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3/11/2014 L'Arena Clic - CRONACA - Stampa Articolo

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L'ingresso di un ambulatoriomedico|Lorenzo Adami

sabato 01 novembre 2014 – CRONACA – Pagina 20

SANITÀ. Il governatore Zaia congela gli ambulatori aperti 24 ore su 24, i medici all'attacco

«Senza le cure primarieil sistema imploderà»Adami: «I letti negli ospedali sono stati tagliati, ora va potenziato il territorio, come promesso. Non si puòscaricare tutto sulle famiglie»

Più territorio, meno ospedale. L'impegno dei ministri e degliassessori alla sanità dell'ultimo decennio, che proprio sul travaso dinumeri dalle corsie agli ambulatori hanno messo a punto i Pianisociosanitari nazionale e regionali, rischia di diventare uno sterileproclama. A due anni (era il 18 ottobre 2011) dalla delibera con laquale il Veneto battezzava «le medicine di gruppo operative 24 oresu 24 sette giorni su sette» con l'impegno «a portare la sanità piùvicina alla gente» (testuali parole dell'assessore Luca Coletto) ilgovernatore Luca Zaia è costretto a congelare il progetto. «Perprocedere con l'attivazione delle previste 164 medicine di gruppo,in cui opereranno medici di medicina generale, infermieri especialisti, bisogna prima vedere cosa prevede la legge distabilità», ha dichiarato il presidente del Veneto, gelando il sangueai medici convenzionati con le Ulss.Pronta la reazione di Lorenzo Adami, segretario provinciale dellaFimmg: «Da anni gli amministratori del Veneto ci dicono chebisogna mettere a dieta gli ospedali, troppo costosi o troppo piccolie pericolosi, per investire di più sul territorio, potenziando le curedomiciliari, l'accessibilità agli studi dei medici di famiglia conoperatività di 12 ore, elevabili a 24 con l'integrazione con laGuardia medica; potenziare i servizi infermieristici per i malaticronici, gestire la cronicità (l'emergenza che nel prossimo futurorischia di bruciare e far implodere il Sistema), aprire gli ospedali diComunità e gli Hospice. Obiettivi precisi contenuti nel Pianosociosanitario approvato dal Consiglio regionale veneto».Aggiunge il dottor Adami: «La prima parte del programma, ossia lariduzione dei posti letto negli ospedali, è stata quasi completata,ma se viene a mancare la seconda, ossia il potenziamento delle lecure territoriali, si rischia il default della sanità veneta. Siripeterebbe quello che accadde sul versante psichiatrico con lalegge 180 ispirata da Basaglia: chiusi velocemente gli ospedalipsichiatrici, per anni i pazienti psichiatrici sono stati caricati sulle spalle delle sole famiglie, mandati allosbaraglio con sofferenze enormi e ingiustificate (i Centri di salute mentale sono partiti dopo un decennio)perché sul territorio gli amministratori del tempo non avevano costruito strutture di compensazione.Capisco le difficoltà della Regione», sottolinea Adami, «ma il governo non ha chiesto di tagliare sullaSanità e sui programmi in essere che riguardano il territorio. Se ciò avverrà in Veneto, la responsabilitàsarà tutta di Zaia, cui rivolgo l'invito a ripensare la strategia dei tagli, magari dilatando gli investimenti giàprevisti in 5 anni anzichè in 3, ma di mantenere le promesse fatte ai cittadini veneti. I medici di famigliasono disponibili ad incontrare i responsabili regionali e insieme ricercare una soluzione, per tutelare lasalute degli assistiti. La riforma delle cure primarie», conclude Adami, «non è un bisogno dei medici, ma

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della popolazione, soprattutto degli anziani e con pluripatologie».In sintonia la posizione della Fimmg del Veneto, che in una nota «esprime lo sconcerto dei medici, cheribadiscono l'importanza del progetto cure primarie per dare risposta concreta alla richiesta di salute e diassistenza sempre più pressante dei veneti». P.COL.

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