La “domus”dei morti - Comune di Parma - Servizi OnLine · La “domus”dei morti Elementi e...

Preview:

Citation preview

85

La “domus” dei mortiElementi e simboli del monumento funebre

Il monumento e la matrice del cimiteroIl cimitero nella storia, nasce come “luogo che celebra la memoria individuale” (mau-

soleo) per poi divenire “luogo collettivo” (necropoli).Il termine mausoleo con il quale si intende la tomba a carattere monumentale- discen-

de dalla tomba di Mausolo, satrapo della Caria, ad Alicarnasso. Secondo gli antichi autoriè ad Artemisia che si deve la costruzione del Mausoleo dedicato al fratello-sposo Mauso-lo, ed è per questo che sovente se ne è fatta risalire la datazione al biennio intercorso trala morte di lui e quella di lei, cioè al 353-351 a.C.

In archeologia la necropoli (dal greco nekros, morto e polis, città) designa un agglo-merato di tombe, disposte sovente in modo disordinato, ma talvolta integrate in un com-plesso di tipo urbanistico. Notevoli esempi di “città dei morti” progettate come complessiarchitettonici di tipo urbanistico sono le necropoli etrusche, tra le quali sono famose quelladi Tarquinia e la Necropoli della Banditaccia a Cerveteri.

Il passaggio tra mausoleo e necropoli segna un’evoluzione in cui viene mantenuta la“mescolanza iconografica” tra concezioni pagane e cristiane. I simboli e le architetture ri-correnti riprendono i modelli classici e divengono i monumenti dell’arte funeraria.

Il dizionario di architettura e urbanistica di Paolo Portoghesi1, con il termine monumen-to, dal latino monumentum, (derivato da monère, ricordare), indica un oggetto che tra-manda un ricordo del passato riferito sia a un personaggio che a un avvenimento storico.

Dalla definizione di monumento scaturiscono i concetti di monumentalità e di monu-mentalismo, intendendo con il primo ‘l’intenzionalità artistico-celebrativa applicata a co-struzioni utilitarie, e con il secondo la tendenza più o meno accentuata nei vari periodi sto-rici, verso la monumentalità.

Stabilito che ogni testimonianza di civiltà passata può considerarsi monumento, si usaclassificare e distinguere i monumento in base all’intenzionalità che li ha prodotti definen-do intenzionali quelli scaturiti da una precisa volontà, ai quali viene attribuito il valore dimonumentum nel momento stesso della creazione, e preterintenzionali quelli a cui noi dia-mo valore di monumento in base ad una visione storico retrospettiva.

Così si opera una divisione teorica in quattro grandi categorie: – memoriale– funerario– totalitaristico– storico/artistico.

Il monumento funebre è il più antico, nonché il più diffuso in ogni tipo di civiltà, in quantolegato alla medesima concezione originaria di sopravvivenza dell’uomo dopo la morte; dalsegno posto sul luogo di una sepoltura come richiamo, si passa con il tempo al ricordo.

Maria Carmen Nuzzo

86

In tutta questa classificazione vannoannoverati quei monumenti sorti sul luogodella sepoltura per ricordare e onorare lamemoria di un defunto (dalla lapide allastele, ai mausolei, agli heroa, ecc.) non-ché quegli edifici religiosi che si pongonocome simboliche sepolture (esempio ilmartyrium eretto in seguito sul luogo del-l’uccisione di un martire).

Nelle società democratiche nasce lavolontà di celebrare da parte della collet-tività il valore eroico di personaggi illustri: imonumento onorari trionfali nell’antichitàclassica acquistano spesso una propria ti-pologia (arco di trionfo, trofeo...), nel pe-riodo rinascimentale, il monumento onora-rio tende a configurarsi tipologicamentecome ritratto individuale ma idealizzato(spesso nella forma di monumento eque-stre) e gioca un ruolo importante nella si-stemazione degli spazi urbani fino a com-prendere vere soluzioni urbanistiche mo-numentali (sistemazione della piazza diPienza da parte di PioII Piccolomini), o fon-dazione di vere città ideali (Sforzinda inonore di Francesco Sforza).

Alla categoria di monumento storico-commemorativo appartengono quellieretti per ricordare le imprese e gli episodistorici di un gruppo, di un popolo di unanazione.

La storiografia concorda nel rilevarecome attorno alla metà del XVIII secolo,iniziano a delinearsi i caratteri del cimiteromoderno, o meglio di quel modello di ci-mitero che ancora appartiene ai nostriorizzonti culturali e che è stato il frutto dieventi, ricerche e progetti a vasto campo,legati alla sfera religiosa e filosofica, al do-minio tecnico e igienico, a questioni politi-che e sociali.

Dal sepolcro individuale ai mausolei nella tradzione cristiana

Adolf Loos sostiene che: “solo una pic-cola parte dell’architettura appartiene al-l’arte: il sepolcro e il monumento”2.

Il luogo della memoria che si collocanella storia come testimonianza di tomba èil sepolcro del Principe degli apostoli Pietro:anonimo all’origine, nel II° secolo diviene

nucleo di un sistema aggregato di tombe.Domina in questo periodo la tumba

terranea che rappresenta una evoluzionedel concetto di devozione: è un passag-gio orientato verso la “lunga durata”dellatomba e che sfocierà nell’edicola funera-ria realizzata con colonnine e timpani e al-ta circa tre metri.

Oggi la tomba di Pietro è conservatanell’abside della Basilica Vaticana; rappre-senta la Camera fulgens sormontata zeni-talmente dalla nicchia in metallo dorato incui vengono rappresentati episodi biblicicome simbolo della gestione Imperiale delculto Cristiano.

Il gesto laico e solenne della consegnadella legge da Cristo a Pietro rappresentail racconto iconografico della storia apo-stolica attraverso il martirio di Pietro: inquesto senso diviene martiria distinto daimausolei delle famiglie imperiali in quantoquesti evocavano esclusivamente il pote-re. Nel II°e III° secolo una evoluzione dellasepoltura porterà alla “Piazzola” definitacon il nome di “tricla”: è un porticato cheprevedeva visite di numerosi pellegrini iquali lasciavano progetti sulle sue pareti.

Si creano aggregazioni di mausolei at-torno alla tomba originando la prima Basi-lica circiforme che rappresentava la nuo-va cinta muraria della Città Santa.

Il culto della memoria apostolorum vie-ne individuato dal cimitero di S. Sebastia-no; in esso un affresco rappresentante iltema dell’abbraccio, riprende lo schemadella concordia apostolorum e mette incodice la politica ecclesiastica.

Alla fine del IV° secolo, dai concili e daidibattiti sulle questioni riguardanti il primatodella chiesa sul Mediterraneo, la chiesa diRoma produce altre forme di figurazioni:non il tema dell’abbraccio ma gruppi cen-trali raffiguranti immagini di Santi isolati oaccompagnati da S. Pietro: esempio S.Agnese con i due pontefici; inoltre si svilup-pa il tema del pellegrinaggio come viaggiopiuttosto che stazionamento al sepocro.

Con la nascita del cementerium comu-netarum le sepolture collettive danno luo-go alle necropoli sotterranee: cisterne eminiere divengono catacombe; altre inve-

Fig. 1 - Cappella Marchesi,studenti M. Bellantoni, F. Fer-rari.

Fig. 2 - Cappella Romanelli.

1

2

87

ce vengono realizzate ex-novo.Il tema dell’anonimato si dissolve nella

rappresentazione di temi di vita quotidia-na del defunto attraverso la rappresenta-zione di scene dell’attività che svolgeva.

È difficile identificare il momento in cuialcune forme presenti nell'arte funerariadiventano manifestazioni di fede cristiana,poiché il repertorio dei temi figurativi rima-ne lo stesso.

Le scene del “ciclo di Giona” (inghiotti-to da un pesce e poi liberato dopo tregiorni), che allude alla morte e resurrezio-ne del Cristo, si combinano con quelle divita quotidiana e con i temi apostolici.

Il programma decorativo diviene sem-pre più sofisticato: gli ambienti sontuosi siarricchiscono dei temi dei pesce e degliovini (caccia) combinati con il tema delbuon pastore e del battesimo ma ancheda quelli rappresentanti la concezione co-smica della Pax Costantiniana.

La rappresentazione del Paradiso comegiardino rompe la divisione tra terra e cielo:sono raffigurate scene mondane del para-diso-palazzo: nel sarcofago del Beato Egi-dio a Perugina inizia il ciclo dei sarcofagiche entrano in contatto con le divinità: idefunti, con Costantino, “entrano in cop-pia” sovrastati da una mano divina oppuresono rappresentati accanto alla Madonna.

Lo statuto dell’autorappresentazionecammina parallelamente con la tradizio-ne biblica.

Con l’editto di Costantino nel 313 a.C.viene ufficializzata la religione cristiana.L’avvento della Pace religiosa favorisce,una feconda produzione soprattutto disarcofagi.

Fattori essenziali sono anche il rapidosviluppo delle comunità cristiane e il con-seguente accrescimento delle aree fune-rarie.

Tra la fine del II e i primi decenni del IIIsecolo d.C. lo sviluppo delle comunità cri-stiane e di una specifica iconografia, portaalla nascita di una tipologia di sarcofagidecorati con temi cristiani. I primi di essi na-scono tuttavia nelle stesse officine che pro-ducono manufatti di carattere profano econdividono con questi ultimi il patrimonio

iconografico e i percorsi stilistici: dal reper-torio figurativo tradizionale pagano eredi-tano schemi figurativi, in alcuni casi risalentiaddirittura all’età ellenistica, che vengonopoi modificati, di volta in volta, con l’inseri-mento di scene e figure tratte dal Vecchioe dal Nuovo Testamento, sulla base delle ri-chieste dei committenti cristiani.

Tra i soggetti prediletti le scene bucoli-co-marittime e le composizioni con filosofie muse. Un’atmosfera spirituale, libera daivincoli di tempo e di luogo, sembra distin-guere i più antichi sarcofagi cristiani, dettidel paradiso per la visione idilliaca che of-frono con gli sfondi di alberi presenti sullafronte, che pare volutamente trasposta inun mondo ultraterreno. Al gruppo più anti-co appartiene il sarcofago di Santa MariaAntiqua, conservato nell’antica chiesa esicuramente prodotto in un’officina roma-na. Le figure del “Filosofo” e dell’“Orante”già presenti nel repertorio figurativo elleni-stico-romano come personificazioni dellaPhilantropia e della Pietas, si associano inquesto sarcofago a scene del Vecchio Te-stamento (la storia del profeta Giona), allafigura del “Buon Pastore”, e ad una scenadi battesimo: l’“Orante” viene quindi asimboleggiare l’anima della defunta, men-tre il “Filosofo” è il simbolo dell’insegna-mento cristiano ovvero del Cristo docente.Anche se la forma della lenòs e la decora-zione di questo sarcofago risentono delgusto ellenico, tuttavia l’insieme si fa disor-ganico, episodico; il legame fra i diversielementi è solo concettuale e la composi-zione è scandita unicamente dai fusti ar-borei e dalla forte cesura di Giona e delpadiglione soprastante. Il centro dell’evo-luzione tematica è il Cristo: prevale adessoil “sarcofago a fregio cristologico”.

Già in epoca tetrarchica compare nel-la pittura cimiteriale il Christus majestatis,solo o in mezzo al collegio apostolico, co-me visione del governo celeste; dopo laPace della Chiesa, l’arte celebra la rega-lità del Maestro rievocando le tappe dellalotta, la passione del Salvatore e dei suoidiscepoli, i miracoli, la simbolica trasmissio-ne della Legge. La sua immagine riflettequesti concetti: nei primi decenni del se-

Fig. 3 - Cappella Caprioli,studente Gemma Morelli.

Fig. 4 - Cappella Azzoni,studenti V. Costi, S. Moroni,G. Di Feo, C. Salvatori.

3

4

88

colo è rappresentato in sembianze giova-nili quale eroe amabile e misericordioso inatto d’operare prodigi; la generazionesuccessiva lo vede come adolescente e losmaterializza in pura spiritualità.

Riappare anche l’epopea mitologicache denuncia una committenza mista eaderente alla storia; qui sta il defunto: tral’antica concezione dell’inferno pagano equella paradisiaca del giardino cristiano.

I mausolei imperiali Cristiani deI V° e VI°secolo emuli di quelli pagani, si collocanoattorno alle basiliche: queste si sviluppanolungo le strade e sono caratterizzate, al lo-ro interno, da deambulatori circiformi.

Il mausoleo dinastico, sulla via Labica-na, fatto erigere da Costantino in onoredei martiri S. Marcellino e S.Pietro (poi de-dicato alla madre Elena) nella Basilicaomonima piuttosto che il Mausoleo di Torde Schiavi (di Baldassarre Peruzzi) nella ba-silica di S. Pietro, sono innestati dopo iltransetto sull’impianto longitudinale a na-vata centrale. Lo spazio del mausoleo ècostituito da otto nicchie, quattro conca-ve e quattro quadrate: queste ultime ge-nerano una croce che dilata lo spazio.

Con il mausoleo imperiale di Costanti-

no, la rotonda si arricchisce di deambula-tori e diviene più elegante e solenne: lecolonne che sostengono archi e volte so-no binate; il tema della croce viene enfa-tizzato dall’uso di colonne più grosse inprossimità delle nicchie che generano lospazio cruciforme.

La figurazione è quella di nature, carri eamorini del repertorio pagano, atti ad allu-dere un banchetto funebre

Il cimitero di Parma: il recinto e le edicoleA Parma la città dei morti istituita all’in-

terno di una villa suburbana da Maria Lui-gia nel 1817, si organizza come quella deivivi secondo le prescrizioni dell’editto diSt.Cloud3 che prevedeva le sepolture fuoridelle mura cittadine impedendole neicentri abitati.

La forma architettonica è quella di unrecinto strutturato da un porticato con ar-cate voltate a crociera; la tomba divienela casa dove lo spazio rappresenta il luogodel trapasso e dove si individua la porta (osoglia) che, come per l’urna funeraria piut-tosto che l’edicola o il mausoleo, diviene illuogo del passaggio tra sacro e profano: ilmondo profano è trasceso all’interno del

Fig. 5 - Cappella Robu-schi, studente V. Bianco.

Fig. 6 - Cappella Bormioli,studenti M. Bertozzi, D.Ferragutti.

5

89

recinto mediante la porta consacrando lospazio attraverso il rituale del passaggio4.

Il rilievo delle cappelle nei campi dellaVilletta ha portato alla luce i riferimenti for-mali e i modelli tipologici degli elementiche ne caratterizzano l’architettura, con-dizionati da una lunga tradizione che fa ri-ferimento a culture diverse.

Le tipologie ricorrenti che individuanola tomba come archetipo di casa in quan-to dimora eterna, sepolcro, luogo che ac-coglie l’uomo a nuova vita, le cui originipossono essere individuate nella forma delmausoleo.

Il termine, fin dal periodo romano, èstato usato per indicare i sepolcri innalzatialla memoria di eroi e cittadini illustri.

Esso si riferisce a qualunque monumen-to che abbia carattere sepolcrale e che ri-cordi quello di Alicarnasso (costruito dagli

architetti Satiro e Pitide nel sec. VI° a.C.)nello schema architettonico: è in generaleuna tomba regale o gentilizia, il cui princi-pale riferimento tipologico è quello delPantheon (pianta centrale), mediato darealizzazioni di dimensioni inferiori come iltempietto di S. Pietro in Montorio5.

A questo “tipo” sono riconducibili treprincipali tipologie di tombe la cui originerisale all’architettura romana ellenistica: latomba a edicola, la tomba a torre e la co-lonna commemorativa.

L’edicola, dal latino aedicula è indivi-duabile come apertura o vano incornicia-to o più specificatamente come motivoarchitettonico di origine classica simile allafacciata di un tempio, composto cioè diun timpano sorretto da due colonna o pi-lastri. Il termine indica qualunque vano apianta semicircolare, rettangolare o qua-

6

90drata, inserita nella struttura esterna o in-terna di un edificio. L’edicola appare an-che come motivo architettonico puro indi-pendente dalla funzione di inquadraresculture e statue. L’edicola del Pantheon ètra i modelli più imitati nel rinascimento ita-liano specie per l’incorniciatura di finestreo porte e diviene modello ricorrente nel-l’architettura funeraria.

Monumenti sepolcrali in forma di edicoleerano frequenti lungo le vie suburbane6, traqueste la tomba di Cecilia Metella ne è l’e-sempio più famoso tant’è che divenne untipo edilizio destinato a diffondersi, nel Sei-cento, per la realizzazione di piccole chiesecome quella di S. Andrea in via Flaminia delVignola, costituita da una pianta quadrataallungata (pianta centrale allungata) e sor-montata da una cupola circolare.

La tomba a torre la cui espressione risa-le alle sottili torri a guglia piramidale deldeserto libico, può essere considerate unaestrema espressione della torre semiticache, attraverso Cartagine, derivava dallatomba a torre della Siria settentrionale7.

Infine la colonna commemorativa risa-le al pilastro funerario dei Secondini a Igel,presso Treviri (245 d.C.)8.

In questi modelli tipologici, gli elementiarchitettonici che tras-pongono tale mo-numento come domus sono la porta e lasoglia, punto limite tra lo spazio sacro eprofano.

La casa – nello stesso tempo imagomundi e immagine del corpo umano – hauna parte considerevole nei rituali e nellemitologie. Anche le urne funerarie, in certeculture come quelle della Cina protostori-ca e dell’Etruria, sono foggiate a forma dicasa: hanno un apertura superiore chepermette all’anima del morto di entrareed uscire. L’urna-casa diviene in un certosenso, il nuovo “corpo” del trapasso.

Così come la chiesa all’interno del“Caos” dello spazio urbano diviene luogolimite, passaggio tra sacro e profano, lasoglia della casa è la porta che segnaquesto transito: la soglia e la porta rivelanoconcretamente la soluzione di continuitàdello spazio; il mondo profano è trasceso

Fig. 7 - Cappella Milza,studenti F. Raffini, Mattioli.

7

91

all’interno del recinto consacrando lo spa-zio attraverso il “rituale” del passaggio. In-fatti il passaggio da una condizione esi-stenziale ad una altra, nelle varie tradizionireligiose, è rappresentato ( anche in altrereligioni) simbolicamente proprio da unapertura: “Stretta è la porta e angusto ilcammino che conduce alla Vita, e pochilo trovano”(Matteo,8.14); “È difficile passa-re sulla lama affilata del rasoio, dicono ipoeti per esprimere la difficoltà del cam-mino che conduce alla conoscenza su-prema” (Kuntha-upanisad,III,14)9.

L’uomo religioso vive in un cosmo“aperto”, egli stesso è aperto al mondo:egli aspira a collocarsi in un centro laddo-ve esiste la possibilità di comunicare congli dèi. La sua casa è un microcosmo, co-me lo è il suo corpo… e come lo sarà lasua tomba, la casa della vita eterna.

Nella tipologia della tomba a edicola, sievidenzia una particolare “inquadratura”degli elementi che connotano la cappellacome domus, ossia la porta e la finestra.

Nella tomba a torre, che culmina conuna stele o una statua, il basamento è lo“zoccolo” che protegge e decora (...). Inquesto contesto l’ornamento diviene parteintegrante dell’architettura: in quanto cele-brazione del significato della morte, l’ange-lo è il simbolo per eccellenza che “raccon-ta” l’annuncio della fine dei tempi e la ca-ducità di tutte le cose, la fisicità e la sconfit-ta della materia e lo scorrere del tempo.

Dalla consultazione della documenta-zione archivistica relativa al cimitero diParma, sono emersi disegni che testimo-niano l’evoluzione del gusto e dello stile diuna società di derivazione “parigina” e disangue Italiano come è testimoniato dallenumerose cappelle novecentesche, moltedelle quali affondano le loro radici archi-tettoniche in quello che fu, agli inizi deglianni Trenta il razionalismo italiano.

Nel cimitero si sono avvicendati tutti ilinguaggi artistici dei due secoli dal neo-classicismo al realismo, dal liberty al decò:una babele di stili talvolta non immune da

Fig. 8 - Cappella Corazza,studenti M. Bonini, S. Mar-roso.

8

92cadute di gusto al limite del kisch.

I fogli visionati, in genere appartenenti alfondo delle licenze di fabbriche, rappresen-tano essi stessi un patrimonio di grande va-lore sia per la loro elevata qualità graficache come documenti storici utili per un in-dagine evolutiva della forma del cimitero edella sua simbologia. Il cimitero diviene sto-rico-monumentale in quanto “documen-to”, a cielo aperto, che assume la fisiono-mia di un museo. A Napoleone si devequindi l’esistenza di questo patrimonio stori-co-artistico che come tale è da valorizzaree tutelare.

Il regesto completo dei documenti hapermesso di conoscere in modo piùprofondo il significato della morte che vie-ne tendenzialmente esorcizzato da unasocietà edonistica e “invasa” da desideridi onnipotenza: è nei cimiteri che si puòsentire il racconto della vita: miserie e virtùumane cristallizzate per l’eternità. Il melo-dramma della vita va in scena attraversole coreografie marmoree, le forme accar-tocciate del bronzo, gonfiate dal marmo,irrigidite dalla pietra in un intreccio strettis-simo tra scultura, architettura, natura me-

morie pubbliche e private.Realismo e simbolismo che hanno ca-

ratterizzato da sempre i cimiteri storici eu-ropei che risalgono ai primi dell’Ottocento,seguono con perfetto parallelismo storicoe culturale le vicende, gli ideali, il credodella città dei vivi. Nella “nuova città” isti-tuita da Maria Luigia è ammessa la realiz-zazione di sepolture individuali, tombe,cappelle o monumenti. Il permesso di edi-ficare sul terreno (di proprietà demaniale)è soggetto al pagamento di un’imposta eal versamento di una somma di denarosotto forma di dotazione per i meno ab-bienti. Questa procedura è basata sul prin-cipio del tutto innovativo ed espressamen-te borghese della concessione perpetuadei terreni cimiteriali.

La concessione è un bene da acqui-stare al pari di una qualsiasi proprietà im-mobiliare: non è cedibile attraversola ven-dita ma può essere ereditata. Inizialmentela proprietà della sepoltura negli archi delporticato era riservata all’aristocrazia mapresto diverrà un bene ambito anche dalceto medio tanto che in ragione del be-nessere economico la pratica della con-

Fig. 9 - Cappella Tanzi, stu-denti M. Maddalena, C. Ma-rinelli.

Fig. 10 - Cappella Baistroc-chi, studenti E. Defrancesco,E. Zani.

9 10

93cessione perpetua cresceva al punto dasaturare il terreno cimiteriale10.

I numerosi documenti di concessione ecessione d’uso di questo spazio di pro-prietà pubblica, testimoniano la vivacitàattorno a cui le sepolture privilegiate dellefamiglie aristocratiche andavano ad oc-cupare via via le arcate dell’ottagono pe-rimetrale, che era il recinto di un più am-pio spazio, che nel campo centrale acco-glieva le sepolture comuni. Questa distri-buzione spaziale delle sepolture è la testi-monianza di quanto il tema della distinzio-ne sociale, tipico degli impianti cimiterialiottocenteschi, sia importante nella carat-terizzazione formale dell’architettura.

La dimora che accoglie l’uomo a nuo-va vita, sia essa avello, tomba o cappella,è la cellula abitativa che struttura questainsolita città; nella luce filtrata di rami le“numerose” dimore appaiono nella loroautonomia e manifestano rispetto le epo-che precedenti, un mutato rapporto conla morte che da privata diviene pubblicaattraverso la celebrazione del defunto.

Il rilievo delle cappelle ha permesso di

confrontare i riferimenti formali e i modelli ti-pologici degli elementi che ne caratterizza-no l’architettura, condizionati da una lungatradizione che fa rifrimento a culture diverse.

Le tipologie ricorrenti, tutte derivate dal-l’architettura classica romana ellenistica,come abbiamo detto, sono riconducibili almausoleo: la tomba a edicola, la tomba atorre e la colonna commemorativa.

La tomba a edicola è essa stessa unaporta o una finestra cioè un “luogo di pas-saggio”; la tomba a torre così come la co-lonna commemorativa, celebrano il de-funto in quanto tumuli monumentalizzati.

La porta, il luogo del passaggio a nuo-va vita, è più grande nelle cappelle rispet-to a quella delle case dei vivi, evidenzian-do simbolicamente il suo significato spiri-tuale, e diventa l’elemento dominante nel-l’edicola, viene mimetizzata nella tomba atorre e nella colonna commemorativa.

A queste tipologie, rispondono numero-se cappelle novecentesche e tra esseesempi significativi, sono le cappelle Rava-sini, Robuschi, Marchesi, Azzoni e Romanelli.

Fig. 11 - Cappella Leoni,studenti S.Stocchi, L. Pas-sera.

11

Le prime tre cappelle fanno riferimentoalla tipologia della tomba a edicola: essesono cocepite con impianto centrale11,ma sono contraddistinte per la diversa “in-quadratura” degli elementi che connota-no la cappella come domus ossia la portale finestre: nella cappella Ravasini la portaè inquadrata con un timpano sostenutoda due colonne di ordine tuscanico e il ri-vestimento del muro è di marmo bicoloredisposto a strisce orizzontali: il tutto presen-ta una continuità compositiva attraverso icostoloni della copertura (a cupola) chemanifestano la forma della pianta (otta-gonale) sottolineando le “aperture”.

Nella cappella Robuschi, la porta è sor-montata da un frontone spezzato al cen-tro che insieme al tetto, a quattro faldecome quello di una vera casa, inquadra ilsottostante triangolare passaggio; nel retrola composizione manifesta la finestra costi-tuita da un piccolo timpano soprastante eda due lesene stilizzate.

Nella cappella Marchesi, a pianta qua-drata, la porta è sormontata da una sortadi frontone che non si identifica con nessu-na tipologia tradizionale: questo modo po-trebbe ricondursi a quella rottura con latradizione classica che apportò Michelan-gelo con il nome di manierismo e in base

alla quale la facciata doveva essere l’e-stensione della scultura piuttosto che l’e-spressione della struttura.

La tipologia della tomba a torre è indivi-duabile in numerose cappelle e tra questele più significative sono: le cappelle Azzoni,Romanelli e Zanzucchi: esse sono costituiteda un basamento nel quale sono ospitatele sepolture e che culmina con una stele ocon una statua.

La qualità dell’architettura di questecappelle funerarie sottolinea la qualità del-la vita del defunto anche dopo la morte.L’opulenza della cappella è un simbolodella qualità materiale, mentre le ricchezzee le articolazioni dell’ornamento fanno rife-rimento alla qualità spirituale mediante lapresenza di elementi religiosi.

Così come le case dei ricchi si colloca-vano nei viali principali delle città dise-gnando lo spazio urbano e sottolineandogli assi prospettici dei boulevard,nel nostrocimitero si collocano lungo i percorsi chedelineano il disegno della croce e culmi-nano nei punti focali rappresentati dalledue gallerie, dall’oratorio e dall’ingresso.

1 Paolo Portoghesi, Dizionario enciclopedico di ar-chitettura e urbanistica , vol. III, p. 518, 1969, Isituto edi-toriale romano.

2 Adolf Loos, Le parole nel vuoto, 1910.3 Archivio di Stato di Parma, Governatorato di Par-

ma,1819, busta 543.4 Mircea Elide, Il Sacro e il Profano, Boringhieri,

1973.5 “Il tempietto fu costruito per Ferdinando e Isabella

di Spagna, nel luogo in cui la tradizione collocava il mar-tirio di S. Pietro (…)”. Bramante fu il primo a legare il tem-pio al tema dei maryria quale “tipo” edilizio delle più an-tiche chiese cristiane adoperando l’ordine tuscanicoche è una versione dell’ordine dorico romano, in L’archi-tettura del Rinascimento Italiano, P. Murray, Roma 1998.

6 Sallustio Peruzzi, Studio di sepolcri antichi in “ope-ra laterizia” sulla via Appia, in La materia e il colore nel-l’architettura Romana tra cinquecento e neocinque-cento, p. 57, ricerche di Soria dell’arte, rivista quadri-mestrale, 1990.

7 Johon B. Ward-Perkins, Architettura Romana, Elec-ta editrice, 1979.

8 Opct. nota 7.9 Opct. nota 3.

10 Risoluzione Sovrana che indica come devono es-sere fatti i portici, in Raccolta leggi 1819, ASPR, Gover-natorato di Parma, 1819, busta 543.

11 L.B. Alberti, “(…) La pianta centrale (croce gre-ca) è il simbolo della perfezione divina poiché rappre-senta una forma in sé perfetta”, in L’architettura del Ri-nascimento Italiano, P. Murray, Roma 1992.

94

Fig. 12 - Cappella Molina-ri, studenti L. Agostino, L.Bonomi, C. Baldi.

12

95

Fig. 13 - Cappella Folli, studentieR. Grassi.

Fig. 14 - Cappella Marchesi.

Fig. 15 - Cappella Visconti, stu-dentie C. Ferraini.

13 14 15

96

Oratorio

Rilievo diretto eseguito daS. Saglia, A. Turchi, G. Maini,M. Ferrari.Prospetti, sezioni, pianta,planimetria generale.

97

Galleria Sud

Rilievo diretto eseguitoda: A. Borboni, M. Co-bianchi, L. Freschi, M. Lu-sardi, M. Dall’Asta, P. Ma-ragno, A. Quintino, V. Vi-sconti.Rilievo cappelle interne,prospetti, sezioni e pianta.

98

Galleria Sud-Est

Rilievo con stazione totaleeseguito da Cacilia Tede-schi, Elisa Adorni, StefanoAlfieri.Rilievo diretto eseguito da:A. Lauri, A. Marani, D. Pon-ti, E. Battilani, M. Sicorello.