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Investimento pubblico europeo Per una regola d’oro “potenziata”
Francesco Saraceno OFCE-Research Center in Economics of Sciences Po
Luiss School of European Political Economy
Convegno Per un rilancio dell’investimento pubblico in Europa
Milano 4 dicembre 2017
Investimento pubblico: qualche fatto • L’investimento pubblico è su un trend decrescente
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Investimento pubblico: qualche fatto • La spesa pubblica è sempre più spesa corrente
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La gara del gambero • L”investimento privato è diminuito anch’esso, ma meno
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Tutti gli animali sono uguali, ma… • …alcuni sono più uguali degli altri
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Riassunto delle puntate precedenti
• L’investimento pubblico non ha mai smesso di diminuire • In alcuni paesi è stato storicamente molto basso § Germania e Italia in particolare
• La proporzione investimento/spesa corrente è diminuita anch’essa.
• Anche l’investimento privato è calato, ma meno • Il trend è generale, ma l’Europa (e l’Italia) si distinguono
negativamente
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Il dibattito recente • IMF World Economic Outlook, ottobre 2014: L’investimento
pubblico oggi è un pasto gratuito: § Alti rendimenti §Moltiplicatori elevati § Tassi d’interesse ai minimi storici
• Dibattito sulle condizioni (pessime)delle infrastrutture in molti paesi avanzati § Germania (Rapporto DIW, 2013) § Piano Trump (1 miliardo. Make bridges great again?)
• Una “dissenting view”: Daniel Gros su LuissOpen § Il calo dell’investimento è fisiologico: rallentamento della crescita potenziale
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Perché dovremmo preoccuparcene? • Investimento pubblico e privato sono complementari
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Uno stock di capitale pubblico in calo
• La posizione patrimoniale netta del settore pubblico è positiva ma deteriorata
• Dal 2007 il calo è di 41 punti di Pil
• Sono le attività non finanziarie che spiegano la posizione netta attiva
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Uno stock di capitale pubblico in calo
• È soprattutto lo stato centrale ad aver ridotto la propria posizione netta
• L’aumento per le collettività locali è soprattutto dovuto agli asset non prodotti (immobiliare, fondiario)
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Investimento lordo e netto • Lo stato francese oggi fa solo manutenzione (e sempre meno)
1. Investimento pubblico ai minimi storici(3,5% del Pil) 2. Lo stesso dicasi per l’accumulazione netta (0,2% del Pil)
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Forte disuguaglianza territoriale
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• Diseguaglianza territoriale • Complementarietà
• 𝐼𝑔 ↑⇒ 𝐼𝑝 ↑ • 𝐼𝑔 ↑⇒ 𝐿 ↑
• Spillover negativi • Concorrenza fiscale • Attrattività del territorio
⇒ • Importanza del
coordinamento dei piani di rilancio
Impatto macroeconomico dell’investimento • Modello strutturale e-mod.fr • Un moltiplicatore significativo ma meno importante che per il FMI • Importanza di uno sforzo coordinato
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Investimento nella transizione energetica
• Modello Threeme-OFCE • Impatto settoriale di uno
choc di investimento pubblico
• Scenario di transizione energetica 2015-2050
• Investimento importante § Eolico e Solare § Immobiliare
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Conclusioni del rapporto OFCE
• Bisogni di investimento pubblico per la Francia § 1% del PIL in transizione energetica § 1,4% del PIL in educazione/capitale umano
• Stima prudente dell’impatto occupazionale, 200,000 posti di lavoro per punto di Pil di investimento
• Aumento temporaneo del debito pubblico (5% su 5 anni) • Necessità di rivedere le norme europe
• Il rapporto si conclude con la proposta di stabilire un
osservatorio dell’investimento pubblico a livello europeo
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Torniamo a noi. Come riavviare l’investimento pubblico? • Il problema europeo: il patto di stabilità gioca contro
l’investimento § Spesa “invisibile”, e quindi variabile d’aggiustamento
• In un mondo ideale si dovrebbe lanciare un Piano Marshall 2.0: Un programma d’investimento europeo finanziato con il budget europeo (proposta Padoan) § Finanziamento a tassi bassi (le finanze pubbliche “europee” sono in
forma eccellente) § L’investimento è un bene pubblico europeo (reti, transizione energetica,
infrastrutture di trasporto, ecc)
• Il problema è che non viviamo in un mondo ideale. L’opzione federale é uno spettro che si aggira per l’Europa. In cerca di casa
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Il piano Juncker. Molto rumore per nulla?
• In assenza di opzioni migliori, possiamo dire che il piano Juncker è per lo meno un Piano Marshall 1.qualchecosa?
• Temo di no § Dimensione 300 miliardi di euro. Troppo tardi e troppo poco. Il piano
Obama era di 800 miliardi di dollari, e 4 mesi dopo Lehman § Anche con stime ottimiste sulla dimensione dei moltipllicatori, l’impulso
per l’economia si conta in decimali di punto. Non abbastanza per innescare un circolo virtuoso
• Oggi il piano Juncker è una specie di sottomarino invisibile
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Se non in Europa, dove?
• Gli economisti vivono in un mondo di second best • La soluzione second best è di rimettere in moto l’investimento
pubblico al livello nazionale • Strategie che non funzionano: § Ignorare le regole (strategia francese) § Negoziare sui decimali di punto (strategia italiana)
• Occorre ripensare le regole europee
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Una regola d’oro per l’investimento pubblico
• Dervis e Saraceno, Brookings blog, September 2014 • Introdurre nella UE una golden rule simile a quella del Regno
Unito degli anni novanta • Equilibrio di bilancio corrente nel medio periodo § Le entrate fiscali finanziano la spesa corrente § Il debito finanzia l’investimento pubblico
• Vantaggi: § Stabilizza il debito al livello del capitale pubblico: 𝐷
𝐺𝐷𝐺= 𝐾𝑔
𝐺𝐷𝐺
(con il patto di stabilità 𝐷𝐺𝐷𝐺
→ 0) § Equità intergenerazionale § L’austerità se necessaria si fa sulla spesa corrente
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Non è tutto oro ciò che luccica
• La proposta di golden rule riemerge periodicamente • Finora è sempre stata rigettata per una serie di ragioni: § Introduce una distorsione a favore del capitale fisico § L’investimento pubblico è un concetto sfuggente (contabilità creativa) § Immaginare un cambiamento dei trattati è irrealistico, quanto un piano di
investimenti pan europeo
• Queste debolezze possono però essere trasformate in punti di forza
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La regola d’oro potenziata
• Proposta Dervis-Saraceno: Una regola d’oro “potenziata” come strumento di politica industriale
• Valutazione democratica e periodica dei bisogni in termini di capitale (fisico, umano, immateriale). Per esempio in concomitanza con le elezioni per il Parlamento Europeo
• Il Consiglio, la Commissione, e il Parlamento decidono insieme quali dovrebbero essere, per i cinque anni a venire, le priorità; e quindi quali dovrebbero essere le poste che possono essere escluse dal deficit del patto di stabilità
• Non si tratterebbe necessariamente di capitale fisico • I paesi che si impegnano in progetti congiuni potrebbero avere
accesso ad incentivi (per esempio prestiti BEI?)
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Perché occorre mettere mano alle regole?
• Le clausole di flessibilità hanno trasformato l’Europa in un mercatino rionale § Negoziati senza fine su decimali di punto, che si ripetono immutabili ogni
anno § Nessuna possibilità per i paesi europei di prendere una prospettiva
“lunga”, di pianificare a su un orizzonte pluriannuale
• La regola d’oro potenziata consentirebbe di fornire a governi e settore privato un contesto normativo stabile, e allo stesso tempo, tramite la scelta dei temi, di segnalare le priorità di politica industriale della UE
• Con un po’ di creatività istituzionale, si dovrebbe poter introdurre la regola d’oro potenziata senza cambiare i trattati
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Conclusione
• In mancanza di un vero budget europeo, la regola d’oro potenziata potrebbe essere un second best imperfetto ma di gran lunga migliore dello status quo
• Se disegnata bene, la regola d’oro potenziata potrebbe delegare ad un processo democratico (e quindi inclusivo) la scelta delle priorità di politica industriale ed economica
• Essa potrebbe quindi divenire uno strumento di coordinamento per le politiche economiche dei paesi membri
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