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Introduzione al volume Laterza, 97
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5/12/2018 Paolo Rossi, Introduzione a la nascita della scienza moderna in Europa - slidepdf.com
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Premessa
Scienza europea
on c'è, in Europa, un "luogo di nascita" di quellacomplicata realtà storica che chiamiamo og$ scien-
zn moderna. Quel luogo è I'intera Europa. Vale la pena diricordare anche le cose che tutti sanno: che Copernicoera polacco, Bacone, Harvey e Newton inglesi, Cartesio,Fermat e Pascal francesi, Tycho Brahe danese, Paracelso,
Kc'plero e Leibniz tedeschi, Huygens olandese, Galilei,îrrricelli e Malpighi italiani. Il discorso di ciascuno diquesti personaggi fu legato a quello degli altri, in unarealtà artificiale o ideale, priva di frontiere, in una Re-ptrbblica della Scienza che si costnrì faticosamente uneuo spazio in situazioni sociali e politiche sempre difEci-li, spesso drammatiche, talora tragiche.
La scienza moderna non è nata nella quiete dei cam-pu.r o nelllatmosfera un po' artificiale dei laboratori di ri-c.erca attorno ai quali, ma non d,entro i quali (come awe-niva da secoli e ancora awiene nei conventi) sembra scor-rere il fiume sanguinoso e melmoso della storia. Per unaretnplice ragione: perché quelle istituzioni (per quanto
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PREMESSA
concerne quel sapere che chiamiamo "scientifico") nonerano ancora nate e perché per il lavoro dei "filosofi na-
turali' non erano ancora state costruite quelle torri d,'a-
u orio tanto fruttuosame n te utilizzate e tanto in giustamen-te vituperate nel corso del nostro secolo'
Ao!h. se quasi tutti gli scie ostuffià, sono pochi i nomi di scien i
r intero o Prevalentementeul
centro rtett, rlcer La scienza moderna nac-
que al di fuori delle università, spesso in polemica conesse e si trasformò, nel corso del Seicento e più ancoranei due secoli successivi, in una attività sociale organiz-zatain grado di darsi sue proprie istituzioni.
Nei libri dedicati alla fisica o all'astronomia o alla chi-mica, in genere non traspare molto delle vicende, spesso
tumultuose, che ne accompagnarono la stesura. Ma è op-portuno che il lettore di questo libro (che tîatta di idee,di teorie e di esperimenti e che alla natrazione di quellevicende concede di necessità molto poco), quando pen-sa al tempo in cui vissero i cosiddetti "padri fondatori"della scienza moderna, non si faccia venire alla mentesolo la musica di Monteverdi e di Bach, il teatro di Cor-neille e di Molière, la pittura di Caravaggio e di Rem-
brandt, I'architettura di Borromini e la poesia di Milton,ma tenga presente almeno un punto. Che l'Europa chevisse un oeriodo decisivo della sua difficile e drammatiqa
ffiiéiTe ntossessaÀ-ta inni?h e seParano ll D e rea o lu-
ffiersa(anffialdaili
cr e concesso cll uvere.ffii Leonberg, in svevia, nel corso del-l'inverno del 1615-16 vennero bruciate sei streghe. In un
paesotto vicino, Weil (oggi Weil der Stadt), la cui Popo-lazione non superava le duecento famiglie, fra il 1615 e
PREMESSA
il 1629, ne verranno bruciate trentotto. Una vecchia unlr()' pettegola e strana, di nome Katharine, che viveva a
l,t:onberg, venne accusata dalla moglie di un vetraio di:rvr:r fatto ammalare una vicina con una pozione magica,
rli aver gettato il malocchio sui figli di un sarto e di aver-li firtti morire, di aver trafficato con un becchino per pro-lur:rrsi il cranio di suo padre che voleva regalare comecirlice a uno dei suoi figli, astrologo e dedito alla magiarrt'r'a. IJna bambina di dodici anni che portava dei mat-lorri a cuocere al forno, incontrò per la strada quella vec-llria e provò al braccio un terribile dolore che le tenneil lrrzrccio e le dita come parahzzati per alcuni giorni. Nonp('l' caso lombaggine e torcicollo vengono ancora oggir'lriirmati in Germania Hexenschzss, in Danimarca lIekse-
shutl, e, in Italia, colpo della strega. Quella vecchia, che ave-vir lrllora settantatré anni, venne accusata di stregoneria,lir tr:nuta per mesi in catene, fu chiamata a discolparsi da.11) r:api di accusa, fu sottoposta alla territio, owero all'in-lerrogatorio con minaccia di tortura di fronte al boia e
lrl sr:guito di una accurata descrizione dei molti strumenti,r rlisposizione del medesimo. Dopo più di un anno di;rrigione, venne finalmente assolta il 4 ottobre del 1621,ir sr:i anni di distanza dalle prime accuse. Non le fu pos-silrilr: tornare a vivere a Leonberg perché sarebbe stata
lirr<'i:rta dalla popolaz\one (Caspar, 1962: 249-65).
rKe
v;r lolrannes Kepler, il quale si era_@
-iTrrcnte nella sua-c[[ggl e che, negli anni del processo,
come è scritto nel quarto ca-
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PREMESSA
to che quella stessa armonia non regnava sulla terra' Nelsesto capitolo del libro dedicato ai suoni prodotti dai Pja-neti scriveva che, essendo le note prodotte dallaterta Mi-Fa-Mi, se ne poteva concludere che sulla terra regnavano
lz Misena.lu F^n . Aveva terminato la stesura del testotre mesi dopo che era morta la figlia Katharine'In quel mondo ci sono poche biografie di scienziati
quietaàente dediti alla ricerca. Non imqorya-qensare al
rogo di Giordano Bruno o alla tragedia di Galilei' Basta,
pei rendersene conto, leggere la Vie de monsieur Descartes
ài Adri.tt Baillet. L'Europa di quei decenni non vide so-
lo i processi alle streghe e I'opera dei tribunali dell'In'quisizione. Non pensiamo quasi mai al significato lettera-
lè deil'espressione Guerra dei Trent'anni. Quell'Europa
era attraversata in lungo e in largo da eserciti di merce-nari che si portavano dietro artigiani, cucinieri, prostilu-te,ragazzislappati di casa, venditori ambulanti e che si la-
sciava=no atle-spalle
ruberie, ribalderie, incendi, donne
violentate . .otrtudi.ti amrnazzati, raccolti distrutti, chie-
se profanate e villaggi saccheggiati' In quell'Europa, città.o*. Milano, Siviglia, Napoli, Londra videro dimezzatiiloro abitanti dalla Peste che ebbe i caratteri di una lun-ghissima e terrificànte, cronica epidemia' Le cose de-
Jcritte da Defoe per la peste di Londra e da Manzoni per
la peste di Milano si ripeterono più e più volte'
pffiva n4scgle lryp-
e una scienza esercitata in vista
he si e al ser-
cesco
il quale si riferiva agli Indiani canadesi e ai contadini del-I'dccidente - secondo la quale <un uomo non può fare
le. che tendeva a recontrasti, dalle misene
secondo
PREMESSA XIII
lrt
:r:l
,:
rrrrlla che un altro uomo non possa egualmente fare e
ciirscun uomo contiene in sé tutto ciò che gli è necessa-
rio per filosofare e per ragionare di tutte le cose" (Mer-rrìrìne, 1634: 135-36). QC-jnolUg qualcosa che accomu-rrir in modo forte i nisti della rivoluzione scienti-
îz st-a na-
Tfiiffii" dalla Nate Attractiae di Robert Norman, al No-
ru,rn Organum d\ Bacone, fino all'Astronomia Noua di Ke-
lrlt:ro e ai Discorsi intorno a due nuoue sc'ienze di Galilei.In quegli anni prende vita e rapidamente raggiunge
llr rriena maturità una forma di sa'oere che ha caratteri-
stir:he strutturalmente diverse dalle altre forme della cul-lr.rlioni e suoi propri specifici lingrr;rgSi. apesto sgrefellr'lLlgde .:lensaEggltenze' € .certedimostrazioni" €,
lr rlifferenza di quanto era awenuto nella tradizione, ri-llriccle che queste due complicate cose aadano insieme,
ri;rrro indissolubilmente legate I'ur\a all'altra. Ogni affer-rrnzione deve essere "pubblica", cioè legata al controllorlir parte di altri, deve essere presentata e dimostrata adlltri, discussa e soggetta a possibili confutazioni. In quel
nronclo ci sono persone che ammettono di aver sbaglia-Iu, rli non riuscire a dimostrare ciò che intendevano di-!!r()sl.rare, che debbono arrendersi alle evidenze che altriIr:rrrno addotto. E owio che ciò awiene molto di rado,r'lrc le resistenze al cambiamento sono (come in tutti igr rrppi umani) assai forti, ma lLfatto che si stabilisca fer-
nio idea-
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PREMESSA
Una rivoluzione e il suo Passato
gra
degli iùuministi o anche I'inizio del Discorso sullc sc'ienze e
sullc arti diJean-Jacques Rousseau per rendersi conto diircolasse con forza, oltre l@llantO CffCOlaSSe CoIl rorza' ulLlc rd lIrt:rr ttsr r\ LLLLLTTLvt
la definizione del Medioevo come erà 1ry' come unaA (ICIIIIIZIUIIC LICI 1YILUIUL VU LVIITV
I t ^"'*l
-
io, nessun <Passa-
to immaginarioo. Rimettono in discussione anche i ten-
tativi che gli uomini fanno di collocare se stessi all'inter-no del proi..rto della storia. Quei mille anni di storia, nelcorso dei quali si verificarono non poche grandi rivolu-zioni intellèttuali e ai quali attribuiamo la generica eti-chetta di Med.ioevo sono stati minutamente esplorati, a
[o, un In quei secoli furono co-
,îíffi-innumerevoli e mirabili chiese e cattedrali e con-
venti e mulini a vento e furono arati i campi con l'aratropesante e fu inventatala staffa che cambiò la natura dei
àombattimenti e la politica europea trasformando I'im-maginato Centauro degli antichi nel Signore feudale(wbite{go7:49).G-glù nele quali gli uomini cominciarono a vive-
t"r i
scam osofia m"Sieuale 'è le-5iîà a-ontro di î-rudifrîi-dinerse: O.rella cristiana,
nere, caratteristiche negative. Ba-
PREMESSA
rltrclla bizantina, quslla eb@a, rylla a13b?u (De Libera,f011TEr quel màndo nacqueroT6ìfriiffiità e si affer-rrril, soprattutto, Chè si considera
secolo, come unllorno che esercita u ic6eè per-
iiirlo paragonabile agli altri cittadini, che ha il compi-to di trasr,nettere ed elahorare le arti "liberali" (Le Goff,
-
lf)l'r9:-73). Le università nacquero a Bologna, Parigi e( )xfbrd alla fine del XII secolo, si moltiplicarono nel cor-ro <lel secolo successivo, si diffusero in tutta Europa nel'l'r't:cento e nel Quattrocento. Le università diventano ilrroghi privilegiati di un sapere che si configura come de-grro di riconoscimento sociale, meritevole di un compen-i(,, un sapere che ha leggi proprie, che vengono minu-
zirrsirmente fissate(Le
Goff,1'977: 153-70)' L'yniversità-
ir rlillerenza delle scuole monastiche o cattedrali, era u4oa-
-
I0 rla un'autorlta <unlversale> (come rr rapa o r rmpera-nti di insegnare dovunque
(lircrr,tia ubique docend'i,) e gli spostamenti degli studentilorrtribuirono grandemente al costituirsi di una unitàtk'llir cultura latino-cristiana. "@llltirro com,e struryento di comuni questo
*
l,;.rli in centri dìitúZlio a carattere intgrnazionale entro Ieilrrirli gli uomini e Ie idee potevano circolare rapidamen-11'" (lìianchi, 1997: 27). ll cosiddetto metodo scolastico(lirrrclato sulla lecti,o,la quaest'io,la disputatio) lascerà nel-!a cttltura europea tracce incancellabili ed è verissimollrt' per intendere molti filosofi moderni, a cominciarerlu (l:rrtesio, è indispensabile risalire ai testi di quegli au-loli c:tre essi profondamente awersavano.
liulla filosofia e sulla scienza del Medioevo - oltre chesrr! lrrocesso dilaicizzazione della cultura, sulle condan-
rrr tr:ologiche di molte tesi filosofiche - si è lavorato mol-lirsirrro. In particolare, molti hanno sostenuto la tesi di
e
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una continuità forte frala scienza degli studiosi del Mer-ton College di Oxford (come Bradwardine) e dei "fisiciparigini" (come Nicola Oresme e Giovanni Buridano) e
la scienza di Galilei, Cartesio, Newton. Nella impossibi-lità di discutere interpretazioni come quelle di Pierre
Duhem (Duhem, 191458) o di Marshall Clagett (Clagett,
zione) una distinzione di' essenzafra corpi naturali e corpiartificiali.
La natura dei moderni viene interr in condi-I Arl.
PREMESSA XVI]
It: alla assoluta esattezza fu di osîacolo e non di giova-nrcnto alla creazione di una scienza matematica della na-
lrtra. Galilei inventava sistemi di misurazione sempre piùirr:{:urati, ma . I'attenzione dalla e idea-
qlgr-
PREMESSA
{
"Ilnt,'iones a uno studio effettivamente ouantitativo dei fe--
;
Ma le ragioni per le quali I'autore di questo libro hapirrlato e continua a parlare della:cienza moderna qomerti una rivoluzione intellettrrale sono owiamente affidateiron al breve elenco che precede, ma alle pagine che se-
Hil()no.
Di questo libro
I):r .facques Le Goff mi è stato affidato il compito (e loIro considerato dawero un grande onore) di scrivere unlilrrrr intitolato La nascita della scienza moderna in Europa.l):rgli editori europei interessati al libro mi sono stati im-
lrosli (come si usa fare e come era giusto e opPortuno fa-
re) dei limiti molto stretti: 85.000 parole owero 300 pa-girrt: di 1.800 battute. Li ho superati, ma non di molto.
ll puro e semplice elenco di coloro che noi (con una
lrirlola coniata nell'Ottocento) denominiamo scienziati e
llrt: sono vissuti frala nascita di Nicolò Copernico e lainorl.e di Newton e che potrebbero essere ritenuti degnirli rrrcnzione in un manuale di storia della scienza occrl-
1rt'r'r:trbe molte pagine. Se poi a questo elenco se ne ag-
girrrrgesse un altro contenente l'indicazione di un paiorlclk: loro opere principali la situazione potrebbe già ap-
;r:rrite drammatica.
vali al ofondimento dei problemi
critica dei moderni ila solo di
g[.!" quel sapere c'è posto p_.I l: Îgyt. del maestrolde^l discepolo, ma non per quella dell'inventore.
@ CU sàienziati moaàni - Gulil.i in primo luogo -oDerano con una "disinvoltura> e un <opportunismo me-
sono tutt6 sffiffiallà tradizio-ne medievale (
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1PREMESSA
XVIII PREMESSA
Ho pertanto rinunciato in parteîza a ogni parvenzadi completezza e ho anche (di conseguenza) rinunciatoa scrivere tn manuale di storia della scienza. Ho inoltrecompiuto alcune scelte delle quali credo sia opportunodare notizia al lettore per informarlo di quanto potrà tro-vare in questo libro e per chiarirgli il punto di vista cheha assunto I'autore.
I capitoli che compongono il libro hanno per oggettola nuova astronomia, le osservazioni compiute con il can-nocchiale e il microscopio, il principio di inerzia, gli espe-
rimenti sul vuoto, la c\rcolazione del sangue, le grandiconquiste del calcolo, ecc. ecc., ma accanto a questi argo-menti i vari capitoli sono anche volti a esPorre le grandi
valutazionnoscenza
problemi da risolvere entro la sterminata quantità d-i 9ro-irlcmi che si presentano aperti a un'indagine possibile'
Ciò che appare oggi saldamente codificato e come tale
tr'?lsmesso dai manuali di fisica o di biologia, ciò che ap-
pirre oggi owio e naturale è invece il risultato di scelte,
irpzioni, contrasti, alternative. Quelle alternative e quelles<:clte, prirnadella poi awenuta codificazione, erano reali(' non immaginarie. E ogni scelta comportò opzioni, dif-fìr:oltà, scarti, si configurò anche, a volte, in modo dram-rrrirtico.
Spero che alcune cose risultino chiaramente dal libro:clrc il continuismo è solo una mediocre filosofia della sto-
,i",storica non si scopronómài, nel passato, stadi monopara-,lifì-at
tiiìct eimmagini della scienza è stato semqre (come con-
lirrua a essere) @ che la scienza delScicento fu, insiéme e contemporaneamente, paracelsia-rrit, cartesiana, baconiaîa e leibniziana; che modelli nonurt:ccanicisti operarono con forza anclte in luoghi inso-
spt:ttabili; che I'emergere dei problemi e dei possibililiunpi di ricerca è saldamente legata a discussioni che
Itlnno a che fare con le filosofie e con le metafisiche; che
lir ligura dello scienziato ernerge in tempi e in modi diver;si rrèi singoli settori della ricerca dato che in alcuni casi(r:<lme nella matematica e nell'astronomia) ci si richiamalr tradizioni antichissime, in altri si cerca di far emergererlirl passato specifiche tradizioni a cui richiamarsi, in altri,rtt,'òra si insiste sul carattere nuovo o "alternativon della
1rropria attività conoscitiva e sperimentale.
Una cosa, apparentemente owia, gli storici debbonorli t:ontinuo ricordare ai loro lettori nonché ai letterati,fikrsofi e scienziati del loro tempo. Essa va continua-
nrcrìte ricordata perchéesiste in ogni essere umano (e
rlrrindi anche nei più raffinati filosofi e scienziati) una
del mondo, i tentativi di impiegare - anche relativamen-
-
'te al mffiifo umano - i modelli della f'Iosof'a meccanica,lanuova immagine di Dio come ingegnere o orologiaio, laintroduzione della dimensione del tempo nella conside-razione dei fatti naturali.
Per quanto riguarda il metodo, sono convinto che lespecifi che teaqc-che-co$rtu! scory@sZienza nón siano aîfatto il riflesso di determi con-o invece convinto - e tutto iliàvoro che ho fin qui svolto si è mosso in questa direzio-ne - che la stg@a abbia molto a c}i'e f^re con le irnmaglùaaU te dne essere) che sono presenti nella cultura' In molti ca-
si quelle im trascurabilesulla accettazione o sul successo delle teorie' Sulla base
di una determinata immagine della scienza vengono in-fatti spesso definite le frontiere della scienza, i criteri per
distinguere la scienza dalla magia o dalla metafisica o dal-la religione. Su quella base vengono soprattutto scelti i
I
I
II
I
idee e i grandilgnqj-ehs furono cenlrali nel corso di quel-
la "lvoluzior'"": il rifiuto della concezione sacerdotale
t'lot.q ftuon. k "1"-f
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I
PREMESSA
quasi invincibile tendenza a dimenticarla: tutti coloroche lavorarono, pensarono, formularono teorie ed effet-tuarono esperimenti nel periodo della nascitadella scien-za moderna vissero in un mondo assai diverso dal nostronel quale convivevano prospettive che ci sembrano oggiappartenere a mondi culturali fra loro del tutto inconci-
glio di creatr\4!à_nqAlglqalica. Newton è uno dei grandicreatori del calcolo infinitesimale, ma i suoi manoscrittialchemici comprendono più di un milione di parole (al-I'incirca dieci volumi uguali a quello che avete ora fra lemani). Gli scienziati del Seicento non sapevano né pote-vano sapere ciò che ora sappiamo: che l'alchimia sei-centesca
"eral'ultimo
fiore diuna pianta morente e la
matematica del Seicento il primo fiore di una robustapianta perenne> (Westfall, 1989: 27, 305).
Mi sernbra però indubbio che ciò che chiamiamo,.scienzao acquistò in quegli anni alcuni di quei fonda-mentali caratteri che ancora oggi conserva e che giusta-mente apparvero ai padri fondatori qualcosa di nuovonella storia del genere umano: un artefatto o un'impre-sa collettiva, capace di crescere su se medesima, volta aconoscere il mondo e a intervenire sul mondo. Quel-
l'impresa, che certo non è innocente, né mai si è rite-nuta tale, a differenza di quanto è awenuto per gli idea-li politici, le arti, le religioni, le filosofie, è diventataurrapotentissima forza unificatrice della storia del mondo.
Questo libro non è scritto per gli storici o i filosofi del-la scienza. E stato pensato e scritto per quei giovani cheiniziano un loro personale rapporto con la storia delleidee e con quei complicati, proliferanti, affascinanti og-getti che sono le scienze e la filosofia. Ma ho avuto so-
prattutto in mente quelle moltissime persone (fra le qua-li annovero molti e carissimi amici) che si sono dedicati a
PREMESSA
sludi *umanisticio, che pensano alla scienza come qual-r:osa di ,.aridoo, che la ritengono (in fondo al cuore) co-
nre scarsamente rilevante per la cultura e per la storia del-
lir cultura, che hanno della scienza e della sua storia quel-lu riduttiva immagine di comodo che tanti filosofi (anche
illustri) del nostro secolo hanno contribuito a taffotzare('a propagandare, che condividono, quasi sempre sen-za
s:tpérlo, i discorsi dei primi decenni del Novecento sulla
hu,ncarotta della scienza.Dato che le pagine che seguono rappresentano in
tlualche modo un tentativo di sintesi (anche di rifacimen-ro) di un lavoro su alcuni temi della rivoluzione scienti-
lìca che ho iniziato più di quarant'anni or sono, dovrei,st: mi inoltrassi sul sentiero dei ringraziamenti, esprimerelir mia gratitudine a un numero troppo grande di perso-
,r.,r u niolti amici e a molti giovani e ormai meno giovanisr:olari. Rinuncio a farlo e dedico questo libro alla miarlolce, risoluta, inattesa nipotina Giorgia che ha gli occhilt:lesti come quelli, per me incantevoli, della sua nonnaAndreina.
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PREMF,SSA
quasi invincibile tendenza a dimenticarla: tutti coloroche lavorarono, pensarono, formularono teorie ed effet-tuarono esperimenti nel periodo della nasc'itadella scien-za moderna vissero in un mondo assai diverso dal nostro
nel quale convivevano prospettive che ci sembrano oggiappartenere a mondi culturali fra loro del tutto inconci-liabili. Il strre alcglio di creatività matematicz. Newton è uno dei grandicreatori del calcolo infinitesimale, ma i suoi manoscrittialchemici comprendono più di un milione di parole (al-I'incirca dieci volumi uguali a quello che avete ora fra lemani). Gli scienziati del Seicento non sapevano né pote-vano sapere ciò che ora sappiamo: che I'alchimia sei-
centesca "era I'ultimo fiore di una pianta morente e lamatematica del Seicento il primo fiore di una robustapianta perenne> (Westfall, 1989: 27, 305).
Mi sernbra però indubbio che ciò che chiamiamo.scienzao acquistò in quegli anni alcuni di quei fonda-mentali caratteri che ancora oggi conserva e che giusta-mente apparvero ai padri fondatori qualcosa di nuovonella storia del genere umano: un artefatto o un'impre-sa collettiva, capace di crescere su se medesima, volta aconoscere il mondo e a intervenire sul mondo.
Quel-l'impresa, che certo non è innocente, né mai si è rite-nuta tale, a differenza di quanto è awenuto per gli idea-li politici, le arti, le religioni, le filosofie, è diventata unapotentissima forza unif,,catrice della storia del mondo.
Questo libro non è scritto per gli storici o i filosofi del-la scienza. E stato pensato e scritto per quei giovani cheiniziano un loro personale rapporto con la storia delleidee e con quei complicati, proliferanti, affascinanti og-
getti che sono le scienze e la filosofia. Ma ho avuto so-prattutto in mente quelle moltissime persone (fra le qua-li annovero molti e carissimi amici) che si sono dedicati a
j
I
I
PREMESSA
studi .umanisticio, che pensano alla scienza come qual-t:osa di .aridoo, che la ritengono (in fondo al cuore) co-
rne scarsamente rilevante per la cultura e per la storia del-lir cultura, che hanno della scienza e della sua storia quel-
la riduttiva immagine di comodo che tanti filosofi (ancheillustri) del nostro secolo hanno contribuito a rafforzare(ì a propagandare, che condividono, quasi sempre senza
sapérlo, i discorsi dei primi decenni del Novecento sullaIxtncarotta della scienza'
Dato che le pagine che seguono rappresentano inrlualche modo un tentativo di sintesi (anche di rifacimen-ril) di un lavoro su alcuni temi della rivoluzione scienti-
lica che ho iniziato più di quarant'anni or sono, dowei,st: mi inoltrassi sul sentiero dei ringraziamenti, esprimere
tir mia gratitudine a un numero troppo grande di perso-tr.,' u -blti amici e a molti giovani e ormai meno giovaniscolari. Rinuncio a farlo e dedico questo libro alla miarlolce, risoluta, inattesa nipotina Giorgia che ha gli occhir:clesti come quelli, per me incantevoli, della sua nonnaAndreina.
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