atto aziendale, per lamancata riorganizzazione della rete ospedaliera e territoriale,per la gestione dei rapporti con l'IRCCS Neuromed e Catto-lica, per la riorganizzazione della rete laboratoristica.
La situazione delle Regioni in crisi *
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strati, sarebbero già sufficientia garantire un servizio di qua-lità nel rispetto dei bilanci.Sono necessarie, però, mi-sure sostanziali come il con-trollo delle spese, la separa-zione delle funzioni tra chi ero-ga i servizi e chi vigila sullespese, la gestione trasparen-te dei bilanci. Queste misureporterebbero non solo ad unariduzione del deficit ma anchead un innalzamento della qua-lità dei servizi”.Il riferimento, per esempio, alsistema lombardo di netta se-parazione tra erogatori di ser-vizi e controllori di spesa è evi-dente e del resto non è unanovità che l’ospedalità priva-ta (profit e non profit) nonpossa godere come per lestrutture pubbliche dei cosid-detti “ripiani”.Peraltro lo stesso ministrodella Salute, Ferruccio Fa-zio, ha anch’egli storto un po’il naso all’ipotesi di “ripiana-re i piani di rientro”: “Ungrosso pasticcio” lo ha defi-nito Fazio “poiché sono fon-di sottratti realmente ai cit-tadini. Ed è un rimedio chepotrà durare per un tempomolto limitato. Se infatti nonsi provvede con una drasti-ca ristrutturazione, con ri-forme strutturali negli annisuccessivi bisognerà rimet-tere pesantemente le maninelle tasche dei cittadini,anche se questa soluzione èstata utilizzata per non crea-re, nell’immediato, ulterioripesantissime tasse”.
Dunque, in buona sostanza, laquestione economica è, almomento, il grande punto in-terrogativo del Sistema sani-tario italiano che sebbene inteoria abbia tutte le carte in re-gola per essere un modello in-vidiato in tutto il mondo (bastipensare agli sforzi del presi-dente Usa Obama per avvici-nare il modello statunitense adun qualcosa che assomigli aun servizio sanitario naziona-le pubblico), frutto di una ri-forma sanitaria (la 833 del1978) veramente “illuminata”,non riesce a scrollarsi di dos-so lo spettro del sottofinan-ziamento, degli sprechi, dei ri-coveri inutili, dell’eccessiva in-gerenza politica, di anni discarsissimi investimenti nellasanità del territorio.Né, oggettivamente, è pos-sibile affermare che la riformafederalista, in tal senso, ab-bia funzionato. Almeno perora. La sanità delle regionivirtuose funzionava bene an-che prima. E se dovessimocompiere un’operazione di“fantapolitica”, anzi, potrem-mo addirittura affermare cheil federalismo in sanità po-trebbe essere stata una scel-ta sbagliata. Sbagliata perchéha allontanato la prospettivadi un Ssn unico, equo e so-lidale; sbagliata perché co-munque, in ogni caso, servi-ranno interventi “centrali” pernon abbandonare alla derivamilioni di cittadini colpevolisolo, forse, di essere natinel territorio sbagliato.
CAMPANIA La Regione per l'anno 2009 presenta un risultato di ge-
stione negativo di circa 770 milioni di euro, che sommato altrascinamento di una perdita 2008 di circa 223 milioni,
porta ad un totale di disavanzo da coprire di circa 1.000 mi-lioni di euro che, dopo le coperture straordinarie derivantidalla fiscalità aggiuntiva regionale e dal fondo transitorio,comporta un disavanzo di gestione 2009 di circa 500 mi-lioni di euro per i quali bisognerà ricorrere ai Fondi Fas.
Per quanto attiene all'andamento del Piano di rientro, si èregistrata la conferma dei ritardi che hanno portato al com-missariamento della Regione. Si registrano ritardi nella rior-
ganizzazione della rete ospedaliera, della retelaboratoristica, della rete territoriale, nella stesura dei proto-
colli d'intesa con le università.
SICILIA La Regione per l'anno 2009 presenta come risultato di ge-stione, dopo le coperture straordinarie derivanti dalla fisca-lità aggiuntiva regionale e dal fondo transitorio, un avanzo digestione di circa 26 milioni di euro. L'esito della riunione diverifica con la regione Siciliana è risultato parzialmente posi-tivo in ordine alle prescrizioni indicate nei verbali delle pre-cedenti sedute di verifica, relativamente alle scadenze del31 luglio e del 30 settembre. Ciò ha consentito di prospet-tare la erogabilità di 445 milioni di euro di quote premiali,
mentre restano da erogare circa 500 milioni di euro. Relati-vamente alla complessiva verifica di attuazione del PdR si èconvenuto che la Regione ha messo in essere vari provve-dimenti per il risanamento del Ssr (in particolare per la rior-ganizzazione della rete ospedaliera, per il potenziamentodella risposta territoriale e per la riorganizzazione del si-
stema 118). Tali interventi. per quanto giudicati efficaci nellaloro impostazione, sono ancora solo molto parzialmente
realizzati. Pertanto il PdR non può considerarsi pienamenteattuato.
SARDEGNA La verifica annuale ha dato esito negativo. Tavolo e Comi-tato hanno valutato che la regione Sardegna dopo aver
presentato a consuntivo 2008 un disavanzo non coperto dicirca 75 milioni di euro, ha presentato al IV trimestre un di-savanzo non coperto di circa 225 milioni di euro per l'anno2009. La Regione ha comunicato di aver disposto una ade-guata manovra di bilancio per assicurare la necessaria co-
pertura. La Regione non risulta aver adottato iprovvedimenti di risanamento del Ssr, in particolare per lariorganizzazione della rete ospedaliera e territoriale, per la
razionalizzazione dell'acquisto dei beni e servizi. Pertanto laverifica di questa sessione, che si è configurata come ul-
tima verifica sul piano di rientro, non è stata positiva. La Re-gione per poter accedere all'ulteriore tranche dei
finanziamenti non erogati dovrebbe, entro la fine dell'anno2010, dar seguito a quanto previsto nel Piano di rientro, inparticolare promuovendo il risanamento del Ssr in quei set-tori da razionalizzare, come la rete ospedaliera e territoriale,
l'acquisto di beni e servizi e di prestazioni da privato,la spesa farmaceutica.
Oltre un anziano suquattro (il 27,1% ditutti gli over 65enni),
vive da solo, soprattutto alNord. Si tratta principal-mente di donne (oltre il36,9%) contro il 13,6% de-gli uomini. Dato probabil-mente legato alla maggioremortalità maschile, che ren-de le donne in coppia più“esposte” a ritrovarsi vedo-ve, a vivere in solitudinel’ultima parte della loro vita.In Italia c’è un over 65enneogni cinque residenti (conpunte di oltre uno ogni quat-tro in Liguria) e più di unover 75enne ogni dieci (il9,7% del totale della popo-lazione, con punte regiona-li di uno ogni sette). E si trat-ta per lo più di donne: il53,8% della popolazione tra65-74 anni e il 62,8% degliultra 75enni. I rischi? solitu-dine e abbandono, emargi-nazione sociale, insorgenzao aggravamento di patologiegravi e invalidanti che pos-sono a loro volta condurrealla perdita dell’autosuffi-cienza.
È quanto emerge dalla rie-laborazione di recenti datiIstat, nell’ambito della setti-ma edizione del Rapporto
Osservasalute 2009 sullostato di salute della popola-zione italiana e sulla qualitàdell'assistenza sanitaria nel-le regioni italiane, realizza-ta dall'Osservatorio nazio-nale sulla Salute dell'Uni-versità Cattolica di Roma,coordinata da Walter Ric-ciardi, direttore dell’Istituto diIgiene della Facoltà di Me-dicina e Chirurgia.
Differenze geografiche
e lacune territoriali
Ci sono anziani soli più alNord che al Sud: maglianera è la Provincia autono-ma di Trento, dove il 33,4%degli over 65enni vive solo.Ma valori superiori al 30%vengono registrati anche inPiemonte, Liguria. Al con-trario, valori più contenuti ca-ratterizzano la Basilicata(22,9% degli anziani soli), leMarche (23,5%) e l’Abruzzo(23,8%). Con una particola-rità tutt’altro che secondaria,sottolineata dal ricercatoreAntonio de Belvis: “di per sé,vivere soli non è necessa-riamente una condizionenegativa, purché questi an-ziani ricevano un’adeguataassistenza sul territorio epurché siano inseriti in retisociali che ne supportino le
capacità relazionali, fattorealtamente protettivo per lasalute”.
Sotto il profilo dell’assisten-za, va infatti detto che cisono ancora molti vuoti dacolmare. Benché la rete deipercorsi assistenziali offertidal Servizio sanitario na-zionale sia parzialmente mi-gliorata, resta il fatto chel’ADI (Assistenza domicilia-re integrata), uno dei nodipiù importanti di tale rete, èancora insoddisfacente. Afronte di un crescente nu-mero di pazienti trattati in Adi- nel 2007 era pari a 799casi per 100.000 abitanti(474.567 pazienti assistitial proprio domicilio), con unincremento rispetto al 2006del 13,7% (incremento me-dio annuo del 9,3% dal 1998al 2007) - la percentuale ditrattamenti domiciliari erogatia soggetti anziani è statapari all’81,2% del totale. Sinoti che tale valore è in lie-ve flessione rispetto agli ul-timi tre anni, per i quali sonostate registrate percentualisuperiori all’84%. A livello re-gionale, il Molise presenta ilvalore più basso (45,4%);mentre la Liguria (la più “an-ziana” d’Italia!) arriva al
93,5% di trattamenti in Adi.È presente anche un’eleva-ta disomogeneità regionale:si passa, infatti, da 3,2 casiper 1.000 abitanti di età su-periore a 65 anni in Valled’Aosta, a 76,8 casi in Friu-li Venezia Giulia. Il dato na-zionale - pari a 34,3 casi trat-tati - è in aumento rispetto al2006 (31,9 per 1.000), ma laprobabilità per un anzianodel Sud di essere assistito èpari a meno della metà ri-spetto a un anziano delNord (19,3 per 1.000 contro43,8 per 1.000).
Oltre all’Adi, un altro nodonell’assistenza agli anziani èrappresentato dal LTC (LongTerm Care), cure a lungotermine predisposte nei pre-sidi residenziali per sogget-ti che necessitano di assi-stenza continua e quotidia-na, a causa di patologiecroniche e di ridotto grado diautonomia. Anche qui emer-ge una netta differenza traNord e Sud. Esse ammon-tano a 6.548 unità, per un to-tale di circa 300 mila postiletto. Il tasso complessivorelativo ai presidi residenzialiè pari a 11,2 strutture ogni100.000 abitanti, di cui 2,6strutture ogni 100.000 abi-
Quando gli anni avanzanoI vuoti assistenziali possono trasformare la solitudine
dei nostri vecchi in emarginazione, patologie croniche e invalidanti.
Lo confermano i dati dell’Osservatorio Nazionale della Salute
dell’Università Cattolica di Roma
Paola Mariano Giornalista scientifico
18
Rapporto Osservasalute 2009
19
tanti, costituite da residenzesocio-sanitarie per anziani ingenere e 2,6 strutture ogni100.000 abitanti, costituiteda residenze assistenzialiper anziani autosufficienti. Intotale, sono 223 mila gli an-ziani ospiti nei presidi resi-denziali di Ltc, la quota mag-gioritaria rispetto agli altriospiti (minori e adulti).
Attenzioni e prospettive
assistenziali
Emergono però marcate dif-ferenze tra le regioni: ele-vato appare il tasso di strut-ture nella Provincia auto-noma di Trento e in Valled’Aosta. Tra le regioni delCentro e del Sud, solo To-scana, Marche e Molise pre-sentano un valore superio-re alla media nazionale. Taledifferenza appare ancorapiù evidente considerando
l’offerta in termini di posti let-to per Ltc. Tutte le regioni delNord presentano un tasso diposti letto per 100.000 abi-tanti più elevato della medianazionale (511,5); mentreal Centro-sud solo Marche eMolise superano tale valore.Sebbene vi siano disomo-geneità geografiche nell’ac-cesso, nell’utilizzo e nellaqualità percepita, l’assi-stenza agli anziani sembrasupportata da una rete diservizi socio-sanitari terri-toriali, sia domiciliari che re-sidenziali, in continuo svi-luppo.
“Ma non sappiamo - ha di-chiarato il ricercatore Anto-nio de Belvis - quanto que-sto sviluppo sia realmentecorrispondente ai bisognisocio-assistenziali degli an-ziani; e in che misura l’assi-stenza risponda a criteri diappropriatezza ed efficienza.Certamente, il modello at-tuale di welfare per gli an-ziani è rivolto prevalente-mente a momenti fram-mentari e prestazionali del-l’assistenza: poggia ancorain maniera rilevante sullarete di supporto delle fami-glie e sempre più sull’assi-stenza privata (per esempio
le badanti), non semprequalificata e legata ai feno-meni dell’immigrazione, tal-volta irregolare”. “Questo èil dark side of the moon, haconcluso de Belvis: un mo-dello sempre più insosteni-bile e di bassa qualità assi-stenziale e relazionale, chepesa direttamente sui bi-lanci familiari (di cui ancorasappiamo poco!), in terminidi attività e di impatto eco-nomico; ma soprattutto diesito complessivo”.
“È importante - ha fatto no-tare, a sua volta, il professorWalter Ricciardi, coordina-tore della Ricerca - che il fe-nomeno dell'invecchiamentodella popolazione venga af-frontato in modo tempestivoed adeguato su tutto il terri-torio nazionale, perché oggi,mentre vivere da soli in etàavanzata nelle regioni delCentro-nord significa esserespesso inseriti in reti di servizisociali e sanitari efficienti e dif-fuse sul territorio, non si puòdire lo stesso al Sud, dove iservizi sono carenti e sonoquasi sempre le famiglie asopportare il peso dell'assi-stenza, con difficoltà aggra-vate anche dalla crisi eco-nomica in corso".
La salute degli italianista subendo duramente
anche i colpi della crisieconomica, i cui effetti
si riscontrano su piùfronti e tendono a
colpire le fasce più deboli della popola-
zione, soprattuttodonne e anziani.
Sotto il peso della scar-sa disponibilità econo-
mica si spegne il sorrisodel Bel Paese: infatti, ilricorso alle cure odon-
toiatriche, quasi semprea carico delle famiglie, è
stato un “lusso” chesolo poco più di una fa-
miglia su tre (il 39,7%delle famiglie italiane,nel 2005) si è potuto
permettere. Anche a tavola gli italiani
sembrano costretti adover fare economia.
Per molti di loro, la dietamediterranea è divenuta
troppo esosa: infatti, siconsuma poca frutta everdura, e solo il 5,6%degli italiani mangia lecinque porzioni racco-
mandate al dì. Ciò, uni-to al fatto che solo un
italiano su cinque prati-ca uno sport regolar-
mente, rende i cittadinidel Bel Paese sempre
più grassi: oltre uno sutre è in sovrappeso.
Anche la psiche degliitaliani mostra qualche“cedimento”: in Italia siregistra un trend nazio-nale, in forte aumento,
del consumo di farmaciantidepressivi (è più che
triplicato (+310%) dal2000 al 2008). Questa
impennata dei consumi,sebbene sia in parte le-gata a una maggiore at-tenzione al disagio psi-
chico, va a braccettocon l’aumento dei casidi depressione che po-trebbe essere specchiodi un più ampio disagio
sociale, difficilmentequantificabile e in parte
indotto dalla crisi economica.
costiesalute
Ci sono anziani solipiù al Nord che alSud: nella Provinciaautonoma di Trento,risultano il 33,4%, e valori superiori al30% si registrano inPiemonte e Liguria, il 22,9% in Basilicata,nelle Marche il 23,5%,in l’Abruzzo il 23,8%
La storia degli ospedalireligiosi è antica, lun-ga e caratterizzata
da formidabili intuizioni, in-novazioni coraggiose,grandi sacrifici e altrettan-to grandi realizzazioni. Mol-tissime persone hanno sa-crificato la loro vita a ser-vizio del prossimo e per lacreazione di organizzazio-ni che, grandi o piccole, po-tessero servire per allevia-re il dolore, curare e/o pre-venire le malattie. Perseguire un obiettivo diintegrazione tra gestione eattività clinica è ormai atti-vità corrente anche per lestrutture sanitarie religiose,dagli ospedali ai dispensari.Si è ormai consapevoli che,soprattutto in un’economiamatura e in un mercatocompetitivo, è il modo conil quale si affronta il nostroruolo a decretare il suc-cesso; o, meglio, la so-pravvivenza delle nostreorganizzazioni.È ormai evidente che lestrutture sanitarie religiose,ovunque nel mondo, po-tranno sopravvivere solomantenendo un accetta-bile equilibrio economico;ed è proprio da qui che
parte la sfida tra la mis-sione umanitaria e la so-pravvivenza delle stessestrutture. La carenza di vocazioni, lavisione prevalentemente“interna” dell’organizzazio-ne, l’estrema autoreferen-zialità di talune realtà reli-giose, sono ormai pococonciliabili con il modo dioperare di una “realtà ge-stionalmente sana”; realtàche, pur se piccola, comeun dispensario, non puònon tenere conto di quan-ti cambiamenti sia neces-sario farsi carico.
Quando si dice
“sanità religiosa”
Le strutture sanitarie ge-stite da istituti ed enti reli-giosi, ivi comprese le isti-tuzioni evangeliche edisraelitiche, si raggruppanosostanzialmente in due ca-tegorie:• le strutture sanitarie e so-
cio-sanitarie accreditate,fra le quali rientrano, a ti-tolo esemplificativo, lecase di cura, i centri di ria-bilitazione, le residenzesanitarie assistenziali(RSA) e gli ex ospedalipsichiatrici;
• i presìdi ospedalieri, cheerogano assistenza pub-blica a tutti gli effetti, inquanto parte del sistemaospedaliero pubblico.Rientrano fra questi gliospedali classificati aisensi dell’art. 1, ultimocomma, e del titolo IIIdella legge 12/02/1968, n.132, e gli ospedali consi-derati presìdi dell’aziendasanitaria nel cui territoriosono ubicati.
Tutte le strutture sanitariedelle predette istituzioni,nate per un impulso di ca-rità religiosa o di solidarie-tà sociale, si caratterizzanoper non avere finalità lu-crative, come le strutturepubbliche. Per loro storia ecaratteristiche attuali, leistituzioni che fanno capoall’Aris costituiscono inmodo esemplare il model-lo di riferimento dell’art. 1,comma 18, d.lgs. 502/92(così come novellato dald.lgs. 229/99) che ricono-sce la peculiarità delle or-ganizzazioni a caratterenon lucrativo coinvolte nel-la “realizzazione dei dove-ri costituzionali di solida-rietà”, apportando un’ef-fettiva concretezza alla se-
conda parte della medesi-ma disposizione, in basealla quale tali organizza-zioni danno attuazione “alpluralismo etico-culturaledei servizi alla persona”.
È chiaro, dunque, che alnon profit sanitario, risul-tano indispensabili inter-venti regionali. L’attuazionedi certi principi comportacioè che le Regioni, ai finidella remunerazione delleprestazioni e delle attivitàsanitarie erogate da questeistituzioni, determinino spe-cifici criteri e modalità inconsiderazione dello scoponon lucrativo di tali soggetti;e garantiscano la copertu-ra dei maggiori oneri, an-che a quelli connessi ai rin-novi contrattuali per il per-sonale. Eventualità del re-sto previste sin dalla primariforma sanitaria e sempreconfermate in seguito.Eppure, in certe regioni, leinadempienze da partedelle istituzioni regionalisono talmente gravi daaver determinato situazio-ni che mettono in serissimodubbio la stessa sussi-stenza delle opere. Il Laziosu tutte.
Religiosi in corsia, ma come?Sanità religiosa e gestione economica. La sfida, secondo l'Aris,
è integrare vocazione sociale, attività clinica e aspetti amministrativi,
creando una rete di servizi più aperta e meno autoreferenziale
Maria Rita Gentile
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Non profit in sanità
Era stata prevista una ri-partizione delle risorse di-sponibili per la spesa sa-nitaria corrente che assi-curasse, non solo alle strut-ture pubbliche ma anche aisoggetti equiparati, la co-pertura di eventuali disa-vanzi di esercizio, che nonfossero imputabili a caren-ze gestionali; come erastata prevista una valuta-zione dei valori di remune-razione realmente perce-pita da tutti i soggetti pub-blici ed equiparati, regio-nalmente individuati conriferimento alle prestazionierogate; e persino una al-locazione dei fondi perl’edilizia sanitaria (ex art. 20legge n. 67 del 1988) tratutti i soggetti (pubblici edequiparati), erogatori delservizio pubblico.
Nonostante il sopra de-scritto quadro normativoe la chiara posizione delParlamento e del Governo,il finanziamento regionaledelle attività e delle pre-stazioni erogate dagliospedali classificati è, allostato, con l’avvento del fi-nanziamento a DRG (dal1995), progressivamentesempre più incongruo edifferenziato da regione aregione; fra l’altro i DRGcorrisposti sono in gene-rale inferiori a quelli degliospedali pubblici e i mag-giori oneri contrattuali e icosti della indennità diesclusività corrisposta alladirigenza, obbligatoria an-che per gli ospedali clas-sificati ed equiparati (art.15-undecies, d.lgs. 502/92;così come introdotto dald.lgs. 229/99), non sono ri-conosciuti nell’ambito del-
la remunerazione delleprestazioni.
Verso un forte e costante
raccordo di “rete”
È notorio come le organiz-zazioni sanitarie religiosesiano apprezzate dagliutenti… ma, mediamente eper motivi diversi, un po’meno dai governanti (senon quando diventanoutenti). Sono molte, quindi,le contraddizioni che le no-stre organizzazioni devonogestire in virtù della so-pravvivenza; e queste, tal-volta, rischiano di metternein discussione la credibili-tà. Cosa si ritiene opportunofare? Continuare a lottare,ciascuno per conto pro-prio, per evitare che, len-tamente, ci si trovi econo-micamente “strangolati”?Sperare che alcuni poterinazionali o locali evitino discreditarci; o che, prima opoi, capiscano il nostro va-lore aggiunto? Forse si può fare di più: in-tervenire sui nostri difetti in-terni proiettandoci, con-temporaneamente, in unadimensione ben più vastadel nostro microcosmo cul-turale, dando concretezzaoperativa ad una “rete” disanità religiosa.
Riflettiamo per un mo-mento sul potenziale che lasanità religiosa possiede.In alcune nazioni, i religio-si si occupano di acuzie,riabilitazione, residenze sa-nitarie assistenziali, sup-porto sociale, case di ripo-so, hospice, prevenzioneecc. Un vero e proprio si-stema sanitario integrabile! Già, “integrabile”. Ma spes-
so non integrato e talvoltanemmeno culturalmentecollegato. Nonché fre-quentemente frammentato.E ciò, si dice, a causa del-le esigenze locali e dei si-stemi di finanziamento; ma,soprattutto, “frammentato”nella nostra testa.
Continuiamo a operare peril nostro presidio, per la no-stra congregazione, per lanostra soddisfazione. Pre-feriamo evitare, o non ci èdato spazio, di spenderesincere energie per una“rete” delle strutture reli-giose. Un forte e costante rac-cordo in rete, conferirebbealle nostre organizzazioniqualche opportunità in piùdi trovare sinergie; e, per-ché no, di sopravvivere a
noi stessi, guardando alcambiamento in un’ottica disistema integrato, senzaper questo vergognarsi ditrattare elementi di carat-tere economico.Confrontiamoci con altrimodi di pensare, guardia-moci di più intorno. Po-tremmo ad esempio riflet-tere sulla filosofia del Pre-mio Nobel per la pace 2006Muhammad Yunus, fonda-tore della Grameen Bank,che concede prestiti ai piùpoveri; esclusi, ovviamen-te, dal sistema del creditotradizionale. Quando parladella sfida della Social Bu-siness Enterprise spiega:“un’impresa creata non permassimizzare i profitti, mai benefici per le persone cuisi rivolge, senza incorrerein perdite”.
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Ospedale “SacroCuore Don Calabria”
di Negrar (Verona)
Nel complessivo pa-norama delle politi-che sanitarie, la ria-
bilitazione merita sicura-mente una considerazio-ne più attenta rispetto alpassato. Una considerazio-ne che la medicina riabilita-tiva - secondo l’intera gam-ma delle sue declinazioni(neurologica, cardio-respi-ratoria, ortopedica,ecc.) - siè guadagnata sul campo,soprattutto attraverso unimportante sviluppo dellapropria dimensione rigoro-samente “scientifica”. Nesono ben consapevoli inARIS, Associazione cheaccoglie e rappresenta imaggiori istituti e centri diriabilitazione del nostroPaese, che non a caso,sono nati in ambito cattoli-co. In stretta collaborazio-ne con la CEI (in particola-re con l’Ufficio nazionaleper la Pastorale della Sa-lute) e sulla scorta dellepreziose indicazioni scatu-rite dal Convegno tenutosipresso l’Ospedale di San-to Spirito nel 2008, sta oranascendo l’OsservatorioPermanente sulle proble-matiche clinico-scientifiche,politico-istituzionali, etico-antropologiche ed organiz-zativo-gestionali della Di-
sabilità e della Riabilitazio-ne” che vuole essere, ad untempo, l’attestazione di unvalore (la dignità della vita,sempre e comunque, an-che quando è gravata daun limite funzionale severo)e un monitoraggio puntua-le e concreto dei Servizi Sa-nitari specifici per il settoredella riabilitazione.
Il cittadino-utente
e la disabilità
L’ “Osservatorio” si articolasecondo quattro visuali:aspetti etico-antropologici;profilo e prospettive clinico-scientifiche della medicinariabilitativa; sviluppi politi-co-istituzionali delle attivitàsanitarie e socio-sanitarie;evoluzione gestionale edorganizzativa dei servizi.Il peso crescente della ria-bilitazione nei sistemi di tu-tela della salute dei Paesipiù sviluppati, si impone – eva, dunque, doverosamen-te riconosciuto – anche peri più alti indici di sopravvi-venza che la medicina mo-derna è in grado di ottene-re, a fronte di situazioni cli-niche particolarmente gravie complesse. In questa ot-tica c’è anche un altro fat-tore che gioca un ruolo im-portante: la domanda di sa-
lute e di qualità della vita piùconsapevole da parte delcittadino–utente. L’Osser-vatorio vuole, altresì, esse-re, per molti aspetti, la vocedi chi non ha voce. Il mon-do della disabilità – perquanto le cose anche quistiano progressivamentecambiando - fatica ancoraad essere riconosciutocome uno degli spazi che, inuna comunità accogliente esolidale, dovrebbero esse-re privilegiati. Soprattutto ildisabile grave o gravissimoincarna davvero quella fi-gura di “ultimo tra gli ultimi”che invoca una sollecitudi-ne che troppo spesso lacultura individualistica deinostri giorni non è in gradodi assicurare.
Salvaguardare
i fondamentali indirizzi
Bisogna, dunque, unire leforze che fortunatamenteci sono, molto qualificate,ricche di motivazione idea-le e di alta competenza pro-fessionale. E si tratta di for-ze e di presenze cresciute instretta connessione con i ri-spettivi territori di insedia-mento, in grado di rifletter-ne potenzialità e limiti. Il ra-dicamento locale è una ri-sorsa importante, che riflet-
te ed interpreta una do-manda reale. Anche se ogginon basta più. E’ necessa-rio accedere ad una nuovadimensione. E l’ARIS è ingrado di rappresentare esostenere questa nuovafase di sviluppo. Non acaso, del resto, la maggiorparte dei numerosi IRCCS,associati ARIS, operano ap-punto nel campo della ria-bilitazione; e, in particolare,in quello neuro-riabilitativo.Va poi tenuta presente, so-prattutto dopo la recentetornata elettorale, la strutturadecentrata e “federale” delnostro sistema sanitario. Si-curamente le singole Re-gioni eserciteranno la loroampia autonomia anche sulpiano della organizzazionedei servizi sanitari, finalizzatialla riabilitazione. A maggior ragione si rende,dunque, necessaria, a li-vello centrale, una rivisita-zione delle “Linee-Guida”per la riabilitazione, che ri-salgono all’ormai lontano1998. E’ in ogni caso indi-spensabile una uniformità,almeno degli indirizzi fon-damentali, che garantisca-no, sull’interno territorio na-zionale, pari opportunità disalute e pari dignità a tutti idisabili.
Nasce un Osservatorio permanente sulle problematiche
clinico-scientifiche e gestionali con il compito di monitorare
i servizi offerti per dare voce a chi non ha voce
Domenico Galbiati Responsabile Centro Studi Aris
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Disabilità e riabilitazioneviste da vicino
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Nel 2007 l’ONU hapromulgato “La Con-venzione sui diritti dei
disabili” che si richiama espli-citamente ai principi della Di-chiarazione Universale deiDiritti Umani: non discrimi-nazione, eguaglianza, pariopportunità, rispetto del-l'identità individuale. Gli ar-ticoli, si incentrano sui dirit-ti fondamentali (associazio-nismo, diritto di cura, dirittoalla formazione personale,ecc.). Anche se a livello Isti-tuzionale esiste un impe-gno importante,visto che èsotto gli occhi di tutti il dila-gare di egoismo e indiffe-renza nei confronti dei disa-bili. Ma chi sono i disabili?Non è chiara neanche ladefinizione… Queste per-sone (si, persone, almenoquesto sia chiaro!) affronta-no ogni giorno un’infinità didisagi: salire sulla metro inuna fermata accessibile escoprire che è possibilescendere solo in poche altre,trovare lo scivolo per saliresu un marciapiede e scopri-re che è l’unico o che tutti glialtri sono bloccati dalle auto,cercare tra le moto e i mo-torini parcheggiati un postoper disabili e quando lo tro-vi scoprire che praticamen-te tutti hanno un tagliando
per disabili (della mamma,della zia, del nonno, del cu-gino, dell’amante…); anchese, “stranamente” in gironon si vede nessuno in car-rozzina. Oltre ai limiti fisici ealle barriere architettoniche,le difficoltà sono infinite, an-che a livello psicologico.Non è facile affrontare i pre-giudizi,i falsi sorrisi..
“Ladri di carrozzelle”,
scanzonati cantastorie
“Chi va in carrozzina distur-ba anche te…digli di smet-tere!” Questo è il provoca-torio inizio di “Distrofichetto”,cavallo di battaglia dei “La-dri di carrozzelle”, la bandcomposta in parte da artisticon disabilità che, grazie al-l’ironia e l’amore per la mu-sica impara ad accettare esuperare i propri limiti, iro-nizzando sul mondo e so-prattutto cambiando pro-spettiva. I “Ladri” esprimonoil proprio talento esibendosisui palcoscenici di tutta laPenisola, mostrando connaturalezza la loro partico-larità e sorprendendo il pub-blico con l’energia che met-tono in scena. A distanza di venti anni l’atti-vità si è evoluta trasforman-dosi da semplice “espres-sione musicale” in “stru-
mento di comunicazione so-ciale”. “La musica è la cosa
più democratica che c’è al
mondo, non guarda in faccia
nessuno, quello che conta è
soltanto come suoni indi-
pendentemente dalla tua
condizione fisica. Ti permet-
te di confrontarti con il resto
del mondo alla pari; e questo
è stato un grande stimolo, sin
dall’inizio. A noi piace dire
che, grazie alla musica, si
sale sul palco da “handicap-
pati” e si scende da artisti;
spesso le persone che prima
del concerto ti guardavano
con diffidenza alla fine ven-
gono a chiederti l’autografo”:chi parla è Paolo Falessimanager storico del gruppo. A lui abbiamo rivolto qualchealtra domanda-flash, per co-noscere meglio questa co-raggiosa realtà.Cosa ha reso possibile il
vostro percorso?
Impegno, faccia tosta e un
po’ di fortuna, mischiati ad
entusiasmo, energia; e…
soprattutto il coraggio e l’iro-
nia nell’affrontare le difficol-
tà che inevitabilmente si pre-
sentano, quando giri l’Italia
con un gruppo di amici in
carrozzina.
Impegno sociale, qual’è il
vostro messaggio?
Presentare una immagine
alternativa della persona con
disabilità, che si confronta
costantemente con i propri li-
miti e prova a superarli.
Le istituzioni vi sono sta-
te vicine?
Hanno avuto un ruolo im-
portante, soprattutto all’inizio
della nostra avventura, fi-
nanziando i primi concerti; e,
successivamente, i nostri
spettacoli nelle scuole. Re-
centemente constatiamo un
interesse sempre minore da
parte delle istituzioni, verso
i temi del sociale in genera-
le e della disabilità in parti-
colare. E questo è preoccu-
pante.
La definizione di disa-bilità cambia a secon-
da della rilevazionestatistica e di chi la ef-fettua. Spesso si usa-no in modo imprecisotermini come disabile,
handicappato, invalido,inabile. Ad esempio,disabilità e invalidità
sono due concetti dif-ferenti: il primo fa riferi-
mento alla capacitàdella persona di esple-
tare autonomamente(anche se con ausili); il
secondo rimanda al di-ritto di percepire un
beneficio economico inconseguenza di un
danno biologico, indi-pendentemente dalla
valutazione complessi-va di autosufficienza.
Nel 1980 l’OMS (Orga-nizzazione Mondiale
della Sanità) proponela classificazione ICDH(International Classifi-
cation of Disabilitiesand Handicaps), distin-
guendo tra menoma-zione, minorazione,
handicap e disabilità.
disabilità cioè...
I sogni non conoscono ostacoliLa diversità come valore e non come
problema. La sfida quotidiana della band
“Ladri di carrozzelle”
Emanuela Scanu
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Questo è l’obiettivoche deve impe-gnare operatori e
amministratori secondoAlberto De Santis, presi-dente dell'Anaste (Asso-ciazione Nazionale Strut-ture Terza Età) e di Fe-dersalute, la Federazionedel settore sanità di Conf-commercio cui aderisco-no Associazioni di impre-se che operano a vari li-velli.
L’anziano è il malato
del futuro: le case di ri-
poso e le RSA (Resi-
denze Sanitarie Assi-
stenziali) come potran-
no accompagnare que-
sta proiezione socio-
assistenziale nel nostro
Paese?
Bisogna migliorare la di-stribuzione delle risorseesistenti e capire comegenerarne delle nuove, afronte dell’invecchiamen-to della popolazione e alconseguente aumentodella spesa. Nel settore socio-sanita-rio-assistenziale, in unbreve periodo di tempo sisono avuti cambiamentiepocali.Oggi, le RSA sono diven-tate luoghi che ospitano
anziani con elevata com-promissione clinica; e, que-ste, devono prevedere ser-vizi di assistenza dedicatae specifica, necessitandodella presenza costantedi personale altamentequalificato. Tutto questocomporta una conse-guente crescita degli one-ri di gestione a fronte diuna contrazione dei ricaviper le quote sanitarie di-versificate. In tema di ser-vizi socio-sanitari si evi-denziano grandi differenzeche caratterizzano global-mente la situazione, a se-conda della Regione di ri-ferimento, in particolaresui diversi sistemi di ac-creditamento esistenti.
Dottor De Santis, ci
aiuti a capire meglio que-
sto aspetto…
Definire i sistemi di accre-ditamento non significa sol-tanto definire le politiche diorganizzazione dell’offerta,quantificare il numero deiposti-letto disponibili sul ter-ritorio, ma comporta anchemisurare il grado di qualitàminima dei servizi alla per-sona. Ciò che conta vera-mente è garantire agli an-ziani una vita dignitosa e ric-ca di contenuti, siano essiautosufficienti o meno. Cioèche essi abbiano una buo-na qualità di vita percepita.
Secondo l’Anaste
come si prospetta il fu-
turo della Sanità territo-
riale dopo le ultime ele-
zioni amministrative?
Lo stato generale della Sa-nità nelle Regioni è ormaichiaro a tutti. Ci sono Re-gioni virtuose e Regioni
meno virtuose, che sono inuna fase di piano di rientro.Il ministro della Salute, prof.Ferruccio Fazio, ha appenalanciato l’operazione tra-sparenza nella Sanità. Nonè più, quindi, un problemadi elezioni politico-ammini-strative. Con questa ope-razione trasparenza, la qua-lità dei servizi sanitari saràin rete, Il lavoro delle ASL edelle Aziende ospedalieresarà alla portata di tutti. Perla prima volta l’efficienza el’appropriatezza dei servizierogati sarà oggetto di ve-rifica mediante i dati assunticon le SDO (Schede di Di-missioni Ospedaliere) o al-tri flussi ministeriali.
A fronte di pensioni
basse o appena suffi-
cienti, come faranno i no-
stri anziani a ricorrere ai
servizi privati in mancan-
za di una risposta soddi-
sfacente del servizio pub-
blico?
Noi sosteniamo sempreche il ruolo dei privati nelsettore socio-sanitario esocio-assistenziale è inso-stituibile. I due pilastri del-l’impegno dell’Anaste sono“il metodo” e “la qualità”. Eciò, per le nostre strutture,comporta un servizio per-
Chi si prenderà cura
dei nostri vecchi, domani? Ciò che conta veramente è garantire agli anziani
una vita dignitosa e ricca di contenuti. Cioè che abbiano
una buona qualità di vita percepita
Marinella Amato
*
sonale ed individuale agliospiti proprio in alternativaa quello, spesso inevitabi-le, di impersonalità ed ec-cessiva burocratizzazionedella “missione” istituzio-nale. Per questo continuo a dire,in ogni occasione, che ènecessario il riconosci-mento della pari dignità trapubblico e privato, dal mo-mento che, se è naturaleche alcuni servizi essenzialisiano pubblici, così come laCostituzione li garantisce,ciò non implica che l’ero-gatore di tali servizi siasoddisfatto da un unicogestore. Le aziende pubbliche ri-spondono alla primariaesigenza di accrescerel’offerta e questo è sicu-ramente condivisibile. Matali soggetti pubblici, as-solutamente non compe-titivi, rimangono fuori dalcostante processo di mi-glioramento richiesto dalmercato alterandone gliequilibri. E ciò per il sem-plice fatto che è solo sul-la carta che essi sono
posti sullo stesso pianodei privati (sussidiarietàorizzontale).
Quindi…
Ormai non occorre piùsolo fare, occorre farebene. Ci dobbiamo pre-parare ad affrontare unacompetizione europea sul-la libertà di scelta del luo-go di cura che rappresen-ta una delle nuove libertàche in Italia - e in alcuneRegioni soprattutto - vienetotalmente disattesa. Seoggi la competizione tra idiversi sistemi regionali èforte, domani sarà fortequella tra sistemi sanitarinazionali dei Paesi del-l’UE. Vinceranno i sistemipiù efficienti e di qualità, ingrado cioè di offrire servi-zi migliori.Io auspico che presto ven-ga approvato il fondo perla non autosufficienza. Fuvarato tempo fa un dise-gno di legge bipartisandalla Commissione AffariSociali della Camera, re-latrice l’on. Katia Canotti;ma dopo incontri, audi-
zioni e manifestazioni digradimento, questo dise-gno di legge non fu maiportato alla Camera per ladiscussione e l’approva-zione.
Con le risorse di cui
potranno disporre le
R.S.A. di domani, potrà
essere garantito al-
l’ospite un minimo di as-
sistenza sanitaria quali-
ficata?
È da tempo che sentiamoparlare di LEA (Livelli Es-senziali di Assistenza) e diLIVEAS (Livelli essenzialidi Assistenza Sociale), cioèl’insieme delle attività chedevono essere erogatedal Ssn: lo standard mini-mo di prestazioni che sonoun diritto di tutti i cittadini;prestazioni che oggi sonoallo studio per far sì che inogni Regione sia garanti-to lo stesso livello di assi-stenza.
E dove sono gli osta-
coli?
Come detto prima, la dif-ficoltà nasce dal definire le
politiche di organizzazio-ne dell’offerta, quantifica-re il numero dei posti-let-to sostenibili in ogni Re-gione, ma anche misura-re il grado di qualità mi-nima dei servizi alla per-sona. Infatti attualmentesono allo studio del Mini-stero dell’Economia, chedovrà verificarne la so-stenibilità in rapporto aivincoli finanziari. Tutto,poi, andrà osservato te-nendo conto del federali-smo fiscale. Nei LEA c’èuna lista positiva, ovverotutte quelle prestazionigratuitamente assicuratedal Ssn; ma anche una li-sta negativa, cioè tuttequelle prestazioni chesono parzialmente e/o to-talmente escluse dal-l’erogazione da parte delSsn. Indiscutibilmente larealizzazione del fondoper la non autosufficien-za, unitamente alla atti-vazione di fondi assicu-rativi specifici, garanti-rebbero l’assistenza adun buon numero di gran-di anziani.
26
La residenza“Ippocrate” di Milano è
associata all’Anaste. Nella pagina
precedente unapanoramica
del complesso. A fianco, un’areainterna riservata
agli ospiti
*
27
Portare il bagno al paziente allettatoFare il bagno o la doccia è normalmente alla portata di tutti in modo semplice e naturale; non è lo stesso per i pazienti allettati che devonoessere trasportati per poter godere di una buona doccia. Ciò comporta manovre di sollevamento con attrezzi che sono più simili a una gru che ad un ausilio (la sensazione di essere appesi in una fascia non è certo piacevole!): sistemi che possono presentare rischi di danno fisico per l’ospite e l’operatore
Il trasporto dalla stanza al bagno e poi dalla barel-la alla vasca e relativo ritorno non sono certo gra-tificanti per l’ospite né semplici per il personale. Si considerino inoltre gli sbalzi di temperatura da unlocale all’altro, i tempi e la necessità di disporre dialmeno due operatori.Per quanto concerne poi il bidet all’allettato, oggiconsiste in un lavaggio a secco con salviette imbi-bite, o in una mini doccia fatta con un litro d’acquaversato da una brocca in una padella: ciò significapulizia limitata, scarso risciacquo e di conseguen-za potenziale incremento di irritazioni, infezioni e ri-schi di decubito.Chi di noi sopporterebbe una tale condizione
di prostrazione coscientemente?
Nei pazienti con decubito, oltre alla pulizia è fon-damentale evitare il ristagno di umidità nelle pieghedella pelle, sopratutto nel caso di pazienti allettaticon difficoltà di mobilità, atrofia, paralisi o obesità.Allora perché non portare il bagno al letto
del paziente?
La soluzione è sembrata molto semplice: si è rea-lizzato un bagno portatile, con lavandino, doccia edasciugacapelli, in grado di riscaldare acqua a tem-peratura termostatata, e di erogarla tramite una doc-cia aspirandone i reflui e depositandoli nella tani-ca dello sporco.Un piacevole getto di aria calda consente di asciu-
gare oltre ai capelli anche parti difficilmente rag-giungibili.Ma come viene realizzato il bagno
o il bidet nel letto?
Un telo monouso impermeabile prepiegato viene po-sizionato sotto al paziente sul letto e diventa unagrande vasca che consente un agevole lavaggio an-che a persone obese. Quando il bagno non è necessario, un materassi-no gonfiabile di grande capacità consente, in pie-na ergonomia, un vero lavaggio delle parti intimecon asciugatura a fondo in aria calda. Il contenito-re monouso verrà poi gettato con i reflui dell’ope-razione dando un vero servizio all’ospite. Questo fa risparmiare tempo e fatica.Osservando le linee di arredo proposte da Pollu-tion con il marchio per il settore dei disabili e del-la terza età, si nota l’amore e la cura che questaazienda pone nella soluzione dei problemi delle fa-sce protette.Le linee, tecniche per esigenza, vengono ammor-bidite e rese eleganti da personalizzazioni ad hoc,in modo da rendere familiare e sobrio anche l’am-biente necessariamente protetto. Interessante è la disponibilità ad elaborare il pro-getto di insieme della struttura, facilitare l’integra-zione e l’armonizzazione dei componenti base congli accessori quali tende, protezioni e ausili.
L’azienda informa POLLUTION HOSPITAL srlwww.agave.pollution.it
L’Aeronau-tica Mili-tare, al pari
delle altre Forze Armate, èimpegnata in operazioni in-ternazionali di pace, sottol’egida di ONU, NATO, UE.E svolge un ruolo primarioin occasione di missioniumanitarie a favore di popo-lazioni bisognose, in diverseparti del mondo.
L’Aeronautica per la
salute degli italiani
Oltre a questi ambiti di inter-vento, che potremmo defi-nire “istituzionali”, l’Arma Az-zurra fornisce un sostanzialecontributo al nostro sistema-Paese, mediante moltepliciservizi, anche in ambitostrettamente sanitario. Il vet-tore aereo è infatti oggil’unico mezzo in grado di tra-sferire personale, mezzi emateriali nel minor tempopossibile. All’Aeronautica èaffidato il compito di far giun-gere, l’impegno del nostroPaese per la sicurezza e lasolidarietà internazionale. Ilcontributo fornito alla Prote-zione Civile in occasione dicalamità naturali, attraversoi due bracci operativi dell’In-fermeria Principale di Ve-rona-Villafranca e dell’Infer-
meria Principale di Pratica diMare, è uno dei settori di in-tervento.
Queste due sedi operative,differenziate nelle rispettivecompetenze, provvedono: ilprimo, alle necessità di ca-rattere logistico con capacitàdi allestimento in tempi rapididi strutture sanitarie campali,con scorte sanitarie suffi-cienti alla gestione di centopazienti per sette giorni; ilsecondo, al trasporto sani-tario di pazienti traumatizzatio in pericolo di vita. Ne sonoun esempio gli interventi re-centemente effettuati in oc-casione del terremoto del-l’Aquila (7 aprile 2009) edell’alluvione di Messina (2ottobre 2009), in cui l’Aero-nautica Militare ha operatofornendo assistenza medicae trasporto sanitario. All’In-fermeria Principale di Pra-tica di Mare sono inoltre affi-dati altri due importantisettori di intervento: il tra-sporto di pazienti in pericolodi vita e in attesa di trapianto,di medicinali salvavita; il tra-sferimento di pazienti alta-mente infettivi e pericolosiper la collettività, attraversouna speciale barella di bio–contenimento, in grado di
garantire il totale isolamentodel malato. Al fine della mi-gliore gestione di tali pa-zienti, l'Aeronautica Militaree l'Istituto Nazionale per leMalattie Infettive (INMI)"Lazzaro Spallanzani" nel-l’ottobre 2009 hanno stipu-lato un protocollo d'intesatecnico-scientifico che defi-nisce, in particolare, diverseattività nella gestione delleemergenze biologiche, siaper quanto riguarda l'aspettoaddestrativo, sia per quellodiagnostico. L'AeronauticaMilitare ha avviato questoProgetto per garantire un ef-ficace e sicuro trasferimentodel proprio personale e diquello dei Paesi della NATO,qualora durante missioni al-l'estero fosse colpito da pa-tologie altamente infettive.Questo prezioso supportomilitare e civile, è stato allostesso tempo messo a di-sposizione della popolazionecivile del nostro Paese edha consentito, in non pochicasi, di salvare persone inpericolo di vita. Altro importante contributoal nostro Paese è fornitodalla attività di ricerca e soc-corso aereo con recupero didispersi in mare o in monta-gna, effettuate dal SAR (Se-
arch and Rescue) attraversoquattro centri e due squa-driglie, dislocati sul territorionazionale con specifichecompetenze territoriali, amezzo di elicotteri HH3F edAB212, in allestimento sa-nitario.
Restituire luce e vita,
in terra d’Africa
Non un intervento, ma unvero e proprio progetto uma-nitario, è la missione “Ridarela Luce”, nata nel 2003 suiniziativa dell’ong “Associa-zione Fatebenefratelli per iMalati Lontani” (AFMAL).
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Sulle ali della solidarietàDal sud-est asiatico per portare i primi aiuti ai sopravvissuti dello
tsunami, al Pakistan per il terremoto del 2005, a New Orleans,
per l’uragano Katrina. Secondo lo slogan “Aeronautica
Militare presente ovunque, in favore di chi ne ha bisogno”
Col. Antonio Colaiacomo C.S.A.r.n., Capo Ufficio del Capo del Corpo Sanitario Aeronautico
Dal 2004, al progetto si èunita l’Aeronautica Militare,che ha fornito non solo ilsupporto aereo per il tra-sporto del materiale sanita-rio e del personale, ma ladiretta partecipazione deipropri medici militari e per-sonale logistico. Le ultime 4edizioni hanno visto la par-tecipazione al Progetto an-che di Alenia Aeronautica,che ha messo a disposi-zione un proprio velivoloC-27J e materiale sanitarioe umanitario. Nella Repub-blica del Mali, dal 26 no-vembre all’11 dicembredello scorso anno, si èsvolta l’ultima missione
umanitaria di questo Pro-getto, orientata alla curadelle popolazioni del de-serto del Sahel colpite damalattie alla vista; e, per laprima volta, per svolgereoperazioni di chirurgia ge-nerale e scambio di cono-scenze su nuove tecnicheoperatorie tra medici e in-fermieri italiani e maliani. Ilpersonale medico e para-medico, civile e militare, haoperato presso l’ospedaledi Gaò, una città situata sulfiume Niger, nei pressi delconfine con la Nigeria. Ilpersonale e il materiale, inpartenza da Pratica diMare, sono stati trasportati
in Africa con un C-130Jdella 46^ Brigata Aerea diPisa e con il nuovo velivoloda trasporto tattico C-27J diAlenia Aeronautica. Sonostate trasportate attrezza-ture e presidi sanitari per untotale di 7.000 kg e 60 per-sone; oltre a 18.000 kg dimateriale umanitario, rac-colto e donato da volontari,istituzioni e aziende italianea favore della popolazionedi Gaò e della regione deiDogon.
La presente edizione è statainoltre caratterizzata dallanascita di un nuovo Pro-getto, denominato “Ridare laVita”. Al fianco dei medicioculisti ha operato, per laprima volta, un team di me-dici chirurghi ed anestesistiprovenienti dalle strutturemediche militari (sia dell’Ae-ronautica che dell’Esercito),dall’Istituto Superiore di Sa-nità, dalla clinica Nuova Itordi Roma, dall’Università LaSapienza e Tor Vergata dalFatebenefratelli e dall’Uni-versità di Vanderbildt delTennesee (USA). Nell’am-bito del Progetto sono statieffettuati corsi applicativi,nelle varie discipline, per i32 medici e paramedici del-l’ospedale di Gaò; e sonostate donate attrezzaturemediche per la chirurgia en-doscopica digestiva e per illaboratorio analisi del-l’ospedale.
L’aspetto della formazione,molto sentito, è stato uno deipunti di forza della missione.Durante le due settimane dipermanenza, infatti, sonostati organizzati due corsiper i medici e paramedici lo-cali di Gaò, sulle tecniche di
rianimazione d’urgenza car-dio-polmonare e sull’utilizzodi nuove tecniche operato-rie in chirurgia addominale elaparoscopica. Anche inquest’ultimo caso sono statidonati presìdi sanitari checonsentiranno ai chirurghimaliani di continuare ad ope-rare da soli con le nuove tec-niche acquisite. Sette medicimilitari specializzati, fre-quentatori del Corso di per-fezionamento aeronautico inMedicina Aeronautica eSpaziale, hanno inoltre se-guito, insieme con i medicimaliani, un corso sulle pato-logie tipiche delle zone alta-mente disagiate e tropicali,tenuto da un medico del-l’Istituto Superiore di Sanità.In particolare, i medici di “Ri-dare la Vita” hanno effettuato25 interventi di ernioplasticainguinale con protesi, 150 vi-site mediche e chirurgiche,100 test diagnostici per infe-zioni e parassitosi, 150 en-doscopie digestive, 100 vi-site domiciliari in un villaggiosul Niger e due corsi di “Ba-sic Life Support Defibrilla-tion”; oltre a decine di con-sulenze cardiologiche eradiologiche.Lo spirito che ha sempre gui-dato queste iniziative, non èsolo quello di portare salutea popolazioni bisognose maanche quello di portare unmessaggio di pace e di spe-ranza in paesi lontani, sotto-lineando l’impegno del no-stro Paese per la pace nelmondo e la lotta al terrori-smo. E’ in tale ottica che an-che per l’anno in corso, nelsecondo semestre, è in fasedi programmazione unanuova missione umanitariache porterà i nostri operatoriin terra d’Africa.
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Dal 26 marzo il Generale Ispettore Capo Ottavio Sarlo,Capo del Corpo Sanitario Aeronautico, ha assunto l’incaricodi Direttore Generale della Sanità Militare.“La medicina militare sta passando da una medicina preva-lentemente medico-legale ad una medicina preventiva edoperazionale” ci ha dichiarato il Generale Sarlo (foto inbasso) all’indomani della sua nomina. “Un operatore sani-tario militare non può prescindere da un elevato grado di for-mazione ed aggiornamento professionale, dalla versatilitànell’impiego e dalla prontezza operativa. Ciò che ci distingueè proprio la capacità di essere impiegati in tempi ristrettissimi,in vari e complessi contesti operativi di emergenza. I settorisu cui intendo porre la mia attenzione per il futuro sono quellidell’emergenza e della telemedicina. Un promettente mo-dello di lavoro congiunto, tra sanità militare e civile”.
Cambio al vertice della Sanità Militare
Anziani eospedalii tal iani:
nel 2006 una ricerca scienti-fica aveva evidenziato l’im-patto, in negativo, di questobinomio. A cinque anni di di-stanza il distacco sembrapeggiorato. Per saperne dipiù abbiamo interpellato ilprofessor Stefano Maria Zuc-caro, promotore di quell’in-dagine e allora primario di ge-riatria dell’Ospedale Israeliti-co di Roma, già presidentedella Società Italiana Geria-tri Ospedalieri (SIGO) edoggi docente in LongevitàUmana all’Università di Ca-tania. “La verità - dice il pro-fessore – è che in Italia man-ca una cultura della cura del-la persona anziana malata.Tutti sembrano guardare piùall’aumento della quantità divita piuttosto che al migliora-mento della sua qualità in etàavanzata”.
Dati, stime e qualche
riflessione
Nel 2030 gli ultrasessanta-cinquenni saranno circa unmiliardo e quattrocento mi-lioni, vedendo raddoppiatopraticamente il numero inmeno di un quarto di secolo(attualmente sono 765 milio-ni). Nello stesso periodo, inol-
tre, aumenterà l'incidenzarelativa delle fasce d’età apartire dai 40-44 anni e que-sta diventerà più consistentedopo i 55 anni, sfiorando un+2% tra i 60 e i 64 anni. Alcontempo, si prevede unacrescita della percentuale re-lativa agli over 80 (+1,2%). InEuropa il numero di anzianinei Paesi dell’Ue sarà incontinua crescita, con la quo-ta di popolazione di età com-presa tra 65 e 79 anni chepasserà dal 17,1% del 2008al 30% del 2060; e quella ol-tre gli 80 anni che passeràdal 4,4% al 12,1% nel corsodello stesso periodo. E inItalia? Oggi il 20% della po-polazione è rappresentatoda individui con più di 65anni; e in ben 12 capoluoghidi Regione, tale percentualeraggiunge punte che vannodal 26% di Venezia al 28% diTrieste. In generale, si stimache nel 2050 il 34,6% dellapopolazione avrà più di 65anni. E lo conferma il Rap-porto nazionale 2009 sulle“Condizioni ed il pensiero de-gli anziani: una società di-versa”, frutto di una collabo-razione tra Ageing societyOsservatorio terza età, Istitu-to nazionale di ricovero ecura per anziani (Inrca) e Fe-dersanità Anci, che delinea gli
aspetti demografici del feno-meno invecchiamento, so-prattutto in riferimento al rap-porto tra anziani e condizionidi salute, assistenza dentro efuori la famiglia e attività la-vorativa. Soffermandosi sul-la situazione italiana, si evin-ce che la longevità è miglio-rata sensibilmente: in pochidecenni l’Italia si è portata aiprimi posti nel Vecchio Con-tinente: se nel 1960 ci siaspettava che un uomo vi-vesse circa 67 anni e unadonna 5 anni più a lungo, inlinea con l'Unione europea,oggi gli italiani superano lamedia Ue di oltre 6.1 anni peri primi (77,1 anni) e di circa4.6 per le seconde (83,2anni). Considerando i dati,“nelle politiche economiche esociali è necessario tenerconto - dice il professor Zuc-caro - dell'invecchiamento ‘alfemminile’, soprattutto per ladiversità dei bisogni e deiservizi che le cronicità propriedi tale invecchiamento ne-cessitano”. In secondo luogo,“in epoca di federalismo fi-scale, non si può non tenerconto della diversa percen-tuale di over 75 che si con-centrano nei capoluoghi di re-gione che, infatti, registrano,mediamente, percentuali diover 65-75enni superiori al re-
sto del territorio regionale”. In-fine, “in ragione alle ipotesi delnecessario innalzamento del-l'età pensionistica e delle re-sistenze che si manifestano inordine all'aumento dell'età la-vorativa delle donne, non sipuò non prendere in esame ladiversa longevità tra i duesessi. Tutto ciò, ovviamente,attraverso la necessaria ela-sticità nella valutazione delleaspettative di vita in buona sa-lute e delle tipologie di lavo-ro in cui le donne sono im-piegate”.
Assistenza
e costi sociali
Per quanto riguarda lo spi-noso problema dell’assi-stenza sanitaria, il professorZuccaro nota che “scorren-do i dati, emerge che l'Italia èal di sotto della media deiPaesi esaminati dall'Ocseper percentuale di Pil impe-gnato nella spesa sanitaria; eche nel Paese la partecipa-zione alla spesa da partedei privati è ai livelli più bas-si (Ocse 2,4% - Italia 2%). Varicordato però che il Ssn si fi-nanzia attraverso la tassa-zione diretta e indiretta dei cit-tadini. Secondo l'ultimo Rap-porto "Health Data 2009",pur registrando un quadro distabilità o di lievi oscillazioni,
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Verso un mondo di anziani… poco curatiIn aumento le necessità di cura per la terza
età e una famiglia su tre non riesce
a sostenere le spese impreviste.
L’analisi del prof. Stefano Maria Zuccaro
Maria Rita Gentile
Verso un mondo di anziani… poco curati
190x67Ma chi l’ha detto che le cose buone o fanno male o fanno ingrassare? La famiglia Luzi vi invita a scoprire uno squisito binomio di gusto e salute assa-porando le loro farine e paste integrali ricche di �bre, minerali, vitamine e an-tiossidanti. Rispetto dell’ambiente, �liera corta e controllata, macinatura a pietra, tra�latura in bronzo, essiccazione lenta a basse temperature: ecco come i nostri prodotti esaltano tutto il valore nutrizionale del grano e del farro (disponibile anche in miscela con fave, molto ricche di �bre e proteine prive di colesterolo) per piatti gustosi e bilanciati.Assaggiateli, e scoprirete che il benessere vien mangiando!
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gusto di binomio fanno o male
e vien mangiando!
e privoteine fardel
ecco e:temperaturmacinatura ollata,
i tassi di crescita della spesasanitaria nei 30 Paesi piùsviluppati del mondo dimi-nuiscono costantemente, conuna frenata accentuata negliultimi 10 anni. Nel 2006 lacrescita media in termini rea-li è stata appena del 3,1% ri-spetto al 2005, il tasso più de-bole dal 1997, mentre la spe-sa complessiva media si èstabilizzata sul valoredell'8,9% del Pil: la stessapercentuale del 2005, con ilsettore pubblico a quota 6,5%del Pil”. Nel 2007 il Paese con laspesa sanitaria complessivapiù alta sono stati gli StatiUniti, con il 16% del Pil:quasi il doppio della mediaOcse, pari a circa 7.290 dol-lari di spesa all'anno procapite. Nella classifica, l'Ita-lia si pone al 19° posto, conuna spesa di 2.656 dollariprocapite, quindi sotto lamedia Ocse sia in valori as-soluti (2.964 dollari) che inpercentuale del Pil. Si èpassati da 74,7 a 88,5 mi-liardi di euro nel settore
pubblico; e, quanto alla spe-sa corrente, dai 96,1 nel2001 ai 113 miliardi di euronel 2009. In Italia il 76,4%della spesa sanitaria è sta-ta finanziata dallo Stato, conun'incidenza superiore ri-spetto ai Paesi Ocse di qua-si 3,5 punti percentuali.
Famiglie in affanno
e strutture carenti
Sempre riguardo alla spesa,il prof. Zuccaro rileva che lariduzione dei Pil nazionali“non potrà che incidere pe-santemente sui sistemi socio-sanitari e sulle quote di pro-dotto interno lordo da questiassorbite. È stato stimatoche le spese per la saluteprovochino un aumento di cir-ca il 10% dei poveri "effettivi".A questi va aggiunto oltre il4% di famiglie che, nono-stante siano titolari "sulla car-ta" di una copertura totale,devono sostenere diretta-mente una spesa per assi-stenza sanitaria che superala soglia di riferimento pro-posta dall'Oms, ovvero il 40%
della loro capacità di pagare.Si tratta di un fenomeno pre-occupante e vasto, dato checoinvolge complessivamen-te almeno 1.200.000 nucleifamiliari”. A tutto ciò si aggiunge l’im-preparazione degli ospedaliitaliani a trattare il malato an-ziano, che “non può e nondeve assolutamente esseretrattato - spiega il prof. Zuc-caro - come un qualsiasi altromalato. La persona anziana ri-chiede un approccio perso-nalizzato al quale devonoconcorrere più specialisti, poi-ché le patologie possono in-teressare nello stesso mo-mento settori diversi. Eccoperché riteniamo necessarioche in ogni ospedale sianopresenti delle unità operativedi geriatria. Se un anziano vie-ne curato in ambiente spe-cialistico e da personale me-dico specializzato in geria-tria, è possibile prevenire nonsolo la cronicizzazione dellamalattia ma anche la salva-guardia della sua autonomia”.Altri dati pubblicati da una ri-
vista specializzata ingleseconfermano che le attualievidenze scientifiche indica-no che l’approccio geriatrico,effettuato da personale spe-cializzato e in reparti ospe-dalieri appositamente con-cepiti per accogliere malati inetà avanzata, dovrebbe es-sere considerato il gold-stan-dard di ricovero e cura. No-nostante tali acquisizioni, inItalia si viaggia su un rapportodi 55 letti per geriatria ognicentomila ultrasessantacin-quenni. Dunque, ancora oggila maggior parte degli anzia-ni viene ricoverata in repartigenerali e curati come si cu-rano tutti gli altri malati. “Que-sto - spiega Zuccaro - fa sìche non solo si incrementa-no le giornate di degenza e siallungano i tempi di guari-gione, ma aumenta anchenotevolmente il rischio delleriammissioni ospedaliere fu-ture per lo stesso pazienteanziano”. Con buona pace dell’incon-tenibile aumento della spesasanitaria nel Paese.
Un diritto insopprimi-bile dei malati ter-minali e gravi, final-
mente riconosciuto anche inItalia, una legge per curare,in modo equo, adeguato,esteso e su tutto il territorionazionale, il dolore in tutte lesue forme: sia quello deimalati terminali, attraversole cure palliative, sia quellocronico e grave che puòrendere la vita un inferno,attraverso la terapia del do-lore. E su più fronti: sul pia-no personale e familiare,sociale e civile. Da attuaree rendere operativa.
Un traguardo atteso
da tempo
Innanzitutto, con la sempli-ficazione della prescrizio-ne dei medicinali per il trat-tamento dei pazienti affettida dolore grave. Non servi-rà più un ricettario specialeper somministrare farmaciantidolore, ma il farmaci-sta dovrà conservare copiao fotocopia della ricetta;inoltre alcuni principi attivicannabinoidi, importanti permalattie come la sclerosilaterale, sono inseriti nel-l'elenco dei farmaci. In fa-vore di tutti i degenti, indi-
pendentemente dalla pato-logia per la quale sono ri-coverati, sarà esteso l’ob-bligo, oggi esistente soloper i malati terminali, di mo-nitorare il dolore, annotan-dolo sulla cartella clinicadel pazienteÈ obbligante l’istituzione didue reti territoriali distinteper curare il dolore: unaper le cure palliative, l'altraper la terapia del dolore. Ledue reti sono costituite dal-l'insieme delle strutture sa-nitarie ospedaliere e terri-toriali (i cosiddetti hospice).Nelle Regioni in cui sono ca-renti o assenti, ci si dovràadeguare. Le reti sarannosupportate da figure pro-fessionali specializzate perl'erogazione delle cure, an-che domiciliari. Sono previ-sti pertanto la formazione el'aggiornamento del perso-nale sanitario specializzato,con specifici percorsi uni-versitari e master formativi.La legge ha istituito ancheun fondo di 150 milioni dieuro per il triennio 2010-2012, destinato espressa-mente alla cura del dolore.Le Regioni inadempientinon potranno accedere, perl'anno successivo, ai finan-
ziamenti sanitari nazionali.Inoltre, nel caso in cui unaregione ritardi o ometta diadempiere a quanto previ-sto dalla legge, il Ministerodella salute fissa un termi-ne ultimo, scaduto il qualeviene nominato un com-missario ad acta. Istituitoanche un Osservatorio na-zionale permanente, inca-ricato di redigere un Rap-porto annuale sull'anda-
mento delle prescrizioni deifarmaci antidolore.
Il commento di Franco
De Conno e il Report
europeo
“Si tratta di una buona leg-ge, il coronamento di unabattaglia professionale du-rata 30 anni”, ha commen-tato Franco De Conno, di-rettore onorario della So-cietà europea di Cure pal-liative (EAPC) e autore di unReport europeo sulle curepalliative appena pubblica-to sulla rivista “Annals ofOncology”. “Una pecca delDDL - ha fatto notare sem-pre De Conno - è che cir-coscrive la possibilità di pre-scrivere farmaci antidoloresolo ai medici del Ssn, di fat-to limitando l’operatività deimedici che operano in mol-te strutture private. E ciò adiscapito dei pazienti inesse assistiti”. Il commento di De Connova anche alla parte dellalegge che riguarda la for-mazione e l'aggiornamentodel personale specializzato,“per anni una figura fanta-sma che operava nei repartisenza un riconoscimentoprofessionale. Ad oggi, in-
Marcare stretto il dol ore, su tutti i fronti
32
Attualmente, in Italia, i malati terminali che
ogni anno necessitanodi cure palliative sono
250 mila: 160 milaoncologici e 90 milacon altre patologie
(cardiache, respiratorie,neurologiche e infettive).Al programma di curepalliative accede solo
il 40% dei malationcologici e meno
dell'1% di quelli nononcologici.
Il 9 marzo scorso, con 476 voti favorevoli e bipartisan, la Camera ha
definitivamente approvato il DDL 1771: una legge, anche in Italia,
recante disposizioni sulle garanzie d’accesso alle cure palliative e alla
terapia del dolore. Il commento del prof. Franco De Conno, direttore
onorario della Società europea di cure palliative
Paola Mariano
fatti, non esiste in Italia unaspecializzazione in cure pal-liative - ha precisato DeConno - e quindi di fatto me-dici esperti che per anni sisono occupati del doloredei pazienti, non possonoessere tecnicamente as-sunti”.“Se applicata bene, la leggeandrà a migliorare una si-tuazione nel complesso giàbuona nel nostro Paese,sottolinea ancora De Con-no. Dal Rapporto europeosulle cure palliative appenapubblicato, emerge infatti
che l’Italia, pur con i suoi ri-tardi, anche culturali, si piaz-za tra i paesi migliori in Eu-ropa per quanto riguarda lagestione del dolore, sia perla disponibilità (tutti i farmacidisponibili gratuitamente),sia per l’accessibilità ai me-dicinali antidolore”.“Va migliorata però la si-tuazione sul fronte delleemergenze”, ha proseguitoDe Conno: “in Italia, a dif-ferenza di altri Paesi euro-pei, non è permesso che laricetta sia preparata - in si-tuazioni di emergenza,
quando il medico risulti ir-raggiungibile - da perso-nale infermieristico o dalfarmacista. Inoltre, non èvalida neanche la prescri-zione spedita via fax. Infineil farmacista non può cor-reggere eventuali errori del-la ricetta”.Dal Rapporto europeo - chevede De Conno tra gli autori- è emerso anche che l’Ita-lia è al 26° posto in Europaper consumo pro capite dimorfina: indietro, dunque,probabilmente a causa di unritardo culturale del nostro
Paese, che contribuisce atenere in piedi barriere etabù che spesso, a torto,gettano il discredito sull’usodi oppiacei per tallonare ildolore. C’è ancora moltaignoranza e chiusura neiconfronti di questi farmaci;il che può scoraggiare sia imedici stessi a prescriverli,sia i pazienti ad assumerli.“È auspicabile dunque, haconcluso De Conno, checon questa legge la situa-zione italiana nella lotta aldolore migliori anche suquesto fronte; e che vera-mente le Regioni, carenti oassolutamente prive di ho-spice, si adeguino nei tem-pi e nei modi previsti dallalegge stessa”.
Marcare stretto il dol ore, su tutti i fronti
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Trenkwalder Medical Division nasce dallafusione delle più significative esperienzematurate nel campo delle risorse umane
in ambito sanitario e socio sanitario. L’idea di par-tenza scaturisce da un'analisi che ha evidenziatola ridotta capacità delle Agenzie per il Lavoro, ope-ranti nel panorama italiano, di risolvere le proble-matiche peculiari del settore. Riteniamo che il de-dicarsi con competenza, esclusivamente a questosettore così complesso e specializzato, attraversouna Divisione Specializzata, ci permetterà di uti-lizzare appieno gli strumenti giuslavoristi inseriti nel-la “Legge Biagi” a favore delle aziende e dei can-didati.
Come è noto le strutture sanitarie italiane versanoin uno stato di crisi significativa riguardante le di-sponibilità di personale qualificato nell’assi-stenza (ad es. infermieri professionali) e di per-sonale tecnico di supporto all’attività medica (ades. tecnici di radiologia, tecnici di laboratorio). Lestime fornite dall’Ipasvi Nazionale parlano di unacarenza di circa 60.000 Infermieri mancanti in Ita-lia, utili a garantire l’ordinario funzionamento del-le strutture sanitarie. Il turn-over è pari a circa15.000 unità l’anno a fronte di un numero com-plessivo di posti disponibili presso gli atenei ita-liani di circa 12.300. Le stime indicano come l’Ita-lia e la Grecia siano gli unici paesi europei neiquali la presenza di medici superi la presenza de-gli infermieri.
In questi anni, si è assistito ad un fenomeno pro-gressivo di proliferazione di società che “gestendoin appalto” i servizi infermieristici, oltre che di-sattendere la lettera e lo spirito della legge, ve-nivano meno al rispetto dei diritti e spesso anchedella dignità dei lavoratori coinvolti. Al contrarioTrenkwalder ha costruito significative espe-rienza di elevata qualità e garanzia dei servizi for-niti; tutte caratteristiche che nel quotidiano fac-ciamo fruttare con il nostro impegno e lavoro. La nostra idea di business specialist nasce dal-
la fusione delle esperienze più significative ma-turate nella somministrazione di personale e diquelle più avanzate nel campo della gestione del-lo stesso in ambito sanitario e socio-sanitario.Professionalità e qualità ci rappresentano e gra-zie a ciò vogliamo diventarne punto di riferimento.Un risultato che otterremo anche grazie allo svi-luppo di partnership con università, fondazioni,centri di ricerca, in Italia e all’estero. Al tempostesso, consci che il fattore umano rappresentail fattore chiave su cui qualunque organizzazio-ne sanitaria necessita di puntare, la Medical Di-vision di Trenkwalder si propone di essere vei-colo atto a garantire percorsi di crescita, svilup-po personale e professionale per tutti i profes-sionisti della Sanità in attesa di un’occupazioneo desiderosi di migliorare quella attuale.
Trenkwalder è in grado di offrire un accurato ser-vizio di somministrazione e ricerca e selezionesu misura. I nostri consulenti sono in grado di pre-sentare proposte personalizzate, adattandole alleesigenze di ogni azienda. Il tutto in maniera al-tamente professionale e soprattutto nei tempiconcordati, attraverso strumenti ad hoc per ognifase del processo: analisi del profilo professio-nale, attività di analisi del contesto economico,organizzativo e di business in cui opera la strut-tura sanitaria, delle mansioni principali legate allaposizione in oggetto e delle competenze richie-ste; ricerca e selezione, ossia ricerca attiva di po-tenziali candidati interessati alla posizione la-vorativa in essere condotta dai nostri consulen-ti; elaborazione di un dossier di valutazione permappare le competenze e l'esperienza dei can-didati; presentazione dei candidati, con presen-tazione e colloquio direttamente in struttura; in-serimento e follow up candidato.
Trenkwalder, durante il periodo di prova, opere-rà una politica di monitoraggio del grado di ap-prendimento ed inserimento del candidato al-l’interno della struttura.•
Personale qualificato
nelle strutture sanitarieLa professionalità di Trenkwalder Medical Division
34
L’azienda informa www.trenkwalder.com
35
Orientarsi nel mondodegli appalti è si-curamente difficol-
toso perché sono tante e di-verse le leggi che stabili-scono le procedure in ma-teria di affidamento. Quicercheremo di rappresen-tare il diritto che regola quelpercorso che deriva daun’esigenza nata in seno adun’azienda sanitaria, perpoi continuare nell’indivi-duazione e nell’acquisizio-ne del miglior prodotto sulmercato capace di rispon-dere a tale esigenza. Prima ancora di menzio-nare quelle che sono lenormative in vigore nel no-stro Paese, relative al set-tore, è opportuno eviden-ziare l’importanza della giu-risprudenza dell’Ue, indi-cata nell’art.189 del Tratta-to CE. Va infatti precisatocome il sistema giuridicocomunitario sia, per suanatura, completamente au-tonomo rispetto a quellodegli Stati membri, diretta-mente applicabile ed asso-lutamente preminente, neicasi di conflittualità, in senoalle norme locali. Il dirittocomunitario, va ricordato, siarticola su tre livelli:- Diritto comunitario origi-
nario (diritto primario): che
comprende i trattati istitu-tivi delle Comunità euro-pee e gli atti successiviche li hanno modificati ocompletati.
- Diritto comunitario deri-vato (fonte di secondogrado): che include tutte lenorme giuridiche prove-nienti dagli organi comu-nitari e promulgate perl’attuazione degli obiettiviposti in essere dai tratta-ti, ivi compresi i cosiddet-ti Atti tipici (regolamenti, di-rettive, decisioni e pareri)e gli Atti atipici (atti di au-torizzazione e concessio-ne, regolamenti interni del-le istituzioni, ecc.)
- Fonti di terzo grado: concui si identificano i rego-lamenti della Commissio-ne per l’attuazione degliatti varati dal Consiglio.
Nelle relazioni fra diritto co-munitario e diritto degli Sta-ti membri, esiste un rap-porto che si basa su dueprincipi fondamentali: • il primato del diritto co-
munitario: principio che, incaso di conflittualità o in-congruenza fra norma co-munitaria e norma nazio-nale, sancisce che la nor-ma comunitaria prevalesempre sul quella nazio-nale;
• la diretta applicabilità deldiritto comunitario: princi-pio che, quando una di-sposizione CE presentacaratteristiche tali da crea-re diritti e obblighi a favo-re dei privati, stabilisceche essi possono esigeredinanzi alle giurisdizioninazionali la stessa tutelariconosciuta per i diritti dicui sono titolari, in basealle norme dettate dal di-ritto europeo.
Chiarita l’importanza e ilruolo della normativa co-munitaria, vediamo oracome questa si esprime inmateria di appalti in cui siarroga un controllo com-pleto, teso a tutelare i prin-cipi fondamentali della pa-rità di trattamento, dellatrasparenza e della pubbli-cità della gara. Le Direttiveche regolano questi princi-pi sono recepite in Italia me-diante leggi-delega e de-creti legislativi che nei prin-cipi generali regolano i se-guenti aspetti:• Il principio di non discri-
minazione, secondo ilquale è vietata ogni formadi discriminazione deisoggetti non basata sudati relativi alle compe-tenze e qualità dei sog-getti medesimi, ma su
aspetti diversi (come, adesempio, l’appartenenzaad un determinato conte-sto territoriale).
• Il principio di parità di trat-tamento, che determina,nella valutazione delle of-ferte, che siano utilizzati,per tutti, gli stessi criteriselettivi.
• Il principio di proporzio-nalità, dove si stabilisceche devono essere ri-chiesti requisiti propor-zionati rispetto all’incaricooggetto dell’affidamento.
• Il principio di trasparenza:impone all’amministra-zione di compiere le pro-prie attività in modo “tra-sparente” dando pubbli-cità ai propri atti.
L’applicazione di tali prin-cipi, nel nostro Paese, haportato a notevoli criticità.Ne è esempio lo stesso Co-dice dei contratti che nellasua natura ha richiesto unaserie di disposizioni chesono servite, nel tempo,ad adeguarlo alle normati-ve comunitarie. Ovvia-mente, ci si riferisce ai tredecreti correttivi già adottatie al regolamento attuativo,che proprio nelle scorsesettimane ha ottenuto il pa-rere positivo della Cameradei Deputati.
Appalti pubblici in Sanità
e Diritto ComunitarioLe assolute priorità applicative, i principi fondamentali
della parità di trattamento, della trasparenza e della pubblicità
della gara, in seno alle norme locali. Le riflessioni del Fare
Enza Colagrosso
Pagella sanitaria:
i promossi e i bocciati dagli italiani
36
Assistenza ospeda-
liera: pari e patta
Il grado di soddisfazioneespressa nei confronti del-l’assistenza ospedaliera trovaun numero sostanzialmentepari di persone che si riten-gono soddisfatte (48,6%) e diquante invece non lo sono(47,9%). A dirsi abbastanzasoddisfatto è il 43% degli in-tervistati, cui fa seguito il37,6% di quanti gradisconopoco i servizi di assistenzaall’interno delle struttureospedaliere. Infine, il 10,3% èdel tutto insoddisfatto dell’as-sistenza ospedaliera, contro il5,6% che fa registrare un altolivello di apprezzamento.
Tempi di attesa:
interminabili
L’indice di gradimentonei confronti dei servizi offertidal Ssn precipita se ad esserepresi in esame sono i tempi diattesa all’interno degli ospedali.Il livello di insoddisfazione inte-ressa infatti il 74,5% dei cittadini(il 37,5% è per nulla soddisfattoe il 37% lo è poco), contro il21,3% di quanti si ritengono alcontrario soddisfatti (il 14,1% loè abbastanza e il 7,2% lo è
molto). Le maggiori criticità si ri-scontrano al Centro Italia(83,8%) e nelle Isole (82,4%);mentre i residenti al Nord-Estlamentano in misura minore itempi di attesa (65,3%).
Strutture ospedaliere:
più qualità
In merito alla qualità delle strut-ture ospedaliere, il 48,8% degliintervistati si dice poco soddi-sfatto, (il 35% abbastanza, il13,8% per niente) in totale il57,6% di persone esprime unparere negativo; al contrario,un 39,2% di persone si diconosoddisfatte.
Personale medico:
i pazienti ringraziano
Giudizi positivi riguardano in-vece la competenza dei me-dici in servizio presso gliospedali pubblici, ammon-tando al 71,6% il favore deicittadini rispetto al loro ope-rato; contro un 24,8% piùscettico. In particolare, il60,5% dei pazienti si dichiaraabbastanza soddisfatto delpersonale medico che lavoranegli ospedali, contro un20,9% che lo è poco, l’11,1%che è decisamente contrario;
e, infine, il 3,9% di quanti af-fermano di essere per nientesoddisfatti.
Paramedici:
infermieri promossi
Sulla professionalità degli in-fermieri che operano all’internodelle strutture ospedaliere pub-bliche ad esprimere un giudiziopositivo è il 60,4% degli italiani,contro il 36,2%. Più in partico-lare, il 50,6% si ritiene abba-stanza soddisfatto, mentre il9,8% esprime un giudizioestremamente positivo; al con-trario, il 27,6% si dice pococontento del lavoro degli infer-mieri e l’8,6% non è per nientesoddisfatto.
I costi del ticket:
esageratamente alti
Interrogati sul grado di soddi-sfazione nei confronti del costodel ticket, il 32,4% degli italianirisponde di essere poco sod-disfatto, il 22,7% di non esserloaffatto, il 27,8% di esserlo ab-bastanza e l’11,3% di esserlodecisamente. In totale, dun-que, esprime un giudizio ne-gativo il 55,1% degli intervistati;mentre il 39,1% si dice abba-stanza o molto soddisfatto delprezzo stabilito per il paga-mento dei servizi messi a di-sposizione dalla macchina sa-nitaria italiana.
Che cosa non
funziona del nostro
servizio sanitario?
Più della metà dei cittadini(57,7%) attribuisce i casi dimalasanità avvenuti in alcuniospedali pubblici ad una se-
rie di fattori congiunti chefanno genericamente riferi-mento alle carenze strutturalidegli ospedali pubblici(16,7%), seguite dalla re-sponsabilità dei medici(12,4%), dai tagli alla sanità(7%) e dal personale infer-mieristico (1,2%).
Ospedale pubblico
o privato: quanto
mi costa?
La differenza sta soprattuttonel costo. Il 51,5% dei cittadinipreferisce gli ospedali pubbliciper usufruire di cure speciali-stiche o per sottoporsi a inter-venti chirurgici; contro un22,8% di quanti preferisconole strutture private ed un20,4% di quanti, pur volendoricorrere a specialisti privati,ripiega sugli ospedali pubblici,non potendosi permettere ilcosto e la spesa richiesta afronte delle cure.
Medicina non conven-
zionale: oltre 11 mi-
lioni di italiani la scelgono
Già nel 2000 l’Eurispes avevaaffrontato, per la prima volta, iltema delle medicine non con-venzionali, rilevando che il10,6% degli italiani si affidavaper le proprie cure mediche atali pratiche. Dai risultati dellarilevazione del 2010, emergeche gli italiani che fanno uso dimedicine non convenzionalisono pari al 18,5%. Un datoche, rapportato alla popola-zione, fa emergere circa 11 mi-lioni e 100 mila fruitori dellemedicine alternative nel nostroPaese.
Da un’indagine Eurispes 2010, sul livello
di soddisfazione degli italiani nei confronti
del Sistema sanitario nazionale, emerge che
la maggior parte dei cittadini (complessivamente
il 56,3%) non è soddisfatta dei servizi offerti dalla
sanità italiana (poco per il 43,5% e per niente
per il 12,8%); mentre il 41,7% li apprezza
(abbastanza per il 37,2% e molto per il 4,5%)
a cura di Simone Maggio
In TerzoSettore
38
L’Agenzia delle Entrate ha
reso recentemente noti gli elen-
chi e le cifre relativi alle donazioni
del 5 per mille sui redditi 2008.
Una vera boccata d’ossigeno per
i 28.171 enti ai quali è stato ri-
conosciuto il diritto di beneficia-
re di questi fondi. Sono 26.596
le associazioni di volontariato,
333 gli enti di ricerca scientifica,
90 quelli della ricerca sanitaria e
1.152 le associazioni sportive di-
lettantistiche. I contribuenti che
per i redditi 2008 hanno espres-
so la propria scelta in favore del
5 per mille sono stati 14,6 milio-
ni. Con le loro scelte hanno an-
cora una volta dimostrato che il
Paese ha grande fiducia nel la-
voro svolto dalle associazioni di
volontariato, alle quali verranno
assegnati ben 242.574.930 euro
in base a precise indicazioni
espresse sulle dichiarazioni. Ma
a questi vanno aggiunti ancora
23.279.458 euro, relativi a scel-
te generiche che saranno ripar-
titi fra le associazioni aventi di-
ritto. Il maggior numero di scel-
te per il settore volontariato è sta-
to espresso per Medici senza
frontiere onlus (9,2 milioni); a se-
guire Emergency (9,1 milioni) e
Unicef (7,6).
Ai primi posti per la ricerca scien-
tifica troviamo la Fondazione
San Raffaele di Milano, l’Airc, l’Ail
e la Fondazione italiana Sclero-
si multipla onlus. Bene anche le
preferenze espresse per le 1.152
associazioni sportive dilettanti-
stiche che potranno ripartire fra
loro 1,7 milioni di Euro. “Il 5 per
mille rappresenta per noi una
voce molto importante del nostro
bilancio, dal momento che non
possiamo usufruire di contributi
pubblici e tantomeno di entrate
garantite e continuative”: lo af-
ferma Paolo Cespa, fondatore e
presidente dell’Associazione Kim
onlus, che accoglie a Roma
bambini affetti da gravissime
patologie. “Il nostro impegno e la
trasparenza con la quale ope-
riamo sono stati premiati dalle
scelta di tanti contribuenti che,
ogni anno, ci confermano la loro
fiducia. Ma è importantissimo –
precisa Cespa – che questo
istituto venga ogni anno reinse-
rito nella legge finanziaria, sen-
za dimenticanze e tardivi recu-
peri che generano incertezza nei
contribuenti. Noi abbiamo inol-
tre più volte denunciato il fortis-
simo ritardo con il quale vengo-
no trasferiti i fondi del 5 per mil-
le alle associazioni destinatarie:
quelli del 2006/2005 sono stati
consegnati a settembre 2008,
quelli 2007/2006 a dicembre
2009. Vorremmo ora sapere -
si chiede il presidente della Kim
- quando ci sarà assegnato il
quantum spettante per l’anno
2008. Questa prassi, ormai
consolidata, mette a dura pro-
va la capacità di tenuta di
queste ‘forze migliori’ della
società civile, a grave danno di
tutti coloro che hanno bisogno
della solidarietà da parte del
Paese”.
Arriva il 5 per mille e le onlus “respirano” Finalmente gli elenchi degli enti e le cifre relativi all’anno 2008
Le malattie cardiovascolari costituiscono il prin-
cipale problema di salute della popolazione nel no-
stro Paese. Secondo dati Istat, il 46% dei decessi
in Italia è causato da una malattia cardiovascolare,
per un totale di circa 230.000 morti l’anno. Ogni
anno 120.000 persone vengono ricoverate per un
infarto miocardico acuto.
Per migliorare la qualità di vita dei pazienti affetti da
malattie cardiovascolari e educare i giovani alla pre-
venzione di tali patologie, è nata “Il cuore di Roma on-
lus”, creata in sinergia con l’Azienda ospedaliera
San Filippo Neri di Roma, e presieduta dal prof.
Massimo Santini, direttore del Dipartimento Cardio-
vascolare ACO dello stesso San Filippo Neri.
L’incidenza di queste malattie è in costante au-
mento e si calcola che, in assenza di interventi con-
creti, si potrebbe arrivare al raddoppio dei casi di in-
farto entro il 2020, con oltre 250.000 nuovi casi di
infarto ogni anno. Il continuo miglioramento tecno-
logico ha consentito alla medicina di contrastare, al-
meno in parte, la mortalità e migliorare significati-
vamente la qualità di vita dei pazienti cardiopatici;
ma, al tempo stesso, tale miglioramento ha com-
portato un incremento progressivo dei costi assi-
stenziali, fino a livelli difficilmente tollerabili per qual-
siasi sistema sanitario nazionale. Infatti secondo le
stime più recenti il “costo” economico delle malat-
tie cardiovascolari supera i 22 miliardi di euro l’anno
(Meridiano Sanità, Rapporto finale 2009).
“Il cuore di Roma onlus” si rivolge non solo ai
cardiopatici ma a tutta la popolazione, adulti e
giovani. Particolare energia sarà dedicata alla
popolazione giovanile, con la certezza che per
loro l’informazione e l’educazione possano ri-
durre la possibilità di divenire cardiopatici tra 10
o 20 anni. “L’obiettivo è piuttosto ambizioso – di-
cono i vertici dell’associazione - ma potrà essere
raggiunto attraverso una collaborazione con le
istituzioni e con le varie categorie professionali
interessate”.
Un cuore che batte... nel Cuore di RomaUna onlus per i fattori di rischio delle malattie cardiovascolari
“Il cuore di Roma onlus”,
è stata creata in sinergia
con l’Azienda ospedaliera
San Filippo Neri di Roma
per migliorare la qualità
di vita dei pazienti affetti
da malattie
cardiovascolari e educare
i giovani alla prevenzione
InGestione
Con il XL Convegno Nazio-
nale di Studio (Roma, 4-6 mag-
gio 2010) il CNEC (Centro Na-
zionale Economi di Comunità)
celebra quest’anno i suoi 50
anni di vita.
Nato nel 1960, il CNEC ha la fi-
nalità di affiancare l'economo
religioso nello sforzo di appro-
fondimento e di riflessione sul-
le motivazioni ecclesiali del
suo ruolo e nella ricerca di co-
noscenze, competenze, capa-
cità di scelta e di gestione vol-
te a servire nell’amministra-
zione gli Ordini, le Congrega-
zioni, gli Istituti, le Opere che ne
dipendono: tutto questo viene
perseguito offrendo servizi, or-
ganizzando corsi, incontri e
convegni, proponendo iniziati-
ve a dimensione nazionale e re-
gionale, offrendo consulenze,
creando opportunità di aggior-
namento sulle problematiche
più attuali e urgenti legate al-
l'impegno economale.
Tema centrale del convegno
nazionale di Roma, aperto dal
presidente Padre Giorgio del
Col, è la “Caritas in Veritate”,
la terza enciclica con la quale
Benedetto XVI ha affermato e
ricordato al popolo di Dio che la
carità e la verità sono il motivo
fondamentale della dimensio-
ne storica e pubblica del Cri-
stianesimo e sono quindi al-
l’origine della dottrina sociale
della Chiesa.
L’incontro vuole offrire ai con-
vegnisti una lettura antropolo-
gica e mistico-contemplativa
dell’Enciclica e un’analisi della
attuale crisi economica alla
luce del pensiero sociale della
Chiesa. Nella seconda giorna-
ta dei lavori i soci sono chiamati
al rinnovo delle cariche sociali
di presidente, consiglieri e re-
visori dei conti.
Gli economi di comunità guardano al futuro
t Seite 1
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Il TAR del Lazio, con la sentenza n° 5413 de-
positata il giorno 01 aprile 2010, ha annullato il De-
creto del Ministero per le attività produttive n° 108
del 23 luglio 2009 che prevedeva l’obbligo di ef-
fettuare una verifica di sicurezza di tutti gli impianti
ascensori installati prima del 24 giugno 1999.
Il proprietario o il legale rappresentate dell’ente
proprietario dell’impianto è colui che ha l’ob-
bligo di far effettuare la verifica di sicurezza.
Qualora la citata verifica evidenziasse even-
tuali carenze sarebbe necessario eseguire gli
adeguamenti che il verificatore reputa neces-
sari.
La verifica di sicurezza prevista da questo de-
creto si aggiunge alla verifica periodica biennale
già prevista dalle normative vigenti.
La verifica di sicurezza va eseguita entro i se-
guenti termini:
• 1° settembre 2011 per gli ascensori istallati
prima del 15 novembre 1964;
• 1° settembre 2012 per gli ascensori installati tra
il 16 novembre 1964 ed il 14 ottobre 1979;
• 1° settembre 2013 per gli ascensori installati tra
il 15 ottobre 1979 ed il 9 aprile 1991;
• 1° settembre 2015 per gli ascensori installati tra
il 10 aprile 1991 ed il 24 giugno 1999.
Gli interventi di adeguamento sull'impianto pre-
scritti dall'ente che effettua l'analisi dei rischi, de-
vono essere attuati entro cinque o dieci anni a se-
conda del tipo di adeguamento.
Il decreto prevede inoltre che se l’ascensore o il
luogo di installazione sono soggetti a tutela da
parte della Sovraintendenza alle Belle Arti ed un
qualche adeguamento di sicurezza non sia pos-
sibile per ragione di tutela, il proprietario del-
l'ascensore può far certificare la speciale situa-
zione da un tecnico abilitato. .In questo caso
particolare l'ente che effettua le verifiche periodi-
che, dove esprimersi sull'impossibilita' dell’ade-
guamento ed indicare le misure di compensa-
zione che il proprietario deve mettere in opera.
Gli enti che eseguono le verifiche periodiche
hanno anche il compito di verificare l’esecu-
zione degli adeguamenti prescritti dalla veri-
fica di sicurezza. Nel caso in cui l’ente incari-
cato della verifica periodica accerta che gli
adeguamenti non sono stati eseguiti, lo co-
munica al competente ufficio comunale per
i provvedimenti di competenza. Se non ven-
gono eseguiti gli interventi individuati dalla ve-
rifica di sicurezza , entro i termini previsti, l'im-
pianto ascensore non potrà essere tenuto in
esercizio. Ora tutto questo procedimento viene
annullato. Quali sono le conseguenze che de-
rivano dalla sentenza di annullamento?
Consideriamo prima di tutto il caso in cui il proce-
dimento di verifica di sicurezza previsto dal D.M.
108 non sia stato ancora attivato; l’annullamento
del decreto comporta che detta verifica non è più
necessaria e, di conseguenza sia i privati che gli
enti proprietari di impianti ascensori installati prima
del 24 giugno 1999 dovranno esclusivamente
eseguire le verifiche periodiche biennali e porre in
atto gli interventi di manutenzione eventualmente
prescritti dalle società di verifica.
Nel caso in cui la verifica di sicurezza è stata ef-
fettuata ma gli interventi di adeguamento even-
tualmente prescritti non sono stati ancora eseguiti,
si può soprassedere ed attendere l’esito dell’im-
pugnativa al Consiglio di Stato già preannunciata
dal Ministero dello Sviluppo economico.
Il tema delle verifiche di sicurezza ha, da tempo,
fatto nascere due fazioni contrapposte più attente
alla difesa corporativa dei propri interessi che alla
ricerca di una maggiore sicurezza.
Considerando che vi sono circa 700 mila impianti
ascensori installati prima del 1999 si capisce quali
sono gli interessi economici in gioco.
Da una parte vi sono le associazioni che, come la
Confedilizia, hanno da sempre osteggiato il de-
creto ponendosi l’obiettivo della difesa dei pro-
prietari immobiliari e dall’altra le società di manu-
tenzione degli impianti ascensori che nel
provvedimento hanno visto la possibilità di una
boccata di ossigeno in questa grave congiuntura
economica.
Ascensori e verifiche periodicheAncora novità per la messa in sicurezza degli ascensori.
Una opportunità o solo un problema?
Fernando Gioia
Il tema delle verifiche di
sicurezza ha, da tempo,
fatto nascere due fazioni
contrapposte più attente
alla difesa corporativa dei
propri interessi che alla
ricerca di una maggiore
sicurezza
InGestione
40
InGestione
41
Di seguito riportiamo le prin-
cipali linee guida, atte a con-
sentire un corretto inquadra-
mento di massima, con l’evi-
denziazione di talune criticità
(vedasi ICI), purtroppo foriere
di incerto contenzioso.
Aspetti Iva
(art. 10 n. 21 D.P.R. 633/72)
Prestazioni in favore di mino-
ri, anziani e disagiati
Sono da considerarsi esenti da
IVA le prestazioni proprie dei
seguenti istituti, indipendente-
mente dal soggetto erogatore
(Ris.Min. 20 aprile 1999 n.
66/E):
1. brefotrofi, orfanotrofi, asili,
colonie marine, montane e
campestri;
2. case di riposo per l’alloggio
di anziani e simili, indipen-
dentemente dal possesso
della necessaria autorizza-
zione amministrativa (Cass.
3 settembre 2001 n. 11353),
nonché i centri temporanei di
accoglienza per clandestini
extracomunitari gestiti dal
Comitato Provinciale della
Croce Rossa Italiana (Ris.
Min. 12 giugno 2002 n.
188/e). Sono assimilati ai
servizi delle case di riposo
per anziani e sono quindi
esenti anche le prestazioni
rese dalle residenze sanita-
rie per portatori di handicap
grave, impossibilitati a rima-
nere nel proprio nucleo fa-
miliare, anche se la struttura
non ospita solo anziani (Ris.
Min. 25 novembre 2005 n.
164/E). Ad ogni modo, l’esen-
zione relativa si riferisce alle
prestazioni effettuate dalle
Case stesse agli OSPITI.
Pertanto, le singole presta-
zioni rese ai gestori delle
case di riposo (es. A.S.L.) o
ad altri enti (es. Comuni che
poi le destinano ai propri as-
sistiti) si considerano impo-
nibili (Ris. Min. 4 dicembre
1995 n. 278, Ris. Min. 9 set-
tembre 2002 n. 290/E);
3. alberghi e ostelli della gio-
ventù, compresi i complessi
ricettivi sommariamente at-
trezzati per ospitare, per un
tempo limitato, i giovani turi-
sti in transito ed i loro ac-
compagnatori che siano soci
di enti costituiti per contribuire
al miglioramento morale, in-
tellettuale e fisico della gio-
ventù attraverso la pratica del
turismo e del viaggio indivi-
duale e di gruppo (art. 1 L.
326/58).
L’esenzione è estesa anche
alle somministrazioni di vitto,
indumenti e medicinali, le pre-
stazioni curative e le altre pre-
stazioni accessorie effettuate
dalle predette organizzazioni a
favore dei propri assistiti.
Precisazioni:
• Sono oggettivamente esen-
ti le prestazioni rese nei con-
fronti del Comune, concer-
nenti la gestione globale di
una casa di riposo o di un asi-
lo fatturate da terzi (com-
prese quindi, le cooperative
sociali) al Comune stesso;
• vengono ritenute altresì
esenti le prestazioni rese
da terzi presso gli asili nido
e le case di riposo, anche se
distintamente specificate,
sempre che nell’insieme
configurino una gestione
globale delle suddette strut-
ture, la cui titolarità rimane in
capo al Comune, il quale si
limita ad una mera attività di
controllo e indirizzo a ga-
ranzia dell’interesse colletti-
vo (Ris.Min. 16 marzo 2004
n. 39/E e Ris. Min. 9 aprile
2004 n. 60/E).
Cooperative
e loro consorzi
Le operazioni suddette, se
rese da cooperative e loro
consorzi, sia direttamente che
in esecuzione di appalti e di
convenzioni, ai soggetti svan-
taggiati indicati al n. 3531,
sono considerate imponibili al
4% (art. 1 c. 331 L. 296/2006).
Le cooperative sociali posso-
no tuttavia optare per l’esen-
zione.
Attività imponibili
e separazione
di attività art. 36
Qualora si svolga anche un’at-
tività imponibile (ad esempio -
Casa Ferie) unitamente ad
un’attività esente di Casa di Ri-
poso, risulta opportuno, per
non vedere pregiudicata la
possibilità di detrarre iva sugli
acquisti della parte imponibi-
le, procedere mediante op-
zione ex articolo 36/633, a se-
parare le attività, ovvero ad
adottare distinti Libri IVA per
ciascuna attività svolta.
In tal caso, peraltro, per l’atti-
vità Esente di Casa di Riposo
si potrà inoltre optare per l’ap-
plicazione dell’articolo 36
Bis/633 ( Dispensa da adem-
pimenti per operazioni esenti).
Aspetti imposte
dirette (Ires) e onlus
Prestazioni in favore di mino-
ri, anziani e disagiati
Per quanto concerne tale im-
posizione, non si rivengono
aspetti di particolare rilievo, in
quanto applicabili i REGIMI
CONTABILI di normale appli-
cazione (Contabilità Semplifi-
cata / Contabilità Ordinaria ).
Il regime contabile applicabi-
le è determinato in forza dei
Ricavi conseguiti (criterio del-
LA CASA DI RIPOSO
Aspetti fiscali (iva, imposte dirette e ici)
La corretta conduzione di una Casa di Riposo
deve assolutamente confrontarsi con il rispetto di
determinate norme fiscali, spesso assai stringenti e di
diversa interpretazione, così da richiedere sempre la
massima attenzione per evitare di incorrere in pesanti
sanzioni ed interessi
Il fisco a cura di Federico Rossi, dottore commercialista e revisore contabile
*
la competenza economica),
con la precisazione che in
caso di svolgimento di più at-
tività, si dovrà tener conto an-
che di queste ultime per defi-
nire appunto il tipo di contabi-
lità da adottare.
A tale riguardo, invece, assu-
me un particolare interesse la
verifica della possibilità o
meno di assumere la qualifica
di ONLUS.
Dopo una prima rigorosa in-
terpretazione, un cambia-
mento nell’orientamento di
pensiero in merito alla possi-
bilità di considerare l’attività di
casa di riposo come attività
istituzionale idonea ai fini del-
l’assunzione della qualifica
di Onlus, è intervenuto con la
Risoluzione n. 146 del
21/12/2006 dell’Agenzia delle
Entrate.
L’amministrazione finanziaria,
con tale Risoluzione, ha sta-
bilito che le prestazioni assi-
stenziali e socio sanitarie rese
nei confronti di anziani non au-
tosufficienti, a prescindere se
questi versino o meno in con-
dizioni di disagio economico,
possono essere ricondotte
nell’ambito dell’attività istitu-
zionale delle case di riposo.
La risoluzione in oggetto ha
più specificatamente stabilito
che l’attività di assistenza so-
ciale e socio-sanitaria svolta a
favore di anziani non auto-
sufficienti per i quali “sussista
una situazione di gravità, ri-
conosciuta e documentata
dalle Aziende Unità Sanitarie
locali che abbia ridotto l’auto-
nomia personale, correlata al-
l’età, in modo da rendere ne-
cessario un intervento assi-
stenziale permanente, conti-
nuativo e globale nella sfera in-
dividuale e in quella di rela-
zione” può essere ricondotta
nell’ambito dell’attività istitu-
zionale svolta dalle case di ri-
poso Onlus, al pari delle pre-
stazioni assistenziali svolte
nei confronti di anziani che ver-
sano in condizioni di disagio
economico. In tali casi, ovvia-
mente, si prescinde dal-
l’aspetto economico dello
svantaggio e, di conseguenza,
dall’ammontare della retta di ri-
covero eventualmente corri-
sposta dall’assistito.
In sintesi, in base a quanto sta-
bilito da tale risoluzione, nel-
l’ambito dell’attività istituzionale
delle Onlus che gestiscono
case di riposo possono rien-
trare, sia le prestazioni assi-
stenziali e socio sanitarie rese
a favore di anziani che versa-
no una quota della retta di ri-
covero inferiore al 50% della
retta stessa, sia quelle rese a
favore di anziani che si trovi-
no in condizione di non auto-
sufficienza riconosciuta e do-
cumentata come grave. Per
queste ultime si prescinde
quindi dall’aspetto economico
dell’anziano e di conseguen-
za dalla quota della retta da lui
eventualmente corrisposta.
A differenza, quindi, delle pre-
cedenti pronunce la Risolu-
zione n. 146/2006 si concen-
tra sui destinatari (anziani non
autosufficienti) a prescindere
dalla loro condizione di svan-
taggio economico. Con tale ri-
soluzione l’Amministrazione
finanziaria sembra, pur se
solo in parte, rivedere la pro-
pria posizione; viene infatti
presa in considerazione anche
la “condizione sanitaria” degli
ospiti delle case di riposo,
evidenziando come la gravità
della loro condizione fisica, ri-
conosciuta e documentata
dalle competenti ASL, integri
di per sé un elemento a favo-
re dello “svantaggio” contem-
plato dall’art. 10, comma 1,
lett. b) del D. Lgs. n. 460/1997.
Da ciò consegue che, in base
a quanto stabilito da tale riso-
luzione, si possano ricondur-
re nell’alveo delle attività isti-
tuzionali rese dalle Onlus e,
pertanto, considerare dette
attività quali a “solidarietà im-
manente”, oltre a quelle già
contemplate nella Circolare
del 2004, anche le prestazio-
ni assistenziali e socio-sani-
tarie rese a soggetti anziani in
condizioni di non autosuffi-
cienza riconosciuta e certifi-
cata come grave.
Questo è stato un primo rico-
noscimento importante della
solidarietà delle attività svolte
dalle case di riposo ed ha fat-
to vedere in tal senso un pri-
mo spiraglio di luce.
Tale orientamento è stato ri-
preso ed ulteriormente ap-
profondito recentemente da
un’importante sentenza del-
la Cassazione Civile a Se-
zioni Unite. Tale Corte, con
sentenza n. 24883 del
9/10/2008, rigettando il ri-
corso presentato dall’Agen-
zia delle Entrate contro una
sentenza della Commissio-
ne Tributaria regionale di
Bologna, ha stabilito che
una fondazione Onlus, che
svolge attività di accoglien-
za di persone anziane ca-
paci di pagare una retta che
copra il servizio erogato,
non può essere oggetto di
cancellazione dall’Anagra-
fe Unica delle Onlus in ra-
gione del fatto che i desti-
natari dei propri servizi non
risultino “immediatamente”
riconducibili alla nozione di
svantaggio. Invero, in base
a quanto affermato dalla
Corte di Cassazione, tale
fondazione può ben rientra-
re nel novero delle Onlus
che perseguono finalità di
solidarietà sociale.
Aspetti Ici e fattispecie di
Esenzione (Contenziosi in
essere)
Prestazioni in favore di mino-
ri, anziani e disagiati
Proprio la problematica ICI è
stata di estrema attualità nel-
l’ultimo periodo, e lo è anco-
ra, laddove molti Comuni,
nelle diverse Regioni d’Italia,
hanno provveduto ad inviare
Avvisi di Accertamento, così
negando l’esenzione prevista
ex lege, dall’articolo 7, lett.i),
del Dlgs 504/92.
Al fine pertanto di stabilire i con-
fini della predetta esenzione,
come visto, concessa ma non
riconosciuta, si riporta stralcio
della Circolare n. 2/DF, del 26
gennaio 2009, recentemente
voluta ed emanata di concer-
to tra l’Agenzia delle Entrate e
l’ANCI (l’Associazione Nazio-
nale dei Comuni d’Italia), pro-
prio al fine di interpretare il cor-
retto significato di – attività
non esclusivamente commer-
ciali, in questi ultimi anni al cen-
tro di diverse e spesso arbi-
trarie determinazioni, sia da
parte dei Comuni che, delle
stesse Commissioni Tributarie.
Ecco cosa è dato evincere al
riguardo:
“...omissis...”
Le attività previste dalla norma
di esenzione
Sulla base di questo inqua-
dramento giuridico, appare
opportuno, anche al fine di
orientare l’attività dei Comuni
e dei contribuenti, effettuare
una mera ricognizione del-
l’ambito di riferimento norma-
tivo vigente che consenta di in-
dividuare le attività meritevoli
di usufruire del regime di fa-
vore in materia di ICI.
InGestione
42
*
Le attività assistenziali
Le attività assistenziali sono
quelle riconducibili alle attività
previste dall’art. 128 del D.
Lgs. 31 marzo 1998, n. 112,
secondo il quale per “servizi
sociali si intendono tutte le at-
tività relative alla predisposi-
zione ed erogazione di servi-
zi, gratuiti ed a pagamento, o
di prestazioni economiche de-
stinate a rimuovere e supera-
re le situazioni di bisogno e di
difficoltà che la persona uma-
na incontra nel corso della sua
vita, escluse soltanto quelle
assicurate dal sistema previ-
denziale e da quello sanitario,
nonché quelle assicurate in
sede di amministrazione del-
la giustizia”.
Bisogna, inoltre, tener conto
della legge quadro per la rea-
lizzazione del sistema inte-
grato di interventi e servizi
sociali e cioè la legge 8 no-
vembre 2000, n. 328, che al-
l’art. 1, comma 4, dispone
che gli enti locali, le regioni e
lo Stato “riconoscono e age-
volano il ruolo degli organismi
non lucrativi di utilità sociale,
degli organismi della coope-
razione, delle associazioni e
degli enti di promozione so-
ciale, delle fondazioni e degli
enti di patronato, delle orga-
nizzazioni di volontariato, de-
gli enti riconosciuti delle con-
fessioni religiose con le quali
lo Stato ha stipulato patti, ac-
cordi o intese operanti nel
settore nella programmazione,
nella organizzazione e nella
gestione del sistema integra-
to di interventi e servizi socia-
li”. Si intendono svolte con mo-
dalità non “esclusivamente”
commerciali le attività con-
venzionate o contrattualizza-
te per le quali sono previste
“rette” nella misura fissata in
convenzione. Siffatta circo-
stanza, infatti, garantisce uno
standard di qualità e pone un
limite alla remunerazione del-
le prestazioni rese, assicu-
rando che tali prestazioni non
siano orientate alla realizza-
zione di profitti.
Relativamente alle attività per
le quali l’ente pubblico ad oggi
non ha sviluppato un organi-
co sistema di convenziona-
mento, la modalità di esercizio
deve prevedere:
• prestazioni gratuite o con
compenso simbolico (es.:
mensa per poveri);
• prestazioni con rette, ma a
condizione che l’attività non
chiuda con un risultato su-
periore al pareggio econo-
mico.
Sono pertanto questi, oggi, i
caratteri con cui confrontarsi
per arrivare a dire di avere
esenzione ICI. Purtroppo,
però, è facile riscontrare che
ancora alcuni Comuni disat-
tendono tale Circolare, appel-
landosi a quell’autonomia im-
positiva, sempre più auspica-
ta e di moda!
Il Garante per la protezione
dei dati personali vigila a che
venga garantita la riservatezza
ed il rispetto della dignità a
chiunque entra in contatto dei
medici e strutture sanitarie per
cure, prestazioni mediche, ac-
quisto di medicine, pratiche am-
ministrative. Ricordato questo
principio base della Privacy ri-
portiamo in questa pagina i più
recenti pronunciamenti del Ga-
rante in materia di sanità.
Nel mese di gennaio l’Autorità
ha espresso parere favorevol-
mente in merito a due questioni:
1) la possibilità da parte del-
l’Istituto Nazionale della Previ-
denza Sociale (Inps) di acqui-
sire presso l’Istituto Nazionale
di Previdenza per i dipendenti
pubblici (Inpdap) gli estremi
identificativi delle amministra-
zioni di dipendenza e/o di ser-
vizio dei lavoratori, al fine di
garantire i necessari controlli
sulle loro assenze;
2) lo schema di decreto recante
modalità di assorbimento della
tessera sanitaria (TS) nella
carta nazionale dei servizi
(CNS), per "consentire ad
ogni Regione la possibilità di
diffondere sul territorio di com-
petenza uno strumento sicuro"
- quale appunto la TS dotata di
funzionalità di CNS - "per l’ac-
cesso ai servizi in rete".
Nei mesi di novembre e di-
cembre 2009 il Garante ha, in-
vece, decretato il divieto di rac-
colta indiscriminata da parte di
studi medici di informazioni re-
lative all’eventuale stato di sie-
ropositività dei pazienti in fase di
accettazione (tale dato anam-
nestico può essere legittima-
mente raccolto, previo con-
senso informato dell'interessato,
solo da parte del medico cu-
rante nell'ambito del processo di
cura, in relazione a specifici in-
terventi clinici e ove ciò sia rite-
nuto necessario) ed il divieto di
pubblicazione di dati inerenti la
salute dei dipendenti sui siti
delle aziende. Ferma restando
l’importanza di tali pronuncia-
menti, è però un altro intervento
che ci preme evidenziare: il 19
novembre 2009 il Garante con
deliberazione n. 36 ha reso pub-
bliche le “Linee guida in tema
di referti on-line”.
Tale iniziativa si inquadra nel-
l’esigenza di fornire indicazioni
in merito all'utilizzo dei dati per-
sonali nell'ambito di “alcune ini-
ziative sorte nel processo di am-
modernamento della sanità
pubblica e privata che ha gene-
rato un maggiore sviluppo delle
reti e una più ampia gestione
informatica e telematica di atti,
documenti e procedure”.
Tra i punti principali stabiliti dalle
Linee guida:
• l'adesione al servizio dovrà es-
sere facoltativa e il referto car-
taceo rimarrà comunque di-
sponibile; l'assistito dovrà dare
il suo consenso sulla base di
una informativa chiara e tra-
sparente che spieghi tutte le
caratteristiche del servizio di
refertazione on line;
• le strutture che offrono la
possibilità di archiviare e con-
tinuare a consultare via web i
referti dovranno fornire una
ulteriore specifica informativa
e acquisire un autonomo
consenso;
• il referto dovrà essere ac-
compagnato da un giudizio
scritto e dalla disponibilità del
medico a fornire ulteriori indi-
cazioni su richiesta dell'inte-
ressato. Indagini particolar-
mente delicate, come quelle
genetiche, anche prenatali,
per le quali la normativa pre-
vede la necessità di assicu-
rare una consulenza medica
appropriata, dovrebbero es-
sere escluse dal servizio di
refertazione on line;
• i referti restano a disposi-
zione on line per un massimo
di 45 giorni;
• sono prescritte elevate mi-
sure di sicurezza tecnologica,
quali l'utilizzo di standard crit-
tografici, sistemi di autentica-
zione forte, convalida degli
indirizzi e-mail con verifica on
line, uso di password per
l'apertura del file.
I servizi oggetto di tali linee
guida sono da considerare del
tutto distinti e autonomi dal Fa-
scicolo sanitario elettronico
(Fse) sul quale viceversa il Ga-
rante si è pronunciato con uno
specifico provvedimento del 16
luglio 2009 (Linee guida in
tema di Fascicolo sanitario
elettronico (FSE) e di dossier
sanitario).
Le nuove regole sul docu-
mento elettronico di raccolta
dei dati sanitari, già in speri-
mentazione in alcune regioni,
prevedono:
• libertà di scelta del paziente
sul far costituire o meno un
fascicolo sanitario elettronico,
con tutte o solo alcune infor-
mazioni sanitarie che lo ri-
guardano; si tratterà di un
consenso autonomo e speci-
fico, distinto da quello che si
presta a fini di cura della sa-
lute; al paziente deve essere
inoltre garantita la possibilità
di "oscurare" la visibilità di al-
cuni eventi clinici.
• Per poter esprimere scelte
consapevoli il paziente deve
essere adeguatamente infor-
mato. Con un linguaggio
comprensibile e dettagliato
l'informativa deve quindi in-
dicare chi (medici di base, del
reparto ove è ricoverato, far-
macisti) ha accesso ai dati e
che tipo di operazioni può
compiere.
• Il fascicolo sanitario elettro-
nico potrà essere consultato
dal paziente con modalità
adeguate (ad es. tramite
smart card) e dal personale
sanitario strettamente auto-
rizzato, solo per finalità sani-
tarie. Non potranno accedervi
invece periti, compagnie di
assicurazione, datori di la-
voro.
• In ogni caso se il paziente
non vuole aderire al Fse deve
comunque poter usufruire
InGestione
Privacy e sanità:
una materia molto delicataGarantire la riservatezza e il rispetto della dignità
a chi entra in contatto con medici e strutture sanitarie
44
Le leggi a cura di Fabio Panfilo Ciarletta, avvocato giurista d’impresa
delle prestazioni del servizio
sanitario nazionale.
• Gli accessi alle informazioni,
infine, dovranno essere trac-
ciabili e graduali, e i dati sa-
nitari dovranno essere pro-
tetti con misure di sicurezza
molto elevate che limitino il
più possibile i rischi di abusi,
furti, smarrimento.
Di fronte all'entrata in vigore di
nuove norme l'opinione pub-
blica ravvisa, per l'immediato,
la possibilità di un cambia-
mento positivo per poi dubitare
sull'effettiva e corretta applica-
zione delle stesse.
Il trattamento dei dati personali
degli utenti del Servizio Sani-
tario Nazionale viene effettuato
osservando pienamente le
norme vigenti? E' il dubbio di
tanti che trapela da ricerche
sul campo, cioè da interviste
effettuate negli ambulatori, nei
reparti di degenza dove i dati
personali spesso non vengono
pienamente tutelati nei con-
fronti dei vicini di letto e degli
estranei, accompagnatori e/ o
visitatori, con la dovuta riser-
vatezza (elenchi esposti al
pubblico dei pazienti da visi-
tare o da operare, cartelle cli-
niche lasciate nei pressi del
letto sotto lo sguardo altrui, col-
loquio ad alta voce, durante la
visita, fra il medico, i collabo-
ratori, il paziente alla presenza
di altri ricoverati, chiamata no-
minativa del paziente per la vi-
sita ecc.).
Le misure di sicurezza dei dati
negli ospedali, negli ambula-
tori, nei servizi amministrativi
delle Aziende ospedaliere e
Sanitarie, il fascicolo sanitario
elettronico, ove esistente, e
quant'altro afferisca alla per-
sona di chi, suo malgrado, ha
necessità di accedere alle
strutture sanitarie, ora, più di
allora, sono oggetto di specifici
controlli attivati dal Garante
della Privacy secondo un piano
ispettivo già approvato ed in
esecuzione che sta interes-
sando i primi sei mesi dell'anno
2010. L'attività ispettiva da
parte del Nucleo Privacy della
Guardia di Finanza sta dando
ottimi risultati in quanto a se-
guito delle ispezioni effettuate
sono stati avviati procedimenti
sanzionatori, anche in Sanità.
Naturalmente resta fondamen-
tale e di maggiore efficacia l'in-
vio da parte dei cittadini all'Au-
torità di Garanzia di tempestive
e circostanziate segnalazioni
e reclami ove sia evidente il
mancato rispetto della tutela
dei dati personali da parte di
strutture sanitarie pubbliche,
private e private convenzionate
con i Servizio sanitario regio-
nale. I propri diritti non si di-
fendono con sterili polemiche o
lagnanze informali ma azio-
nando chi di competenza, nel
caso di specie il Garante per la
Privacy.
Ha collaborato l’avvocato Daria Angrisano
45
Quasi 3500 strutture di accoglienza extra-alberghiera censite, regione per regione, attraverso
schede chiare ed esaurienti: monasteri, abbazie,eremi, conventi, case per ferie, case per esercizi
spirituali, ostelli, alberghi per la gioventù, pensioni, agriturismo ecc.
Un titolo emblematico per parlare del presente
e del futuro del biologico, che da quando è nato
– una ventina di anni fa -, di strada ne ha fatta
tanta. Ma il percorso che ha di fronte è ancora più
interessante della sua stessa storia. E lo fac-
ciamo parlando degli utenti, dei consumatori. E
ciò non per evocare semplicemente “un mer-
cato” - che, ovviamente, ci interessa da vicino -,
ma per parlare di stili di vita, di sensibilità, di edu-
cazione. Toccando, perfino, gli aspetti più diret-
tamente “terapeutici”, pensando anche alle per-
sone che – per età e condizione - da questo
settore sembrano un pò lontane. Il riferimento ri-
guarda gli anziani, tutti coloro che, per motivi di-
versi, sono un pò in difficoltà; e magari in questo
momento in un letto, in un ospedale o in una cli-
nica. Per dire che anche queste persone pos-
sono essere destinatarie di un messaggio “inno-
vativo” in materia di alimentazione e salute: nel
senso che non c’è un’età delimitata, per comin-
ciare ad avvicinarsi al biologico. E se cominciare
fin dall’infanzia è certamente appropriato (preve-
nire è meglio che curare, direbbe il medico!), an-
che dopo, anche quando gli anni sono tanti, male
non fa. Infatti, se è vero che il contenuto nutrizio-
nale di un prodotto biologico è meglio di uno
convenzionale – vitamine, minerali e non solo -,
perché di tale vantaggio non si dovrebbe appro-
fittare ad ogni età, in ogni condizione?
Non è una questione retorica, è un fatto opera-
tivo, speriamo in un vicino futuro: menù ospe-
dalieri che siano indubbiamente terapeutici, ma
anche buoni e soprattutto “sani e naturali”. Se
le Direzioni degli Enti Ospedalieri che ci leg-
gono vorranno cogliere questo messaggio, sap-
piano che questo settore è del tutto adeguato
alla fornitura di alimenti “sicuri e di qualità”, che
è ben di più di uno slogan. Così, anche da que-
ste nuove fasce di consumo possono provenire
richieste che, modificando opportunamente la
produzione agricola e i consumi, possono por-
tare, tra l’altro, ad un ambiente più salvaguar-
dato e ad una qualità di vita migliore. E ciò ri-
guarda tutti, ad ogni età. Biologico è assonanza
con natura, natura con benessere, benessere
con salute. Il metodo di coltivazione e di pre-
parazione alimentare che fa riferimento al bio-
logico - così come definito dal Reg. CE
834/2007 - comporta l’assenza di prodotti chi-
mici di sintesi, il rispetto dei cicli colturali, pro-
dotti in equilibrio con l’ambiente circostante; e,
quindi, prodotti più ricchi di fibra, con maggior
contenuto in ceneri e più ridotto in acqua, una
maggiore dotazione di vitamine, l’assenza di re-
sidui di prodotti chimici di sintesi, utilizzati du-
rante il processo di coltivazione.
Nella sostanza, prodotti più salubri ed in linea
con le esigenze di persone con uno stato di sa-
lute carente; o persone che hanno necessità di
diete particolari legate ad una età più avanzata.
In questi ultimi anni, infatti numerosi sono stati
gli ospedali, le case di cura e gli ospizi che si
sono rivolti al biologico come settore in grado di
offrire alimenti maggiormente in linea con le esi-
genze dei loro ospiti. Spesso questi prodotti
sono anche connessi a caratteristiche dietetiche
in funzione di particolari patologie o dismetabo-
lie (quali diabete, celiachia, intolleranze alimen-
tari di varia origine); e persino diete particolari le-
gate a motivi religiosi. Il biologico si coniuga
perfettamente con queste specifiche esigenze,
in quanto il metodo di produzione può essere
accostato ad altre particolari richieste che, ana-
logamente, richiedono “separazione” durante il
metodo di produzione, al fine di evitare possibili
contaminazioni e/o commistioni.
46
L’azienda informa
Il biologico è in sintonia con il benessere della persona
e dell’ambiente, inteso come orizzonte più vasto in grado
di imprimere una migliore qualità della vita a tutti noi
che lo abitiamo
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