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Commercializzazione vinicola
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Corso in
Operatori della commercializzazione
vinicola
RICCAGIOIA SCpAVia Riccagioia, 48 - 27050 TORRAZZA COSTE (PV)
Tel. 0383 377 520 Fax. 0383 377 532 e-mail: [email protected]
www.riccagioia.it
Riccagioia, il Centro d’eccellenza
Riccagioia è una società consortile per azioni (SCpA) mista pubblico-privato con sede a
Torrazza Coste (PV) che opera nel settore vitivinicolo; è costituita da enti pubblici, cantine
cooperative, aziende vitivinicole, consorzi di tutela, centri di assistenza viticola provinciale
e aziende private della Lombardia. Si occupa di ricerca, formazione e servizi, rivolti al
mondo del vino. La struttura ha un'azienda agricola che ospita numerose collezioni viticole
varietali, clonali e campi incroci, vigneti didattici e sperimentali, una cantina per micro e
meso vinificazioni modernamente attrezzata, diversi laboratori per analisi chimiche,
microbiologiche e sensoriali, un nucleo di premoltiplicazione viticola, un centro didattico
formativo con aule, sale studio, biblioteca, sale convegni e strutture dedicate alla
recettività e alla realizzazione di eventi. Offre quindi una ricca tipologia di servizi, rivolta a
un pubblico eterogeneo: da viticoltori a tecnici, vivaisti, aziende e soggetti che lavorano nel
mondo viticolo ed enologico. Un ruolo di rilievo spetta alla ricerca e alla formazione,
quest’ultima legata all’insegnamento universitario.
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Ricerca e sperimentazione
Il Centro di Riccagioia è molto impegnato sul fronte della ricerca, per fornire al mondo
vitivinicolo strumenti sempre nuovi e all’avanguardia. Sperimentazione e innovazione sono
alla base del lavoro, svolto con la collaborazione di partner scientifici e tecnico-industriali
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d’eccellenza. I programmi di miglioramento genetico della vite e la selezione di nuovi ceppi
di lievito sono solo alcuni esempi.
Formazione
Fiore all’occhiello della formazione a Riccagioia è il terzo anno del corso di laurea in
Viticoltura ed Enologia dell’Università degli Studi di Milano. Sono molti gli studenti che
arrivano a Riccagioia per il loro curriculum di studi. Riccagioia promuove e propone inoltre
corsi di formazione e di aggiornamento dedicati a tecnici e viticoltori, esperti e
appassionati del mondo viticolo ed enologico.
Servizi
Il laboratorio Riccalab è accreditato e a disposizione per analisi su vini, terreni e materiali
vegetali. Le cantine di ricerca si prestano ad attività di micro vinificazione con il controllo
completo dei parametri chimico fisici e microbiologici. La parte storica delle strutture di
Riccagioia è una bellissima location con spazi e attrezzature a disposizione per eventi
legati al mondo del vino e non solo.
La storia del centro
In epoca rinascimentale
Riccagioia era una ricca dimora
dei Ghisleri, in seguito nel XVIII
secolo passò ai marchesi
Solineta, successivamente ai
nobili Orlandi e poi all'lngegner
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Piero Annovazzi, la cui moglie nel 1955 passò in lascito alla Fondazione "Pio Istituto Carlo
Gallini dì Voghera" allo scopo di perorare gli ideali dell'lngegner Carlo Gallini, diffondere
l'istruzione tecnica, sviluppare e promuovere l'arte agricola.
Negli Anni '60 divenne "sede del vivaio di piante madri e dei vigneti pilota su cui iniziarono
i lavori di selezione genetica. Nel 1981 la Regione Lombardia acquisì la Fondazione e nel
1986 divenne Civifruce (Centro per l'incremento della vitivinicoltura frutticoltura e
cerealicoltura) che più tardi nel 2002 confluì in Ersaf (Ente per i Servizi all'Agricoltura e alle
Foreste).
Nel 2011 nasce Riccagioia S.C.p.A. da un progetto che Regione Lombardia ed Ersaf
hanno voluto coinvolgendo enti pubblici e società private per la creazione di un Centro
d'eccellenza.
Il corso di laurea in Viticoltura ed Enologia
A Riccagioia tra le colline dell’Oltrepò Pavese si svolge il secondo semestre del terzo anno
del Corso di Laurea in Viticoltura ed Enologia dell’Università degli Studi di Milano; il primo,
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il secondo anno ed il primo semestre del terzo anno si svolgono a Milano presso la sede
della Facoltà.
Il corso di Laurea in Viticoltura ed Enologia impartisce una formazione interdisciplinare sui
principi biologici e tecnologici connessi alla coltivazione della vite e alla produzione del
vino, fornendo una competenza professionale a tecnici destinati ad operare nel settore
della viticoltura, dell’enologia e della gestione delle aziende viti-vinicole. Il curriculum è
impostato su una solida formazione scientifica e culturale di base (con fondamenti nelle
scienze biologiche, chimiche e fisiche) e su corsi professionalizzanti, tesi a fornire capacità
operative di tipo agro-tecnologico e gestionale. A Riccagioia gli studenti seguono lezioni in
aula e attività in campo e in cantina. Le lezioni sono integrate da seminari, degustazioni e
attività pratiche.
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L’aula informatica con 20 postazioni
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Il Marchio di Qualità Riccagioia
Il Marchio di Qualità Riccagioia esprime il valore assoluto di vini che, attraverso l’armonia
del gusto, uniscono scienza e natura al più alto livello di Sostenibilità enologica.
Un marchio di eccellenza che premia l’integrità dell’uomo, della vite e del vino, attraverso
una visione agricola d’avanguardia che emancipa la conoscenza tecnologica e la tipicità
del terroir nel “big bang” di ogni vendemmia.
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Il marketing 2.0 e le strategie commerciali per i
canali Ho.Re.Ca e Normal Trade. Due modelli di
business a confronto.
Docente: Angelo Fasola (Responsabile Marketing e Comunicazione gruppo
Ursa Major)
Ore modulo: 4
Nell'era del WEB 2.0, ormai prossimi al 3.0, anche il settore del vino
non può non sfruttare al massimo le potenzialità che questi
strumenti offrono. Infatti, la nuova era multimediale, succeduto alla
convenzionale multi-canale, ha introdotto un nuovo modello di
comunicazione, passando dalla tradizionale "Pushing" alla moderna "Pulling".
In questa nuova dimensione, il consumatore non si accontenta più di ricevere informazioni
passivamente, ma bensì, desidera acquisire liberamente informazioni referenziate ed
avere la possibilità di confrontarle e confrontarsi con le stesse.
Il Web 2.0 è di fatto sbarcato in Italia dopo il 2005 con i primi blog, canali multimediali e a
seguire con i social network.
E' un insieme di strumenti a "basso costo" che in linea teorica potrebbe mettere tutte le
aziende, dalla più piccole alle più grandi sulla stessa linea di partenza per pianificare ed
attuare una comunicazione efficace.
Il mondo del WEB, in ogni caso, ai fini commerciali non può bastare a se stesso, anzi deve
diventare un valido strumento alleato alle forme di comunicazione e commerciali più
tradizionali. I canali Ho.Re.Ca e Normal Trade, più dei moderni canali della DO o GDO, 10
continuano a vivere in un sistema dove il rapporto umano, la professionalità degli attori del
settore e la comunicazione tradizionale svolgono un ruolo determinate.
In questo scenario, sempre più articolato e competitivo, quali strategie mettere in campo
per aumentare la propria visibilità, competitività e quota di mercato in Italia?
In questa sezione, abbiamo il piacere di raccontarvi due "Case Hystory" nella fase di start-
up che stanno riscontrando un buon riscontro, forse per il marketing mix che le
caratterizzano.
La prima, nel settore dell'Ho.Re.Ca, denominata "Il Consumatore al Centro". La seconda,
nel settore del Normal Trade, denominata "La Cantina Alimajor" dal nome del gruppo che
la sta portando sul mercato, il gruppo Ursa Major.
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Come affrontare e conoscere il nuovo mercato del
Sudamerica: il caso Brasile, Panama e Costa Rica
Docente: Ettore Longoni
Ore modulo: 8
CARATTERISTICHE DEL MERCATO DI RIFERIMENTO
(concorrenti, tendenze di sviluppo, posizione acquisita e/o che si vuole acquisire).
Tutti i paesi hanno aumentato la propria quota.
Malgrado l’inasprimento dell’imposizione fiscale nel settore vinicolo, l’obbligatorietà del
cosiddetto “bollo fiscale” da applicare sul collo delle bottiglie (in vigore dal primo gennaio di
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quest’anno) e un apprezzamento del tasso di cambio di circa il 20% rispetto al terzo
trimestre del 2011, le importazioni di vino in Brasile sono aumentate sensibilmente.
Nel 2011 la crescita è stata del 16,54%.
Tutti i paesi, eccetto l´Africa del Sud hanno aumentato la propria quota.
Grazie alla prossimità geografica e ai vantaggi fiscali, i vini argentini e cileni sono i leader
del mercato brasiliano.
Classifica del 2011 dei maggiori paesi esportatori di vino in Brasile:
Il Cile, che mantiene la propria egemonia nel settore, è in cima alla classifica da 10 anni.
Rispetto al 2010, nel 2011 ha aumentato il proprio export del settore del 16,30%, con una
quota del 29,10% in valore e del 35,14% in volume. È stato uno dei primi paesi produttori
a credere nel potenziale brasiliano e ad investire in comunicazione. Attualmente sta
raccogliendo i frutti di un lavoro arduo, difficile ed altamente competitivo. I suoi vini, di
buona qualità e con un costo relativamente accessibile, sono entrati nelle grazie dei
consumatori.
E’ poco probabile che, negli anni a venire, la posizione acquisita dal Cile venga intaccata.
L’Argentina, come negli anni passati, continua ad occupare la seconda posizione ma ogni
anno migliora i propri prodotti: in media i vini argentini sono il 10,30% più cari dei vini
cileni.
Semplicemente guardando gli scaffali dei supermercati, si percepisce che ai tradizionali
vini da tavola si stanno sostituendo vini di buon livello qualitativo. La crescita è stata del
12,41% rispetto al 2010, con una quota del 21,40% in valore e del 23,32% in volume.
13
La Francia si attesta al terzo posto grazie al vino spumante (Champagne e simili). Le
proprie esportazioni in Brasile sono aumentate del 19,75% rispetto al 2010, con una quota
del 14,67% in termini di valore e del 5,76% in volume.
Al netto dell’imposizione fiscale il costo medio di una bottiglia di vino francese è di 5,41
dollari.
L’Italia è al quarto posto ed è considerata la diretta rivale del Portogallo. Lo scorso anno
l’export di vino italiano in Brasile è cresciuto del 21% rispetto al 2010. La metà delle
esportazioni del settore sono riconducibili al vino “Lambrusco”, di tipo economico e di
bassa qualità. le due principali conseguenze di questa strategia commerciale sono il costo
unitario netto più basso dell’Unione Europea, attestandosi intorno ai 2,22 dollari la bottiglia
all’ingresso in Brasile. La seconda conseguenza è d’immagine per il vino italiano in
generale, che viene così a soffrire di una minore considerazione sotto il profilo della qualità
produttiva rispetto ai diretti concorrenti di Francia, Spagna e Portogallo. Il posizionamento
verso il basso lo si intuisce anche dall’osservazione delle quote italiane di esportazione di
vino in Brasile: 13,81% in valore del 17,28% in volume, esattamente l’opposto dei vini
francesi ma anche di quelli spagnoli e portoghesi.
Il Portogallo è al quinto posto e le proprie esportazioni di vino hanno registrato un aumento
al di sopra della media del 19,09% nel 2011 rispetto al 2010. Con una quota del 12,03% in
valore e del 11,01% in volume. Si caratterizza per le varietà tipiche esclusive ed
autoctone.
La Spagna è in sesta posizione e per il secondo anno consecutivo sta crescendo ad un
ritmo importante. Nel 2011 il proprio export di vino in Brasile è aumentato del 32,12%
rispetto all’anno precedente. Questa crescita risulta ancor più significativa in un confronto
con l’Italia se si considera che i vini spagnoli sono più cari di quelli italiani di oltre l’8o%
rispetto a quelli italiani. Sulle ali del successo, la Spagna intende conquistare sempre
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maggiore spazio nei mercati esteri attraverso il potenziamento dell’attività delle
organizzazioni regionali spagnole. La quota spagnola è stata del 4,75% in valore e del
3,39% in volume.
Gli altri paesi, nel loro complesso, hanno una quota del 4,24% in valore e del 4,10% in
volume.
In Brasile il consumo di vino per abitante è assai inferiore rispetto alla media degli altri
paesi sud-americani. I Brasiliani bevono appena 2 litri di vino per persona/anno,
paragonato ai 28 litri del consumo argentino. Si può immaginare quindi, in prospettiva, un
aumento considerevole dei consumi, in linea con quanto avvenuto negli anni passati negli
Stati Uniti. Le previsioni degli esperti del settore indicano un raddoppio dei consumi pro
capite entro il prossimo decennio, con un’inversione anche della qualità dello stesso
consumo, ora predominato da vini da tavola di bassa qualità sia di produzione brasiliana
sia d’importazione (Argentina e Italia - Lambrusco).
Il vino, per i brasiliani rimane un prodotto di lusso o da consumare in occasione di feste e
celebrazioni (da qui il successo del lambrusco), per il quale sono anche disposti a pagare
un prezzo relativamente elevato. Non si associa, invece, al consumo quotidiano a pasto,
se non per una fascia molto limitata e ricca di consumatori, veri appassionati e intenditori.
Ma è anche vero che si sta allargando la base di mercato con lo sviluppo di nuove classi
medie, che si avvicinano al consumo di vino come dimostrazione di status di
appartenenza. Sono consumatori che guardano molto al prezzo e sono ignoranti in fatto di
etichette e territori di produzione, però è anche vero che si sta diffondendo velocemente
una maggiore attenzione alla qualità, in rapporto al prezzo pagato.
Il consumatore brasiliano preferisce il vino rosso e apprezza relativamente il vino
spumante che rappresenta una quota significativa di produzione vinicola brasiliana (quasi
totalmente nello Stato di Rio Grande do Sul, lo stato più a sud del Brasile) e di consumo di
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vino. La clientela femminile predilige vini dolci o dal palato più abboccato rispetto a un
equivalente più secco. I vini rosati e i vini troppo secchi non hanno successo. Come in tutti
i paesi del Nuovo Mondo, in generale il consumatore sceglie il vino piuttosto secondo il
vitigno o la marca conosciuta, che nella maggior parte dei casi è cilena o argentina, tanto
che le maggiori tra esse hanno acquisito una reputazione talmente consolidata da essere
oramai un “benchmark” per il settore. che rispetto alla zona geografica d’origine.
Il vino rosso è il più consumato in Brasile (80% circa), ma la maggio parte è di bassa
qualità e ottenuto dalla così detta “uva americana” Le altre varietà più popolari sono
Cabernet Sauvignon, Merlot e Zinfandel per i rossi, Chardonnay, Torrontés, Sauvignon
Blanc per i bianchi.
Nella maggioranza dei casi, nei negozi di generi alimentari di lusso si trovano vini di
qualità. Il consumo attraverso la rete HORECA si limita al 30% del consumo totale di vino.
L’elevato margine applicato sui vini da questo canale, su un costo già pesantemente
gravato dalla abnorme tassazione sull’import, può spiegare il debole livello di consumo.
Il Brasile è uno dei paesi dove la diseguaglianza nella ripartizione delle ricchezze è tra le
maggiori. Ciò influenza profondamente le abitudini consumistiche, poiché secondo il
reddito disponibile la spesa per il vino sarà più o meno importante. Solamente lo 0,7%
delle famiglie brasiliane ha un reddito uguale o superiore ai 2000 EUR al mese. Il 65%
delle famiglie ha un reddito mensile compreso tra i 190 e i 485 EUR. Secondo il Target
Marketing, è in questa categoria di redditi che il consumo potenziale è il più elevato. È a
causa di questa differenza tra i redditi che il vino, una delle bevande alcoliche tra le più
care, resta indietro rispetto ad altre bevande come la birra o la cachaça (acquavite di
canna da zucchero).
Il consumatore medio brasiliano non è un raffinato conoscitore di vini. In genere si tratta di
uomini tra i 30 e i 65 anni, ma nelle coppie spesso il gusto e gli orientamenti della
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componente femminile influenza l’acquisto. Il vino attira i giovani (a partire dai 25 anni), ma
solamente quelli delle classi agiate. Il consumo del vino continua a crescere nelle regioni
del Sud, in particolare negli Stati di San Paolo e Rio de Janeiro (l’80%, dovuto
probabilmente al fatto che qui si concentrano tutte le centrali di acquisto della GDO). Gli
altri grandi centri di consumo -in generale-si trovano nelle città di Belo Horizonte, Brasilia,
Salvador de Bahia, Fortaleza, Curitiba e Porto Alegre.
Dal 2005 lo sviluppo economico del paese ha aumentato il livello di vita e ha fatto
emergere una nuova classe media composta da consumatori che potrebbero aumentare i
loro acquisti di vino. L'Istituto brasiliano per il vino (IBRAVIN) conta su un aumento delle
vendite dell’ordine del 40% nel 2012, in particolare per i vini di qualità.
La cultura del vino si sviluppa ed espande in Brasile grazie all’organizzazione di corsi
d’enologia da parte di associazioni legate al vino (Associazione dei Sommelier, Amici del
vino...) o istituzioni private (scuole, professionisti e/o singoli sommelier) e grazie a
degustazioni e conferenze organizzate dagli importatori per sostenere il consumo e
rendere fedele la clientela.
17
Uvibra ha appena pubblicato i dati sulle importazioni di vino in Brasile, rielaborati qui per
fornire un quadro dei valori e non solo dei volumi. Il Brasile è un grande mercato per
diversi prodotti e gli italiani hanno presenze forti (vedi Campari), ma nel segmento vino ciò
non succede ancora. È in parte colpa dei forti dazi doganali all’importazione (che favorisce
cileni e argentini), e forse una questione di educazione dei consumatori. Certamente i 40
milioni di dollari che secondo i dati brasiliani l’Italia ha esportato in Brasile sono poca cosa
al confronto di quanto registra l’Italia in altri mercati. In ogni caso, la crescita è significativa:
+17% nel 2011 e circa +16% annuo negli ultimi 5 anni. Onestamente però, partendo da
livelli piuttosto bassi.
• Le importazioni di vino hanno raggiunto 776mila ettolitri nel 2011, di cui 727mila per i
vini fermi e circa 50mila per gli spumanti. Secondo Uvibra i vini fermi importati
rappresentano circa l’80% del mercato a volume del vino in Brasile, mentre è vero
l’opposto per gli spumanti, dove il prodotto locale copre circa il 70-75% del
consumo totale. La progressione dei volumi di importazioni, nel 2011 è stata
piuttosto limitata (+2%) per i vini fermi mentre gli spumanti stanno crescendo a un
ritmo decisamente superiore.
• Se si osservano ai dati globali in dollari, il quadro è alquanto diverso, grazie anche
alla rivalutazione del cambio. Le importazioni totali crescono del 17% sia per i vini
fermi che per gli spumanti, da circa 252 milioni di dollari a 295 milioni. Come
18
dicevamo la progressione quinquennale è piuttosto impressionante, peccato che e i
valori assoluti non lo siano.
• L’Italia è il quarto esportatore in Brasile, con una quota di mercato a valore del 14%
circa. È preceduta dai “locali” Cile e Argentina e di poco dalla Francia. Il vino
“europeo” sta però progredendo: nel 2011 è cresciuto del 20% circa contro il totale
+17%. Cile e Argentina sono rispettivamente in crescita del 16% e del 12% in
dollari.
• L’Italia esporta secondo questi dati 35 milioni di dollari di vino fermo, come il
Portogallo e più della Francia (22 milioni). In questo segmento cresce del 23%.
Vengono poi esportati circa 5 milioni di dollari di spumanti, in crescita del 6% circa
rispetto a un +17% del segmento.
19
• Proprio i vini spumanti offrono un angolo interessante di analisi: la Francia sta
“decollando” sul mercato brasiliano, con un export di 20 milioni di dollari e 18mila
ettolitri. Anche graficamente si può apprezzare il gap che si è aperto tra gli
spumanti francesi (Champagne) e quelli del terzetto Italia-Argentina-Spagna. In
questo comparto l’Italia continua a esportare circa 11mila ettolitri come nel 2005,
mentre la Francia ha raddoppiato nel periodo i suoi volumi passando da 9 a 18 mila
ettolitri. Il prezzo medio, poi come al solito, ha fatto la differenza.
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21
Lombardia: produzione di vino e superfici vitate aggiornamento 2011
Principali punti:
• La produzione totale è stata stabile a 1.3 milioni di ettolitri nel 2011. Nessuna
provincia ha mostrato variazioni superiori al 5% rispetto allo scorso anno.
• Continua a migliorare la qualità media del prodotto, con 1.1 milioni di ettolitri nel
segmento DOC e IGT (rispettivamente stabile e in calo del 3%). I vini da tavola
sono scesi nel 2011 a 200mila ettolitri (-13%): ormai rappresentano soltanto il 13%
della produzione.
• Nel corso del decennio, la produzione di vino in Lombardia sembra essere intonata
verso una crescita: dal 2000 al 2011 i volumi sono cresciuti dell’1.6% annui con un
22
incremento del 2.4% annuo in provincia di Pavia e dell’1.8% annuo in provincia di
Brescia.
• Nel più recente periodo 2008-2011 si vede più chiaramente l’accelerazione nello
sviluppo della provincia di Brescia (Franciacorta), dove la crescita produttiva è stata
del 4-5% annuo contro il livello dell’1-2% per Pavia.
• Secondo i censimenti ISTAT, le superfici vitate sono rimaste stabili nel decennio
2000-2010 a circa 22300 ettari. I dati provinciali sembrano difficili da interpretare, in
quanto mettono in luce un calo delle superfici vitate nel decennio nelle due province
chiave (Brescia e Pavia), quando proprio queste province sono quelle che hanno
fatto crescere la produzione regionale da 1.1. a 1.3 milioni di ettolitri annui.
23
http://www.inumeridelvino.it/wp-content/uploads/2012/06/lombardia-2011-4.jpg
24
La produzione di vini DOC in Lombardia ha toccato quota 860mila ettolitri nel 2010,
secondo I dati pubblicati da Federdoc. Si tratta della produzione più elevata realizzata
nella regione da quando vengono osservati questi dati. Anche se il numero è leggermente
diverso per ISTAT (circa 810mila ettolitri), sul record del 2010 anche l’istituto è d’accordo.
Il panorama delle DOC lombarde sta cambiando a fronte di una frammentazione ulteriore
di una delle DOC più significative a livello nazionale: Oltrepo’ Pavese. Dopo aver perduto
lo spumante, andato sotto una denominazione a parte, sono stati separati alcuni vitigni
dalla DOC base, confluiti in una DOC speciale. La più importante è la Bonarda
dell’Oltrepo’ Pavese che ha quasi portato via il 50% dei volumi della DOC base. Molto
difficile comprendere i motivi di tale decisione.Riesling e Pinot – superfici vitate per
nazione 2007-10
25
La produzione di vini IGT in Italia ha secondo ISTAT raggiunto un picco nel 2010, cioè
proprio nell’anno di riferimento di questi dati, che prendiamo invece da ISMEA. Secondo
ISMEA si sono prodotti in Italia 19 milioni di quintali di uva per vini IGT su 148mila ettari.
Ciò consentirebbe di produrre circa 15.2 milioni di ettolitri di vino. Secondo ISTAT, rispetto
a questa produzione potenziale, si sono in realtà prodotti 14 milioni di ettolitri. Procediamo
all’analisi dei dati tenendo conto che i dati in ettolitri si riferiscono alla produzione
potenziale, cioè al teorico prodotto dall’uva, che viene invece rilevata dalle camere di
commercio in collaborazione con ISMEA.
26
Il marketing di territorio nello sviluppo di un brand
aziendale.
Docente: Antonella Zucchella (Docente di Marketing alla Facoltà di
Economia dell’Università di Pavia)
Ore modulo: 4
La capacità di una azienda di
collocare sui mercati nazionali ed
esteri il proprio prodotto è sempre
più collegata al riconoscimento del
brand che lo contraddistingue. Anche
in tempi recenti, in cui la price
sensitivity del consumatore è
aumentata a danno della attenzione
al brand, il settore vino ha continuato
a manifestare un effetto positivo delle politiche di branding sulle scelte di consumo. Il
motivo è connesso alla natura del prodotto: il vino -a differenza di molti altri consumer
goods- è caratterizzato da una percezioen di qualità di tipo “credence”. Ciò significa che
sia nella valutazione pre-acquisto che in quella post-acquisto (i due cruciali “moments of
truth” su cui lavorano le politiche di marketing di successo) prevale una percezione del
prodotto di tipo “credence”, cioè basata su opinioni anziché su risultanze oggettive. La
costruzione di una credence positiva sul prodotto vino implica una azione di
comunicazione molto mirata ed attenta, che utilizza i media tradizionali e innovativi, gli
opinion makers, i luoghi distributivi (sito web, cantina, horeca, etc) e il prodotto medesimo
incluso il suo package(etichetta e relative informazioni).
27
La complessità del prodotto e della sua percezione da parte del consumatore si abbina
alla complessità delle politiche di branding. Accanto al brand del produttore (che rileva per
i più diversi tipi di prodotti), nel vino ha importanza particolare l’effetto “made in”. Una
ulteriore specificità del vino è data dalla compresenza di brand territoriali (sia nazionale sia
regionali/locali) e di un brand più o meno forte del vitigno medesimo, a sua volta spesso
legato a specifici territori. Il tema è di particolare importanza per i produttori del “vecchio
mondo” (Europa) che -a differenza di molti produttori del “nuovo mondo”- hanno
valorizzato il “terroir” come fattore di competitività/attrattività del prodotto.
Il seminario intende perciò sviluppare la capacità di gestire contestualmente politiche di
branding articolate su più livelli. Infatti nel marketing internazionale del vino rilevano ed
impattano le percezioni relative al brand nazionale (made in Italy), in alcuni casi al brand
territoriale più o meno ampio (ad esempio Toscana, Montalcino, Franciacorta), fino al
brand aziendale. Le aziende del vino devono sviluppare crescenti capacità di gestire
politiche di marketing multilevel branding, a seconda dei punti di forza e di debolezza di
ogni livello di branding.
Obiettivo dell’intervento formativo è quello di fornire strumenti concreti per il multilevel
branding, tramite l’analisi di casi aziendali da cui derivare un modello gestionale.
28
Il marketing 2.0, come promuovere il vino nell’era di
Internet e dei Social Network. L’esperienza del
gruppo Psf Interactive
Docente: Nicola Piva (Mktg Director Gruppo Sanfaustino)
Ore modulo: 4
• Il mondo digitale nel contesto attuale: presentazione degli ultimi dati di mercato
che confermano una tendenza in forte crescita. In particolare:
Analisi degli IT Internet Trends
Advertising Spend Scenario Forecast 2013
Internet Growth & Mix Forecast 2013
Analisi dell’accesso a internet della popolazione italiana e del profilo socio
demografico.
Analisi dei drivers della crescita:
- Search
- Video
- E-Commerce
- Mobile
- Social
- Google come motore di ricerca:
Analisi della ricerca delle informazioni sul web
29
Analisi e commenti relativi al mondo mobile
Youtube: Il primo portale Video al Mondo
- Gli investimenti in Italia in advertising
Italy Media Mix 2013
Mercato Italiano 2013* vs 2012
- Lo sviluppo del web marketing per fare promozione: quali strumenti a disposizione
delle aziende
Paid Media, sono quei media che vengono acquistati per veicolare la comunicazione:
Pay per click
Facebook Ads
Mobile e App Ads
Banner Campaign
Dem
Online PR
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Owned media sono i media “posseduti”, cioè i mezzi di comunicazione direttamente gestiti
dall’azienda:
sito internet
landing page
sito mobile
App
Blog
Newsletter
Facebook page
Flicker/Twitter/YouTube account
Earned media sono i media “guadagnati”, cioè quei canali di comunicazione in cui
l’azienda è presente tramite citazioni, recensioni, conversazioni degli utenti:
monitoring
conversazioni FB/Blog/Forum
opinioni su siti social
confronto prezzi e altri siti.
• Social media marketing ovvero quella branca del marketing che si occupa di
generare visibilità su social media, comunità virtuali e aggregatori digital. Il
termine viene comunemente usato per indicare la gestione della comunicazione
integrata su tutte le diverse piattaforme che il Web ha messo a disposizione. Il
fine del social media marketing è quello di creare conversazioni con utenti e
31
consumatori. Secondo quanto afferma Lloyd Salmons, primo chairman
dell'Internet Advertising Bureau social media council "Il social media marketing
non riguarda solo i grandi network come Facebook e MySpace, ma riguarda in
generale il fatto che le marche abbiano conversazioni.
impatto dei social media nel mercato e loro utilizzo per creare valore aggiunto e
incrementare il business
presentazione dei più diffusi social network: facebook, twitter, pinterest, youtube,
flicker, deliciuos, vimeo, linkedin,
- Il caso Tumblr: analisi approfondita del fenomeno
Tumblr è la piattaforma che consente di creare un tumblelog offrendo sia la piattaforma
software che lo spazio web necessario. Dal 20 maggio 2013 è di proprietà di Yahoo per
1,1 miliardi di dollari.
• Il processo di creazione di un sito web: tappe, figure coinvolte, importanza e
tempistica
contatto iniziale
pianificazione
contenuto
progettazione
sviluppo
messa online
32
Esercitazione in aula: mini costruzione di una strategia digital per il lancio di un brand
del mondo wine.
33
Gestire e organizzare una distribuzione mondiale per
sole cantine italiane: il caso Empson. La scelta delle
aziende e dei vini.
Docenti: Silvia Ventura (Operation Manager presso Empson), Orion Gornes (Area Sales Coordinator for USA and South America presso Empson)
Ore modulo: 4
Fondata nel 1972 a Milano, Empson & Co. ha aperto la strada alle
esportazioni di vini italiani e ha permesso di cambiare l’immagine dei
vini italiani nel mondo, facendoli prendere sul serio. Numero uno nel
mercato statunitense, gli assortimenti Neil Empson sono sinonimo di qualità premium,
solidità e affidabilità in tutto il mondo.
Il marchio Empson si occupa di alcune delle migliori proposte enologiche italiane, dal
Barolo alle nuove gemme del Mediterraneo. Il team Empson fornisce servizi professionali
di esperti in marketing del vino, della logistica, della pubblicità e della comunicazione,
mettendo in collegamento le migliori aziende vinicole italiane con i migliori ristoranti
internazionali e negozi di vino.
34
I programmi Ocm Vino “Paesi Terzi”. Come
partecipare e utilizzare al meglio questa opportunità
di promozione offerta dalla Comunità Europea
Docente: Gianluca Cittadini (Ascovilo)
Ore modulo: 4
Si tratta di uno strumento potentissimo di promozione del vino europeo nel mondo, che si
va rafforzando di anno in anno. Per poter utilizzare al meglio questo strumento,
comprenderne i meccanismi dalla presentazione di un progetto che risulti ‘vincente’ sino
all’integrazione dello strumento con le strategie aziendali di promozione, significa
innanzitutto conoscerne i confini normativi e le potenzialità che lo stesso offre.
Cercheremo, brevemente ma con un attenzione particolare alle applicazioni pratiche che
lo strumento offre di approfondire:
• Inquadramento generale della normativa OCM Vino.
• La riforma dell’OCM vino nel contesto generale della PAC
• Il contesto normativo dell’OCM Vino per la promozione nei Paesi Terzi: tempi
e modi di presentazione dei progetti.
• Analisi di un caso concreto di progetto OCM: l’esperienza di As.Co.Vi.Lo.
(Associazione Consorzi Vini Lombardi)
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L’esperienza pubblica nella promozione dei mercati
esteri
Docente: Andrea Bonalumi, Silvia Lambertini (Promos)
Ore modulo: 8
Promos è l'Azienda Speciale per le attività internazionali della
Camera di Commercio di Milano, una struttura specializzata
che opera nel campo dell'internazionalizzazione e del
marketing territoriale con due obiettivi fondamentali: sostenere la competitività e lo
sviluppo delle imprese lombarde sui mercati esteri; rafforzare la capacità del sistema
milanese-lombardo di attrarre risorse dall'estero.
Nell'ultimo anno abbiamo aiutato oltre 2.000 imprese a inserirsi in nuovi mercati e a
espandersi all'estero, attraverso missioni economiche e incontri d'affari, la partecipazione
a fiere e manifestazioni, servizi personalizzati di assistenza e accompagnamento, la nostra
ampia offerta formativa e informativa.
L’opzione estero è ormai la strada obbligata per la competitività delle nostre imprese e la
crescita dell’intero tessuto imprenditoriale nazionale. I numeri della crisi confermano che
quelle realtà produttive che si sono aperte all’operatività internazionale o che hanno
rafforzato la propria presenza sui mercati esteri sopravvivono, resistono sul mercato e
costituiscono un volano per l’intera economia locale e nazionale.
I programmi e le attività della Camera di Commercio di Milano hanno come obiettivo la
valorizzazione del tessuto imprenditoriale, che ha reso Milano una realtà economica forte
e competitiva a livello internazionale.
Attraverso Promos, la Camera di Commercio di Milano attua una qualificazione dei punti di
forza economici ed istituzionali del territorio, promuovendo il “sistema Milano” e la
Lombardia sui mercati esteri.
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Promos ha infatti l’obiettivo di:
sostenere la competitività e lo sviluppo delle imprese lombarde sui mercati esteri
attrarre risorse umane e finanziarie dall’estero per rafforzare il sistema produttivo milanese
e lombardo.
Utilizzando le competenze e l’esperienza del suo network di uffici presenti nei mercati
esteri cruciali per l’economia, Promos realizza attività e servizi per facilitare
l’internazionalizzazione delle PMI.
Oltre alla sede principale di Milano, la struttura organizzativa Promos comprende anche
uffici a Bergamo, Cantù e Monza, che operano in collaborazione con le Camere di
Commercio locali e lavorano a stretto contatto con aziende e realtà produttive lombarde,
aiutandole a focalizzare le opportunità di business provenienti dai mercati emergenti.
INIZIATIVE PROMOZIONALI
Proprio alle PMI che costituiscono oltre il 90% della realtà imprenditoriale italiana, Promos
rivolge la propria offerta di iniziative promozionali, realizzate grazie alla profonda
conoscenza dei macro comparti industriali e delle esigenze specifiche delle imprese.
Una delle attività consolidate che Promos realizza per avvicinare le PMI ad un mercato
estero di interesse è il viaggio d’affari, dove le imprese hanno la possibilità di incontrare
operatori economici selezionati, secondo un’agenda di appuntamenti costruita ad hoc per
singolo partecipante. In questo modo l’azienda può
subito stabilire un contatto con aziende straniere e mettere a fuoco i suoi progetti di
sviluppo e investimento su quel mercato.
La ricerca di partner commerciali (importatori,grossisti, distributori) avviene anche
attraverso la partecipazione a fiere internazionali di settore. In questo caso Promos
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identifica le manifestazioni di maggior rilievo su scala mondiale per i diversi settori
produttivi e organizza la partecipazione collettiva agli
eventi fieristici, assistendo le imprese sia negli aspetti prettamente logistici ed espositivi,
sia nell’organizzazione di incontri con espositori, operatori specializzati e potenziali clienti
finali.
Inoltre, per agevolare la conoscenza delle opportunità di affari presenti nelle principali aree
geografiche mondiali, Promos organizza incontri in Italia con delegazioni di buyer e
operatori economici stranieri, seminari tecnici di approfondimento e presentazioni Paese
(country presentation) per illustrare
le prospettive di sviluppo commerciale nei mercati emergenti
ASSISTENZA PERSONALIZZATA
Il team del Servizio di Assistenza Specialistica - SAS è a disposizione delle aziende per
offrire assistenza “su misura” e supportare i progetti di sviluppo imprenditoriale sui mercati
internazionali attraverso la realizzazione di ricerche partner, analisi di mercato e
assistenza per investimenti diretti all’estero.
FORMAZIONE
Tramite NIBI - Nuovo Istituto di Business Internazionale, Promos realizza corsi e
programmi di alta formazione su diverse tematiche relative all’internazionalizzazione, con
l’obiettivo di supportare le imprese che devono competere a livello globale individuando
nuovi mercati di vendita, di approvvigionamento e di produzione.
INFORMAZIONE
A fianco dei website aziendali, Promos ha messo a punto un nuovo servizio di Business
Intelligence che mette a disposizione delle imprese informazioni sugli aspetti chiave di
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ogni mercato straniero: clima economico, condizioni fiscali, vincoli tariffari, fonti di
finanziamento locali, settori chiave dell’economia e opportunità di business.
MARKETING TERRITORIALE
Promos realizza attività di investment promotion e offre servizi di assistenza per facilitare i
processi di insediamento delle aziende straniere in Lombardia. Promuove l’offerta
lombarda nell’alta formazione e nella ricerca; sviluppa iniziative per la promozione del
settore turistico e progetti finalizzati alla valorizzazione del patrimonio artistico culturale
della regione.
La rete di uffici Promos nel mondo costituisce un asset fondamentale per la promozione
dell’economia lombarda, presidiando i principali mercati internazionali in cinque continenti
e fornendo assistenza e appoggio operativo alle imprese e alle istituzioni.
LE ATTIVITÀ DEL NETWORK
Monitorare i mercati internazionali, fornire informazioni economiche e ricercare nuove
opportunità di business per il sistema lombardo.
Sviluppare contatti e relazioni con interlocutori esteri (economici, finanziari e istituzionali)
per definire progetti comuni e iniziative di collaborazione.
Assicurare supporto organizzativo e logistico per la realizzazione delle attività coordinate
dalla sede di Milano (missioni, fiere, servizi di assistenza specialistica).
Promuovere Milano e la Lombardia, le opportunità di investimento e le eccellenze del
territorio, per rafforzare la capacità del sistema lombardo di attrarre aziende e capitali e
richiamare turisti e talenti.
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Azienda “Cantina di Soave”
CANTINA DI SOAVE S.A.C. VIALE VITTORIA, 100 - 37038 SOAVE (VR)
Cantina di Soave, fondata nel 1898, è oggi una delle realtà vitivinicole più interessanti del
panorama enologico. Con i suoi 6.000 ettari di vigneto, è un’azienda che vanta un passato
importante e si muove in direzione di un presente denso di
attività e di nuove sfide. Filare dopo filare l’azienda è
riuscita a creare nel tempo un mosaico selezionatissimo di
cantine e vigneti che sono andati ben oltre il territorio di
Soave, terra dell’omonimo vino, fino a toccare le terre del Garda e le colline della
Valpolicella, regno dell’Amarone.
Seguendo questa tradizione di crescita ed attenzione verso le peculiarità del territorio, si è
creato nel corso degli anni un panorama di vigneti dedicati nella maggior parte alla
coltivazione e valorizzazione delle qualità autoctone veronesi: Garganega da cui nasce il
vino Soave e vitigni Corvina, Molinara e Rondinella per i vini Valpolicella, Ripasso ed
Amarone, con l’obiettivo di valorizzare un patrimonio di tradizione a cui l’azienda è
fortemente legata. L’ultima perla al suo già ricco collier, l’azienda l’ha aggiunta con
l’acquisizione della cantina di Montecchia di Crosara, il cui prodotto principe, il Durello,
nasce dalla coltivazione di un vitigno autoctono, la Durella.
Una realtà che si pone tra le prime nel settore vitivinicolo italiano ed internazionale,
Cantina di Soave si distingue per aver saputo coniugare la tradizione vitivinicola di tanti
piccoli produttori, con una struttura imprenditoriale tesa ad interpretare e soddisfare le
esigenze del mercato.
Risale al 1898, la prima forma di aggregazione spontanea tra viticoltori, forma embrionale
di quella che poi diventerà l’attuale Cantina di Soave. La Cooperativa che si venne a
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costituire fu già allora di primo grado, ovvero a controllo dell’intero ciclo produttivo, dal
vigneto alla commercializzazione.
Negli anni 30 si costituì definitivamente con il nome di Cantina Sociale Cooperativa di
Soave, con 51 soci sottoscrittori. Cantina di Soave apre in quegli anni la Bottega del Vino (
oggi rinomata enoteca e ristorante) nel cuore di Verona, dove si mesce il vino sfuso e
diventa fornitrice della Real Casa.
Nel 1962 il mercato si evolve ed i soci diventano 434. Anche le strutture crescono e viene
costruito un nuovo spazio per la pigiatura a poche centinaia di metri dall'originaria cantina
e ad essa collegato tramite un vinodotto sotterraneo ancora in funzione.
Gli anni ’80 segnarono un’importante tappa nella strategia di Cantina di Soave: affidare la
propria crescita ad una politica commerciale di
marca.
Nel 1993 venne iniziata la costruzione di una
nuova area coperta di oltre 10.000 metri quadri,
adiacente a quello di pigiatura dove oggi si
svolgono le fasi di imbottigliamento e
confezionamento dei vini.
Nel 1994 si acquisì il controllo della prestigiosa
azienda spumantistica trentina Equipe 5, che vantava eccellenza nella grande tradizione
trentina del metodo classico.
Nel 1996 l’incorporazione della Cantina di Cazzano di Tramigna, in area Valpolicella
permette di ampliare la produzione di vino doc Valpolicella.
Nel 1999 il marchio Maximilian fu acquistato totalmente da Cantina di Soave e attualmente
rappresenta un brand di riferimento nell’area degli spumanti metodo charmat.
Nel nuovo millennio inizia la ristrutturazione di Borgo Rocca Sveva (ultimata nel 2003),
una struttura unica nel suo genere. Si presenta come un elegantissimo complesso, con un
funzionale centro congressuale, un centro di ricerche e studi, ( convenzionato con il
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dipartimento Scientifico e Tecnologico dell’Università degli studi di Verona) ed al tempo
stesso è sede di una moderna azienda vitivinicola con un’autonoma struttura produttiva e
di vinificazione. Qui nascono i vini Rocca Sveva e gli spumanti metodo classico Equipe 5 e
Riserva dei Cinque.
Nel 2005 è la volta dell’
incorporazione della Cantina di
Illasi, che permette a Cantina di
Soave di gestire una notevole
quantità di vigneti situati
nell’area doc Valpolicella.
Nel 2008 si aggiunge infine
l’incorporazione della Cantina di Montecchia di Crosara con il doc Lessini Durello.
Cantina di Soave raggiunge così il controllo su un territorio di circa 6.000 ettari di vigneto
nell’area veronese, con 2.200 soci e 6 siti produttivi (Via Roma, Viale Vittoria, Cazzano di
Tramigna, Borgo Rocca Sveva, Illasi, Montecchia).
Nel 2009, l’inaugurazione di una nuova struttura commerciale negli Stati Uniti rappresenta
una nuova fase di ampliamento e di sviluppo. Cantina di Soave USA nasce dalla volontà di
essere presenti direttamente nel mercato americano con i prodotti tradizionali del territorio
veronese.
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