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ATLANTE DELL’INFANZIAA RISCHIO 2016BAMBINI E SUPEREROI
A cura di Giulio Cederna Foto di Riccardo Venturi
ESTRATTO
È sempre stato grande l’impegno culturaledell’Istituto della Enciclopedia Italiananell’affrontare i cruciali temi del mondo
contemporaneo, nell’intento di offrire strumenti dicomprensione e lettura critica della complessa realtà che ci circonda. Tale impegno acquista quest’anno un ulteriore e rinnovato valore grazie alla collaborazionecon Save the Children e alla pubblicazione della nuovaedizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio che questaimportante associazione internazionale, costantementeattiva in Italia e nel mondo nella tutela dell’infanzia, cura dal 2010. Un valore legato alla consapevolezza chel’enorme ricchezza costituita dai bambini e dai ragazzidel nostro Paese va preservata e coltivata con estremacura e attenzione, in primo luogo analizzando i problemie gli ostacoli che sotto ogni profilo, economico, sociale eculturale, si frappongono a una serena crescita e allosviluppo di così preziose potenzialità.Mediante un’attenta indagine basata sull’oggettività dei dati e sull’efficacia della sintesi visiva offerta damappe e grafici, l’Atlante presenta la situazionedell’infanzia in Italia, evidenziando quali sono gliambiti e i settori in cui emerge con forza la necessità di interventi e di miglioramenti.E con questa rigorosa ricognizione mostra al contempoun patrimonio di speranze e di risorse che vaattentamente protetto e valorizzato, nella convinzione,profondamente condivisa da Save the Children e dalnostro Istituto, che attivarsi in tal senso è fondamentaleper garantire un futuro migliore al nostro Paese e che la difesa dei diritti dei bambini e dei ragazzi costituisceun irrinunciabile indice di civiltà.
Istituto della Enciclopedia Italiana
pREmESSA
C’ è una parola sinistra che abbiamo sentitorisuonare tante volte e dolorosamente negliultimi tempi in Italia. Una parola che usiamo
spesso in maniera impropria per descrivere unfenomeno complesso e in parte ancora ignoto. Il termine faglia, infatti, non sta a indicare una semplicefessura su una superficie, un taglio netto, ma un sistema complicatissimo di spaccature chepossono correre indipendenti tra loro e a tratti parallelesu porzioni tridimensionali di crosta terrestre. Allo stesso modo, un insieme complesso emultidimensionale di fratture - di carattere geografico,economico, sociale, politico, etico, ambientale - rendefragile il territorio dell’infanzia in Italia, determinasmottamenti e frane nelle politiche e nei sistemi chedovrebbero garantire sviluppo e protezione deibambini, crea alla nascita baratri e diseguaglianze, come mostra da anni il palinsesto cartograficodell’Atlante dell’infanzia a rischio. Per difendere quel vero e proprio tesoro rappresentatodall’infanzia del nostro Paese bisogna innanzituttoconoscerlo, comprenderne i problemi, e mappare incontroluce ciò che si può e si deve fare per rimettere aposto le cose. Da queste premesse era nata nel 2010, la prima edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio, su iniziativa di Save the Children, la principaleorganizzazione internazionale indipendente impegnatanella tutela e nella promozione dell’infanzia. Da quest’anno la sua missione prosegue in compagniadi un compagno di viaggio d’eccezione: l’editoreTreccani, una delle istituzioni più prestigiose eautorevoli della cultura italiana, già impegnata al fiancodella nostra organizzazione per contrastare le povertàeducative in uno dei quartieri più difficili di Palermo. L’incontro tra queste due realtà sulla copertina diquesto volume e nei vicoli di Zen Due è la miglioredimostrazione della tesi di fondo di questa pubblicazione:lotta alle povertà dei bambini e promozione culturalesono due facce della stessa medaglia. Solo operandoinsieme per sconfiggere le povertà educative potremosperare di dare un futuro diverso a migliaia di giovanisvantaggiati di questo Paese.
Valerio NeriDirettore Generaledi Save the Children Italia
INTRODuZIONE
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INDICEpremessa 18
Introduzione 19
ANTEFATTO
SupEREROI 20
Tempi difficili 22L’infanzia a rischio 24Le mappe e i bambini 26Viaggio in Italia 27
pARTE pRImA
TESORI 28
Bambini 30Culle (vuote) 31Come eravamo 33Il futuro è già arrivato 34La mappa del tesoro 36
Famiglie 38Galassie 39Parenti presenti 41Genitori in movimento 42I nuovi italiani 43
Territori 46Campagne addio 47Città 50Strade 52Playgrounds 54
Individui 56Nomi 57Corpi 58Moti 61Pixel 63
(Dis)connessioni 64Al centro commerciale 65Online 66In touch 68(Dis)connessi 69Ragazzi che tracciano strade 72
pARTE SECONDA
SOgLIE 82
Benvenuti! 84Consultori e altri percorsi 85Punti nascita 86Ambulatori e territori 87
Richiesta d’asili 88Servizi per pochi 89La montagna e il topolino 91La lezione della materna 92Verso un sistema integrato? 94
Viva la scuola per tutti 96La classe non è acqua 97Aporie dello spazio-tempo 99Scuole al passo con i tempi? 100La sfida dell’intercultura 102Una scuola inclusiva? 104Il deficit dell’istruzione 105
Comunità che educano 108Stanze aperte sulla strada 109I territori della partecipazione 110Biblioteche per ragazzi 111
pARTE TERZA
FAgLIE 120
Il paese fragile 122Crescere con i terremoti 123Scuole a rischio 125Frane e cemento 126
Il paese illegale 128Il furto del Belpaese 129L’ipoteca del malaffare 131Commissariati per mafia 132Infanzie negate 134La strage degli innocenti 135
Il paese diviso 136Nascere in disavanzo 137Smottamenti di spesa 139Fratture generazionali 141Distopie per giovani 144
5
pARTE quARTA
BARRIERE 154
Divari economici 156Più piccoli? Più poveri! 157L’onda lunga della crisi 159Geografia e povertà 160Chi ha tutto e chi niente 161Bambini senza 164E così sia! Un piano contro le povertà 166
Steccati abitativi 168Bambini al buio 169Bambini al freddo 170Bambini in affitto 172Bambini sotto sfratto 173Ragazzi ai margini 174Circuiti chiusi 175
Limiti di salute 176Diseguaglianze fatali 177Parti a ostacoli 179Fattori che pesano 180
Vincoli educativi 182La geografia dei dispersi 183Povertà e istruzione 185Una questione di status? 188Canalizzazioni formative 189Il circolo vizioso 192Spezzare le catene 193
pARTE quINTA
DIRITTI 204
All’ascolto e all’espressione 206Minori? Persone! 207Diritti e rovesci 208Educazione e diritti 209
Al contatto e all’assistenza 210Diritti senza spazi (idonei) 211Diritti e vuoti di conoscenza 212Adozioni (nel superiore interesse) 213
Alla protezione 214Bullismo e discriminazioni 215Spettatori di violenza 217Bambini e femminicidi 218Bambini maltrattati 220Il dovere di una legge di sistema 221Il diritto alle misure alternative 222I diritti dei bambini in 42 articoli 224
pARTE SESTA
SupERpOTERI 234
Le risorse in gioco 236Adattabilità 237Resilienza 238Motivazione 240Ascolto 242Collaborazione 243Gioco 244
Il gioco dei superpoteri 246Il bello e il brutto 247Noi supereroi 248Siamo solo ragazzi 249Se avessi la superequità 250I tg dei ragazzi edizione straordinaria! 252
Conclusioni 258
Mappe delle mappe 260Bibliografia e sitografia 264
RISCHIOMentre la parola pericolo ha a che fare con la prova (stessaetimologia di peritus, «colui che ha fatto esperienza») ed èprevalentemente utilizzata perindicare la fonte o la causa di un danno possibile, il rischio (dalgreco rhizikò) ha una strettaparentela con concetti quali«sorte» o «destino» e definisceprevalentemente la «probabilità» di subire un danno in seguitoall’esposizione ad un datopericolo; in altre parole, descriveuna «eventualità», una«condizione di possibilità». Nel nostro caso, una condizionedi svantaggio alla nascitadeterminata da molteplici fattori(economici, sociali, politici) cherischia di compromettere il pienopotenziale di sviluppo di un bambino o di un ragazzo.
SABBIE mOBILI
Penso spesso che potrei farloAndare via di punto in biancoCosì altra città Altro StatoPotrei se avessi il coraggioHo un orizzonte limitatoÈ follia stare qua nel miraggioChe basti essere capaciQuanti ne ho visti scavalcarmiRampolli Rapaci RaccomandatiMarracash
ANTEFATTO SupEREROI
L’INFANZIA A RISCHIO
La crisi di fiducia e di futuro che continua acaratterizzare il nostro Paese da troppo tempo – giàsegnalata nella prima e nella terza edizione di questo
Atlante (L’isola dei tesori, 2010, e Mappe per riconnetterci al futuro, 2012) – non investe solo giovani dispersi,disoccupati o scoraggiati alla Jeeg Robot, ma proietta uncono d’ombra sulle scelte di vita dei loro fratelli minorialle prese con il momento più critico del percorso dicrescita. Per ragazzini e adolescenti distinguere i lorointeressi e proiettarli in avanti con determinazionenell’epoca dell’incertezza globale diventa un’impresaancora più difficile di quanto già non sia normalmente. Vedere appannarsi il futuro colpisce al cuore il sistemamotivazionale e può creare un lutto doloroso: assieme alfuturo muore la speranza, il piacere di vivere per crescere e diventare se stessi (Charmet 2012). Senza contare iguasti all’ascensore sociale – il successo appare più legatoalle risorse o alle reti dei genitori piuttosto che allecapacità dei figli – e i contraccolpi della crisi sulleistituzioni che dovrebbero assicurare crescita epromozione sociale. Chi me lo fa fare di studiare se chi ottiene unalaurea non trova lavoro? Se questi discorsisembrano costituire la premessa esistenziale di un’intera generazione, per una nutritalegione di bambini e di ragazzi il futuro pareancora più incerto. Come Jeeg Robot,anch’essi sono outsider, underdog, sfavoritialla nascita dalle circostanze della vita: in unmondo caratterizzato da condizioni di vita edi salute immensamente migliori rispetto alpassato, in uno dei Paesi più industrializzatie ricchi del mondo, questi ‘bambini senza’– come li abbiamo chiamati nell’Atlantedel 2015 – devono fare i conti fin dapiccoli con contesti e situazioni dioggettivo svantaggio: povertàeconomiche, abitative, di salute ededucative. Sono gli esponenti diquell’infanzia ‘a rischio’ protagonista diquesto Atlante, nati e cresciuti in unasituazione di privazione ben descrittadal vocabolo absentia, che non sicontrappone semplicemente a quantoviene indicato dalla preposizione con,ma serve a sottolineare la mancanza diciò che normalmente dovrebbe esserci.
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7
Una condizione fatta a volte di solitudini, come indical’etimologia di un altro vocabolo che ricorre spesso inquesta ricerca (privus, «che sta da sé», e quindi solo), e segnata quasi sempre da barriere e cancelli che liseparano da opportunità educative e formative (exclusus,«chiuso fuori»). Bambini e ragazzi a rischio sottomolteplici dimensioni, per i quali i principi dellaConvenzione dell’ONU per i diritti dell’infanzia, restanospesso soltanto un miraggio.
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FRATTUREGENERAZIONALI
L’analisi della spesa sociale in Italia mostra comel’assenza di politiche efficaci a sostegnodell’infanzia venga da lontano e sia il risultato
strutturale di precise scelte politiche. Come ha spiegato la direttrice dell’Istat, Cristina Freguja, nell’audizione alla Camera dei deputati il 14 marzo 2016, «il sistema di trasferimenti tuttora in vigoreagisce soprattutto nel ridurre l’esposizione al rischio povertàdelle persone sole e delle coppie senza figli, specialmente inetà avanzata» (www.istat.it/it/archivio/182848). E guardando agli ultimi dati disponibili, emerge comel’84% degli individui che usufruiscono delle principaliprestazioni del sistema di welfare – assegni sociali,pensioni di reversibilità, integrazione al minimo,maggiorazione sociale e assegno per il nucleo familiarecon tre o più figli minori – sia costituito da persone anzianee in 1 caso su 4 (per il 27%) da persone nelle fasce di redditopiù elevate. Se poi confrontiamo gli ultimi dati elaborati daEurostat sulla spesa sociale in Europa per il 2013 notiamoche in Italia la quota di spesa sociale destinata a famiglie,maternità e infanzia è meno della metà della media europea(4,1% rispetto all’8,5%), quella destinata all’esclusionesociale è pari appena allo 0,7% rispetto ad una mediadell’1,9%. Anche quella destinata all’abitazione è irrisoria(0,1%) rispetto a quanto si spende nell’Europa a 28 (il 2%).In realtà l’Italia investe nella protezione sociale di ognicittadino quanto spendono in media i 28 Paesi europei(7627 euro), ma il nostro welfare è chiaramente pocoefficace nel combattere l’esclusione sociale e le povertàminorili. Secondo le stime elaborate da Eurostat permisurare l’incidenza della povertà minorile (relativa)prima e dopo i trasferimenti sociali, e quindi l’efficacia dei sistemi di protezione nella riduzione della povertà, il nostro Paese si classifica tra gli ultimi in Europa,precedendo solo la Grecia e Romania. In virtù degliinterventi di welfare, la povertà relativa nella fascia 0-17anni si riduce da un potenziale 35% (prima deitrasferimenti) al 25% (dopo i trasferimenti). L’Italia non brilla nemmeno in quanto ad efficacia dellaprotezione sociale degli anziani sopra i 65 anni, malgradoinvesta in questa voce la maggior quota di spesa sociale inEuropa, ben il 60%: la classifica in questo caso ci vede solodiciannovesimi, evidenziando il problema di equità delsistema pensionistico più volte sottolineato dal presidentedell’INPS Tito Boeri.
pARTE TERZA FAgLIE
LA SpESA puBBLICA IN ITALIALa spesa pubblica italiana, nel 2013, al netto degli interessisul debito, ammontava a739.000.000.000 di euro, circa il 45% del PIL. Di questi il 43%costituiva la spesa previdenziale,per lo più pensioni, ossia320.000.000.000. Un quarto della spesa copre le amministrazioni centrali(190.000.000.000), un quinto va alle regioni 138.000.000.000soprattutto per la sanità109.000.000.000. La spesa deicomuni rappresenta solo l’8% del totale 61.000.000.000. Sultotale della spesa pubblica, laspesa sociale ammonta a circa460.000.000.000. L’Autorità Garante per l’infanziaa dicembre 2015 ha pubblicatoDisordiniamo!, la prima analisiapprofondita sulle risorsenazionali (solo a livello centralenon locale) destinate ai minori di 18 anni frutto di unmonitoraggio su tutte le voci di spesa. Dallo studio, sviluppatosulle annualità 2012-15 emergeuna forte frammentazione ecomplessità delle risorse e delle misure destinate all’infanzia. La stima finale della spesa alnetto dei costi del personale (che nel caso della scuolaammonta a 40.000.000.000 di euro) è di 4.000.000.000 nel 2014 e 4.200.000.000 nel 2015,pari allo 0,2% del PIL, una quotaesigua, pari a meno di 400 euro a minorenne.
EFFICACIA DEL WELFAREEfficacia degli interventi sociali in contrasto alle povertà minorili.Anno: 2014. Fonte: Eurostat.
Una delle misure dell’efficacia degli interventi sociali per contrastare il rischio povertà (la povertà relativa rispetto ad una soglia di redditomediana) si ottiene calcolando la differenza tra l’incidenza del rischiodella povertà prima e dopo i trasferimenti sociali. In Europa, Eurostatha calcolato che per il 2014 gli interventi sociali in favore di famiglie e di minori hanno ridotto mediamente il rischio povertà minorile del 15,7%, con ampie oscillazioni nei vari Paesi (mappa): gli interventinei Paesi mediterranei risultano poco efficaci. In Italia, come mostrail grafico, questo si spiega osservando la composizione dell’intera spesasociale: per proteggere famiglia, maternità, infanzia si spende unaquota esigua, meno della metà della media europea.
0-17ENNI A RISCHIO POVERTÀPRIMA DEGLI INTERVENTI SOCIALI
36,8%
0-17ENNI A RISCHIO POVERTÀDOPO GLI INTERVENTI SOCIALI
21,1%
DIFFERENZA15,7%
ANZIANI A RISCHIO POVERTÀPRIMA DEGLI INTERVENTI SOCIALI
88,1%
ANZIANI A RISCHIO POVERTÀDOPO GLI INTERVENTI SOCIALI
13,8%
DIFFERENZA74,3%
9,7 - 11,112,8 - 14,514,7 - 16,417,5 - 19,121,7 - 28,4N.D.
MINORI ALLONTANATIDAL RISCHIO POVERTÀDAGLI INTERVENTI SOCIALI (%)
SPESA SOCIALE PER FUNZIONE (IN % SUL TOTALE DELLA SPESA SOCIALE)
Vecchiaia e superstiti Malattia, salute, disabilità DisoccupazioneFamiglia, maternità, infanzia Esclusione sociale Abitazione
MEDIE EU28
100%90%80%70%60%50%40%30%20%10%0%
ITALIA
FRANCIA
GERMANIA
REGNO UNITO
SVEZIA
MEDIA UE28
4,1
7,811,2
10,710,5
8,5
I NNE71-0
ÀTREVOO PIHCSI A R
D
IL GPOODI NNE71-0
LGE DAMIRP
8U2 EEIDME
%7,15AZFFERENI
%,112ILAICO SITENERVTN I
ÀTREVOO PIHCSI A R
%6,83ILAICO SITENERVTN IIL
D
IIL GPOODI A NAIZNA
LGE DAMIRPI A NAIZNA
%4,37AZFFERENI
%8,13ILAICO SITENERVTN I
ÀTREVOO PIHCSI A R
%,188ILAICO SITENERVTN IIL
ÀTREVOO PIHCSI A R
9,7 - 11,112,8 - 14,514,7 - 16,417,5 - 19,121,7 - 28,4
) (%ILACIOSITENERVTN IILGAD
ÀTREVOO PIHCSIL RADIATNTANOLL AIRONIM
OIZNUR FEE PLAICOA SSEPS
ecchiaia e superstitiV infanzia maternità,amiglia,F
REGNO UNITO
SVEZIA
MEDIA UE28
A SSEPA SLLEE DLATOL TUN % SIE (N
disabilità salute,tia,Malat DisoccupazEsclusione sociale Abitazione
)ELAICO
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10 710,5
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TALIAITALIA
FRANCIA
GERMANIA
REGNO UNITO
70%60%50%40%30%
100%90%80%
4,1
7,811,2
10,7
PIÙ PICCOLI? PIÙ POVERI!
Numerosi studi nei più svariati campi dimostranol’importanza strategica del contesto sociale nelprocesso di sviluppo dei bambini: le possibilità
economiche delle famiglie finiscono fatalmente perarricchire o impoverire lo spettro di opportunità disocializzazione e formative cui sono esposti i figli,ampliare o restringere i loro orizzonti, stimolare oreprimere il loro potenziale emotivo e intellettivo.Soprattutto tra i più piccoli, ristrettezze e deprivazionipossono produrre cicatrici invisibili che rischiano dirimanere per tutta la vita (Ferrera 2013). Malgrado ciò sia noto da tempo, negli ultimi vent’annil’Italia ha fatto poco o niente per aiutare le famiglie indifficoltà e mettere i bambini al riparo dalle trappole della povertà. Al contrario, anche nel nostro Paesel’incidenza della povertà assoluta aumenta al decresceredell’età: vivono con poco o niente, in condizioni dipovertà assoluta, 4 persone anziane, 7 adulti, quasi 10giovani e infine 11 bambini ogni 100 individui della stessaclasse d’età. Non solo bambini e ragazzi sono nettamentepiù esposti a crisi e rovesci economici, ma il gapgenerazionale si è andato ampliando nell’ultimo decennio:tra il 2005 e il 2015 è triplicata la percentuale dellefamiglie con bambini che vivono in povertà assoluta,cresciute dal 2,8 al 9,3%, mentre è scesa quella dellefamiglie con almeno un anziano (4,8% nel 2005, 4,3% nel2015); tra il 1997 e il 2015 è cresciuta del 70% la quota difamiglie con almeno 1 figlio minore in povertà relativa(dal 10,2% al 17,2%) e si è dimezzata quella delle famigliecon 1 anziano (dal 15,7% al 8,5%) (Istat 2016a). Il trend è confermato dagli ultimi dati rilasciati dall’Istat.La forbice tra bambini e adulti continua ad allargarsi:mentre nel 2015 l’incidenza di povertà assoluta simantiene stabile tra la generalità delle famiglie (6,3%rispetto al 6,1% rilevato nel 2014) e diminuisceleggermente tra quelle con almeno 1 persona anziana (dal 5,2% al 4,7%), cresce nuovamente tra le famiglie con1 bambino passando dall’8,5% al 9,3%. Disaggregando ilfenomeno per individui e fasce d’età si scopre poi checrescono all’interno di famiglie che faticano ad accedere a uno standard di vita accettabile circa 183.000 bambinisotto i 3 anni (quasi il 9%), 221.000 tra i 4 e i 6 (13,4%),454.000 tra i 7 e 13 (11,1%) e altri 147.000 adolescenti. In Italia la povertà minaccia il presente e il futuro dialmeno 1.130.000 bambini e ragazzi in povertà assoluta, il 10% del nostro tesoro (Istat 2016a).
INDAgINE SuLLA SpESADELLE FAmIgLIEL’indagine rileva i comportamentidi spesa e i movimenti turisticidelle famiglie italiane. Viene svolta annualmente sullabase di un elenco di benicondiviso con Eurostat, così da consentire i confronti tra idiversi Paesi europei. Oggetto della rilevazione sono le spese sostenute dallefamiglie residenti per acquistarebeni e servizi destinati al consumo familiare (Istat 2016, www.istat.it/it/archivio/71980).
gLI INVISIBILI«Se la povertà dei bambini ‘altrove’ è tanto resa visibilequanto anestetizzata (per noi che la guardiamo) dalla suaalterità, quella che si trova tra noi è resa invisibile dalla nostra(auto)censura. Riesce ad appariresolo nella fiammata improvvisadello sdegno più o meno ipocritaquando un bambino muore perassideramento in un campo rom,o indirettamente e in modoambiguo di fronte agli esiti deitest sulle capacità logichecognitive che mostrano losvantaggio dei bambini più poveri,o nello scandalo dei bambiniprecocemente assoldati dallamalavita. Ma difficilmente, e ancor più in Italia, riesce adiventare attenzione sistematica e tantomeno a entrare tra lepriorità di un programma politico o di governo» (Saraceno 2015, p. 69).
pARTE quARTA BARRIERE
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
2,8 2 2,4 3,2 3,6 3,5 4,15,5
8,6 8,5 9,3INCIDENZA DELLA POVERTÀ ASSOLUTA IN FAMIGLIE CON ALMENO UN FIGLIO MINORE. ANNI 2005-2015 (%)
SUDCENTRONORD
**DAT
I NON
DIS
PONI
BILI
Incidenza povertà assoluta nel 2015Variazione 2015-2014
Incidenza della povertà minorile assoluta nel 2015 e variazione 2015-2014
10,60,1
9,71,8
11,71,3
10,90,9
15%10%5%0%
NORD
CENTRO
ITALIA
SUD
CORONE URBANEALTRI COMUNI
METROPOLI
NORD
FASCIA D ’E TÀ - - -> 0 -3 4-6 7-13 14-17
CENTRO
SUD
FASCIA D’E TÀ - - -> 0 -3 4 - 6 7-13 14-17
NUMERI E PESO PERCENTUALE SUL TOTALE DELLE FAMIGLIE CON MINORI IN ITALIA (DIVISE PER GRANDEZZA DEI COMUNI E POSIZIONE GEOGRAFICA)
FAMIGLIE DI SOLI ITALIANI
FAMIGLIE MISTEFAMIGLIE DI SOLI CNI***
IN ITALIA PIÙ DI 1 BAMBINO SU 10 E QUASI 1 FAMIGLIA CON BAMBINISU 10 SONO IN POVERTÀ ASSOLUTA
IN ITALIA PIÙ DI 1 BAMBINO SU 10 E QUASI 1 FAMIGLIA CON BAMBINISU 10 SONO IN POVERTÀ ASSOLUTA
* INCIDENZA PERCENTUALE SULLA STESSA TIPOLOGIA FAMILIARE (AD ES. L'8,5% DELLE FAMIGLIE CON ALMENO UN MINORE E IL 10,8% DELLE FAMIGLIE CON MINORI CHE RISIEDONO NELLE METROPOLI VIVONO IN POVERTÀ ASSOLUTA)
FASCIA D ’E TÀ - - -> 0-3 4-6 7-13 14-17
***CITTADINANZA NON ITALIANA
264.000
10,9%8%
100.000
8,6%
253.000
QUANTE SONO LE FAMIGLIE CON BAMBINI
IN POVERTÀ ASSOLUTA?1QUANTI SONO I MINORI INPOVERTÀ ASSOLUTA?
490.000
15,9% 10,9% 9,2%7%
13,9% **7,1%
191.000
15,8%
8,1% 8,1% 13,3%
450.000
13,6%
ERANO 1.045.000 (10%) NEL 2014(10%) NEL 2014PESO PERCENTUALE SUL TOTALE DEGLI 0-17ENNI IN ITALIA
(DIVISI PER POSIZIONE GEOGRAFICA E FASCE D’ETÀ)
1.131.000 (10,9%)(10,9%)
DOVE SONO?2
CHI SONO?3 FAMIGLIETOTALI
IN POVERTÀASSOLUTA
1.582.000(6,1%)
618.000 (9,3%)(9,3%)ERANO 571.000 (8,5%) NEL 2014
325.000 5,7%
18,2%60.00039,5%232.000
POVERTÀASSOLUTA
93.000210.000 314.000
10,5%10,5%8,4%
BAMBINI SENZA
Che cosa significhi concretamente per un bambinonascere in una famiglia in povertà lo mostranobene i risultati di un’altra importante ricerca
coordinata dall’ufficio statistico europeo, Statistics onincome and living conditions (Eurostat e Istat 2016b). Tra le altre cose l’indagine rileva il mancato accesso da parte dei bambini da 1 a 15 anni ad una serie di beniritenuti acquisiti e di pubblico dominio nelle societàavanzate: nel 2014 circa il 3% dei bambini non disponevadi due paia di scarpe (di cui almeno uno utilizzabile inogni stagione), il 6% non mangiava carne almeno unavolta al giorno e non possedeva giochi a casa o da usareall’aria aperta, il 7% doveva rinunciare a festeggiare ilcompleanno, quasi il 10% non poteva indossare abitinuovi o partecipare a gite scolastiche, il 30% non sapevache cos’è una settimana di vacanza lontano da casa. Anche in questo caso – come mostra l’infografica Bambini senza – si osservano sensibili oscillazioniterritoriali, con valori quasi doppi nel Mezzogiorno. Oltre a descrivere una condizione di deprivazionemateriale, molti di questi indicatori hanno il merito disvelare un aspetto decisivo delle povertà minorili: chinasce in povertà deve spesso fare i conti fin da piccolo con un’autentica, dolorosa, condizione di esclusioneaffettiva e sociale. Il bambino povero è spesso unbambino più solo perché ha meno occasioni di svago e disocializzazione dei suoi pari: non può festeggiare il suocompleanno e di frequente non partecipa a quelli deglialtri, né alle gite scolastiche; non può invitare gli amici acasa, condividere i suoi giochi con gli altri, anche perché a volte non ne possiede. Fin da piccolo, suo malgrado,comincia a essere segnato dallo ‘stigma’ della suaappartenenza sociale, a sperimentare quotidianamente e avolte con vergogna la propria ‘diversità’, perché sa di nonpoter accedere a una serie di beni e di servizi, ai quali tuttigli altri accedono e che anche lui vorrebbe poter fruireanche solo per fare parte del gruppo, per sentirsi alla pari etra pari: nelle situazioni più estreme non ha la possibilità diacquistare una maglietta o un paio di scarpe nuove, masono in tanti a dover rinunciare a una bicicletta o a unmonopattino di cui i suoi compagni di scuola fanno sfoggio.Negli ultimi anni, in seguito ai provvedimenti messi in attoda alcuni comuni, deve rinunciare alla mensa scolastica emangiare un panino in un’aula a parte. Il bambino povero finisce spesso per essere percepito come‘altro’, ‘diverso’ dai suoi stessi amici, per essere emarginatodai giochi, in qualche caso perfino bullizzato in classe.
NuOVE pOVERTÀInsieme al riacutizzarsi dellepovertà croniche, da alcuni annil’Italia osserva il ritorno versostati di povertà tradizionale da parte dei ceti che ne eranofuoriusciti nei decenni precedenti,famiglie del ceto medio, individuiattivi nel mercato del lavoro equalificati che fino a pochi anni fa erano lontani dalle sogliecritiche. Nel 2015 l’area dellepovertà relativa si è estesaulteriormente, fino acomprendere 1.170.000 famiglie e 2.100.000 tra bambini e ragazzi,800.000 dei quali sotto i 6 anni. L’affacciarsi alla povertà difamiglie che fino a poco tempo fa se ne ritenevano tutelate e alriparo, in molte città italiane siconfigura come una vera epropria emergenza sociale. Si tratta di persone che nonappartengono all’areatradizionale del disagio odell’esclusione, né sono collocabilientro i confini tradizionali dellapovertà economica. Molti nonsono ‘assistibili’ economicamentedai servizi sociali, ma neppurecontemplano la possibilità dirivolgersi ad essi. Impreparati edisorientati, non sanno muoversinella rete di aiuto. Spessopreferiscono non esporsi perchévivono la nuova condizione conun forte sentimento di vergogna.
pARTE quARTA BARRIERE
13
(*) L'informazione è rilevata a livello familiare e,nel caso siano presenti in famiglia più bambini/ragazzi, se anche per uno solo di loro la famiglia non riesce a far fronte ad un suo bisogno essenziale, l'intero gruppo di bambini/ragazzi viene considerato deprivato. (a) Stima basata su un campione di dimensione compresa tra 20 e 49 osservazioni(b) Stima non disponibile perché basata su un campione di dimensione inferiore a 20 osservazioni
DATI PERCENTUALI
Anno 2014Fonte: Istat, Indagine sulle condizioni di vita
BAMBINI
SENZA
BAMBINI/RAGAZZI DI ETÀ COMPRESA TRA 1 E 15 ANNI CHE VIVONO IN FAMIGLIECHE NON POSSONO PERMETTERSI DI FAR FRONTE AD ALCUNI LORO BISOGNI ESSENZIALI (*)
TRASCORREREALMENO UNA
SETTIMANA DI VACANZA ALL'ANNO LONTANO DA CASA
FESTEGGIAMENTIIN OCCASIONI SPECIALI
(COMPLEANNI, EVENTI RELIGIOSI, ECC.)
CARNE, POLLOO PESCE (O EQUIVALENTEVEGETARIANO) ALMENOUNA VOLTA AL GIORNO
DUE PAIADI SCARPE,
DI CUI ALMENO UNOUTILIZZABILE
IN OGNI STAGIONE
INVITAREDI TANTO IN TANTO
AMICI A CASAPER GIOCARE E/O MANGIARE
GIOCHIDA USAREIN CASA
GIOCHIDA USARE
ALL'ARIA APERTA
SPAZIOADEGUATO
IN CASA PER STUDIAREO FARE I COMPITI
FRUTTA FRESCAO VERDURA ALMENO
UNA VOLTA AL GIORNO
LIBRIEXTRASCOLASTICI
ADATTI ALL'ETÀPARTECIPARE
A GITE SCOLASTICHE OAD ALTRI EVENTI A PAGAMENTO
ORGANIZZATI DALLA SCUOLA
ABITI NUOVI,CIOÈ NON USATI
ATTIVITÀREGOLARI
DI SVAGO FUORI CASA(ATTIVITÀ SPORTIVE,
CORSI EXTRASCOLASTICI,ORGANIZZAZIONI GIOVANILI, ECC.)
29,5
7,1
5,72,9
7,5
5,6
6
13,2
2,6
7,7
10
8,5
13,7
MEDIA ITALIA
MEDIA ITALIA
MEDIA ITALIAMEDIA ITALIA
MEDIA ITALIA
MEDIA ITALIA
MEDIA ITALIA
MEDIA ITALIA
MEDIA ITALIA
MEDIA ITALIA
MEDIA ITALIA
MEDIA ITALIA
MEDIA ITALIA43,32221,51812,89,6
3,5(b)2(a)
9,26,78,7
21,37,410,1
11,64,4(a)5,9
15,14,68,1
11,63,3(a)5,1
7,93(a)5,142,6(a)2,2
11,64,1(a)5,5
9,23,9(a)3,5
10,23,5(a)3,6
NORD CENTRO
SUD e ISOLE
NORD CENTRO
SUD e ISOLE
NORD CENTRO
SUD e ISOLE
NORD CENTRO
SUD e ISOLE
NORD CENTRO
SUD e ISOLE
NORD CENTRO
SUD e ISOLE
NORD CENTRO
SUD e ISOLE
NORD CENTRO
SUD e ISOLENORD CENTRO
SUD e ISOLENORD CENTROSUD e ISOLE
NORD CENTRO
SUD e ISOLE
NORD CENTRO
SUD e ISOLE
NORD CENTRO
SUD e ISOLE
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RISCHIO DI pOVERTÀ IN EuROpA0-17enni a rischio povertà ed esclusione sociale (%). Anno: 2014. Fonte: Eurostat.
Nel confronto europeo l’Italia mostra tradizionalmente livelli dipovertà minorili superiori alla media. Così è per l’indicatore AROPE(At Risk Of Poverty and Exclusion) che comprende chi vive incondizioni di povertà relativa, deprivazione materiale e in famiglie aridotta intensità lavorativa, con i genitori disoccupati o occupati pocheore al mese: tra gli 0-17enni raggiunge il 32,7%, 4 punti e mezzo soprala media europea. In Italia, la fascia più a rischio è quella dei 16-19enni(grafico a sinistra), mentre nel confronto tra 5 Paesi europei (grafico adestra) si nota come Olanda e Germania, grazie ad un sistema diwelfare efficace, riescano a contenere il rischio povertà degli 0-17enniintorno al livello generale e sotto il 20%.
MEDIA EU2727,7%
MEDIA ITALIA32,1%
0 - 5 6 -10 11-15 16 -19
29,432,4
34,6 36,1
11,9 - 15,616,7 - 19,621,6 - 28,228,9 - 36,741,8 - 50,5
N.D.
0-17ENNI A RISCHIODI POVERTÀ E DI ESCLUSIONESOCIALE (%)
ITALIA:RISCHIO POVERTÀPER FASCE D'ETÀ 0-19 ANNI (%)
RISCHIO POVERTÀ PER FASCE D'ETÀ:CONFRONTO TRA CINQUE PAESI (%)
0-17 anni 18-64 anni 65 anni e oltre
GERMANIA SPAGNA FRANCIA ITALIA OLANDA
19,6
35,8
21,6
32,1
17,1
22
31,8
19,9
30
18,917,412,9
10,1
20,2
6,9
%77,227U EAIDEM
%132AILTA IAIDEM
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6,59 - 1,116,97 - 1,612,86 - 2,127,69 - 3,82
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29,432,4
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0 - 5 6 -10 11-15 16 -19 GERMANIA PASPAGNA FRANCIA AITALI
12,910,1
A OLANDA
6,9
pARTE quARTA BARRIERE
FuEL pOVERTYFamiglie in povertà con bambini impossibilitate ariscaldare la casa (%). Anno: 2014. Fonte: Eurostat.
In Italia la crisi economica ha avuto pesanti ricadute sulla vitaquotidiana delle famiglie anche in termini di fuel poverty, o povertàenergetica, determinata da ristrettezze economiche, costi elevati delservizio e scarsa coibentazione delle abitazioni. Nel 2014 ben il 39%delle famiglie in povertà relativa con bambini dichiarava di non poterriscaldare adeguatamente la casa, un dato di 15 punti superiore alla media europea (mappa). Il grafico di sinistra mostra l’impennata dellafuel poverty in corrispondenza della crisi e registra la divaricazionecrescente della situazione italiana (rosso) dalla media dei Paesi UE(blu). Il grafico di destra illustra come nel nostro Paese la fuel povertyriguardi anche l’11,1% delle famiglie non povere con bambini.
MEDIA EU2724,7%
MEDIA ITALIA39%
1,5 - 6,511,7 - 18,920,7 - 27,629,5 - 32,039,0 - 64,5
N.D.
FAMIGLIE POVERE CON BAMBINI IMPOSSIBILITATE A RISCALDARE ADEGUATAMENTE LA CASA (%)
FUEL POVERTY TRA LE FAMIGLIE CON BAMBINI NON POVERE
SERIE STORICA 2007-2014: FAMIGLIE POVERE CON BAMBINI IMPOSSIBILITATE A RISCALDAREADEGUATAMENTE LA CASA (%)
Europa Italia
30 20 10 0BULGARIAGRECIALITUANIAPORTOGALLOSERBIALETTONIAITALIAIRLANDAREGNO UNITOROMANIA
SPAGNAMEDIA UE
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28,525,3
21,519,1
12,712,411,1
8,78,26,9
6,66,8
6,45,24,94,53,93,53,12,92,52,32,21,20,90,90,50,40,30,3
2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014
24,421,7 21,3 21,6 22,3
25,5 25 24,725,7 26,2 27 27,3
34,8
43,439,6 39
7%,2472U EAIDME
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5 - ,17 ,11,7025 ,920 ,93
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AITALIAIRLANDAREGNO UNITOROMANIA
SPAGNAMEDIA UE
UNGHERIAPOLONIACROAZIAFRANCIA
P.REP. CECAGERMANIASLOVACCHIASLOVENIAAUSTRIADANIMARCA
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6,66,8
6,45,24,94,53,93,53,12,92,52,3
2007 2008 2009
9 2010 2011 2012 2013
30 20 128,5
25,321,519,1
12,712,411,1
2014
0 0BULGARIAGRECIALITUANIAPORTOGALLOSERBIALETTONIA
AITALIA
POVERTÀ E ISTRUZIONE
Una vasta letteratura mostra il legame stringente tra il fallimento scolastico nella sua accezione più ampia(bassi apprendimenti, abbandono, ecc.) e la povertà.
«Sia nel mondo in generale, sia in Italia c’è una fortecorrelazione tra tassi di scolarità bassi e tutte le diversemanifestazioni della povertà, non solo quella infantile eadolescenziale. […] Naturalmente, non bisogna mai inquesto, come in altri campi, fare automatismi: non ènecessariamente così, ma c’è una maggiore probabilità»(Rossi Doria 2014, p. 3). Tra le tante dimensioni checontribuiscono a comporre il puzzle multidimensionaledella povertà, c'è quella materiale. Un’elaborazione originalerealizzata da Istat per Save the Children mostra come lediseguaglianze di reddito contribuiscano a circoscrivere lepossibilità di formazione e di crescita di tanti ragazzi,limitando la loro partecipazione alle attività ricreative eculturali. Il 58% dei bambini che vivono in famiglie conrisorse economiche scarse o insufficienti non ha praticatosport in modo continuativo nel corso del 2015, unapercentuale assai maggiore di quella che si registra tra icoetanei che possono fare affidamento su risorse ottime eadeguate in famiglia (44,7%). Sbarramenti analoghi siriscontrano per quanto riguarda l’accesso alla lettura (11 punti di scarto), ai musei (20 punti) e ad altre attivitàculturali (Istat per Save the Children 2015). Il dato trovauna prima parziale verifica empirica nelle tavole sulla spesamedia mensile delle famiglie con bambini elaborata da Istat:se per il capitolo “ricreazione, spettacoli e cultura” nel 2015l’investimento medio è di 177 euro, le famiglie più poverespendono in media appena 33 euro mensili (18 euro al Sud,41 al Nord), un quinto della media e 20 volte in menorispetto alle famiglie più abbienti (620 euro), un differenzialepiù alto rispetto a qualsiasi altra voce di spesa, peraltro intendenziale crescita rispetto agli anni precedenti. Ipotecheanaloghe gravano sull’istruzione, dove le famiglie più poveresi devono accontentare di un budget (7 euro) inadeguato agarantire l’acquisto dei libri di testo e materiali didattici peri propri figli o a pagare le rette per attività e servizi (mense,gite, corsi) in assenza di esenzioni e sistemi funzionanti ditutela per le fasce più deboli (Istat 2016c). Tra i fattoriricorrenti correlati alla dispersione scolastica, i rapportiinternazionali segnalano la disoccupazione e il reddito bassodei genitori, e il disagio sociale dei territori in cui si va adabitare. «In quelle che vengono comunemente definite ‘areesvantaggiate’ si registra una maggiore concentrazione digiovani che abbandonano precocemente i percorsi diistruzione e formazione» (MIUR Eurydice 2014, p. 11).
INDAgINE pISA-OCSEPISA (Programme for InternationalStudent Assessment) è un’indaginepromossa dall’OCSE conl’obiettivo di misurare lecompetenze degli studenti inmatematica, scienze, lettura eproblem solving collaborativo. Per ogni ciclo di PISA vieneapprofondito un ambito inparticolare: la nuova indaginePISA 2015 ha come dominioprincipale la literacy scientifica(www.invalsi.it/invalsi/ri/pisa2015.php?page=pisa2015_it_01).
COmpETENZE mINImEL’indagine PISA non valutasolamente la capacità deglistudenti di ritenere le nozioni in matematica e lettura apprese a scuola, ma di estrapolarle edapplicarle in contesti scolastici ed extrascolastici non familiari. Si parla, quindi, nel caso dei testPISA, di literacy in matematica e in lettura riferendosi alla capacitàdegli studenti di utilizzareconoscenze e abilità in dominichiave, e di analizzare, riflettere ecomunicare in maniera efficacenel momento in cui identificano,interpretano e risolvono problemiin una varietà di situazioni. I ragazzi di 15 anni che nonraggiungono le competenzeminime in lettura e matematica –i cosiddetti low performers – hannoquindi capacità di literacy moltolimitate. Non è detto che sianodel tutto incapaci di eseguireoperazioni matematiche o diinterpretare testi di lettura, manon sono in grado di utilizzare leloro limitate competenze nellesituazioni problematiche previsteanche dai quesiti più facili.
pARTE quARTA BARRIERE
DIECI ANNI DI LOTTAALLA DISpERSIONE Giovani 18-24enni con la licenzamedia e non più in formazione in Italia (%), detti early school leavers.Anno: 2015. Fonte: Eurostat, Istat.
Nel 2015 l’Italia ha ridotto ancora il tasso di abbandono precoce rispettoall’anno precedente, dal 15 al 14,7%, per un totale in termini assoluti di620.000 giovani 18-24enni in questa condizione. Negli ultimi 10 anni lapercentuale di giovani che hanno abbandonato l’istruzione superiore èdiminuita del 7,4% (circa 300.000 giovani in meno), una riduzionegraduale che in misura diversa ha coinvolto tutte le regioni, come mostra il grafico a fianco alla mappa. La mappa mostra tuttavia il ritardopreoccupante di alcune regioni del Sud e in particolare delle Isole, contassi superiori al 20%. Nel grafico in basso, per ogni regione èevidenziata la maggior incidenza di dispersione scolastica tra i maschi, aparte Umbria e Trento dove risulta più contenuta sia per i maschi siaper le femmine.
MEDIA ITALIA
ANNO 2005 22,1%
ANNO 2015
6,9 - 8,7
EARLY LEAVERS (%)
10 - 11,312 - 14,216,1 - 18,822,9 - 24,3
DIFFERENZA DI GENERE NELL'ABBANDONO SCOLASTICO (%)
MaschiFemmine
Differenza media per l’Italia 5,7%
SARDEGNASICILIA
ABRUZZOPUGLIA
VALLE D’AOSTACAMPANIA
CALABRIATOSCANA
PIEMONTEEMILIA - ROMAGNA
BOLZANOLOMBARDIA
LAZIOLIGURIA
MOLISEMARCHE
BASILICATAVENETO
FRIULI-VEN. GIULIATRENTO
UMBRIA
30,528,8
23,220,5 20,2 19,4
17,9 16,6 16,6 16,4 16 15,713,3 12,8 11,9 11,8
9,4 9,3 8,7 8,1
13,514,8
19,6
12,7 12,2
18,2
14,1
108,4
10 10 9,110,7
7,2 7,9 8,76,6
4,5
8,7 8,110,3
4,8
VARIAZIONE 2015-2005 (%)
ABRUZZOCALABRIATOSCANALAZIOTRENTOLIGURIAVALLE D’AOSTAMOLISESICILIAEMILIA - ROMAGNAUMBRIAMEDIA ITALIABASILICATALOMBARDIAPIEMONTECAMPANIAMARCHEFRIULI-VENEZIA GIULIASARDEGNAVENETOPUGLIABOLZANO
-1,1-2
-3,3-3,4
-3,5-4,5
-5,1-5,3
-5,5-6,2
-7,2-7,4
-7,7-8,2-8,2
-8,7-9,2
-9,5-9,5
-10-12,2
-13,3
12,616,313,113,18,78,16,9
PiemonteValle d'Aosta
LombardiaBolzano
TrentoVeneto
Friuli-Venezia Giulia
1213,313,48,11011,314,2
LiguriaEmilia - Romagna
ToscanaUmbriaMarche
LazioAbruzzo
10,118,816,710,316,124,322,9
MoliseCampania
PugliaBasilicata
CalabriaSicilia
Sardegna
14,7% DI CUI 17,5% MASCHI11,8% FEMMINE{
VA ARIAZIONE 2015-2005 (%)
A1 1 ABRUZZOACTOLATLV MSE UM BLOPC-8,7
-8,2-8,2-7,7
-7,4-7,2
-6,2-5,5-5,3-5,1
-4,5-3,5-3,4-3,3
-2-1,1 ABRUZZO
CALABRIAOSCANAAZIORENTOIGURIA
VALLE D’AOSTAMOLISE
ICILIAMILIA - ROMAGNA
UMBRIAMEDIA ITALIABASILICATAOMBARDIA
PIEMONTECAMPANIA
%22,105 ANNO 20
ALIAMEDIA ITVERS (%)Y LEA A ARLLY LEAE
6,9 - 8,710 - 11,3
-13,3-1
CMF SVPB
2,2-10-9,5-9,5-9,2
8,7
UmbriaToscana
Emilia - RomagnaLiguria
8111
BolzanoLombardia
Valle d'AostaPiemonte
13,113,116,312,6
CAMPANIAMARCHE
RIULI-VENEZIA GIULIAARDEGNA
VENETOPUGLIABOLZANO
BasilicataPuglia
CampaniaMolise
10,316,718,810,1
8,113,413,312
510ANNO 2
69,1 20,250,223,2
8,2850,3
{ FEMMIN11,8% MASCHI17,5%DI CUI14,7%
12 - 14,216,1 - 18,822,9 - 24,3
DIFFERE
2,1841641661661697,1
419,1
Fri NE
NZA DI GENERE NELL'ABBANDONO SCOLASTICO (%)
ler paide mazenreffiD
eF
AbruzzoLazio
MarcheUmbria
1118
iuli-Venezia GiuliaVenetoTrento
Bolzano
6,98,18,713,1
LASTICO (%)
ihascM
%,7 5aialtI’ l
einmme
SardegnaSicilia
CalabriaBasilicata
22,924,316,110,3
14,211,3108,1
84,
2,127,128,14
CTAOS’ DELLAVVA
AILPUGZOZURBA
AILICSINAGEDARS
101048,
10
,14115164,166,166,16
MOLONAZOLB
ANGAMOA - RILIMEETNOMPIE
ANACTOSIARABALC
IAANPAMCATTA
3,10,7897,27,
7,10,199,1
5,13
49,8,119,118,123,13
7,5
ENVATACILISAB
EHCMARSEILOM
ARIUIGLOZIAL
IADARBM
,18,78
54,66,
,18,7839,
AIRMBUOTENRT
AI GIULN.EV-ILUIRFOTE
IL CIRCOLO VIZIOSO
«V i è un forte legame bi-univoco tra povertà eistruzione e disagio economico e socio culturale– ha scritto Marco Rossi Doria in una relazione
alla Camera –. La scuola emancipa dalla povertà ma lecondizioni di partenza contribuiscono fortemente adeterminare a loro volta il fallimento formativo» (RossiDoria 2014, p. 19). Nel caso della dispersione scolastica,oltre alla situazione lavorativa e al reddito, anche il bassolivello di istruzione dei genitori viene considerato unfattore di rischio significativo e in particolare il grado diistruzione della madre. Più in generale, si è riscontratoche i genitori con un basso livello di istruzione sono menoefficaci nello sviluppare il capitale culturale dei figli(Eurydice 2014). L’analisi delle carriere scolastichecompiuta da Istat mostra come in Italia, Paesecaratterizzato da una ridotta mobilità sociale, «il titolo di studio dei genitori è elemento fondamentale nelpercorso di istruzione dei figli per tutte le classi sociali.Nell’ambito della borghesia, solo il 16,7 per cento disoggetti il cui padre ha un titolo di studio non superiorealla licenza media consegue un titolo universitario, controil 51,9 per cento di quelli che discendono da chi ha untitolo di scuola superiore o la laurea» (Istat 2012, p. 243).Oltre a condizionare il successo formativo, i bassi livelli di scolarizzazione dei genitori possono ricadere sui figlianche in termini di povertà. In Italia quasi 6 bambini su 10 (58,5%) i cui genitorihanno bassi titoli di studio sono a rischio di povertà edesclusione sociale, contro il 13% dei figli di genitorilaureati. Un dato che acquista un rilievo particolare in un Paese come l’Italia nel quale il 42,3% della popolazionetra i 18 e i 64 anni è fermo alla licenza media, un dato digran lunga superiore alla media europea (27,5%). Povertà educative e materiali si alimentano quindi comein un circolo vizioso: la povertà materiale di unagenerazione si traduce spesso nella privazione dipossibilità educative per quella successiva, determinandonuova povertà materiale e di rimando altra povertàeducativa, e così via. D’altra parte proprio l’aumento della diseguaglianza di reddito delle famiglie, hasottolineato un recente rapporto dell’OCSE, è una dellecause principali della bassa crescita economica, inparticolare in Italia, proprio perché alimenta a sua voltadiseguaglianze di opportunità educative tra i giovani,reprime talenti, ingabbia capacità vitali per lo sviluppoeconomico e sociale del Paese (OCSE 2015).
ADuLTI E pOCOCOmpETENTIUn’indagine promossa dall’OCSEsulle competenze dellapopolazione adulta (OCSE PIAAC 2013) colloca l’Italiaall’ultimo posto su 24 Paesi presiin esame. Solo il 3,3% degli italianiadulti eccelle in quanto apadronanza della lingua, control’11,8% della media dei Paesipartecipanti; in matematica cifermiamo al 4,5%. In entrambi icampi, d’altra parte, l’Italiapresenta la quota maggiore diintervistati con i punteggi piùbassi: il 27,7% degli adulti italianipossiede basse competenzelinguistiche (contro il 15,5% dellamedia dei Paesi partecipanti) e il 32% si ferma al livello 1 inmatematica. I livelli relativamentebassi riscontrati in Italia rispettoagli altri Paesi riflettono in partele competenze limitate dellapopolazione più anziana (55-65anni), mentre le fasce più giovani(16-24 anni) mostrano unrecupero di oltre 20 punti sia inlingua che in matematica, unoscarto superiore a quello mediodei Paesi presi in esame,riconoscimento dei progressicompiuti nel tempo grazie aiprogrammi di scolarizzazione dimassa. E tuttavia, anche su questofronte resta parecchia strada dafare, perché le performance deigiovani si confermanoampiamente al di sotto dellamedia dei Paesi analizzati. Gli individui hanno accettato di rispondere a un questionariomolto dettagliato, comprendenteun’ampia sezione sull’uso delleskills sul posto di lavoro. In aggiunta al questionario, irispondenti hanno preso parte ad un sofisticato test volto adaccertare le competenzelinguistiche (lettura e scrittura di testi) e matematiche(www.oecd.org/skills/piaac/Country%20note%20-%20Italy%20(ITA).pdf).
pARTE quARTA BARRIERE
SCOLARIZZAZIONE E pOVERTÀ Popolazione di 15-64 anni con al massimo la licenza media (%).Anno: 2014. Fonte: Eurostat.
In Italia la percentuale di adulti con livelli di scolarizzazione inferiori(mappa) rimane molto elevata, circa 15 punti sopra la media UE, e ibassi titoli di studio dei genitori continuano a ricadere (anche) sui figli(grafico): ben il 58,5% dei bambini o ragazzi con genitori in possesso al massimo della licenza media, vive in una situazione di povertàrelativa, un dato quattro volte superiore a quello dei loro coetanei figlidi genitori laureati (13%). Il grafico mostra però anche un altro aspettopeculiare della situazione italiana: benché dappertutto l’istruzione siaun potente fattore protettivo, in Italia lo è un po’ meno, poiché laconfigurazione attuale del mercato del lavoro non sembra dareadeguato sbocco e riconoscimento al capitale umano qualificato.
MEDIA EU2827,5%
ITALIA42,3%
Minori con genitori con al massimo la licenza media Minori con genitori laureati
0-17ENNI A RISCHIO POVERTÀ SECONDO IL TITOLO DI STUDIO DEI GENITORI (%)
9,87,9
10,73
18,810,413,3
8,213,8
8,88,88,6
16,412,89,2
14,48,1
16,713
712,2
4,97,67
7,19,8
9,87,9
10,73
18,810,413,3
8,213,8
8,88,88,6
16,412,89,2
14,48,1
16,713
712,2
4,97,67
7,19,8
9089,989,285,980,877,775,271,468,968,868,668,468,165,464,364,160,859,958,558,357,254,250,648,145,742,8
ROMANIAUNGHERIABULGARIAREP. CECASERBIACROAZIAMACEDONIASVEZIAGRECIAPOLONIALITUANIAGERMANIAIRLANDAAUSTRIABELGIOSPAGNAFRANCIAREGNO UNITOITALIAFINLANDIAESTONIANORVEGIADANIMARCAPORTOGALLOSLOVENIAOLANDA
100 80 60 40 20 0
POPOLAZIONE CON AL MASSIMOLA LICENZA MEDIA (%)
12,4 - 16,118,1 - 22,624,6 - 31,233,1 - 44,553,6 - 67,4N.D.
I
DEI GENITORI (%)SECONDO IL TITOLO DI 0-17ENNI A RISCHIO P
I STUDIO À POVERT
la licenza media Minori con genitor g l l d
DEI GENITORI (%)
Minori con genitor
1111
88
11
11,,
11
1111111111
881111111818
1111
71,475,277,780,8
85,989,289,990
simo ri con al mas
atie ri laur
223344
8833
779988
223344
8833
779988
8888 228 28 2,,33333 33 33 33 30,0,000011110 40 40 40 4
,,,8,83333
0,70,700001111000,70,7,9,977777 97 999
9,9,99999 89 899
VEZIASCEDONIAMAAZIACRO
SERBIAA CEC.REP
GARIABULUNGHERIAROMANIA
11
66
44
1166
33
11
66
44
1166
33
1111
111116161616
111114141414
1111111116161616
1111111313
57,258,358,559,960,864,164,365,468,168,468,668,868,9
ND
2277
3377
1144228844668888
88
2277
3377
1144228844668888
8822
2222222 22 277
1111131313136,6,66666 76 7
,,88888 18 18 18 1,,44444 44 44 44 49,9,99999 29 29 29 2,,22222,82,822
6,6,66666 46 46 46 4,,88888 68 666,,88888 88 888,,88888 88 888
,,33333 83 833,2,2888 28 2
ONIATESFINLANDIA
ALIAITTALIAOREGNO UNIT
FRANCIAGNAASPGIOBELTRIAUSA
AIRLANDGERMANIA
ANIALITUONIAPOL
GRECIAVEZIAS
ND
27,5%MEDIA EU28
42,3%ALIAIT
LA LICE POPOLAZIONE CON AL MASSIMO
ENZA MEDIA (%)AZIONE CON AL MASSIMO
1111
406080100
42,845,748,150,654,2
8811776699
8811776699
22
9,9,99999 89 89 89 8,1,177777 17 11177,,77777 67 666,,444,4,4,94,94 94 9
,,22,,
020
AOLANDVENIAOSL
OOGALLTPORAANIMARCD
NORVEGIA 12,4 - 16,118,1 - 22,624,6 - 31,233,1 - 44,553,6 - 67,4
.N.D
CRISI E TITOLI DI STuDIOL’impatto della crisi: variazione nel rischio povertà tra 0-17ennicon genitori con al massimo lalicenza media dal 2008 al 2014.Anno: 2008-14. Fonte: Eurostat.
Come mostra la mappa, l’Italia è uno dei Paesi che ha risentitomaggiormente della grande recessione mondiale. In particolare glieffetti della crisi si sono fatti sentire sulle famiglie economicamente più fragili: tra il 2008 e il 2014, in Italia la percentuale dei minori di 18 anni figli di genitori con bassi titoli di studio a rischio povertà ècresciuta del 10,9%, tre punti in più rispetto a quanto rilevatomediamente nei Paesi europei (7,9%), e quattro volte quanto registratotra i figli minori dei genitori laureati (2,5%). Come mostra il grafico,tra quest’ultimi il rischio povertà è aumentato ovunque in modocontenuto o è diminuito (ad es. in Germania). Solo in Irlanda e inGrecia è cresciuto più del 5%.
MEDIA EU287,9% VARIAZIONE
DEL RISCHIO POVERTÀ TRA 0-17ENNI CON GENITORI CON BASSI TITOLI DI STUDIO (%)
–17,9 - –10,4–5,1 - –1,41,6 - 4,97,1 - 12,715,7 - 28,6N.D.
M
IMPATTO DELLA CRISI: VARIAZIONE 2008-2014 DEL RISCHIO POVERTÀ TRA 0-17ENNI SECONDO IL TITOLO DI STUDIO DEI GENITORI (%)
SVEZIA
DANIMARCA
FINLANDIA
SPAGNA
IRLANDA
GRECIA
BULGARIA
UNGHERIA
BELGIO
ITALIA
PORTOGALLO
REP. CECA
ESTONIA
AUSTRIA
FRANCIA
SLOVENIA
NORVEGIA
ROMANIA
OLANDA
POLONIA
LITUANIA
GERMANIA
REGNO UNITO
0 2010 30-10-20 0
-3,3-4,5-5,1
-17,9
-1,1-2,1
-7,6-0,9
-1,9
-5-1,7
0,32,1
6,55,3
1,82,53,2
3,40,52,24,3
0,34,22,8
0,3
3,5
28,616,916,11615,7
12,710,610,310,310,210,1109,69,28,47,1
43,52,3
Minori con genitori con al massimo la licenza mediaMinori con genitori laureati
ITALIA10,2%
DI STUDIO DEI GENITORI (SECONDO IL TITOLO TRA 0-17ENNI
À DEL RISCHIO POVERTARIAZIONE 2008-2014 V
TTO DELLA CRISI: IMPA
Minori con genitori laula licenza mediaMinori con genitori co g l l d
(%)
atie ur
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VEZIA
A
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A
GRECIA
UNGHERIA
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IRLAND
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S
1
20,
-0,9-7,6
-2,1-1,1
10,310,310,612,715,71616,116,9
28,6
1,8
5,36,5
2,13
ALIA
O
A
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TRIA
FRANCIA
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NORVEGIA
ROMANIA
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OSL
USA
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2
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20,
2
-1,9
M
2,33,547,18,49,29,61010,110,2
2,84,234,3
2,2,53,4
3,22,5
7,9%MEDIA EU28
CON BASSI TITOLI DI STUDIO (TRA 0-17ENNI CON GENITORI DEL RISCHIO POVERTARIAZIONEVA
10,2%ALIAIT
%) TITOLI DI STUDIO ( NNI CON GENITORI
À O POVERTE
ONIA
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GERMANIA
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0
0,
-1,7-5,1-5-4,5
-17,9,1
,5
-3,3
0-20 -10 3010 203,5
32,8
–17,9–5,11,6 - 7,1 - 15,7
.N.D
–10,4 - 9 –1,4 -
4,9 12,7
- 28,6
pARTE quARTA BARRIERE
SPEZZARE LE CATENE
I l legame tra condizioni di svantaggio ereditate e lapovertà educativa può essere spezzato. L’esperienza insegna che è possibile attivare percorsi
di resilienza tra i ragazzi maggiormente a rischio inrelazione alla condizione socioeconomica e culturale dellafamiglia di appartenenza. I dati PISA indicano che unamaggiore offerta di servizi educativi di qualità èsignificativamente associata ad una minore povertàeducativa. I ragazzi appartenenti alle famiglie più poveredel primo quinto ma che hanno frequentato almeno unanno di scuola dell’infanzia, superano significativamente i livelli minimi di competenze sia in matematica che inlettura, a differenza dei loro compagni che non l’hanno maifrequentata (Save the Children 2015). Un’offerta educativaolistica, integrata e di qualità, capace di sostenere i minoridai primi passi all’adolescenza attraverso la promozione di servizi per la prima infanzia, scuole attrezzate (tempopieno, mense, sicurezza, accesso alle tecnologie), attivitàricreative e culturali (sport, musica, lettura, ecc.), può farela differenza e contribuire a spezzare le cateneintergenerazionali della povertà. Un dato che conferma ilruolo centrale dell’investimento educativo, in particolarenei primi sei anni di vita. È necessario quindi investire nellescuole e nelle aree più deprivate: invece il rapporto PISA2012 rileva come «in Italia, le scuole con una maggiorepopolazione di studenti svantaggiati tendono ad averemeno risorse rispetto alle scuole con una popolazione piùfavorita di studenti» (OCSE-PISA 2012, p. 7). E non è solo questione di risorse: ad esempio le regionimeridionali hanno avuto a disposizione finanziamenti dafondi europei, eppure li hanno spesi in modo differente econ esiti diversi. Dalle analisi della Fondazione RES(Istituto di Ricerca su Economia e Società in Sicilia) emergeche in Puglia (dove gli esiti dei test PISA sono migliori) vi è stata una maggiore attenzione ad investire direttamentesullo studente o sulle attività didattiche, mentre in Sicilia eCampania si è investito di più sulle attrezzature osull’acquisizione di altri beni e servizi (Fondazione RES2015). Tale ricerca conferma tuttavia anche l’importanza di fattori come l’impegno, la motivazione, la responsabilitàe la stabilità di insegnanti e dirigenti, e il livello dicooperazione tra questi soggetti e le famiglie e con gli attoriesterni. La debolezza del contesto ed elementi come ladisponibilità di aule e risorse didattiche, l’impegno e lacollaborazione tra insegnanti, dirigenti, famiglie, istituzionie territorio, concorrono e interagiscono influenzando irisultati, cioè i livelli di competenze degli studenti.
ISTRuZIONE È SALuTENumerose ricerche sottolineanocome sembri esistereun’associazione positiva traistruzione e benessere fisico,misurato attraverso indicatori di diversa natura. Una più elevataistruzione appare correlata aduna minore presenza di malattiecroniche e acute; è correlatainoltre a una maggioreaspettativa di vita equest’associazione non può essere compresa soltanto allaluce di uno stile di vita piùadeguato che può essere dettatoda una maggiore conoscenza. Il legame tra istruzione e salute,infatti, non è facilmente spiegabile,soprattutto per via dell’interventodi variabili demografiche cheattengono al reddito, allo statusoccupazionale, al contestosocioeconomico complessivo.Nonostante ciò, anche quandoquesti fattori vengono tenuti sottocontrollo, permane lo strettorapporto tra istruzione e salute.Tale rapporto trova confermaanche rispetto agli studi realizzatinel nostro Paese: secondo unastima, un anno in più di istruzionediminuisce la probabilità di esserein cattiva salute di circa il 4%della probabilità media (Rossi Doria 2014, p. 20).
CRESCERE CON I TERREMOTI
Se dal punto di vista demografico l’Italia invecchia infretta, da quello geologico e geodinamico è un Paesegiovane e ancora in formazione. I sistemi montuosi
che ne formano l’ossatura si sono originati nell’era terziariao cenozoica, e molti degli episodi che hanno determinatol’attuale conformazione del territorio si sono avuti solo nel Quaternario, il periodo geologico più recente. Ne sonouna prova l’intensa attività sismica e vulcanica e i continuie ricorrenti fenomeni erosivi (frane, alluvioni, ecc.) che sirilevano nella penisola, spesso con conseguenze tragichesulla popolazione: tra il 1968 e il 2012 i terremoti hannocausato quasi 5000 vittime e 500.000 di persone senzatetto, tra cui moltissimi bambini. Negli ultimi trent’anni laRete sismica nazionale ha registrato più di 190.000 eventisismici in Italia e nei Paesi confinanti, 45 dei quali con unamagnitudo uguale o superiore a cinque gradi, localizzatiprincipalmente lungo la dorsale appenninica, dell’arcocalabro e delle Alpi. I terremoti più forti di questo periodosi sono avuti in Abruzzo il 6 aprile 2009, in EmiliaRomagna il 20 maggio 2012, il 24 agosto e il 26 ottobre 2016tra Lazio, Umbria e Marche. La mappa della pericolositàsismica (zonesismiche.mi.ingv.it), realizzata dall’INGV(Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) nel 2004 sullabase dei cataloghi dei terremoti avvenuti nel passato,evidenzia le aree dove sono attesi con una certa probabilitàgli eventi più forti e distruttivi (Calabria, Sicilia sud-orientale, Friuli-Venezia Giulia e lungo tutto l’Appenninocentro-meridionale). Valori comunque alti di pericolosità sirilevano nelle altre aree: non c’è territorio in Italia che possadirsi al riparo dal rischio sismico. Nell’ottobre 2016l’INGV ha realizzato per Save the Children una nuovaelaborazione cartografica che associa i dati demograficitratti da GeoIstat e relativi alla popolazione di 0-14 anni al primo gennaio 2016 per provincia, alle aree a maggiorepericolosità sismica. L’analisi della mappa mostra comecirca il 70% delle province italiane, in tutto o in parte,ricada nelle aree medio-alta e alta pericolosità. Un territoriomolto ampio sul quale insistono 45 grandi città superiori ai50.000 abitanti, che ospitano quasi 900.000 minorennisotto i 15 anni: rientrano nella zona ad alta pericolosità, la più a rischio, città come Messina, Catania, Siracusa,Reggio Calabria, Cosenza, Potenza, Benevento,Campobasso, Perugia, Forlì e Verona. Un territorio nelquale vivono grosso modo oltre 40.000.000 di persone e circa5.500.000 bambini e ragazzi under 15.
IO NON RISCHIOCampagna di sensibilizzazione sul rischio terremoti promossa nel 2011 da ANPAS (AssociazioneNazionale Pubbliche Assistenze),Dipartimento della Protezionecivile, INGV, ReLUIS (Rete deiLaboratori Universitari di IngegneriaSismica) e una rete di associazionidi protezione civile. L’iniziativanasce dalla considerazione che il mezzo più efficace per difendersidal rischio sismico è laconoscenza che, in questo caso,comporta un livello diapprofondimento che non puòessere comunicato con unsemplice spot radiofonico otelevisivo. Per questa ragione lacampagna ha previsto negli annila formazione di tantissimivolontari della protezione civilesulla conoscenza e sullacomunicazione del rischio, ingrado di disseminare leinformazioni necessarie sulterritorio, nel corso di una serie di eventi di piazza. Nata nel 2011 con manifestazioniin 9 piazze, nel 2016 la campagnaè stata diffusa in ben 700 luoghiin tutta Italia.
pARTE TERZA FAgLIE
mAppA DEL pERICOLOSISmICO Accelerazione attesa con una probabilità di superamento del 10% in 50 anni (G) epopolazione di 0-14enni per provincia. Anno: 2016. Fonte: ElaborazioneINGV su dati INGV e Istat.
La mappa più grande, elaborata appositamente da INGV per Save theChildren, associa i dati della popolazione di 0-14 anni per provincia (ingrigio) alle aree considerate ad alta pericolosità (in rosso e viola) intermini di valori di accelerazioni attese, con una probabilità del 10% diessere superati in 50 anni. Limitandosi a definire la pericolosità in termini di probabilità di scuotimento del suolo sulla base dei cataloghi deiterremoti del passato, la mappa non rappresenta né una previsione(obiettivo lungi dal poter essere raggiunto), né una mappa del rischiosismico (che oltre alla pericolosità valuta il valore esposto, ad es. lapopolazione presente, e la vulnerabilità del territorio, ad es. la condizionedegli edifici e il rispetto delle norme). Quasi il 70% delle province italianeha al suo interno aree classificate ad alta pericolosità sismica.
PERICOLOSITÀ SISMICA DEL TERRITORIO NAZIONALE
Alta
Molto altaComuni compresi in aree a medio-alta e alta pericolosità (popolazione > 50.000)
POPOLAZIONE 0-14ENNIPER PROVINCIA
Fino a 10.000
Da 50.000 a 100.000Da 10.000 a 50.000
Da 100.000 a 250.000Da 250.000 a 650.000
ACCELERAZIONE ATTESA CON UNA PROBABILITÀ DI SUPERAMENTODEL 10% IN 50 ANNI (G)
0 - 0,0250,025 - 0,050,05 - 0,0750,075 - 0,10,1 - 0,1250,125 - 0,150,15 - 0,1750,175 - 0,20,2 - 0,2250,225 - 0,250,25 - 0,2750,275 - 0,3
FANO
TERNI
IMOLA
UDINE
CARPI
RAGUSA
MODICA
ANDRIA
NAPOLI
CHIETITERAMO
TIVOLI
ANCONA
PESARO
AREZZO
RIMINI
FORLI'
FAENZAMODENA
VERONA
CATANIA
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CROTONECOSENZA
POTENZA
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PERUGIAFOLIGNO
PISTOIA
BOLOGNA
SIRACUSAVITTORIA
ERCOLANO
POZZUOLI
AFRAGOLA
L'AQUILA
CATANZARO
CERIGNOLABENEVENTO
VERUCCHIO
PORDENONE
SAN SEVEROCAMPOBASSO MANFREDONIA
LAMEZIA TERME
ASCOLI PICENO
REGGIO DI CALABRIA
REGGIO NELL'EMILIA CESENA
RAVENNA
AVELLINO
TORRE DEL GRECOSAN GIORGIO A CREMANO
GIUGLIANO IN CAMPANIA
FANO
TERNI
IMOLA
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MODICA
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NAPOLI
CHIETITERAMO
TIVOLI
ANCONA
PESARO
AREZZO
RIMINI
FORLI'
FAENZAMODENA
VERONA
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MESSINAPALERMO
CROTONECOSENZA
POTENZA
PORTICI
CASORIA
PERUGIAFOLIGNO
PISTOIA
BOLOGNA
SIRACUSAVITTORIA
ERCOLANO
POZZUOLI
AFRAGOLA
L'AQUILA
CATANZARO
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VERUCCHIO
PORDENONE
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Taranto, Tamburi. Istituto Vico-Deledda.
Save the Children è la più importanteorganizzazione internazionale indipendente,dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e a promuovere i loro diritti, subito e ovunque, con coraggio, passione, efficacia e competenza. Nel maggio 2014 Save the Children ha lanciatoIlluminiamo il Futuro, una campagna percontrastare la povertà educativa in Italia e sostenere i Punti Luce, spazi dove bambini eadolescenti possono seguire gratuitamente attività educative, ricreative e culturali.
www.savethechildren.it
L’Istituto della Enciclopedia Italianafondata da Giovanni Treccani ha tra i suoi primaricompiti non solo la creazione di opere di carattereenciclopedico, generali e specialistiche, ma anchequello di rispondere alle «esigenze educative, diricerca e di servizio sociale», come stabilito dal suo Statuto. Nato nel 1925 per iniziativadell’industriale Giovanni Treccani e del filosofoGiovanni Gentile, ha pubblicato fra il 1929 e il1937 in 36 volumi l’Enciclopedia Italiana diScienze, Lettere ed Arti, che ha posto l’Istituto fra i protagonisti della cultura italiana del Novecento; l’opera viene continuamenteaggiornata: l’ultima IX Appendice è del 2015.Dagli anni Cinquanta, ha contribuito in manieradecisiva alla rinascita del Paese con opere come il Dizionario enciclopedico italiano, il Lessicouniversale italiano, il Dizionario biografico degli Italiani e altre pubblicazioni sia generali, sia dedicate ai vari campi del sapere. Con le varie edizioni del Vocabolario della linguaitaliana ha inoltre avuto un fondamentale ruolo nel documentare e fissare il lessico dell’italianocolto e di uso corrente.
www.treccani.it
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