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Supernatural tale HP Lovecraft
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La
LA STIRPE DEGLI ABISSI
1928 - KALYAZIN
Arrivano. Armi e bagagli da ogni dove. Ad alta quota fumosi
mostri alati attraversano il blu su rotte spaziali. Abbracciati
mutano. Si scontrano. E qui finiscono. Qui, dietro, le nuvole
scompaiono.
Perfetto allimbrunire, fosse dorso di Leviatano, il profilo
dellentroterra montuoso scolpito in me.
Sul litorale abitato luci stanche distribuite con regolarit
indicano la via percorribile. Odi ritmico il pulsare del motore di
un gozzo che trascina pennellate argentate convergenti su
sfondo scuro.
Sono nato in questisola.
Unisola per millenni plasmata da elementi di rara e bestiale
forza, taciuta da tutte le carte geografiche, anche le pi
minuziose, per lestensione insignificante rispetto alla oceanica
distanza che la separa dalle citt moderne.
Intese planetarie hanno imprigionato la mia vita tra questi
scogli.
Ho lavorato umilmente, beneficiando di una discreta attivit
commerciale. Sono sposato. Alice mia moglie. La chiamo
Luce perch protendo ad Essa. Come una pianta. La venero.
Questa mia esistenza stata deviata da leggi indicibili. Da oltre
un anno eventi nefasti la sconvolgono, latterriscono. A Voi,
Pio Lettore, devo spiegarne il perch.
E oramai questione di tempo. Sar iniziato nellattimo eterno
alla comprensione suprema. Il segreto dei segreti. Il sostegno
cognitivo su cui poggia lasfissiante peso dellintero universo,
teatro dellumano agitarsi.
Poco manca al mio dissolvimento.
E impresa ardua esplicitare con lapprossimazione
comunicativa della parola scritta sensazioni superiore alle
ordinarie. Posso per cimentarmi, poich uno sforzo in questa
direzione non mi danneggia: sapendo volare, latto di guardare
in basso non fa perder quota.
Gli astronomi da mesi studiano le strane ed intense emanazioni
energetiche, dorma saturnina e gioviale, dellestate passata.
Vibrazioni nuove dinsolita frequenza hanno risvegliato dal
tedio i miei compaesani. Essi ricordano bene lo scorso 22
luglio, il giorno della terribile scomparsa di mio nipote Trent
Thomasson.
Lo ha stabilito il tribunale. Omicidio.
Ho deciso di far stampare a mie spese questo scritto, cronaca di
accadimenti tanto misteriosi e inspiegabili, quanto insoliti ma
assolutamente veri, per rivelare la mia versione dei fatti dopo
quella del tribunale.
Caro, illuso lettore sospinto dalla tiepida brezza dellabitudine,
dallinerzia di una vita ordinaria di sonno. Innumerevoli gli
enigmi dellesistenza!
Dovete SAPERE, prima che il tempo rapisca il mio corpo e
consumi lesperienza sovrannaturale vissuta. Sono lunico
testimone di me stesso!
Avrete notato che non ho fatto il nome dellisola in cui vivo e
non intendo pronunciarlo: sia maledetto e cancellato per
sempre dalloblio della lontananza!
Le radici di tanta disgrazia giacciono sepolte sotto cumuli
danni nel passato. I capostipiti della famiglia Thomasson
hanno impersonato ruoli predominanti della gerarchia sociale
dellisola. Furono uomini di legge e personaggi politici
eminenti; altri ricoprirono cariche primarie nel corpo militare,
che nellarcipelago aveva trovato un ottimo nodo strategico per
il controllo e lo sfruttamento economico della navigazione
mercantile straniera.
Lamministrazione retta e liberale dei Thomasson ebbe per
lunghi periodi il consenso popolare. Finch venne la grande
siccit.
A quel tempo governava un trisavolo di mio nipote Trent, il
pluridecorato ammiraglio Petrus Thomasson. Questi, invece di
combattere lasfissiante avversit, scortato dal casato e dalla
cerchia pi fedele della servit armata, si trasfer e barric con
provviste sufficienti nel vecchio Forte della Guardia, che
domina dallalto tuttora lintera isola.
I soldati risposero con le armi alle invocazioni daiuto del
popolo attanagliato dalla sete, mentre una calura infernale
stecchiva gli arbusti e ardeva le coltivazioni.
Nella calamit perirono in molti, dai pi deboli, vecchi e
bambini.
I sopravvissuti maledissero ai quattro venti la generazione
vigliacca e traditrice dei Thomasson.
Si narra che in seguito, durante una battuta di caccia, lo stesso
ammiraglio mor orribilmente schiacciato da un blocco
granitico, rimosso dalla sovrastante parete rocciosa dalle
raffiche infuriate di tramontana, che dimprovviso aveva
infestato quella zona.
Da quel tragico episodio lalbero genealogico dei Thomasson
fu pi volte potato dalla sorte avversa e molte macabre storie
finirono collentrare nelle dicerie popolari della tradizione
orale dellisola.
Nellultimo secolo, con lo sviluppo tecnologico che occulta
le leggende la famiglia Thomasson venne riassorbita senza
rancore nella vita di paese.
Mio padre fu uno dei pi stimati pescatori dellarcipelago.
Mi insegn il mestiere sin da piccolo, facendomi poi occupare
della gestione di vendita del pesce.
Trent, figlio di mio fratello, fu un ottimo lavoratore.
Giovanissimo perse i genitori in oscure circostanze. Si trov
obbligato ad imbarcarsi su un peschereccio, lunica possibilit
per un ragazzo della sua et di guadagnarsi da vivere. Sistem
e si trasfer in uno dei casolari sulla spiaggia di sassi, a nord
dellisola, un tempo adibiti a depositi.
Uomo di gran temperamento e forza fisica, pass intere nottate
in mare alla ricerca di fondali particolarmente affollati di pesce.
Presto divenne il pi esperto uomo di mare dellisola. La sua
notoriet e conquistata ricchezza gli diedero modo di
frequentare i salotti esclusivi dellalta borghesia locale.
E proprio in quellatmosfera Trent conobbe Laurie, la figlia
maggiore del medico del paese, donna di raffinata umilt che
mai sadagi sullagiatezza garantita dal pingue patrimonio
familiare, dedicandosi ad attivit di soccorso sociale.
I due si sposarono e subito dopo Trent divenne mio socio nella
dirigenza della Compagnia.
La nostra collaborazione fu assai proficua e altrettanto buoni i
rapporti tra le nostre famiglie, nonostante qualche inetto
predichi il parere contrario.
La moglie Laurie trascorreva la settimana lavorativa nellisola
attigua, dove si trovano alcuni casermoni diroccati residui di
epoche perdute, alcuni dei quali restaurati e utilizzati come
ospedale. Laurie era uninfermiera.
E tendenza diffusa del misero genere umano avere un
atteggiamento mentale daspirazione al futuro, divorare i
momenti senza gustare il presente. Un bambino con tante
caramelle in mano: quante ne metter in bocca?
Lanima sensibile alle gioie e alle bellezze della natura
percepisce la delicatezza della vita e il sottile equilibrio che la
regge sopra il nero baratro della morte. Labbaglio della vita e
linvisibilit della morte, subdola non manifestazione, sono due
parti di quel frutto che la fuggente istantaneit.
Il 22 luglio di due estati fa successe una tragedia, fulminea
come crepa di luce nel notturno, denso sipario astrale.
La nave-traghetto che trasportava i passeggeri dalla terra
ferma, in bala di una forte burrasca, perse la rotta spinta da
onde gigantesche nellarcipelago minato di secche e and a
cozzare contro la Punta Nera. E cos denominato uno scoglio
maestoso che si staglia alto e isolato a nord-ovest, temuto dai
pescatori delle nostre acque per le improvvise profondit
abissali e lenigmatico gioco di correnti che lo circondano.
Nellurto, terribilmente violento, molte furono le vittime.
Laurie, che era a bordo, fu data per dispersa dalle autorit
indaganti.
La vicenda ebbe grande eco nellanimo della gente del paese.
Inizia qui lodissea in un mondo di apparenze governato da
leggi estranee, dove tutto il Creato fonte di nutrimento
energetico per entit sconosciute, e vive, che trascendono il
vuoto e prendono forma nella realt fenomenica come
incoerenti sequenze di eventi misteriosi.
Il colpo accusato dallo psichismo di Trent ebbe effetti
disastrosi, tanto da renderlo una persona completamente
diversa.
Lasci la nostra Compagnia, nonostante mopposi con
fermezza, e si rinchiuse nella casa sulla spiaggia, vivendo di
pesca e dei pochi prodotti coltivati in quella terra avvelenata
dal sale.
La mia preoccupazione fu grande nel vedere in condizioni
sempre peggiori colui che per me era come un figlio.
Ci che pi mimpressionava era il brusco cambiamento
avvenuto nel modo di comportarsi, di camminare, perfino il
suo volto pareva deformato. Il custode della Guardia, la
fortezza divenuta da anni museo paesano di reperti antichi,
riconobbe nella smorfia dello sguardo di Trent una somiglianza
notevole con il celebre ritratto di Petrus Thomasson.
Fu cos che la gente dellisola cominci ad evitare Trent,
credendolo pazzo, e a rievocare nei suoi confronti lodio
atavico per la maledetta dinastia dei Thomasson.
Allontanato dai compaesani Trent si isol nella sua tana
immersa nelle macchie, dalla facciata mimetizzata con i grandi
massi di granito degradanti sullarenile ciottoloso.
Poich nessuno osava avvicinarlo, le uniche visite che riceveva
alla spiaggia erano le mie, sebbene Alice tentasse di
dissuadermi.
Anche se trascorrevo con lui interi pomeriggi, raramente mi
rivolgeva la parola, rispondendo a monosillabi alle domande,
per la verit sciocche, nel tentativo futile di distrarlo da
pensieri ossessivi.
Trent si allontanava dalla propria abitazione una volta al
giorno, al tramonto, per recarsi al Promontorio dellAquila,
zona impervia e diroccata a nord dellisola dalla quale, a poco
pi di un miglio al largo in mezzo al mare, come un dente
aguzzo appare quellorrida Punta Nera. Appoggiata ad essa la
carcassa della nave naufragata, ormai plasticamente adattata al
paesaggio naturale.
Da qui Trent guardava il mare per ore e lo potevi sentir
costruire dialoghi col nulla. Nodi di voci e luci riflesse. Solo a
notte fonda faceva ritorno a casa.
Nelle giornate in cui il vento tempestava il mare, gonfiandolo a
dismisura, Trent passava molto pi tempo sul Promontorio, a
volte urlando per contrastare il ruggito delle onde parole rivolte
agli abissi e ai curiosi personaggi che popolano i miti e le
leggende dei pescatori. Urla che facevano inorridire gli abitanti
della parte pi alta del paese, terrorizzandoli.
La salute mentale di mio nipote, misteriosamente collegata con
il mutare delle condizioni atmosferiche, peggior
drasticamente durante la stagione invernale, che port un clima
depressionario spesso rinforzante a burrasca.
Per qualche mese seguii Trent e gli diedi totale assistenza e
disponibilit; forse egoisticamente desideravo stargli vicino
perch provavo un vergognoso piacere nel vederlo roso dal suo
dolore. Ma questo interesse dopo un po di tempo mi lasci.
Labitudine e la quotidianit conducono prima o poi alla
monotonia e alla sete di novit.
Continuai a vivere, perch il mondo continua a girare anche se
perde i pezzi. Settimane a grappoli passarono senza che mi
fossi occupato di lui anche un esile minuto. E non ebbi pi sue
notizie.
Tra i miei compaesani aleggiava il sospetto che la prolungata
assenza delle urla diaboliche di Trent significasse la avvenuta
morte del famoso pescatore, vuoi perch inghiottito dal mare,
vuoi per la sua isterica pazzia suicida. In realt quei codardi
non osavano avvicinarsi alla spiaggia.
Come prevedevo, Trent non era morto.
Fu una delle prime giornate di marzo che lo rividi, dopo
qualche mese dassenza, vivo e vegeto. Si trovava in precario
equilibrio su una scogliera scoscesa, esposta al tiepido sole di
mezzod. Stava costruendo una specie di altare con sassi e
oggetti lucenti di antiche fattezze, provenienti da chiss dove,
su quel dannato Promontorio.
Mi limitai ad osservare la grazia con cui si dedicava a tale
strana opera.
Due giorni dopo, quando potei essergli faccia a faccia, fu lui a
parlare per primo. Ripeteva quasi meccanicamente, con voce
roca e profonda, che dal Promontorio poteva avvertire la
presenza della moglie scomparsa otto mesi prima e che avrebbe
potuto rivederla grazie allaltare che l aveva innalzato. Tutto
ci mi disse gli veniva concesso da una forza accumulatasi
negli abissi e generata dagli uomini con lespandersi smisurato
della nefasta tendenza ad esprimere lemozionalit negativa.
Codesta enigmatica emanazione laveva guidato nel reperire gli
estranei amuleti che allora adornavano laltare.
Devo dire che, per quanto le affermazioni di Trent apparissero
ridicole, la loro originalit mista alla tetra atmosfera di quel
luogo mi spaventarono; e ancor pi mincurios la malsana luce
negli occhi di mio nipote, che dava ragion dessere al mio
terrore, provocato da questi nuovi elementi influenzanti il suo
psichismo oramai folle.
La curiosit che provai quel giorno per le fantastiche
congetture di mio nipote mi conquist e fu fattore vivificante.
Continuai cos a seguire i folli atteggiamenti di Trent, di
nascosto.
Scoprii che allestiva e celebrava riti sacrileghi di oscura
provenienza, sabba grotteschi che avrebbero dovuto risvegliare,
come talvolta confid, il cuore freddo e pulsante di alcune
creature misteriose che egli definiva la Stirpe degli Abissi; le
stesse, diceva, che risucchiarono negli abissi profondi
limmensa e antica Atlantide.
Erano passati molti mesi dal ritiro di Trent dalla vita normale:
solo io avevo la possibilit di vederlo, le poche persone che
avevano tentato di avvicinarlo erano fuggite o allontanate in
modo ostile dallo stesso Trent.
Perfino i pescatori che solitamente frequentavano le acque
antistanti il Promontorio dellAquila abbandonarono quel posto
lugubre, straziati in cuore dalle urla diaboliche di quelluomo
uscito di senno.
La situazione che sera creata aveva reso difficile la mia vita.
Alice sosteneva che non ero pi lo stesso, sprecavo il mio
tempo tentando di decifrare le stravaganti elucubrazioni di un
povero pazzo, trascurando invece le faccende quotidiane.
Un giorno, quando nel corso di una discussione le risposi che
avevo intenzione di continuare a seguire il comportamento del
giovane Thomasson, Alice decise di andarsene dai genitori, nel
continente. Non potevo accettarlo!
Dopo la lite con mia moglie mi rest come consolazione la
possibilit di seguire indisturbato la mente deviata di Trent.
Potei assistere a riti subliminali dedicati alla Stirpe degli
Abissi; lo vidi accendere fuochi a forma di enneagramma e
richiamare a s tutte le ombre della notte.
Mi stupiva, ed ancora inspiegato, constatare che mio nipote
aveva acquisito in breve tempo una conoscenza approfondita di
alcune celebrazioni blasfeme, appartenenti a chiss quale setta
dannata, senza aver avuto alcuna possibilit ordinaria di
apprenderle.
Una delle notti che passai al Promontorio, nascosto e intirizzito
dallumidit, egli avvert la mia presenza. Credevo di trovarmi
al sicuro avvolto in una coperta tra i cespugli di mirto e qualche
basso pino marittimo. Sbagliavo. Presto mi raggiunse, sebbene
fuggissi in preda al panico. Mi percosse ammonendomi del
pericolo che avevo corso sfidando la Stirpe degli Abissi.
I contorni del suo volto erano indefiniti. I suoi occhi
rifulgevano come stelle nel cielo nero. Non dimenticher mai
quello sguardo che rivelava la dimensione sovrannaturale. Mi
svincolai dalla sua presa e corsi verso il centro abitato con tutta
la forza che possedevo, senza voltarmi indietro.
Cominciai a rendermi conto che la mia debole ragione riusciva
con difficolt a tollerare troppi bizzarri accadimenti. Una forza
irrazionale stava coprendo, come marea crescente, ogni mia pi
esile volont. Conclusi che sarebbe stato necessario non
curarmi pi delle pericolose fantasie di mio nipote. Dolce
Alice, torna a casa!
Ripresi dunque ad occuparmi direttamente della Compagnia
Commerciale gettandomi a capofitto negli affari di gestione e
trovando anche il tempo di seguire sui pescherecci le battute di
pesca. Il lavoro un antidoto strepitoso contro i pensieri
ossessivi!
Il ritorno allattivit lavorativa e ai normali rapporti sociali coi
pescatori mi diede subito limpressione che qualcosa non
andava. La gente, per lo pi, mi evitava. Era chiaro che la
storia della pazzia di Trent aveva intaccato seriamente anche la
mia reputazione a causa del mio cognome: Thomasson. Gli
anziani, quando attraversavo le pi intime stradine del paese,
ripetevano a viva voce il proverbio dello zoppo e del fatto che
camminando con esso simpara a zoppicare. Tentai pi volte di
chiarire che Trent era stato per me come un figlio e perci mi
ero occupato quanto possibile della sua condizione.
I rapporti coi pescatori peggiorarono allo sbocciare dellestate e
quindi della buona stagione. Accusarono la mia presenza in
barca di essere portatrice di cattiva sorte dato che, alla fine
della giornata in mare, la pesca era proprio misera: sembrava
che i fondali si fossero spopolati a favore di una specie ittica
spregevole, di infimo aspetto, sconosciuta nellisola.
Venni cacciato dal peschereccio con la minaccia di uno
sciopero quando, un giorno, in mezzo al mare a nord, fummo
travolti da unonda anomala che fece roteare su un fianco la
barca come una trottola.
Gli eventi che da quel periodo continuano a martellare la mia
persona sono atroci e sconvolgenti.
Lettore! Mi appello con tutte le forze e speranze ormai
poche! alla Vostra sensibilit emotiva, dote che spessissimo
viene soffocata dal freddo raziocinio scientista. Perch ci che
accaduto e ci che accadr privo di logica, ma non per
questo inconsistente.
Il mare di vibrazioni che attorno a me aleggia e mavvolge,
costringendo la mia mente, non giace sul piano dualistico di
realt e irrealt fenomeniche, di bene e di male, di spirito e
materia, ma respira nel fluido divino generato dallunione, in
perfetto equilibrio, di essere e sapere, nellorgasmo della
comprensione.
Lettore! Prima di addentrarvi furtivamente nei fatti che mi
sconvolgono, pensateci! Perch non sono che i primi passi al di
l del rugginoso cancello irto di aculei sporgenti verso loscura
prospettiva interiore di un animo ammuffito nellombra del
terrore e nellumidit di una coscienza lacrimante.
Lettore! Astenetevi! Salvatevi dal contagio psichico!
Tornare indietro non ammesso!
Il mese di luglio port nei primi giorni un sole velato da una
fetida e insalubre coltre gassosa permanente e un caldo torrido
che fu causa di qualche incendio domato non senza difficolt
dalle squadre volontarie specializzate.
Fino a met mese il vento, usualmente costante nelle escursioni
termiche diurne, non si fece mai sentire.
Stranamente sul mare era sempre presente un certo moto
ondoso, scandito con precisa regolarit da nord a sud, forse per
uninsolita attivit sismica.
Qualcosa stava per succedere.
Agli inizi della seconda met del mese un ciclone di rara
intensit aggred il cielo e si abbatt sullisola abituata ai
terribili agenti atmosferici.
Lorizzonte era ricoperto di cumuli avanzanti, densissimi e
neri, carichi di pioggia e saette. Il mare, enorme, spruzzava
schiuma scura.
Mi rinchiusi in casa, una raffinata costruzione nel verde delle
pendici del rilievo che ha per cima la Guardia; curai alcune
pratiche finanziarie arretrate, come solevo fare col maltempo.
La notte del 20 luglio fu per me infernale. Feci degli incubi
apocalittici, dove mani immense uscenti dal mare catturavano e
straziavano il mio corpo; sognai un volto inquietante che, con
voce satanica, malediva i Thomasson e ne annunciava la fine
della dinastia.
Venni ridestato dal rumore che faceva la serranda, sbattuta a
tratti dalle infiltrazioni daria attraverso la finestra.
Il 21 luglio non riuscii a chiudere occhio. Ero tormentato dalle
figure malefiche che avevano disturbato i miei sogni la notte
precedente; ed ero preoccupato per mio nipote Trent. Pensavo
che le onde infuriate avrebbero probabilmente raggiunto la
dimensione sufficiente a ingoiare la casa sulla spiaggia.
Temevo inoltre per la mia sanit mentale: mi rendevo conto di
esser diventato assai nervoso, forse a causa dei difficili rapporti
di lavoro; e sentivo forte la mancanza di Alice, che tardava a
ritornare. Sapeva che non avrei accettato il suo allontanamento.
Era quasi lalba quando maddormentai. Lalba del 22 luglio.
Sogno, veglia, illusione: la distanza minima. Essere e non
essere. Ma lessere ha varie gradazioni, dalle pi grezze alle
fini ed eteree. Si riesce ad essere soprattutto negli attimi in cui
si realizza che tutto ci che si considerava vero era invece
illusorio.
Quando ritornai dalla sfera onirica, nel tardo pomeriggio, vidi
davanti a me come proiettata una figura conosciuta, la figura di
Trent.
Il suo corpo portava i segni di una vecchiezza avanzata,
nonostante la ancor giovane et, ma i suoi occhi emanavano
una vitalit magnetica.
Con percepibilissima eccitazione mi disse che il grande giorno
era arrivato. La Stirpe degli Abissi, quelle creature non create
che si nutrono di una forma particolare di energia prodotta
dalla vita organica sulla terra, sarebbe risalita dalle profondit e
avrebbe portato con s la defunta moglie Laurie.
Dopo aver emesso tale profetica sentenza, Trent scapp
repentinamente verso una destinazione precisa. Intuivo quale
potesse essere.
La sua apparizione appena destato mi parve metafisica, quasi
una rivelazione. Per quanto lincontro mi scosse, decisi subito
di inseguire Trent. Mi vestii abbondantemente e uscii in fretta
dal centro abitato, attraversando quelle viuzze e quei vicoli
spettrali che ora ridossano dal vento, ora gli accelerano il
passo.
Risalendo il monte della Guardia in direzione nord capii che la
tempesta aveva raggiunto una violenza tremenda, le dimensioni
di un vero e proprio cataclisma. Pioggia battente di odore
salmastro per la schiuma dei marosi che volava impazzita nel
cielo elettrico. Alberi sradicati dal vento impetuoso;
impossibile reggersi in piedi. Le nuvole si vedevano a stento
perch loscurit era scesa padrona e le ultime luci del paese
rimanevano distanti alle mie spalle, verso sud.
Bench il pericolo fosse altissimo, perso di vista Trent, ritenni
opportuno dirigermi al Promontorio dellAquila.
Ci arrivai fradicio, tremante, dopo unora di tormentato
trascinarsi in controvento, torturato dalle raffiche che
attraversavano il mio corpo agitando lanima e dai rumori
catastrofici .
Il luogo era letteralmente flagellato dallimpetuosit degli
elementi atmosferici, perch ad essi direttamente esposto.
Lampi e fulmini si concentravano sopra il terrorizzante scoglio
di Punta Nera, dove la nave incagliata, incurante delle
gigantesche mura dacqua alimentate per tre giorni e tre notti
dal vento incessante, pareva immobilizzata da forze incredibili.
Sul pendio scosceso che ben conoscevo, tra pietre e macchie
rade, non lontano dal bizzarro altare illuminato di proprio
maligno fulgore, vidi Trent compiere delle circonvoluzioni con
grande abilit, ad occhio inesperto somiglianti a strane danze
orientali. La luce della luna per attimi rendeva fosforescenti le
alte creste delle onde facendo loro assumere le forme pi
orrende.
Nel caos universale improvvisamente il mare si raccolse,
sinnalz sulle ali della notte come una montagna fatata,
mettendo a nudo le radici pi profonde della scogliera su cui si
trovava Trent.
Le nuvole intanto accecavano e rivelavano ad intermittenza
frammenti di irrealt. La mia visione risultava a fotogrammi.
Se non temessi per la mia salute mentale, giurerei che dalla
schiuma dellonda gigante dipartissero spettri e mostri
piangenti di un altro mondo e lingue sataniche di fuoco blu.
Alla massima altezza raggiunta dal flutto, il mare apr alla mia
vista le fauci demoniache di un gigante dannato di dimensioni
inimmaginabili, pronte a stritolare come latta la nave traghetto,
risucchiata nel gorgo dellinferno.
Al centro di dense spire avvinghianti apparvero, emergendo,
miriadi di immonde figure aliene fluttuanti, la Stirpe degli
Abissi, che sorreggevano la figura di Laurie, prima sorridente,
poi progressivamente mesta e irata.
Il cielo si spacc alle urla mute di Trent.
Il tremore che vibrava dalla spina dorsale cattur il mio
cervello. Per associazione ricordai letture giovanili di racconti
di tenebre e cimiteri assediati da orrori inumani, dove la morte
colpiva inaspettatamente e con precisione.
Sentivo di non poter reggere ulteriormente quella tempesta di
impressioni che mi assaliva. Lo stato di coscienza che
possedevo stava per collassare.
La sagoma della donna dun tratto si dilat, divenne pi piena e
maestosa: tanto che Trent dovette guardare quella cosa dal
basso verso le stelle.
Immediatamente i capelli di lei si tramutarono in fiumi
schiumosi e dalla bocca uscirono getti cadenti. Labbraccio
offerto a Trent, fondendosi, divent una morsa dacqua
mastodontica che travolse lintero Promontorio.
Tutto ci che non ordinario la mente lo tollera a fatica per lo
sforzo razionalizzante che vuole catalogarlo e stivarlo nella
memoria.
Strana realt o invenzione immaginativa? Sia luno che laltro,
cos come luomo e non , cos come esso muore ma non
muore, uno ed molteplice, mistero trascendente ed
materia.
Lettore! Non lasciatevi tentare dalla curiosit, dalle cause della
caduta dallanima, nobilitata enormemente dalla rinuncia!
Desistete dallintento di procedere in questa lettura dannata,
composta disperatamente da un uomo che da sempre cerca una
spiegazione del suo essere e rimpiange le tenebre
preesistenziali vuote di tutto, anche della Volont di suscitarlo
dal nulla.
La gente dellisola dimenticher i Thomasson, Trent ed io, ma
Voi potreste non riuscirvi, Ignaro Lettore. Potremmo entrarvi
nel sangue e rendere la Vostra vita eternamente insopportabile,
rivelandovi misteri che il mondo di distrazioni degli umani non
ha il coraggio di affrontare; per paura, perch ne rimarrebbe
sconvolto; e i valori attualmente in voga verrebbero schiacciati
come mosche.
Avete lultima possibilit di chiudere ed eliminare per sempre
questo opuscolo deviante. Oppure proseguire.
La narrazione procede.
Quando ripresi i sensi mi ritrovai disteso tra alcuni arbusti,
circondato da poliziotti e compaesani, non sul Promontorio
maledetto, dove credevo daver perso conoscenza, ma nel
giardino di casa mia.
Fui arrestato e incriminato per omicidio, poich un agente che,
a mia insaputa, mi pedinava da settimane dichiar che spinsi da
una rupe il mio povero nipote Trent e mi appropriai degli
oggetti doro ornanti laltare.
Ora, affetto da malattia mentale e da sospetti attacchi di
amnesia, mi trovo rinchiuso in una squallida stanza bianca con
sbarre alle finestre, porta bloccata dallesterno e vista sul mare.
Giurerei sulla mia innocenza se potessi spiegarmi la scomparsa
di Alice, che mai raggiunse la casa dei suoi genitori.
(Sapeva che non le avrei permesso di lasciarmi!)
Per questo i poliziotti hanno ordinato lo scavo nel giardino e
nello scantinato, alla ricerca di orripilanti forzieri di morte.
Non so pi a cosa credere: se alla mia terribile esperienza
sovrannaturale oppure alla versione clinica dei medici che
seguono il mio caso.
Quello che so di certo che, con la scomparsa di mio nipote
Trent, sono lultimo Thomasson rimasto in vita.
Qualcosa di terribile gi mi aspetta. Il destino ha in serbo una
vendetta anche per me. E questo che tento di spiegare a quegli
ottusi medici, quando mi chiedono perch me ne stia
ossessivamente confinato lontano dalla finestra.
Quella maledetta finestra dalla quale si vedono, attraverso
lacqua limpida del mare, gli artigli captanti e le fauci bramose
della Stirpe degli Abissi che abitano questa dannata isola,
scelta da satana come antro degli inferi nel mondo mortale e da
esso nominata lisola della follia.
Amyr Thomasson
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