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L’altro in carne e ossa
La filosofia morale di Emmanuel Lévinas
Emmanuel Lévinas (Kaunas 1905 – Parigi 1995)
“Noi chiamiamo volto il modo in cui si presenta l’altro, che supera l’idea dell’altro in me…”Totalità e infinito (1961), p.48
Il volto è essenzialmente
alterità; esso resta esterno al pensiero
I maestri che si è lasciato alle spalle:
Kant, funzione costitutiva…
Husserl, Sinngebung…
Heidegger, il neutro, anonimo, generico “esserci” (esistenza senza esistente)…
Il volto è il “tode ti”, il qualcosa che posso percepire e indicare di fronte a me, l’ente reale che il pensiero non può contenere,
l’immediatezza della relazione interpersonale che nessun concetto può abbracciare…
L’essere è alterità, esteriorità, estraneità (è il non-io, avrebbe detto
Fichte)…
Verso un’eterologia
Eichmann a Gerusalemme (1961): “Ho sempre agito in conformità con la definizione kantiana del dovere”
“La dottrina di Kant ad uso privato della povera gente”:
la volontà del Fhürer al posto della legge morale
Bisogna oltrepassare il logocentrismo
kantiano per mettersi in
cammino verso il regno dei fini
Il volto è…
esistenza presenza evidenza
esperienza espressione
irruzioneurto
epifania
sorgente della vita morale
Differenza sostanziale tra la relazionecon l’oggettoe la relazione
con un altro soggetto
Il volto è resistenza totale alla presa;
resistenza totale alla totalizzazione
“Faccia a faccia”non
“fianco a fianco”
L’etica come
filosofia prima
Rovesciamento del rapporto tra etica e metafisica o meglio tra etica e ontologia
“L’etica comincia dunque dalla irriducibile esteriorità dell’altro”Fuori dal soggetto, p. 38
“Egli mi reclamava prima che io venissi”Altrimenti che essere, p. 111
intempestività
diacronia
asimmetria
Nessuna reciprocità
IO = “ECCOMI”
Il samaritano,Luca, 10, 25-37“Va’, e anche tu fa’ lo stesso”
Lev Tolstoj“Il padrone e il lavorante”
La libertà non consiste nella riduzione di ogni ostacolo, ma nella responsabilità
personale di fronte all’appello dell’altro…
Nessuno può sostituirsi a me: nel momento della decisione, l’esperienza della libertà fa tutt’uno con la scoperta della mia assoluta unicità e individualità… Un io assolutamente singolare si trova di fronte a un tu assolutamente singolare…
Il linguaggio non è primariamente sistema di segni finalizzato alla comunicazione del pensiero… Nasce invece nella relazione con l’altro: la sua origine è essenzialmente etica…
Natura eminentemente responsoriale del linguaggio
Il volto dell’altro come traccia
dell’Altro
Nella vita morale troviamo il fondamento dell’esperienza
religiosa, non viceversa
“Il mio cuore ripete il tuo invito: Cercate il mio volto!”Salmo 27
“Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo”Esodo, 33
La sola conoscenza di Dio che ci è concessa è quella
che affiora dal volto del prossimo…
“Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato, assetato, straniero, malato, in carcere…?”
“In verità vi dico, tutto quello che avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”
Matteo, 25
Nel volto dell’uomo traspare quello di Dio; nel volto di Dio quello
dell’uomo
“…dentro da sé, del suo colore stesso,mi parve pinta della nostra effigeper che ‘l mio viso in lei tutto era messo…”Dante, Paradiso, XXXIII, 130-132
ascesi, icona e teofaniala lezione di Pavel Florenskij
(1882-1937)
L’icona: una finestra sull’invisibile, in cui il divino non è significato, ma è immediatamente presente
soglia tra le due dimensionisintesi dell’umano e del divino
“Il fatto originario della fraternità è costituito dalla mia responsabilità di
fronte a un volto che mi guarda come assolutamente estraneo, e l’epifania del volto coincide con questi due momenti: o l’uguaglianza si produce là dove l’altro si impone al medesimo e gli si rivela nella
responsabilità, o l’uguaglianza non è che un’idea astratta e una parola”.
“Tu quis es?” Giov. 1,19
La risposta non può essere una definizione, non può essere la
sussunzione sotto un genere o una specie…
Nessuna risposta, nessuna definizione
può essere definitiva…
“Chi dice Tu non ha mai qualcosa per oggetto. Il Tu non ha confini”
Martin Buber