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vincenzo-bisceglia
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Mia madre odia le carote, la fedele trascrizione di una corrispondenza psicoanalitica avvenuta tramite mail tra due
protagonisti. Si tratta di Zoe, giovane donna tormentata da ciò che era e ciò che è, dal suo passato e dal suo presente, da ciò che non conosce di se stessa e dalla sessualità che ha paura di mostrare, dalle ansie che la caratterizzano, dall’universo devastante dell’anoressia, della bulimia, dell’autolesionismo, la quale si ritrova a 33 anni a cercare un aiuto nelle parole di uno sconosciuto, Paolo Cotrufo, uno psicanalista trovato sul web al quale inizierà a raccontare di sé. Mail dopo mail emergeranno
dubbi, le ragioni dei silenzi di Zoe che verranno così analizzati e indagati attraverso l’occhio esperto dello psicanalista.
Questo scambio, il fatto che i due protagonisti non si
conoscano, il rapporto che si instaura tra loro, è il punto
focale del libro e così anche del booktrailer, un nuovo modo
di guardare alla psicoanalisi e
tema delicato come quello dell’anoressia. Nella prima parte
del video l’obiettivo è proprio quello di raccontare, in modo
bisogno di un aiuto esterno, palesato dall’invio della prima mail da parte di Zoe, un aiuto che le permetta di conoscersi,
di capire le ragioni delle sue
seconda parte del video è invece dedicata all’attesa di una risposta
dal professor Cotrufo che viene rappresentato attraverso pochi
dettagli ed elementi tipici di uno psicanalista. Lo psicanalista
risponde così alla prima mail mandata dalla giovane donna dando quindi inizio alla loro
corrispondenza.
Il booktrailer si apre col respiro
fa da sottofondo ad una scena interamente bianca in cui, pochi secondi dopo, si vede il dettaglio
nella scena per pochissimo tempo in trasparenza e con un
vuole rimarcare le angosce e le ansie della protagonista.
La scena ritorna così bianca e dopo pochi secondi di
silenzio le note del pianoforte accompagnano i testi di
commento al libro che iniziano a raccontare le paure e i tormenti
di Zoe, la scelta del font non è quindi casuale, senza grazie
e sottile vuole rimarcare la malattia con cui convive la
protagonista.
Si susseguono quindi diverse riprese di un corpo nudo che però non si palesa motivo che porta a scegliere di tenere sempre i dettagli del corpo in trasparenza e di sovrapporre le scene tra loro per rendere
di accentuare il disagio interiore
un cambiamento, le riprese lasciano infatti il posto a delle
si susseguono tra di loro sempre a tempo di musica, contenenti
un ultimo piatto, vuoto, per
della protagonista.
Si torna poi alle riprese dei dettagli del corpo per poi
arrivare alla manifestazione della ricerca di aiuto da parte di
Zoe con la ripresa di mani che scrivono al computer, ed infatti
alla ripresa si sovrappone il testo della prima mail scritta dalla
protagonista allo psicanalista, lo sfondo diventa poi bianco e dopo pochi secondi si sente un semplice “click” che rimarca il
momento di invio della mail con il quale si interrompe anche la
musica che ha accompagnato la descrizione della protagonista.
In seguito al click la scena diventa nera e si sente soltanto il suono di un orologio per mettere in evidenza l’attesa, le ore che trascorrono dall’invio della prima mail di Zoe e la risposta del dottor Cotrufo, psicoanalista che ovviamente non si racconta all’interno delle mail ma che instaura un nuovo tipo di rapporto analista – paziente che va oltre i limiti della psicoanalisi tradizionale.
Dopo la ripresa dell’orologio, si susseguono poche e brevi
riprese di dettagli legati a quello che può essere considerato
uno psicanalista tipo, ad ogni scena non viene associata una
musica di sottofondo ma sempre il suono dell’orologio a cui
vengono sovrapposti i suoni dei diversi elementi delle scene,
la penna che viene aperta, le pagine sfogliate, il rumore della
penna che scrive nell’agenda
prima mail scritta dal professor
battitura accompagnato dal suono dei tasti ed anche qui è presente il suono del click di invio che segna l’inizio della
corrispondenza psicoanalitica tra i due protagonisti.
Dopo il click, il nero dello
trasparire la copertina del libro accompagnata da un commento di Gian Paolo Porreca, in un articolo su Il Mattino.
Il packaging vuole sottolineare il punto centrale del libro, ovvero
la corrispondenza. Per questo motivo, la scelta progettuale è
ricaduta sulla busta, contenuta in una custodia che richiama i
pacchi postali visto il materiale con cui è realizzata.
All’esterno quindi, può apparire quasi anonima, traducendo la volontà di Zoe di non svelare
mai il suo vero nome all’interno del libro. Aperta la custodia, le
contrasto quasi eccessivo, una
l’intimità raggiunta dai due protagonisti, inizialmente
sconosciuti.
Il susseguirsi delle diverse mail all’interno del libro è messo in evidenza dall’impaginazione tramite l’utilizzo di pagine singole. L’etichetta vuole ricordare il rapporto epistolare tra i due. Nell’insieme il packaging e l’inserimento dei testi della relazione in sovrapposizione a delle immagini richiamano le scelte di montaggio del booktrailer.