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Possibili significati del termine
• Organizzazione come stato/struttura/ sistema
organizzativo
• Organizzazione come soggetto collettivo
(l’attore organizzativo/organismo sociale)
• Organizzazione come processo/azione
organizzatrice
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 3
Le teorie classiche: organizzazione e razionalità
(M. Weber, F. W. Taylor, H. Mintzberg)
�La razionalità è l’elemento fondante delleorganizzazioni, che sono «strumenti disegnatiallo scopo di raggiungere fini determinati»
�Weber e il modello burocratico � la strutturaorganizzativa (gerarchia, compiti/ mansioni,vincoli, rigidità)
�Mintzberg propone successivamente unadistinzione tra burocrazia meccanica eburocrazia professionale
�Taylor scompone il processo produttivo insingole azioni, per ciascuna delle quali individuala one best way
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 4
Organizzazione come luogo di relazioni (E. Mayo, C. Barnard, H. Simon, M.
Crozier)
• Mayo (W.E.C.) � dimensione relazionaledell’individuo e insufficienza di unamotivazione solo economica al lavoro
• Barnard � «la parabola del masso» e lacooperazione all’interno delle organizzazioni,che va ottenuta attraverso il consenso
• Simon � occorre partire dalle scelte che isoggetti compiono nelle organizzazioni
• Crozier � «l’uomo non è soltanto un braccio enon è soltanto un cuore. L’uomo è una mente,un progetto, una libertà»
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 5
Organizzazioni in relazione con l’ambiente (L. von Bertalanffy, P. Selznick, J.
Meyer e B. Rowan)
• von Bertalanffy � l’organizzazione è unsistema aperto � relazioni all’interno eall’esterno del sistema
• Selznick � l’organizzazione si trova inserita inun ambiente che esercita su di essa dellepressioni e la costringe a continuiadattamenti
• Meyer e Rowan approfondiscono il fenomenodell’isomorfismo organizzativo
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 6
Organizzazione tra soggettività, culture organizzative e produzione di
senso (E. Schein, K. Weick)
• Schein e la cultura organizzativa («insiemecoerente di assunti fondamentali che un gruppoha inventato, scoperto o sviluppato affrontandoi propri problemi di adattamento»)
• Weick � per conoscere l’organizzazioneoccorre studiare i processi attraverso i quali idiversi soggetti attribuiscono sensoall’esperienza � l’organizzazione esiste ma nonha un senso di per sé, ma solo in quantociascuno glielo attribuisce
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 7
Il rapporto tra servizio sociale e organizzazioni …
�La professionalizzazione del ServizioSociale nasce da un lato dallo sforzo dirazionalizzazione delle CharityOrganization Societies (C.O.S.) e dall’altrodal movimento dei Settlements e, almenoin Italia, si sviluppa in maggior parteall’interno di organizzazioni
�Gli AASS «sono posti a custodia dei puntidi entrata del sistema dei servizi (…) conuna funzione di raccordo tra il sistemaistituzionale nel suo complesso e lapersona in carne e ossa che formula la
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 9
Un rapporto dinamico e biunivoco …
L’organizzazione• Il mandato istituzionalevincolo e risorsa
• Esigenze di previsione, programmazione, standardizzazione
• Risorse finanziarie, strumentali, umane
L’assistente sociale• L’AS come «agente riflessivo»
• Esigenze di personalizzazione �creatività
• Risorse professionali, di competenza specifica e trasversale
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 10
Cosa dice il codice deontologico
Titolo VI: RESPONSABILITÀ DELL’ASSISTENTE SOCIALE NEI CONFRONTI
DELL’ORGANIZZAZIONE DI LAVORO (1):�Rispetto del profilo e dell’autonomia professionale,
garanzia del rispetto di segreto professionale e segreto diufficio
�Contribuire al miglioramento di politica e proceduredell’organizzazione di lavoro, ad efficacia, efficienza,economicità e qualità di interventi e prestazioniprofessionali, nonché ad azioni di pianificazione eprogrammazione
�Si adopera per promuovere e valorizzare esperienze emodelli innovativi di intervento, valorizzando altresìl'immagine del servizio sociale, sia all'interno cheall'esterno dell'organizzazione.
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 11
Cosa dice il codice deontologico
Titolo VI: RESPONSABILITÀ DELL’ASSISTENTE SOCIALE NEI CONFRONTI DELL’ORGANIZZAZIONE DI LAVORO (2):
�Il rapporto gerarchico funzionale tra colleghirisponde a due livelli di responsabilità: verso laprofessione e verso l’organizzazione e deveessere improntato al rispetto reciproco e dellespecifiche funzioni. Nel caso in cui non esistaun ordine funzionale gerarchico dellaprofessione, l’assistente sociale risponde airesponsabili dell’organizzazione di lavoro pergli aspetti amministrativi, salvaguardando lasua autonomia tecnica e di giudizio
�L’assistente sociale deve richiedereopportunità di aggiornamento e di formazionee adoperarsi affinché si sviluppi la supervisione
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l’attività organizzativaINPUT
(nuova domanda/nuova risorsa)
�Attività programmatoria e pianificatoria
�Gestione del bilancio
�Creazione/modifica di unità organizzative
�Divisione del lavoro tra gli operatori
�Stesura di regolamenti/procedure
�Reperimento di locali/attrezzature
�Documentazione/gestione del sistemainformativo
�Predisposizione di atti e provvedimenti
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 13
I presupposti normativi
• Costituzione, art. 38
• D.P.R. 616/77
• L. 142/90 � D. Lgs. 267/00
• L. 241/90
• L. 328/00C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 20
Principali competenze a carico dei ServiziSociali degli enti locali
�Famiglia
�Minori
�Adulti in situazione di disagio sociale
�Anziani
�Persone diversamente abili
�A.I.D.S.
�Immigrati e Nomadi
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Modelli organizzativi nei Servizi Sociali negli enti locali: la suddivisione in aree
• Suddivisione del territorio in sub-areeterritoriali, all’interno di ciascuna delle qualici si occupa di tutte le funzioni del ServizioSociale
• Suddivisione degli operatori in areefunzionali– minori
– adulti
– disabili
– anziani
– Inclusione sociale/contrasto alla povertàC. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 22
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 23
Il Segretariato Sociale è la porta
attraverso la quale:
Il cittadino
entra nella
Amministra-
zione
• L’Amministra-zioneaccoglie il cittadino esi presenta
• esce per andare a conoscere il territorio
Il Segretariato Sociale costituisce il luogo della prima accoglienza, ma è parte di un
processo più ampio:
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 24
Segretariato
Informazione/consulenza
Presa in carico
Accoglimento domande
Assegnazione A.S.
Appuntamento A.S.
Invio ad altri Uffici o Servizi
Invio codificato
Accompagnamento per soggetti fragili
Sociale
Cittadino
I presupposti normativi
� Costituzione, art. 32 � la salute come “diritto dell’individuo ed interesse della collettività”
� L. 833/78 � nascita del Servizio Sanitario Nazionale e costituzione delle U.S.L.
� DD. Lgs. 502/92 e 517/93 � inizia il processo di aziendalizzazione (A.S.L. ed Aziende Ospedaliere)
� D. Lgs. 229/99 � nuovo impulso ai distretti ed all’integrazione socio-sanitaria – Atti Aziendali
� L. Cost. 3/2001 � modifica dell’art. 117, con l’attribuzione “concorrente” – allo Stato ed alle Regioni - di competenza legislativa in materia di tutela della salute
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 26
Le A.S.L. nella Regione Lazio
Sono in totale 12, così suddivise:
• 5 per Roma + Fiumicino
• 3 per la Provincia di Roma
• 1 per ognuna delle altre 4 Province
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 27
Le Aziende Ospedaliere nella Regione Lazio
• Policlinico Universitario Tor Vergata
• Policlinico Umberto I
• S. Andrea
• S. Camillo-Forlanini
• S. Filippo Neri
• S. Giovanni-Addolorata
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 28
L’organizzazione interna delle A.S.L.
È definita, per ciascuna A.S.L, dall’Atto Aziendale, emanato dal Direttore Generale
sulla base di linee-guida definite dalla Regione (Del. G.R. n. 139/07)
Possono dunque esservi differenze di organizzazione, tra una A.S.L. e l’altra.
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 29
d
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 30
L’organizzazione: linee essenziali
Direzione Generale
distretto
distretto
distretto
distretto
distretto
D i p a r t i m e n t o ospedale
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 31
I Dipartimenti (1)
Dipartimento di Salute Mentale
C.T.
C.D. C.S.M. S.P.D.C.
C.A./C.F.
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 32
I Dipartimenti (2)
Dipartimento Materno Infantile
M.P.E.E.
Consultorio familiare
T.S.M.R.E.E./U.O.N.P.I.
Reparti ospedalieri
Il Distretto
È l’articolazione operativa territoriale dell’AziendaUnità Sanitaria Locale. Nel Lazio, ogni A.S.L. èsuddivisa territorialmente in 4/6 distretti, per untotale di 55 distretti nella Regione:
• Nel Comune di Roma, i distretti sino al 2013corrispondevano territorialmente ai Municipi;attualmente siamo in fase di riorganizzazione
• Il Comune di Fiumicino coincide con un distretto;
• Nel resto della Regione, un distretto coincide con ilterritorio di un numero di Comuni che varia tra 2 edoltre 20.
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 33
Il Distretto: le attività ed i servizi
• (salute della donna e dell’età evolutiva);
• (tutela della salute mentale e riabilitazione dell’età evolutiva);
• riabilitazione e presa in carico dei disabili adulti;
• assistenza domiciliare integrata;
• dipendenze;
• medicina legale;
• (…)
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 35
CONSULTORIO
T.S.M.R.E.E./U.O.N.P.I.
U.O. DIS. ADULTI …
C.A.D.
SER.T.
INV.CIVILI
Comprende realtà diverse …
• cooperative sociali
• associazioni di volontariato
• associazioni di promozione sociale
• fondazioni, ecc.
con un comune denominatore:
la finalità sociale e l’assenza di fini di lucroC. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 38
1. Le cooperative sociali
Le normative di riferimento:
• L. 381/1991
• L. R. 24/1996
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 39
Le cooperative sociali
hanno lo scopo di perseguire l'interessegenerale della comunità alla promozioneumana e all'integrazione sociale deicittadini attraverso
• «A» � la gestione di servizi socio-sanitaried educativi
• «B» � lo svolgimento di attività diverse(agricole, industriali, commerciali o diservizi) finalizzate all'inserimentolavorativo di persone svantaggiate
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 40
Possibili forme di gestione dei servizi pubblici
• In economia
• Azienda speciale
• Esternalizzazione (Cooperative sociali; associazioni; …)
• Convenzione (più utilizzato in sanità, o in alcune forme di servizi educativi)
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 41
«Che cosa» si esternalizza nei servizi sociali?
• Progetti a favore di minori e famiglie (fondi L. 285/97)
• Progetti da fondi L. 328/00
• Servizi/Liveas
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 42
L’esternalizzazione: punti di forza
• Creatività
• Flessibilità
• Possibilità di rispondere ai nuovi bisogni
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 43
L’esternalizzazione: criticità/rischi
• Rischi di isomorfismo organizzativo
• Precarietà/precariato
• Affidare servizi o acquistare operatori?
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 44
Il servizio sociale nell’esternalizzazione nel Lazio
Organizzazione Datore di lavoroLuogo di lavoro
effettivo
Comune/Municipio
28,1% 35,2%
Tot. Enti locali 33,0% 40,1%
A.S.L. 31,7% 32,4%
Tot. SSR 35,9% 36,6%
Cooperativa sociale
15,5% 8,4%
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 45
Potere e autorità
Nei confronti del potere possiamo osservarein generale un atteggiamento ambivalente:
NEGATIVO POSITIVO
«il potere «il potere
corrompe logora
chi ce l’ha» chi non ce l’ha»C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 48
Alcune definizioni …
� Dahl: «la capacità di A di far farequalcosa a B che B non avrebbe fattosenza l’intervento di A»
� Weber parla di 3 tipi puri di potere:� potere razionale, basato sul diritto di comando di
coloro che sono chiamati a esercitare il potere
� potere tradizionale, basato sulla legittimità tradizionaledi chi è chiamato a rivestire un’autorità
� potere carismatico, basato sulle capacità, la forza o ilvalore di una persona, e degli ordinamenti da essacreati
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 49
Quando l’a. s. è chiamato ad esercitare potere?
In ogni rapporto di tipo asimmetrico, e
dunque:
�nel processo di aiuto
�nel lavoro sul e con il territorio
�all’interno dell’organizzazioneC. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 50
I ruoli degli assistenti sociali nelle diverse organizzazioni
ruolo ricoperto Comu-ne
Totale
enti
locali
ASL Totale SSRMini-
steri
Coop.
sociale
Totale
intervi-
stati
ruolo direttivo 6,0 % 5,5 % 2,2 % 1,9 % 33,3 % 0 % 7,0 %
ruolo di coordinam.
con personale
assegnato
22,0 % 22,2 % 23,9 % 23,1 % 44,4 % 58,3 % 24,6 %
ruolo di
programmazione/
progettazione
16,0 % 16,7 % 13,0 % 11,5 % 0 % 8,3 % 11,3 %
assistente sociale
territoriale80,0 % 81,5 % 78,3 % 69,2 % 22,2 % 50,0 % 63,4 %
assistente sociale
presso struttura 0 % 0 % 10,9 % 19,2 % 0 % 8,3 % 13,4 %
altro ruolo 10,0 % 9,3 % 2,2 % 1,9 % 11,1 % 0 % 6,3 %C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 51
NEOLIBERISMO E POLITICHE SOCIALI (S. Fargion, Il servizio sociale)
ELEMENTI CHIAVE:
�Individualismo metodologico � i fenomenisociali possono essere ricondotti agli individuiche compongono il tessuto sociale
�Razionalità � gli individui sono attori socialiche perseguono in modo razionale i propriinteressi attraverso il calcolo costi/benefici
�Supremazia del libero mercato per laproduzione del massimo benessere
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 53
MANAGERIALISMO E SERVIZI SOCIALI … ALCUNI NODI CRITICI (1)
Da utenti a clienti, in nome del diritto
di scelta
«l’enfasi sulla libertà di sceltadipinge un consumatoresolitario che dispone di tempo,denaro e informazionisufficienti per stabilire leproprie scelte, un consumatoreraro per i servizi sociali. Restada chiedersi cosa succede dichi non ha questi strumenti»
(Crestani, cit. in Fargion)
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 54
MANAGERIALISMO E SERVIZI SOCIALI … ALCUNI NODI CRITICI (2)
Pluralità di offerte, welfare
mix e competizione tra soggetti che producono servizi
� Reti e cooperazione trasoggetti?
� Come avviene laselezione tra i soggettiper l’aggiudicazione deiservizi (al minimocosto? A chi sa«vendersi» meglio?)
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 55
MANAGERIALISMO E SERVIZI SOCIALI … ALCUNI NODI CRITICI (3)
dal welfare
al workfare
Attivazione
aiutare a ritrovare un filo nellapropria esistenza, magarianche attraverso un lavoro
O
ricatto senza rete?
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 56
MANAGERIALISMO E SERVIZI SOCIALI … ALCUNI NODI CRITICI (4)
empowerment
Processo di emancipazione diindividui e gruppi … creazionedi consapevolezza dei propridiritti
o
scaricare la decisione sullepersone («… non chiedere ame, sta a te adesso decidere!»)
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 57
MANAGERIALISMO E SERVIZI SOCIALI … ALCUNI NODI CRITICI (5)
domiciliarità e
deistituziona-lizzazione
Processo di ri-umanizzazione infavore di persone con disagiomentale, anziani, disabili
o
scaricare il peso sulle famiglie,in ossequio al risparmio?
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 58
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/1661
Piano nazionaleArt.18 L.328/00
● rispetto dei livelli essenziali previsti dall’articolo 22
● le priorità di intervento
● le modalità di attuazione del sistema integrato
● verifica dei livelli di integrazione sociale effettivamenteassicurati
● disciplina del concorso al costo dei servizi sociali da partedegli utenti
● i finanziamenti relativi a ciascun anno di vigenza del Piano
● gli indirizzi per la predisposizione di programmi di tutela equalità della vita rivolti ai minori, ai giovani e agli anziani
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 62
Piano di zona
Art.19 L. 328/00
● gli obiettivi strategici, priorità di intervento,strumenti e i mezzi per la realizzazione;
● le modalità organizzative dei servizi, le risorsefinanziarie, strutturali e professionali;
● le modalità per la collaborazione con i soggettidella solidarietà sociale;
● stimolare solidarietà, auto-aiuto,responsabilizzare i cittadini nellaprogrammazione e nella verifica dei servizi;
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 63
Novità del Piano di zona
● La funzione di governo vede cooperare ilsoggetto pubblico con il privato sociale etutta la comunità
● Partecipazione degli attori territoriali allepolitiche sociali
● Aggregazione dei comuni
● Impiego di nuove risorse
l’interazione tra ambito politico e tecnico …
Coordinamento politico di ambito distrettuale
(Conferenza dei Sindaci … Accordi di programma … Comune capofila)
Coordinamento tecnico
(Responsabili … operatori …)
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 65
Ufficio di Piano
l’Ufficio di Piano secondo la D.G.R. 202/2011
“L’atto istitutivo dell’Ufficio di Piano deveindividuare la struttura organizzativa, le finalità,la sede operativa, le risorse economiche ed ilpersonale necessario al suo funzionamento.
L’Ufficio di Piano è costituito da:
• un coordinatore;
• uno staff tecnico-progettuale;
• una struttura amministrativa.”
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16
66
l’Ufficio di Piano: le professionalità
Sociologi
C. T
illi –Metodi 2
-A.A. 2
015/16
67
Coordinatore/ Responsabile
Assistenti sociali
Psicologi
AmministrativiAltri
Politici …
Gli uffici di Piano nella regione Lazio: alcune particolarità
IL COORDINATORE/ RESPONSABILE …
• Nei Municipi romani è costituito da un Assistente sociale in circa i 2/3 dei territori
• Nei distretti delle 4 province è costituito, in circa metà dei territori, da una figura amministrativa, e solo in ¼ dei casi da un assistente sociale
I PROFESSIONISTI PRESENTI …
• A Roma, AA.SS. presenti praticamente in tutti i Municipi
• Nei distretti provinciali, in circa ¼ dei territori non è presente l’AS
• Forte presenza in generale di amministrativi
• Alcuni UdPmonoprofessionali
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 68
1^ fase: chi siede al tavolo?
C. Tilli – Metodi 2 - A.A.
2015/16 70
Ente/i locale/i
Servizi ASL
Scuole
Provincia
Cooperative sociali
Volontariato
Cittadini associati e singoli
Sindacati
Aziende, commercianti,
artigiani
…
nodi critici …
• Tensione tra spinte partecipative epossibili chiusure
• “Cultura della partecipazione” (neipolitici, nei tecnici, nei cittadini)
La governance è il frutto di un cammino arduo e faticoso, in cui
occorre capacità di mettersi in discussione come professionisti,
servizi, associazioniC. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 71
2^ fase: dalla lettura della domanda all’analisi dei bisogni
L’analisi dei bisogni è un’operazione complessa,che deve tener conto di diversi fattori:
• Le CARATTERISTICHE SOCIO-DEMOGRAFICHE della popolazione delterritorio
• La DOMANDA SOCIALE che afferisce aiservizi del territorio (in primis, il serviziosociale, ma anche i servizi sanitari,educativi, …)
• I BISOGNI portati in evidenza dalleC. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 72
Strumenti per l’analisi della domanda:
• Sistemi informativi/banche dati di servizi sociali, sanitari, educativi … (quantitativi)
• Ricerche apposite
• Conoscenze a carattere empirico/ relazionale (qualitativi)
• Questionari ed altri strumenti di valutazione (quali/quantitativi)
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/1673
… per passare dall’analisi della domanda alla lettura del bisogno …
… occorrerebbe intervistare “l’utente che nonc’è” (F. Folgheraiter) � intercettare i bisogni dicoloro che, pur avendone, non arrivano aiservizi, perché non ne conoscono la strada, enon hanno nessuno che li accompagni …
MA ALMENO …
“ascoltare” la voce del territorio …
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 74
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 75
Dare voce e rappresentanza aicittadini singoli ed associati, ed alterzo settore, e favorirne lapartecipazione
3^ fase: l’analisi dell’offerta esistente
• Servizi sociali …
• Servizi sanitari …
• Servizi educativo/formativi …
• Servizi a carattere sportivo …
• …C. Tilli – Metodi 2 - A.A.
2015/1676
4^ fase: la progettazione e l’individuazione delle priorità del sistema integrato
Questa fase si compone di 2 aspetti:
• Le scelte strategiche e le priorità � compito acarattere prevalentemente politico, che peròpuò avvalersi della competenza tecnica chepone in rapporto bisogni e risorse;
• La fase di progettazione � compito a caratteretecnico, che può/dovrebbe essere realizzato informa partecipata attraverso i “tavoli”
C. Tilli – Metodi 2 - A.A.
2015/16
77
a. Le scelte strategiche e di priorità
� In periodi come quello attuale, stretto nellamorsa della scarsità di risorse, è questo uno deipassaggi più delicati dell’elaborazione del Piano
�Si tratta di decidere a quali ambiti e per qualibisogni verranno destinate le (poche) risorsefinanziarie
C. Tilli – Metodi 2 - A.A.
2015/1678
b. La progettazione
Deve rispondere ad alcune domande:
• Quali progetti e/o servizi occorre mantenerecosì come sono attualmente?
• Quali occorre modificare perché non hannoottenuto gli scopi prefissati o perché i bisognisono cambiati?
• Quali nuove piste occorre aprire per venireincontri ai bisogni emergenti?
C. Tilli – Metodi 2 - A.A.
2015/1679
5^ fase: la stesura del Piano
• Ufficio di Piano
• Organismo esterno appositamente incaricato
• Ufficio di Piano con altri componenti (A.S.L.,Scuole, Terzo Settore, …)
• Politici …
C. Tilli – Metodi 2 - A.A.
2015/1680
6^ fase: l’approvazione del Piano
�Il Piano di Zona è l’atto politico per eccellenza, edeve dunque essere approvato dall’organodecisore – ovvero dal Consiglio(Comunale/Municipale)
�Lì dove sono presenti più Comuni, è necessarioche il Piano venga approvato da TUTTI
�Importanza della CONDIVISIONE/NEGOZIAZIONE preventiva
C. Tilli – Metodi 2 - A.A.
2015/16 81
d. PUNTI DI FORZA E CRITICITÀ DEI PIANI DI ZONA IN UNA RECENTE RICERCA NAZIONALE
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 82
La ricerca:
• Realizzata dall’ISFOL nella primavera del 2013per monitorare i Piani di Zona
• Metodologia CAWI (questionariosomministrato per via telematica)
• Hanno risposto 447 Ambiti Territoriali sui 634presenti nel territorio nazionale
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 83
Le principali criticità nell’attività di pianificazione e gestione:
Criticità evidenziate Frequenze sul totale dei rispondenti
Difficoltà organizzative e personale insufficiente
73%
Farraginosità e complessità delle procedure 70%
Poco tempo a disposizione 65%
Difficoltà a dare attuazione a quanto programmato
53%
Insufficiente cultura della pianificazione sociale
49%
Indisponibilità dei dati necessari per una buona pianificazione
45%
Fonte: ISFOL 2013
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 84
i principali effetti dell’attività di pianificazione:
Effetto Effetto principale
2°effetto
3°effetto
Ha contribuito a costruire una visione comune sul problema
33,9% 20,4% 12,0%
Ha determinato la costruzione di un linguaggio comune
20,9% 20,1% 8,0%
Ha migliorato la collaborazione tra partner
11,6% 14,7% 21,1%
Ha reso più efficaci le procedure e le prassi
10,1% 9,3% 17,1%
Fonte: ISFOL 2013
C. Tilli – Metodi 2 - A.A. 2015/16 85
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