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Istat, dal Rapporto annuale alle dimensioni locali Giovanni A. Barbieri, Istat

Istat, dal Rapporto annuale alle dimensioni locali

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Istat, dal Rapporto annuale alle dimensioni locali

Giovanni A. Barbieri, Istat

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Questo intervento

Tre spunti a partire dal lavoro svolto dal Servizio Statistica e toponomastica del Comune di Firenze: Diffondere la cultura dell’analisi e

dell’integrazione Le nuove geografie e le nuove prospettive Di quali informazioni hanno bisogno i

luoghi?Istat, dal Rapporto annuale alle dimensioni locali Giovanni A. Barbieri – USCI, Prato 13-14 ottobre 2016

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Una rivoluzione culturale?

Tre spunti a partire dal lavoro svolto dal Servizio Statistica e toponomastica del Comune di Firenze: Diffondere la cultura dell’analisi e

dell’integrazione Le nuove geografie e le nuove prospettive Di quali informazioni hanno bisogno i

luoghi?Istat, dal Rapporto annuale alle dimensioni locali Giovanni A. Barbieri – USCI, Prato 13-14 ottobre 2016

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Diffondere la cultura dell’analisi e dell’integrazione

Il Rapporto annuale (Rey 1993) Offrire un contributo alla conoscenza

dell’odierna situazione italiana Qualificare lo sviluppo dell’attività di ricerca Al Sistan si chiede una corrispondente

capacità di risposta in termini di articolazione, tempestività, qualità e interpretabilità dell’informazione prodotta

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Un rilancio importante

Il momento storico: Si ridiscutono le funzioni e gli assetti istituzionali

delle articolazioni amministrative sul territorio Si riformano le modalità di espressione della

democrazia rappresentativa a scala sub-regionale Il modo

Partire dalle esigenze del territorio Cioè dalle geografie funzionali

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L’innovazione parte e arriva ai luoghiTre spunti a partire dal lavoro svolto

dal Servizio Statistica e toponomastica del Comune di Firenze: Diffondere la cultura dell’analisi e

dell’integrazione Le nuove geografie e le nuove prospettive Di quali informazioni hanno bisogno i

luoghi?Istat, dal Rapporto annuale alle dimensioni locali Giovanni A. Barbieri – USCI, Prato 13-14 ottobre 2016

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Una nuova geografia

I sistemi locali: non è nuova la geografia ma la sua interpretazione

Le attività di ogni giorno modificano lo spazio Individuano aree funzionali, piuttosto che

amministrative Individuano spazi urbani definiti dalle

relazioni tra persone, piuttosto che dall’edificato

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Gli elementi-chiave

Gli spostamenti quotidiani delle persone tendono a esaurire le loro relazioni sociali ed economiche (o ne sono comunque rappresentativi)

Gli spostamenti tra luogo di residenza e luogo di lavoro sono una proxy accettabile di altri tipi di spostamenti quotidiani (quelli motivati dallo studio, dalla gestione familiare e dal tempo libero)

Gli agenti di questi processi sono in primo luogo le persone e, in seconda battuta, i soggetti sociali ed economici in cui esse si organizzano

L’auto-organizzazione delle attività e delle relazioni definisca sul territorio “celle” auto-contenute e integrate, cioè relativamente impermeabili ai flussi esterni e fortemente interconnesse al loro interno

8 I sistemi locali: una nuova interpretazioneGiovanni A. Barbieri – Roma, 6 novembre 2015

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Cambiamento e invarianza nei sistemi locali Eppur non si muove!

Le configurazioni spaziali e relazionali permangono nel tempo

↓I sistemi locali sono oggetti reali

Come dimostrare l’esistenza di relazioni? Tre requisiti:

Auto-contenimento Integrazione Durata

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Per una definizione funzionale della città Sotto il profilo empirico, non tutti i sistemi locali

individuati soddisfano tutti e tre i criteri Nel 2011, 108 sistemi locali (12,3 milioni di persone

in 2.877 comuni) non soddisfano il requisito della persistenza

Gli altri 503 sono l’ossatura urbana del paese, formata da centri di dimensioni diverse, ma accomunati da un fitto reticolo di spostamenti e di relazioni che individua i luoghi in cui vivono e operano i quattro quinti degli italiani

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Le nuove prospettive

L’innovazione passa di qui Il ricorso ai registri – e l’integrazione di

registri, fonti amministrative e rilevazioni sul campo – cambia i processi di produzione e le prospettive d’utilizzo

L’esempio del Frame-SBS Valore aggiunto Lavoro Commercio estero

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Che fare con le nuove informazioni statistiche?Tre spunti a partire dal lavoro svolto

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dell’integrazione Le nuove geografie e le nuove prospettive Di quali informazioni hanno bisogno i

luoghi?Istat, dal Rapporto annuale alle dimensioni locali Giovanni A. Barbieri – USCI, Prato 13-14 ottobre 2016

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Due esigenze a confronto: la prima Il territorio come dimensione d’analisi

(la dimensione spaziale) Un’esigenza di “governo” (multi-level

governance) Programmazione / attuazione /

monitoraggio delle politiche di livello superiore a una scala di maggiore dettaglio

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Limiti e prospettive

Necessità di coerenza nei metadati Zoomate successive Ma l'immagine si sgrana… Non è più vero! Con l’integrazione registri /

big data / fonti amministrative / rilevazioni sul campo non c’è più un limite tecnologico e metodologico, ma ”soltanto” un limite giuridico

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Due esigenze a confronto: la seconda Il territorio come luogo

Le persone quando dicono «posto» non intendono dire la stessa cosa di quando dicono «luogo». Dicono luogo per dire l’identità di un posto. [Salvatore Scibona, La fine, Roma: 66th and 2nd, 2011]

Luoghi Dove si concentra la maggior parte delle attività e delle interazioni tra

persone e attori socio-economici Auto-organizzazione, largamente spontanea Reti, relazioni, scambi, flussi…

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I fabbisogni d’informazione statistica dei luoghi In questa accezione i luoghi esprimono un loro

“autonomo” fabbisogno di informazione statistica È un processo top-bottom-top perché:

Non si sfugge all’esigenza della sintesi, anche territoriale

Confronto e concorrenza / cooperazione / conflitto con altri luoghi

Bisogno di contagiare e fertilizzare altri luoghi

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Come possiamo migliorare l’informazione sui luoghi? Tre punti, gli ultimi tre:

Estrarre conoscenza dai luoghi Necessario un approccio quantitativo Nuove modalità di raccolta dati

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Estrarre conoscenza dai luoghi Le città come luogo di interazione e scambio Quello che si scambia è, alla fine, informazione Dimenticate il modello DIKW Invece: l’informazione scambiata quotidianamente è

flusso, la conoscenza locale è stock Nella città è in atto un processo di accumulazione di

conoscenza che cresce giorno per giorno… Ma c’è anche informazione tacita, cristallizzata,

incastonata nel luogo stesso (“bibbie di pietra”, definisce le città Victor Hugo)

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Necessario un approccio quantitativo

Un paradigma culturale, forte o debole: Se non si può misurare, non esiste Se non si può misurare, non ci si può agire per

modificarlo Che cosa serve:

Una struttura di programma, che connetta operativamente obiettivi, strumenti, output e outcome 

Una “cassetta degli attrezzi” condivisa Una valutazione indipendente (“terza”)  La comparabilità dei metodi e dei risultati

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Nuove modalità di “raccolta dei dati” Due aree di raccolta delle informazioni:

Catturare I flussi informativi generati dalle interazioni tra attori locali

Estrare le conoscenza incastonata nei luoghi Necessità di sperimentare nuovi

strumenti: Votare con i piedi Crowdsourcing

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