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A. JOOS (CC1BCOOR) (edizione 2009)
CHIESE CRISTIANE OGGI: UN PANORAMA ECUMENICO. SITUAZIONE E PROSPETTIVE OGGI
PARTE I. LE CHIESE D’ORIENTE B LE CHIESE E COMUNITÀ DELL‟ORIENTE CRISTIANO BIZANTINO
VI
LA CHIESA ORTODOSSA RUMENA:
L’IPOTETICA DOPPIA ASSIMILAZIONE
DELL’INTENTO ‘LATINO’ E ‘SLAVO’
INTRODUZIONE
IL PANORAMA RUMENO ORTODOSSO OGGI
In Romania su un totale di oltre 23 milioni di abitanti, il 99% si dichiarano cristiani, 56.000
mussulmani 9.000 ebrei e alcune migliaia di atei o senza alcun credo. L‟ultimo censimento (2002),
fornisce il numero di 21.794.793 abitanti, di cui l‟86,7 % si dichiarano cristiani ortodossi. La
Chiesa più consistente della Romania è quella ortodossa rumena, con 19,8 milioni di aderenti, pari
all‟86,8% della popolazione. La Chiesa cattolica di diritto latino conta 1.160.000 membri (5%),
mentre la Chiesa greco-cattolica ne conta più di 700.000 1. Si menzionano organi di stampa da
tempo in attività nella Chiesa ortodossa 2. La rivista del Patriarcato è «Biserica Ortodox Român
1 ROMANIAN ORTHODOX CHURCH, PATRIARHIA ROMANA. Acesta este site-ul oficial al Bisericii Ortodoxe Romane, in «Internet» 2001,
http://www.patriarhia.ro/bor/: «Biserica Ortodoxa Romana este autocefala si unitara in organizarea sa si pastreaza unitatea dogmatica,
canonica si de cult cu celelalte Biserici Ortodoxe surori, in cadrul Bisericii Ortodoxe Universale. In Romania, Biserica Ortodoxa Romana este
nationala si majoritara si cuprinde pe toti credinciosii de religie crestina ortodoxa din Romania si diaspora ortodoxa romana. In conformitate
cu datele ultimului recensamant al populatiei din 1992, din totalul populatiei Romaniei, un numar de 19.802.239 locuitori sunt crestini
ortodocsi, reprezentand 86,8% din populatia tarii. In prezent, Biserica Ortodoxa Romana are 30 de eparhii in tara si peste hotare (15 in
1989), in eparhiile din tara functionand un numar de 13631 unitati bisericesti - parohii, filii, manastiri si schituri (12236 in 1989). Asistenta
pastorala si religioasa este asigurata de 42 arhierei (23 in 1989), 11105 preoti si diaconi. Viata monahala se desfasoara in cele 531
asezaminte monahale, in care vietuiesc in rugaciune, studiu si munca 7532 monahi si monahii (2511 in 1989). Sub raportul oranduirii
canonice si administrative, Biserica Ortodoxa Romana este organizata ca Patriarhie, cu titulatura Patriarhia Romana».
ROMANIAN ORTHODOX CHURCH, PATRIARHIA ROMANA. Acesta este site-ul oficial al Bisericii Ortodoxe Romane, IN «Internet» 2001,
http://www.patriarhia.ro/bor_eng/history.htm: «The census in January 1992, presents the following confessional configuration of Romania:
out of 22.760.449 inhabitants, 86,8% are Orthodox, 5% Roman Catholics, 3,9% Reformed, 1% Catholics of Greek Rite (“United”), 1%
Penticostals, 0,5% Baptists, the rest of the cults being under 0,5% (the atheists represent only 0,2%)».
2 ROMANIAN ORTHODOX CHURCH, PATRIARHIA ROMANA. Acesta este site-ul oficial al Bisericii Ortodoxe Romane, IN «Internet» 2001,
http://www.patriarhia.ro/bor_eng/history.htm: «The Romanian Patriarchate edited a few periodicals: Biserica Ortodoxă Română (Romanian
Orthodox Church) (that has been appearing since 1874), the official bulletin of the Romanian Patriarchate, Studii Teologice (Theological
Studies), the magazine of the Theological Institutes; Ortodoxia (Orthodoxy) the magazine of the Patriarchate (each of them published in
10.000 copies, with 4-6 issues a year). All the five Metropolitan Sees used to draft a magazine, with 4-6 appearances a year, too: Glasul
Bisericii (Voice of the Church) (Metropolitan See of Oungrowallachia), Metropolitan See of Moldova and Suceava, Metropolitan See of
Transylvania, and Metropolitan See of Banat. The religious magazine Telegraful Român (The Romanian Telegraph) appears in Sibiu as the
oldest Romanian periodical, with uninterrupted appearance since 1853. At the printing house of the Bible Orthodox Mission Institute the
following works were printed: Bible (four editions in 1968, 1975, 1982, 1988), religious books, text books for theological seminaries and
2
(official review of the Patriarchate), Ortodoxia (theological review), (ambedue quadrimestrali, in
rumeno). Con i suoi circa 20 milioni di fedeli la Chiesa Ortodossa rumena 1 è seconda solo a quella
russa per numero di fedeli. Per il 2006, il Consiglio mondiale delle Chiese pubblica l‟entità
numerica della Chiesa rumena dando la cifra di 18.806.428 battezzati, con 48 vescovi, 12.855
preti, 27 diocesi, 13.500 parrocchie, 386 monasteri, 38 seminari 2. Vi sono altre statistiche da
parte rumena: l‟organizzazione del Patriarcato comprende 6 Metropolie, con un totale di 11.102
parrocchie, 13.925 preti e diaconi, e 14.870 luoghi di culto. Inoltre, vi sono 606 monasteri e skiti,
con più di 8.000 monaci e monache. Vi sono 3 Metropolie e 2 diocesi all‟estero (in Europa), e un
Arcidiocesi (per l‟America).
Nel 1993 il Patriarcato rumeno decise il ristabilimento della propria giurisdizione in
Bucovina (inclusa nella Metropolia di Moldavia e Bucovina) e in Bessarabia (l'attuale stato
indipendente di Moldavia che venne a costituire l'attuale Metropolia di Bessarabia) che
precedentemente erano state incluse nel Patriarcato di Mosca. Il Patriarcato di Mosca d'altra parte
non riconosce tali giurisdizioni e continua a mantenere le proprie. Dal 1993 sono state stabilite
invece normali relazioni con la diocesi rumena in America facente capo alla Chiesa Ortodossa in
America.
institutes, theological works, books for faithful, prayer books, calendars etc. The same thing was done at the diocesan print ing houses from
the Monasteries of Neamţ, Sibiu and Timişoara / After 1989: A series of new periodic publications appeared at almost every diocese:
Vestitorul Ortodoxiei (Herald of Orthodoxy) in Bucharest, Candela Moldovei (Votive Light of Moldova) in Iaşi, Învierea (Resurrection) in
Timişoara, Renaşterea (Renaissance) la Cluj, Tomisul ortodox (Orthodox Tomis) in Constanţa, Credinţa străbună (Ancient Faith) in Alba Iulia,
Credinţa românească (Romanian Faith) in Baia Mare, Legea românească (Romanian Law) in Oradea, Biserica şi Şcoala (Church and School) in
Arad, Foaie diocezană (Diocesan Sheet) in Caransebeş, Călăuza ortodoxă (Orthodox Guide) in Galaţi, Lumina lină (Light) in Argeş».
1 Atlante:
2 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, Member churches > Regions > Europe > Romania > Romanian Orthodox Church, in «Internet» 2008,
http://www.oikoumene.org/en/member-churches/regions/europe/romania/romanian-orthodox-church.html.
3
Il primate della Chiesa Ortodossa rumena è Sua Beatitudine il Patriarca Teoctist Arapaşu
(dal 9 nov. 1986): Arcivescovo di Bucarest, Metropolita di Ungro-Valacchia, Locum Tenens di
Caesarea in Cappadocia, Metropolita di Montania e Dobrugia, Patriarca della Chiesa Ortodossa
Rumena. È nato nel 1915, è stato ordinato sacerdote nel 1945 e consacrato vescovo nel 1950 1,
muore nel 2007. Il nuovo patriarca è Sua Beatitudine Daniel I 2.
L‟autorità superiore della Chiesa è il Santo Sinodo. Per le questioni di ordine amministrativo
ed economico la Chiesa fa capo all‟Assemblea Nazionale Ecclesiastica, formata dai membri del
Santo Sinodo e da tre rappresentanti di ogni diocesi (un chierico e due laici) scelti dalle assemblee
diocesane rispettive per un mandato di quattro anni. L‟organismo supremo è il Consiglio
Nazionale Ecclesiastico, formato da tre chierici e sei laici, eletti dall‟Assemblea Nazionale
Ecclesiastica per quattro anni, e dai consiglieri amministrativi patriarcali quali membri permanenti.
I
LE SORGENTI DELLA VITA ECCLESIALE RUMENA
ORTODOSSA: SITUARE LE ORIGINI
L'apostolo Paolo, con alcuni dei suoi discepoli, hanno predicato nella Penisola dei Balcani e
anche nei territori adiacenti della Dacia, dove viveva una popolazione romanizzata di Traci e Geti.
L‟apostolo Andrea predicò nelle zone tra il Danubio ed il Mare Nero, più tardi verso Dobrudgea
conosciuta dalle fonti antiche come “Scythia” (cfr le opere “Sugli Apostoli” d‟Ippolito Romano,
Eusebio ed Origene). Nell'anno 46 dell'era cristiana il territorio fu conquistato dai Romani, e fu
annesso a provincia Moesia Inferior. Nel 297, col regno di Diocletiano divenne una provincia
separata, chiamata “Scythia Minor”. Secondo la tradizione Sant‟Andrea consacrò il suo discepolo
Ampilat come vescovo di Odyssos (il Varna di oggi, in Bulgaria), ed alcuni altri vescovi, preti o
diaconi per il territorio tra il Danube e il Mare, così che la fede in Romania può essere considerata,
con la buona ragione, “di origine apostolica.” Nel 106, parte del territorio dei Geti-Daci fu
convertito in una provincia Romana (Transilvania, Banat, Oltenia e una parte di Muntenia), ove
operarono “missionari informali” fra coloni, soldati, commercianti e schiavi che avevano adottato la
fede cristiana prima di venire a Dacia. Il martirio di San Sava presso la città di Buzau, ebbe luogo il
12 Aprile 372, ed anche un Nichita e alcuni altri: Zoticos, Atalos, Kamssis e Filipos a Noviodunum
(l'Isaccea di oggi) le cui reliquie sono state scoperte in una cripta in Niculitel, contea di Tulcea
(oggi posò nella chiesa del Convento di Cocos), Chiril, Chindeas e Tasius a Axiopolis (il Cernavoda
di oggi), il prete Epictet e il suo discepolo convertito Astion a Halmyris (il Dunavat di oggi),
Macrobiu, Gordian, Heli, Lucian, Zotic e Valeriana, fratelli di Argeu, Narcis e Marcelin tutto di loro a
Tomis (il Constanta di oggi), il soldato Pasicrat, Valentin, Marcian e Nicandru e più tardi il soldato
Emilian nella città di Durostorum (il Silistra di oggi) al confine tra le province di Scythia Minor e
Moesia Inferior, i martiri Quintilian, Massima il lettore e Dadas soffrì nel villaggio di Ozobia,
Durostorum vicino. Tra i Padri della Chiesa vi sono Giovanni Casian (circa 360-435), fondatore di
due conventi in Marsilia (il Marseille di oggi, Francia), e Dionisius Exiguus (o il “l‟umile” circa 460-
545). Si contano 35 basiliche dal 4º al 6º secolo, scoperte nei centri urbani principali della
provincia, in Tomis Callatis (il Mangalia di oggi), Tropaeum Traiani (Adamclisi), Histria (Istria),
1 Lista dei Patriarchi: Miron (1925-1939) / Nicodim (1939-1948) / Iustinian (1948-1977) / Iustin (1977-1986) / Teoctist (1986-Presente)
2 WIKIPEDIA FREE ENCYCLOPEDIA, Romanian Orthodox Church, in «Internet» 2008, http://en.wikipedia.org/wiki/Romanian_Orthodox_
Church.
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Axiopolis (Cernavoda), troesmis (Iglitia), Dinogetica (Garvan) ecc. Il processo del battesimo dei
Daciani-romani ha un carattere specifico, risultato del contatto diretto della popolazione nativa coi
coloni o i promotori della fede. A differenza del mondo slavo orientale, sembra che la caratteristica
popolare della Chiesa rumena non si scosti dalla impostazione strettamente ecclesiastica di vita
cristiana. Potrebbe essere, questo, un accenno di genialità piuttosto „latino‟ nella configurazione
ecclesiale ortodossa della Romania 1.
Il 25 aprile 1885, la Chiesa Ortodossa rumena diventa autocefale ed il 25 febbraio 1925
accede al rango di Patriarcato.
I rapporti inter-ecclesiali si svilupparono progressivamente in riferimento al Patriarcato di
Costantinopoli (1300 – 1400) 2.
II
CARATTERISTICHE DELL’INTUITO RUMENO
ORTODOSSO
L‟intento ortodosso rumeno segue il doppio binario della tradizione bizantina
costantinopolitana e russa ortodossa, con specificità proprie dell‟ingegno rumeno. Un aspetto
viene sottolineato dalla stessa Chiesa rumena ortodossa: l‟impegno della ricerca teologica si è
progressivamente sviluppato, nella consapevolezza della teologia rumena ortodossa di essere
tuttora in una fase „giovanile‟ 3.
III
I PRESUPPOSTI DELLA RICONCILIAZIONE
1 ROMANIAN ORTHODOX CHURCH, PATRIARHIA ROMANA. Acesta este site-ul oficial al Bisericii Ortodoxe Romane, IN «Internet» 2001,
http://www.patriarhia.ro/bor_eng/history.htm..
2 D. Obolenskij, Il commonwealth bizantino, Roma 1974, p. 369: «La creazione di questi due metropolitanati di «Oungrovlachia» e
«Moldovlachia», come furono chiamati dalla cancelleria bizantina, fu, si può dire, un trionfo per il patriarcato ecumenico che, in un tempo in
cui l'Impero andava sprofondando nella sua rovina finale, fu capace di stabilire la sua autorità fra il basso Danubio e i confini meridionali
della Polonia. I Rumeni, per parte loro, acquistando due Chiese organizzate sotto la giurisdizione di Costantinopoli, raggiunsero una posi-
zione internazionale paragonabile a quella dei loro vicini esteuropei, e si assicurarono il loro tardivo ingresso nel Commonwealth bizantino.
Abbiamo scarse information attendibili sulle connessioni politiche delle corti di Arges e Suceava con Bisanzio; ma, anche se studiosi odierni
sono inclini a non attribuire loro più che un'importanza marginale, non crediamo si possa dubitare che almeno Mircea il Vecchio di Valacchia
(1386-1418) e Alessandro il Buono di Moldavia (1400-31), ebbero con Costantinopoli relation non soltanto ecclesiastiche».
3 INSTITUT BIBLIQUE ET DE MISSION ORTHODOXE, Préface, in EGLISE ORTHODOXE ROUMAINE, De la théologie orthodoxe roumaine des
origines à nos jours, Bucarest 1974, p. 14: La théologie orthodoxe roumaine malgré le grand âge de ses rudiments se trouve encore dans sa
période de jeunesse. Elle n‟a pas encore offert tous et ses meilleurs fruits. Elle ressent les imperfections de sa jeunesse qu'elle espère
pouvoir combler bientôt. Elle souffre parfois de manque d‟information complète, le contact avec les theologiens orthodoxes et
non-orthodoxes n‟est pas toujours bien suivi, bien que la situation se soit considérablement ameliorée, les thèmes et les problèmes sont
analysés quelques fois selon des intuitions peut-être trop spéciales. La présentation qui suit n'est pas identique pour toutes les disciplines.
Les critères varient selon les auteurs. II y a des chapitres où les auteurs respectifs étudient un thème spécial. Certains parmi ces auteurs
soulignent un peu trop leurs contributions ou sont trop élogiés par d'autres. La théologie roumaine se rend compte de ses imperfections et
mettra des efforts continus pour en sortir et pour bâtir son édifice selon le modèle vénérable des Pères. Elle espère pouvoir le faire par
l'accumulation et la filtration de connaissances nouvelles, par la pureté du coeur, par l'amour et par la prière. Les théologiens orthodoxes
roumains actuels rendent hommage à tous leurs prédécesseurs qui ont peiné de différentes manières dans le champs de leur travail depuis
environ 400 ans. Ils rendent hommage surtout a Sa Beatitude le Patriarche Justinian, le stimulateur et le conseiller de la période la plus
féconde de notre théologie, théologie de la vie et de l'homme chistophore, théologie du Logos et des oeuvres transformatrices et
sanctificatrices du coeur humain .
5
L‟APERTURA ECUMENICA INTERNAZIONALE
Il Patriarcato Ortodosso di Bucarest è membro del Consiglio ecumenico delle Chiese dal
1961, come anche del Consiglio delle Chiese europee.
IL CONTENZIOSO CON LE TRADIZIONI ORTODOSSE
Il Vecchio Calendarismo nasce in Romania nello stesso tempo e nelle stesse circostanze del
fenomeno analogo in Grecia, ma nessun rappresentante dell‟episcopato romeno volle darvi il
proprio appoggio (con repressioni da parte delle autorità ecclesiastiche e statali, che durarono
diversi decenni). Questi due fattori cementarono il movimento vecchio-calendarista romeno
dandogli una vasta base di solidarietà popolare e lo mantennero compatto, evitando quelle
scissioni tra diverse obbedienze rivali che screditarono alla base il Vecchio Calendarismo in Grecia.
Dopo la Seconda Guerra mondiale l‟adesione al movimento di un rappresentante dell‟episcopato
romeno, il Metropolita Galaction (Cordun), ha permesso al movimento di stabilire un proprio
sinodo episcopale. Dal 1983 questo sinodo si è integrato con quello del Metropolita Cipriano di
Oropos e Filì. Solo dopo il 1989 i Vecchi Calendaristi romeni hanno potuto costituirsi legalmente in
Chiesa minoritaria. La Chiesa romena di Vecchio Calendario ha la propria sede presso il monastero
di Slatioara, nel distretto di Suceava, nel nord della Romania. Conta oltre 130 tra parrocchie e
monasteri e il consenso popolare è notevole (si parla di circa mezzo milione di romeni
simpatizzanti, inclusi quei fedeli del patriarcato romeno che continuano a mantenere il Vecchio
Calendario nella sfera familiare privata). Con la vasta immigrazione romena in Italia, è iniziata la
costituzione di parrocchie, prima a Torino e quindi a Roma. La costituzione delle comunità di
ortodossi romeni di Vecchio Calendario si è avuta per iniziative spontanee, talora in collaborazione
con le comunità del Sinodo della Resistenza.
B. IL CONTENZIOSO CON LA GESTIONE ROMANA DELLA CHIESA
Le difficoltà tra Roma e il Patriarcato rumeno rinviano a una doppia problematica storica:
più remota e più recente 1. Per quella più recente, con l'avvento del comunismo in Romania dopo
la seconda guerra mondiale, la Chiesa Romena Unita “greco-cattolica” fu messa fuori legge con il
decreto nr. 358 del 1 dicembre 1948 ed i suoi beni materiali confiscati, e una parte sono stati
presi dallo Stato e un'altra data alla Chiesa ortodossa romena. La gerarchia di questa Chiesa
insieme al clero e fedeli sono stati costretti ad entrare con la forza nell'unica Chiesa riconosciuta
dallo Stato. La resistenza da parte di tutti i membri di questa Chiesa è stata molto forte, non
accettando nessun tipo dì compromesso con il regime comunista, preferendo il carcere e la
persecuzione al tradimento di quell‟identità. Nel 1989, l'anno in cui crollano i regimi comunisti
europei, in Romania si verifica la rinascita della Chiesa Romena Unita greco-cattolica, ma insieme
alla libertà cominciano anche i problemi di vario tipo. Innanzitutto, la mancanza dei luoghi di culto
e delle altre strutture. La posizione ufficiale adottata dalla Chiesa greco-cattolica in Romania, è
quella di una richiesta di restituzione ad integrum di tutti i beni materiali, posizione non accettata
dalla Chiesa ortodossa romena, perché era consapevole che restituendo le chiese ed i beni
1 Paul VI, Allocution durant l‟audience donnée à la délégation roumaine, in Information service , 1972 n 17, p. 14: Le Seigneur nous
donnera la force et la sagesse généreuse de rechercher de bonne foi et de bonne volonté et d'atteindre finalement la solution des difficultés
qui existent aujourd'hui entre l'Eglise catholique et la vôtre: qu‟elles remontent aux siècles passés ou à des années plus récentes et queues
soient ainsi encore plus ressenties et plus douloureuses .
6
materiali avrebbe restituito contemporaneamente anche i fedelì greco-cattolici, che erano costretti
ad entrare nella Chiesa ortodossa nel 1948, ricostituendo l'unità religiosa del popolo romeno,
rotta nel 1700 quando la Chiesa ortodossa della Transilvania si è unita con la Chiesa di Roma. Con
questa posizione della Chiesa greco-cattolica della Romania nei confronti della Chiesa ortodossa
romena, inizia un periodo di grandi tensioni tra i fedeli delle due Chiese, che culmina con
l'occupazione con la forza di tanti luoghi di culto da parte dei fedeli greco-cattolici ritornati nella
loro Chiesa (per esempio, il 19 maggio 1991 l‟occupazione della chiesa cattedrale metropolitana di
Blaj, dedicata alla Santa Trinità, dove è la Sede del Metropolita, dovendo intervenire le forze
dell'ordine). In seguito a questo il Patriarca della Chiesa ortodossa romena, Sua Beatitudine
Teoctist, ha inviato un messaggio ai primati di tutte le altre Chiese ortodosse autocefali a decidere
l'interruzione totale, del dialogo teologico con Roma per tutto il Pontificato di Giovanni Paolo II,
finché questi, contro l'ecumenismo favorisce il proselitismo uniate, cioè l'espansione del
cattolicesimo a detrimento dell'ortodossia in tutta l'Europa orientale. Nel messaggio dei Patriarca
Teoctist si può leggere ancora che, non è il solo caso di occupazione abusiva e violenta da parte
dei cattolici di rito orientale di chiese di cui fedeli sono in stragrande maggioranza ortodossi 1. La
rinascita delle Chiese cattoliche orientali dopo il 1989 mette così in grande difficoltà il cammino
ecuinenico e lo svolgersi normalmente gli incontri della Commissione mista internazionale per il
dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica di comunione romana e la Chiesa ortodossa, che dagli
anni '60 iniziava per cercare l'unità della Chiesa di Cristo. La Chiesa greco-cattolica in Romania
dall'inizio degli anni '90 ha formulato questa pretesa di riavere subito indietro tutti i suoi beni
materiali per svolgere la sua missione, senza tenere conto che la realtà era molto diversa dal 1946;
mancanza di fedeli, clero e così via. Vedendo la posizione dura della Chiesa Ortodossa Romena su
questo aspetto, si è cominciato a fare una grande polemica con gli ortodossi, affermando che loro
hanno tradito per tutto questo tempo il popolo romeno, accettando la collaborazione con il regime
ateo comunista, scendendo a vari compromessi con lo stato, innanzitutto collaborando per la
distruzione della stessa Chiesa greco-cattolica. La Chiesa ortodossa romena reagisce cercando di
difendersi dalle varie accuse che vengono fate, e invita la Chiesa greco-cattolíca al dialogo ed a
parlarsi insieme per vedere ciò che si potrebbe fare, per risolvere con la collaborazione la
questione dei luoghi di culto, ma per loro restituendo tutte le chiese è una questione che non può
essere accettata, giustificandosi che gli edifici appartengono ai fedeli ortodossi e non alla Chiesa
ortodossa romena, come istituzione. Una valutazione molto oggettiva delle vicende della Chiesa
ortodossa romena durante il regime comunista è stata fatta dal Metropolita del Banato Nicolae
Comeanu, che tra l'altro è l'unico che ha il coraggio di riconoscere gli errori compiuti dalla Chiesa
ortodossa romena durante il periodo del comunismo, e nella sua Metropolia restituisce quasi tutti
gli edifici di culto ai fratelli greco-cattolici 2. La spinta decisiva si è verificata alla vigilia
dell'incontro avvenuto a Bucarest, dal 30 agosto al 1 settembre 1998, del XII incontro
internazionale “Uomini e Religioni. La pace è il nome di Dio”, sul tema Dio, l'uomo e i popoli
organizzato dalla comunità di Sant'Egidio, dalla Presidenza della Romania e dal Patriarcato della
Chiesa Ortodossa Romena 3. Questo incontro fu providenziale anche per il processo della reazione
del Documento di Balamand, sulla questione dell'uniatismo. La Chiesa Ortodossa Romena chiedeva
di ritirare dai tribunali tutti i processi iniziati contro di loro per ottenere in tante località le chiese
richieste dalle comunità greco-cattoliche. In seguito si costituirono due Commissioni, una greco-
1 Cf A. Filippi, Diario ecumenico. Attualità Chiesa ortodossa romena - Chiesa cattolica, in «Il Regno-Attualità», 1991 nº 36, p. 534.
2 Cf. F. Strazzari, Mea colpa ortodosso, in «Il Regno-Attualità», 1999 nº 44, pp. 217-223.
3 Cf. A. Calà, Uomini e religioni. Riflessioni a Bucarest sulla pace e sui nazionalismi esasperati, in «L'OsservatoreRomano», 2 settembre 1998,
nº 201, p. 2; inoltre, R. Giacomelli, A Bucarest è ripreso il dialogo tra ortodossi e greco-cattolici, in «Jesus», 1998 nº 10, p. 18.
7
cattolica e l'altra ortodossa, che nel 28 ottobre 1998 si incontrano per la prima volta presso il
palazzo patriarcale di Bucarest, e presentata dalla stampa greco-cattolica con tanta gioia,
affermando che "Il motivo di questo primo incontro, conforme al desiderio della gerarchia della
Chiesa greco-cattolica e alla decisione del Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa Romena è quello
di discutere su «l'uso alternativo e la restituzione delle chiese»" 1.
B. LE PROSPETTIVE APERTE DAI DIALOGHI INTERECCLESIALI
La Chiesa Ortodossa rumena partecipò dall‟inizio agli incontri ecumenici ed inter-ortodossi
2. L‟affiliazione e la collaborazione in seno al Consiglio ecumenico delle Chiese inizia nel 1961 3.
Dal 1964 è membro della Conferenza delle Chiese europee. L‟Associazione ecumenica delle Chiese
(AIDRom), fondata nel 1993 mantiene i contatti con i partners Ecumenici internazionali. L‟AIDRom,
tramite la Settimana di Preghiera per l‟Unità dei Cristiani, incoraggia ed assiste lo svolgimento di
una liturgia ecumenica in tutto il paese. La settimana di preghiera per l‟unità dei cristiani, è
celebrata in alcune località sin dal 1960. Nel 1990 è stato nuovamente stato concesso il permesso
di costruire associazioni, con la conseguente nascita di molte associazioni Cristiane, sia
confessionali che ecumeniche: a Bucarest opera la società biblica interconfessionale della Romania.
Nel 1992 è stato costituito il “FORUM ECUMENICO delle DONNE CRISTIANE in ROMANIA” al quale
fanno parte associazioni cristiane di donne e di singoli aderenti. Il Forum organizza incontri
ecumenici e di formazione ai quali partecipano le donne provenienti da tutto il paese. Le relazioni
ecumeniche tra le varie Chiese sono mantenute a livello di autorità ecclesiali e facoltà teologiche e
sottoforma di alleanza tra le chiese locali e quelle esterne.
IL DIALOGO BILATERALE CON LA CHIESA CATTOLICA DI COMUNIONE ROMANA
Il dialogo si abbozza con la prima visita della delegazione rumena a Roma (14-23 marzo
1972 - guidata da S. E. Mons. Antonie Plamadelea), con l‟intento di impostare un primo approccio
sulle difficoltà tra Bucarest e Roma. Da parte ortodossa si specifica il tipo di dialogo: „di
cooperazione‟ e «su piede di uguaglianza» di fronte ai grandi problemi dell‟umanità 4.
1 Cf. BIROUL DE PRESA AL NUTROPOLIEI, BLAJ, Comunicat, in «Viata Crestina», 1998 nº 20, p. 1.
2 ROMANIAN ORTHODOX CHURCH, PATRIARHIA ROMANA. Acesta este site-ul oficial al Bisericii Ortodoxe Romane, IN «Internet» 2001,
http://www.patriarhia.ro/bor_eng/history.htm: «Relations both with the other Orthodox Churches and with other Christian Churches were
strengthened. So, the Romanian Orthodox Church sent delegates to the pan-Orthodox conferences in Constantinople (1923), to the
Monastery of Vatoped at Mount Athos (1930), to the first Conference of the theology professors in the Balkans, held in Sinaia, Romania
(1924), to the first Congress of the Orthodox professors in Athens (1936). Patriarch Miron paid a few visits to some Orthodox hierarchs
abroad and was visited in Bucharest. The Romanian Orthodox Church also participated in a few Congresses of the three branches of the
ecumenical movement that activated during the wars: Practical Christianity (Stockholm 1925, Bern 1926), Faith and organisation (Lausanne
1927) and World Alliance for brotherhood of the peoples through the Church (Prague 1928, Faris Bad Larvik in Norway 1938). The last one
held several regional conferences, some of them even in Romania (Sinaia 1924, Bucharest 1933, Râmnicu Vâlcea 1936). Close relations with
the Anglican Church were established, especially after the admittance of the Anglican ordinations by the Holy Synod in Bucharest, in 1935».
3 ROMANIAN ORTHODOX CHURCH, PATRIARHIA ROMANA. Acesta este site-ul oficial al Bisericii Ortodoxe Romane, IN «Internet» 2001,
http://www.patriarhia.ro/bor_eng/history.htm: «The Romanian Orthodox Church has been a member of the World Council of Churches since
1961. It sent delegations to the General Assemblies in New Delhi (1961), Uppsala (1968), Nairobi (1975), all of them headed by the then
metropolitan of Moldova and Suceava, Iustin Moisescu (former member of the Central Committee until 1977) and to Vancouver (1983),
headed by the Metropolitan of Transylvania Antonie Plămădeală. Other Romanian Orthodox theologians have been members of various
Commissions of the World Council of Churches. Patriarchs Justinian and Iustin visited the headquarters of the World Council of Churches. In
their turn, many leaders of this great inter-Christian organisation visited Romania on various occasions and discussed with the Romanian
patriarchs and with other leaders of religious cults, hierarchs or theology professors, too. Our Church brought its contribution to the
promotion of the inter-Christian dialogue within the framework of the Conference of European Churches, seated in Geneva (a few sessions of
these two great organisations were held in Romania)».
4 A. Plamadelea, Allocution au cours de l audience de la délégation roumaine, in Information service , 1972 n 17, pp. 14-15: S. E. Mgr
Antonie s'est adressé au Saint Père en ces termes au nom de la délégation patriarcale: Sa Béatitude notre Patriarche Justinien, considère que
8
Il primo incontro delle Commissioni, ortodossa e greco-cattolica nel 1998. Bucarest, il 28
ottobre 1998.
Durante questo primo incontro si sottolinea l'importanza della nuova atmosfera di
comprensione reciproca che si è creato tra le due parti, e si deve considerare il dialogo come unica
via di riconciliazione tra le due Chiese, e inoltre si sono stabilite di comune accordo i principi del
dialogo per una continuazione pacifica dei dialogo. I quattro punti stabiliti sono:
-1. Il dialogo essendo la via della riconciliazione, esso deve continuare in un'atmosfera di
sincerità, rispetto reciproco e fratemità, rinunciandosi all'occupazione dei luoghi di culto con la
forza, alle azioni giuridiche o legislative, al linguaggio polemico attraverso i mass media, e ad ogni
forma di proselitismo.
-2. La soluzione mediante il dialogo della questione relativa all'uso dei luoghi di culto,
analizzando a livello eparchiale e parrocchiale i casi dove la minorità non ha un luogo di culto.
-3. Fino al prossimo incontro comune dei consigli di dialogo, i responsabili ortodossi e greco-
cattolici di ogni eparchia si incontreranno e analizzeranno a livello locale ogni caso in parte
tenendo presente le possibilità reali di soluzione dei problemi, nel confronto con il clero e con i
fedeli; i dati risultanti dai luoghi saranno presentati al futuro incontro comune delle due
Commissioni di dialogo, che si terra giovedì 28 gennaio 1999 a Blaj.
-4. Si sottolinea il grande bisogno di un'atmosfera di fiducia reciproca, a livello di episcopato,
clero e fedeli, così che i vescovi, che portano avanti il dialogo, siano appoggiati dai preti e dai
fedeli in questo lavoro di riconciliazione.
Le reazioni registrate sia dalla parte ortodossa che greco-cattolíca, sono state tutt'altro che
positive anche a livelli più alti delle due Chiese, nonostante un certo scetticismo e dubbio sulla
sincerità e la buona fede dalla parte ortodossa in quanto essa "in alcune parti della Chiesa
Ortodossa Romena della Transilvania -tanto prima dell'incontro di dialogo di Bucarest, quanto
dopo questo- continuano senza fermarsí a portare i più gravi insulti indirizzati alla Chiesa greco-
cattolica, al suo clero e ai fedeli greco-cattolíci, anche se il primo dei principi stabiliti (per il
percorso dei dialogo)... lo impedirebbero” 1. La celebrazione, con il patriarca Teoctist, nella
Cattedrale dell'Incoronazione di Alba lulia, considerata il simbolo di unità della nazione romena e
alla quale insieme ai comunisti, dell'anniversario degli eventi del 1948 2, di cui la stampa laica
della Romania, scrisse: "In questo modo la soppressione della Chiesa greco-cattolica del 1948 da
parte della securitate comunista, all'ordine di Stalin, l'incarcerazione dei vescovi e dei preti che
hanno resistito ai maltrattamenti (torturati) e alla minacce, rifiutando di collaborare con
l'occupante sovietico, sono festeggiate oggi da una parte della Chiesa Ortodossa, come una
vittoria storica della reintegrazione della Chiesa Ortodossa Romena" 3.
les relations d avenir entre les Eglises, devraient prendre, jusqu'à la possibilité d un dialogue théologique, la forme d un dialogue de
collaboration, sur pied d'égalité et de respect réciproque et dans un esprit de fraternité et de responsabilité commune, afin de résoudre les
grands problèmes actuels de l'humanité présente à laquelle les Eglises tendent avec une égale sollicitude. Ce dialogue pourra rapprocher les
Eglises et les aidera à se connaître et se respecter réciproquement, les préparant pour un dialogue théologique .
1 Cfr Comunicat, in «Viata Crestina», 1998 nº 21, p. 1.
2 Cfr A. Prundus - C. Ploianu, Este posibil il dialogul de reconciliere cu Biserica Ortodoxa Româna?, in «Viata Crestina», 1998 nº 22, p. 3.
3 Cfr I. Zubascu, Dialogul dintre Biserica Ortodoxa sì Biserica Greco-Catolica este pus sub semnul incertitudini, in «Romania Libera», 21
octombrie 1998.
9
Il secondo incontro della Commissione mista, ortodossa e greco-cattolica: Blaj, il 28 gennaio
1999.
Anche qui lo scopo era lo stesso della riconciliazione fra le due Chiese sulla questione dell'uso
dei luoghi di culto e la preparazione di un atmosfera favorevole per la visita di Giovanni Paolo II in
Romania. Siccome la parte ortodossa aveva stabilito una relazione fra l'invito del Santo Sinodo
della Chiesa Ortodossa Romena a Sua Santità Giovanni Paolo II ed il ritiro di tutte le azioni
giudiziarie contro di loro da parte della Chiesa greco-cattolica entro il 22 febbraio 1999, la
risposta greco-cattolíca fu di continuare con il dialogo per risolvere i conflitti. Oltre questo:
-1. La parte ortodossa è pronta a riconoscere de facto che altri cento luoghi di culto che
appartenevano fino al 1989 alle comunità ortodosse, e attualmente in possesso alle comunità
greco-cattoliche, restino tali indipendentemente dal modo in cui sono stati acquisiti, e a rinunciare
a qualsiasi rivendicazione al riguardo.
-2. Le Commissioni miste locali continueranno a negoziare affinché nelle campagne dove esiste
una parrocchia greco-cattolica e vi sono diversi luoghi di culto in mano alla maggioranza
ortodossa, gli ortodossi si prendano in considerazione la possibilità di offrire alla parrocchia
greco-cattolica uno dei luoghi di culto, con il consenso del sacerdote e dei fedeli del luogo. La
parte greco-cattolica avanza la stessa richiesta anche per le città, comprese le due chiese
cattedrali di Baía Mare ed Oradea, ma gli ortodossi non vogliono accettare questo.
-3. Questi negoziati dovrebbero essere conclusi il più presto possibile in tutte le diocesi, in modo
da dare alla parte ortodossa la possibilità di una nuova fase di dialogo internazionale ortodosso-
cattolico.
4. Nei luoghi dove esiste una sola chiesa, si dovrebbe cercare una soluzione accettabile per
entrambe le parti 1.
La visita di Giovanni Paolo II in Romania. Bucarest, dal 7 al 9 maggio 1999.
Questa visita di Giovanni Paolo Il in Romania ha due motivi principali; il primo è ecumenico,
per la prima volta un Pontefice romano fa una visita in un paese di maggioranza ortodossa, ed il
secondo è quello pastorale, perché in Romania ci sono due forti comunità di cattolici, una di rito
latino, che si trovano in Moldavia (la maggior parte) ed in Transilvania (formata da ungheresi
romeni), e una di rito orientale (greco-cattolica) di etnia romena. Permettendo questa visita del
Papa Giovanni Paolo II in Romania, la Chiesa Ortodossa Romena ha dimostrato da un lato la sua
apertura ecumenica, e ha accentuato dall'altro lato la vocazione di ponte tra oriente ed occidente
del popolo romeno, con la sua origine latina è legato all'occidente e con il suo culto all'oriente.
Questo è ciò che conferisce l'unicità al popolo romeno in tutto il mondo. All'arrivo nella capitale
romena Bucarest il Patriarca Teoctist della Chiesa Ortodossa Romana ha salutato questa visita del
papa in terra romena che è "un paese santificato con il sangue dei suoi martiri: quelli dei primi
tempi e quelli caduti sull'altare della fede nei tempi della dittatura comunista" 2; inoltre, "La Chiesa
Ortodossa Romena della Romania si assume con responsabilità la sua missione, nel contesto degli
sforzi delle altre chiuse per ricostruire l'unità della fede. La sua visita ecumenica oggi nella nostra
1 Cfr Dialog sau negociere? Comunicatul oficial al colei de-a doua întâlniri a comistei de dialog dintre Biserica Ortodoxa Româna si Biserica
Român Unita, in «Viata Crestina», 1999 nº 3, p. 1, 3; in italiano cf CONMSSIONE ORTODOSSA E GRECO-CATTOLICA, Romania disputa sulle
chiese, in «Il Regno-Attualità», 1999 nº 44, p. 218.
2 Cfr Teoctist, Il discorso durante la cerimonia di benvenuto svoltasi all'Aeroporto Baneasa di Bucarest, in «L'Osservatore Romano», 8 maggio
1999, nº 105, p. 4.
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Chiesa Ortodossa Romena si situa proprio in questo cammino verso la nostra unità" 1. Un altro
momento importante della visita di Giovanni Paolo II in Romania è stato l'incontro presso la
Nunziatura Apostolica di Bucarest con la Conferenza episcopale cattolica romena dei due riti,
latino ed orientale, e nel suo discorso il Papa ha invitato i vescovi cattolici ad essere "artefici di
comunione” 2. E sul problema del dialogo con la Chiesa Ortodossa Romena, già in corso, il Papa ha
affermato che: "Al riguardo, ho sentito con grande interesse i lavori della Commissione mista tra la
Chiesa Ortodossa Romena e la Chiesa Greco-Cattolica circa le menzionate questioni. Non c'è
dubbio che, nonostante le difficoltà, tale Commissione abbia avuto un ruolo positivo. Formulo i
più sentiti voti che entrambe le parti si impegnino a continuare a trattare la questione nel dialogo
sincero e rispettoso e spero che questa mia visita possa dare un ulteriore contributo a tale
cammino di fraterno dialogo nella verità e nella carità. Questo dialogo si iscrive poi nel più vasto
orizzonte dell'impegno ecumenico, a cui l'intera Chiesa è chiamata. Dobbiamo adoperarci tutti,
con apertura di cuore e perseveranza, nel dialogo sia teologico che operativo con le altre Chiese e
comunità cristiane, in vista del traguardo dell'unità di tutti i discepoli di Cristo" 3.
Il terzo incontro delle due Commissioni, ortodossa e greco-cattolica. Il 10 giugno 1999.
Il terzo incontro delle due Commissioni ortodossa e greco-cattolica è avvenuto ad un mese
della visita di Giovanni Paolo Il in Romania presso il monastero ortodosso di Rámesi, il 10 giugno
1999, e dal quale si aspettava dei grandi miglioramenti delle relazioni tra le due Chiese sorelle in
Romania, entrambe entusiaste della visita storica dei papa. Ma la questione del contenzioso tra le
due Chiese non ha fatto passi in avanti, e la prospettiva per adesso si intravede soltanto nel aver
mutato gli atteggiamenti d'ambedue le parti, smussando le durezze ed i risentimenti, cioè in un
clima di discussione meno teso degli altri due precedenti incontri. La prima parte di questo terzo
incontro è stato dedicata alla valutazione della visita effettuata dal Papa in Romania, apprezzata
positivamente da tutte due le parti, e soltanto nella seconda parte dell'incontro si è fatto "il
bilancio del dialogo pratico, sul posto, delle Commissioni locali" 4, formate per facilitare l'incontro
delle due Commissioni, portando dei dati e delle cifre concrete. Si sono segnalate per nome le
località dove i problemi legati ai luoghi di culto e delle case parrocchiali sono risolti nel frattempo,
e anche i casi dove il progresso desiderato non si è potuto realizzare, e la parte greco-cattolica ha
espresso l'opinione che il dialogo pratico, cioè locale è troppo lento. La parte ortodossa ha
risposto dicendo che è molto difficile trovare delle soluzioni pratiche e rapide per la risoluzioni dei
problemi esistenti facendo vedere che in tanti casi c'è bisogno di costruire dei nuovi luoghi di
culto, particolarmente nelle città 5. Sulla questione delle celebrazioni alternative dove viene
praticata nella stessa chiesa, essa non si deve considerare come una soluzione ideale, ma
piuttosto provvisorie, finche si costruiranno delle altre chiese. L'incontro si è concluso con il
desiderio e la speranza da tutte due le parti che il dialogo possa portare in futuro i frutti
desiderati, e gli accordi e la cooperazione tra le due Chiese nazionali in Romania contribuisca alla
1 Cfr Teoctist, L'indirizzo di omaggio del patriarca della Chiesa Ortodossa Romena, S.B. Teoctist, in «L'Osservatore Romano», 8 maggio
1999, nº 105, p. 4
2 Cfr Giovanni Paolo II, Il discorso durante l'incontro con i membri della Conferenza episcopale, in «L'Osservatore Romano», 8 maggio 1999,
nº 105, p. 6.
3 Cfr Giovanni Paolo II, Il discorso durante l'incontro con i membri della Conferenza episcopale, in «L'Osservatore Romano», 8 maggio 1999,
nº 105, p. 6.
4 Cfr A treia întâlnire a Comisiei mixte de dialog ortodox-greco-catolìc (Râmeo, 10 iunie 1999), Comunicat, in «Renaeterea», 1999 nº 6, p. 2.
5 Cfr A treia întâlnire a Comisiei mixte de dialog ortodox-greco-catolìc (Râmeo, 10 iunie 1999), Comunicat, in «Renaeterea», 1999 nº 6, p. 2.
11
promozione della pace sociale e l'avvicinamento fra l'ortodossia ed la Chiesa cattolica di
comunione romana sul piano universale 1.
Il quarto incontro delle due Commissioni, ortodossa e greco-cattolica: Oradea 4 novembre 1999.
Questa volta a fare gli onori di casa è la diocesi greco-cattolica di Oradea. L'incarico di
presidente detenuto fino allora dal metropolita di Moldova e Bucovina Daniel Ciobotea, passa al
metropolita della Transilvania Antonie Plamadeala, che tra l'altro è anche il rappresentante ufficiale
della Chiesa romena ortodossa nella Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra
la Chiesa Romano-Cattolica e la Chiesa ortodossa. E in più, essendo il metropolita della
Transilvania, conosce meglio tutti i problemi in discussione sui luoghi di culto che riguarda
proprio questa regione della Romania 2. La parte ortodossa propone che il documento della
Balamand, firmato da tutte due le parti della Commissione internazionale ortodossa e cattolica, sia
alla base del dialogo tra le due Chiese. In quanto ai processi che coinvolgono le parrocchie e
producono tanta amarezza, tutte due le parti chiedono la risoluzione prioritaria delle dispute
patrimoniali non tramite le istanze legali ma per la via del dialogo. Poiché si è costatato che alcuni
preti, pochi come numero, sono passati da una Chiesa ad altra in un modo anarchico contro le
regole canoniche, si costituirà una Commissione mista che dovrà studiare il problema e farà delle
proposte concrete per ciò che riguarda il partire e l'accoglienza dei chierici da una chiesa all'altra.
Fino allora si sceglie lo stato quo. La parte ortodossa è disposta che nei limiti della possibilità, di
aiutare le comunità greco-cattoliche dì costruirsi i luoghi di culto deì quali hanno bisogno,
essendo questa la via più diretta per la risoluzione dei litigi esistenti. La parte greco-cattolica è
altrettanto disposta che nelle località dove la Chiesa ortodossa restituirà il luogo di culto
sollecitato, di aiutare la comunità ortodossa nella costruzione di un luogo di culto. La parte greco-
cattolica sollecita nuovamente: la restituzione delle chiese cattedrali; la restituzione delle chiese
vicariali; nelle località dove ci sono due chiese -tra le quali una greco-cattolica- una sia restituita;
nelle località dove esiste una sola chiesa e se ci sono due comunità confessionali si celebri
alternativamente. La parte ortodossa non è d'accordo, ma esprime la speranza che questi litigi
saranno risolti con il dialogo, con il rispetto del desiderio dei fedeli 3. Come novità, la parte
ortodossa chiede esplicitamente alla parte greco-cattolica che come base del dialogo delle due
Commissioni stia anche il documento di Balamand, firmato tra l'altro dalle due Chiese unite. L'altra
novità è il contenuto del punto 3 riguardo i passaggi di preti che avvengono da una confessione
all'altra, fortunatamente pochi come numero. Si chiede poi che la parte ortodossa restituisca alla
parte greco-cattolica le chiese cattedrali rimaste ancora non restituite (Oradea e Baia Mare), e le
chiese vicariali.
Il quinto incontro delle due Commissioni, ortodossa e greco-cattolica. Monastero Brincoveanu,
Sâmbata de Sus, Brasov 28 settembre 2000.
Il quinto incontro di dialogo delle due Commissioni tenutosi presso il monastero ortodosso
Brâncoveanu, di Sâmbata de Sus, Brasov è un'altra conferma del desiderio di dialogo e mettere fine
alla polemica e alla disputa sui luoghi di culto esistente fra le due chiese sorelle in Romania.
“Differentemente degli altri incontri, ambedue le parti hanno constatato un miglioramento del
1 Cfr A treia întâlnire a Comisiei mixte de dialog ortodox-greco-catolìc (Râmeo, 10 iunie 1999), Comunicat, in «Renaeterea», 1999 nº 6, p. 2.
2 Cfr A patra întâlnire a Comisiei mixte de dialog ortodox-greco-catolic. Oraclea, 4 noiembrie 1999. in «Renasterea», 1999 nº 11, p. 2.
3 Cfr A patra întâlnire a Comisiei mixte de dialog ortodox-greco-catolic. Oraclea, 4 noiembrie 1999. in «Renasterea», 1999 nº 11, p. 2.
12
clima che regna tra le due chiese. Questo miglioramento del clima è dovuto tanto allo sforzo
messo dal clero e dai fedeli delle due chiese romene di smorzare le relazioni tra di loro, quanto il
fatto che si sono costruiti nuovi luoghi di culto” 1. E nonostante questo buon segnale la
Commissione mista si è espresso ancora sui problemi esistenti ancora non risolti e in modo
particolare il rammarico dell'esistenza ancora a "dei processi (nei Tribunali sul problema dei luoghi
di culto) che avvelenano il rapporto tra i fedeli greco-cattolici e ortodossi, quale costituiscono
inoltre un impedimento serio per un'armonia totale” 2. Viene implicitamente escluso il
proselitismo.
VII
LA CHIESA ORTODOSSA SERBA: LA
‘FRONTIERA’ TRAUMATICA TRA I
‘LATINO-FRANCHI’ E GLI ‘SLAVO-
ORIENTALI’
INTRODUZIONE.
IL PANORAMA SERBO ORTODOSSO OGGI
Il Patriarcato serbo ortodosso 3 conta 32 diocesi (4 in America, 2 in Europa, 2 in Oceania), 4
seminari, 1 facoltà teologica ed è retto dal Santo Sinodo (riunione annuale a maggio, sinodo
1 Cfr A cincia întâlnire a Comisiei mixte de dialog intre Biserica Ortodoxe si Biserica Greco-Catolica. Monastirea BrâncoveanuSâmbata de Sus,
jud Braaov, 28 septembrie 2000 in «Renasterea», 2000 nº 9, p. 6.
2 Cfr A cincia întâlnire a Comisiei mixte de dialog intre Biserica Ortodoxe si Biserica Greco-Catolica. Monastirea BrâncoveanuSâmbata de Sus,
jud Braaov, 28 septembrie 2000 in «Renasterea», 2000 nº 9, p. 6.
3 Atlante: territorio tra Croazia, Romania, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Albania.
13
permanente di 4 vescovi per gli affari correnti) 1. La Chiesa serba Ortodossa mantiene vivo il
ricordo delle sofferenze e degli intralci recenti sia della 2° guerra mondiale, sia del periodo
postbellico comunista fino a dopo 1989 -malgrado la caduta dei sistemi comunisti- con la
mancata riconsegna delle Chiese e della capacità di azione ecclesiale 2. Nel 1999-2003, si da il
numero di 8.000.000 di fedeli serbo-ortodossi 3. Questa statistica è confermata dal Consiglio
ecumenico delle Chiese nel 2006, aggiungendo che vi sono 45 vescovi, 3.000 preti, 37 diocesi,
2.974 parrocchie 4. La Serbia, costituita in Chiesa "autocefale" fin dal 1352, fu ufficialmente
riconosciuta come tale nel 1920. Il Patriarca ha il titolo di “Patriarca dei Serbi, Arcivescovo di Peč,
Metropolita di Belgrado e Karlovči”, carica ricoperta da S. S. Pavle I (nato nel 1914 – eletto nel
1990) 5. I serbi ortodossi della diaspora vivono negli Stati Uniti, nell‟Europa occidentale,
nell‟Australia, negli ex-stati della Jugoslavia diventati indipendenti.
1 SERBIAN ORTHODOX CHURCH, The Serbian Orthodox Church (http://www.spc.org.yu), in Internet 1999, http://www.decani.yunet.com/:
«The supreme authority of the Serbian Church, the Holy Synod, is composed of all its bishops, who meet once a year in May. There is also a
standing Synod of four members who administer the day-to-day affairs of the church, which is estimated to number some nine million
faithful. There are 32 dioceses, including 4 in North America, 2 in Western Europe and 2 in Australia and New Zealand; four seminaries and a
theological faculty train candidates for the clergy».
2 SERBIAN ORTHODOX CHURCH, The Serbian Orthodox Church (http://www.spc.org.yu), in Internet 1999, http://www.decani.yunet.com/:
During the Second World War the Serbian Orthodox Church passed through severe trials in which many bishops, priests and about 700.000
lay Orthodox Christians were killed by Croatian and Moslem fascists. Hundreds of churches were completely destroyed or desecrated. After
the Second World War the Church experienced new trials under the communists who prohibited teaching of religion in schools, confiscated
the property of the Church and using various overt and covert means of persecution in order to diminish the influence the Church had
among the people. It was only after 1989 that the position of the Church has became tolerable, although the Church estastes have not yet
been returned to their lawful owners. Patriarch Paul serving the Divine Liturgy .
3 CHIESA DI SERBIA (Metropolia di Belgrado e Patriarcato di Serbia), La Chiesa ortodossa serba, in «Internet» 2003, http://utenti.lycos.it/
atlantedellachiesa/chiesaortodossa/serbia.htm: «8.000.000 sono all'incirca i fedeli della Chiesa Ortodossa Serba. Il Patriarcato è membro del
Consiglio Mondiale delle Chiese .Come il Patriarcato di Gerusalemme anche quello di Serbia è in comunione con la Chiesa Ortodossa Russa
fuori dalla Russia»; etiam in R. Roberson, The Eastern Christian Churches, Rome 1999, p. 72.
4 WORLD COUNCIL OF CHURCHES, Member churches > Regions > Europe > Serbia > Serbian Orthodox Church, in «Internet» 2008,
http://www.oikoumene.org/en/member-churches/regions/europe/serbia-montenegro/serbian-orthodox-church.html.
5 CHIESA DI SERBIA (Metropolia di Belgrado e Patriarcato di Serbia), La Chiesa ortodossa serba, in «Internet» 2003, http://utenti.lycos.it/
atlantedellachiesa/chiesaortodossa/serbia.htm: «S.S. Paolo I Arcivescovo di Pec, Metropolita di Belgrado e Karlovci, Patriarca dei Serbi.Foto
e biografia nel sito del Patriarcato di Serbia. Cronotassi degli Arcivescovi di Pec (1219-1346), dei Patriarchi di Pec (1346-1459),Arcivescovi
di Pec (non più autocefali 1459-1557), Patriarchi di Pec (1557-1766), Metropoliti di Belgrado dal 1831, Arcivescovi di Pec e Metropoliti di
Belgrado e Sremski-Karlovci e Patriarchi dei Serbi dal 1920 in: orthodoxresearchinstitute. Una cronotassi dei Patriarchi si Sremski-Carlovci
(ma solo dal 1870) la si può trovare in Yugoslavia_notes».
Ex Jugoslavia
14
Il Patriarcato pubblica: «Glasnik» (mensile, in serbo) and «Pravoslavlje» (quindicennale, in
serbo). Il sito della Chiesa Ortodossa Serba è : www.spc.yu.
In Italia, una delle più antiche presenze storiche di fedeli ortodossi è costituita dalla
comunità serba di Trieste, fondata sotto l‟imperatrice Maria Teresa d‟Austria (1717-1780). Il primo
statuto dell‟ente, approvato dalla stessa Maria Teresa d‟Austria, è stato più volte modificato, sino a
quello attuale, approvato con D.P.R. 29 marzo 1989. In seguito alla distruzione della sede
episcopale serbo-ortodossa di Zagabria, il Patriarcato ha assegnato l‟Italia alla Metropolia di
Zagabria e di Lubiana, trasformando de facto la chiesa di Trieste in cattedrale metropolitana. Il
Patriarcato di Serbia vanta oltre otto milioni di fedeli nell‟ex-Jugoslavia, oltre a una presenza
diffusa in tutto il mondo occidentale (particolarmente in Germania, America del Nord e Australia). I
membri della storica comunità di Trieste, nell‟ordine delle migliaia, sono aumentati ulteriormente
con le vicende dell‟emigrazione post-bellica degli ultimi anni. Recentemente sono state aperte
parrocchie ortodosse serbe a Vicenza e Milano.
I
LE SORGENTI DELLA VITA ECCLESIALE SERBA
ORTODOSSA: SITUARE LE ORIGINI
I serbi furono evangelizzati da Bisanzio mentre i croati e sloveni da Roma 1. L‟ubicazione
geografica del territorio faceva vacillare l‟appartenenza cristiana tra Costantinopoli e Roma 2.
1 J. Gründler, Lexikon der christlichen Kirchen und Sekten, Wien 1961, Band II, S. 1071, N 2036.
2 R. Roberson, The Eastern Christian Churches, Rome 1999, p. 68: «Due in part to its geographical location, the Serbian church vacillated
between Rome and Constantinople for a time, but finally gravitated towards the Byzantines. In 1219, St. Sava was consecrated the first
15
1° secolo: S. Paolo inizia l'evangelizzazione dei Balcani.
6° secolo: per breve tempo (ultima menzione nel 602),durante il regno di Giustiniano, in
Macedonia prospera la Chiesa autocefala di Iustiniana Prima. Inizia l'invasione slava dell'Illirico. Il
Cristianesimo verrà spazzato via ma quasi contestualmente inizia l' evangelizzazione degli Slavi.
753. L'Illirico passa dal Patriarcato di Roma a quello di Costantinopoli.
9° sec.: prima menzione di vescovi tra gli Slavi dell'Illirico durante il regno del principe Mutimir.
Inizia l'opera evangelizzatrice dei S.S. Cirillo e Metodio. Gran parte dell'odierna Serbia e Macedonia
vengono sotto il controllo dei Bulgari
12° sec.: Stefano Nemania (1169-1196) unifica la maggioranza dei principati Serbi e crea il
regno della Grande Serbia.
1219. Costantinopoli concede l'autocefalia all'Arcidiocesi di Pec di cui è arcivescovo Saba,figlio di
Stefano. La Chiesa ,costituita da nove diocesi, coesiste con diocesi Greche e/o Bulgare. La sede
dell'Arcivescovo è inizialmente a Zica.
1253. In seguito alle invasioni di Tartari (1242) , Bulgari e Cumani (1253), l'Arcivescovo inizia a
risiedere a Peč.
Il XIII secolo vede la rinascita di un regno serbo, salvandolo dalla pressione che travolse
Kiev e la „Rus‟, con la benedizione del grande monaco S. Sava mentre si esprime al meglio
l‟iconografia serba orientale 1. L‟ambito serbo si trovava in parte su territorio del patriarcato
romano, parte su quello rumeno, parte su quello bulgaro, con la formazione nel 1219 di una
metropolia propria a Peč (in turco, Ipek) da parte di Costantinopoli, ma con un metropolita (Sava)
che sacrò come re il suo fratello a nome del Papa Honorius III, il quale (Stefano II) si dimostrò
incline verso l‟imperatore latino di Nicea 2.
1346. Stefano Dusan (1331-1355) si proclama Zar dei Serbi e dei Greci e innalza l'Arcivescovo
Joannicius a Patriarca dei Serbi.
1352. Il Patriarca Ecumenico in risposta scomunica Stefano.
1375. Costantinopoli riconosce il Patriarcato di Serbia con sede a Pec.
Con lo Tsar Stefano III si crea „l‟impero dei serbi e greci‟ integrando la Macedonia e
l‟Albania (1346) con la capitale a Skoplje e la dichiarazione unilaterale di autocefalia della Chiesa
serba (1351, scomunica di Costantinopoli ritirata nel 1376) 3. La conquista turca del 1389 porta
alla reintegrazione del patriarcato serbo nella Chiesa bulgara 1.
Archbishop of a self-governing Serbian Orthodox Church by the Patriarch of Constantinople, then residing at Nicaea during the Latin
occupation of his city. The Serbian kingdom reached its apogee during the reign of Stevan Dushan, who extended Serbian rule to Albania,
Thessaly, Epirus, and Macedonia. Dushan was crowned Emperor of the Serbians and established a Serbian Patriarchate at Peč in 1346. Th is
state of affairs was recognized by Constantinople in 1375».
1 O. Clément, L‟Eglise orthodoxe de 1054 à aujourd‟hui, in F. Lenoir – Y. Tardan-Masquelier, Encyclopédie des religions, Paris 1997, vol. I, p.
461 : «En 1261, i'empereur de Nicée (l'empire de Nicée était un des débris du monde byzantin restés indépendants), Michel Paléologue,
réussit é reprendre Constantinople. Organisé au début du XIIIº siècle grâce à l'arbitrage et à la bénédiction d'un grand moine, saint Sava, le
royaume de Serbie sauve l'orthodoxie dans les Balkans et permet - à Sopotchani surtout - l'épanouissement d'un art admirable où le sens
occidental de l'humain est assumé dans la lumière incréée de la Tradition orientale. Le visage que les grandes fresques serbes ont alors
donné au Christ est sans doute un des plus beaux, dans sa douceur, sa noblesse et sa force, que l'on puisse trouver».
2 J. Gründler, Lexikon der christlichen Kirchen und Sekten, Wien 1961, Band II, S. 1071, N 2036.
3 SERBIAN ORTHODOX CHURCH, The Serbian Orthodox Church (http://www.spc.org.yu), in Internet 1999, http://www.decani.yunet.com/:
The Serbian Orthodox Church is an autocephalous, or ecclesiastically independent, member of the Orthodox communion, located primarily
in Serbia, Montenegro, Bosnia and Herzegovina and Croatia. Since many Serbs have emigrated to foreign countries, now there are now many
Serbian Orthodox communities on all continents. Soon after their arrrival to Balkans the Serbian tribes were successively baptised by
Christian missionaries and became Orthodox Christians. The consecration of St. Sava as autocephalous Archbishop of Serbia in 1219, even
16
1459. In seguito alla conquista turca il Patriarcato e l'autocefalia vengono di fatto (ma non
ufficialmente) abolite e poste alle dipendenze dell'Arcidiocesi di Ocrida.
1528 La Chiesa ottiene un certo grado di autonomia. Tuttavia quando Paolo di Smederevo tenta di
riesumare il Patriarcato (e Patriarca egli stesso si proclama)viene (1531) bandito.
1557 Solimano il Magnifico restaura, azione accolta da Costantinopoli, il Patriarcato.
Il patriarcato di Peč viene ristabilito sotto il Gran Visir Mohammed Pascha Sokolovič (con
l‟elevazione a patriarca del fratello del Gan Visir Macario, 1557) 2, ma di nuovo soppresso nel 1766
sotto pressione greca presso il Sultano di Istanbul 3. La Chiesa serba torna sotto diretta
dipendenza del Patriarcato ecumenico, con sede maggiore a Karlovci 4.
1690. Durante la guerra austro-turca i Serbi appoggiano gli austriaci. La controffensiva turca
induce il Patriarca Arsenije a fuggire con 40.000 uomini nell'Ungheria austriaca. Il governo
ungherese stabilisce la Metropolia di Krusedol e riconosce Arsenio capo spirituale di tutti gli
Ortodossi in Ungheria. La Dalmazia passa a Venezia che sottopone i Serbi (prima dipendenti dal
Metropolita di Dabro-Bosna) al Metropolita di Filadelfia (Metropolita greco-ortodosso):tale
disposizione viene ignorata dai Serbi di Dalmazia.
1713. La Metropolia di Krusedol viene trasferita a Sremski Karlovci (o Karlovac).
1765. Il Patriarca (greco) Calinico II (1765-1766) si dimette e chiede al Patriarca di
Costantinopoli l'abolizione del Patriarcato di Pec. Costantinopoli abolisce il Patriarcato.
Diventanono autocefale la Chiesa del Montenegro (Czernagora) e la Metropolia di Czernovitz (per
gli Ortodossi in Bukovina). Praticamente già lo era la Metropolia di Karlovac.I successivi vescovi in
Serbia saranno tutti Fanarioti.
1828. I Serbi di Dalmazia passano alle dipendenze del Metropolita di Carlovitz.
1832. Costantinopoli concede l'autonomia alla Chiesa di Serbia sotto il Primato del Metropolita di
Belgrado. I vescovi greci vengono allontanati.
1848. La Metropolia di Karlovac viene elevata a Patriarcato di Sremski-Karlovci.
1867. I Serbi di Dalmazia passano alle dipendenze del Metropolita di Czernovitz (Bukovina).
1873. Diviene autocefala la Metropolia di Cernauti (o Czernovitz).
more strengthened various Serbian principalities in their ecclesiastical allegiance to Constantinople and Christian East. Later, as the medieval
kingdom of Serbia grew in size and prestige and Stefan Dusan, king of Serbia from 1331, assumed the imperial title of tsar in 1346 to 1355,
the Archbishopric of Pec was correspondingly raised to the rank of Patriarchate. The period before the arrival of the Turks was the time of
the greatest flourishing of the Serbian Church .
1 J. Gründler, Lexikon der christlichen Kirchen und Sekten, Wien 1961, Band II, S. 1071, N 2036:
2 SERBIAN ORTHODOX CHURCH, The Serbian Orthodox Church (http://www.spc.org.yu), in Internet 1999, http://www.decani.yunet.com/:
After the final Turkish conquest of the most influental Serbian principality in 1459, the greater portion of Serbian lands became a Turkish
pasalik (province). After the death of Patriarch Arsenios II in 1463 a successor was not elected. The Patriarchate was thus de facto abolished,
and the Serbian Church passed under the jurisdiction of the Ecumenical Patriarchate. The Serbian Patriarchate was restored in 1557 by the
Turkish sultan Suleiman the Magnificent. Macarios, brother of the famous Mehmed Pasha Sokolovic was elected Patriarch in Pec. The old
Patriarchate in Pec. The restoration of the Patriarchate was of great importance for the Serbs because it helped the spiritual unification of all
Serbs in the Turkish Empire .
3 J. Gründler, Lexikon der christlichen Kirchen und Sekten, Wien 1961, Band II, S. 1071, N 2036:
4 SERBIAN ORTHODOX CHURCH, The Serbian Orthodox Church (http://www.spc.org.yu), in Internet 1999, http://www.decani.yunet.com/:
After consequent Serbian uprisals against the Turkish occupators in which the Church had a leading role, the Turks abolished the
Patriarchate once again in 1766. The Church remained once more under the jurisdiction of the Ecumenical Patriarch of Constantinople. This
period of so called "Phanariots" was a period of great spiritual decline because the Greek bishops had very little understanding for their
Serbian flock. This was also the period when great number of Christians converted to Islam to avoid severe taxes imposed by the Turks in
retaliation for uprisings and continued resistance. Many Serbs with their hierarchs migrated to Southern Hungary where they had been
granted the Church autonomy. The seat of the archbishops was moved from Pec to Karlovci .
17
1878. La Chiesa di Bosnia-Erzegovina, dopo la conquista serba, ottiene un vago riconoscimento
di autonomia da Costantinopoli. La Chiesa in Macedonia (già direttamente dipendente da
Costantinopoli) passa alla Metropolia di Serbia.
1879. Costantinopoli trasforma l'autonomia di Belgrado in autocefalia. L‟autocefalia definitiva
viene così decretata 1.
1913. La Serbia conquista la Macedonia.
1920. La Chiesa diventa Patriarcato:in esso confluiscono la Chiesa di Serbia, di Bosnia-Erzegovina,
di Montenegro, di Sremski-Karlovic, le diocesi dalmate di Czernovitz, le diocesi macedoni già
bulgare. La nascita della Jugoslavia unita fa sorgere una Chiesa ortodossa serba unica, riconosciuta
da Costantinopoli nel 1920 2.
1940-45. Seconda guerra Mondiale. L'Ortodossia soffre grandemente soprattutto in Croazia.
1963. Serbi Ortodossi in America e Australia creano la Chiesa Ortodossa Serba Libera in contrasto
con la politica filotitina di Belgrado.
1967. Si dichiara autocefala la Chiesa di Macedonia (non riconosciuta dalle Chiese Autocefale
Locali).
1993. La Chiesa Ortodossa Serba Libera ritorna nel seno della madre Chiesa.
1999. Fine delle recenti guerre che hanno afflitto l'ex Jugoslavia.
II
ALCUNE CARATTERISTICHE SERBO-ORTODOSSE
ALCUNE CARATTERISTICHE ED USANZE
KRSNA SLAVA. La Krsna Slava è una particolarità serba, sconosciuta tra gli altri ortodossi.
Quando San Sava ha battezzato il popolo serbo, ha donato loro la krsna slava in onore dei santi
del giorno del loro battesimo. Vi sono diversi costumi locali, ma ogni famiglia ortodossa serba
deve celebrare la propria slava. Quando il figlio lascia la casa paterna per stabilirsi in un'altra casa,
il padre gli «trasmette la slava» (predaje slavu). In seguito, il figlio celebrerà la slava, così come il
proprio padre. Per la slava, si portano i colivi (zhito) (un piatto di grano bollito e zuccherato che
simbolizza la risurrezione dei morti) per farli benedire in chiesa. In casa, si prepara anche il pane
(kolach), il vino, e il cero. Si possono benedire pane e vino e spezzare il pane a casa assieme al
prete, ma anche in chiesa - soprattutto nei nostri paesi, dove i fedeli vivono tanto lontano gli uni
dagli altri.
LA CASA. Ogni casa nuova deve essere benedetta dal prete. In casa si tengono in posizione
d'onore le icone di Cristo, della Madre di Dio, e del santo patrono (quello della slava presso i
1 SERBIAN ORTHODOX CHURCH, The Serbian Orthodox Church (http://www.spc.org.yu), in Internet 1999, http://www.decani.yunet.com/:
The Serbian Orthodox Church finally regained its independance and became autocephalous in 1879, the year after the recognition by the
Great Powers of Serbia as an independent state. After World War I all the Serbs were united under one ecclesiastical authority, and the
Patriarchate was reestablished in 1920 with election of Patriarch Dimitry, the Patriarch's full title being "Archbishop of Pec, Metropolitan of
Belgrade and Karlovci, and Patriarch of the Serbs." .
2 R. Roberson, The Eastern Christian Churches, Rome 1999, pp. 68-69: «The emergence of an autonomous Serbian state in 1830 was
coupled with the establishment of an autonomous Orthodox metropolia based at Belgrade and the replacement of Greek bishops by Serbs. In
1878 Serbia gained international recognition as an independent nation, and in 1879 the Patriarchate of Constantinople recognized
theSerbian church as autocephalous. In 1918 the multinational state of Yugoslavia was formed, making possible the amalgamation of various
Orthodox jurisdictions now within Yugoslavia (the formerly autonomous Serbian metropolias of Belgrade, Karlovci, Bosnia, Montenegro, and
the diocese of Dalmatia) into a single Serbian Orthodox Church. In 1920 Constantinople recognized this union and raised the Serbian Church
to the rank of Patriarchate».
18
serbi). In una casa ortodossa, le icone si trovano in ogni stanza salvo i bagni. I cristiani ortodossi
devono pregare in casa tutti i giorni, al mattino e alla sera. Queste preghiere comprendono il
ringraziamento a Dio per tutto quanto ci ha donato, la richiesta di perdono per le nostre colpe, le
preghiere per i vivi e i morti, e la richiesta di aiuto per la nostra vita.
NASCITA E BATTESIMO. Quando nasce un bambino, si deve chiamare il prete. Vi sono
preghiere per la madre e il neonato al primo giorno, l‟imposizione del nome all'ottavo giorno, e le
preghiere di purificazione della madre il quarantesimo giorno. In seguito, si può battezzare il
bambino, di preferenza entro i primi tre mesi. Noi battezziamo per immersione completa per
significare la morte e la risurrezione di Cristo, alle quali partecipiamo. Quindi, l'infante viene unto
con il Santo Crisma o Myron (sveti mir) per confermare il dono dello Spirito Santo. I padrini e
madrine (kumovi) professano la fede ortodossa a nome dell'infante – ed è per questo che devono
obbligatoriamente essere cristiani ortodossi. Presso i serbi, l'istituto di padrino si trasmette di
generazione in generazione. Se il padrino (kum) ha problemi ad arrivare (dalla Bosnia o
dall‟Australia…), può essere rappresentato da altri – se è d'accordo –, rimanendo lo stesso il kum.
Non bisogna ritardare per questa ragione i battesimi o i matrimoni. Il terzo Mistero (sveta tajna)
dopo il Battesimo e la Cresima (miropomazanje) è la Santa Comunione. È per questo che noi
preferiamo battezzare prima della Liturgia. Il battesimo è identico sia per i bambini che per gli
adulti.
MATRIMONIO. Si deve preparare con molta serietà, poiché è una scelta per tutta la vita.
Quando i due fidanzati sono ortodossi (questo è l'ideale proposto dalla Chiesa), saranno d‟accordo
per il battesimo e l'educazione dei bambini. Bisogna chiedere il permesso del vescovo per sposarsi
in chiesa con un cristiano di un'altra chiesa (protestante o cattolico). Non ci si può sposare in
chiesa con un non battezzato, o con un giudeo o musulmano. Se qualcuno prevede un tal
matrimonio, è indispensabile consultare il prete. È contrario all‟insegnamento della Chiesa che le
persone vivano insieme senza essere sposati. Qui bisogna anche ricordare che la Chiesa Ortodossa
considera l'aborto come omicidio. Non è sufficiente essere sposati in comune. Un matrimonio in
una chiesa cattolica o protestante non ha alcun valore per la Chiesa Ortodossa. Non si celebrano i
matrimoni nei giorni di digiuno, né di sabato. Se per una ragione eccezionale ci si vuole sposare di
sabato, ci vuole il permesso del vescovo.
ALCUNI PREGIUDIZI – Spesso immaginiamo che certe usanze di vita cristiana siano leggi
della Chiesa. Il banchetto funebre sulla tomba dopo le esequie (daca na groblju) è tipico della
Serbia, ma non tra i serbi di Dalmazia, che appartengono alla stessa chiesa e che organizzano un
pasto alla memoria del defunto in casa, dopo i funerali. Qui si tratta di costumi locali, che non
significano in alcun modo che gli uni siano più ortodossi degli altri. Un'espressione serba lo dice
molto bene: «Cento villaggi – cento costumi». La legge della Chiesa ci richiede solamente di
portare i colivi (zhito) che esprimono la nostra fede nella risurrezione, poiché il grano sepolto nella
terra porta una nuova vita come il defunto che rivivrà nella risurrezione. Così i colivi sono una
legge per tutti gli ortodossi, mentre le altre usanze sono costumi locali. Talvolta si sente questa
domanda: «Uno che non è nato ortodosso ma lo è divenuto più tardi, o che è nato da un
matrimonio misto, può divenire prete ortodosso?» Le ultime parole di Cristo prima della sua
ascensione al cielo sono: «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome
del Padre, del Figlio e del santo Spirito» (Mt 28:19). Il santo Apostolo Paolo dice: «Non vi è giudeo
né greco…, ma tutti noi siamo uno in Cristo». È dunque chiaro che Cristo ha fondato la Chiesa
19
universale per tutte le nazioni senza distinzione. Per di più, tutti i vescovi e preti ordinati dagli
apostoli erano nati da genitori non cristiani. Di conseguenza, le origini nazionali o religiose non
hanno alcuna importanza. Il grande vescovo serbo San Nicola Velimirovic ha detto: «Cristo era
anti-nazionalista e anti-imperialista – contro il nazionalismo ebreo e contro l'imperialismo
romano». Inoltre, il nazionalismo che pretende che una nazione sia superiore a un'altra è contrario
allo spirito dell‟Ortodossia ed è stato condannato come eresia al Concilio di Costantinopoli del
1871. Un'altra domanda motivata da pregiudizi è la seguente: «Le donne possono comunicarsi
durante il loro ciclo mestruale?» La risposta è molto semplice: «sì», anche se in molti paesi
ortodossi le donne non entrano neppure in chiesa e non venerano le icone nei giorni del loro ciclo.
San Gregorio il Grande scrisse nel settimo secolo che questo è un «costume giudaico», poiché i
giudei considerano il sangue mestruale come impuro. San Gregorio dice che le donne possono
comunicarsi liberamente nei giorni del ciclo, ma che non bisogna forzarle a farlo per rispetto della
loro coscienza 1.
III
I PRESUPPOSTI DELLA RICONCILIAZIONE
COINVOLGIMENTO ECUMENICO INTERNAZIONALE
La Chiesa Ortodossa serba è membro del Consiglio ecumenico delle Chiese dal 1965, ed
anche del Consiglio delle Chiese europee e del Consiglio ecumenico delle Chiese in Serbia e
Montenegro.
IL CONTENZIOSO CON LE CHIESE ORTODOSSE
Accanto al Monte Athos, è l‟unica realtà ortodossa della penisola balcanica a non avere
accettato la riforma del calendario.
IL DISTACCO DELLA CHIESA ORTODOSSA MACEDONE
Il più meridionale degli Stati nati dalla dissoluzione della Yugoslavia ha vita difficile a
partire dal proprio stesso nome: “Macedonia” è infatti una denominazione contestata dalla Grecia,
che vede lesi i diritti della regione settentrionale del proprio paese anche riferita con questa
denominazione. Nella Repubblica di Macedonia, si rivendica una una piena indipendenza
ecclesiale, scontrandosi con il Patriarcato di Serbia, sotto cui la cui giurisdizione – almeno
nominalmente – si trova il territorio della nuova Repubblica. Nel 1967 il Sinodo episcopale locale
ha dichiarato unilateralmente l‟autocefalia (o indipendenza totale) della Chiesa ortodossa
macedone (mettendosi in stato di scisma formale, dato che nessun‟altra chiesa ortodossa intende
intervenire finché dura il contenzioso con Belgrado). Negli ultimi anni il Patriarcato ha restaurato
una propria gerarchia nella Repubblica di Macedonia, ma questa giurisdizione, oltre a essere
osteggiata dallo Stato, non gode di vasto appoggio tra il popolo macedone. Con l‟arrivo in Italia di
un vasto numero di macedoni in diaspora, si ripropone ora la tensione della madrepatria, dato che
la Chiesa macedone non può contare organicamente sul supporto delle altre Chiese ortodosse
1 A. Wade (Igumeno Andrew), Alcune nozioni essenziali di fede e pratica ortodossa (Belfort, 11.6.2000), in «Internet» 2003,
http://spazioinwind. libero.it/sanmassimo_decaita/pagina%20raccolta%20testi/Alcune%20nozioni%20essenziali%20wade.html.
20
(queste non hanno comunque problemi ad assumersi anche temporaneamente la cura dei fedeli
macedoni, considerati ortodossi a tutti gli effetti). Attraverso il responsabile per la diaspora
macedone in Europa, il Metropolita Gorazd, il Santo Sinodo della Chiesa macedone sta ora
organizzando presenze pastorali per i fedeli macedoni in Italia, a cominciare dalle aree (Alba,
Acqui Terme, Alessandria, Piacenza e Torino) in cui i fedeli sono presenti in maggior numero.
C. LE PROSPETTIVE APERTE DAI DIALOGHI INTERECCLESIALI
La Chiesa serba è il patriarcato Ortodosso da cui sono giunte le critiche più articolate al
coinvolgimento della Chiesa Ortodossa nel movimento ecumenico.
VIII
LA CHIESA ORTODOSSA BULGARA:
INTRODUZIONE. IL PANORAMA BULGARO ORTODOSSO
OGGI
La situazione della Chiesa ortodossa bulgara rimane segnata dalle vicende del XX secolo 1.
1 G. Eldarov, La Chiesa ortodossa bulgara, in «Abagar. Archivio cattolico bulgaro di Roma», 2000 nº 48, pp. 2-3: «LA CHIESA ORTODOSSA. La
Chiesa ortodossa bulgara vive con grande indifferenza il suo quasi decennale scisma interno (dal maggio 1992) tra l'indifferenza dei politici,
ei media e degli stessi fedeli. Sembra che l'unica preoccupazione; che ogni tanto la scuote, sia quella delle sette, agitate come spauracchio
ad ogni manifestazione di presenza "eterodossa" nel paese, inclusa quella della Chiesa cattolica. Nonostante che da alcuni mesi giaciono in
parlamento tre differenti proposte sulla legislazione relativa ai culti, che prevedono un ruolo privilegiato alla confessione tradizionale dei
bulgari, appunto la Chiesa ortodossa bulgara, solo due partiti minori professano la propria confessionalità ortodossa, una frazione
monarchica ed il movimento "rivoluzionario interno dei macedoni" (VMRO); che minaccia di presentarsi separatamente dalla coalizione
governativa. Tra gli eventi maggiori delle ultime settimane va ricordata la consacrazione della restaurata Chiesa medievale di Nedelino nel
massiccio dei Rodopi, ove nel '600 venne islamizzata gran parte della popolazione bulgara. Essa è dedicata a San Giovanni Battista, patrono
del movimento di ritorno degli islamici bulgari alla fede cristiana (negli anni 1990-1992 i loro attivisti manifestavano intenzioni di entrare in
comunione con la Chiesa di Roma, che allora non vennero prese in seria considerazione). Essi lavorano tuttora ai margini dell'organizzazione
officiale della Chiesa ortodossa bulgara, pur senza che vi sia un conflitto aperto ed in qualche occasione si noti la presenza di qualche
prelato della chiesa officiale. La presenza dei politici delle forze democratiche è stata massiccia, con la partecipazione personale del capo del
governo Ivan Kostov, con tutta la famiglia, uno dei pochi uomini politici che pratichì pubblicamente la propria religione. Il premìer ha letto a
voce alta il Credo, ove è stata notata una nuova recensione bulgara dell'articolo sulla chiesa invece dell'usuale "conciliare" (soborna), che
normalmente traduce il "cattolica" per gli ortodossi slavi, il premier ha letto "universale". Un conflitto si delinea tra la Chiesa ortodossa
bulgara e l'amministrazione comunale della capitale intorno all'erigendo monumento alla personalizzazione della città nella figura di "Sofia",
ritenuta normalmente essere un riferimento alla "Divina sapienza", alla quale è dedicata la più antica chiesa cittadina. Tempo fa il consiglio
comunale-, e personalmente il popolarissimo sindaco Stefan Sofianski, già premier interinale nel 1997 (ed eventuale candidato alla
successione di Kostov), aveva approvato il progetto dello scultore Georgi Ciapkanov (detto Ciap) per una statua di 8 metri di altezza da
essere collocata su un piedistallo di 12 metri presso la cattedrale di Sofia -Sveta Nedelia, ove prima si ergeva la statua di Lenin. Da alcuni
mesi l'organo del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa bulgara sta conducendo una campagna di critica e quasi di denigrazione del progetto;
che a giudicare dal bozzetto non terrebe abbastanza conto della statuaria nazionale ortodossa, avendo preferito emblemi pseudo classici e
mitologici. Il lavoro dello scultore è quasi alla fine e le autorità sembrano decise di collocare l'imponente figura all'inizio del prossimo anno.
Avendone preso personalmente visione nell'atelier dello scultore, abbiamo avuto l'impressione che questi abbia esplicitamente escluso di
voler creare una figura iconogafica, secondo i canoni tradizionali dell'ortodossia (che peraltro non considera la statuaria degna di culto), ma
appunto una rappresentazione simbolica della città; con gli attributi della municipalità (la corona turrita sul capo), della vittoria (la corona
d'alloro in mano) e della sapienza (la nottola di Minerva sulla spalla). A fianco dell'organo della Chiesa ortodossa bulgara, il settimanale
"Zarkoven vestnìk" (Il messaggero ecclesiastico"), che in aprile ha celebrato i suoi 100 anni di esistenza e ospita non di rado materiali ostili
alla Chiesa cattolica (ultimamente categorico contro una visita del papa in Bulgaria), da quattro anni viene pubblicato il settimanale ortodosso
"Duhoven dom" (Domus spiritualis"), che si distingue per l'ottima apertura verso la chiesa cattolica, con notizie assai filocattoliche,
21
8.000.000 sono all'incirca i fedeli della Chiesa Ortodossa Bulgara. La Chiesa ortodossa bulgara,
che ha le sue origini nella prima evangelizzazione dei popoli slavi, è l‟ultima Chiesa patriarcale
dell‟area balcanica ad avere ottenuto un pieno riconoscimento d‟indipendenza. Il Patriarcato è
membro del Consiglio Mondiale delle Chiese (riserve sull‟affiliazione dopo il 2000). Il Primate è
S.S. Massimo, Metropolita di Sofia e Patriarca di Bulgaria 1.
I
LE SORGENTI DELLA VITA ECCLESIALE BULGARA:
SITUARE LE ORIGINI
Come tutte le Chiese autocefali nazionali, la Chiesa bulgara ha seguito le stesse vicende
della nazione: la sua estensione geografica è andata variando di pari passo coi confini dello Stato
bulgaro; la sua indipendenza e la sua soggezione al Patriarcato di Costantinopoli furono in
relazione con gli avvenimenti politici 2. Sec. IV: Evangelizzata nei primi secoli, la Bulgaria fa parte
dell'impero d'Occidente, e dipende in parte ecclesiasticamente da Roma, anche dopo la cessione
dell'Illirico orientale all'imperatore d'Oriente Teodosio, nel 379.
1° secolo: inizia la predicazione in Tracia.
325. Concilio di Nicea la Bulgaria odierna è divisa tra il Patriarcato di Roma (Esarcato di
Tessalonica) e quello di Antiochia (Esarcato di Eraclea).
343. Concilio di Sardica (odierna Sofia). Evidentemente la Chiesa era grandemente cresciuta nella
regione.
specialmente sul Santo Padre ed i santuari romani e generalmente cattolici in tutta l'Europa. Pur con esplicite, e talvolta ingiuste riserve
riguardo alle "sette", esso ha anche una buona apertura ecumenica. Ne è fondatore e direttore il protoiereo Stefan Stefanov, già deputato
nella Assemblea nazionale e parroco di una chiesa ortodossa, situata proprio di fronte alla cattedrale cattolica di San Paolo della Croce nella
città di Russe. E' significativo che egli non parteggia con il sinodo alternativo detto del patriarca Pimen, apparentemente meglio disposto
verso la chiesa cattolica, separatosi dalla Chiesa ortodossa bulgara nel 1992. Talvolta vi appaiono degli articoli a firma di autori cattolici».
1 CHIESA DI BULGARIA (Metropolia di Sofia e Patriarcato di Bulgaria), in «Internet» 2003, http://utenti.lycos.it/atlantedellachiesa/chiesa
ortodossa/bulgaria.htm: 2 RADIO VATICANO, Storia della Chiesa bulgara, in «Internet» 2003, http://www.radiovaticana.com/ArchivioViaggi/AzerbaijanBulgaria
/bulgariaChiesaCatto.htm.
22
451. Al Concilio di Calcedonia viene deciso il passaggio dell'Esarcato di Eraclea a Costantinopoli.
6°-7° secolo: invasioni slave e bulgare annientano il Cristianesimo della regione.
681. Nascita dell stato slavo-bulgaro di Asparuch.Contatti con il Cristianesimo si sono gìà avuti.
732. L'Esarcato di Tessalonica passa a Costantinopoli.
Nel 732: in rappresaglia contro il Papa S. Gregorio III, che aveva condannato gli iconoclasti, Leone
Isaurico decreta l'annessione dell'Illirico orientale al Patriarcato di Costantinopoli.
Bisanzio cominciò l‟evangelizzazione cristiana presso i popoli vicini -la Bulgaria- situata tra
il Mar Nero e il mare Adriatico e dai Carpazzi ai Rodopi -cioè nel territorio che fino al VII secolo
apparteneva all'Impero Bizantino. Il re bulgaro Boris, ancora prima della sua conversione
personale, allacciò rapporti con l‟imperatore d‟occidente e attraverso lui con il Papa Nicolò I 1,
entrando nella sfera degli influssi occidentali che hanno suscitato un notevole turbamento a
Bisanzio, specialmente per l‟Imperatore Michele III e il Patriarca Fozio. Boris, attaccando Bisanzio,
perse la battaglia e accettò le condizioni di pace: il suo battesimo e dei suoi principi di cui molti
furono battezzati a Costantinopoli 2. Egli volle riallacciare i suoi rapporti Roma, che subito mandò
due vescovi. Il ré, volendo dal Papa che desse il patriarcato per la Bulgaria, propose come
candidato uno degli vescovi inviati da Roma. Papa Nicolò I non concesse un patriarcato ma creò
una Metropolia. Il suo successore Adriano II era totalmente contrario all‟istituzione di un
patriarcato 3. La Bulgaria ottenne poi da Bisanzio un titolo di Arcivescovo con una dubbiosa
autonomia 4. Nel periodo più difficile tra Roma e Costantino l‟imperatore e il Patriarca Fozio
mandarono in Moravia nel 863 i suoi missionari Cirillo e Metodio, ambedue favorevoli al partito di
Fozio del quale il primo era un grande amico. Cirillo e Metodio avevano una grande esperienza nel
condurre una missione, perché già sono stati tra i Casari 5. Quando arivarono Cirillo e Metodio la
missione tra gli slavi moravi era nelle mani dei missionari bavaresi della Diocesi di Passau, che
dipendeva dalla Metropolia di Salisburgo. Cirillo e Metodio cominciarono con la traduzione dei libri
liturgici 6. La gerarchia della Metropolia di Salisburgo vietò ai fratelli di Salonico a condurre la
missione nel territorio di Grande Moravia. Il maggior problema era anche usanza della lingua
barbara nella liturgia, che i latini non volevano accettare. Cirillo e Metodio decisero da recarsi a
Roma per risolvere il probìema dell‟uso della lingua slava nella Santa Liturgia, che ìl clero franco
aveva accusato di essere una "eresia". Prima del ritorno dei Metodio nelle terre di Moravia il Papa
Adriano II confermò la lingua slava, come lingua liturgica, con la bolla “Gloria in excelsis Deo”,
costituendo una speciale provincia ecclesiastica con a capo Metodio, rinnovando l'antica
arcidiocesi Panonica distrutta nel 582 dai barbari, con la sede titulare a Sirmium (odierna Sremska
Mitrovica in Yugoslavia). Dopo la morte del suo fratello Cirillo a Roma. Metodio tornò come
arcivescovo in Moravia. Il sinodo di Regensburg condannò Metodio come usurpatore dei territorio
della Metropolia di Salisburgo. Arrestato, fu prigionero in un monastero per due anni, poi liberato
dietro l‟intervento diretto del nuovo Papa Giovanni VII. Su richiesta del duca Svatopluk un nuovo
vescovo, suffraganeo di Metodio, di nome Viching, fu insediato e si oppose all‟attività
dell‟arcivescovo.
1 M. C. Cybatyi, Istoria Hristijanstva na Russi-Ucraini, Rym-New York, 1965, pp. 102-103; J. Rohbaher, Storia Universale della Chiesa
Cattolica, VI, Torino 1883, pp. 553-554.
2 M. Lacko, Saints Cyril and Method, Rome 1971, p. 62.
3 F. Dvornik, Le slaves, Bizance et Rome, Paris, 1926, p. 194.
4 F. Grivec, Sv. Ciril in Metod, Ljbljana, 1917, pp.134-135.
5 F. Grivec, Sv. Ciril in Metod, Ljbljana, 1917, pp. 33-38. 6 S.Manna, L'aprovazione all'opera di Cirillo e Metodio e gli ostacoli di alcuni ambienti occidentali, in «Nicolaus», 1999 nº I-II, p. 135.
23
864. Fozio, Patriarca di Costantinopoli, battezza lo zar Boris I. Il Cristianesimo diventa religione
ufficiale dello Stato.
866. Fozio richiede che la chiesa bulgara si subordini a Costantinopoli. Boris rifiuta e si rivolge a
Roma. Papa Nicola invia una missione Latina.
870. In un sinodo a Costantinopoli, con la partecipazione anche di rappresentanti di Roma e degli
altri Patriarcati, viene istituita una Arcidiocesi Bulgara. La Bulgaria viene posta sotto la
giurisdizione di Costantinopoli, il clero Latino viene espulso.
886. Naum e Clemente, discepoli dei S.S. Cirillo e Metodio, si stabiliscono in monasteri bulgari.
Preslav e Ocrida diventano importanti centri religiosi e culturali.
893. Clemente diventa il primo Arcivescovo di Ocrida.
911. Il principe Simeone si proclama Zar. Unilaterale creazione del Patriarcato con sede a
Preslav(negli anni successivi si sposterà a Dristra, Triaditsa (Sofia), Voden, Muglen, Prespa ed
infine a Ocrida).
927. Constantinopoli riconosce il Patriarcato di Bulgaria (ora con sede a Dristra)
971. Constantinopoli abolisce il Patriarcato di Bulgaria.
976. Restaurazione del Patriarcato (a Ocrida).
1018. Tutta la Bulgaria cade in mano all'Impero Bizantino. Constantinopoli abolisce il Patriarcato di
Bulgaria ma permane almeno formalmente lo status dell‟autocefalia (Arcidiocesi di Ocrida), tuttavia
i suoi Arcivescovi saranno sempre più Greci.
1186. Fondazione del secondo Stato Bulgaro da parte della dinastia degli Asen. Una Arcidiocesi
viene creata a Turnovo,la nuova capitale. Permane però l'Arcidiocesi Autocefala greco-bulgara di
Ocrida (che manterrà almeno formalmente la propria autocefalia fino al 1767).
1204. Non riuscendo ad ottenere l'autocefalia da Costantinopoli, il Re bulgaro Kaloyan si rivolge
al Papa che proclama il primo Arcivescovo di Turnovo, Vassily, "Primate ed Arcivescovo di tutta la
Bulgaria e Valacchia". L'Unione con Roma durerà solo fino al 1235.
1235 Costantinopoli, in seguito all'alleanza dei Bulgari con i Greci, restaura il Patriarcato Bulgaro(a
Turnovo).
1393 Constantinopoli abolisce il Patriarcato di Bulgaria di Bulgaria.La conquista Ottomana
costituirà un pesante colpo per la Chiesa in Bulgaria e sarà consistente la conversione all'Islam
(cosidetti Pomachi).
1395. Il Paese cade completamente sotto il dominio ottomano che durerà cinque secoli. La
Bulgaria è tagliata fuori dalla civiltà occidentale e il popolo privato dalla proprietà terriera. La
Chiesa, pur mantenendo il diritto al proprio culto, è sottoposta al Patriarcato di Costantinopolila e
le dignità ecclesiastiche passano nelle mani dei Greci. L'ellenizzazione della Chiesa raggiunge il
culmine con la soppressione del Patriarcato, o Arcivescovato autonomo, di Ocrida (1767).
1762. Con la decadenza dell'impero ottomano e le nazioni balcaniche (Serbia, Grecia, Bulgaria)
cercano di scuotere il giogo d'Istanbul. Il clero svolge un ruolo di primissimo piano per il risveglio
nazionale e religioso del popolo. Dal suo convento sul Monte Athos, il monaco Paisil scrive sulla
storia bulgara, ricordando al popolo, sottoposto al dominio politico-militare degli ottomani ed alla
crescente influenza religioso-culturale dei greci, il suo grande passato. Lo scritto segna l'inizio di
una stagione di "risvegliatori" che hanno profondamente marcato la loro epoca.
24
2° metà del 18° sec.: il monaco bulgaro Paissy di Hilendar inizia la lotta per la restaurazione della
Chiesa Bulgara autocefala.
1767. Abolizione dell'autocefalia di Ocrida.
1860. Il Vescovo Hilarion omette il nome del Patriarca Ecumenico dalla Liturgia . Scisma di vescovi
bulgari .
1870. Un firmano (delibera )ottomana crea un Esarcato Bulgaro con sede a Costantinopoli, non
riconosciuto dal Patriarca di Costantinopoli. Coesiste una giurisdizione dipendente da
Costantinopoli.
1878. La Bulgaria diventa un Principato autonomo.
1908. La Bulgaria accede all'indipendenza.
1913. l'Esarca Giuseppe si trasferisce da Istanbul a Sofia. Alla sua morte un Primate non verrà
eletto fino al 1944.
1938. Viene istituita una diocesi in America.
1945. Costantinopoli riconosce l'autocefalia.
1953. Restaurazione del Patriarcato (con sede a Sofia)
1961. Costantinopoli riconosce il Patriarcato.
1992. Dopo la caduta del Comunismo comincia a serpeggiare una fazione contraria al Patriarca
Massimo con a capo il Metropolita di Nekrop, Pimen .
1996. Pimen si proclama Patriarca. La Chiesa cade nello scisma. Il governo si mette dalla parte di
Pimen.
1998. L'opera del Patriarca Ecumenico riesce a sanare lo scisma. Unico Patriarca resta Massimo.
2002. Viaggio apostolico del S.Padre in Bulgaria. Cordiale incontro con il Patriarca Massimo.
II
CARATTERISTICHE BULGARO-ORTODOSSE
Questa Chiesa continua a usare la lingua slavonica accanto a modelli cultuali più vicini a
quelli del mondo greco. Vi è anche un‟interessante tradizione iconografica e importanti monasteri
(il primo dei quali è senza dubbio quello di Rila).
III
I PRESUPPOSTI DELLA RICONCILIAZIONE
LA CHIESA ORTODOSSA BULGARA NEL MOVIMENTO ECUMENICO MONDIALE
La Chiesa Ortodossa bulgara si ritira dal Consiglio ecumenico delle Chiese nel 2000.
IL CONTENZIOSO CON LA GESTIONE ROMANA DELLA CHIESA
1782: Giungono i primi missionari cattolici grazie all'impegno di Propaganda Fide: sono i
passionisti Francesco Ferreri (poi vescovo di Nicopoli) e Giacomo Sperandio. Seguono i cappuccini
25
italiani, i lazzaristi francesi, i resurrezionisti polacchi, le suore della carità, i frati minori
conventuali, i fratelli delle scuole cristiane, assunzionisti e gesuiti.
1855: Passaggio al cattolicesimo del grande patriota e scrittore Dragan Tsankov, che pubblica una
delle prime grammatiche bulgare. Redige un foglio di lotta politica "Bâlgaria", stampato dai
lazzaristi. Il movimento unionista si allarga. Un altro elemento che favorisce l'accostamento dei
bulgari a Roma è costituito dalla "lobby" di emigrati polacchi a Costantinopoli.
1861. Alcuni vescovi bulgari, per distaccarsi da Costantinopoli, dichiarano di volere l'unione con
Roma. Pio IX approva l'iniziativa , nomina Mons. Iosif Sokolski "Arcivescovo e Vicario Apostolico
per I bulgari cattolici", e lo consacra personalmente nella Cappella Sistina. Mons. Sokolski, rapito
con l'inganno dai russi, morirà in un convento di Kiev mentre Pio IX manda in Bulgaria il Fondatore
degli Assunzionisti, il p. d‟Alzon che manderà religiosi in Bulgaria e poi in Russia (1903) 1. Viene
bloccato, o perlomeno ridimensionato, il riavvicinamento con Roma; seguono progressi culturali
importanti grazie ad iniziative di vari ordini religiosi, come la creazione di centri di formazione
aperti ai bulgari a Ghazir (Libano), a Zagabria, e a Roma.
1870. La Sublime Porta, sotto le pressioni della Russia, "protettrice" dei Bulgari slavi e ortodossi,
concede ai bulgari la creazione di un Esarcato autonomo da Costantinopoli e più tardi, l'istituzione
di un principato autonomo di Bulgaria.
1872: Costantinopoli reagisce con la convocazione di un Concilio ortodosso che decreta la
separazione della Chiesa bulgara dalla comunione ortodossa; il decreto viene accettato soltanto
dalle autocefalie di lingua greca.
1889. Il lazzarista italiano, P. Giuseppe Alloatti, fonda a Sofia la Congregazione diocesana delle
Suore Eucaristine.
1915. Dopo le guerre balcaniche, la Chiesa ortodossa diventa Chiesa di Stato con i relativi obblighi
e prerogative.
1924-35. La Bulgaria è nella bufera. Pio IX disse: "Ci vuole un uomo di pace, sereno, paziente".
Angelo Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII, è nominato Delegato Apostolico in Bulgaria. La
comunità cattolica comprendeva salvo-bizantini e latini, dispersi in piccole e povere comunità,
lontane l'una dall'altra. Acuto il problema dei profughi e preoccupante la situazione regionale a
causa delle rivoluzioni nei paesi circostanti. Mons. Roncalli visita incoraggiandole le varie comunità
cattoliche, e propone una riorganizzazione delle circoscrizioni ecclesiastiche che sarà approvata
dalla Santa Sede; nel 1928, benedice la prima pietra della Casa Generalizia delle suore Eucaristine,
a Sofia.
1 G. Tavard, Petite histoire du mouvement oecuménique, Paris 1960, p. 146: En 1861, la question d‟une réunion des orthodoxes de Bulgarie
à la communion romaine était dans l‟air. Un acte d‟union fut, de fait, signé. Mgr Sokolsky fut consacré évêque «uni» le 8 avril 1861. Mais le
18 juin suivant, l‟évêque disparaissait, vraisemblablement kidnappé par des agents russes. II termina ses jours dans un monastère en Russie,
toujours fidèle, semble-t-il, à l‟acte d‟union. La disparition de l‟évêque marqua la fin de l‟union en cours. Mais Pie IX, désirant renforcer les
quelques centres catholiques de rite byzantin, décida d‟y envoyer des religieux français. Le Père Emmanuel d‟Alzon (1810-1880), fondateur
des Religieux de l‟Assomption, fit en 1863 un voyage à Istamboul et en Bulgarie. Par la suite, il envoya des religieux en Bulgarie, en Turquie
et, dès 1903, en Russie».
26
La Chiesa Cattolica in Bulgaria: due sono i gruppi della Chiesa cattolica bulgara. Il primo, di
rito latino, di gran lunga il più numeroso, è costituito dai discendenti dei cristiani convertiti dai
francescani nel sec. XVII; le sue due Diocesi, immediatamente soggette alla Santa Sede sono
Nicopoli, Sofia e Plovdiv. Il secondo gruppo, bizantino-slavo, ebbe origine nel 1860 quando i
bulgari cominciarono a scuotere il giogo del Patriarcato di Costantinopoli; un Esarcato Apostolico
per i Bulgari di rito bizantino-slavo, Sofia. Segue una breve presentazione di ognuna delle tre
circoscrizioni ecclesiastiche.
IL CONTENZIOSO IN AMBITO ORTODOSSO
1945: Costantinopoli revoca la scomunica contro la Chiesa bulgara accogliendola tra le Chiese
canonicamente regolari; il Patriarca Ecumenico Beniamino conferisce al capo della Chiesa
ortodossa bulgara il titolo di Esarca.
1949. Viene emanata la legge sulle confessioni religiose: "La Chiesa ortodossa è la tradizionale
confessione religiosa del popolo bulgaro, alla cui storia è congiunta. In quanto tale, essa pu?
essere una Chiesa popolare democratica nella forma, nei contenuti, nello spirito" (art. 3). Persino
Zivkov, padre-padrone della Bulgaria, dal 1954 al 1990, apprezza l'ortodossia come elemento di
stabilità per il paese, pur riaffermando l'orientamento ateo dello Stato.
1953. Il reggente dell'Esarca ortodosso bulgaro, Cirillo, assume il titolo di Patriarca, "ristabilendo"
il Patriarcato abolito nel 1767.
1961. Costantinopoli accetta il nuovo titolo della Chiesa ortodossa bulgara.
IX
LA CHIESA ORTODOSSA DELLA GEORGIA:
LA VIA ANTIOCHENA FEDELE A
CALCEDONIA
INTRODUZIONE
IL PANORAMA GEORGIANO ORTODOSSO OGGI
27
Sono 3.500.000 all'incirca i fedeli della Chiesa Ortodossa di Georgia 1. Il Patriarcato,
insieme alla Chiesa Ortodossa di Grecia, è l'unica Chiesa Autocefala locale che non è membro del
Consiglio Mondiale delle Chiese. Ciò nonostante si è formata una Chiesa vecchio-calendarista che
accusa la pur modesta attività ecumenica del Patriarcato. Il Primate è S.B. Elia II, Arcivescovo di
Mitschete e Tyflida (=Tblisi) e Patriarca- Catholicos di Georgia 2.
I
LE SORGENTI DELLA VITA ECCLESIALE ORTODOSSA
DELLA GEORGIA: SITUARE LE ORIGINI
1° secolo: S. Andrea predica in Georgia orientale ( Regno di Kartli ,in greco Iberia ) e occidentale (
Regno di Egrisi ,in greco Colkhide). Predica nella regione anche S. Simone che sarebbe stato
seppellito a Comani, e S. Matteo che sarebbe stato seppellito a Gonio, e S. Bartolomeo e S.Taddeo
.
69. Martirio di Andrea a Patrasso.
79. Martirio di Giuda e Simone in Persia.
90. Secondo Ippolito, Matteo muore di morte naturale, in Persia.
325. Concilio di Nicea. L'attuale Georgia spetta al Patriarcato di Antiochia. Secondo alcuni è
possibile che tale Stratophilus, Vescovo di Bichvinta, vi abbia partecipato ma ufficialmente nel
326.
326. il Re di Kartli (Iberia), Mirian, convertito da S.Nino, dichiara il Cristianesimo religione di stato
e l'Imperatore Constantino vi invia l'Arcivescovo Giovanni.
451. Al Concilio di Calcedonia viene deciso il passaggio a Costantinopoli della regione costiera
(Abcasia).
1 CHIESA DI GEORGIA (Arcidiocesi di Mitschete e Tyflida e Patriarcato di Georgia), IN «iNTERNET» 2003,
http://utenti.lycos.it/atlantedellachiesa/chiesaortodossa/georgia.htm:
2 Biografia nel sito del Patriarcato di Georgia. Cronotassi nel sito del Patriarcato di Georgia.
28
467. Antiochia, su richiesta del Re Vakhtang Gorgasali, concede l'autonomia all'Arcivescovo di
Mitschete che assume il titolo di Catholicos di Iberia (antico regno della Georgia interna).
506. Sinodo armeno di Dvin e separazione della Chiesa Armena dal resto della Chiesa .
552. Il Catholicos Armeno, Abraham I, scomunica la Chiesa di Georgia che resta calcedonese.
607. Al Concilio Armeno di Bardav si rende ancora più chiara la separazione della Chiesa
Georgiana.
750. Antiochia concede l'autocefalia .Pare che l'Abcasia riconosceva già il primato del Catholicos.
1008. Viene adottato il titolo di Patriarca -Catholicos.
1057. Viene ribadita l'Autocefalia.
1226. Persecuzione dello Shah Jalal Uddin di Khorezm. Migliaia di Georgiani vengono martirizzati.
1616. In seguito all' invasione delloShah iraniano Abas I migliaia di monaci perdono la vita.
1801. Conquista russa della Georgia.
1811. Viene abolito il Patriarcato e persa l'autocefalia. La Chiesa viene governaata da Esarchi
nominati da Mosca.
1917. Viene unilateralmente restaurato il Patriarcato e l'autocefalia.
1943. L'autocefalia viene riconosciuta da Mosca.
1990. L'autocefalia viene riconosciuta da Costantinopoli.
1997. Alcuni monaci contrari all'ecumenismo rompono la comunione con il Patriarca .
1999. Visita del S. Padre in Georgia. Incontro con il Patriarca e i vescovi.
III
I PRESUPPOSTI DELLA RICONCILIAZIONE
IL CONTENZIOSO CON LA GESTIONE ROMANA DELLA CHIESA
La Chiesa viene qui ricordata solo per motivi storici. Infatti è infatti inesistente. Dopo la
seconda guerra mondiale era ancora esistente una comunità a Costantinopoli e una a Tblisi anche
queste venute meno. Dopo il 1990 Cattolici Georgiani sono riemersi dalle "catacombe" ma di rito
armeno.
1329-1507. Tblisi è sede di una diocesi latina.
1626. Missionari Teatini e Cappuccini stabiliscono missioni tra i Georgiani Ortodossi.
1845. I missionari Teatini e Cappuccini vengono espulsi dal governo russo.
1848. In seguito a un accordo tra il Papa e lo Zar, la diocesi (di rito latino) di Tiraspol si occuperà
di tutti i cattolici della Transcaucasia.
1850. Viene creata in Armenia la diocesi di rito armeno di Artvin. Alcuni sacerdoti cattolici
georgiani fingono di essere di rito armeno per poter esprimere almeno un rito orientale fra i fedeli
georgiani che avevano espresso il desiderio di costituire una Chiesa Cattolica di rito bizantino.
1918. La guerra interrompe il tentativo di organizzare la Chiesa Cattolica Geogiana di rito
bizantino,iniziato dopo la concessione della libertà religiosa avvenuta nel 1905. Dei 10.000
Georgiani di rito bizantino (come dei circa 40.000 latini in Georgia non si hanno da allora
praticamente più notizie.
1937. L'Esarca (non è sicuro quando era stato creato l'Esarcato) Cattolico di rito Bizantino P. Shio
Batmanishvi, e due preti Cattolici Georgiani di rito latino vengono giustiziati dalle autorità
sovietiche.
29
LE PROSPETTIVE APERTE DAI DIALOGHI INTERECCLESIALI
Nel 1980 (5-8 giugno 1980) si svolge la prima visita del Catholicos-Patriarca di tutta la
Georgia a Roma, nella persona di Ilia II 1.
X
LA CHIESA ORTODOSSA GRECA:
UNA AUTONOMIA NELLA STESSA
SORGENTE ELLENISTA
INTRODUZIONE
IL PANORAMA GRECO ORTODOSSO OGGI
La popolazione greca e composta da un 97% di cristiani ortodossi 1. Si contano circa 10
milioni di cristiani ortodossi in Grecia nel 2000 (il Consiglio ecumenico delle Chiese –nel dizionario
1 Cfr SECRETARIATE FOR PROMOTING CHRISTIAN UNITY, The Visit of H. H. Ilia II, Catholicos-Patriarch of all Georgia, in «Information Service»,
1980 nº 44, p. 4.
30
del movimento ecumenico- dava il numero di 7.500.000 per il 1991). Il resto della popolazione e
musulmana, cattolica o testimoni di geova. La Chiesa greca è autocefala sin dal 1883. La Chiesa di
Grecia (greco: Έκκλησία τής Έλλάδος - Ekklēsía tês Helládos) è una delle quindici Chiese
autocefali che costituiscono la Comunione Ortodossa bizantina, oggi una delle più importanti 2.
Era precedentemente una parte integrante del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, ma fu
dichiarato autocefale nel 1833, con una decisione politica dei Reggenti di Bavaria a nome del Re
Otto (ancora minorenne). Fu riconosciuto soltanto come tale dal Patriarcato nel 1850, a certe
condizioni fissate in un "Tomos" che include i rapporti speciali con la "Chiesa Madre". Autorità
suprema è il sinodo di tutti i vescovi diocesani con statuto previsto per la gerarchia della Chiesa di
Grecia, sotto la presidenza dell'Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia (l‟Arcivescovo
Christodoulos, muore il 27-01-2008). Questo sinodo tratta delle questioni generali della Chiesa. Il
Sinodo è presieduto dal Primate e 12 vescovi, con mandato a termine. La Chiesa è organizzata in
81 diocesi; 30 di questi, in Grecia settentrionale e nelle isole maggiori nel nord e nord-est del mar
Egeo, sono nominalmente sotto la giurisdizione di Costantinopoli sulla quale trattiene diritti certi e
in loro --i loro vescovi riconoscono il Patriarca come il loro proprio primate. È chiamato loro "Le
Terre Nuove" (Neai Chorai) e è rappresentato da 6 dei 12 vescovi del Sinodo Eretto. Le diocesi di
1
2 J. L. Tomkinson, Between Heaven and Earth: The Greek Church, Athens, 2004.
31
Creta e il Dodecanese e la Repubblica Monastica di Monte Santo Athos sono sotto la giurisdizione
diretta del Patriarcato di Costantinopoli e non sono considerati parte della Chiesa di Grecia.
I
LE SORGENTI DELLA VITA ECCLESIALE GRECA:
SITUARE LE ORIGINI
Gran parte del cammino storico greco ortodosso coincide con le vicende storiche dello
stesso Patriarcato di Costantinopoli (cfr supra).
Una scissione si verificò nel 1923 quando il Santo Sinodo Santo decise di sostituire il
Vecchio Calendario Giuliano con un nuovo calendario. Gli dissidenti sono noti come Vecchi
Calendaristi (palaioimerologites in greco) che seguono il vecchio Calendario Giuliano.
III
I PRESUPPOSTI DELLA RICONCILIAZIONE
A. I DUBBI SULL‟IMPEGNO ECUMENICO
Nel giugno del ‟98, nel vertice di Tessalonica, i primati delle Chiese ortodosse hanno
stabilito il principio di non partecipare a preghiere comuni e a cerimonie religiose in occasione di
incontri ecumenici. A questa indicazione, messa in atto per la prima volta nell‟assemblea generale
del Consiglio ecumenico delle Chiese ad Harare (1998), si sono attenuti anche gli ortodossi che
hanno incontrato il Papa nelle sue visite in Georgia e sul Monte Sinai.
B. IL CONTENZIOSO CON L‟ORTODOSSIA: I VECCHI CALENDARISTI
Il movimento dei Vecchi Calendaristi nasce in Grecia come reazione all‟introduzione del
calendario giuliano riformato (o “nuovo calendario”), nel 1924. La decisione di cambiare il
calendario, adottando il computo gregoriano per il ciclo delle feste a data fissa, aveva come scopo
un riavvicinamento dell‟ortodossia alle confessioni cristiane occidentali: molti ortodossi hanno
rilevato, tuttavia, come la modifica del calendario turbi tutto l‟edificio della tradizione ecclesiastica
(cicli liturgici, feste, digiuni). Fin dal 1924 la reazione vecchio-calendarista è stata notevole in
Grecia, giungendo negli anni 1930-1940 (nonostante le misure repressive della Chiesa di Stato) a
coinvolgere circa un milione di cittadini del Paese. Il movimento si è esteso in seguito a Cipro, in
Romania in Bulgaria (Chiese che avevano adottato a loro volta il nuovo calendario), nonché tra
alcune delle Chiese ortodosse africane dipendenti dal Patriarcato di Alessandria. Numerose
divisioni interne (sul punto focale della presenza della grazia sacramentale nelle Chiese
neocalendariste e dei rapporti da tenere con la Chiesa neocalendarista di Grecia) hanno tuttavia
lacerato il mondo dei Vecchi Calendaristi, che si sono divisi in vari sinodi rivali, in cui si possono
comunque rintracciare due linee fondamentali chiamate Florinita (dal nome del metropolita
Crisostomo di Florina) e Matteita (dal nome del metropolita Matteo Bresteni). La più “moderata” di
32
tali obbedienze Florinite (e la più presente anche in Italia) è costituita dal Sinodo “dei resistenti”,
guidato dal metropolita Cipriano di Oropos e Filì.
Come quasi tutti i sinodi vecchio-calendaristi, esso deriva la propria successione apostolica
dalle consacrazioni episcopali della Chiesa russa all‟estero, con cui è stato pienamente in
comunione fino al momento in cui la medesima, nel maggio 2006, ha ristabilito – in larga parte –
la comunione con il Patriarcato di Mosca. Anche se è difficile valutare il numero di fedeli di questo
sinodo in Italia, va detto che un tempo quasi tutte le parrocchie ortodosse della Sardegna sono
state sotto il Sinodo della resistenza, e che vi è tuttora nell‟isola un vescovo. Attualmente vi è un
monastero a Pistoia con due dipendenze e varie parrocchie in altre regioni d‟Italia. La Chiesa
Ortodossa Greca del Vecchio Calendario ha ottenuto il riconoscimento dello Stato con DPR
14/01/1998 e successivamente (con DPR 24/07/2004) ha accolto nell‟Ente esponenziale e
patrimoniale (Associazione dei Cristiani Ortodossi in Italia - Giurisdizioni Tradizionali) la Chiesa
Romena di Vecchio Stile, con essa in comunione. Ecclesiologicamente, la posizione moderata del
Sinodo “dei resistenti” comporta il riconoscimento della presenza della grazia nella Chiesa
autocefala di Grecia e nelle altre Chiese che hanno conservato integra la tradizione sacramentale, e
non ne usurpa i titoli e la giurisdizione (i suoi vescovi assumono i titoli di sedi episcopali
ortodosse vacanti o altre antiche sedi). Il rifiuto della comunione sacramentale è giustificato
nell‟attesa di un sinodo unificato di tutta la Chiesa di Grecia, che dovrebbe restaurare l‟integrità
della tradizione ortodossa. Dal punto di vista dottrinale, il rifiuto del nuovo calendario non è
rimasto l‟unico argomento in discussione, ma le critiche del Sinodo “dei resistenti” si sono rivolte a
tutto il coinvolgimento dell‟ortodossia nel dialogo ecumenico e a una serie di istanze di
modernismo e di rischio di perdita di una visione tradizionale ortodossa. La posizione moderata
della Chiesa Ortodossa Greca del Vecchio Calendario non la porta a essere contraria in ogni caso a
forme di dialogo, purché sia rimossa ogni pratica che possa accennare a forme da essa ritenute
relativiste, come la pubblica preghiera in comune. Oltre che con la Chiesa Romena di Vecchio Stile,
la Chiesa Ortodossa Greca del Vecchio Calendario è in comunione con l‟omonima Chiesa Bulgara e
con la Diocesi di Odessa (Vescovo Agatanghelo) che non ha seguito la Chiesa Russa fuori frontiera
nella comunione con Mosca.
XI
LA CHIESA ORTODOSSA ESTONE:
UNA AUTONOMIA CONTRASTATA
INTRODUZIONE
IL PANORAMA ORTODOSSO ESTONE OGGI
La denominazione ufficiale in estone della Chiesa ortodossa estone è “EAÕK”, cioè “Chiesa
Apostolica Ortodossa d‟Estonia”. L‟autonomia ecclesiale è stata accordata dal patriarcato ecumeni-
33
co nel 1923 dopo la ratificazione del trattato di Tartu del 2 febbraio 1920, con il quale la Russia
riconosceva l‟indipendenza dell‟Estonia. Per le Autorità russe, tanto civili che ecclesiastiche, lo
Stato estone non esiste che dal 1991. La Chiesa ortodossa estone non è mai stata inclusa
all‟interno delle frontiere del Tomos d‟Autocefalia (1589) della Chiesa di Russia.
Il concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa russa dell‟anno 2000 ha raccomandato di
astenersi dalle manifestazioni interortodosse e intercristiane dove partecipano rappresentanti di
questa “Chiesa apostolica d‟Estonia”.
I
LE SORGENTI DELLA VITA ECCLESIALE ESTONE:
SITUARE LE ORIGINI
Sotto l‟influenza dei centri ortodossi limitrofi, quali le città di Polotsk, Novgorod, Pskov, delle
conversioni in seno alle popolazioni estone e dei lettone si verificano a partire dai secoli XII-XIII.
Nel 1836, il Sinodo della Chiesa russa istitui una diocesi a Riga e nominò un primo vescovo
ortodosso per le regioni baltiche. Nel 1920, la Chiesa ortodossa russa creò una Chiesa ortodossa
autonoma d‟Estonia, su iniziativa di san Tikhon, patriarca di Mosca. San Tikhon benedisse
ugualmente l‟elezione del primo primate di questa Chiesa estone, Alessandro (Paulus). Nel 1921,
la Chiesa russa accordò l‟autonomia alla Chiesa ortodossa di Lettonia.
Nel 1922, di fronte alla situazione nella Russia, le autorità civili hanno spinto la Chiesa
ortodossa d‟Estonia a rompere i legami con il patriarcato di Mosca (cfr la lettera al metropolita
Sergio, Locum tenens della sede patriarcale di Mosca, del Metropolita Alessandro (Paulus) di
Tallinn e di tutta l‟Estonia). Nel 1923, senza consultazione con il Sinodo della Chiesa russa, il
patriarca Meletios IV di Costantinopoli riceve la Chiesa estone nel seno del patriarcato di
Costantinopoli accordandole uno statuto di autonomia (l‟autocefalia era stata auspicata dal
concilio del clero e dei laici della Chiesa di Estonia).
Nel 1944, il legittimo metropolita Alessandro (Paulus) si autoesilia (secondo le fonti russe)
a Stoccolma per motivi politici con 22 sacerdoti e 7.000 laici e si proclama Chiesa in esilio. In
conformità con il Tomos d‟Autonomia (1923), dal 1923 fino al 1941, tutti gli ortodossi d‟Estonia,
estoni e russi, costituivano una Chiesa unica, quella della “EAÕK” lì 30 marzo 1941, il metropolita
Alessandro fu convocato a Mosca e obbligato a firmare una dichiarazione di sottomissione al
patriarcato di Mosca e di reintegrazione della sua Chiesa “nel seno della Chiesa-Madre”. Questo
non ha mai potuto, malgrado le pressioni del regime di allora, essere ratificato dalle istanze della
Chiesa d‟Estonia e il 30 dicembre 1942, il metropolita Alessandro, revocava con lettera circolare n.
191 la firma che aveva dato sotto timore. Nel 1944, il metropolita Alessandro è mandato in esilio
con 22 membri del suo clero e 8.000 fedeli. Egli muore nel 1957 a Stoccolma (Svezia).
Nel 1944-1945, la Chiesa autonoma dell‟Estonia viene abolita dal regime sovietico e in Estonia
viene riconosciuto solo il patriarcato di Mosca. Il 9 marzo 1945 il patriarcato di Mosca procede alla
dissoluzione dell‟autonomia della Chiesa ortodossa d‟Estonia e instaura al suo posto una Diocesi
dipendente direttamente da esso. L‟attuale patriarca Alessio II di Mosca, allora incaricato della
34
diocesi d‟Estonia, si rivolge direttamente a Costantinopoli affinché sopprima il Tomos d‟autonomia
“nel nome dell‟unità ecclesiastica”. Costantinopoli lo sospende solamente (13.04.1978) in ragione
della situazione politica locale e questo unicamente per i soli cristiani ortodossi estoni dimoranti
all‟interno del Paese e non per quelli che si trovano in esilio. Nel 1991, l‟Estonia ritrova di nuovo la
sua indipendenza politica. Il Tomos d‟Autonomia è riattivato il 24.02.1996. Ma nello stesso tempo
il patriarcato ecumenico di Costantinopoli accorda per economia alla Chiesa ortodossa di Russia la
possibilità di continuare a mantenere in Estonia la sua propria giurisdizione (accordo di Zurigo del
22.04.1996), nell‟attesa e nella speranza che un giorno non vi sarà più che una sola Chiesa or-
todossa in Estonia, come era il caso prima della dissoluzione del 1945.
Nel 1978, su richiesta del patriarcato di Mosca, il patriarcato ecumenico dichiara inoperativo il
Tomo del 1923, che concedeva l‟autonomia alla Chiesa ortodossa d‟Estonia.
Nel 1996, il patriarcato di Costantinopoli decise di riprendere il controllo della Chiesa ortodossa di
Estonia e dichiarò terminata questa sospensione del Tomo e ripristinò la legge del 1923. Esso creò
dunque una “Chiesa ortodossa apostolica di Estonia”, parallela alla Chiesa autonoma che già
esisteva. Dopo l‟intesa sulla ripartizione delle giurisdizioni, su 84 parrocchie (più un monastero
femminile), 54, prevalentemente di lingua estone, hanno effettivamente chiesto di stare sotto la
giurisdizione di Costantinopoli; tuttavia il numero totale dei fedeli che ne fanno parte si
aggirerebbe solamente intorno a 7.000. Le rimanenti 30 parrocchie e il monastero, russofoni,
vogliono restare con Mosca e radunerebbero dai 50.000 ai 100.000 fedeli. Quanto ai 42 preti, solo
dieci (8 estoni, 2 russi) sono favorevoli a tornare sotto il patriarcato ecumenico.
II
CARATTERISTICHE DELLA CHIESA E TRADIZIONE
ESTONE-ORTODOSSE
Le Chiese ortodosse autonome di Estonia e di Lettonia hanno annoverato nel loro seno, per
diversi anni, alcuni illustri emigranti russi, come S. Boulgakov, J. Shakovskoï, V. Zenkovski, G.
Florovsky, S. Franck.
III
I PRESUPPOSTI DELLA RICONCILIAZIONE
INTESA TRA IL PATRIARCATO DI COSTANTINOPOLI ED IL PATRIARCATO DI MOSCA RIGUARDO ALLA
CHIESA ESTONE
Riguardo all‟appartenenza degli ortodossi estoni, una intesa è stata raggiunta tra
Costantinopoli e Mosca. Riconoscono entrambi le scelte fatte:
1. I due patriarcati, nel comune desiderio di mantenere l‟unità ortodossa e di risolvere nel più
breve tempo possibile i problemi recentemente emersi nella Chiesa ortodossa in Estonia,
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concordano - con una procedura ai limiti dell‟ordinamento - nel concedere agli ortodossi estoni la
libertà di scegliere a quale giurisdizione ecclesiastica desiderino appartenere, se al patriarcato di
Costantinopoli o al patriarcato di Mosca.
2. Per la concretizzazione dell‟accordo sopra decritto, entrambe le parti propongono quanto
segue:
a) Il patriarcato di Costantinopoli dovrebbe accettare la temporanea sospensione dell‟applicazione
della decisione del 20 febbraio 1996 a proposito della Chiesa ortodossa estone. Questa
sospensione si riferisce alla sistemazione della questione delle parrocchie ortodosse dell‟ Estonia
che stanno ancora scegliendo a quale giurisdizione desiderano appartenere. In riferimento alle
parrocchie che hanno già formalmente preso la loro decisione di porsi sotto l‟una o l‟altra
giurisdizione, i due patriarcati sono impegnati a proclamare, attraverso una decisione
contemporanea di entrambi i patriarchi e dei loro santi sinodi, che essi riconoscono le scelte fatte
nonché la situazione ecclesiale estone così creatasi. In riferimento a quelle parrocchie che non
hanno ancora deciso a quale giurisdizione desiderano appartenere, sarà loro data la possibilità di
farlo entro un periodo di tempo di quattro mesi.
b) In base all‟ accoglimento da parte di entrambi i patriarcati delle reciproche e contemporanee
decisioni sinodali descritte nei precedenti paragrafi, il patriarcato di Mosca darà al clero ortodosso
in Estonia che si trova sotto la sua giurisdizione e che desidera passare sotto la giurisdizione del
patriarcato di Costantinopoli la possibilità di farlo. Ciò vale anche per quei chierici che sono stati
posti sotto sospensione.
c) I due patriarcati opereranno insieme per presentare congiuntamente la propria posizione al
governo estone, in modo che tutti gli ortodossi estoni possano godere degli stessi diritti, com-
preso il diritto alla proprietà.
3. L‟esito delle reciproche contemporanee decisioni da parte dei sacri sinodi, di cui al punto 2,
paragrafo a), sarà la restaurazione della piena comunione fra i due patriarcati, la cui
collaborazione è di grande rilevanza per l‟intero universo ortodosso.
4. Il tempo della sospensione dell‟applicazione della decisione del 20 febbraio 1996, citata nel
punto 2, paragrafo a), durerà quattro mesi.
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