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- Enciclopedia degli Autori Italiani - Enciclopedia degli ...polarità. Il romanzo più famoso è «Beati Paoli», apparso dapprima sul «Giornale di Sicilia» nel 1909 a firma Wil-liam

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NANNARELLI FABIO

NANNETTI VIERI

NAPOLI ORAZIO

NAPOLITANO GIAN GASPARE

NAPPI CESARE

NAPPINI BARTOLOMEO

NASCIMBENI GIULIO

NATOLI LUIGI

NARDI PIERO

NARDINI BRUNO

NARDUCCI ANTON MARIA

NATALI GIULIO

NATOLI ALDO

NATOLI GLAUCO

NEERA, pseudonimo di Anna Radius Zuccari

NEGRI ADA

NEGRI FRANCESCO

NEGRI GAETANO

NELLI GIOVAN BATTISTA CLEMENTE

NELLI PIETRO

NEMESIANO MARCO AURELIO OLIMPIO

NENCIONI ENRICO

NENCIONI GIOVANNI

NERI ACHILLE

NERI FERDINANDO

NERI IPPOLITO

NICCOLINI GIOVAN BATTISTA

NICCOLÒ CORREGGIO

NICOLINI GIUSEPPE

NICOMACO FLAVIANO VIRIO

NIERI ILDEFONSO

NIEVO IPPOLITO

NIEVO STANISLAO

NIGRA COSTANTINO

NOBILI GIULIO

NOBILI GUIDO

NOFERI ADELIA

NOGARA GINO

NOMI FEDERICO

NOVARO ANGIOLO SILVIO

NOVARO MARIO

NOVATI FRANCESCO

NOVELLO DA POLENTA GUIDO

NOVELLO GIUSEPPE

NOVENTA GIACOMO,pseudonimo del poeta Giacomo Ca’ Zorzi

NUCCOLI CECCO

NUVOLETTI PERDOMINI GIOVANNI

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NANNARELLI F ABIO (Roma 1825-Corneto Tarquinia 1894) - Disentimenti liberali, partecipò nel 1849 alla difesa della Repubblica Ro-mana. Nel 1860 insegnò letteratura italiana ed estetica nell’Accademiascientifico-letteraria di Milano, e nel 1871 fu nominato professore diletteratura italiana all’università di Roma. Poeta di intonazioneclassicheggiante e rappresentante della cosiddetta scuola romana («Poe-sie», 1853; «Nuove poesie», 1856; «Nuovi canti», 1875), lasciò anchevari saggi di critica dantesca e di storia letteraria.

NANNETTI VIERI (Fir enze, 1895-1957) - Si affermò negli anni di«Solaria», a cui collaborò attivamente, e presso le edizioni della rivistaraccolse in volume le prose di «Malseme» (1930), il suo più significati-vo, e in seguito «I nudisti di monte Catterina» (1932), «Sogno di amantiin catene» (1934), «La guerra ritorna» (1935). Ma la sua vocazione au-tentica era di poeta e infatti fin da quegli anni stava lavorando a un’operain versi che però apparve solo nel 1946: «Declamazione». La raccolta ditutte le sue «Poesie» (1954) lo fece riconoscere tra i poeti significatividel Novecento. La sua ultima opera, «Apocalisse in barocco», pubblica-ta postuma (1957), è anch’essa poetica e si ispira a una sofferta religiositàsostenuta da esasperata ricerca linguistica in chiave espressionistica.

NAPOLI ORAZIO (Mazara del Vallo [TP] 1902-Milano 1970) - Par-tecipò alla vita culturale milanese degli anni Trenta e fece parte del grup-po dei “cappotti lisi” insieme ai più famosi scultori e letterati di inizioNovecento. A quel periodo appartengono le prose di «Il cadavere inna-morato» (1929) e «Deserto a Melbourne» (1933), i versi raccolti in «Po-esie, con un saggio sulla poetica di Jacopone» (1940). La sua opera piùsignificativa resta il volume di poesie «Notte Legame Mare», apparsasolo nel 1956; i libri venuti in seguito, sia in prosa («22 letti», 1965) chein versi («Gli occhi a terra», 1964, «Smarrimenti», 1968), non aggiungo-no nulla alla compiutezza di quel testo. Scrisse anche per molte rivisteletterarie, tra le quali «Campo di Marte», «Corrente» e «L'Italia Lettera-ria» e nel 1948 ricevette il Premio San Babila minore per gli inediti, conla poesia «Il Carrubo».

NAPOLIT ANO GIAN GASPARE (Palermo 1907-Roma 1966) - Col-laboratore della rivista «Novecento» di Bontempelli, si rivelò con il ro-manzo «Scoperta dell’America» (1930). Corrispondente e inviato di gior-nali, viaggiò moltissimo e raccolse un vasto materiale utilizzato in «Girointorno al mondo» (1933) e «Troppo grano sotto la neve» (1936) e neitre racconti di «La mariposa» (1950). Altre sue opere narrative sono «Inguerra con gli scozzesi» (1945), «Il figlio del capitano» (1958) e, postu-me, «Un colpo di luna» (1967), «Magia rossa» (1968). Al cinema avevagià collaborato prima della guerra, ma solo in seguito si affermò con ifilm «Magia verde» (1952) e «Tam-tam Mayumbe» (1956, tratto da unracconto di «La mariposa»).

NAPPI CESARE (Bologna, 1440 circa-1518) - Di professione notaio,ebbe molti onori e incarichi nella sua città. Lasciò poesie di vario genere(amorose, devote e popolareggianti), quasi tutte inedite, uno zibaldone,il «Palladium eruditum» (contenente orazioni, volgarizzamenti, raccolted’iscrizioni), anch’esso inedito; alcune «Lettere amorose», scritte perincarico di amici, e, opera di maggiore interesse, il «Libro de’ ricordi oMemoriale», cronaca degli avvenimenti cittadini e familiari dal 1460 al1516.

NAPPINI BARTOLOMEO (Petrizzi [CZ] 1634-Roma 1717) - ARoma prima esercitò l’avvocatura, poi abbracciò lo stato ecclesiasticodivenendo canonico; scrisse sotto il nome di don Polipodio Calabro,pedagogo e pastore, 132 sonetti di tono giocoso in stile fidenziano.

NASCIMBENIGIULIO (San-guinetto, 1923-2008) - Dopo averottenuto la laureain Lettere all’Uni-versità Cattolicadi Milano lavoròal giornale «L’Are-

na» di Verona. Per qualche tempo fu anche direttore del«Nuovo Adige», poi andò al «Corriere della Sera» e virestò per quasi 50 anni. Ebbe inoltre l’incarico di dirigere«Storia illustrata» e fu vicedirettore e direttore della «Do-menica del Corriere». Dal 1974 fu responsabile, comeredattore capo, della Terza Pagina e del supplemento«Libri/Arte» del Corriere della Sera. Pubblicò la raccoltadi poesie giovanili «Pianura» (Vita veronese, 1952), i li-bri «Montale, biografia di un poeta» (Longanesi, 1969,tre edizioni), «Potere violenza famiglia» (SugarCo, 1977)e «Il calcolo dei dadi» (Bompiani, 1984). Sua è la voce«Montale» nell’Enciclopedia Europea Garzanti. Lavoròanche in televisione, dove condusse la prima trasmissio-ne della RAI dedicata alla letteratura, «Tuttilibri». Nu-merosi i premi e i riconoscimenti: Premio Castello (San-guinetto) con «Pianura» nel 1948, Premio Abazia dellaVangadizza (Badia Polesine) con singole poesie nel 1949,Medaglia d’oro per la benemerenza civica del Comunedi Milano nel 1984, Premio Bagutta e Premio Estense con«Il calcolo dei dadi» nello stesso anno. Inoltre, per l’atti-vità e la carriera, Premio Capri, il Goethe di Malcesine, ilGonella di Venezia e il Masi-Civiltà veneta. Partecipò adiverse giurie di premi nazionali, tra cui lo Strega, ilBagutta, il Nonino, i 12 Apostoli, e presidente dei premiMasi, Cesare Marchi e Bruno Roghi.

NATOLI LUIGI (Pa-lermo, 1857-1941) - Ini-ziò la carriera di gior-nalistica a soli 17 annicollaborando per alcu-ni giornali, quindi lavo-rò come professore distoria in vari licei italia-ni. Condusse ricerchesulla storia e sulla let-teratura siciliana che siraccomandano più perl’aspetto erudito cheper fondatezza cultura-le. Ma il suo nome è ri-cordato soprattutto perla fluviale produzione di romanzi d’appendice ambien-tati in Sicilia e apparsi a puntate su giornali e riviste come«Il Giornale di Sicilia», «Il giornalino della Domenica» e«Primavera», che gli fecero guadagnare una grande po-polarità. Il romanzo più famoso è «Beati Paoli», apparsodapprima sul «Giornale di Sicilia» nel 1909 a firma Wil-liam Galt e poi in volume, che ha appassionato i lettoriper l’insieme di intrigo e di denuncia sociale, con il trion-fo del bene sul male. Il romanzo è tornato di attualità inseguito allo studio e all’edizione curata da Umberto Econel 1971.

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NARDI PIERO (V icenza, 1891-1974) - Nei suoi studi si occupò so-prattutto di scrittori dell’Ottocento, e in particolare degli scapigliati a cuidedicò «Scapigliatura. Da Giuseppe Rovani a Carlo Dossi» (1924 e 1968),e del Novecento con il volume «Novecentismo» (1926). Celebri sono lesue biografie di Fogazzaro (1938), di Arrigo Boito (1942), di GiuseppeGiacosa (1949): di tutti e tre questi autori curò l’edizione di «Tutte leopere». Un’altra importante biografia è quella di D. H. Lawrence (1947),di cui diresse la pubblicazione in italiano di tutti gli scritti. Notevole unsuo commento ai «Promessi sposi» (1947).

NARDINI BRUNO (Scarperia [FI], 1921-1990) - La sua poesia diispirazione religiosa muove da esperienze autobiografiche, ma tende aesprimere significati universali con un linguaggio che spesso sfocia inuna commossa declamazione oratoria. Tra le sue opere più significativesi ricordano «Variazioni del sangue» (1950), «Via San Leonardo» (1959),«Ballata» (1967), «Il dono degli dei» (1971).

NARDUCCI ANTON MARIA (Perugia, dati anagrafici di incer-ta provenienza) - Fu attivo nell’età barocca ed è da considerarsi unesponente della corrente dei Marinisti. Le sue composizioni appar-vero, miste a quelle di altri autori, in varie antologie collettive. Lasua composizione più famosa e più sorprendente è il sonetto «Per ipidocchi della sua donna», dove paragona a pidocchi in capelli bion-di delle “fere (tesori) d’avorio in bosco d’oro”. Le sue poesie furonopubblicate nel 1623.

NATALI GIULIO (Pausula [MC] 1875-Roma 1965) - Prima do-cente di letteratura italiana al magistero di Roma, poi titolare, dal1939, all’Università di Catania, dedicò alla letteratura italiana delSettecento, dopo alcuni pregevoli saggi («La mente e l’anima di G.Parini», 1900; «Idee, costumi, uomini del Settecento», 1916), unavasta e minuta trattazione («Il Settecento», 2 voll., 1929; 2ª ed. 1944-1947), di cui si apprezza l’ampiezza del quadro informativo più che laprofondità dell’indagine critica. Altri suoi saggi: «Il primo grande Leo-pardi», «I giorni e l’opera di G. Carducci» (1935), «Bibliografialeopardiana» (1932-1953). È anche autore di versi («I canti della Pa-squa», 1898; «Le api», 1902).

NATOLI ALDO (Messina1913-Ro-ma 2010) - Dottore in medicina e chi-rurgia, lavorò presso l'Institut du cancerdi Parigi nel 1939; in quel periodo feceda tratmite tra la centrale francese delPCI e quella italiana grazie anche alfratello maggiore Glauco, che in quel-lo stesso periodo era incaricato di let-

teratura italiana presso l'Università di Strasburgo. Al rientro in Italia fuarrestato per attività clandestina in sieme e fu rinchiuso nel carcere diCivitavecchia fino al 17 ottobre 1942. Subito dopo entrò a far parte del-l'organizzazione militare del CLN, fondando con Mario Alicata la reda-zione clandestina dell'Unità. Dopo la guerra fu segretario del PCI a Romae nel Lazio, divenne consigliere comunale di Roma e fu a lungocapogruppo del PCI in Campidoglio. Nell'ottobre del 1969, in dissensocon la direzione del PCI sulla condanna dell'invasione sovietica dellaCecoslovacchia, fu radiato dal partito con Rossana Rossanda, Luigi Pintore tutto il gruppo del quotidiano "il manifesto" da loro costituito. Da quelmomento si dedicò all’attività storiografica e pubblicò numerose opere:«Antigone e il prigioniero: Tania Schucht lotta per la vita di Gramsci»,«L'età dello stalinismo», «Lettere: 1926-1935 / Antonio Gramsci, TatianaSchucht», «Mao Tse-Tung e il marxismo», «Mao Zedong dalla politicaalla storia», «Orwell e il 1984 del "Socialismo reale"», «Sulle originidello stalinismo: saggio popolare», «Mao Tse Tung: "Note su Stalin eMao"», «Il Registro. Carcere politico di Civitavecchia 1941-1943».

NATOLI GLAUCO (T eramo 1908-Firen-ze 1965) - Insegnò lingua e letteratura fran-cese presso le università di Strasburgo e Fi-renze. Ingegno critico precoce, collaborò a«Solaria», a «Circoli», all’«Italia letteraria»con saggi e articoli sulla letteratura italianacontemporanea, ma è principalmente noto peri saggi di letteratura francese: «Stendhal»(1936), «Scrittori francesi» (1950), «Figure eproblemi della cultura francese» (1953). Po-stumo è apparso nel 1968, con un suo ricor-do di Giovanni Macchia, «Marcel Proust e altri saggi» che raccoglie isuoi ultimi scritti. Fu anche poeta di rilievo negli anni Trenta con «Ri-sveglio ed altri versi» (1934) e «Poesia» (1939).

NEGRI FRANCESCO (Bassano 1500-Cracovia[?] 1563) - Monacobenedettino, in età ancor giovanile lasciò l’ordine e si trasferì fuori d’Ita-lia aderendo al movimento anabattista. Cambiò allora il cognome Pater-no Buonamonte in quello di Negri. Tenne a lungo scuola a Chiavenna(1533-1555), quindi si stabilì in Polonia dove divenne pastore di unacongregazione antitrinitaria. Scrisse operette di devozione, il poemettoin latino «Rhoetia, sive de situ et moribus Rhetorum», e traduzioni, lapiù importante delle quali è quella del messaggio alla nobiltà tedesca diLutero. Ma la sua opera più importante è la tragedia «Il libero arbitrio»,che, condotta nei modi di un pesante allegorismo, ebbe rinomanza comeatto di accusa d’un riformato contro la Chiesa di Roma.

NEGRI ADA (Lodi 1870-Milano 1945) - Provenien-te da umile famiglia, con-seguì il diploma di mae-stra nel 1888 e insegnò di-versi anni a Motta Viscon-ti. Iniziò l’attività di poe-tessa pubblicando i suoiversi su un giornale lom-bardo, il “Fanfulla” e nel1892 pubblicò la sua pri-ma raccolta di poesie conil titolo “Fatalità”. L’ope-ra ebbe ebbe un grande

successo e le permise di acquistare grande fama tantoche le fu conferito il titolo di docente per chiara famapresso l’Istituto superiore "Gaetana Agnesi" di Milano.Nel 1896 si sposò con Giovanni Garlanda, ebbe due fi-glie, ma il matrimonio durò poco e dopo la separazioneviaggiò in Svizzera per tornare in Italia allo scoppio del-la guerra. Nel 1894 vinse il Premio Giannina Milli per lapoesia e nel 1941 fu insignita del Premio Mussolini per lacarriera, che consacrò Ada Negri come intellettuale diregime, tanto che fu la prima donna membro dell'Acca-demia d'Italia. La sua fama accrebbe ancor più con il ro-manzo auto-biografico «Stella mattutina», in cui rievo-cava la prima giovinezza. Con la sua poesia riuscì a im-porsi sia nell’ambiente letterario sia presso il pubblicocon versi di forma tradizionale e di ispirazione umanita-ria, socialista e femminista («Tempeste», 1894; «Esilio»,1914); in seguito scrisse poesie di gusto dannunziano edi tono quasi diaristico («Il libro di Mara», 1919; «I cantidell’isola», 1924) e compose liriche che esprimono convoce più raccolta e dimessa, una concezione cristiana dellavita («Vespertina», 1930; «Il dono», 1936).

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NEGRI GAETANO (Milano 1838-Va-razze 1902) - Ufficiale, partecipò alle cam-pagne per la repressione del brigantaggiopostunitario nel Mezzogiorno, lasciandopoi l’esercito per dedicarsi agli studi e al-l’attività politica. Nel 1891, per la Hoepli,effettuò una nuova traduzione in italianodella favola «Pierino Porcospino» che ri-scosse particolare successo, curandonepoi, nel 1898, una sorta di continuazione,sotto il titolo «Pierino porcospino viven-te». Collaborò attivamente con alcuni im-

portanti periodici, fra cui «La Perseveranza» e «Nuova Antologia». Sen-sibile ai problemi religiosi, lasciò vari saggi storici su san Paolo, ArioGiuliano l’Apostata, Renan e altri, visti con simpatia umana ma nonsempre con vigore interpretativo: il più notevole è quello su Giulianol’Apostata. Consigliere comunale di Milano dal 1873 e sindaco della suacittà dal 1884 al 1889, deputato (di orientamento moderato) nelladodicesima legislatura, venne nominato senatore nel 1890. Tra le sueopere sono da ricordare: «La crisi religiosa» (1877), «Bismarck» (1884),«G. Eliot» (1891); i suoi scritti principali sono raccolti nelle «Opere» (6voll., 1892-1904).

NELLI GIOV AN BATTISTA CLEMENTE (Fir enze, 1735-1793) -Erudito e bibliofilo appassionato, diede valido contributo alla storia del-la scuola di Galileo con il «Saggio di storia letteraria fiorentina del XVIIsec.» (1759), particolarmente apprezzato dal Baretti, che si distingue perla minuzia dei profili biografici, e con l’opera «Vita e commercio lettera-rio di G. Galilei» (1793), che gli valse la maggior parte della sua fama diletterato. Salvò dalla dispersione autografi e manoscritti di Galileo, oracustoditi nella Biblioteca Nazionale di Firenze.

NELLI PIETRO (Siena, 1512 circa-Venezia 1572) - Visse gran partedella sua vita a Venezia, dove pubblicò, sotto lo pseudonimo di Andreada Bergamo, due volumi di «Satire alla Carlona» (1546-1547), interes-santi per l’arguzia del tono e, a tratti, per la vera e propria satira di costu-me. Sempre a Venezia, nel 1572, pubblicò una raccoltina di «Sonetti etepigrammi», per celebrare la vittoria di Lepanto.

NEMESIANO MARCO AURELIO OLIMPIO (Car tagine secondametà del III sec. d.C.) - Poeta latino. Delle sue opere sono giunti a noi325 esametri di un poemetto sulla caccia («Cynegetica»), quattro«Eclogae» su modello di Virgilio e di Calpurnio Siculo e due frammentisull’uccellagione («De aucupio»). Poeta di scarsa originalità, si compia-ce di motivi realistici e di minute descrizioni.

NEERA, pseudonimodi Anna Radius Zuc-cari (Milano, 1846-1918) - La sua vicendabiografica, povera dicronaca esteriore, sal-vo una giovanile e bre-ve passione e il matri-monio con Adolfo Ra-dius (1871), è tutta ri-solta nell’assidua atti-vità letteraria che fecedi Neera una delle piùfeconde e fortunate au-trici della seconda me-tà dell’Ottocento e del primo Novecento. Esordì nel 1875come scrittrice di novelle pubblicate su importanti rivi-ste del tempo, come il “Pungolo”, “L’illustrazione italia-na”, il “Marzocco”. I suoi romanzi («Regaldina», 1884;«Teresa», 1886; «La vecchia casa», 1900; «Crevalcore»,1907; «Rogo d’amore», 1914; ecc.) e i libri di riflessionemorale e autobiografica («L’amor platonico», 1897; «Leidee di una donna», 1903; ecc.) ebbero successo per i toniintimistici tardoromantici e per l’evocazione del mondofemminile, saldo nei suoi ordinati e tradizionali princìpi.Tali opere, pur conservando un loro decoro, risentono diuna certa genericità descrittiva.

NENCIONI ENRICO (Firenze 1836-Ardenza [LI] 1896) - Come giornalistacollaborò dapprima all’Italia Nuova efu poi redattore del Fanfulla della Do-menica, nel quale svolse una comples-sa attività critica che gli valse la catte-dra di letteratura italiana nell’Istitutosuperiore di magistero di Firenze. Fi-gura rappresentativa nella vita lettera-ria del secondo Ottocento, fu amico econsigliere, tra gli altri, del Carducci edel D’Annunzio. Partecipe delle ideedegli Amicipedanti, non ne condiviseil loro esasperato spirito antiromantico.Promosse con la sua attività di tradut-tore la conoscenza delle letterature stra-

niere e specialmente di quella ingle-se, persuaso che la nostra letteratura,legata agli schemi neoclassici, neavrebbe ricevuto un benefico influs-so. Uomo di vasta cultura, non si di-stinse nella sua attività critica per laprofondità delle idee o per l’ampiez-za del disegno, ma per la finezza delgusto e per l’acuta sensibilità. Le suepoesie pubblicate nel 1880, ma com-poste tra il 1856 e il 1863, si distacca-no dalla metrica tradizionale e si ri-velano nella loro parte migliore comel’espressione dell’animo pensoso delpoeta, volto alla meditazione del do-lore che incombe sulla vita umana.

NERI ACHILLE (Sar zana [SP] 1842-Genova 1925) - Nei molti scrit-ti di carattere erudito si occupò soprattutto di figure e avvenimenti legatialla regione ligure-lunigianese. Suo tratto caratteristico fu una notevolecapacità a render vivo e gustoso l’aneddoto storico, come risulta dainumerosi articoli di giornale comparsi sul «Fanfulla della domenica» esulla «Gazzetta letteraria». Dei suoi volumi, il più vivo è «Costumanze esollazzi» (1883). Oltre che insegnante, bibliotecario e conservatore delmuseo genovese del Risorgimento, fu direttore del «Giornale ligustico»(dal 1874) e fondatore di altri periodici, come il «Giornale storico e let-terario della Lunigiana».

NERI FERDINANDO (Chiusafor te [UD] 1880-Torino 1954) - Co-minciò la sua carriera di studioso con un libro tuttora valido su «Latragedia italiana del Cinquecento» (1904) e quella d’insegnante comelettore di italiano a Grenoble e a Parigi dal 1904 al 1910. Titolare diletteratura francese dal 1923 nell’Università di Torino, condirettore del

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«Giornale storico della letteratura italiana» dal 1938 al 1952, fu uno deimaggiori maestri della sua disciplina, esperto medievalista, ottimo cono-scitore della letteratura italiana, buon dilettante di varie letterature euro-pee. Tra le sue raccolte di saggi meritano di essere ricordate: «Il maggiodelle fate e altri studi di letteratura francese» (1929), «Fabrilia» (1930),«Storia e poesia» (1936), «Poesia nel tempo» (1948). Utilissima la suaguida bibliografica «Gli studi franco-italiani nel primo quarto del seco-lo» (1928). Vanno ricordate anche le edizioni di Villon, «Le lais, letestament e les ballades» (1944) e di Petrarca, «Rime e Trionfi» (1953).

NERI IPPOLIT O (Empoli, 1652-1708) - Medico, fu allievo di F. Redi.Scrisse un poema eroicomico in ottave, «La presa di San Miniato», pub-blicato postumo nel 1760, che narra la conquista (fantastica) di SanMiniato da parte degli Empolesi con un esercito composto da fanti e dacapre r che rientra tra i poemi scritti a imitazione della «Secchia Rapita»del Tassoni. Nel 1700 pubblicò un volumetto dal titolo «Saggi di rimeamorose, sacre ed eroiche» dedicate a Ferdinando Terzo principe di To-scana.

NICCOLÒ CORREGGIO (Ferrara[?], 1450-1508) - Imparentato conla casa d’Este, visse in varie città italiane (Milano, Ferrara, Firenze) as-solvendo vari compiti (diplomatici o militari). Esercita l’attività poeticain una dimensione cortigiana. Nello stile è sostanzialmente fedele allalezione petrarchesca. Di lui restano alcune liriche, il poemetto in ottavarima «Fabula Psiches et Cupidinis» (1491) e il dramma «Fabula di Cefalo»rappresentato a Ferrara nel 1487.

NICOLINI GIUSEPPE (Br escia, 1788- 1855) - Dapprima classicista,aderì poi al Romanticismo, collaborando tra l’altro al «Conciliatore».Dal 1836 fu segretario dell’Ateneo bresciano. Tra i suoi scritti si ricorda-no alcuni poemetti didascalici («La coltivazione dei cedri», 1819), unatraduzione delle «Bucoliche», una «Vita» del Byron e la versione di al-cuni poemetti byroniani, tre «Ragionamenti sulla storia di Brescia», unsaggio su W. Scott pubblicato nella «Rivista europea» di Milano.

NICOMACO FLA VIANO VIRIO (V irius Nicomachus Flavianus,334-394 circa) - Discendente di una delle più prestigiose famiglie diRoma, trascorse la vita tra gli studi e alte cariche civili e militari, occu-pandosi di storia, di filosofia e di grammatica. Già vicario d’Africa (363)fu poi nominato questore di palazzo (382) e in seguito prefetto del pretorio

NENCIONI GIOVANNI (Fi-renze, 1911-2007) - Docente distoria della lingua italiana al-l’Università di Firenze e poi dilinguistica italiana alla Scuolanormale di Pisa, presidentedell’Accademia della Crusca,si occupò di lingue classiche,di teoria linguistica e di storiadella lingua e stilistica italiana.Opere principali: «Idealismo erealismo nella scienza del lin-guaggio» (1946), «Ipponatte

nell’ambiente culturale e linguistico dell’Anatolia occi-dentale» (1950), «Fra grammatica e retorica» (1953), «Lalingua di Michelangelo» (1965), «Tra grammatica e reto-rica. Da Dante a Pirandello» (1983), «Di scritto e di parla-to, Discorsi linguistici» (1984), «Francesco De Sanctis e laquestione della lingua» (1984), «Trittico manzoniano»(1987), «La lingua dei Malavoglia e altri scritti di prosa,poesia e memoria» (1988), «Saggi di lingua antica e mo-derna» (1989), «La lingua di Manzoni» (1993).

NICCOLINI GIOVAN BATTISTA (Ba-gni di San Giuliano [PI] 1782-Firenze1861) - Docente di storia e di mitologia al-l’Accademia fiorentina di belle arti e acca-demico della Crusca, si formò nel campodelle Lettere presso la scuola degli Scolopi,dove fu attratto fortemente dal latino e so-prattutto dal greco, lingue alle quali si de-dicò con traduzioni e composizioni. In quelperiodo frequentò Giovanni Fantoni e co-nobbe Ugo Foscolo, con il quale instauròuna profonda e duratura amicizia. La suafama è legata soprattutto alle tragedieclassicistiche che, attraverso temi storici, fornivano alle-goricamente dei richiami a uno spirito patriottico, che han-no come tema il riscatto nazionale e la libertà del popolo.Di questa produzione vanno ricordate le tragedie «Nabuc-co» (stampata a Londra nel 1819), «Antonio Foscarini»(rappresentata nel 1827), «Giovanni da Procida» (rappre-sentata nel 1830), «Arnaldo da Brescia» (1837 e 1843), «Bea-trice Cenci» (apparsa nel 1854 come rifacimento di «I

Cenci» di Percy Bysshe Shelley). Oltre chedell'attività di tragediografo, affrontò inten-samente il problema delle arti figurative;in particolare si ricordano i due discorsidell'«Elogio di Andrea Orcagna» (1816) edell'«Elogio di Leon Battista Alberti»(1819). Si occupò inoltre della questionedella lingua, che in quegli anni tanto si di-batteva, esaltando la nazionalità e l'univer-salità della Divina Commedia e infine si de-dicò alla storiografia con varie pubblicazio-ni. Dotto traduttore di autori greci comeSofocle ed Eschilo, Niccolini scrisse anche

opere di critica letteraria e d’arte quali i «Discorsi» (1818),sui nessi tra poesia e pittura, e «Del sublime in Miche-langelo» (1828). Niccolini ricevette vari riconoscimenti dalGoverno Granducale, quali una decorazione e la nominaa senatore, onori che tuttavia non accettò. Dopo la suamorte il Teatro degli Infocati prese la denominazione diTeatro Niccolini.

per l’Italia, l’Illirico e l’Africa. Avversario dei cristiani e amico diSimmaco, sostenne la rivolta dell’usurpatore Flavio Eugenio controTeodosio; ma, tradito dalle sue truppe prima della battaglia nella valledel fiume Frigido, si uccise. Scrisse un’opera di storia intitolata «Annales»,andata perduta, dedicata a Teodosio I. Tradusse diverse opere dal greco,tra cui la «Vita di Apollonio di Tiana» di Filostrato.

NIERI ILDEFONSO (Ponte a Moriano [LU] 1853-Lucca 1920) -Insegnante nelle scuole medie, fu studioso appassionato della lingua edelle tradizioni popolari. Il suo capolavoro sono i «Cento racconti popo-lari lucchesi» (1906), liberi rifacimenti nei quali all’acribia del filologosi accompagna un vivace gusto di narratore realista. Raccolse e illustrògiuochi, usanze, superstizioni, canti, proverbî e locuzioni popolari, com-pilò un notevole «Vocabolario Lucchese» (1902) e trattò di varie que-stioni di lingua («Scritti linguistici», raccolta postuma, 1944). Tradusseanche elegantemente dal greco i «Caratteri» di Teofrasto.

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NIGRA COSTANTINO (VillaCastelnuovo [AO] 1828-Rapallo1907) - Uomo del Risorgimento Ita-liano, insigne diplomatico e statista,scrittore e poeta, filologo e acutopensatore, è ricordato soprattutoper aver amato la sua terra e le suegenti, dedicando loro pagine di sto-ria. Laureato in giurisprudenza al-l’Università di Torino, nel 1851 en-trò al servizio del Ministero degliEsteri e in breve tempo ottenne lastima e la benevolenza dei proprisuperiori, facendosi apprezzare dal-lo stesso Ministro, allora anche Pre-sidente del Consiglio, MassimoD’Azeglio e dal suo successore, ilconte Camillo Benso di Cavour. Inquesto periodo inizia a mostrare lesue doti anche in campo artistico tanto da ricevere le lodidal grande letterato dell’epoca Alessandro Manzoni. Ne-gli anni in cui svolge l’attività diplomatica sarà testimoneed artefice dei più straordinari eventi della storia del XIXsecolo. Al seguito di Cavour e del Re Vittorio Emanuele IIpartecipa al Congresso di Parigi per raccogliere i frutti dellaspedizione piemontese in Crimea. Al colloquio diPlombières, tra Napoleone III e Cavour (1858), partecipòal progetto di guerra del Regno di Sardegna contro l’Au-stria; il problema era convincere l’imperatore di scenderein guerra a fianco dell’esercito piemontese, progetto cheandò in porto nel 1859 e che diede inizio alla seconda guer-ra di indipendenza. All’armistizio di Villafranca egli ful’unico testimone del furibondo litigio tra Cavour e il Re,che portò alle dimissioni del primo ministro. In seguito

alla morte di Cavour, tornò a Parigiin veste di Ministro Plenipotenziariodi Sua Maestà il Re d’Italia, e sarà lostesso imperatore a congratularsicon lui per il titolo ricevuto. Ma i rap-porti tra il Nigra e il Re Vittorio fu-rono sempre piuttosto gelidi perchéil sovrano vedeva nel Nigra il fidatoamico e collaboratore di Cavour, alui sempre ostile, e solo dopo la mor-te di Vittorio Emanuele II, il succes-sore Umberto I riconoscerà i meritidella sua opera svolta a favore delRegno nominandolo senatore. Altermine della carriera diplomaticaNigra si ritira a Venezia. Per tutta lasua vita, quando i gravi impegni delsuo incarico glielo permettevano, de-dicò la sua conoscenza, sorretta dal

suo amore per la terra di origine, allo studio e alla ricercafilologica della cultura canavesana. Produsse mirabili scrittie saggi e addirittura eseguì traduzioni in versi di Catullodell’opera “La chioma di Berenice” e, coadiuvato dall’ami-co Delfino Orsi, raccolse e commentò “Le Sacre Rappre-sentazioni Canavesane”. L’opera che consegna il Nigra aiposteri, ed al tempo stesso diviene una pietra miliare nelcampo degli studi antropologici e filologici, è senza dub-bio “I Canti popolari del Piemonte”. Dedicò anche gli ulti-mi anni della vita a raccogliere memorie della sua attivitàper consegnare ai posteri il racconto della storia del Risor-gimento italiano dal punto di vista di chi quella storia nonsolo l’aveva vissuta ma anche l’aveva fatta, ma alla suamorte l’enorme dossier del suo lavoro risultò scomparso.

NIEVO IPPOLITO (Padova 1831-Mar Tirreno 1861) - Figlio di un ma-gistrato mantovano e di una nobilefriulana, si avvicinò presto agli idealimazziniani e, mentre era studente dilegge, partecipò alle azioni politichestudentesche. Dopo la laurea (1855),volendo sottrarsi all’atteggiamentod’ossequio verso le autorità austriacheche l’avvocatura avrebbe comportato,si ritirò due anni nel castello dei pa-renti materni, a Colloredo presso Udi-ne, ma nel 1857, quando fu spiccatoun ordine di cattura nei suoi confron-ti, fuggì a Milano. Nel 1859 partì con icacciatori a cavallo di Garibaldi nellacampagna del Trentino, e l’anno dopopartecipò alla spedizione dei Mille.Garibaldi lo nominò colonnello e, con-quistata la Sicilia, gli affidò l’incarico,troppo burocratico e amministrativoper Nievo, di intendente militare. Nel1861, mentre i compagni, attraversatolo stretto, risalivano la penisola, partìda Palermo alla volta di Napoli sullagoletta «Ercole», che fece naufragio.

Finì così, a trent’anni, una vita esem-plare. Spirito riflessivo e discreto, uomocoraggioso ed eroico senza ostentazio-ni e vanterie, seguace sincero del rigo-re morale mazziniano, Nievo produs-se tutta la sua opera nel giro dei pochianni che vanno dalle «Rime» giovanilidel 1854 alle liriche di «Amori garibal-dini» del 1860. Ma ci furono all’incircadue anni, in parte corrispondenti allasua permanenza a Milano, in cui, ac-canto a opere di varia struttura, come ilromanzo «Il conte pecoraio» e i due dram-mi «Spartaco» e «I Capuani», scrisse inpochi mesi «Le confessioni di un italia-no». Pubblicate postume nel 1867, conil titolo «Confessioni di un ottuagena-rio», preteso dall’editore che non vole-va fossero scambiate per un memoria-le politico, le «Confessioni» sono ungrande romanzo storico, un vasto af-fresco creato attraverso le rievocazionidi un vecchio le cui vicende s’intrec-ciano con molti eventi della storia ita-liana, quali la fine di Venezia, l’inva-sione napoleonica, i tentativi delle re-

pubbliche prima di Roma e poi di Na-poli, il nascere del Risorgimento. Lafreschezza dello stile, il senso della na-tura, la trattazione nuova della sco-perta della sessualità infantile fannodi questo libro uno dei capolavoridella letteratura italiana.

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NIEV O STANISLAO (Milano1928-Roma 2006) - Pronipote diIppolito Nievo, prima di scoprire lasua vocazione di scrittore, ha viaggia-to per quarant’anni in tutto il mondo,fino in Antartide, come giornalista, re-gista e fotografo. Autore di documen-tari cinematografici, ha poi debuttatocome narratore con «Il prato in fondoal mare» (1974, premio Campiello),

dove il racconto della ricerca della nave «Ercole», su cui fece naufragioil suo celebre antenato, si unisce, in un clima di mistero, a suggestionimitologiche o parapsicologiche. La componente leggendaria e surrealedella sua tematica è stata ulteriormente accentuata nei successivi raccon-ti de «Il padrone della notte» (1977) e nei romanzi «Aurora» (1979) e «Ilpalazzo del silenzio» (1985). Sfondo e tema esotici dominano anche nelromanzo «Le isole del paradiso» (1987, premio Strega), a conferma dellegame fra letteratura ed esperienza di vita che caratterizza la sua opera.In seguito ha pubblicato: «I parchi letterari» «Il tempo del sogno», «Ilsorriso degli dei», «Aldilà», «Barca solare», «Canto di pietra», «Gli ulti-mi cavalieri dell’Apocalisse», «Il sorriso degli dei», «La balena azzur-ra», «La voragine-La ricerca del Graal», «Le isole del paradiso», «Le treanime. Chi siamo... da dove veniamo... dove andiamo», «Mater Matuta.Rievocazione storica della madre mediterranea». Si è, inoltre, cimentatonell’esercizio di traduzione degli scritti di Kipling e di Defoe. È statofondatore della «Foresta Ideale» e del «WWF», nonché presidente dellaFondazione Ippolito Nievo.

NOBILI GIULIO (Fir enze, 1537-1612) - È autore del «Trattato di belcostume ispirato al Galateo», una serie di consigli di morale pratica egalateo stesi senza pretese letterarie e indirizzati al figlio, in collegio aRoma. Ha tradotto anche dal greco «Quadripartito» di Tolomeo in vol-gare toscano (1574).

NOBILI GUIDO (Fir enze, 1850-1916) - Di professione avvocato, insaggi e racconti ritrasse con arguzia e con sottile vena malinconica la vitadella borghesia fiorentina. I suoi scritti, pubblicati sparsamente, venneroraccolti nel 1916 col titolo «Bozzetti, scritti polemici, pagine sparse».Tra essi spicca il racconto «Memorie lontane», che narra la storia di unfanciullo – l’autore stesso – il cui cuore si apre a un gentile e tormentatoamore. Per l'accento poetico che spesso li anima, restano fra i miglioriracconti autobiografici del secondo Ottocento. Scrisse inoltre il roman-zo «Senza bussola!» (1906).

NOFERI ADELIA (Firenze, 1922-2014) - Docente all’Università diFirenze, è stata tra le più attente interpreti della critica stilistica in Italia,sulla scorta della lezione di Giuseppe De Robertis. Dopo aver studiato lapoetica dell’ermetismo nel suo aspetto critico, collegandola all’esperienzadella “nouvelle critique”, si è poi spinta verso una lettura dei testi inchiave semiologica e psicanalitica, come dimostrano con il loro evolver-si i suoi libri: «L’Alcyone nella storia della poesia dannunziana», 1946;«I tempi della critica foscoliana», 1953; «L’esperienza poetica delPetrarca», 1962; «Le poetiche critiche novecentesche», 1970; «Il giocodelle tracce. Studi su Dante, Petrarca, Bruno, il Neoclassicismo, Leopar-di, L’Informale», 1979. Ha pubblicato inoltre numerosi saggi su«Paradigma».

NOGARA GINO (Vicenza 1921-Asolo [TV] 1989) - I suoi romanzi ele sue poesie riflettono il dissidio interiore provocato dall’inquietudinereligiosa che si scontra con le tentazioni della vita moderna. La sua nar-razione, che risente della suggestione dei concittadini Fogazzaro ePiovene, ha sempre avuto un taglio ambiguo e morboso, con al centro ildramma del peccato come dimostrano i suoi romanzi più significativi:

«Una donna morbida» (1958), «L’amoroso cugino» (1962), «L’impedi-ta» (1973), «Concerto in nero» (1979). Sul filo di una sofferta autobio-grafia si collocano i versi di «Ecco si fa luce» (1956), «Oro di paglia»(1959), «Estro e pretesto» (1962), «Qui bisogna restare» (1980). Comegiornalista culturale collaborò a «Il mondo» di Pannunzio e a «La Fieraletteraria». Della sua attività presso il Teatro Olimpico di Vicenza è testi-monianza «Cronache degli spettacoli nel Teatro Olimpico di Vicenza dal1585 al 1970» (1972).

NOMI FEDERICO (Anghiari [AR] 1633-Monter chi [AR] 1705) -Autore di un poema eroicomico sul tipo della «Secchia rapita», «Il catorciodi Anghiari», vivace racconto della lotta fra due borgate per un chiavi-stello rapito, lasciò anche una raccolta di «Poesie» che preludono al tonoarcadico, una di satire, un poema epico («Buda liberata») e una parafrasidelle «Poesie liriche» di Orazio. Nòrsa (Medea), papirologa italiana (Tri-este 1877 - Firenze 1952). Docente di papirologia all’università di Fi-renze, collaborò con G. Vitelli in alcune campagne di scavo in Egitto ealla pubblicazione dei «Papiri fiorentini», dei «Papiri greci e latini», ecc.Pubblicò inoltre «Papiri greci delle collezioni italiane» (1929-1949) e«La scrittura letteraria greca» (1940).

NOVARO ANGIOLO SIL VIO (Diano Marina [IM] 1866-Oneglia1938) - Iniziò la sua carriera letteraria scrivendo romanzi e novelle diispirazione verista, pubblicati su riviste del tempo; poi, dopo il matrimo-nio con Laura Butta nel 1894 e la nascita del figlio Jacopo, la sua produ-zione si arricchì di liriche, raccolte nel suo libro più famoso «Il Cestello»,dove si trova una poesia dedicata alla sua bella terra Diano Marina. Rag-giunse i suoi migliori risultati nella poesia per l’infanzia («Il cestello»,1910) e nelle prose liriche del «Fabbro armonioso» (1919), dedicate alfiglio deceduto nella guerra mondiale. Della sua opera poetica si ricordaparticolarmente «Che dice la pioggerellina di marzo?», che generazionidi studenti italiani hanno imparato a memoria. È stato traduttore di duefortunati libri, «L’isola del tesoro» di Robert Louis Stevenson e «La vitadi Gesù» di François Mauriac. Fu eletto Accademico d’Italia nel 1929.

NOVATI FRANCESCO (Cre-mona 1859-San Remo [IM] 1915)- Allievo del D’Ancona alla Scuo-la normale superiore di Pisa, pro-fessore poi di letterature neo-lati-ne a Milano dal 1890 sino allamorte, fu uno dei maggiori rap-presentanti italiani del “metodostorico”. Con A. Graf e R. Renierfondò nel 1883 il «Giornale stori-co della letteratura italiana», e dal1904 fondò e diresse la rivista

«Studi medievali». Fu uomo d’interessi svariatissimi (labibliografia dei suoi scritti va da Aristofane a Stendhal),con puntate nella storia delle scienze, nell’archeologia,nella glottologia e nel folclore. Di grande importanza isuoi studi sul medioevo, che culminarono nel volume«L’influsso del pensiero latino sopra la civiltà del medio-evo» (1897), e nell’opera rimasta incompiuta e terminatadal suo allievo A. Monteverdi, «Le origini». Notevolissi-mi i suoi contributi alla storia del primo Umanesimo, con«La giovinezza di Coluccio Salutati. 1331-1353» (1888) especialmente con la pubblicazione dei quattro volumidell’«Epistolario di Coluccio Salutati» (1891-1911). Altresue ricerche sono raccolte in «Studi critici e letterari»(1889) e nel volume postumo «Freschi e minii delDugento» (1925).

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NOVARO MARIO (Diano Marina[IM] 1868-Imperia 1944) - Fratellodi Angiolo Silvio. Studiò filosofia edè autore di diversi saggi filosofici tracui uno su Malebranche (1893). In etàgiovanile scrisse alcuni saggi di ca-rattere filosofico e raccolse tutte le suepoesie, che hanno come tema princi-pale l'aspro paesaggio ligure, in unvolume intitolato «Murmuri ed echi»che vide le stampe nel 1912. Impren-

ditore di successo (si occupò dell’industria olearia intestata alla madrePaolina Sasso) fece parte attiva della vita letteraria dei primi anni delNovecento e fondò e diresse nel 1899 la rivista «La Riviera ligure» (1899-1919) che fece conoscere alcuni dei più validi e interessanti tra i nuovipoeti e scrittori del Novecento, come Pascoli, Boine, Jahier, Roccatagliata,Sbarbaro, Cecchi, Rebora. Poeta dallo stile disadorno e secco, e di unimpressionismo lirico che nasconde inclinazioni meditative, raccolse lasua raccolta in «Murmuri ed echi» (1912-1919). Curò tra l’altro l’edizio-ne delle opere di G. Boine (1938-1939).

NOVELLO DA POLENTA GUIDO (Ravenna, 1275-1333) - Figliodel signore di Ravenna la sua fama è dovuta soprattutto all’ospitalità cheoffrì a Dante nella sua città dal 1318 alla morte (1321). I pochi componi-menti poetici che ci rimangono di lui (ne sono pervenuti sei) si collocanosulla scia della tradizione stilnovista.

NOVENTA GIACOMO, pseudonimo delpoeta Giacomo Ca’ Zorzi (Noventa diPiave [VE] 1898-Milano 1960) - Studiò aTorino, dove entrò in rapporti con gli am-bienti di «Rivoluzione liberale» e subì per-secuzioni dal fascismo. Fondò nel 1936 conAlberto Carocci la rivista «La riforma lette-raria», in cui pubblicò molti saggi critico-filosofici. Poeta lucido e appassionato, so-speso tra una sottile ironia e un’amorosa ade-sione alla vita, ha raccolto le sue poesie indialetto veneto in «Versi e poesie» (1956).

Accanto al riconoscimento per il poeta, si è avviata anche una rivalutazionedel saggista, per le implicazioni culturali, morali e politiche che presen-tano i suoi scritti come «Il vescovo di Prato» (1958), «Nulla di nuovo»(1960), e le pubblicazioni postume di «Caffè Greco» (1969) e «Tre paro-le sulla Resistenza» (1973). Tutti i suoi scritti sono stati raccolti nei quat-tro volumi delle «Opere complete di Giacomo Noventa» (1987-1989).

NUCCOLI CECCO (Perugia (XIV secolo) - Notaio, ha lasciato moltisonetti in cui, con forti note autobiografiche, canta l’amore per un giova-ne, la vita dissipata e, talora, il pentimento e la speranza nella misericor-dia divina.

NUVOLETTI PERDOMINI GIOV ANNI (Gazzuolo [MN] 1912-Mestre [VE] 2008) - Interprete ironico del costume contemporaneo,dalla cucina alla moda, ne deprecò la decadenza del gusto el’involgarimento diffuso: «Gardenie e caviale» (1968). Anche nei suoiscritti narrativi non mancò di richiamarsi a questa visione della vita edella società: i romanzi «Un matrimonio mantovano» (1972) e «Un adul-terio mantovano» (1981), ambientati in una Mantova ottocentesca, ri-sultano gradevoli per la vivacità della ricostruzione storica e di costume,ma non trascurano di mettere sottilmente in evidenza le contraddizionisociali e umane. Fu anche autore di saggi: «Vestire una bambina» (1997),«La cucina d'oro» (1997), «Istruzioni per un matrimonio: galateo per lacerimonia» (2000) e il famoso «Elogio della cravatta» (1982).

NOVELLO GIUSEPPE(Codogno, 1897-1988) -Dopo aver frequentato illiceo a Milano, si iscris-se a Giurisprudenza no-nostante la sua chiarapropensione all’arte pit-torica. Si laureò a Paviadopo la prima guerramondiale che combattèda alpino nella 46° Com-pagnia del BattaglioneTirano. Dopo aver fre-quentato l’Accademiadi Brera, iniziò a pubbli-care i suoi disegni umoristici sulla rivista “L’Alpino”. Pro-prio nella redazione di questo giornale, incontrò PaoloMonelli e grazie a lui pubblicò, per l’editore Treves, lasua prima raccolta di vignette e racconti, “La guerra èbella, ma scomoda”. Inoltre Monelli lo introdusse alBagutta, il famoso ristorante milanese, centro della cul-tura meneghina; qui incontrò, fra gli altri, Orio Vergani,Riccardo Bacchelli, Mario Vellani Marchi, Anselmo Buccied Emilio Morelli. Dal 1929 pubblicò i suoi disegni pri-ma sul “Guerin Meschino”, poi su “Fuori sacco”, la se-zione umoristica della “Gazzetta del Popolo”. Le vignet-te di Novello furono pubblicate da Mondadori in duevolumi, “Il signore di buona famiglia” (1934) e “Che cosadirà la gente” (1937). Dal 1936 anche “La Lettura”, il sup-plemento culturale del “Corriere della Sera”, pubblicò lesue tavole. Nel frattempo continuò a coltivare la sua pas-sione per la pittura ed espose in numerose gallerie. Loscoppio della seconda guerra mondiale lo vide di nuovoin divisa da alpino. Partecipò alla campagna di Russia eriuscì a tornare in Italia nel marzo del 1943; il 9 settembrefu fatto prigioniero ed inviato in un campo di interna-mento in Polonia. Iniziò un pellegrinaggio tra diversi cam-pi di concentramento ed essendosi rifiutato di iscriversial partito fascista continuò la sua prigionia che divise conGiovannino Guareschi, Roberto Rebora ed Enzo Paci.Rientrò di nuovo in Italia nel 1945 dove ricominciò la suaattività di vignettista e pittore. Dal 1948 le sue vignettecomparvero sulla terza pagina de “La Stampa”, mentreMondadori continuò a pubblicare le raccolte delle suetavole. Dal 1965 si dedicò soprattutto alla pittura ed al-l’inizio degli anni Settanta contribuì al riordino del lasci-to Lamberti, primo nucleo del museo di Codogno, al qualel’artista donò alcuni suoi pregevoli quadri e numerosetele di famiglia.