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PROFUSE Relazione di progetto Prodotto IT 1 Pa g 1 di 41 Progetto 01 Codice IT1 RELAZIONE DI PROGETTO Definizione tipologia di prodotto (Quale prodotto (tipo di) si intende progettare?) La definizione del prodotto commissionato è la seguente: Erogatore da cucina di prodotti cristallini (sale, zucchero, ecc…) da utilizzare mediante un unico semplice movimento, con caricamento facilitato e, se possibile, dosatore programmabile. Dovendo riferirsi ai principi dell’Universal design, si intende progettare un nuovo utensile, o una famiglia di utensili, che faciliti l’operazione di erogazione di solidi e liquidi. Le alternative progettuali che si presentano sono essenzialmente tre: intervenire sul packaging ripensando forma e materiali delle confezioni e integrando al loro interno un elemento erogatore, considerando, oltre gli aspetti inerenti il design for all, anche tutta una serie di problematiche legate ai processi produttivi e alla logistica della distribuzione progettare un elemento erogatore come oggetto a sé, una sorta di rubinetto che sia poi applicabile alle diverse confezioni già esistenti attraverso la perforazione della parete della confezione stessa progettare un dosatore standard, comprensivo di contenitore e meccanismo di erogazione, che sia ricaricabile e funzioni sia con i solidi che con i liquidi Per prima cosa è importante capire con che tipo di sostanze, alimenti e non, può essere impiegato il nostro prodotto, perciò abbiamo stilato una lista di articoli limitatamente all’ambiente cucina e all’ambiente bagno: Ambiente cucina Farina/polenta/semolino/… Zucchero raffinato/ zucchero di canna Riso Pasta Caffé Parmigiano Spezie Sale Detersivo per i piatti Detersivo per lavastoviglie Maionese Ketchup Latte Yogurt Olio Aceto

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Progetto 01Codice

IT1

RELAZIONE DI PROGETTO

Definizione tipologia di prodotto(Quale prodotto (tipo di) si intende progettare?)

La definizione del prodotto commissionato è la seguente: Erogatore da cucina di prodotti cristallini (sale, zucchero, ecc…) da utilizzare mediante un unico semplice movimento, con caricamento facilitato e, se possibile, dosatore programmabile.

Dovendo riferirsi ai principi dell’Universal design, si intende progettare un nuovo utensile, o una famiglia di utensili, che faciliti l’operazione di erogazione di solidi e liquidi.Le alternative progettuali che si presentano sono essenzialmente tre:

intervenire sul packaging ripensando forma e materiali delle confezioni e integrando al loro interno un elemento erogatore, considerando, oltre gli aspetti inerenti il design for all, anche tutta una serie di problematiche legate ai processi produttivi e alla logistica della distribuzione progettare un elemento erogatore come oggetto a sé, una sorta di rubinetto che sia poi applicabile alle diverse confezioni già esistenti attraverso la perforazione della parete della confezione stessaprogettare un dosatore standard, comprensivo di contenitore e meccanismo di erogazione, che sia ricaricabile e funzioni sia con i solidi che con i liquidi

Per prima cosa è importante capire con che tipo di sostanze, alimenti e non, può essere impiegato il nostro prodotto, perciò abbiamo stilato una lista di articoli limitatamente all’ambiente cucina e all’ambiente bagno:

Ambiente cucina• Farina/polenta/semolino/… • Zucchero raffinato/ zucchero di canna• Riso• Pasta • Caffé• Parmigiano• Spezie• Sale• Detersivo per i piatti• Detersivo per lavastoviglie• Maionese• Ketchup• Latte• Yogurt• Olio• Aceto

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• Marmellata • Acqua• Succo di frutta/bibite• ...

Ambiente Bagno• Detersivo per lavatrice• Sapone• Shampoo• Balsamo• Bagnoschiuma• Talco• Crema mani• Crema corpo• Cotone idrofilo• Dentifricio• Detersivo per pavimenti• Detersivo per superfici lavabili• …

Da questo primo elenco possiamo osservare che si ha un sostanziale equilibrio tra la quantità dei prodotti solidi e di quelli liquidi che possono normalmente essere erogati. Questa osservazione conduce a considerare tra i nostri obiettivi quello di progettare un dispositivo universale, valido per prodotti di diversa consistenza e composizione. E’ inoltre evidente che per alcuni alimenti come lo zucchero,il sale o l’olio è opportuna una differenziazione di scala nel dosaggio (si pensi ad esempio allo zucchero: 200 g per fare un dolce, un cucchiaino per addolcire il caffé). Un ulteriore osservazione importante è che per la quasi totalità dei prodotti sopra elencati l’unità di misura di erogazione è totalmente dipendente dal prodotto stesso ed estremamente variabile da prodotto a prodotto. Questi ultimi dati ci impongono di considerare ciò che segue: è opportuno progettare un sistema di erogazione che fornisca quantità discrete e pre-impostate di prodotto oppure è meglio definire un meccanismo di erogazione continua e affidare alla sensibilità dell’utente l’interruzione dell’erogazione? Come vedremo nel paragrafo sul progetto innovazione, entrambe le strade hanno pro e contro, e l’optimum sarebbe ovviamente arrivare ad un progetto che implementi entrambe le funzionalità.In questa fase preliminare ci interessa soprattutto capire se il prodotto che andremo a progettare ha un’effettiva ragion d’essere, sia in relazione alla serie di attività che va a supportare, sia in relazione ad eventuali prodotti concorrenti.A tal fine, ma ancor più per rendere ”non discriminatoria” l’utilizzazione del prodotto nei confronti di particolari categorie di persone, è opportuno, come primo passo della progettazione, realizzare un’analisi funzionale confrontando i metodi alternativi disponibili per ottenere il soddisfacimento della stessa necessità, cioè il funzionamento di eventuali prodotti già presenti sul mercato e aventi le stesse funzioni. L’analisi deve consistere nella scomposizione in fasi elementari del processo di utilizzazione del prodotto, e nella ricerca delle eventuali criticità rispetto a potenziali utilizzatori con quadri funzionali differenti.

Per questo motivo abbiamo scelto come riferimento un generico prodotto dosatore e ne

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abbiamo individuato tutte le singole azioni necessarie per l’installazione, la ricarica, l’utilizzo e la pulizia. Di seguito troviamo l’elenco dettagliato delle azioni:

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ANALISI DEI PRODOTTI ESISTENTI(Questa fase serve a definire il panorama di offerta esistente sul mercato e a studiare le caratteristiche dei prodotti)

Sono stati analizzati n° 8 prodotti già esistenti sul mercato italiano e che ricadono nella categoria dei dosatori/erogatori per cucina.

Gli oggetti analizzati possono essere generalmente utilizzati sia dalla stazione eretta che da seduti e presentano caratteristiche di peso e dimensioni generalmente contenuti.Gli 8 prodotti sono elencati di seguito: per ciascuno viene riportata una breve nota descrittiva accanto alle immagini.I prodotti nn. 1, 2, 3 sono dei dosatori che erogano una quantità ben precisa e predeterminata.I prodotti 4, 5, 6, 7, 8 sono degli erogatori che non determinano la quantità di polveri o liquidi erogati.

1

Dosazucchero

Meliconi

eroga una quantità di zucchero per ogni pressione del bottone pari ad un cucchiaino.

2

DosacaffèMeliconi

Posto sopra il caricatore della macchina del caffè tipo moka, eroga una opportuna quantità di caffè girando una manopola

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3

Dosazucchero

Capovolgendolo eroga una quantità di zucchero pari ad un cucchiaino

4

Spargiformaggio

Sparge formaggio grattugiato premendo un pulsante

5

Dosatore per liquidi

La pressione col pollice sulla parte alta dell’impugnatura fa aprire il beccuccio dal quale fuoriesce il liquido

6

Spargizucchero “Gino Zucchino”

Alessi

Capovolgendolo sparge lo zucchero fino a riportarlo in posizione di partenza

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Spargiformaggio

Sparge formaggio grattugiato agendo su una levetta posta nella parte inferiore dell’oggetto

8

Twist & Serve dosa cereali

Il dosatore eroga una quantità di cereali proporzionale alla rotazione della manopola. L'erogazione avviene per gravità. Il dosatore è provvisto di un piano d'appoggio per il contenitore da riempire

Per la descrizione dettagliata degli 8 prodotti si veda la sezione 2. Caratteristiche del prodotto delle SCHEDE DI ANALISI PRODOTTO DI RIFERIMENTO che costituiscono parte integrante della presente relazione di progetto.

ELENCO E DEFINIZIONE UTILIZZATORI(È fondamentale che il responsabile del processo progettuale consideri il maggior numero di utilizzatori con corpi, condizioni di utilizzo e abilità diverse. (target di inclusione).

Conformemente a quanto riportato nelle linee guida, sono stati considerati inizialmente tutti i differenti potenziali fruitori dei prodotti esistenti che possono presentare varie difficoltà:

1. Persone con difficoltà motorie1.1.persone con difficoltà motorie agli arti superiori1.2.persone con difficoltà motorie agli arti inferiori1.3.persone con altre difficoltà motorie

2. Persone con difficoltà sensoriali2.1.persone con difficoltà visive2.2.persone con difficoltà uditive2.3.persone con altre difficoltà sensoriali

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3. Persone con difficoltà di linguaggio

4. Persone con difficoltà cognitive, di comprensione e di orientamentoConsiderando le specificità intrinseche degli oggetti di riferimento e delle attività necessarie al loro uso (sono tutti oggetti dall’uso “meccanico”, senza nessun dispositivo elettronico, dall’utilizzo casalingo, di peso e dimensioni generalmente contenuti, ecc.) ci sono alcune persone con difficoltà – tra quelle sopra elencate – che presentano caratteristiche più significative di altre ai fini della capacità di utilizzo.Queste diverse caratteristiche saranno analizzate nella fase di test di utilizzo dei prodotti esistenti al fine di impostare il test con modalità che risultino il più possibile efficaci per gli obiettivi di innovazione della presente classe di prodotti.Le persone con difficoltà cognitive, di comprensione e di orientamento devono comunque presentare capacità cognitive almeno sufficienti per svolgere funzioni elementari; in ogni caso l’utilizzazione del prodotto è funzionale alla realizzazione di attività connesse con la preparazione dei cibi e ne rappresentano la fase più semplice.

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TEST DI UTILIZZO DEI PRODOTTI ESISTENTI(I test di utilizzo possono essere svolti in molte modalità: diretti, indiretti, simulati, dal vero, attraverso verifica normativa-tecnica-funzionale sulla base di informazioni e strumenti validati, coinvolgendo diverse professionalità, ecc…; in funzione di vari fattori: risorse, opportunità, esperienza diretta/indiretta del team di progettazione, ecc…)

Questa fase ha come obiettivo quello di definire, in relazione all’utilizzo dei prodotti esistenti analizzati:

• quale attività è ostacolata• a chi• in che misura

Per quanto riguarda le modalità di utilizzo è stata effettuata una descrizione analitica delle azioni necessarie all’utilizzo e delle operazioni di ricarica non considerando in questa sede le operazioni di istallazione (apertura della confezione ed eventuale montaggio di parti) e di pulizia dell’oggetto (si veda la sezione 3. Descrizione dell’uso delle SCHEDE DI ANALISI PRODOTTO DI RIFERIMENTO che costituiscono parte integrante della presente relazione di progetto).Come accennato nel precedente capitolo, ci sono alcune persone con difficoltà – tra quelle sopra elencate – che presentano caratteristiche più significative di altre ai fini della capacità di utilizzo.In particolare:

1. PERSONE CON DIFFICOLTA’ MOTORIE1.1 persone con difficoltà motorie agli arti superioriLa classe di prodotti oggetto dell’analisi presenta un uso prevalente degli arti superiori perciò sono queste le persone che possono maggiormente sperimentare limitazioni nell’utilizzo di dosatori/erogatori già in commercio.

Le difficoltà motorie degli arti superiori possono essere di varia natura: è opportuno che nel test di utilizzo dei prodotti esistenti si considerino il maggior numero di queste differenti difficoltà.

1.2 persone con difficoltà motorie agli arti inferioriLe difficoltà motorie degli arti inferiori possono incidere sulla postura di utilizzo (es. da seduti) o sulla necessità di utilizzare un arto per mantenere la stazione eretta (es. una persona che utilizzi un bastone/canadese o deambulatore). Nel primo caso può essere significativo il raggio di utilizzo ottimale degli arti superiori da seduti in relazione al piano di lavoro e agli spazi di approccio (caratteristiche non intrinseche ai prodotti analizzati se non per quelli che non necessitano di essere movimentati: es. Twist & Serve dosa cereali.Nel secondo caso c’è una sostanziale analogia con la categoria delle difficoltà motorie agli arti superiori 1.1.

1.3 persone con altre difficoltà motorieAnche in questo caso possiamo ravvisare una forte analogia con le categorie 1.1 e 1.2.

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2. PERSONE CON DIFFICOLTA’ SENSORIALI

2.1 persone con difficoltà visiveSignificativo verificare la possibilità di percepire (e conseguentemente di comprendere) gli oggetti, i loro singoli elementi con modalità alternative al canale visivo. Da verificare inoltre se le caratteristiche qualitative e quantitative degli oggetti analizzati sono compatibili con persone con problemi di ipovisione e/o similari.

2.2 persone con difficoltà uditive2.3 persone con altre difficoltà sensorialiQueste categorie di persone non presentano difficoltà significative per l’utilizzo della classe di prodotti analizzata.

3. PERSONE CON DIFFICOLTA’ DI LINGUAGGIOle persone con difficoltà di linguaggio presentano caratteristiche che non appaiono direttamente significative visto che in nessuno dei prodotti esistenti analizzati è presente una interfaccia che presupponga l’utilizzo della voce per impartire comandi. Può risultare significativo l’analisi di quegli elementi degli oggetti analizzati che possono facilitare/ostacolare l’attività di comprensione persone straniere o che utilizzano un linguaggio diverso, persone con culture diverse, persone con un vocabolario limitato, bambini, ecc. Questi elementi presentano forti analogie con quelli significativi per la categoria 2.1.

4. PERSONE CON DIFFICOLTA’ COGNITIVE, DI COMPRENSIONE E DI ORIENTAMENTO

le persone con difficoltà cognitive, di comprensione e di orientamento devono comunque presentare capacità cognitive almeno sufficienti per l’applicazione in un compito relativamente semplice come utilizzare un dosatore/erogatore. In questo caso può risultare significativo analizzare come gli elementi degli oggetti analizzati possono facilitare/ostacolare l’attività di comprensione delle informazioni visuali, tattili, ecc., con evidente rimando alle categorie 2.1 e 3.Come diretta conseguenza delle considerazioni svolte si decidere di procedere ai test di utilizzo considerando nel dettaglio le seguenti persone con le seguenti modalità:

TIPOLOGIA PERSONE DI RIFERIMENTOMODALITA’ DI

ESECUZIONE DEL TEST

1.1 persone con difficoltà motorie agli arti superiori

A Persona con un solo arto SIMULATA

B Persona con grave deformità degli arti superiori e delle mani DIRETTA

C Persona con assenza parziale degli arti superiori (persona con focomelia) DIRETTA

D Persona con arti superiori e mani con dimensioni e forza ridotte (bambino) DIRETTA

1.2 persone con difficoltà motorie agli arti inferiori

EPersona con limitata raggiungibilità verso l’alto e con problemi di approccio al piano di lavoro

VERIFICA FUNZIONALE DA LETTERATURA

2.1 persone con difficoltà visive

F Persona cieca SIMULATA

G Persona con ipovisioneVERIFICA FUNZIONALE DA LETTERATURA

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I test in modalità SIMULATA vengono effettuati da uno o più membri del team progettuale simulando difficoltà (ad es. con un braccio legato dietro la schiena per utilizzare il prodotto con una sola mano) nell’utilizzo dei prodotti.

I test in modalità DIRETTA vengono effettuali coinvolgendo direttamente persone con disabilità alle quali viene richiesto di utilizzare tutti i prodotti analizzati, osservandone l’uso e raccogliendo i loro commenti e suggerimenti.

I test in modalità VERIFICA FUNZIONALE DA LETTERATURA vengono effettuati verificando la rispondenza a requisiti di base contenuti in riferimenti tecnici, normativi e/o contenuti in letteratura.

Le sessioni di test sono state effettuate nei giorni 17 e 18 marzo 2006 presso il “Centro per l’Autonomia” di Roma alla presenza:

• del team di progettazione,• delle persone coinvolte per i test in forma DIRETTA, • di esperti del “Centro per l’Autonomia” nel campo della riabilitazione in terapia

occupazionale e dell’adattamento ambientale.

Le sessioni di test sono state documentate attraverso video e fotografie.

DEFINIZIONE DELLE CRITICITA’ DI UTILIZZO(In questa fase si sintetizzano i risultati dei test di utilizzo dei prodotti esistenti scelti per l’analisi, definendo chi non riesce a fare cosa con ciò che già è presente sul mercato.Vengono identificate le caratteristiche dei prodotti che ne ostacolano e/o impediscono l’utilizzo a tutti gli utilizzatori considerati)

PROGETTO INNOVAZIONE(L’innovazione si concentra sulla ricerca di soluzioni che permetterebbero a tutti gli utilizzatori di usare il prodotto.L’innovazione può riguardare:1. soltanto le componenti del prodotto (in termini di modifica, miglioramento, sostituzione)2. anche le attività necessarie all’utilizzazione del prodottoN.B. nel caso 2 le modifiche riguarderanno anche le componenti del prodotto finale che potrà essere del tutto diverso rispetto a quelli esistenti analizzati.)

Come abbiamo anticipato le strade progettuali sono le tre seguenti:Confezioni che contengono un elemento dosatore al loro interno; si devono dunque progettare sia il packaging sia l’elemento erogatore integratoErogatore da applicare a confezioni diverse perforandone le pareti; è da progettare sia il sistema di dosaggio, cioè il ‘rubinetto’, sia il sistema di perforazioneDosatore standard ricaricabile costituito da un contenitore, un coperchio, un meccanismo erogatore ed una interfaccia, sia essa analogica o digitale

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Le confezioniRicostruire il percorso che ci ha portati al concepimento dell’oggetto finale non è cosa facile poiché questo, come tutti i processi progettuali, non è stato un cammino lineare. All’inizio abbiamo ragionato sulla prima ipotesi, ambiziosa e affascinante, di intervento sull’oggetto e soprattutto a monte di questo, influenzando i processi produttivi, la logistica, il marketing e perfino le abitudini dell’utente. Benché questa strada fosse la più ardua da trasformare in realtà nel breve periodo, abbiamo comunque deciso di approfondire, consapevoli del fatto che lo sviluppo di questa idea avrebbe senz’altro portato validi argomenti a livello di ricerca, ma, presumibilmente, non prodotti nuovi sul mercato. Abbiamo innanzitutto stilato una lista, dedotta da quella globale, in cui abbiamo elencato i prodotti che meglio si prestano ad essere erogati da un sistema di questo tipo:

• Acqua• Bibite• Latte• Pasta• Detersivo per i piatti• Detersivo per lavastoviglie• Riso• Yogurt• Marmellata• Detersivo per lavatrice• Sapone• Shampoo• Balsamo• Bagnoschiuma• Crema mani• Crema corpo• Dentifricio• Detersivo per pavimenti• Detersivo per superfici lavabili

Fatta eccezione per la pasta, che necessita di un sistema di erogazione molto flessibile data la complessità della forma e la grande variazione dimensionale tra un tipo ed un altro, per gli altri prodotti, tutti più o meno coerenti, si è ipotizzato un unico sistema di erogazione.Ci siamo concentrati sulla forma e sul materiale che le confezioni avrebbero dovuto avere, partendo da considerazioni relative all’ecosostenibilità del prodotto, argomento estremamente sensibile nel mondo del packaging. Il problema del trasporto dei vuoti è infatti uno dei punti più dolenti del processo produttivo di questo genere di prodotti: oggi l’industria spende molto denaro nel trasporto di contenitori vuoti dal luogo della produzione al luogo del riempimento, e questo perchè il contenitore vuoto occupa lo stesso spazio di uno pieno. Il prodotto ottimale dovrebbe dunque essere tale che, vuoto, abbia un ingombro minimo. In un primo momento le buste in materiale polimerico, precisamente un accoppiato di poliimmide e polietilene, sono sembrate adatte al nostro scopo: buste che abbiano integrato un beccuccio erogatore e che si svuotino per semplice pressione del corpo. Di colpo si è delineato uno scenario futuribile in cui tutti i prodotti inseriti nell’elenco di cui sopra potrebbero avere lo stesso

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packaging: una busta con una parte dedicata alla grafica oppure addirittura buste tutte uguali, acquistabili online dove la grafica non compare se non a schermo, con un notevole contenimento dei costi da parte dei produttori. Certo questo significherebbe una “rieducazione” dell’utente all’acquisto e un non facile convincimento dei produttori a rinunciare a distinguere fisicamente i loro prodotti da quelli concorrenti. Al di là di questo esercizio mentale legato a scenari lontani nel tempo vediamo quali criticità presenta questa soluzione rispetto ai criteri dello Universal design: sebbene l’aspetto di questo oggetto non sia al momento ancora ben definito, è chiaro che esso necessita di un supporto nel quale inserire la busta e sul quale poter esercitare una pressione in modo da far uscire il prodotto. La cosa più semplice è esercitare questa pressione direttamente con la mano senza interporre alcun meccanismo che potrebbe risultare d’ostacolo nelle operazioni di installazione e di ricarica. Il problema nasce in quanto, qualsiasi sia la forma della busta, sarà sempre difficile riuscire a svuotarla del tutto, sia che la si prema col pugno chiuso sia che la si strizzi con tutta la mano e, il fatto che del prodotto utilizzabile debba essere gettato (nel caso di buste usa e getta), non genera nel consumatore una sensazione di funzionalità. Come abbiamo detto, questo inconveniente è difficilmente risolvibile se non cambiando aspetto al contenitore che comunque deve mantenere la capacità di poter ridurre fortemente il suo volume. È qui che nasce l’idea di un contenitore in PE a soffietto che abbia una base con una geometria ben definita e un’altezza variabile a seconda della quantità di prodotto contenuta all’interno; l’erogazione avviene, anche in questo caso, a pressione.Ad una prima valutazione questa soluzione non presenta particolari controindicazioni quindi si è deciso di approfondire la progettazione tenendo ovviamente ben presenti i principi dello Universal design e stabilendo una serie di requisiti generali che il prodotto dovrà avere:

lo sforzo necessario per compiere l’erogazione deve essere il più lieve possibile e preferibilmente si deve ridurre ad una pressione verso il basso, cosicché il peso stesso dell’arto faciliti l’azionela sequenza di azioni da compiere tanto nella fase di utilizzo quanto nelle altre (installazione, ricarica e pulizia)deve essere la più breve possibilel’installazione della confezione nel “supporto operativo” deve essere semplice e deve ridurre al minimo il rischio di errorila quantità di prodotto rimanente nella confezione deve essere immediatamente percepibile

Un altro requisito che non consideriamo prioritario consiste nel fatto che l’utente possa facilmente misurare la quantità di prodotto che desidera erogare. Questa nostra decisione di non implementare necessariamente questa funzione deriva da più considerazioni: innanzitutto questo prodotto nasce con la volontà di essere modulare e ciò ha eliminato la possibilità di inserire interfacce digitali o comunque ogni sorta di funzione che necessiti di una batteria per il semplice motivo che, se disponiamo di cinque o dieci di questi moduli, il fatto di cambiare periodicamente altrettante batterie risulta inaccettabile e scoraggia l’utilizzo del prodotto. Inoltre sistemi meccanici che assolvano tale funzione sono risultati complicati da impostare, complessi nel montaggio e delicati nel funzionamento La nostra conclusione è stata che una bilancia posta al di sotto del recipiente in cui si versa il prodotto è sufficientemente pratica, facile da usare e consente all’oggetto di mantenere una assoluta semplicità costruttiva. In un prossimo futuro, immaginando un set di cinque o dieci di questi moduli, si può pensare di porre sul piano di lavoro una bilancia off-centre, che copra in pianta tutto lo spazio occupato dai moduli fissati a parete, su cui si possa appoggiare direttamente il recipiente da riempire; infatti, come suggerisce il nome, queste bilance calcolano il peso

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indipendentemente dal punto in cui esso si trova rispetto alla cella di carico dell’apparecchio, pertanto, con un unico dispositivo elettronico, si riesce ad eseguire la funzione di dosaggio di tutti i prodotti di cui disponiamo.A questo punto, fissati i primi paletti teorici, iniziamo a pensare all’aspetto formale dell’oggetto. È evidente che ogni scelta ha una motivazione che a sua volta si richiama ai principi dello Universal design ed abbiamo cercato di non uscire mai da questa logica. Ad esempio la bottiglia a soffietto avrà una sezione tale da essere facilmente impugnabile e facilmente inseribile nel supporto. Questo ultimo, fissato al muro, sarà costituito da una base e due fiancate che ricalcano la forma del contenitore e lo guidano al momento dell’inserimento e dell’utilizzo in compressione. La forma di questi due oggetti, cioè il contenitore e il supporto, è pensata come elemento di un sistema modulare pertanto è in una visione d’insieme che vanno lette le scelte formali. In un primo momento abbiamo pensato di creare una sorta di ‘onda’ sulla parete, dando convessità alla parte frontale del soffietto e una forma concava alle fiancate; poi abbiamo preferito la soluzione opposta, con il contenitore concavo e le guide convesse, poiché garantisce una maggiore stabilità. Di seguito vi sono due disegni esplicativi ed una immagine virtuale:

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Proseguendo l’analisi morfologica osserviamo che, sebbene differenziare la forma della parte frontale dalle altre possa essere un ausilio per il corretto posizionamento del contenitore da parte di persone ipovedenti o non vedenti, è anche vero che, se il contenitore ha tutte le facce uguali, le possibilità di errore di fatto si azzerano. Da questa considerazione nasce l’idea di una forma simmetrica che presenta quattro convessità e conseguentemente 4 concavità, che esalta al massimo la facilità di presa e porta visivamente le guide in secondo piano.

Si avranno dunque tanti moduli affiancati in cui i contenitori, meglio se trasparenti o comunque con ampie zone trasparenti, vengono premuti dall’alto e fanno fuoriuscire il prodotto dal basso attraverso una valvola che è chiusa in stand-by e si apre se sottoposta a pressioni superiori a quella del peso stesso del prodotto quando il contenitore è pieno. Man mano che il contenuto si esaurisce il contenitore si comprime, e per far sì che resti compresso e che non rientri aria una volta terminata l’erogazione, si è pensato di progettare il soffietto in modo analogo alle cannucce per le bibite, cioè in modo che le zone compresse rimangano tali per una questione di forma piuttosto che di pressione. Mentre appare lapalissiano che questo sistema funzioni per i liquidi, non è così scontato che si abbiano le stesse performances con solidi polverosi come la farina

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o granulari, come il riso. È altresì evidente che la buona riuscita di un progetto del genere dipende in modo massiccio dalle proprietà del materiale impiegato, sia per quanto riguarda l’erogazione, sia per il compattamento. È dunque impensabile prescindere da meticolose prove in laboratorio per determinare spessori, moduli elastici e fattori di forma dell’oggetto.D’altro canto i tempi in cui deve svilupparsi questo progetto sono alquanto ristretti, per cui, benché convinti che prove sperimentali potrebbero determinare tutte le incognite, abbiamo dovuto abbandonare questa strada.

L’elemento erogatorePrendendo in esame la seconda alternativa progettuale, quella dell’elemento erogatore, sorgono diversi problemi legati alla natura stessa dell’oggetto che andrebbe progettato: questo erogatore dovrebbe infatti forare la parete delle confezioni a cui si desidera applicarlo, e dunque si presuppone che debba avere una parte contundente, verosimilmente una cannula appuntita, capace di perforare anche pareti di una certa consistenza, se pensiamo ad esempio al PE delle confezioni dei detersivi. Quando si progetta pensando ad una utenza la più ampia possibile, come nel nostro caso, è difficile giustificare un progetto potenzialmente pericoloso come questo. Tuttavia abbiamo analizzato con rigorosità i punti forti e le criticità di questa idea per convalidare le nostre prime impressioni.Come in precedenza, per prima cosa abbiamo stilato la lista dei prodotti più adatti a questo tipo di erogatore:

• Farina/polenta/semolino/…• Zucchero raffinato/ zucchero di canna• Riso• Sale • Detersivo per i piatti• Detersivo per lavastoviglie• Yogurt• Detersivo lavatrice• Sapone• Shampoo• Balsamo• Bagnoschiuma• Crema mani• Crema corpo• Dentifricio• Detersivo per pavimenti• Detersivo per superfici lavabili• …

Solo con questo elenco, soprattutto per quanto riguarda l’ambiente bagno, sembra già messa in discussione l’utilità di un oggetto come quello in esame poiché molti dei prodotti inseriti nella lista hanno già oggi sul mercato una confezione dotata di sistemi più o meno efficaci di erogazione (pensiamo allo shampoo o al detersivo liquido). Comunque, per quanto riguarda l’inserimento dell’erogatore, è necessario che l’elemento contundente fuoriesca solo nel momento della perforazione, e negli altri momenti sia protetto. Questo però, senza ulteriori precauzioni, non è ancora sicuro, perché se si fa pressione ad esempio con una mano dalla parte sbagliata, si rischia di mettere in funzione la cannula perforatrice e ferirsi; è dunque necessario un ulteriore

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accorgimento (un tappo o un involucro rigido entro il quale riporre l’erogatore quando non è in uso) che accresce la complessità delle operazioni da espletare per l’utilizzo.I modo più semplici per ottenere l’inserimento dell’erogatore nella confezione sono due: o si appoggia l’erogatore su un piano, con la parte da inserire rivolta verso l’alto e vi si preme sopra la confezione, oppure si appoggiano sul piano sia il prodotto che l’erogatore e si trasla quest’ultimo fino a inserirlo nella confezione. Il primo metodo necessita di minor controllo da parte dell’utente ma l’erogatore deve essere progettato in modo tale da garantire stabilità nel momento dell’inserimento, per il secondo metodo è necessario più controllo poiché si deve maneggiare un oggetto relativamente piccolo e spingerlo facendo pressione.Dalla scelta del punto di inserimento dipende molto la possibilità di svuotare completamente il contenitore dunque occorrerebbe che la zona ottimale fosse ben segnalata sulle confezioni (cosa molto difficile poiché inciderebbe sulla progettazione del packaging e della grafica e dunque, come nell’ipotesi precedente, realizzabile solo nel lungo periodo).Un’altra controindicazione, soprattutto se pensiamo che questo progetto deve tener ben presenti i principi dello Universal design, è rappresentata dal fatto che, siccome il prodotto scende dall’erogatore per gravità, è necessario che la confezione con l’erogatore applicato sia a un’altezza diversa rispetto al recipiente da riempire; questo comporta che o la confezione o il recipiente siano tenuti sospesi per garantire la differenza di quota, con conseguenti difficoltà da parte degli utenti che si trovano costretti ad impiegare entrambe le mani.In base a tutte queste considerazioni, per quanto l’elemento erogatore sembri un oggetto potenzialmente molto versatile, non si è ritenuto che avesse quel quid necessario per apportare innovazione nel mondo dello Universal design e dunque non ne abbiamo ulteriormente approfondito l’analisi.

Il dosatore ricaricabileIl progetto innovazione si è finalmente concentrato sulla terza alternativa progettuale, che fin dall’inizio è sembrata la più fattibile: il dosatore ricaricabile.Di nuovo elenchiamo i prodotti che meglio si prestano ad essere erogati da un dosatore del genere:

• Farina/polenta/semolino/…• Zucchero raffinato/ zucchero di canna • Riso • Spezie • Sale • Maionese • Ketchup • Latte• Yogurt• Acqua• Succo di frutta/bibite• Olio • Aceto • Marmellata • Sapone • Shampoo

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• Balsamo • Bagnoschiuma • Talco• Dentifricio • Detersivo per lavastoviglie• Detersivo per lavatrice

Osservando con attenzione questa lista si può vedere che nell’ambiente bagno il sistema del dosatore ricaricabile e già largamente usato in quanto gli accessori da bagno hanno subìto una industrializzazione molto forte e dunque non c’è molto spazio per l’innovazione se non a livello formale; in cucina invece può al contrario risultare particolarmente interessante introdurre un oggetto, o meglio una serie modulare di dosatori, ognuno dei quali contenga uno specifico prodotto. Se poi, alla fine del percorso progettuale, risultasse un oggetto inseribile anche nell’ambiente bagno, sarà evidentemente un plus del nostro progetto.E’ stato possibile mutuare gli elementi di proposta progettuale validi relativamente alla prima possibilità valutata, ovvero il ristudio della confezione. Tra l’altro è interessante pensare che entrambi gli oggetti, sia la confezione usa e getta che il dosatore possano utilizzare gli stessi supporti a muro e risultino quindi intercambiabili. Da questa considerazione ne deriva che anche questo contenitore debba avere una sezione costituita da quattro convessità e quattro concavità, benché esso sia rigido e non a geometria variabile. Anche in questo caso si cerca di ridurre lo sforzo dell’utente ad una pressione verso il basso, stavolta di una leva, che azioni il meccanismo di erogazione. Data la presenza di tale meccanismo e della leva di erogazione, abbiamo dovuto stabilire un verso di introduzione del contenitore all’interno delle guide, a differenza della confezione usa e getta che invece poteva essere inserita indifferentemente nei quattro modi possibili.Oltre alla fase di utilizzo, è evidente che si debba prestare molta attenzione anche alle altre fasi di interazione con l’oggetto; infatti, benché queste operazioni (installazione, ricarica, pulizia) siano evidentemente più complesse e non appannaggio di tutti (si pensi semplicemente al fissaggio a muro del supporto), bisogna semplificarle al massimo tenendo conto delle limitazioni ai quadri funzionali che l’utente potrebbe avere. Ad esempio, immaginando l’oggetto appeso al muro non è pensabile che tutti siano in grado di effettuarne la ricarica in quella posizione, perché ciò significa sollevare un peso ben oltre il piano di lavoro e lontano dal proprio baricentro, effettuando un’operazione in cui serve una buona sensibilità poiché si deve centrare un foro che neanche vediamo perfettamente in quanto alto e lontano. Abbiamo dunque pensato che per la ricarica si possa scegliere tra questo metodo standard ed un metodo semplificato, che prevede la rotazione del contenitore e della base verso il basso fino a quando l’estremità superiore del contenitore non arriva ad una distanza adeguata dal piano di lavoro; a questo punto si adagia sull’imboccatura del contenitore la confezione di cui dobbiamo travasare il contenuto nel dosatore e si riportano in posizione verticale il contenitore, la base ed il pacco di prodotto ormai svuotato. Per meglio comprendere questo procedimento,di seguito vi è uno schema funzionale esplicativo che già illustra in luce le caratteristiche del progetto definitivo.

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Come si può vedere dallo schema precedente, il contenitore ruota attorno ad una cerniera, dunque, quando è in posizione verticale e operativa, occorre che sia agganciato alla parete tramite un dispositivo che opponga resistenza alla pressione esercitata sulla leva che altrimenti metterebbe in rotazione tutto il gruppo base/contenitore. Abbiamo vagliato diverse possibilità riguardo il meccanismo di sganciamento (ad esempio pulsanti a scatto o levette), ma tutti presupponevano azioni accessorie che complicavano la sequenza necessaria per l’utilizzo. Si è dunque pensato di integrare l’azione “sganciamento” con l’azione “rimozione del tappo”: abbiamo pensato di incernierare il tappo alla staffa a muro e ne abbiamo disegnato la forma in modo tale che essa stessa, ruotando in posizione, garantisca resistenza al momento provocato dalla pressione della leva.

Per facilitare ulteriormente l’operazione di ricarica si è pensato di non mantenere una sezione costante per tutta l’altezza del contenitore, come nel caso del soffietto, ma si deciso di modificarla progressivamente nella parte frontale in modo che alla sommità si crei un adeguato invito che eviti la fuoriuscita accidentale del prodotto durante il travaso. Nella figura che segue si può vedere la sezione del contenitore alla base (sinistra) e la sezione nella parte alta (destra).

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Per aumentare ancora di più la capacità del contenitore di accogliere la confezione da travasare, si è pensato di alzare la parte frontale rispetto a quella posteriore in modo che, una volta capovolto il contenitore, la confezione si possa adagiare senza problemi su questa parte più alta. Questa scelta ci permette a sua volta di compiere un altro importante passo ai fini dello Universal design che riguarda la comunicazione: il bordo più alto libera sulla parte frontale uno spazio sufficiente per indicare con caratteri adeguati e in rilevo il nome del prodotto contenuto ed il suo equivalente in Braille. Il fatto che la comunicazione sia il più possibile chiara e diretta è fondamentale per ridurre i possibili errori, soprattutto se pensiamo ad un’utenza di anziani, bambini, ipovedenti o non vedenti.Il contenitore ha dunque una forma di questo tipo:

Parallelamente al rispetto dei principi dello Universal design, leitmotiv di tutto il lavoro, adesso la nostra sfida è anche un’altra: progettare un dosatore universale, un dosatore che, a differenza di tutti gli altri presenti sul mercato, riesca ad erogare solidi polverosi, solidi granulari e liquidi più o meno viscosi. È dunque fondamentale intervenire sul meccanismo di erogazione che deve distinguersi da quelli disponibili oggi che sono essenzialmente a diaframma o dotati di una valvola di tenuta: i primi hanno la notevole controindicazione che si crea sporcizia nell’intercapedine tra le “lame” difficile da pulire e non garantiscono tenuta nel caso di liquidi, i secondi invece funzionano bene ma esclusivamente con i liquidi.Una proposta progettuale del meccanismo si basa su un nuovo principio: il prodotto passa attraverso una porzione di poliuretano molto flessibile, saldata nella parte inferiore del contenitore, che ha una sezione “a occhio” che diminuisce progressivamente. Questo beccuccio viene schiacciato in due punti in modo da chiudere ermeticamente la sezione e bloccare il flusso di prodotto. Lo schiacciamento avviene grazie alla traslazione di una slitta che monta due rulli a diverse altezze che

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comprimono l’appendice contro la parete della base in tempi leggermente sfalsati; il primo rullo, capace di traslare relativamente alla slitta di una decina di millimetri, inizia a comprimere il poliuretano occludendo per primo il flusso di prodotto; il secondo rullo, solidale con la slitta, chiude definitivamente la sezione. Nonostante in questo modo la base diventi la sede del meccanismo di erogazione invece di un mero supporto, compromettendo in parte l’intercambiabilità con il contenitore a soffietto di cui abbiamo parlato in precedenza nel paragrafo delle confezioni, questa soluzione offre numerosi vantaggi come ad esempio il fatto che nessuna parte del meccanismo viene in contatto con il prodotto da erogare, a beneficio di igiene e pulizia. Inoltre il fatto che la chiusura avvenga in due tempi assicura l’interruzione del flusso di prodotti “problematici” come il riso che tenderebbe ad incastrarsi in normali sistemi a diaframma provocando, a lungo andare, il disassamento delle ”lame” e ne comprometterebbe la tenuta. Infatti, se anche il prodotto si incastrasse alla chiusura del primo rullo, la pressione esercitata dal secondo eviterebbe una fuoriuscita accidentale del contenuto.Guidati dall’esigenza di soddisfare un bacino di utenti più grande possibile abbiamo disegnato un meccanismo di erogazione tale che, se si spinge la leva fino a fondo corsa, automaticamente il meccanismo scatta e fa cessare l’erogazione: questo perché, se non si riesce a controllare la pressione esercitata (pensiamo ad esempio a movimenti spastici degli arti superiori), si riduce al minimo l’errore commesso, e se invece lo si fa di proposito, si ottiene una serie di erogazioni di quantità finite (e, volendo, calcolabili) di prodotto.

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Per rendere più chiaro il funzionamento di questo dispenser, inseriamo uno schema che analizza tutte le fasi di interazione:

Installazione del supporto a muro• Nella confezione viene fornita una dima che aiuta a individuare i punti per il

fissaggio a muro del supporto e, soprattutto, tale dima determina l’altezza dell’erogatore rispetto al piano di lavoro: questa dimensione, infatti, sarà importante per le fasi successive

• Bisogna dunque posizionare la dima con la base inferiore appoggiata sul piano e accostarla alla parete dove si intende installare l’erogatore

• Si fora la parete con un trapano• Si inseriscono i tasselli (forniti nella confezione)• Si posiziona il supporto a muro • Si avvitano le viti (anch’esse fornite nella confezione) nei loro alloggiamenti

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Installazione del contenitore• al supporto appena fissato sono incernierati il tappo (in alto) e la base (in

basso). Il tappo è stato progettato in modo tale da stare in verticale appoggiato al muro senza ribaltarsi verso il basso. La cerniera che unisce il supporto a muro con la base ha invece un solenoide che consente alla base, ruotando, di assumere posizioni stabili lungo tutto l’arco di rotazione.

• la base è costituita da un volume a parallelepipedo cavo al centro, contenente il meccanismo di erogazione, a cui sono saldati due montanti a sezione semicircolare che fungono da guide per il contenitore dalla forma ergonomica che viene installato sulla base. Alla base e al supporto è inoltre collegata la leva di erogazione il cui perno di rotazione cerniera che unisce base e supporto.

• Il solenoide a cui si è accennato sopra permette all’utente di scegliere la modalità di installazione più consona alle sue capacità: o ruota completamente la base fino a fine corsa, appoggia il contenitore sul piano di lavoro e lo inserisce capovolto nelle guide ribaltando poi il tutto in posizione verticale, oppure inclina leggermente la base e, se non sono presenti difficoltà a sollevare il contenitore fin sopra le guide, lo lascia poi cadere in posizione

• In entrambi i casi l’installazione non è ancora terminata, in quanto bisogna fare in modo che il “beccuccio” in poliuretano si inserisca nell’intercapedine tra i rulli e la parete della base. Ciò avviene semplicemente premendo la leva di erogazione che allontana i rulli creando lo spazio sufficiente all’inserimento

• L’installazione si conclude ruotando il tappo in modo da assicurare il contenitore in posizione verticale: il tappo infatti è conformato in modo tale da resistere al momento generato dalla pressione della leva di erogazione che tenderebbe a far ruotare tutto il gruppo base/contenitore

Ricarica• aprire il tappo ruotandolo• tirando a sé il contenitore, questo ruota verso il basso assieme alla base e alla

leva con una serie di piccoli scatti • si può fermare la rotazione in una posizione intermedia oppure arrivare fino al

fondo corsa della cerniera, a seconda delle dimensioni della confezione che contiene il prodotto da ricaricare. Infatti il gruppo base/contenitore si deve fermare in una posizione tale per cui l’imboccatura del contenitore si trovi ad una altezza ideale per la ricarica

• il contenitore non si stacca dalla base perché il dispositivo di erogazione, funzionando per schiacciamento, tiene ben salda la porzione di poliuretano del contenitore

• la ricarica avviene adagiando la confezione del prodotto nell’imboccatura del contenitore che, grazie alla sua forma, la accoglie e riduce al minimo il rischio di buttare il prodotto fuori dal contenitore. Si deve ruotare il contenitore e contestualmente il pacco in modo che il prodotto scenda per gravità e tutto ritorni nella posizione operativa verticale

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• si toglie il pacco ormai vuoto• si richiude il tappo

Utilizzo• si posiziona un recipiente al di sotto dell’erogatore • si preme verso il basso la leva di erogazione• così facendo si agisce sulla slitta che monta i due rulli “schiaccianti”

allontanandola e liberando così una determinata sezione da cui può scendere il prodotto, sia solido che liquido.

• Spingendo la leva a fine corsa scatta un meccanismo che riporta i rulli nella posizione di partenza cessando l’erogazione di prodotto. (in questo modo, se non si controlla la pressione esercitata, e ad ogni pressione si raggiunge il fine corsa, l’erogatore farà scendere il prodotto in quantità finite e, volendo, calcolabili a seconda del prodotto)

• Quando la slitta ritorna nella posizione di partenza i due rulli premono il “beccuccio” di poliuretano contro la parete della base provocandone lo schiacciamento in due punti come precedentemente illustrato.

Pulizia• si solleva il tappo ruotandolo verso l’alto• a questo punto, la presenza del solenoide permette di nuovo di scegliere tra

due diverse modalità di estrazione del contenitore dalla base: o si fa ruotare fino a fine corsa il gruppo base/contenitore e si preme la leva di erogazione (così facendo il contenitore si stacca e scende per gravità scorrendo lungo i montanti fino a svincolarsi del tutto dalla base), oppure si inclina leggermente la base, si preme la leva e si separa il contenitore sollevandolo fin sopra le guide

• il contenitore, che è l’unico componente che entra in contatto con il prodotto da erogare, può essere lavato in lavastoviglie

Le uniche incognite di questo progetto rimangono essenzialmente due:quanta forza è necessaria per azionare il dispositivo di erogazione?E inoltre, si riesce ad ottenere una chiusura ermetica?Evidentemente tutto dipende dal grado di flessibilità e dallo spessore del poliuretano impiegato, dunque, ancora una volta, sono indispensabili le prove sperimentali che, data la ristrettezza dei tempi, sono impossibili da finalizzare.E’ stata fatta qualche prova nel laboratorio dei modelli, ma con un elastomero a sezione circolare costante che non ha dato un feedback soddisfacente. Lo stesso modellista, dunque, ci ha consigliato di rivedere questo metodo di erogazione per arrivare ad avere un prototipo funzionante nei tempi previsti e così, anche con il suo ausilio, siamo giunti a concepire un ulteriore meccanismo di erogazione totalmente interno al contenitore che riporta la base alla sua semplice funzione di supporto, rilanciando l’idea di una intercambiabilità tra il contenitore rigido e quello a soffietto: alla pressione della leva si aziona un meccanismo che porta al sollevamento di un tappo conico che altrimenti ostruisce completamente il passaggio di materiale dal foro inferiore. La posizione e la forma stesse del tappo fanno sì che la pressione esercitata dal prodotto rimanente nel contenitore contribuisca a serrare la chiusura. I disegni che seguono, per esigenze di impaginazione, non sono nella scala indicata nel cartiglio:

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Questa soluzione richiede una forza sicuramente inferiore rispetto all’altra e

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probabilmente la pressione della leva non crea un momento così grande come nel caso del “beccuccio”. D’altra parte il fatto che il meccanismo sia a diretto contatto con il prodotto crea qualche fastidio in più per quanto riguarda la pulizia. Inoltre, perlomeno per il momento, abbiamo dovuto rinunciare al dispositivo di interruzione dell’erogazione in caso di pressione della leva fino a fine corsa, perché si arrivava ad un livello di complessità troppo elevato. Il fatto che non vi sia più il beccuccio in poliuretano ha come conseguenza che la base ed il contenitore non sono più collegati e dunque, quando si ruota il contenitore per la ricarica, questo tende a scivolare via. Abbiamo superato questo problema esaltando l’attrito tra il contenitore e le guide applicando pellicole di gomma su entrambe le facce: questo aumenta anche il grip quando si deve impugnare il contenitore.Aggiornando definitivamente lo schema di analisi di tutte le fasi di interazione otteniamo:

Installazione del supporto a muro• Nella confezione viene fornita una dima che aiuta a individuare i punti per il

fissaggio a muro del supporto e, soprattutto, tale dima determina l’altezza dell’erogatore rispetto al piano di lavoro: questa dimensione, infatti, sarà importante per le fasi successive

• Bisogna dunque posizionare la dima con la base inferiore appoggiata sul piano e accostarla alla parete dove si intende installare l’erogatore

• Si fora la parete con un trapano• Si inseriscono i tasselli (forniti nella confezione)• Si posiziona il supporto a muro • Si avvitano le viti (anch’esse fornite nella confezione) nei loro alloggiamenti

Installazione del contenitore• Al supporto appena fissato sono incernierati il tappo (in alto) e la base (in basso).

Il tappo è stato progettato in modo tale da stare in verticale appoggiato al muro senza ribaltarsi verso il basso. La cerniera che unisce il supporto a muro con la base ha invece un solenoide che consente alla base, ruotando, di assumere posizioni stabili lungo tutto l’arco di rotazione.

• la base è sagomata in modo da assecondare l’andamento curvilineo della sezione del contenitore; quest’ultimo vi si inserisce fino alla variazione netta di sezione, garantendo un alloggiamento stabile. Alla base sono saldati due montanti a sezione semicircolare che fungono da guide per il contenitore dalla forma ergonomica; tali guide sono rastremate nella parte alta per facilitare l’inserimento del contenitore.

• Il solenoide a cui si è accennato sopra permette all’utente di scegliere la modalità di installazione più consona alle sue capacità: o ruota completamente la base fino a fine corsa, appoggia il contenitore sul piano di lavoro e lo inserisce capovolto nelle guide ribaltando poi il tutto in posizione verticale, oppure inclina leggermente la base e, se non sono presenti difficoltà a sollevare il contenitore fin sopra le guide, lo lascia poi cadere in posizione

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• Le pellicole in gomma applicate sul contenitore e sulle guide creano un leggero attrito che, come vedremo, sarà utile in fase di ricarica, ma adesso ciò impone di accompagnare il contenitore in posizione con le mani.

• L’installazione si conclude ruotando il tappo in modo da assicurare il contenitore in posizione verticale: il tappo infatti è conformato in modo tale da resistere al momento generato dalla pressione della leva di erogazione che tenderebbe a far ruotare tutto il gruppo base/contenitore

Ricarica• aprire il tappo ruotandolo• tirando a sé il contenitore, questo ruota verso il basso assieme alla base e alla

leva con una serie di piccoli scatti • si può fermare la rotazione in una posizione intermedia oppure arrivare fino al

fondo corsa della cerniera, a seconda delle dimensioni della confezione che contiene il prodotto da ricaricare. Infatti il gruppo base/contenitore si deve fermare in una posizione tale per cui l’imboccatura del contenitore si trovi ad una altezza ideale per la ricarica

• il contenitore non si stacca dalla base perché l’attrito generato dalle guide sul contenitore non lo permette (considerando anche il fatto che, quando si effettua l’operazione di ricarica, il contenitore è vuoto o quasi, e pertanto non troppo pesante)

• la ricarica avviene adagiando la confezione del prodotto nell’imboccatura del contenitore che, grazie alla sua forma, la accoglie e riduce al minimo il rischio di fuoriuscita accidentale del prodotto dal contenitore. Si deve ruotare il contenitore e contestualmente il pacco in modo che il prodotto scenda per gravità e tutto ritorni nella posizione operativa verticale

• si toglie il pacco ormai vuoto• si richiude il tappo

Utilizzo• si posiziona un recipiente al di sotto dell’erogatore • si preme verso il basso la leva di erogazione• così facendo si agisce sul leveraggio interno che solleva il tappo conico: si libera

dunque una sezione dalla quale scendo il contenuto, sia solido che liquido.• Per far cessare il flusso di prodotto si rilascia la leva che ritorna in posizione

Pulizia• si solleva il tappo ruotandolo verso l’alto• a questo punto, la presenza del solenoide permette di nuovo di scegliere tra due

diverse modalità di estrazione del contenitore dalla base: o si fa ruotare fino a fine corsa il gruppo base/contenitore e si estrae dalle guide il contenitore vincendo il leggero attrito con le guide, oppure si inclina leggermente la base e si separa il contenitore sollevandolo fin sopra le guide

• il contenitore, che è l’unico componente che entra in contatto con il prodotto da erogare, può essere lavato in lavastoviglie

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Le scelte formali sono state dettate, com’è ovvio, dai principi dello Universal design, e forse lo si vede maggiormente nel disegno della leva e del tappo: la leva è grande e forata al centro in modo che ci si possa approcciare ad essa nei modi più diversi (dita, mano, avambraccio, gomito, mento) riuscendo comunque a compiere l’operazione di erogazione, ed il discorso vale anche per l’impugnatura del tappo: grande e inclinata in modo che sia sufficiente una piccola pressione per portare l’elemento in posizione verticale e viceversa.

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Il colore inoltre, è anch’esso frutto di considerazioni che tendono ad allargare il bacino di utenza: infatti un aspetto non sempre tenuto nella giusta considerazione in fase di progetto (come è emerso nelle schede di analisi dei prodotti oggi presenti sul mercato) è il contrasto di luminanza tra le varie componenti dell’oggetto. È importante evidenziare con un forte contrasto gli elementi funzionali come la leva di erogazione e il tappo superiore, per i quali abbiamo scelto una tonalità molto chiara di celeste, che contrasta con il blu intenso del contenitore. Anche per la scritta abbiamo scelto lo stesso tono di celeste, un carattere leggibile e un corpo sufficientemente grande. Abbiamo inoltre preso come riferimento comuni mappe tattili per determinare il rilievo dei caratteri impiegati.Di seguito inseriamo gli altri disegni tecnici per illustrare in maniera completa il progetto.

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ANALISI COSTI/BENEFICI(Prima della realizzazione del prototipo per valutare la fattibilità e sostenibilità economica delle innovazioni.N.B. in questa fase va valutato il “trasferimento di beneficio”: l’innovazione che permette l’utilizzo del prodotto da parte degli utenti esclusi dai prodotti esistenti può rivelare (come spesso accade) aspetti di qualità e valore anche per gli altri)

TEST DI UTILIZZO DEL PRODOTTO INNOVATIVO(A conferma dell’efficacia delle soluzioni adottate)