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Le grandi estinzioni hanno cambiato più volte il volto del pianeta Terra. La Sesta grande estinzione.... potrebbe coinvolgere l'Uomo Le grandi estinzioni hanno cambiato più volte il volto del pianeta Terra. La Sesta grande estinzione.... potrebbe coinvolgere l'Uomo
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I dati paleoantrologici e genetici sono stati in parte estrapolati da vari testi e articoli Tutti i diritti letterari di quest’opera sono di esclusiva proprietà dell’autore
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L’uomo si è evoluto, è diventato intelligente e partendo dall’Africa si è diffuso in tutto il mondo senza rendersi conto che per le sue azioni devastanti sarebbe stato il responsabile della prossima più grande
estinzione :
la sesta.
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INTRODUZIONE
E’ sorprendente credere che in un punto sterminato
dell’Africa un giorno sia comparso un ominide il quale
durante la su evoluzione divenne autocosciente della
realtà in cui viveva, ma inconsapevole che il suo
comportamento contro l’ambiente lo avrebbe condotto
nel futuro verso l’estinzione o l’autodistruzione.
L’uomo, comparso sulla Terra 2 milioni di anni fa,
durante l’evoluzione ha raggiunto un intelletto
analitico tale da renderlo consapevole del suo
potere ha forzato tutti i misteri del Pianeta. Mai
una forma di vita ha raggiunto un tale grado di
conoscenza, da sconvolgere l’armonia e le regole
della natura.
Il tema di questo libro è il futuro dell’uomo sulla Terra.
Il suo comportamento nei confronti dell’ambiente naturale rompendo gli antichi
equilibri ha messo in forse persino le condizioni della sua sopravvivenza. Prima
della teoria dell’evoluzione di Darwin, a metà dell’ 800 , si credeva che la
creazione divina avesse messo l’Homo Sapiens al di sopra di tutte le altre
creature. Questa affermazione portava con sé il principio che l’Homo Sapiens
fosse il risultato inevitabile del flusso della vita ritenendolo l’ultimo prodotto
dell’evoluzione. Alfred Russel Wallace , sostenitore con Darwin della teoria
della selezione naturale, credeva che l’evoluzione avesse lavorato per
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innumerevoli milioni di anni per culminare nella comparsa dell’uomo sulla
Terra.
Anche il paleontologo Robert Broom nel 1933 affermava che l’evoluzione
sembrava programmata per l’uomo, per condurlo in un mondo dove potesse
vivere come essere superiore.
Oggi si afferma che questa concezione era sbagliata, infatti l’uomo sulla Terra
non è che una specie in mezzo a milioni di altre.
Prendendo coscienza del suo potere si è attribuito il diritto di pensare
autonomamente e interpretare il mondo secondo i propri interessi, convinto di non
dover più subire le leggi della natura.
Si è evoluto, è diventato intelligente nel contesto dell’evoluzione e partendo
dall’Africa si è diffuso in tutto il mondo senza rendersi conto che per le sue azioni
devastanti sarebbe stato responsabile della prossima più grande estinzione: la
sesta.
Secondo la recente revisione della teoria darwiniana la sua esistenza non è stata
inevitabile, egli è un prodotto casuale e pertanto ritenuto “ un mero accidente
della storia”. Questa nuova concezione della realtà evolutiva dovrebbe guidare
il genere umano nel nuovo secolo ad una maggiore consapevolezza. Purtroppo
i fatti degli ultimi tempi sembrano andare tutti direzione opposta e l’estinzione
guidata dalla mano dell’uomo rivolta contro se stesso, sta continuando con una
accelerazione a livelli allarmanti.
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La Preistoria situa l’uomo al suo posto, la paleontologia serve a comprendere chi siamo, il modo in cui siamo diventati ciò che siamo e la ragione per cui lo sia-mo diventati
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Se tutti gli uomini dovessero morire
allora le scimmie diventerebbero uomini
e gli uomini diventerebbero angeli.
C.Darwin (Il fondamento dell’evoluzione)
L’uomo vive sulla Terra da oltre 2 milioni di
anni. Se si paragona l’età della Terra alla
durata di un sol giorno, il tempo della
presenza dell’uomo corrisponde a meno di un
minuto.
Miliardi di anni ci separano dalle origini della
vita, un susseguirsi di avvenimenti e
sconvolgimenti testimoniati dai reperti fossili
che permisero ai paleontologi di ricostruirne la
storia.
Questi ritrovamenti forniscono sufficienti prove del complicato processo
evolutivo sino alla comparsa della nostra specie: quella dell’Homo Sapiens.
In origine la Terra, circondata da gas di anidride carbonica e vapore acqueo
che condensato per effetto del raffreddamento si mutò in pioggia ininterrotta,
non era ancora abitabile.
Intanto la crosta terrestre continuava a deformarsi ed era talmente arida che
nessuna forma di vegetazione poteva attecchire.
Ciononostante in queste condizioni poco favorevoli era già contenuto il seme
della vita e per circa tre miliardi di anni non ci fu alcuna progressione da
forme di vita semplici a forme più complesse. Le forme di vita semplici
comparvero molto presto perpetuandosi per un tempo molto lungo finché non
vennero alla luce organismi unicellulari.
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Per le forme di vita più evolute si
dovette attendere 530 milioni di anni,
quando sul Pianeta avvenne quello che i
paleontologi chiamano “l’esplosione
del Cambriano” , dove nello spazio di
qualche milione di anni comparvero
tutte le varie specie. Dopo l’esplosione
del Cambriano la vita fu soggetta a
periodiche variazioni: le specie si diversificarono in modo meraviglioso (30
miliardi di specie) per essere poi falcidiate da occasionali estinzioni .
E’ fondamentale sottolineare che nella lunga storia della vita ci sono state
cinque grandi estinzioni di massa con perdita di un numero rilevante di specie
sul Pianeta, le cui cause sono ancora un mistero malgrado le varie ipotesi.
Furono catastrofi inimmaginabili , tra cui quella Permiana, alla fine dell’era
Paleozoica (350 milioni di anni fa), quando la vita corse il rischio di scomparire
dalla faccia della Terra.
Dall’era Paleozoica all’era Neozoica, caratterizzata da un clima caldo umido, la
Terra si trasformò: le forme vegetali si moltiplicarono permettendo lo sviluppo
di un gran numero di animali. I rettili e i dinosauri divennero padroni delle
terre emerse. Alla fine del Cretaceo, ultima grande estinzione di massa, 65
milioni di anni fa, scomparvero i dinosauri insieme a milioni di altre specie,
probabilmente vittime della collisione di un asteroide con la Terra.
Con il Cambriano ha inizio l'EONE FANEROZOICO
("della vita palese"), perchè il mare cominciò veramente a
brulicare di vita
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Sopravvissero i mammiferi placentati con perdite
relativamente modeste. Questa imprevedibilità è
quello che accadde nella storia evolutiva e non ciò
che doveva accadere. La storia della vita implica che
non ci sia ineluttabilità nell’evoluzione della specie.
I mammiferi per più di 100 milioni di anni
convissero con i dinosauri, sotto forma di piccole
creature notturne e arboricole, si diversificarono rapidamente e durante
l’evoluzione occuparono tutti gli ambienti naturali dando un nuovo corso al
futuro della vita sulla Terra. Nel corso di milioni di anni ( 5 milioni di anni )
comparvero forme primitive di ominidi-bipedi.
Secondo la teoria dell’evoluzione l’ominide-uomo deriva dalle scimmie
antropomorfe e il processo che portò gli ominidi a diventare Homo Sapiens non
fu né semplice né lineare. La stessa biologia molecolare che sostiene la nostra
somiglianza genetica con le scimmie africane non rivela ancora la vera natura
umana: siamo ancora a mezzo passo dalla bestia che è in noi. Non ci sono più
dubbi che l’anello mancante esista o meno noi e le scimmie antropomorfe
abbiamo un antenato comune. Confrontando recentemente i geni degli esseri
umani con i geni dei fossili delle scimmie africane venne stabilita l’origine
comune delle due specie.
E’ in quell’epoca che si può far risalire il distacco dal ramo
della famiglia degli ominidi dalle scimmie , cioè dei nostri
antenati umani, da cui si è poi evoluto l’Homo Sapiens,
ritenuta la più alta espressione dell’evoluzione. L’evoluzione
però non fu l’elemento sufficiente a giustificare la selezione
Se quella catastrofe non si fosse prodotta, le cose sarebbero potute andare molto di-versamente
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naturale del genere Homo. Fu il cambiamento del clima un fattore predittivo
fondamentale perché questa si realizzasse.
Attualmente si concorda nel ritenere che
quantunque vi sia stata una prima fase
evolutiva, fu uno dei colossali movimenti
della crosta terrestre a mutare il destino
dell’uomo. Non solo siamo africani di origine,
ma siamo ciò che siamo per colpa o merito
della Rift Valley, che ancora oggi modella
come una spina dorsale il Continente
Africano, dal Sudan sino al Sud Africa,
avvenuta 15 milioni di anni fa, proprio nel
periodo decisivo della metamorfosi dei nostri
antenati remoti. La savana provocata dallo
stravolgimento della crosta terrestre costrinse l’ominide a muoversi su spazi
sempre più estesi e territori lontani. Le mutazioni climatiche e geo-morfo-fisiche
divennero il motore della nostra avventura genetica. Tuttavia resta un mistero
come gli ominidi siano diventati umani.
Dalle oscure origini di una valle etiopica una sola specie è riuscita a invadere
tutta la Terra : è un’altra luce che si aggiunge al mistero della nostra esistenza.
Due milioni di anni fa nell’era Quaternaria, con
la comparsa e lo sviluppo dell’uomo, la Terra fu
segnata da un forte raffreddamento climatico,
una glaciazione che portò i ghiacci polari a
ricoprire terre poste oggi nelle regioni
temperate permettendo il formarsi di calotte di
ghiaccio sulle principali catene montagnose.
Questa glaciazione fu la prima di cinque che si alternarono a periodi
interglaciali, durante i quali i ghiacci si ritirarono e la temperatura aumentò in
maniera più calda dell’attuale. L’alternarsi di periodi freddi e di periodi caldi
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fece sì che la fauna e la flora subissero notevoli variazioni con migrazione da
un continente ad un altro.
Quest’era glaciale generò ondate di agitazione geologica globale in tutti i
continenti con fenomeni di estinzione soprattutto a carico dei grandi
mammiferi (mammuth, mastodonti e proboscidati) particolar-mente vulnerabili.
Alfred Russel Wallace sostenne che l’estinzione di un numero così elevato di
grandi mammiferi fosse in verità da attribuire anche alla mano dell’uomo.
L’era Quaternaria fu l’era dell’uomo, in questo periodo la specie umana
divenne stanziale, organizzandosi culturalmente e socialmente, quando circa
10 o 12 mila anni fa i ghiacci si ritirarono per l’ultima volta, mettendo fine al
lungo periodo glaciale. L’ambiente fisico terrestre dopo le glaciazioni ebbe un
ruolo fondamentale dell’evoluzione umana, dando inizio all’era attuale, in cui
si realizzò l’enorme sviluppo dell’uomo, divenuto ormai il responsabile del
futuro della Terra.
La teoria dell’evoluzione, ormai da tempo accettata da tutti gli studiosi, suscitò
all’inizio, per molti anni, accese polemiche. L’aiuto più importante e
determinante lo ebbe proprio dalle scienze paleontologiche che, attraverso la
scoperta dei fossili del passato, fornirono le prove concrete dell’evoluzione
stessa. Nella visione darwiniana la vita, quella umana e
vegetale era determinata dalla causalità e dal
condizionamento ambientale.
Darwin un secolo fa (1859) sostituì la credenza della vita
come disegno divino con una visione evoluzionistica,
secondo cui le specie sopravvivono e si estinguono nella
lotta per la sopravvivenza per selezione naturale. La sua
teoria non era basata su un atteggiamento antireligioso o ateo, ma cercava di
capire il mondo con la forza della ragione.
Nella sua arroganza l'uomo attribuisce la propria origine a un piano divino; io credo più umile e verosimile vederci creati dagli animali. C.Darwin
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Darwin aveva dato alla scienza i mezzi per comprendere le origini della nostra
specie in termini esclusivamente naturali. La sua teoria non impedisce a
chiunque di confidare nella sacralità della natura, ciononostante il
naturalismo ha continuato ad attirare resistenze ed ostilità in contrapposizione
con la teoria dell’evoluzione.
I nuovi creazionisti prendono atto della realtà dell’evoluzione, ma non accettano
la spiegazione scientifica e sostengono che alla teoria dell’evoluzione si
contrappone l’ipotesi secondo cui la storia naturale sarebbe stata sin dall’inizio
diretta da un disegno superiore. Per molti scienziati credenti questa teoria
definita “del Disegno intelligente” continua a creare un grande imbarazzo a
livello teologico, poiché radicalizza e drammatizza il problema del bene e del
male del mondo. In sostanza si vorrebbe spiegare come può un Dio
onnipotente che ha creato questo mondo pieno di sofferenza e violenza essere
al contempo infinitamente buono. In realtà questo problema è pura
semantica perché la libertà di agire secondo il bene o il male non è altro che
il risultato della stessa evoluzione o per i creazionisti il libero arbitrio.
Il libero arbitrio o libertà morale diede origine a notevoli dispute e
interpretazioni anche religiose. San Paolo, nelle sue Epistole tratte dalle Sacre
Scritture, sostiene che “l’uomo fa il male perché vuole farlo e avvertito di non
farlo tuttavia lo preferisce al bene”, giustificando le sue affermazioni con il
fatto che Dio stabilì che di tutto ciò che avviene nell’universo nessuno gli può
chiedere conto, perché la Creazione fu realizzata secondo un disegno
comprensibile solo nella mente divina.
Sebbene a Dio non si possa chiedere il perché l’uomo da quando è comparso
sulla Terra abbia compiuto il male, non si può negare che è stato anche
artefice di molteplici manifestazioni dello spirito e opere in campo etico,
scientifico e artistico identificabili con il bene.
L’esistenza di un’entità superiore, come sostengono i creazionisti, non esclude
la spiritualità cosmica nata con l’uomo sin dalle sue origini.
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Pertanto più che la religione, è l’uomo che, dotato di giudizio e di intelletto
analitico, dovrebbe ritrovare quella spiritualità smarrita senza la quale non
può essere considerato la massima espressione del progresso.
Sant’Agostino pur ritenendo l’uomo una sostanza razionale di anima e di corpo,
sotto l’aspetto metafisico concludeva che “l’uomo è un grande abisso e nello
stesso tempo un grande problema”.
Lo stesso Aristotele non rinunciò alla ricerca diretta dei fenomeni naturali
ponendo le basi di una biologia finalista.
Aveva intuito a distanza di secoli
l’importanza dell’uomo nell’universo.
La teoria evolutiva ha confermato, come
accennato prima, che l’uomo discende da
un antenato simile ad uno scimpanzé
percorrendo insieme gran parte della loro
storia naturale. Cinque milioni di anni fa,
verso la fine del Miocene, gli antenati degli
uomini e gli scimpanzé imboccarono
strade evolutive diverse.
Una delle ipotesi più attendibile è che deve
esserci stato un momento particolare in cui
è avvenuta una interruzione imprevista e innaturale nella storia della
evoluzione. L’ipotesi più affascinante è comprendere come sia possibile che
solo 1,9% del DNA separi l’uomo dalla
scimmia antropomorfa. Il confronto ha
confermato la grande somiglianza tra le due
sequenze di DNA , che comunque corrisponde
a 35 milioni di nucleotidi su 3 miliardi presenti in entrambe le specie. L’analisi
appena completata, però, ha fatto emergere altre differenze significative tra i
due genomi abbassando la somiglianza al 96%. Pur avendo questa
somiglianza genetica, la diversità è rappresentata ancora oggi dal fenotipo
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(l’organismo così come appare). Conosciamo il genotipo ancora troppo poco e
il confronto se limitato solo al dato genetico rischia di rimanere sommario,
ancorché numerico.
E’ comunque probabile secondo “Nature” che la maggior parte delle
differenze tra uomo e scimpanzé non abbia alcun significato biologico e dato il
poco tempo trascorso tra le due linee evolutive ci siano state poche mutazioni
a determinare le differenze tra noi e le scimmie antropomorfe.
I paleoantropologi, ancora indecisi su queste posizioni, hanno tuttavia
abbandonato la concezione animale dell’uomo, il quale attraverso l’evoluzione
è diventato Homo Sapiens, comparso sulla Terra circa 150.000 anni fa.
La scienza della biologia evoluzionistica ha modificato il nostro modo di pensare
alla natura. E’ un cambiamento di grande portata definita “rivoluzione
intellettuale” che si fonda sul principio di casualità del flusso della vita in
alternativa a quello primitivo di inevitabilità secondo Darwin.
Pertanto l’uomo continua ad essere il grande mistero della storia della vita per
cui nulla ci impedisce di pensare con la fantascienza che egli, a differenza di
tutte le altre specie viventi, essendo dotato di intelligenza e creatività potrebbe
aver avuto un’altra origine.
Queste mie dissertazioni giustificano un probabile mondo irreale motivato dalla
primordiale coscienza che gli uomini ebbero dei fenomeni celesti e cosmici
identificati con un mondo mitico e fantastico. Malgrado però lo sviluppo della
scienza e della tecnologia, il mondo ci è crollato addosso, l’uomo deve
convincersi che non è figlio di un dio e non è il padrone del mondo. E’ solo
una delle moltissime specie viventi che popolano il Pianeta, malgrado lo
sfuggente inganno della genetica che lo avvicina allo scimpanzé. Si distingue
pertanto dagli altri esseri viventi per caratteristiche fisiche, mentali e sociali
dovute all’evoluzione e alla selezione naturale. Se continuerà a distruggere
l’ambiente, metà delle specie viventi sul Pianeta andrà incontro all’estinzione.
Con il termine estinzione in biologia si intende la completa scomparsa di una
specie dal sistema ecologico globale, un aspetto dell’evoluzione organica
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inspiegabilmente fino ad ora trascurato. La tendenza all’estinzione è una
caratteristica innata in una specie. Nelle epoche passate sono esistite fra i 5 e
i 50 miliardi di specie viventi - solo 1 su 1000 è tuttora vivente. Perché tante
specie si estinguono? Se accettiamo che l’avvicendarsi delle specie non sia
altro che una legge naturale la loro estinzione non pone alcun interrogativo,
l’estinzione infatti è un aspetto dell’evoluzione.
Le precedenti estinzioni sono state provocate da dinamiche ecologiche
naturali, quelle attuali con la scomparsa di specie in pericolo e conseguente
perdita della biodiversità invece dall’attività umana. Per molti aspetti la
probabile sesta estinzione, di cui oggi tanto si paventa, simile alle precedenti
catastrofi ecologiche, sarebbe una crisi più grave. Ma alla fine con il passare
del tempo, quando l’uomo forse scomparirà, nonostante questa e altri
sconvolgimenti della natura, avrà luogo la ripresa e il Pianeta si prenderà cura
di se stesso lasciando che il tempo guarisca
l’impatto da ogni prevaricazione umana.
Verso la fine del Novecento e l’inizio del
nuovo secolo, malgrado la conquiste
tecniche ed economiche, l’umanità,
rompendo gli antichi equilibri nei confronti
dell’ambiente naturale comincia a
interrogarsi con più angoscia sul proprio
futuro, convinta che senza una decisa
correzione di rotta andrà incontro all’oblio,
rendendo vano il progresso a cui aspirava. L’uomo oggi sente il bisogno di
fermarsi e riflettere sulla strada percorsa , cercando di capire il senso della
propria vita.
Lo stravolgimento dell’ambiente preannuncia la sua probabile estinzione o
autodistruzione. L’uomo ha colonizzate nuove terre, saccheggiando a proprio
vantaggio le risorse naturali compromettendone gravemente l’equilibrio
ecologico. Noi uomini di oggi eravamo due milioni di anni fa come i primi
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ominidi, vorremmo essere rimasti così. Cosa sapevamo allora che più tardi
mentre la nostra storia proseguiva in un crescendo di esplosioni evolutive
abbiamo dimenticato?
E’ difficile dare una risposta a questa domanda: l’uomo sulla Terra continua ad
essere sempre più ingombrante e la sua impronta sta lasciando un segno che
rischia di essere indelebile.
In relazione al bisogno dell’uomo di fermarsi e riflettere sulla strada percorsa,
secondo il teologo Jurgen Moltman essendo una specie destinata all’estinzione
per evoluzione naturale , potrebbe essere un ponte di passaggio a forme di vita
superiori. Con il diffondersi della colonizzazione è iniziata anche la distruzione
delle culture indigene assieme a ripetute azioni di genocidio. La cultura
occidentale si è imposta come l’unica possibile e ogni nuovo mezzo per la sua
diffusione ha avuto l’effetto di distruggere le culture originarie. La perdita delle
culture indigene non è soltanto un problema di diversità, ma una necessità per
la sopravvivenza delle loro radici.
Esistono ancora popolazioni che vivono
come gli uomini preistorici. In Tanzania vi
è una tribù chiamata Hadzabe in via di
estinzione. Altre tribù che vivono come in
epoca preistorica sono gli Zoè l’ultimo
popolo indios dell’Amazzonia e quella dei Boscimani in Namibia.
Fu la forza dell’evoluzione, secondo Darwin, che permise all’uomo di
passare dal predominio della forza e dell’istinto anche ad una condizione di
autoconsapevolezza.
Si chiamano Hadzabe, vivono in Tanzania e sono gli ultimi veri cacciatori e raccoglitori primitivi: conducono la stessa esistenza che l’umanità ha vissuto in epoca preistorica, prima di scoprire l’agricoltura, la scrittura, le forme di organizzazione politica
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L’uomo del terzo millennio vive in un mondo da lui stesso cambiato e
l’evoluzione tecno-scientifica invece di liberarlo dalla sua natura ancestrale ha
profondamente mutato i suoi punti di riferimento in relazione alla natura.
La scienza pur essendo una conquista innata dell’intelletto umano, un
bisogno di conoscere, scoprire e sperimentare, ha scavalcato la natura
dell’uomo, ignorando spesso le finalità per una vita migliore.
Purtroppo il comportamento dell’uomo e l’indifferenza della società stanno
accelerando il processo distruttivo con l’impoverimento degli ecosistemi e della
biodiversità. Si ha ormai l’impressione che il tempo ci sia contro con il rischio
di superare il punto di non ritorno.
La biodiversità che esprime lo stato di salute del Pianeta è diminuita quasi di un
terzo negli ultimi 35 anni, principalmente a causa della progressiva distruzione
degli habitat delle varie specie.
Secondo il biologo Wilson sulla Terra ogni anno scompaiono 3000 specie, dai
più piccoli microorganismi ai più grandi mammiferi e il tasso medio di
estinzione è dalle 1000 alle 10.000 volte più rapido rispetto alla media degli
ultimi 60 milioni di anni.
La crisi ecologica che stiamo attraversando potrebbe avere conseguenze
negative sulla nostra vita in tempi molto stretti, di cui i principali responsabili
della diminuzione della ricchezza biologica e della sopravvivenza delle specie
sulla Terra sono l’espansione demografica, l’urbanesimo, la distruzione delle
foreste tropicali, l’inquinamento ambientale.
Questa velocità di erosione induce a pensare ad una probabile sesta
estinzione, iniziata subito dopo l’evoluzione dell’Homo Sapiens in Africa,
quando gli uomini cominciarono ad
emigrare.
Con la coltivazione della Terra l’uomo
cominciò inoltre ad alterare la biosfera,
riducendo le aree selvatiche e
distruggendo milioni di specie viventi.
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L’agricoltura e l’allevamento compaiono solo recentemente nella storia umana,
solo 12000 anni fa abbiamo iniziato ad addomesticare piante e animali,
trasformandoli in coltivazioni e bestiame, migliorando così lo stile di vita. Prima
di allora il genere onnivoro Homo e gli ominidi precedenti praticavano per la
loro sussistenza la caccia e la raccolta. Recenti studi hanno però chiarito che la
produzione agricola ha determinato anche molti aspetti sfavorevoli della civiltà
moderna, infatti ha avuto l’effetto di abolire il limite massimo degli ecosistemi
locali per quanto riguarda le dimensioni delle popolazioni. L’aumento della
popolazione mondiale provoca una costante diminuzione della capacità
naturale della Terra di sopportare l’impatto quantitativo e qualitativo della
specie umana. Il rischio che il mondo corre è che le risorse biologiche
disponibili non saranno più sufficienti per tutti, già oggi oltre 1 miliardo di
individui soffre la fame e 3 miliardi circa di malnutrizione. Nel 1600 la
popolazione mondiale era mezzo miliardo, nel 1800 era passata ad un miliardo
sino ai 3 miliardi del 1940. Oggi siamo più di 6 miliardi, per cui si prevede di
arrivare a 8-10 miliardi nel 2020, il massimo della capacità di carico di esseri
umani sulla Terra, i quali consumano il 40% delle risorse naturali.
Questa esplosione demografica unita all’iniqua distribuzione della ricchezza è
anche alla base della sesta estinzione.
Per ovviare la fame dei Paesi più poveri sono stati introdotti in agricoltura
organismi geneticamente modificati (OGM). Questa tecnica dell’ingegneria
genetica viene applicata correntemente per molte specie vegetali ( soia, mais,
patate, tabacco e cotone) e per alcune specie forestali (pioppi ed eucalipti). I
primi vegetali transgenici sono stati immessi sul mercato americano intorno
agli anni 90 e nel 1996 hanno fatto il loro ingresso anche nel mercato europeo.
C’è a proposito un acceso dibattito politico e scientifico relativo ai rischi e ai
benefici, sia sanitari che ambientali. Oltre agli effetti temuti sulla salute umana,
si teme che l’ambiente possa risentirne notevolmente in termini di
inquinamento genetico di specie naturali, di evoluzione di parassiti più
resistenti, di scomparsa di alcune specie di insetti. Un esempio significativo è
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quello delle api che stanno rinunciando all’impollinazione disertando i campi
trattati con OGM , parassiti e pesticidi , pericolosi per la loro biodiversità e
sopravvivenza.
Per i sostenitori degli OGM i benefici
consisterebbero nella diminuzione dell’uso
dei pesticidi chimici, sull’aumento della
produttività dei raccolti e sul più facile controllo delle erbe infestanti. Questi
effetti potrebbero essere visibili solo tra qualche anno, quando potrebbe essere
troppo tardi per porvi rimedio.
Probabilmente ciò è dovuto al fatto che il progresso tecnologico si è evoluto
ad un tasso molto più rapido della stessa evoluzione biologica, con la
conseguenza di un insufficiente sviluppo sostenibile da parte della Terra.
L’urbanesimo ha accelerato il processo
dell’inquina-mento e del consumismo sfrenato
dovuto alla produzione e alla domanda di sempre
nuovi beni di consumo, con tonnellate di rifiuti
che invadono le strade di immondizia.
Il fenomeno dell’inquinamento ha avuto
ripercussioni nocive anche sugli uccelli migratori
che dall’Africa arrivavano ogni primavera in
Europa, i dati diffusi per la prima volta dalla “
Royal Society for the protection of Birds” sono
davvero allarmanti. Delle 36 specie migratorie
Un organismo geneticamente modificato (OGM) è un essere vivente che possiede un pa-trimonio genetico modificato tramite tecniche di ingegneria genetica che consentono l'aggiunta, l'eliminazione o la modifica di elementi genici
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africane che arrivavano in Europa, 21 negli ultimi anni si sono ridotte in modo
significativo.
Anche i mari, i fiumi e i laghi non sono stati risparmiati da questo grave
fenomeno in quanto vengono versate ogni giorno quantità enormi di sostanze
che ne stanno mutando irrimediabilmente la loro composizione biologica.
Contestualmente si è assommato
il problema dello smaltimento dei
rifiuti e delle insufficienti
d i sca r i che , che vengono
abbandonati in cumuli all’aria
aperta con gravi problemi non solo
estet ic i ma anche igienici ,
facilitando lo sviluppo di animali e
insetti veicoli di molte malattie.
Il modo più economico, igienico e razionale sarebbe il riciclaggio e la raccolta
differenziata, per ottenere altre sostanze utili come la carta, tessuti, concimi
per l’agricoltura, vari tipi di metalli, combustibili ed energia.
Altro grave problema ecologico è
l’inquinamento dell’acqua, elemento vitale per la
sopravvivenza per cui deve essere usata in
base alle risorse idriche. L’Italia si conferma
come uno dei Paesi più “ spreconi” rispetto ad
altri Paesi Europei. La lunghezza degli
acquedotti è di molto inferiore alla Francia e alla
Germania ( 295 mila chilometri a fronte di 500 mila in Germania e 825 mila in
Francia). Essendo una rete idrica vecchia e mal gestita con una dispersione del
45% circa sarebbero necessari seri interventi di rifacimento. L’agricoltura e
gli usi industriali sono i maggiori responsabili dei consumi con oltre il 60% delle
risorse idriche. Per l’uso indiscriminato i grandi fiumi sono al limite del loro
deflusso minimo vitale e il livello medio delle falde acquifere si è abbassato di
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almeno 2 metri negli ultimi anni, compromettendo le riserve idrogeologiche che si
ricaricano solo dopo parecchi decenni. Essendo una risorsa rinnovabile ha
bisogno di un ciclo sotterraneo che normalmente ha tempi lunghissimi.
L’utilizzo irrazionale di acqua e l’aumento degli uomini sulla Terra ha determinato
in Africa la grande sete: 250 milioni di persone hanno difficoltà a dissetarsi. Per
l’irrazionale uso di questo prezioso elemento la sua disponibilità è prevista in
calo del 50% entro il 2025.
L’aria che respiriamo composta
prevalentemente da azoto, ossigeno,
idrogeno e vapore acqueo a causa
dell’inquinamento prodotto dagli
impianti industriali , dal riscaldamento
domestico e dagli scarichi a motore è
invece diventata un miscuglio di
anidride solforosa, monossido di
carbonio e particelle di piombo, potenti veleni per le specie vegetali e per la
stessa salute dell’uomo.
Da qualche anno grande allarme stanno provocando tre fenomeni che, per
effetto dell’inquinamento atmosferico interessano l’intero Pianeta : l’effetto
serra, il buco nell’ozono e le piogge acide.
Effetto serra
La Terra è un immenso contenitore nel
quale il calore entra con i raggi del sole
ed esce attraverso le radiazioni
infrarosse, emanate dalla superficie
terrestre. Alcuni gas presenti
nell’atmosfera, in particolare l’anidride carbonica, hanno la capacità di
trattenere le radiazioni infrarosse e quindi di limitare la dispersione del calore
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verso lo spazio. Fin dall’inizio dell’era industriale l’anidride carbonica è
aumentata anche per l’uso dei combustibili fossili, mentre le piante e
soprattutto le foreste vanno sempre diminuendo.
Le conseguenze di questo fenomeno potrebbero essere disastrose, quali le
spaventose siccità che colpiscono anche i Paesi sviluppati e l’avanzamento dei
deserti del Continente Africano. Facendo sciogliere anche i ghiacci polari,
farebbe innalzare il livello degli oceani e dei mari, le cui acque
sommergerebbero zone costiere e terre basse.
Buco nell’ozono
L’ozono, uno dei gas che compongono
l’atmosfera, forma una fascia che protegge la
Terra dalle radiazioni ultraviolette solari. Le
radiazioni ultraviolette se non sono
sufficientemente filtrate sono dannose per
piante, animali e organismi marini ma
soprattutto per gli uomini. Questa fascia va
continuamente assottigliandosi per cui si parla impropriamente di buchi
nell’ozono, la cui causa è dovuta alla eccessiva immissione nell’atmosfera di
clorofluorocarburi.
Gli ecosistemi sulla Terra sono in delicato equilibrio con l’ambiente climatico. La
temperatura media dei mesi aprile-maggio 2007 è stata la più elevata mai
registrata negli ultimi anni. A provocare questi fenomeni sono due fattori:
l’aumento di CO2 nell’atmosfera e la differenza di pressione nell’Atlantico che
ha portato ad un calo dei venti freddi, di conseguenza ad un aumento della
temperatura dell’acqua. Le nostre acque più calde modificando l’ecosistema
marino stanno attirando specie di pesci finora sconosciute. Secondo i
climatologi il Mediterraneo e l’Italia stanno diventando zone a rischio per la
formazione di cicloni di tipo tropicale. Si verranno a determinare l’aumento di
fenomeni di piene fluviali, aumento di precipitazioni e alluvioni e cosa più grave
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la riduzione di disponibilità di acqua dolce, erosione costiera accelerata,
montagne senza neve e malattie epidemiche diffuse.
Per salvare il Pianeta dal futuro collasso climatico bisogna stabilizzare le
emissioni mondiali di gas serra entro il 2020 e dimezzarle entro il 2050.
Occorre, quindi, compiere una vera e propria rivoluzione energetica,
sviluppare nel più breve tempo possibile le fonti rinnovabili di energia e
annullare l’uso di fonti fossili, primo fra tutti il carbone, il combustibile che
produce le più alte emissioni di gas serra.
Le piogge acide
Un altro effetto dell’inquinamento
atmosferico è quello delle piogge
acide, causate da sostanze prodotte
dall’industria e dai rifiuti urbani, le
quali trasformandosi in acido
solforico e nitrico diventano
fortemente corrosive. Le acque
piovane di conseguenza provocano danni particolari sul patrimonio boschivo
distruggendo la clorofilla, le cellule vegetali e la scomparsa di varie forme di
vita.
Le foreste nel recente passato ricoprivano il 7% delle terre emerse, oggi la
maggior parte sono destinate a scopi agricoli e a centri abitati, riducendo lo
spazio (habitat) necessario alla sopravvivenza di molte specie viventi. Anche il
disboscamento indiscriminato è un’altra ferita arrecata all’ambiente. Norman
Meyers sostiene che la deforestazione è una catastrofe incombente: gli alberi
fonte di rinnovamento di ossigeno nell’atmosfera, costituiscono il principale
fattore del processo di fotosintesi clorofilliana.
In un futuro non molto lontano si ipotizza che 20 milioni di persone saranno
messe in fuga da questi stravolgimenti climatici e negli ultimi 100 anni la
temperatura del Pianeta è aumentata di 0,74 gradi Celsius e la causa principale
è costituita dall’attività umana che produce un impatto sul clima del 90%.
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Si prospetta che alla fine del secolo la Terra potrebbe vedere aumentare la
temperatura da 1,8 a 6,4 gradi, il doppio ai Poli, dalla cui catastrofica
liquefazione assisteremo al progressivo innalzamento degli oceani e dei mari.
Gli isolani dell’arcipelago di Tuvalu nel Pacifico, vittime di un destino da nuova
Atlantide contano i giorni: l’oceano sta per inghiottirli.
L’aumento della temperatura ha causato anche il distacco di un’isola di
ghiaccio, nota come Ayles Ice Shelf, che fronteggia l’isola canadese Ellesmere,
della dimensione di 66 kmq; le stesse terre dell’Australia del sud, una volta
fertili e verdi, per assenza di pioggia vanno incontro alla desertificazione. Tra
100 anni se il riscaldamento della Terra non si fermerà, con la siccità e il
sollevamento dei mari l’esodo delle popolazioni
arriverà a 200 milioni. L’Africa centrale morirà
giorno dopo giorno con il rinsecchirs del lago
Ciad e anche la Cina potrebbe essere
sommersa dal deserto dei Gobi.
Secondo il rapporto del WWF il riscaldamento
globale minaccia anche l’esistenza dei pinguini
in Antartide , i quali per lo
scioglimento dei ghiacciai e la
riduzione della banchisa sono
destinati all’estinzione. Per lo
stesso motivo al Polo Nord la
diminuzione dei ghiacciai sta
mettendo in pericolo l’esistenza
degli orsi polari.
Questa prospettiva apocalittica che non tutti accettano, mette in dubbio le
previsioni di alcuni ecologi. Julian Simon, dell’Università del Maryland, scrisse in
un suo articolo del 1986 che “ i dati di fatto disponibili non giustificano i livelli di
preoccupazione” per cui non confermano il presunto pericolo di un’estinzione di
massa.
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Questa affermazione lascia
perplessi e mette in dubbio la
stessa validità scientifica facendo
sospettare che alcune scoperte della scienza se non veritiere siano spesso
contraddittorie.
Un argomento di enorme interesse per lo sviluppo economico e sociale e la
ricerca di sempre maggior benessere è il consumo di energia.
Le risorse disponibili della natura rischiano di esaurirsi per il consumo sempre
più eccessivo e fa temere che queste non siano sufficienti per tutti nel
prossimo futuro.
Le forme di energia disponibili da parte dell’uomo si distinguono in energie
non rinnovabili ( petrolio, carbone e metano) destinate ad esaurirsi ed
energie rinnovabili (idrica, eolica , geotermica e solare) attualmente ancora
poco utilizzate. Una particolare forma di energia infine è quella nucleare.
L’energia nucleare pulita pur essendo molto
diffusa in altri Paesi, in Italia è molto
osteggiata per il rischio di incidenti dovuti alle
fughe radioattive nelle centrali nucleari. Inoltre
vi è il grosso inconveniente delle scorie
radioattive altamente inquinanti, una minaccia
continua per l’umanità.
Purtroppo il disastro di Chernobyl, nel 1986, in Ucraina, ha sconvolto la vita di
milioni di persone nei Paesi limitrofi con danni alla salute degli uomini ( tumori
e ambiente) bloccando in Italia l’uso e la costruzione di centrali nucleari, anche
se attualmente c’è un ripensamento per una eventuale adozione del nucleare
pulito. Un appello di scienziati esorta il Governo a sviluppare l’uso di energie
Quando non c'è energia non c'è colore, non c'è forma, non c'è vita.
Caravaggio
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rinnovabili in particolare quella solare.
Questa è presente in ogni luogo della
Terra. L’Austria e la Germania, che
hanno meno sole dell’Italia, hanno una
potenza fotovoltaica con una superficie
pro capite di pannelli solari termici
rispettivamente di venti e trenta volte
maggiore.
E’ importante sottolineare che in Italia dove l’unica risorsa energetica
ampiamente disponibile è proprio il sole, i politici e gli industriali non si sono
ancora accorti della grande opportunità che questa energia offre al nostro
Paese. In attesa di utilizzare la fonte di energia più conveniente è importante
che il risparmio energetico sia veramente attuato, mediante la riduzione di
consumo di petrolio, carbone e trasporto su gomma. Come si evince con
l’alta tecnologia la possibilità di distruggere e di modificare l’ambiente è
altissima e a causa della globalizzazione l’uomo si sta avviando verso soluzioni
impreviste. L’attuale disastro ecologico per la rapidità con cui oggi si sta
sviluppando rischia di diventare un fenomeno irreversibile.
Considerando i danni fatti al nostro Pianeta
di cui il responsabile è l’uomo, non
possiamo fare a meno di chiederci ma chi è
in verità quest’“uomo”?, ritenuto
responsabile delle sorti del mondo. E’
veramente frutto dell’evoluzione o è una creatura dalle origini misteriose a noi
sconosciute?
Io, abbreviazione di Dio.
Alessandro Morandotti
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Dovremmo preoccuparcene perché per quanto speciale è semplicemente un
“accidente della storia”, comparso sulla Terra in mezzo ad una straordinaria
biodiversità, con il diritto di fare quello che gli piace. Come tutte le altre specie
viventi siamo il prodotto di molti eventi casuali, che portarono a quella
straordinaria esplosione di forme di vita che ebbe luogo mezzo miliardo di anni fa.
Dalla comprensione di questo nuovo modo di pensare alla natura e a noi stessi
scaturisce un imperativo etico : il dovere del’uomo di proteggere tutte le specie
sulla Terra e pur essendo l’ unica creatura senziente è su un piano di parità e
non una specie privilegiata. Consapevole della sua vera natura e del suo
comportamento distruttivo nei confronti del’ambiente nel XXI° secolo l’uomo sta
andando incontro ad una crisi esistenziale. Ha la convinzione che più il suo
contatto con la natura si allontana, più la sua razionalità vacilla, nella speranza
che ritrovi la sua spiritualità e il suo equilibrio. Perché questa aspirazione si
possa realizzare è necessaria una rivoluzione culturale che coincida con una vera
presa di coscienza per il mantenimento di un giusto rapporto con la natura.
Se riuscirà in futuro a controllare i micidiali prodotti del suo ingegno, onde
evitare così una rapida e prematura
autodistruzione e se riuscirà a limitare i danni
ecologici, allora la specie - Homo Sapiens -
difficilmente potrà estinguersi: semmai potrebbe
abbandonare la Terra, sperimentando così
cammini evolutivi diversi.
Quali che siano i suoi discendenti, è
probabilmente solo questione di tempo prima che
essi possano espandersi nel cosmo. Tuttavia il
problema non è se la nostra specie, così com’è
oggi, sarà capace di vivere nello spazio bensì sapere se i nostri eredi saranno in
grado di farlo, da quanto abbiamo constatato finora è alquanto improbabile.
Nulla impedisce di credere che in futuro ciò che è stato ipotizzato potrebbe
diventare possibile e la scienza avvicinarsi sempre più alla fantascienza. Una
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delle questioni più interessanti riguardanti il futuro dell’uomo è se rimarremo per
sempre un’unica specie, l’attuale Homo Sapiens, o invece potremmo separarci
prima o poi, come è accaduto in passato dai nostri lontani antenati,
trasformandoci in modo naturale in più specie. Pur essendo l’uomo destinato
all’estinzione, il filosofo Leonard Boff riflette sulla retorica fatalistica della fine del
mondo: “ non è la prima volta che gli esseri umani si pongono la questione della
fine della loro specie. Tutte le volte che una cultura entra in crisi, nascono miti
sulla fine del mondo. Per gli antichi era immaginaria, non esisteva come processo
realmente possibile, come sostiene Darwin, per noi si tratta invece di un
processo reale perché abbiamo creato il principio dell’autodistruzione.”
Questa presa di coscienza non sarà forse sufficiente per salvare l’umanità, ma
almeno è un terreno dove far crescere un po’ di speranza. Lo scenario attuale è
una crisi per risolvere la quale è necessaria una responsabile cultura ecologica.
Perché questo si possa realizzare sono necessari governanti migliori e una
popolazione cosciente e preparata. Per concludere sarebbe importante sperare
che non finirà il mondo, ma che potrebbe finire questo mondo senza senso che
ama la guerra e la distruzione di massa.
“Si spera che si realizzi un mondo che ama la vita, desacralizza la violenza,
esercita la vera giustizia e ha pietà per tutti gli esseri viventi.
Tutto ciò che esiste merita di esistere, secondo Boff. Tutto ciò che vive merita di
vivere, specialmente noi gli esseri umani”.
Una civiltà tecnologica più avanzata di quella
attuale potrebbe infatti manipolare l’evoluzione
biologica sulla Terra, dando la possibilità
all’uomo di vivere nello spazio. D’altronde la
nostra specie è l’unica fra tutte le altre apparse
sulla Terra ad essere andata sulla luna. Inoltre
ispirandosi alla fantascienza altre imprese
potrebbero diventare realtà e richiedere un
tempo non tanto lungo per la nascita di nuove specie biologiche capaci di
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viaggiare e vivere in altri spazi del
cosmo a cui l’uomo ha sempre
anelato. E’ difficile immaginare cosa
avverrà all ’uomo, se non si
estinguerà nel XXI ° secolo e , a
maggior ragione, nei secoli e nei
millenni successivi. Ma difficilmente
l’Homo Sapiens rimarrà a lungo come
è oggi.
Se invece per ipotesi andasse nello spazio subito dopo verrebbe preso da una
insopportabile nostalgia per ciò di cui stupidamente si è privato. Il fantasma dei
suoi ricordi farebbe di tutto per farlo tornare in cresta ad un’onda cosmica nella
sua amata Terra. La quale invece di emettere un enorme sospiro biologico,
malgrado la malefatte ecologiche forse sentirebbe anch’essa la sua mancanza e
l’eco della sua umanità.
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BIBLIOGRAFIA
David M.RAUP - L'estinzione (1991 - Piccola Biblioteca Einaudi)
Desmond MORRIS - La scimmia nuda ( Tascabili Bompiani - 2007)
Giorgio MANZI - L'evoluzione umana ( Il Mulino 2007)
Charles DARWIN - L'origine della specie ( Universale scientifica
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Jonathan MARKS - Che cosa significa essere scimpanzé al 98 %
(Feltrinelli – 2003)
Alan WEISMAN - Il mondo senza di noi ( Einaudi 2007)
R. LAKEY R. LEWIN - La sesta estinzione ( Bollati Boruinghieri – 1998)
Steve OLSON - Mappe della storia dell'uomo (Einaudi Le Scienze
2008)
C. ARNAU R. CARBO' - Le origini della vita ( Istituto Geografico De Agostini
1976)
FOCUS - La scuola delle api ( 2008)
Hans KUNG - L'inizio di tutte le cose ( Rizzoli – 2006)
La Stampa - L'homo sapiens non era solo (2006)
- Il Mediterraneo sarà una palude ( 2007)
- Svegliatevi, c'è il solare termico (2008)
- Tutto Scienze ( 2008)
- Lo dice Darwin : diventeremo dei (2007)
- Il pianeta è bollito ( 2007)
- Ecco l'inferno che verrà : è colpa nostra (2007)
- Australia, la grande sete (2007)
- Addio ai ghiacci più belli del mondo ( 2008)
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