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Il laboratorio “Diamo un volto ai personaggi dell’Orlando Furioso” è stato proposto alla classe 2^Acon l’intento di avvicinare i ragazzi al poema di Ariosto in modo giocoso e accattivante.La lettura del poema aveva seguito alcuni percorsi tematici legati ai personaggi più evocativi:Orlando, Angelica, Rinaldo, Carlo Magno, e in seguito Ferraù, Bradamante, Ruggero, il giovane Medoro, la maga Alcina, Melissa, Olimpia, Cimoso e l’archibugio…Ci è sembrato naturale tentare di dare un volto a questi personaggi, andando a cercare proprio nell’arte del Rinascimento un aiuto alla nostra immaginazione…Così è nata questa presentazione, frutto delle ricerche attraverso svariato materiale iconografico, con una precisa attenzione alla “psicologia” di ciascun personaggio. Le immagini e i dettagli sono stati scelti durante ricerche in piccolo gruppo, e in seguito proposte, discusse e condivise all’interno della classe. Un modo anche per verificare la comprensione da parte degli alunni, dei molteplici intrecci di questo magnifico, grande gioco letterario che è il “Furioso”.Le scelte musicali sono rimaste nell’ ambito dell’ opzione personale di ciascun alunno ed hanno coperto un ampio ventaglio di sonorità, dalle note dell’”Orfeo” di Monteverdi a quelle più inusitate, ma di grande effetto, di “Satisfaction” dei Rolling Stones: con ampia libertà di scelta individuale e ancora di gioco. Cremona, giugno 2007 Daniela Bardella insegnante di Italiano
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Diamo un volto ai personaggi dell’Orlando Furioso
Giochiamo con l’arte del Rinascimento
Le donne
I cavallieri
L’armi
Gli amori
Le cortesie, le audaci imprese io canto, che furo al tempo che passaro i mori…
D’Africa il mare e in Francia nocquer tanto, seguendo l’ire e i giovenil furori d’Agramante lor re, che si diè vanto di
vendicar la morte di Troiano
sopra re Carlo imperator romano.
Dirò d’Orlando in un medesmo tratto cosa non detta in prosa mai né in
rima, che per amor venne in furore e matto
d’uom che sì saggio era stimato prima.
Nata pochi dì inanzi era una gara tra il conte Orlando e il suo cugin Rinaldo
Che ambi avean per la bellezza rara d’amoroso disio l’animo caldo.
Carlo, che non avea tal lite cara, che gli rendea l’aiuto lor men saldo,
Questa donzella, che la causa n’era, tolse, e diè in mano al duca di Baviera
In premio promettendola a qual d’essi ch’in quel conflitto, in quella gran giornata, degli infedeli più copia
uccidessi.
Timida pastorella mai sì presta non volse piede inanzi a serpe crudo
Come Angelica tosto il freno torse che del guerrier, ch’a piè venìa, s’accorse.
Era costui quel paladin gagliardo, figliuol d’Amon, signor di Montalbano
A cui pur dianzi il suo destrier Baiardo per strano caso uscito era di mano
Su la riviera Ferraù trovossedi sudor pieno e tutto polveroso…
Dentro letto vi fan tenere erbette, ch’invitano a posar chi s’appresenta.
Se mi domanda alcun chi costui sia,…io dirò ch’egli è il re di Circassia, quel d’amor travagliato Sacripante
…fu Bradamante quella che t’ha toltoquanto onor mai tu guadagnasti al mondo
Non tanto il palazzo era escellente perché vincesse ogn’altro di ricchezza
Quanto ch’avea la più piacevol gente che fosse al mondo e di più gentilezza
La bella Alcina venne un pezzo inante verso Rugger fuor de le prime porte
Di persona era tanto ben formata, con bionda chioma lunga et annodata
Fece l’annel palese ancor, che quanto di beltà Alcina avea, tutto era estrano:
estrano avea, e non suo, dal piè alla treccia; il bel ne sparve e ne restò la
feccia.
…poi che Melissa fece ch’a riveder se ne tornò la fata con quell’annello davanti a
cui non lece usar opra incantata…
Pallido, crespo e macilente avea Alcina il viso, il crin raro e canuto: sua statura a
sei palmi non giungea..
Volgendosi ivi intorno, vide scrittimolti arbuscelli in su l’ombrosa riva…
Tosto che fermi v’ebbe gli occhi e fitti…
Fu certo esser di man de la sua diva…
Fu certo esser di man de la sua diva..
Questo era un di quei lochi già descritti
• Q
Ove sovente con Medor veniva
Da casa del pastor indi vicina
La bella donna del Catai regina
Angelica e Medor con cento nodilegati insieme, e in cento lochi vede
Quante lettere son, tanti son chiodicoi quali Amore il cor gli punge e fiede
lascia Brigliadoro a un discreto garzon che n’abbia cura
Orlando, da gran furor commosso,e maglie e piastre si stracciò di dosso.
Ludovico Ariosto
Diamo un volto ai personaggi dell’Orlando Furioso
• è stato realizzato dalla classe 2^A
della Scuola Media Statale
“M.G.Vida”
scolastico 2006/2007
Riferimenti Iconografici
• Le donne Guido Reni “ Il ratto di Elena” Parigi,
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