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Casa Editrice RI.MA.
Scuola primaria “G. Mallamaci”
Motta San Giovanni
Alunni classe III e classe V
Illustrato della lingua italiana per … ”ridare vita alla cultura
e alla lingua greca di Calabria”
2
PRESENTAZIONE
Il grecanicabolario della lingua italiana si rivolge agli alun-
ni della scuola primaria come noi.
E’ un lavoro unico ed originale, può essere consultato fa-
cilmente e le definizioni, molto soggettive, sono arricchite
da illustrazioni a colori.
Per realizzarlo abbiamo fatto un elenco di parole-chiave
attinenti alla lingua ed alla cultura dei greci di Calabria, le
abbiamo divise in sillabe e ognuno di noi ha scritto la defi-
nizione secondo il proprio punto di vista. Le nostre mae-
stre poi, le hanno lette e hanno scritto una sola definizio-
ne, ma con il pensiero di tutti. Al computer, con il pro-
gramma Publisher abbiamo inserito le pagine, abbiamo
creato uno spazio per riportare l’illustrazione ed infine,
abbiamo digitato il testo. Le maestre con lo scanner han-
no inserito le illustrazioni dopo che noi le abbiamo ripas-
sate con la penna tratto nera e colorate. Insieme abbiamo
messo le parole in ordine alfabetico, abbiamo stampato le
pagine ed impaginato il nostro lavoro.
Alla fine del lavoro, il nostro “ grecanicabolario” è pron-
to per essere consultato!
Noi siamo molto soddisfatti di quest’opera e consigliamo
a tutti di usarla: vi può essere utile per scoprire quanto sia
importante conoscere il proprio passato e imparare
a ” leggere “ il proprio territorio, scoprendo così gli aspetti
linguistici e culturali che caratterizzano l’area grecanica in
cui viviamo.
Gli alunni delle classi terze e quinte
della scuola primaria “G. Mallamaci”
di Motta San Giovanni
3
Fa parte dell’area grecanica. E’ un piccolo
borgo agro-pastorale, situato al centro
dell’area grecanica e fa parte del comune di
Condofuri. In greco di Calabria si chiama
“ Amiddalìa” che significa “ mandorla”.
Sorge a pochi chilometri dal mare ed è at-
traversato dalla fiumara che ha il suo stesso
nome. Su una rocca sorge un antico castello
Normanno.
Amendolea: s. A-men-do-lea
4
Area geografica ellenofona della pro-
vincia di Reggio Calabria Si trova at-
torno alla vallata dell’Amendolea ed è
formata sia da zone costiere che mon-
tane.
Area grecanica: s.+ agg. a-rea– gre-ca-nica
5
Strumento a fiato usato nell’Antica Grecia. E’
un antenato del flauto.
Aulos: s. au-los
6
Fa parte dell’area grecanica. E’ una delle porte
d’accesso al parco dell’Aspromonte.
Le sue origini risalgono al x secolo e sono legate
all’insediamento dei monaci basiliani. Sul territo-
rio sono presenti, infatti, piccoli monasteri: quel-
lo di San Fantino, di San Michele e di San Teo-
doro.
Bagaladi: s. Ba-ga-la-di
7
Sella senza arcioni che veniva messa sul dorso
dell’asino. Ad essa venivano attaccate
“ i cofineddhi”.
Il termine deriva dall’arabo e si chiamava anche
“ varda.”
Barda: s. Bar-da
8
Popolo originario della città di Bisan-
zio, l’attuale Instanbul, dove era dif-
fusa la cultura e la lingua greca.
I bizantini si definivano romani anche
se usavano la lingua greca.
Bizantini: s. Bi-zan-ti-ni
9
Fa parte dell’area grecanica. E’ un co-
mune che ha 412 abitanti. Fu fondata
da Monsignor Dalmazio D’ Andrea
verso il 1870. E’situata a 40 km da Reg-
gio Calabria, nella zona detta “la rivie-
ra dei gelsomini.”
Bova Marina: s.+ agg. Bo-va Ma-ri-na
10
Fa parte dell’area grecanica. E’ un comune della
provincia di Reggio Calabria. In greco di Cala-
bria si chiama “Vua”. Ha 442 abitanti e viene
definito uno dei borghi più belli d’Italia. Il suo
patrono è San Leo. Fino ad alcuni anni fa si par-
lava il greco di Calabria, ora lo parlano solo gli
anziani.
La domenica delle Palme si rinnova la tradizione
delle “pupazze”.
Bova Superiore: s. + agg. Bo-va Su-pe-rio-re
11
Area grecofona della provincia di Reggio Calabria
che si trova intorno ai monti di Bova.
In questa zona geografica esiste ancora una mino-
ranza linguistica che parla il greco di Calabria e
conserva usi e tradizioni della cultura grecanica.
Bovesìa: s. Bo-ve-sìa
12
Fa parte dell’area grecanica. E’ un comune italia-
no di 3.583 abitanti della provincia di Reggio Ca-
labria. È stata definita "Città delle tartarughe di
mare" perché sulle sue spiagge, così come su quel-
le dei comuni vicini, depone le uova la tartaruga
Caretta caretta,
Brancaleone: s. Bran-ca-leo-ne
13
Formula di saluto usata dai greci di
Calabria per augurarsi una buona giornata.
Calimèra: s. Ca-li-me-ra Calimèra: s. Ca-li-me-ra
14
Formula di saluto usata dai greci di Calabria
per augurarsi buonanotte.
Calinista: s. Ca-li-ni -sta
15
Formula di saluto usata dai greci di Calabria per
augurarsi una buona serata.
Calispera: s. Ca-li-spe-ra
16
Formula di saluto usata dai greci di
Calabria per accogliere gli ospiti e i visita-
tori e dare loro il benvenuto.
Calos irtete: Ca-los Ir-te-te
17
Frazione del comune ellenofono di Roghudi.
Si trova a circa 600 metri dal livello del ma-
re, nel mezzo del torrente Amendolea. Il ter-
ritorio è completamente montuoso.
Il paese conserva ancora la parlata originaria,
usata, però, solo dagli anziani.
Chorìo: s. Cho-rìo
18
Cerchietti di latta inseriti nel “ tambureddu”
che servono a dare il ritmo alla tarantella.
Ciancianeddhi: s. cian-cia-ned-dhi
19
Strumenti musicali aerofoni ( a fiato) costruiti arti-
gianalmente e legati alla vita agro-pastorale. Pro-
ducono un suono dolce. Le ciarameddhe sono
formate da alcune canne e da una sacca di pelle
di pecora. Possono essere “ a paru” se hanno le
canne di uguale lunghezza o “ moderne” se le
canne sono di lunghezza diversa.
Sono usate per accompagnare le tarantelle .
Ciarameddhe: f. Cia-ra-med-dhe
20
Grandi ceste realizzate artigianalmente intrec-
ciando rami di giunco o di salice. Erano attaccate
alla soma ( barda o varda )dell’asino e serviva-
no a trasportare i prodotti della coltivazione dei
campi: mandorle, uva, olive ...
Cofineddhi: s. Co-fi-ned-dhi
21
Fa parte dell’area grecanica. E’un comune di
4899 abitanti. Come testimonia l’agorà del pae-
se, Condofuri è di origini magno greche. L’ordi-
namento amministrativo francese del 1807 consi-
derava Condofuri “Luogo” cioè “Università del
governo della vicina Bova.
Il nome del paese deriva dal greco.
Condofuri: s. Con-do-fu-ri
22
Era tessuta a mano con una fibra ricavata dalla
ginestra dopo una serie di trattamenti. I disegni
più diffusi erano i motivi geometrici. Erano ri-
prodotti anche simboli religiosi, come la croce
greca.
Le coperte di ginestra vengono ancora prodotte
artigianalmente a Chorio di Roghudi, Roccaforte
del Greco e Gallicianò di Condofuri.
Coperta: s. Co-per-ta
23
Cesto fatto con rami di giunco usato come
setaccio per separare la farina dalla crusca.
Crivu: s. Cri-vu
24
Dolci di pasta frolla di varie forme ( cuore, ce-
stino ..., ) decorati con le uova. Si preparavano
in occasione delle feste pasquali ed erano cotti
nel forno a legna. Di solito la fidanzata lo rega-
lava al fidanzato e più uova ci metteva più di-
mostrava di essere innamorata e … anche ap-
partenente a una famiglia agiata.
Cuddhuraci: s. Cud-dhu-ra-ci
25
Nella mitologia greca era la dea del grano e
dell’agricoltura, della vita e della morte, protet-
trice del matrimonio.
Nella mitologia romana era Cerere.
Da Zeus aveva avuto una figlia che si chiamava
Persefone e che fu rapita da Ade.
Demetra: s. De-me-tra
26
Disegni di rombi, triangoli, cerchi, quadrati
che gli antichi greci e i greci di Calabria face-
vano per decorare le loro creazioni artigia-
nali: vasi, coperte, collari di capre, musulu-
pare. Ognuno di essi aveva una simbologia.
Disegni geometrici: s. + agg.qual. Di-se-gni geo-me-tri-ci
27
Movimento circolare dei ballerini di danze
popolari.
Facimu rota: fa-ci-mu-rota
28
Contenitori realizzati dai pastori artigianal-
mente intrecciando rami di giunco. Serviva-
no a preparare la ricotta e il formaggio.
Fasceddhe: s. Fa-sced-dhe
29
Fa parte dell’area grecanica, E’ un borgo di cir-
ca 60 abitanti, definito anche l’aereopoli della
Magna Grecia ed è l’unico borgo ellenofono.
Gallicianò è nota in tutta l’area perche ancora
conserva molte delle tradizioni grecaniche, non
solo in ambito linguistico, ma anche musicale,
gastronomico e rituale. Un tempo era molto
diffuso l’allevamento del baco da seta.
Gallicianò: s. Gal-li-cia-nò
30
Pianta tipica dell’area grecanica. Ha lo stelo
verde e i fiori gialli e molto profumati. Dallo
stelo, dopo alcune operazioni( bollitura, ma-
cero, sfibratura, battitura, filatura) si poteva
ricavare una fibra che veniva usata per tessere
abiti, scialli, tappeti e coperte. I disegni erano
motivi geometrici ed erano riprodotti anche
simboli religiosi, come la croce greca.
Ginestra: s. Gi-ne-stra
31
Era una specie di foulard arrotolato a forma di
ciambella. Le donne la portavano sulla testa
per non farsi male quando trasportavano
qualcosa dentro “ u panaru” .
Girranda: s. Gir-ran-da
32
Contenitore realizzato artigianalmente dai
contadini intrecciando rami di giunco o di
salice. Le donne la usavano per portare a
casa il pane, i cuddhuraci o i petrali, dopo
averli infornati nell’unico forno che c’era
nel paese. Di solito la portavano sulla testa,
appoggiata sulla girranda.
Veniva usata anche per metterci dentro i
panni da lavare.
Gistra: s. Gi-stra
33
Popolo antico che abitava in Grecia. Preferivano
chiamarsi elleni. Erano bravi agricoltori, allevato-
ri, artigiani e naviganti. Adoravano tanti dei e
amavano molto l’arte e la cultura. Fondarono
molte colonie sulle coste dell’Italia meridionale e
della Sicilia.
Greci: s. gre-ci
34
Abitanti dei comuni che fanno parte dell’a-
rea grecanica e che cercano di conservare e
valorizzare la cultura e la lingua greca di
Calabria per non farla scomparire.
Greci di Calabria: s.+ prep.sempl. +s. Gre-ci-di Ca-la-bria
35
Formula di saluto. Significa “ salute a voi”.
E’ l’antenato del nostro “ ciao”.
Jasas: Ja-sas
36
Formula di saluto. Significa “ salute a te”.
Jasu: Ja-su
37
Ballo allegro, vivace e trascinante. Si faceva
durante i banchetti e le feste religiose in ono-
re di Bacco. Si basava sul movimento circola-
re di coppia.
Era l’antenato della viddhaneddha.
Kordax: s. Kor-dax
38
E’ la legge emanata dal Parlamento il 15 di-
cembre 1999 e pubblicata il 20 dicembre
1999 nella Gazzetta Ufficiale .Tutela e valo-
rizza la cultura e la lingua delle minoranze
linguistiche presenti nello Stato italiano.
Legge 482 del “ 99
39
Antico nome di Lazzaro. Il nome di origine greco-
romana deriva dalla pietra bianca, cioè dal colore
biancastro del vicino promontorio di Capo d'Armi,
ove oggi sorge il famoso Faro attivato nel 1867 e
rinnovato nel 1959.
Sul territorio sono stati ritrovati i resti dell’antica
villa romana di Publio Valerio dove fu accolto Ci-
cerone dopo la condanna del Primo Triumvirato.
Il nome Lazzaro forse deriva dalla presenza di un
lazzaretto.
Leucopetra: s. Leu-co-pe-tra
40
Strumento musicale a corde, in legno.
Si suona strofinando un arco.
La lira suona spesso in accoppiata con la chi-
tarra battente, o con fischietti e tamburello.
Sembra che questo strumento sia arrivato in
Calabria fra il IX e l'XI sec. a.C, in seguito alle
invasioni bizantine.
Lira: s. Li-ra
41
Impasto di acqua e farina usato per far lie-
vitare il pane quando si faceva in casa. Di
solito veniva scambiato tra vicini di casa e
veniva conservato dentro il “ tianeddu”
coperto da una foglia di cavolo , nella
“gazzana” , una specie di ripostiglio ricava-
to nel muro.
Luvatu: s. Lu-va-tu
42
Contenitore di legno realizzato artigianal-
mente. Serviva ad impastare il pane
“ fatto in casa”.
Maiddha: s. maid-dha
43
E’ il Comune più esteso dell’area grecanica.
Conta circa 12.000 abitanti. Il centro storico
di Melito, posto a circa 28 km da Reggio Ca-
labria, sorge su una collina a 85 m detta colle
del Calvario. Ha origini greco-romane. Sulla
spiaggia di Rumbolo il 19 agosto 1860 avven-
ne lo sbarco dei mille di Giuseppe Garibaldi
che, dopo aver occupato la Sicilia, puntavano
alla conquista delle terre borboniche.
Melito Porto Salvo: s. Me-li-to-Por-to Sal-vo
44
Gruppi di popolazione che parlano una
lingua diversa da quella ufficiale dello Sta-
to di cui sono cittadini.
Minoranze linguistiche: s + agg.qual. Mi-no-ran-ze
Lin-gui-sti-che
45
Fa parte dell’area grecanica. Il suo nome de-
riva dal latino “mons belli”(monte di guerra).
Probabilmente, in origine, faceva parte del
feudo di Motta Sant'Aniceto.
Nel paese si fermò lo scrittore inglese Edward
Lear che, nel suo libro “ Diario di un viaggio
a piedi” ne descrisse con parole e disegni la
bellezza dei suoi paesaggi.
Montebello: s. Mon-te-bel-lo
46
Fa parte dell’area grecanica. E un comune di
6.320 abitanti. Sorge a 450 m sul livello del ma-
re e dista circa 15 km dal centro di Reggio Cala-
bria. Motta è nota per la lavorazione artigianale
della pietra: una roccia molto usata per costrui-
re, che si trova nelle cave di Contrada Sarto e
nelle cave di capo d’Armi, nei pressi di Lazzaro.
Sul territorio è presente l’antica fortezza di San-
to Niceto, una rara testimonianza di’architettura
dell’alto Medio Evo in Calabria.
Motta San Giovanni: s. Mot-ta San Gio-van-ni
47
Significa “ boccone di lupo” ed è un formaggio da
tavola a pasta molle e bianca, prodotto nell’area
grecanica con latte di capra e di pecora.
E’ preparato dai pastori soprattutto nel periodo pa-
squale. Viene messo in una forma, la “musulupara”
che presenta disegni geometrici che simboleggiano
immagini sacre ortodosse, tra cui la croce greca..
Ha un sapore dolce e si consuma fresco con verdure
di stagione.
Musulupu: s. Mu-su-lu-pu
48
Stampo in legno di gelso nero o di pero selvatico,
realizzato artigianalmente dai pastori che viveva-
no nell’area grecanica.
In esso veniva versato il formaggio appena coagu-
lato che poteva assumere diverse forme: il seno di
una donna o il profilo di una figura femminile.
All’interno erano incisi simboli dell’iconografia sa-
cra di rito ortodosso.
Musulupara: s. mu-su-lu-pa-ra
49
Dolci tradizionali dell'area grecanica che si pre-
paravano a Pasqua.
Nell'impasto, che viene lavorato modellandolo
secondo alcune forme tradizionali (fra i temi più
ricorrenti compare la croce bizantina) vengono
messe da una a più uova in genere, per motivi
magico-rituali, sempre in numero dispari.
Ngute: s. Ngu-te
50
Strumento musicale ad aria. E’ un’armonica a bot-
toni e accompagna la tarantella.
Nell’area grecanica l’organetto sostituì la zampo-
gna.
Organetto: s. Or-ga-net-to
51
Termine usato dai greci di Calabria per indica-
re uno degli elementi che caratterizzano lil
paesaggio dell’area grecanica: la montagna.
Ozzìa: s. oz-zia
52
Termine dispregiativo con cui venivano indi-
cati coloro che parlavano il greco di Cala-
bria, lingua considerata meno importante
rispetto alla lingua italiana, parlata dalla
maggioranza dei cittadini.
Paddhechi: s. Pad-dhe-chi
53
Fa parte dell’area grecanica. E’ un comune di 2.259
abitanti. In questo paese c’è un castello costruito su
una mastodontica roccia che è stato dichiarato mo-
numento nazionale dal ministero ai beni culturali.
Non si hanno notizie certe riguardo alla data di co-
struzione, ma su una lapide si legge in latino che
nel 1580 era “cadente per vecchiaia”. Nel 1751
venne ricostruito dalla famiglia Colonna. Nel 1866
fu ristrutturato e ampliato per volontà del barone
Tiberio de Blasio.
Palizzi: s. Pa-liz-zi
54
Cesto costruito artigianalmente intrecciando ra-
mi di salice o giunco messi a bagno per circa 12
giorni. Era usato come contenitore per raccoglie-
re uva, olive, fichi, mandorle …
A Motta ormai lo sa realizzare solo “ nonno Mi-
cu”: ci mette circa 2 ore e per rifinire il manico
usa una specie di uncinetto realizzato con un
pezzo di canna.
Panaru: s. Pa-na-ru
55
Pedìa: s. Pe-dìa
Termine usato dai greci di Calabria per indi-
care i bambini.
56
Fa parte dell’area grecanica. E’ un piccolo
borgo del Comune di Melito Porto Salvo
posto su un’altura rocciosa posta a 300 m.
sul livello del mare che si affaccia sulla costa
ionica. Il suo nome deriva proprio dalla
famosa roccia che ha la forma di cinque dita
e che sovrasta il paese abitato, un tempo, da
persone che parlavano la lingua greca di
Calabria.
Pentidattilo: s. Pen-ti-dat-ti-lo
57
E’ una figura della mitologia greca. In quella
romana era chiamata Proserpina.
Era figlia di Demetra, la dea dell’agricoltura e
dell’abbondanza. Fu rapita da Ade che la portò
nell’oltretomba e le fece mangiare dei chicchi di
melograno costringendola a restare nel suo
regno per sei mesi all’anno ( autunno ed inver-
no). Gli altri sei mesi ( primavera ed estate )
tornava sulla Terra da sua madre.
Persefone: s. Per-se-fo-ne
58
Porticina realizzata in ferro, messa
davanti al forno a legna per non fare
uscire il calore.
Praca: s. pra-ca
59
Spianatoia. Tavola di legno usata come ap-
poggio per dare la forma al pane fatto in casa
o ai dolci. Era usata anche per trasportare il
pane al forno.
Prastile: s. Pra-stì-le
60
Sono una specie di “ statue” dalla forma
femminile, realizzate dai contadini nel borgo
di Bova. Sono costruite intrecciando foglie di
ulivo intorno ad una canna e vengono
adornate con fiori, frutta fresca e primizie.
Questa tradizione sembra risalire al culto della
dea Persefone.
Pupazze: s. pu-paz-ze
61
La quaresima, nella tradizione bizantina, è rap-
presentata come una donna. Ha una croce in te-
sta, non ha la bocca perchè simboleggia un
periodo di digiuno. Ha le mani incrociate in se-
gno di preghiera. Ha sette piedi che rappresenta-
no la settimana delle Ceneri, le cinque settimane
di Quaresima e la settimana Santa. Ogni settima-
na si toglieva un piede.
Era una specie di calendario.
Quaresima: s. Qua-re-si-ma
62
“Pupazza” che veniva costruita a Motta San
Giovanni per scandire il tempo di Quaresi-
ma. Per fare la testa si usava una patata. Il
corpo era formato da un legnetto che univa
la testa con un altro pezzo di patata su cui si
infilavano sette penne di gallina.
Qualcuno al posto della patata usava il li-
mone. Poi la vestivano come una bambola e
ogni settimana si staccava una penna.
Quatragesima: s. Qua-tra-ge-si-ma
63
Fa parte dell’area grecanica. E’un comune di 1137
abitanti. Dopo due alluvioni avvenute nell’ otto-
bre 1971 e nel gennaio 1973 l’abitato di Roghudi
vecchio, è stato dichiarato al 100% inagibile. Fu
cosi’ che si decise che gli abitanti di Roghudi Vec-
chio, nonché la sede comunale, fossero trasferiti in
un altro posto, in un territorio vicino alla costa
ionica, alla periferia occidentale di Melito Porto
Salvo e che venne denominato Roghudi Nuovo.
Roghudi: s. Ro-ghu-di
64
Gerhard Rohlfs era un filologo, un linguista tedesco.
Era nato, infatti, a Berlino nel 1892. Fu soprannomi-
nato “ l’archeologo delle parole”. Rholfs rimase in
Calabria per circa 50 anni e ne studiò i dialetti, gi-
rando a piedi per i paesi calabresi, scattando foto e
parlando con gli abitanti che gli davano anche ospi-
talità.
Si occupò, quindi, della lingua grecanica, ed era con-
vinto che chi la parlava fosse discendente dei coloni
della Magna Grecia.
Il comune di Bova gli ha conferito la cittadinanza
onoraria e nel palazzo Tuscano, qualche anno fa è
stata allestita una mostra con le sue foto.
Rohlfs: s.
65
Attrezzo simile al mocio che serviva a pulire
dalla cenere il piano del forno a legna prima
di appoggiarvi il pane fatto in casa. Ha un
manico di legno a cui erano attaccati con il
filo di ferro degli stracci. Si usava con un mo-
vimento rotatorio.
Scupulu: s. Scu-pu-lu
66
Rami di olivo intrecciati usati a Bova per co-
struire le “ pupazze” che venivano portate in
processione per le vie dell’antico borgo la do-
menica delle Palme.
Steddhi: s. Sted-dhi
67
Strumento musicale a percussione, di forma
rotonda con i sonagli o “ ciancianeddhi.
Ha origini antichissime. Il suo antenato era il
timpanon che, però, non aveva i sonagli.
Era uno strumento suonato solo dagli uomini.
La forma rotonda forse è stata scelta per ricor-
dare il Sole.
Tambureddhu: s. tam-bu-red-dhhu
68
Attrezzo usato per togliere la brace dal
forno a legna prima di infornare il pane.
Tirabrace: s. Ti-ra-bra-ce
69
Strumento musicale a percussione usato anti-
camente per accompagnare le danze in onore
degli dei. Ha forma rotonda ed è l’antenato
del tamburello. Si suonava battendo con il
palmo della mano destra la pelle di bue tesa
su un cerchio di metallo.
Tympanon: s. tym-pa-non
70
Strumento di legno costruito artigianalmente.
Il suo suono assordante e insistente serviva a
richiamare l’attenzione dei fedeli. I bambini,
infatti, dal giovedì Santo al Sabato Santo gira-
vano per le vie del paese e suonandolo dice-
vano: “ Viniti a cresia cu Signuri è sulu.”
Troccola: s. Troc-co-la
71
Danza vivace che ha origini molto antiche.
Chi la balla e anche i musicisti si dispongono
in cerchio . Dentro al cerchio si balla “ facen-
du rota” e muovendosi a ritmo di organetto
e tamburello si formano delle figure particola-
ri che hanno una simbologia.
Viddhaneddha: s. Vid-dha-ned-dha
72
I MOTIVI DI UNA SCELTA
Il presente lavoro scaturisce dal percorso formativo laborato-
riale di conoscenza e ricerca delle radici greco-bizantine del
territorio
“ALLA RICERCA DI RADICI… VERSO NUOVI ORIZZONTI
per ridare vita alla cultura ed alla lingua greca di Calabria”.
Le attività legate al percorso hanno coinvolto positivamente
gli alunni delle classi terze e delle classi quinte sia a livello co-
gnitivo sia a livello emotivo.
I ragazzi sono stati opportunamente guidati dalle docenti a
ricercare, interpretare, elaborare e rielaborare il proprio mo-
do di pensare e leggere la realtà mediante momenti di lavoro
individuale e collettivo.
L’idea di fondo che ha animato le attività è stata quella di far
in modo che il percorso conoscitivo permettesse agli alunni di
scoprire il proprio passato e di prendere consapevolezza della
propria identità linguistico-culturale.
Attraverso forme di lavoro cooperativo che hanno contribui-
to a promuovere positive interazioni tra i componenti dei 2
gruppi-classe, gli alunni hanno scoperto il proprio passato, im-
parando a ricostruire “ la memoria” sia sui contenuti proposti
di cultura grecanica, sia come struttura di conoscenza applica-
bile alla propria individuale storia culturale-linguistica.
Gli allievi hanno dimostrato buone capacità di transfert ed un
forte coinvolgimento emotivo ed hanno, inoltre, sviluppato
capacità logiche e rafforzato le competenze relative alle disci-
pline linguistiche e storico-geografiche.
Il lavoro si propone lo scopo di valorizzare le competenze di
ciascun alunno e migliorare così l’autostima nella consapevo-
lezza che, sentirsi partecipi di e protagonisti di un’esperienza e
di un apprendimento, consente di conseguire un notevole suc-
cesso formativo.
Le docenti
Angela Caserta
Angela Cogliandro
73
GLI AUTORI
Alunni classe III
Adornato Maria
Calabrò Francesco
Calabrò Giada
Destefano Alex
Falduto Nicola
Franco Vincenzo
Gavrila Ionela Sabina
Giulivo Giandomenico
Legato Maria Pia
Mallamaci Antonio
Mallamaci Gioele
Raicevi Alessandro
Pansera Carmen
Squillaci Fortunata
Squillaci Sofia
Stellittano Serena
Verduci Maria Clara
74
GLI AUTORI
Alunni classe V
Calabrò Simona
Crea Fortunato
Laganà Maria
Mallamaci Emanuele
Monte Federica
Pansera Andrea
Pedà Carmela
Porpiglia Giovanna
Scaramozzino Antonio
Siclari Davide
Siclari Vincenzo
Trunfio Sebastiano
Verduci Antonino
Verduci Ilaria
75
Finito di stampare nel mese di maggio 2014
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