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Giuseppe Schirò Di Maggio Metafore vjersha Metafora poesie Salvatore Sciasela Uditore

  Metafore - unibesa.itshénime te tjera merrja, per katundet qé nuk njihja drejtper-drejt, nga ieximi i librave qe i pérshkruanin o nga rréfìmct e miqve qe i kishin vizituar

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Giuseppe Schirò Di Maggio

Metaforevjersha

Metaforapoesie

Salvatore Sciasela Uditore

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3Poeti del Medi ter ranco

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Giuseppe Schirò Di Maggio

Metaforevjersha

Metaforapoesie

Salvatore Sciasela Editore

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SCHIRO DI MAGGIO, Giuseppe

Metafore vjersha = Metafora poesie / Giuseppe Schirò DÌMaggio; nota introduttiva di Matteo Mandala. - Caltanissctta[eie.] : S. Sciascia. - p. - 21 cm. (Poeti del Mediterraneo ; 3).Bibliografìa dell'autore: p.

i. SCHIRO DI MAGGIO GIUSEPPE - Opere poetiche.«Metafore» I. SICURO MA.I1, /ef11. MANDATA, Malico891.991 104 sed-CDDao

Scheda catalografica a cura della Biblioteca Comunale "/et"Sehirò" di Piana degli Albanesi

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Prefazione

Apparsa nel 1990, Metafora è una raccolta pensata eorganizzata in risposta - non polemica, ma chiarifìcatrice - auna serie di tre articoli che, pubblicati da I. C. Fortino tra ilgennaio e il febbraio di quell'anno nella rivista letterariaalbanese Drita, miravano a fissare, come Schirò Di Maggiochiosava nella sua Premessa alla prima edizione, «tre ten-denze, tre poetiche nella odierna poesia italo-albanese: laprima è riferita alla "etnia come metafora" (poetica di VoreaUjko); la seconda al "paese come metafora" (poetica diGiuseppe Schirò Di Maggio); la terza alla "terra come meta-fora1' (poetica di Kate Zuccaro)».

Si trattava di «affascinanti teorizzazioni» - così le hadefinite ancora Schirò Di Maggio - che risiedevano su unaprassi critica che non ho condiviso allora e che continuo anon condividere oggi, perché ritenevo e ritengo, per un verso,pericolosamente deviante l'assunzione aprioristica di unsistema tassonomico di valutazione della produzione lettera-ria di tre autori così diversi e distanti fra loro (per formazio-ne, per interessi, per profondità e, se mi si passa l'ardire, pergusti stile arte e talento) e, per un altro, ingenuamente omo-logante lo schieramento e, in sede critica, l'abuso di categoriee di parametri che, invece di esaltare la fenomenologia delladifferenza - di quella potenza del negativo che è stata crocee delizia della cultura occidentale -, hanno finito per colloca-re autori e testi in una notte simile a quella che ha reso cele-bre uno degli aforismi jenesi hegeliani.

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Sicché se era vero - come è vero - quel che ribadivaSchirò Di Maggio circa il fatto che le metafore "etnia" e"terra" «non sono che variazioni del medesimo tema che è il"paese"», apparirà il vero significato di quel che l'autore diMetafora avrebbe voluto più esplicitamente affermare e che,invece, si è limitato - molto causticamente - ad affidareall'intuizione del lettore ricorrendo all'abile formula retoricadel "dico ciò che non vorrei dire" («con ciò non voglio direche Vorea Ujko, Giuseppe Schirò Di Maggio, Kate Zuccarocantino alla stessa maniera e siano imprigionati per forzanelle teorizzazioni di cui sopra...»).

Se, dunque, quegli articoli non si riferivano a tre poeti-che, bensì a tre varianti - più o meno evidenti e circoscrivi-bili - di un'indistinta, identica e, perciò stesso, unilaterale"visione del mondo", i due risultati che ne conseguivanoerano (e lo erano davvero !) piuttosto eccentrici: da un lato,che le opere dei tre autori, filtrate attraverso il setaccio dell'a-leatorio tema "ctnia-paese-terra", condividerebbero il mede-simo sguardo semiotico - ciò che, oltre ad essere impossibi-le, è anche apocalittico - e, dall'altro, che la letteratura con-temporanea italo-albanese altro non sarebbe che un sistemadi valori a una dimensione risultante dalla convergenza dipunti di vista integrati - ciò che, oltre ad essere palesemen-te falso, non solo si situa ben al di là della pretesa, dichiaratama non realizzata, di cogliere e descrivere le tendenze poeti-che così come le documentano i testi, gli autori e la storia, maoffre di questa letteratura una visione notevolmente defor-mata.

La rievocazione dei termini di quella discussione mi èparsa necessaria sia per giustificare al lettore le ragioni che,nel giugno del 1990, hanno stimolato Schirò Di Maggio acomporre le 54 liriche di questo volume, sia per tentare discongiurare il rischio che queste composizioni vengano inter-pretate "esclusivamente" dall'angolo visuale che, con mecca-nica trasposizione, si sarebbe indotti ad assumere sulla basedelle suddette suggestioni pre-testuali.

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Quelle liriche, in realtà e come l'autore confessa nellacitata Premessa alla prima edizione, sono state suggeritedalle sensazioni, dai pensieri, dalle constatazioni che SchiròDi Maggio andava annotando durante i numerosi viaggi com-piuti nei vari paesi arbèreshè, dalla Sicilia al Molise, oppuredalle letture intense di libri che li descrivevano oppure, anco-ra, da racconti di amici che li avevano visitati: «dal materialeannotato e dai sentimenti serbati nel cuore» sgorgano per-tanto queste poesie.

Il fatto di essere riunite in una raccolta, piuttosto cheessere pubblicate in un modo più estemporaneo, non è quin-di decisivo perché, è persino ovvio sottolinearlo, quei testiriflettono stati d'animo e pensieri che appartengono amomenti diversi e a suggestioni creative differenti che, pro-prio in virtù della loro collocazione temporale e della loroforza ispiratrice, suggeriscono un approccio alla lettura menovincolato all'organicità dell'insieme e più predisposto a valo-rizzare le peculiarità di ognuna delle liriche.

Naturalmente è presente un filo rosso che asseconda ildisegno unitario e che Schirò Di Maggio esplicita quando,riferendosi alla "antropizzazione" del "paese" - ma, a questopunto, potremmo riferirci a "centri vitali", topoi intesi neldoppio senso di luoghi letterati e di ubi consistam -, mira aesaltare «la gamma dei sentimenti del mondo, appunto comece l'ha una persona umana».

Ma, poiché questa sorta di metamorfosi che si compiesotto l'occhio vigile e riflessivo del poeta, deve dar contoanche del fatto che il "paese-persona umana" ha fatto sua «laconstatazione di essere o essere stata minoranza etno-lingui-stica", e che questa presa di coscienza implica una rappresen-tazione frammentata della propria identità culturale — gjakuynè i shprishur, non a caso dicono di loro gli arbèreshè -, èinevitabile il raggiungimento di un risultato straordinaria-mente profondo, come lo è quello documentato in Metafora,e che possiamo rendere percepibile soltanto per metafora,invitando cioè a intuire, prima, e a condividere, poi, la bel-lezza unitaria dell'iride in forza della infinita e armonicavarietà di colori che la compone.

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Non altrimenti si spiegherebbe perché Schirò Di Maggioabbia voluto sollecitare il lettore a trovare in questi1 poesie"legami contenutistici" con il Kossovo e gli Arbcrori di Greciae l'Albania, che in quanto "geograficamente" lontani dal con-testo storico e culturale nel quale sorgono le comunità italo-albanesi, non avrebbero dovuto né potuto essere associati inquesta "speciale" rappresentazione della identità arbereshe.Se ciò è avvenuto è merito esclusivo di una visione menoangusta di quella che intendeva inchiodare la poetica diSchirò Di Maggio alla metafora del "paese".

La riedizione di questa raccolta ha un duplice seopo: daun lato, quello di riproporre un punto di vista tanto autore-vole quanto profondo sull'arcipelago arberesh a distanza diqualche anno dall'approvazione della legge di tutela dellaminoran/c linguistiche; dall'altro, quello di offrire alla mino-ranza linguistica italo-albanese e, in particolare a quella cherisiede in Sicilia, un solido aggancio alla Aròma continenta-le nella auspicabile previsione che altri organismi possanoridurre ulteriormente le distanze salvaguardando le differen-ze. Per il fatto che questo libro rientri nelle pubblicazioni pro-mosse e sostenute nell'ambito del progetto Rrinjat, costitui-sce esso stesso un notevole contributo che lascia ben sperareper l'immediato futuro.

Matteo Mandala

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Hyrje per kète botim

Kanè shkuar katèrmbédhjeté vjet nga botimi me shap-tilograf i permbledhjes poetike "Metafore", kushtuar katun-devet arbèreshe.

Shumè gjé'ra kané ndérruar. E pandryshuar ka mbeturdashurìa per katundet tanè ne tokèn italiane. Te viti 1990shkruajta poezitè ne gjuhè me shumè shqipe, sot i ripropozonjne gjuhè me shumè arbèreshe, sipas prirjes, tendencès sékohèvet te sotme, o me mire te shkrimtarevet e poetèvetarbèreshe te sotèm, c_è prìvìlegjojne gjuhè'n arbèreshe si gjuhègè duhet mbrojtur, si na njeh edhe ligji i Parlamenti! kombè-tar italian. Por, sipas mendimit tim dhe ndjenjès sime, gjuhaarbèreshe né livelin me té larte dhe me té léruar, rri shumèafèr standardit té sotèm té gjuhès letrare shqipe.

Xhuzepe Skiro Di MaxhoHora e Arbèreshèvet, dhjetor 2004.

Premessa a questa edizione

Sono trascorsi quattordici anni dalla pubblicazioneciclostilata della raccolta di poesie "Metafora", dedicata aipaesi albanesi.

Molte cose sono cambiate. Inalterato è rimasto l'amoreper le nostre contrade in terra italiana. Nell'anno 1990 hocomposto le poesie in lingua più che altro schipetara, oggi leripropongo in lingua tendenzialmente arbèreshe, giusto l'ori-entamento dei tempi attuali, o meglio degli scrittori e poetiodierni italo-albanesi, che privilegiano la lingua arbèreshequale lingua da tutelare, come ci riconosce anche la legge delParlamento nazionale italiano. Ma, a mio parere e a mio sen-tire, la lingua arbèreshe al suo livello più alto e più raffinato,è molto vicina allo standard linguistico dello shqip letterario.

Giuseppe Schirò Di MaggioPiana degli Albanesi, dicembre 2004.

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Hyrje

(ìjaté turneue te Grupit Teatral "Mondo Albanese" ne disakatunde arbéreshe, veja duke shénuar ndijime, mendime, kon-statime qé méjepnin alo katunde, nga Sicilia gjer ne Moli/.e:shénime te tjera merrja, per katundet qé nuk njihja drejtper-drejt, nga ieximi i librave qe i pérshkruanin o nga rréfìmct emiqve qe i kishin vizituar. Nga lénda e shè'nimcve dhe ngandjenjat e ruajtura ne zémér, del sot kjo pè'rmbledhje vjers-hash.

Por nuk do te kish dalé kaq shpejt, nese nuk kish ndodhurnje najarje me réndési te madhe per letrat arbéresìie e shqipta-re: botimi i tre artikujvc te Italo Kostantc Fortino*, prò/esortite shkélqueshém te Gjuhés e I,etèrsisè shqiptare te Universitetii famshèm "Orientale " né Napoli.

Italo Kostante Fortino éshte nje nga te paktit docente wù-versitaré té wùuersiteteue tona, por ndoshta è'shtè i vctmi, qé ukushton studimet e tij edhe "té gjalléue", dua té thcm se, vec, téstitdiojc veprai e letraréue tane té sé shkuarés, u kushtohet stu-diincve té vepraue té shkrimtarévc e té poeteve té sotém arbe-reshé. Merita éshté shwné e madhe!

Prof. Italo Kostantc Fortino, ne artikujt té dalé te "Drita " -revista e pérjavslime letrare artistike - organ i Lidhjes séShkrimtaréve dhe Artìsteue té Shqipérisé - me date 14 janar /28 janur / li shkurt 1990, artikuj qé i japin themele té Jbrtabotés sé sotme letrare arbéro-shqiptare, thoté se gjen tri prirje,trì poetika, né poeziné e sotme arbéreshe. F. para lìdhet me"etniné si metafore" (poetika e Vorea Ujkos); e dijta me "kainm-din si metafore" (poetika e Xhnzepe Skirò Dì Maxhios); e Iretame "dheitn si metafore" (poetika e Kate Xukaros). Teori/.imemagjepsése! Me te cilat né péryjithési jam i nje mendjeje.

Éshté e qarté se "etnia", ashtu si "dheu", nuk jané gjé tjetcrvec,se ndryshime té "katundit", qé éshté themeli i vérteté ijbreésarbéreshe, qofté se ne nuk kemi nje unitet adminìstrativ arbé-resh me te madh se katundi, qofté se, qé kitr s' mbahet mcnd,Qdo katund ka besuar se ka qené qendra, kerthiza, e gjithé botésarbéreshe, as kété bcshn uà ka dorézuar katundcve té tjera téaférta, me té njohura o me té dendura nga populista. Prandajpoezia arbéreshe lìdhet vetvetìu me "katundin", qé, sipas men-

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Premessa

Durante le tournées in alcuni paesi italo-albanesi fatte conil Gruppo Teatrale Mondo Albanese, andavo annotando sensa-zioni, pensieri, constatazioni offerte dai paesi arbèreshè, dallaSicilia al Molise; altre annotazioni prendevo, per i paesi nonconosciuti direttamente, da letture di libri che li descrivevano oda racconti di amici che li avevano visitati. Dal materiale anno-tato e dai sentimenti serbati nel cuore, esce oggi questa raccoltadi poesie.

Ma non sarebbe uscita così presto, se non fosse accaduto unfatto importantissimo per le lettere albanesi: la pubblicazione dialcuni articoli di Italo Costante Fortino, chiarissimo professoredi Lingua e Letteratura albanese nella prestigiosa UniversitàOrientale di Napoli.

Italo Costante Fortino è uno dei pochissimi docenti univer-sitari delle nostre università, ma forse è il solo, che dedica i suoistudi anche "ai viventi", voglio dire che, oltre a studiare le operedei nostri letterati scomparsi, si dedica allo studio delle operedegli scrittori e dei poeti arbèreshè viventi. Grandissimo suomerito!

Il prof. Italo Costante Fortino, negli articoli apparsi su"Drita" - rivista settimanale letteraria e artistica - organo dellaLega degli scrittori e artisti d'Albania - del 14 gennaio / 28 gen-naio / il febbraio 1990, articoli che danno basi solide all'attualemondo letterario albanese, individua tre tendenze, tre poetiche,nella odierna poesia italo-albanese. La prima è riferita alla"etnìa come metafora" (poetica di Vorea Ujko); la seconda al"paese come metafora" (poetica di Giuseppe Schirò Di Maggio);la terza alla "terra come metafora" (poetica di Kate Zuccaro).Affascinanti teorizzazioni! Sulle quali in linea di massima mitrovo d'accordo.

È però evidente che l'"etnia", così come la "terra", non sonoaltro che varianti del "paese", che è la vera base della forza arbè-reshè, sia perché non c'è un'unità amministrativa più grande checi riguardi, sia perché da sempre ogni paese ha creduto di esse-re il centro, l'ombelico, dell'universo arbèresh, né questa suppo-sizione l'ha voluta cedere ad altri paesi vicini più conosciuti o piùconsistenti come popolazione. Quindi la poesia arbèreshe fa

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dimit tini, éshte ruajtési i "etnìsé" dhe cshté edhe "dheu " i duks-hem e i gjallé i saj.

Me kaq, s'dita te them se Vorrà LJjko, Xhu/.epe Skirò DiMaxhio, Kate Xitkaro shkntajné ne te njéjten meni/re o jane tembijllur meforcè ne teorizimet e lartépérmendura; dita te themse, metafore per metafore "etnia" e "dheu" nuk jane gjé tjeteruec,se variacione te se njéjtés teme qe éshté "katitndi" arbéresh.

Sidoqofté, dithel t'ia njohtm profcsorit Italo KostantcFortinos meritén e madhe t'u shtroje pérpara si/ve te stndiue-sve dhe te arbè'reshéue pè'rmbajtjet efnqishme dhe bitkitrine avarqjeve te poezise se sotme arbereshe, gje qe asnje projesoritniversitar tjeter, ketu ne Itali, nuk e ka bere kwre o nuk e kabere me aq mprehtesi te madhe, me aq dashuri te thelle dhe meaq koiiìpetenee. E mbasi deshiroja t'i beja nder merites se tij,desìia ta teproja me poetiken e "katundit", duke folur ne varg-je me/per te yjithe. katimdet arbcreshe té Itaìise, pak a shumete gjalle o té vdckur para pak kohe (te vdeknr per gjuhéiiione!).

Doléu késhtu 54 lirika. "Katundi" njerizohet, behet "njerì"qe ka né uete gjithé shkaflén e ndjenjave té botes, pìkérisht si ika nje. njerì, e me shumé konstatimiti se éshté o ka gene mino-ritet etniko-gjuhésor.

Shpresoj se kush do té ketc nnmdésiné t'i iexojé kéto emo-dojie té mia, t'i pérvetésojé e t'i rijetoje.

Nuk them se kéto poezi, té kushtitara katundevearbéreshe, kane lidhje, nga piképamja e pérmbajtjes,me Kosouén o me Arbérorét e Greqisé, por kush do t'iyjt-'jé ndonjé referim té hollé te. ndonjé vjershé, mikgabon né interprctim. Sepse si mund té shkruajé poezi opro'/.a nje arbcresh, pa pasur mendjen te gjithé vendeiku flitet gjuìio joné shqipe-arbéreshe, né Shgipéri iiaty-risht, né Kosové, te Arbérorét e Greqisé, e pa pasur némendje edhe (;éshtjet e ture?

Xhuzcpe Skiro Di Maxhio

Hora e Arbercshevet, qershor 1990.

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spontaneo riferimento, a mio parere, al "paese", che è il verocustode dell'"etnia" ed è anche le "terra" visibile e viva di essa.

Con ciò, non voglio dire che Vorea Ujko, Giuseppe SchiròDi Maggio, Kate Zuccaro cantino alla stessa maniera o sianoimprigionati per forza nelle teorizzazioni di cui sopra; vogliosemplicemente dire che, metafora per metafora, ['"etnia" e la"terra" non sono che variazioni del medesimo tema che è il"paese" arbèresh.

Comunque sia, bisogna riconoscere a Italo CostanteFortino il grandissimo merito d' aver posto all'attenzione deglistudiosi e degli italo-albanesi i validissimi contenuti e la bellez-za versificatoria della poesia odierna albanese, cosa che nessunaltro professore universitario, qui in Italia, ha mai fatto o hafatto con così grande perspicacia, con così grande amore e com-petenza. E siccome volevo render onore al suo merito, ho volutoestremizzare la poetica del "paese", trattando in versi di tutti ipaesi albanesi d'Italia più o meno vivi o morti da poco (morti perla lingua!).

Sono venute fuori così 54 liriche. Il "paese" si "antropizza",diventa "persona" che ha in sé tutta la gamma dei sentimenti delmondo, appunto come ce l'ha una persona umana, e in più laconstatazione di essere o di essere stato minoranza etnico-lin-guistica.

Spero che le mie emozioni in versi siano recepite e rivissu-te da chi avrà la possibilità di leggerle.

Non dico che queste poesie, dedicate ai paesi italo-albane-si, abbiano legame, dal punto di vista contenutistico, con ilKossovo o gli Arberori di Grecia, ma chi vuole trovarvi qualcheriferimento in qualche poesia, non sbaglia nell'interpretazione.Perché, come può scrivere poesie o prose l'arbèresh senza rife-rirsi con la mente a tutti i luoghi dove si parla la nostra linguaalbanese, all'Albania naturalmente, al Kossovo, agli Arberori diGrecia, e senza pensare anche ai loro problemi?

Giuseppe Schirò Di Maggio

Piana degli Albanesi, giugno 1990

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METAFORA \A METAFORA

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...ANDALLI \I (CZ) ...01...BADHESA \A BADESSA (PE) ...02

...BARILLI \E (PZ) ...03.,.CERVIKATI \I (CS) ...04

...gilTl\CIVlTA(CS)...05...EJANINA \A DI PRASCINETO (CS) ...06

...FALLKONARA \A ALBANESE (CS) ...07...FARRNETA \A DI CAS'I'ROREGIO (CS) ...08

...FERMA \O (CS) ...09...FIRMOZA\ACQUAFORMOSA(CS)... io

...FRASHNITA \O (CS) ...11...GARAFA \A DI CATANZARO (CZ) ...12

...HORA E ARBERESHÉVET \A DEGLI ALBANESI (PA) ...13...KARFICI \I (CZ) ...14

...KASTERNEXHI \O (CS)... 15...KATUNDI \I (AV) ...16

...KAZALLVEQI \O DI PUGLIA (FG) ...17...KEJVERICI \O DI CERZETO (CS) ...18

...KEMARIMI \O (CB) ...19...KUNTISA \A ENTELLINA (PA) ...20

...MAQI ,\A ALBANESE (CS) ...21...MARCÈDHUZA \A (CZ) ...22

...MARRI \I (CS) ...23...MASHQITI \O (PZ) ...24

...MBUZATI \N GIORGIO ALBANESE (CS) ...25...MUNGRASANA \O (CS) ...26

...MUNXIFSI \O (PA) ...27...MUNXHIFUNI \E (CB) ...2S

...FALLACI \O ADRIANO (PA) ...29...PICEL1A \A CATERINA ALBANESE (CS) ...30

...PLATANI \I (CS) ...31...PORTKANUNI \E (CB) ...32

...PUHERIU \O (CZ) ...33...QANA \O (CS) ...34...QEFTI \CHIEUTI (PG) ...35

...RURI \URUR1(CB) ...36...SENDAST1NA \A CRISTINA GELA (PA) ...37

...SPIXANA \O ALBANESE (CS) ...38...STRIGAR! \N COSMO ALBANESE (CS) ...39

...SHEN BENEDHITI \N BENEDETTO ULLANO (CS) ...40...SIIEN JAPKU \N GIACOMO DI CERZETO (CS) ...41

...SHKN KOLLI \N NICOIA DELL'ALTO (CZ) ...42...SHEN KOSTANDINI \N COSTANTINO ALBANESE (PZ) ,..43...SHEN MARXANI \. MARZANO DI SAN GIUSEPPE (TA) ...44

...SHEN MITRI \M DEMETRIO CORONE (CS) ...45...SHEN MERTIRI \N MARTINO PI FINITA (CS) ...46

...SHEN PALI \N PAOLO ALBANESE (PZ) ...47...SHEN SOFIA \A SOFIA D'EPIRO (CS) ...48

...SHEN VASILI \N BASILE (CS) ...49...UNGRA \O (CS) ...50

...VAKARICI \O ALBANESE (CS) ...51...VINA \A DI MAIDA (CZ) ...52

...XHINESTRA \A (PZ) ...53-54

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Evropa me mijèra ngjyraEvropa e kufijvet té hapurEvropa e gjuhévetEvropa e bankavetEvropa e sé ardhmesdo té vinjé edhe ketu.Mikprités i pérpikté,do té veshésh tét bijéme kostumin tradicionale do t'e dérgosh te sheshi krycsorme kanistrén me té ret'i dhuronjé Evropéssa dhen yt prodhonvaj vere djathéra.S' mund t'i dhuronjé,

vajza jote e pafajshme,shèngun e privilegjit ténd me te vjetérfjalen arberesheté bjerré dhuraté té shpirtit.

...02

- Mos u nis kaq shpejt, velia,s' me jep as edhe kohénté té shtronj buké e vereté té flas per gjellén limeper vetminé time e per psenè.Mos rrimé kétu te dera.Mos u tremb té hysh.E di se mund té t' dukem si trau i sprasém

i njéi argshi té vjetér nani mberthyernga bunaca e pandjeshmee kétij oqean-homologimi,por cé do t'i bèni? Mundet né realitetté béhet ndonjè &jé?Ngushullimi i pranisé sate - u e di -

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...01

L'Europa dai mille coloril'Europa delle frontiere apertel'Europa delle linguel'Europa delle banchel'Europa del futuroverrà anche qui.Ospite attento,

vestirai tua figliacon il costume tradizionalee la manderai nella piazza principalecon il cesto più nuovoa offrire all'Europaquanto la tua terra produceolio vino formaggi.Non potrà offrirle,

l'innocente tua figlia,il segno più antico della tua distinzionela parola arbéresheperduto dono dello spirito.

...02

- Non andar via così presto, fratello,non mi dai nemmeno il tempodi offrirti pane e vinodi parlarti della mia vitadella mia solitudine e del perché.Non stare alla porta.Non temere d'entrare.Lo so che sembro essere l'ultima trave

di una vecchia zattera ora bloccatadalla calma indifferentedell'oceano-omologazione,ma che posso farci? C'è realisticamentequalcosa da fare?II conforto della tua presenza - sono certo

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do te me rèndonje me shume vetminegè do te pasonje menjèhere nisjen tende.Vetmise pra do t'i shtonj vetmi./inxhiri im.Pasta] me qendron pò te mbyllem ne vetvete

mo shoqerine e pakendshmt.'te regetimès mekanike te orévet.

Me deh. Ka gradé alkolike te lartakjo mirépritje jote.Gjaku i dhcut tend. Transfu/.ion.U kete vere te pagèzuar

me dashuri vella/erores' e mhanj mire!Trye/.a e shtruar. lìuka t;e gjeshe tipor lulet e fjalevelkundermojne me fort se rigani.Qesh. Me thua se sekretine ditevet te gjatae rnan ne shpellat e tua- barknshe té /è'mrcs.U s1 di gè te te thom.S' mund te flit et me objektivitetin e veres.Por dy fjalc dnhet t'i ve ne tiyeze.Jam i sigurt se mosg^jc e mosnjerimund te te ndèrronjeg^ìer e.ò ne kurmin tend do té rrjedhenjlimfa arbèreshe cé te péreakton!

...04

E di, mos rri e merijtur!S' ke nevoje te nkuqcsb!Kjo bote jona s1 eshtè

bota e cudiravet!Nje dite te erdlii turp

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renderà più dura la mia solitudinesuccessiva al tuo partire.A solitudine aggiungerò solitudine.La mia catena.Non mi resta poi che chiudermi in me stessacon la compagnia noiosadel pulsare meccanico delle ore.

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Mi ubriachi. Ha un'alta gradazione alcolica questa tuaospitalità.Il sangue della tua terra. Transfusione,lo questo vino battezzatod' amore fraternonon lo reggo bene!Tavola imbandita. Il pane che hai preparato tuma i fiori delle paroleprofumano più dell'origano.Ridi. Mi dici che il segreto

della tua longevitàlo nascondi nelle tue grotte- ventricoli cardiaci.Io non so che dirti.È difficile parlare con l'obiettività del vino.Ma due parole te le voglio dire.Sono certo che niente e nessuno

ti potrà cambiarefinché nel tuo corpo circoleràla linfa arbèreshe che ti connota!

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Lo so, non ti crucciare!Non è il caso di arrossire!Questo nostro mondo non èil paese delle meraviglie!Un giorno ti sei vergognato

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per veten tende e per fjalèt e tuadhe lype shkurorèzim nga gjuha jote e pare!Njè perèndi fltimtare veproi mbi tyj shndèrrimine sot ke vetèm gjuhèn tènde té dytè.Mund té mburresh me kaq per ndonjèpikè qèndrese:ca pleq belbèzojnè edhe sotndonjè shprehje te gjuhés se pare!Por rri ne pritè - ka qènè pèrherè né pritè -furtuna e tmerrshme e asaj peréndie fltimtare:njè vrundull me té vendosure as dhe pleqté do té té qéndrojnè me".Por ti mos rri e mérijtur!

...05

Vendose male té gjaìlé si mure per mbrojtjee humnera té pakaptueshme ku me vrullrrjedhin ujéra luftétare pengesakundér hyrjes sé armiqvet. Por armikui sotém televiziv gè s' mundinga dheu té vij, me dhuné hyringa ajri o népèrmjet kabllos e nanièshtè mik i pèrhershém i gostivete i festavet té tua. Por kush gèrryen pakngjyrén e jashtme té shtèpivet té tuazbulon zèmrén tènde té kuqe arbèreshee kush fshin pluhurin nga gurét e tu rrugorèndien kumbimin e vallevet akomaper té dashurén tènde té vjetèr.

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Qendrove né moshèn tènde té redhe as ke nevojè té fshehésh vitet:me siguri té ruajti kèshtudashuria e dèshira e atyre qè té vinin rrotull.Qendrove besnike ndaj parimevct té dèlirèsisé

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di te stesso e delle tue parolee hai chiesto divorzio dalla tua prima lingua!Un dio vincente operò in te la trasformazionee oggi hai soltanto la tua seconda lingua.Puoi vantare però qualche

punto di resistenza:alcuni vecchi ancora balbettanoqualche espressione della prima lingua.Ma è in agguato - lo è da sempre -

il vento temibile di quel dio vincente:una sfuriata più decisae nemmeno i vecchi ti resteranno più.Ma tu non ti crucciare!

...05

Hai posto montagne vive come mura di difesae fossati invalicabili dove d'impetoscorrono acque guerriere ostacoloall'accesso dei nemici. Ma il nemicoodierno televisivo che non potèda terra venire, con l'inganno entròdall'etere o via cavo ed è ormaiospite fìsso dei tuoi banchettie delle tue feste. Ma chi raschia un po'la tinta esterna delle tue case vedeil tuo rosso-cuore arbèreshe chi spazza la polvere dalle tue pietre stradaliancora sente il risuono delle danzeper il tuo antico amore.

...06

Sei rimasta alla tua età giovanilené hai bisogno di nascondere gli anni;di sicuro ti ha conservato cosìl'amore e il desiderio dei tuoi corteggiatori.Sei rimasta fedele ai principi di castità,

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edhe ne kohé né te cilatté shkéshillohej té ndodheshe e veline.Mund te va/hdosh ashlu per mot e mone.Por irèmbem mos té te paraqitetnga rruga kryesore - ne njé mesdilèplot me dìell te hutuar -ndonjé lajkntar majyepsese. e té rrèmben me turbomakinèn e kuqe-flaké- volumin e stereos le gjithé-larteé mbyl thirrmat e tua té kota.

...07

E di se té jap /ymtèsi kur te flasper sémundjet e tuae se duhet té té vérenjé jatroi- nje "TAK", njé "check up", analizé e gjakute urinavel dhe e ndo ftjéje tjelèr -se duhet té mbash- por e ke mbajtnr prej kohésh,sidomos kur s'kishe gjè tjetér té mbaje -dietén mesdetarese duhet té bésh lévi/jestresit l'i reshtesh té jetés moderne!E i rende rrezikusepse mund té zhyteshné njé pè'rjetési heshtjejeku as edhe heshtja ndihet,ti gè ke mundési te shpétoheshngase akoma e largét è fushaC,é ben té rratslié <^do jyé c,é nget.

...08

Té ì^jenj té vetme né keté pyll lisashplol me dre nga ankthet eé nataté derdlì me tepér se c.do nxcnesie té mundshmee nga vegimet e tmerrshèm Qé dita

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anche in tempi in cuiera sconsigliabile trovarsi sola.Potresti durare così in eterno.Ma ho paura che spuntidalla strada principale - in un mezzodìcarico di sole distratto -qualche corteggiatore irresistibileche ti rapisca con la sua turbo rossa fiammante- lo stereo a tutto volumeche copre le tue inutili grida.

...07

So di farti immalinconire se ti parlodelle tue malattiee che dovresti farti visitare dal medico -una "TAC", un "check up", esami del sanguedelle urine di non so cos'altro! -che dovresti seguire- ma l'hai seguita da sempre,soprattutto quando non c'era altro da seguire -la dieta mediterraneache dovresti fare del moto,evitare Io stress della vita moderna!Il rischio è graveperché potresti immergertiin un'eternità di silenziodove nemmeno il silenzio si ode,tu che potresti salvartiperché ancora lontana è la pianurache rende livellata ogni cosa che tocca.

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Ti trovo sola in questo bosco di quercepiena di paura per gli incubi che la notteti riversa al di là di ogni tua possibile capienzae per gli orridi fantasmi che il giorno

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te ben te te kércejnè pèrpara.Me thua me pikellim se ke bjerréedhe ngè'rdheshjen e pavullnetshmeté buzéqeshjes sé hidhèt.Brénda pyllit edhe dielli e i rremé

dielli gè té ndérton shkallé drite- té gahen te duart nése i nget -e gè kurré s'mund té té ndihmojnété ikésh nga lémshet e nénpyllit.Por né vonon akoma princi yt shpétues

do t'e gjenjé krejt té ngurosur kurmin-tènd-lisme copa veshjeje té ngjiturasi flamur disfate.

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Poeti* yné vdiq &jaté rrugévet shtetérorembi shtroja hekurishtesh té pèrdredhurame vegime jetésh verbuese. Megjithatèshpresa o e ardhmja s'mund té ketéere benzine pérzier me gjakpor fryme té mire njeriugè do té té trashegonjè brez pas brezitme té folmen tènde tipike.

...io

Horizonti yt detar éshté Jonii pjellè nga ujérat e tua amniotikei pagèzuar me lotét e tuaté forte krìpe.Mbi unkthin ténd té rindértuar

ngrejte ballkonc te reja té vczhgqjehorizontet e kuq prej detigè lindja né agim té bie.- Kur m'u gajtén ujérat

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ti fa saltellare dinanzi.Mi dici con angoscia d'aver perso

perfino la smorfia involontariadel sorriso amaro.Nel bosco anche il sole è bugiardo

il sole che ti crea scale di luce- ti si frangono tra le mani se le tocchi -e che mai ti possono aiutarea fuggire dall'intrico del sottobosco.Ma se tarderà ancora il tuo principe salvatoretroverà tutto pietrificato il tuo-corpo-querciacon brandelli di vestito attaccaticome bandiera di sconfitta.

...09

II nostro poeta* è morto lungo le strade statalisu giacigli di ferraglie contortecon visioni di mondi allucinati. Peròla speranza o l'avvenire non può avereodore di benzina misto a sanguema di buon fiato umanoche ti tramanderà di generazione in generazionecon il tuo tìpico idioma.

* II poeta Vorea (Jjko, papas Domenico Bellizzi, nato a Frassineto il 12.6.1918, parroco diFirmo per 46 anni, e morto, dopo un incidente stradale, a Bari il 24.1.1989

...IO

II tuo orizzonte marino è lo Joniopartorito dalle acque tue amniotichebattezzato dalle tue lacrimeforti di sale.Sulla tua ansia ristrutturata

hai costruito balconi nuovi a scrutaregli orizzonti rossi di mareche l'oriente all'alba ti porta.- Quando mi si ruppero le acque

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ish stiné e mesme - me thua -e te lindurit e mi shpejt morènrrugèt e dheshme té mèrgimitashtu gè sot druanjpranverat e vjeshtat stinéne te cilat bijvet gè me qéndruanzakonisht u zgjohendéshira dashurie té jashtme.

...il

Toké kufìtare.Shoh se rron

^jellé té shumta né pérzjerje.Shoh se si kunj né mish

ke botèn e autorrugévetme flamujt dhe mitet e tyre.Boté fitimtare kjo!Ndoshta do t'e paguash me gmim té lartcrreshtimin ténd me kohérat.Té uronj té mos qèndrosh me vonèsi plaké e gmendure,é me ndihmén e duarvetu trashégon gjéravet té pashpirtafjali té pakuptuesamendérsa uturima e motorévete mbulon té térédhe gjestet e saj dukengjuhè shurdhmemeei.Ribéj llogarité, té lutem.

...12

Né pragun e kétyre shtépiveté zbardhura me ngyrat e jugut,té gjenj ulurndrikull e térhequr nga fjalét.Natyra jote éshtè prej mishi dhe guri- guri me i qéndrueshém se mishi.

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era stagione di mezzo - mi dici -e i miei nati all'istante preserole vie terrestri dell'emigrazionecosicché oggi temole primavere e gli autunni stagioniin cui ai miei figli rimastidi norma si sveglianovoglie d'amore straniero.

...il

Terra di frontiera.Ti vedo viveremolte vite in mistura.Vedo incuneato nella tua carneil mondo delle autostradecon i suoi vessilli e i suoi miti.Mondo vincente questo!Forse pagherai a caro prezzo

il tuo allineamento coi tempi.Ti auguro di non restare alla finecome una vecchia pazzache con l'aiuto delle manialle cose inanimate tramandaoralità incomprensibilimentre il rombo dei motorila subissa completamentee i suoi gesti sembranolinguaggio di sordomuto.Rifatti i conti, ti prego.

...12

Sull'uscio di queste casetinte dei colori del sud,ti trovo sedutacomare interessata ai discorsi.La tua natura è di carne e di pietra- la pietra più duratura della carne.

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Ashtu ke pare e ke ndierme qénien tende prej guri té qéndruesheme ke vuajtur e pasur gézimeme zémrén tende mishitrashè'gim te c_do hrezi.Mishit i nget pasigviria e sé tashmes

gnrit qèndresa e kémbéngulja.Pérsiatje nga mésimet e jetés!Por shpérthejné papritur

thirrrma Urie;niprat e tu kthehen nga shkollané kété ore mesdite.Te uronj t'i shohèsh té kthehenndonjé dite e pra perditeme cantén plot me nshtrime arbereshè!

- Veprai arkitektonike me té bukura,veprai artislike me nam shekullor... "Sheshi Sbén Marko""Kambanari i Xhotos""Kulla e pjerrèt e Pizés""Xhokonda e Leonardos""Moisiu i Mikelanxhelos""Kapela Sistina"...jané per mna, qé s'kam vepra monunentalet'u nxjerr pérpara turistévet,giuba ime!gjuhè e preré e pércjnuare ndotur e copétuare thartuar me té mbeturat e shpendévetsi monument i mbajtur keqe nxijtur me smogne rrezik té vazhdueshém té prishetpor me&jithatévepra ime arkitektonike me e bukurkryevepra artistike e qytetérimit tim!

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Così ne hai viste e sentitecon il tuo essere pietra duraturae ne hai sofferte e gioitecon il tuo cuore di carneeredità di ogni generazione.Alla carne attribuisci l'incerto presentealla pietra la resistenza e la costanza.Meditazioni dagli insegnamenti della vita!Ma scoppiano improvvise

grida di libertà:i tuoi nipoti tornano da scuolain quest'ora meridiana.Che tu possa vederli tornare

un giorno e poi per semprecon la cartella piena di compiti arbèreshè!

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- Le opere architettoniche più belle,le opere d' arte di fama secolare... "Piazza San Marco"il "Campanile di Ciotto"la "Torre pendente di Pisa"la "Gioconda di Leonardo"il "Mosè di Michelangelo"la "Cappella Sistina"...sono per me, che non ho opere monumentalida presentare ai turisti,la mia lingua!lingua tagliata svilitainquinata spezzettatainacidita con gli escrementi dei volatilicome monumento trascuratoannerita dallo smogin pericolo costante di distruzionema pur semprela mia opera architettonica più bellail capolavoro d'arte della mia civiltà!

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Duart e stinèvet te kanè dhènè formete ngjasbme me kohèn dhe tite kohès sjell rrudhat e jashtmepor mban ende shpirtin djalèashtu si pèrjetèsia t'e dha:è kjo vetédija qè s' ke humbur.Késhtu i ke bére balle dredhivet té thurura

nga bijté e shumtè té kohés: minutat orét ditétmuajt vitet shekujt. Koha jote armike,sé cilés gjaté luftimitgdoheré i le njé rrecké prej teje!Por s'ka réndési per tyj té mplakurit - kam besé

né akoma te duan kè'ta djem e kéto vajzaté dalé somenaténga njé lindje e gézuar pranvere.

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Me péréndiné tènde té dhcnc té mundurnga breza bastvénesishkétu ti mbahe fort né garén e mbijetesés.Ke lèkurè té trashè té regjur

nga peséqind dimra e peséqind vera.Po té duash mund fi bésh balle edhe

qytetérimit gèrryes té acidevet.Po té duash mund té déftosh

mburojat e tua shekullore: Koroniatét e tu.Po té duash mund té shpètohesh

nga valèt berciane eletromagnetiketé sbkurtra té gjata té mesme,pa va tur prapa né mesjeté.Duhet se edhe na té modernizohemi

ine vale berciane eletromagnetike!Por le té t'e thom hapur:

sot me jep gé/,im te dise nimfat arbcrcshc s' kanc ikurnga pyjet e tua e se akomai ngjeshin ijét me ujèrat e pérrenjvet.

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Mani di stagioni ti hanno modellatoa somiglianzà del tempo e tudel tempo porti le rughe esternema hai ancora spirito fanciullocome l'eternità te lo diede:è questa la coscienza che non hai perso.Così hai resistito alle manipolazioni tentate

dai molti figli del tempo: i minuti le ore i giornii mesi gli anni i secoli. Il tuo tempo nemicoa cui nella lottalasci sempre uno sbrendolo di te!Ma non t'importa della vecchiaia - penso -se ancora ti amano questi fanciulli e fanciulleusciti stamaneda un parto gioioso di primavera.

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Con il tuo dio dato perdenteda generazioni di scommettitoriancora qui resisti nella gara della sopravvivenza.Ti sei fatta la pelle dura conciatada cinquecento inverni e cinquecento estati.Volendo puoi resistere perfinoalla civiltà corrosiva degli acidi.Volendo puoi mostrarei tuoi scudi secolari: i tuoi Coronei.Volendo puoi salvartidalle onde herziane elettromagnetichecorte lunghe mediesenza sprofondare nel medioevo.È necessario che anche noi ci modernizziamocon onde herziane elettromagnetiche!Ma lascia che te lo dica apertamente:

oggi mi conforta sapereche le tue ninfe arbéreshe non sono fuggitedai tuoi boschi ma ancorasi cingono i fianchi con l'acque dei ruscelli.

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- S1 té thom per dhémbèt e mite gare me pèrkèdhelje te rènda- véri te numri i njèi sasie shekujsh -as per torturai per té mohuar shpirtinas per shpélarjen e trurit sa té ndérroja mendjeas per provat té me shkulnin gjuhèn.Ku mund fi béja balle i béra balle;

ku pat té léja - natyra ime njerium'e lejonte - lashé.Té thom vetém se né sot mund té t' flasme gjuhèn qé nani dégjon, do té thotése mbi gjéné me te réndésishme ng' u nénshtrova:mbi té drejtén té kem fjalèn time.

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Do té zgjoheshme té parén qarje té ndérgjegjes satee syhapur do té kérkoshhorizontin tènd té hurnbur.Do té vishesh pra me rjalét e tua

e me ndjenjat e tua do té rindértoshzjarret e mengurisé sate.Edhe sé largu do té duket zgjimi yt.Ndoshta do té jesh pastaj né gjèndje

t'u bésh balle goditjevet té erés- véne si je pérpara syvet té fushés -e ndoshta s'do té druashpérqafimet plot gjumé te revetgè vijnè nga té katér anét e botés.

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- Po rri kétu né kété ané dheushkéndijè e hedhur nga shpérndarjae njéi populli té lashté.Kétu ngrèjta muret e shtépisé sé re

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...io

- Non ti dico dei miei dentirotti a suon di pesanti carezze- mettili sul conto di un numero di secoli -né delle torture per farmi abiurare l'animané del lavaggio del cervello per farmi cambiare mentené dei tentativi di strapparmi la lingua.Dove ho potuto resistere ho resistito;

dove ho dovuto cedere - la mia natura umaname lo permetteva - ho ceduto.Ti dico solo che se oggi ti posso parlarecon la lingua che ora ascolti, vuoi direche sulla cosa più importante non ho mai ceduto:sul diritto ad avere la mia parola.

...17

Ti risveglieraial primo vagito della tua coscienzae ad occhi aperti cercheraiil tuo orizzonte smarrito.Ti vestirai finalmente delle tue parole

e con i tuoi sentimenti ricostruiraii fuochi della tua intelligenza.Anche da lontano sarà visibile il tuo risveglio.Forse sarai in grado

di resistere ai colpi di vento- esposto come sei agli occhi della pianura -e forse non avrai pauradegli abbracci carichi di sonno delle nubiche vengono dai quattro angoli della terra.

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- Me ne sto qui in quest'angolo di mondoscheggia lanciata dalla dispersionedi un antico popolo.Qui ho innalzato le mura di una nuova casa

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c nga e para shkéndijé ndeza njé flakcqè zgjat akoma.E megjithése ajo imja

éshté vatér e vogélduhet fé dégjosh festén gè shpérthenkur gjithé familja pérmblidhet.Atèherè shkéndisinsi xixa té atij zjarri té lashtéfjalè't tona me tingali aloglot.

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- E kisha me mua shpirtin tinikur dola nga shtépia té veja né piine.Me pas sa ng' e ndiejta me me vele:ndoshta e bumba - thashe - pò ku!Znra fili t'e kcrkoja.Jo se ish aq i gmuarsi mund té duketpor ish njé kujtim i atit timgè e kish pasur nga ati i tij,me njé fjalè e kuptuat se kish arrèné tek ubrez pas brezit. Fakti ese ng'e kisha me me vctc.Kèrkova te fabrika FIAT;

kontrollova te lokalet publiké;vèrcjta pèrposh makinavet te vendpnshimet;te staciona e trenevet. Mosgjé.Vajta edhe né pla/h, por si bent'c jyesh né mes té atij brumi réreté ngridhur njerèzish!Me jep njé shqetèsim té hollè té mos e gjenj.He, mos lozim, thuamèni knsh m'e mori!

Ke plagé ende té hapura,té vetmet rrénime te dnkshém.Lckundjct e tua me té rrezikshèm

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e dalla prima scheggia ho acceso una fiamnache dura ancora.E benché il mio

sia piccolo focolaredevi sentire la festa che c'èquando tutta la famiglia è riunita.Allora scoppiettanocome faville di quell'antico fuocoi nostri discorsi di sonorità alloglotta.

...19

- L'avevo con me la mia animaquando sono uscito di casa per andare al lavoro!Poi non me la sono più sentita addosso:l'avrò persa - mi sono detto - ma dove!Ho incominciato a cercarla.Non è che fosse così preziosacome potrei far credere,ma era un ricordo di mio padre,che l'aveva ricevuto da suo padreinsomma avete capito che è giunta a medi generazione in generazione. Fatto stache non l'avevo più addosso.Ho cercato in fabbrica alla FIAT;

ho controllato nei locali pubblici;ho guardato sotto le macchine posteggiate;alla stazione dei treni. Nulla.Sono stato perfino in spiaggia, ma come faia trovarla in mezzo a quel pastone di sabbialievitante di bagnanti!Mi da una sottile inquietudine non trovarla.Su non scherziamo, ditemi chi me l'ha presa!

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Hai ferite ancora aperte,uniche devastazioni apparenti.I tuoi sismi più pericolosi

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janè depértìmet e bolle aq té shumtété njèi mcnyre té re té eksistencés.Do té mbaronjè pra

se, né pleqériné tènde, bijté e tudo té té mbyllin né institutin "Kujtesé",ku do té kesb té gjithé ngushullimet,por jo ndijimin se je e gjallè.

...21

Ti paté ndcrimin me té madbté véje né jete Pè'rbérèsine arbèreshisè militante.Me kété nderim té madb

ke rruar, rron e do té rrosb.Né pra rreth teje sotbcshtja rri e fjeturté mjaftonkur ke festete ngrésh flamurin e De Radés téndper té dhénè iluzionin e vazbdimésisé.

Bijé e dashur,tuke vérejtur me sy té njomé té buajt,té vuri me barrebujku i mire lèti cé vintenga katundi yt ketu afér. Pastaj u martovetuke zgjidbur problemin kryesor té gjellès salePor tuke kérkuar té kuptohesh me té

- è e lo&jikshme ngase éshté yt shoq -ke fìlluar edhe té mendosb me trute e tij.Nani kini nje mendim té vetèm

e njé ményré shprehese té vetme,moj bijé isb-arbereshe.

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sono le tante sottili infiltrazionidi un nuovo modo d'essere.Andrà a finire poiche, nella tua vecchiaia, i tuoi figliti chiuderanno nell'istituto "Memoria",dove avrai tutti i conforti,ma non la sensazione di vivere.

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Tu hai avuto il massimo onoredi aver dato i natali all'Inventoredell'albanesità militante.Di tale massimo onore

hai vissuto vivi e vivrai.Se poi attorno a te oggiristagna il silenzio,ti bastaquando fai festaalzare il vessillo del tuo De Radaper dare l'illusione della continuità.

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Figliola cara,a furia di fare gli occhi dolci agli estranei,ti sei trovata ingravidatadell'ottimo bracciante latinoche veniva dal paese vicino al tuo. Poi sposandotihai risolto il problema principale della tua vita.Ma a furia di farti capire da lui

- è logico: è tuo marito -hai anche incominciato a pensare con la sua testa.Ora avete un solo pensieroe un solo modo per esternarlo,figliola cara ex-arbèreshe.

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- Té jesh e bukur.Té dish se je edhe me bukur.Né pra u jam njé shènim pa vleréper turistin e ngutshém o s' gjéndem- vémé - te hartat gjeografikeo te libri i madri i historiséka réndési vetem per studiuesingè ben hulumtime.Me mjafton té paktén

té jem pjeséz e njéi ideje té madheo e shpirtit toné té pérbashkétper t'u ndier plotésuar e i kénaqur.Por qéndro e gjegj:

titujt e mi té eksistencésia lajméron botés kambana ime bizantine.

...24

Pallatet e tua katrore prej guri mashkullpushtet i sé shkuarés mbi té tashmen ,shtépite e tua pérdhese prej guri femér,larg nga qendra, né heshtje té pérditshmegè kur té zotet pèrbrènda i mbyllénvarfèriné e pra ikén!Per problemet e prostatès - pleqéria! -

per astmèn e fjalévetper shkujdesjen e ndèrlidhjevet té brezavetper pafuqiné té zgjedéshnga aq shumè semundje até me té vogèl,dine digka planet e tu té ndèrgjegjes.Megjithaté, nga mjegulla

gè té mbèshtjell te yjeshtat,gjegja njé mbréma té ndizeshin per rrugéfjalè arbéreshe si zjarre lluminereshté sinjalizojné identitetin tèndcé ende s1 ke humbur.

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- Esistere è bello.Sapere di esistere ancora più bello.Se poi io sia un appunto insignificante

per il turista frettoloso o sia assente- mettiamo - dalle carte geografìcheo dal grande libro della storiadovrebbe importare soloallo studioso cbe ricerca.Mi basta al minimo

essere frazione di una grande idea0 del nostro comune grande spiritoper sentirmi completo e appagato.Ma fermati e ascolta:

1 miei titoli di esistenzali annuncia al mondo la mia campana bizantina.

...24

I tuoi palazzi quadrati di pietre maschiepotere del passato sul presente,le tue case a piano terra di pietra femmina,lontane dal centro, nel silenzio quotidianoda quando i proprietari vi rinchiusero dentrol'indigenza e si dettero poi alla fuga!Dei tuoi problemi prostatici - l'età! -

dell'asma delle paroledell'incuria dei tuoi rapporti generazionalidell'impotenza a sceglierefra tanti malanni quello minorene sanno qualcosa i tuoi piani di coscienza.Tuttavia, dalla brumache ti avvolge negli autunni,ho udito una sera incendiarsi per stradaparole arbèreshe come fuochi di luminariea segnalare ancora la tua identitànon ancora perduta.

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Lutje te Varibobès*gè ngréhen nga temjanicate shtèpivet ne mbrémjembledhur me mundimnjé dite pune tjetèrgezimi te shihenté gjithè bashké te gjallète pranishém dhe me frymémarrjené erèn e èmbél té shtépisenjerizuar nga kripa e djersévetbij shoqe shoqpleq gjyshér lidhjendérmjet se shkuarès dhe se tashmesme ogur té domosdoshè'm per té ardhmenkjo mbrémje gè si tjeratdo té zhduket e thithur nga kohame pare se té ìènj njé rrethté dukshém ankthimbi njeriun gè ndien kohènsi angéshtimet e vetaVirgjér Shèn Mèri e Varibobèscila kokèrr rruzarejeè kjo mbrémje gè biee gilit mister i pèrketankthi njerézor i pérsériturvegse litanivetté njéi té vetmi mister té hidhuramin per Varibobèn e gjallécé le gjurmèné hirin e mbrèmjesamin per Varibobèn gè veshpresén né majé té natéskapércyer mundimetpasionet dhe frikén e botèsamin per Varibobènpoet té kètij parrajsikétu te pranishém e té nderlikuar

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Preghiera di Variboba*che dai turiboli saledelle case la seraraccolta a faticaun'altra giornata di lavorogioia di vedersitutti insieme vivipresenti al respiroe al dolce odore della casaumanizzata dal sale del sudorefigli moglie maritovecchi nonni legamidi passato e presentecon auspicio indispensabile di futuroquesta sera che come tuttesparirà assorbita dal tempoprima che lasci un alonevisibile di angosciasull'essere che sente il tempocome i propri acciacchiVergine Maria del Varibobaquale grano di rosarioè questa sera che cadee a quale mistero appartienel'umana angoscia ripetutase non alle litaniedi un unico mistero dolorosoamen per Variboba vivoche lascia ormesulle ceneri della seraamen per Variboba che ponela speranza in cima alla nottesuperate tribolazionipassioni e paureamen per Varibobapoeta di questo paradisoqui presente e complicato

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aq té prekshém e njerèxoramin per lutjet e Varibobcspsheretima pèrjetèsieamin pèrgjithmonè.

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- Edhe pak njè urth i padukshèm do te me mbulojèe njè xhungel rrénjésh te rcjado tei marrènj ushqim edhe nga gatitè.Ne pyll-homologim do te zhdukem,Thomse do te ndihet njè ditemidis gèrmadhavet té mia té ri/buluarakazmé/a e arkeologut gè kérkonme tingull vdekjeje njè shenjèper té deshifruar identitetin tim té bjerré.

E ardhmja e natés agimi. Ti e prite.E ardhmja e agimit dita e piote. Ti e rrove.E ardhmja e dités mbrémja. Ti u krodhe ne té.E ardhmja e mbrèmjes nata. Ti me té u pèrxiejte.Né ciklin e vazhdueshèm té ndjenjavet te tua té ndryshme

u ndodh - aty per aty pa i véne re - mungcsae njèi agimi e njéi dite e njéi mbrèmjeje e njèi nate:njè zbrazèti e kujtesesiRumbe njè nga té tre shpirtrat e tu.Sot meshon greqisht e dashuron italisht.Né librat vetèm rri shkruar si ngjarja ndodhise ti shpirtra paté tre.

Foleté e tua shqiponjash,nani me inditerencé lènenén diell o nèn stuhi,

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così tangibile e umanoamen per le preghiere di Varibobasospiri di eternoamen per sempre.* Giulio Varibobba, sacerdote e poeta, autore della Vita di Maria Vergine, nacque a SanGiorgio Albanesi' (CS) nel 1724 ('25) e morì a Roma nel 1788.

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- Fra poco un'edera invisibile mi copriràe una giungla di nuove radicitrarrà alimento perfino dai tetti.Nella foresta-omologazione sparirò.Un giorno forse sì sentirà

tra i miei ruderi riscopertila piccozza dell'archeologo cercarecon suono di morte un segnoche decifri la mia identità perduta.

..,27

II futuro della notte l'alba. Tu l'attendesti.Il futuro dell'alba il giorno pieno. Tu lo vivesti.Il futuro del giorno la sera. Tu t'immergesti in lei.11 futuro della sera la notte. Tu ti unisti a lei.Nel ciclo continuo dei tuoi diversi sentimenti

capitò - lì per lì inavvertita - l'assenzadi un'alba di un giorno di una sera di una notte:un vuoto di memoria!Delle tue tre anime ne perdesti una.Oggi fai liturgia in greco e ami in italiano.Solo nei libri sta scritto come il fatto avvenne

che di anime ne avesti tre.

...28

I tuoi nidi d'aquila,esposti ora indifferentementeal sole o alla tempesta,

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mbajné ende gjurmè te ndérrimit te pendèvet.Bijtè e tu ktheheshin ne fole

pas fluturimevet te pare ushtrimi. Njè dite- e prisje, por jo kaq shpejt -u hodhèn drejt largèsivet.E di se nxore thirrje,

se vèzhgove c.do gjè C.é lèviztepérmbi tokat dhe shkèmbinjtè.Aritmitè e zèmrès sate - me thua -per iluzionet optike te papritura!U kthyen vetèm njé pare bere, té ndèrruaraq sa dukeshin té lindur né fole té tjera,dhurata duke pruré té guditshme.Largèsité u kishén bére nani

grumbuìl kohe pa kujtesé.Pastaj midis nesh u vendos nderimi

qé u jepet njerézvet té huaj.

...29

Té bukura atéheré dhomat e tuadhe e bukur gjindja jote e marrenga ato ore té gjalla té pranishme.Sot rreh njé jeté tjetér jo konsekuentendèrruar orét, ndrysbuar mekanizmat e dhèmbèzuardhe gishtat prej metali qé i shènojné.Dhomat e tua i shoh akoma ketu, por zèra

s' gjegjem me timbér arbéresh.Te ndonjé angoné rri i pluhurosurnjé ndijim i lashtè i njéi rékimi nga zemra.

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- E orés sime té sprasme s' di njé gjé:nése do té ndodhè per shkak té sinkopéso nése vdekje me agoni do té kemnatén ditèn mbrémanet menatnet kushedi!Indiferencé Shkujdhesje Ironi tri vajtore

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conservano tracce della muta di piume.I tuoi nati tornavano al nidodopo i primi voli d'esercizio. Un giorno però- te l'aspettavi, ma non così all'improvviso -si librarono verso le distanze.So che inventasti richiami,che scrutasti ogni cosa che si muovesseal di sopra delle terre e delle rocce.Aritmie del tuo cuore - mi dici -per le improvvise illusioni visive!Ritornarono solo un paio di volte, cambiati

tanto da sembrare nati in altri nidi,portando strani doni.Le lontananze erano ormai divenute

cumuli di tempo senza memoria.Poi subentrò il rispettoche si deve alle persone estranee.

...29

Belle allora le tue stanzee bella la tua gente presada quelle ore vive presenti.Oggi pulsa una vita non consequenziale

cambiate le ore, mutati i meccanismi dentatie le dita di metallo che le segnano.Le tue stanze sono ancora qui, ma voci

non odo dal timbro allogeno.In qualche ripostiglio sta impolverata

un'antica sensazione di grido dal cuore.

-30

- Della mia ultima ora non so una cosa:se avverrà da sincopeo se trapasso agonico avròdi notte di giorno di sera all'alba chissà!Indifferenza Distrazione Ironia tre prefiche

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do te me qajné duke me uruarkujtim té pérjetshèm!Vdekur pra, dhemhje té vonakot do té me kushtonjékonferencieri i paguar:drejt duhej té vérehejné ditét e shéndetit tim té rreme!

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Kush mund fé die né ka lindur qeliza e huaj<.-é do té rritet jashté mase né kurmìn téndduke zgjidhur njé Cfarédo vendi té koordinatavetté tua trupore. Njé qelizè e cjnendurè" e pangopur e uà ngjit té tjeravetpangopésiné. Me thua se si mase parandalueseke ndjekur rregullat per pérdorim té bashkéngjiturame lindjen tènde: vend i gurtè,krahé té mbrojtur nga njé mal,nja dy pèrrenj poshté né hone,horizont i hapur nga njèra anèper té mbajtur larg klaustrofobinée per té vèrejtur né sy sibaritèt né radhè.Rregullat per pérdorim i ke ndjekur; té mbetet

té kontrollosh qelizè'n e prishjes,gè mos ta bjeré teknika, per shembull,o kundérmimi theres i industriséo larési i sprasém hedhur né trego telenovela e ardhme ne Tv.

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Yjesi e Qerresyje té vrapit té sajpolare e festavet té tuaaftési gjithè arbéresheté mirret ne vendìm gdo gjéper ta paraqitur né tregun e turizmitpa ditur se me se gjithè paguan

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mi piangeranno augurandomil'eterno ricordo!Defunta poi, tardive doglianze

inutilmente mi dedicheràil conferenziere prezzolato:giusto bisognava vederenei giorni di mia presunta salute!

Chi può mai sapere se sia nata la cellula estraneache crescerà a dismisura nel tuo corposcegliendo un qualsiasi sito delle tue coordinatecorporali. Una cellula impazzitadiventa vorace e contagia di voracitàle altre. Mi dici che a scopo preventivohai seguito tutte le istruzioni per l'usoallegate alla tua nascita: luogo pietroso,spalle coperte da monte,un paio di torrenti in fondo ai burroni,orizzonte aperto da un latoper fugare la claustrofobiae per vedere in faccia i sibariti di turno.Le istruzioni per l'uso le hai seguite; non ti resta

che controllare la cellula della dissoluzione,che non lo porti la tecnica, per esempio,o l'odore acre dell'industriao l'ultimo detersivo immesso nel mercatoo la prossima telenovela della tv.

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Costellazione del Carrostelle della sua corsapolare delle tue festecapacità tutta arbèreshedi appigliarsi ad ogni cosaper presentarla al mercato del turismonon sapendo che più di tutto

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pèrdorimi i gjuhésgè mban te gjalla zakonète c.é brumos edhe ajrin c.e thithet.E nani do té ulérijmè me gjuhèn toné nxitjeqevet me te fortesa me qerren e tyre te fluturojnème se fèrshèllima e erès e té arrejnè té parètdhe pérquesvet té tyre t'u jipendafìnat e fitores, ndérsa njé Pindar i rime vargjet e tij me pèrsosje arbèreshedo t'i béjé té pavdekshem duke i treguaradmirimit té pasaardhésvet.Yjèsi e Qerresné qiellin e kétij katundi arbéresh.

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Ndoshta è ky vendiku mund te shuhen pasionet,ku mund té mbyllen syté si njé pélhurémbi kronikén e pérditshme e dhelpérinée mund té hapen per t'u lindur si provene njé botè jo te sémuré nga té metat.Ndoshta kétu do té harrojmé, sepse té largéta,decibelet shqetésues té sé tashmes.Ndoshta kétu do té marrimspontaneitet e do té rikthehemi femijé,katund i buté per zemrèn e me shqiptim puhie.Do té ribéhemi njeréz gati per mbrujtje.Por né orèn e caktuar, fijevet té ndejtur

té mbrèmjes katundareu vérsulet sigla rrémbyese e televizionite katundi rimerr lidhjet me jetén.

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Do té veshésh petka klinde klinde,do té zmadhosh syté me rimel té forte,do té lyesh buzét me té kuq té ndezur

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paga l'uso della linguache mantiene vive le usanzee che permea anche l'aria che si respira.E ora urleremo con il nostro idioma incitamentiai buoi più fortiperché col loro carro volinopiù del sibilo del vento e taglino primiil traguardo e ai loro conduttori vadail lauro della vittoria, e un Pindaro nuovocon il suo verso di fattura arbèresheli immortali e li additiall'ammirazione dei posteri.Costellazione del Carronel cielo di questo paese arbéresh.

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Forse è questo il luogoche propizia lo stemperarsi delle passioni,dove poter chiudere gli occhi come un sipariosulla cronaca e sulla furbizia quotidianee riaprirli nel tentativo di nascerea un mondo non tarato dall'imperfezione.Forse qui dimenticheremo, perché lontani,

i decibel inquietanti del presente.Forse qui acquisteremo

in spontaneità e torneremo fanciulli,paese lieve al cuore e dalla pronuncia di brezza.Torneremo ad essere uomini da plasmare.Ma all'ora solita, sui fili stesidella sera paesanasi abbatte la sigla implicante della televisionee il paese riprende i legami col mondo.

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Vestirai abiti a svolazzi,ingrandirai gli occhi con un rimmel forte,dipingerai di rosso fuoco le labbra

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jashtè skajit natyror te té duken me mishtore,do té ngjycsh thonjté e mprehtè - thika dashurie -do té vè'sh né krye njc kapelé te guditshmee te kémbét kèpucè té lustruara me taka té larta;do te dukesh vértet njé magjistare modernegati té bè'sh njé té vetmc magji té rèndèsishme:se njerczit e tu té béhen té forte si Skènderbeu-Supermense njerézit e tu té dashurojné gjèrat gè ti dashuron,se njerézit e tu té flasin gjiihén gè ti flet,se njerézit e tu té shkruajnè gjuhcn gè shkruan ti!Por si mund té thyesh konkurrencén

e majyistarevet pas-modernetepèr té specializuara né magji ultra gjumèsjellèse?

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Té gjej kètu né pragune dritares se kétij deti,floké dheu e gruri, kundérmim dielli,e re né lékurésikur té kishe lindur dje.Ashtu pérfytyron rinias u ve veshin psherètimavetmbi ditét e tua té tashme.Né kété ore té ndryshimit té puhisé

vjen nga deti Adriatik iliadigè pak me pareka pérkédhelur mémén shqiptare té lashté.Fra vishe me mjegull e melankoli.

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Deshiroja té dijaper hapjc-mbyHjen tènde té perditshmeté dyervet e té flegravctsy veshè gojè té shtépivet té tua,per orèt gè ndèrrojnè petkae shkojné té shpejta neper rrugét,

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oltre il bordo naturale perché sembrino più carnose,ti tingerai le unghie affilate - coltelli d'amore -ti metterai un cappello stravagante in testae scarpe lucide coi tacchi altissimi ai piedi:vuoi sembrare una perfetta maga modernapronta a fare una sola importante fattura:che i tuoi diventino forti come Skanderbeg-Superman,che i tuoi amino le cose che tu ami,che i tuoi parlino la lingua che tu parli,che i tuoi scrivano la lingua che tu scrìvi!Ma potrai battere la concorrenza

delle maghe post-modernesuperspecializzate in fatture ultra soporifere?

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Ti trovo qui sul davanzaledi questo mare,capelli di terra-grano, odore di sole,nuova di pellecome fossi nata ieri.Così fìngi giovinezzané dai ascolto ai sospirisui tuoi giorni presenti.A quest'ora di cambio di brezzati giunge dall'Adriatico il ventoche da pocoha carezzato l'antica madre albanese.Poi ti vesti di bruma e di malinconia.

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Vorrei saperedel tuo quotidiano aprire-chiudereporte e battentiocchi orecchie bocche delle tue case,delle ore che mutano d'abitoe vanno veloci attraverso le strade,

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per ndijimin e pandryshueshèm ne ajèrgè japin ndryshesat e tua te dukshme- i dukshèm edhe shpirti yt i pandryshuare per faktin se gdo gjè gè di per tyjè sikurse t'e dija gè kur s' e mbaj me mend.

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U veshe me njè emèr té hijshème ke te hijshme dukjenkur manteli yt è qiellie shtroja jote bari me pupla.Shèndeti yt prandajné vèshtrimin e pare duket i mire,por mos kèrko, jatrua, té palposhnyjèza né gjirin e saj o t'e hapéshper analiza vaginale:sémundjet e saj a do té kenè nanité ecur né drejtim té njèanshémné ng'i jipet né transfuzionnjè vullnesè e re.

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Pèrpoqa kètu njè vajzè spixaniotegè mburrej per rrènjèt e sajapèrpara meje qè ushqeheshame fjalét cé i dilnin nga goja.E i thamè sé bashku arbèrisht

shprehjet e zakonshmese gjaku s'bèhet ujése gjaku ynè è i shprishurse jemi gjithé té njéi gjaku!Por u déshiroja té flisjaper buzèt e saja arbèresheper syte e saj arbèresheper shtatin e saj té hijshèm arbèreshper ecjen e saj arbèreshe

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dell'immutabile sensazione nell'ariache danno i tuoi cambiamenti visibili- visibile anche l'anima tua immutata-e del fatto che ogni cosa che so di teè come se la sapessi da sempre.

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Ti sei vestita di un nome gentilee hai gentile l'aspettose il tuo mantello è di cieloe il tuo giaciglio di erba piumata.La tua salute quindi

a prima vista sembra buona,ma non cercare, medico, di palparenoduli nel suo seno o di aprirlaper analisi vaginali;le sue malattie avranno ormaiun andamento a senso unicose non le si trasfondeuna nuova volontà.

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Incontrai qui una giovane spezzaneseche vantava le sue radicidavanti a me che mi nutrivodelle parole della sua bocca.E insieme le dicemmo in albanese

le solite espressioniche il sangue non si fa acquache il sangue nostro è dispersoche siamo tutti di uno stesso sangue!Ma io volevo parlaredelle sue labbra arbèreshedei suoi occhi arbèreshedel suo fascino arbèreshdel suo incedere arbèresh

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per mendjen per èndrrat per dèshiratper gjithè atè cè kish arbéreshe e jo vetémper gjakun tonè te pè'rbashkètgè edhe nga aferna mban njeri-tjetrè's larg!

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Poezi e Serembes*sy te zez te vajzèsgè pérpoqém me shikimin tonèpremtim dashurie te pérjetshmepoezi e Serembesdegé ulliri flamur paqejeper kèto shtèpi té pangarané kujtimin e kujt u nispoezi e Serembestréndafil e gjemb te mbledhur sé bashkusimbol i èmbèl e i hidhét i gjelléspoezi e Serembesshétitore e hìjesuarfaltore ndjeseper dashurité e pakémbyeraje edhe nani ky katundi shpirtit tonè arbéreshcast i rruar né njè realitet té pèrpiktème déshpèrim o entuziazme té ménjéhershémpoezi e Serembeske marr me vetekété katund té shpirtitté dashur e té urryer per sa i jipèje per sa ng' i jipéj ushqimlakmimit ténd per horizonte me te gjeré se samund té té dhuroj njè dritare e vetme e hapurmbi kété botè tonè me njè permase té vetmee andaj me mire Amerikazbulimi i njèi dheu té ri - Toka Toka!por kush me mire se ti di

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dei pensieri dei sogni dei desideridi tutto quel che di arbé'resh aveva e non solodel nostro identico sangueche anche da vicinoci tiene lontani l'uno dall'altra!

-39

Poesia del Serembeocchi neri della ragazzache incontrammo col nostro sguardopromessa di eterni amoripoesia del Seremberamo d'ulivo bandiera di paceper queste case rimaste intattenella memoria di chi partìpoesia del Seremberosa e spina colte insiemesimbolo dolce-amaro della vitapoesia del Serembeviale ombreggiatosantuario di perdonoper gli amori non corrispostisei ancora questo paesedella nostra anima arbèreshemomento vissuto in una precisa realtàcon disperazione o facili entusiasmipoesia del Serembeti sei portato appressoquesto paese dell'animaamato e odiato per quello che davae per quel che non dava di nutrimentoalla tua smania di orizzonti più ampi di quantopotesse offrirti una sola finestra apertasul nostro mondo unidimensionalee allora meglio l'Americascoperta di un nuovo mondo - Terra Terra!ma chi meglio di te sa

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se zbuluesi ka nevojèper Amerika te reja gè te zbulohen ngaherèe se bota njèpèrmasoree vendit ku ke lerèe ajo gè me se gjithèthomse ka nevojè te jeté e zbuluarpoezi e Serembespa varr ku te kèndohensi lutje vjershat e tuambi te cilintrashègimtarja e dashurise sate antikevaj/a me sy te zezté vendosè njè lulee trishtuar nga fati yt i guditshèmshpirt gè edhe nani udhètonlajmètar i arbèreshisè.

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Pèrparimi kur arrèn tek na è pèrparim i pazakontéduket se s' èshtè ne vendin e tij duket lène atypèrpara derès sa m'i vullnetshmi fé hynjè né shtépi.I shkélqejnè gjithè pjesèt e tija kromatike e s' shihet

asnjé pikè ndryshku; né e nget té jep njé ndijimté ftohti e gishtat e tu i lène njè kapug ngrohtésie.Vegél e guditshme pèrparimi afèr bujkut plakfytyre té rrudhur, duar hardhish sapo té krasitura.Send i guditshèm pèrparimi afèr gruas me xhèllonèn

gè nga fèmijèria i fsheh moshèn té dukete pandryshueshme pèrballè lodhjes. Qfare do té bèjnéata me pèrparimin, né ngè ndodh se u shèrben bijvetté cilét me siguri nani dine g'do té béhet me té!

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Poeti* yt kérkon poezi neper rrugicatku ulur rrinè plakat tuke gjetur

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che lo scopritore ha bisognodi nuove Americhe sempre da scopriree il mondo unidimensionaledel tuo luogo natioè forse quello che più di tuttiha bisogno d'essere scopertopoesia del Serembesenza tomba dove recitarecome preghiere i tuoi versisulla qualel'erede del tuo amore anticofanciulla dagli occhi nerideporre un fioreimmalinconita dal tuo strano destinospirito che viaggi ancoramessaggero di albanesità.•Giuseppe Serembe, poeta (1843/1891).

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II progresso quando arriva da noi è progresso atipicosembra non essere al suo posto sembra lasciato lìalla porta perché il più volenteroso lo introduca in casa.Brillano tutte le sue parti cromatiche e non si nota

alcun punto di ruggine; se lo tocchi ti da una sensazionefredda e le tue dita gli lasciano un cappuccio di calore.Strano arnese il progresso vicino al vecchio bracciante

faccia rugosa, mani di vite appena potata.Strano aggeggio il progresso vicino alla donna dalla lungagonna che da quando era piccola le nasconde l'etàperché sembri inalterabile alla fatica. Che se ne fannoloro del progresso, se non fosse che serve ai figliche sicuramente ormai sanno che farsene!

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II tuo poeta* cerca poesia tra i vicolidove sedute stanno le vecchie a inventare

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punè femèrore per duart e tyre rrénjé ulliri.Poeti yt kèrkon poezi midis bankavet te shkollès

ku djemté e vajzat presin njeriun gè do t'u ndezédritèn e mendjes. Poeti yt kèrkon poezimidis gurèvet me bujqit perqendruart'u japènj fryte farà e njéi dite te piote piine.E fillon pra te ecènj brènda natès

e dritat e ndezurajanè sytè e tij pèrjetè te hapur.Poeti yt e kétu si je ti i gjallè e i pèrjetshém

e shqetèsimi i tij è gjithnjè me tèndin.

* Poeti Karmcl Kandreva (1931 - 1982).

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Q' mund fi japim na sot kèsaj ditegè pretendime s'ka, por è kètuse kètu duhet té jetème kufijté e saj nga njè mesnatè ne tjetrènbrènda te gilève njé mundim endet,njé mendim lèviz, birret njè fjalè.Na mund te rrimè kètu tuke priturper gjithè oret e saja e asgjèdo té ndodhè me rèndèsi.Njè dite si tjerat.Ngushullim i dobèt te dihetse è gjithmonè njè unazè e zinxhiritpa te cilin s' mund t'arrèhette evoluimi i se sotmes gè do t' arrènjè nesèr.

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Krenohe per paraardhèsit nga Moreasikur te thuash se rrjedh me vijè te drejtènga princèrit e Angliséo nga dyert me té shquarae fisnikèrisè remake.Ti, gè s' di as se gjuha jote

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impegni femminili per le loro mani radici d'ulivo.Il tuo poeta cerca poesia tra i banchi di scuola

dove i ragazzi aspettano chi accenda la lucedella loro mente. II tuo poeta cerca poesiatra i sassi con i villani intenti a far fruttareil seme di tutto un giorno di lavoro.E poi va girando nella notte

e i lumi accesisono i suoi occhi eternamente spalancati.Il tuo poeta è qui come lo sei tu vivo ed eternoe la sua inquietudine uguaglia la tua.

"Il poeta Carmelci Ciindreva (1931 - 198:2).

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Che cosa possiamo dare noi oggi a questo giornoche non ha pretese, ma è quiperché qui dev'esserecon i suoi limiti da una mezzanotte all'altradentro cui gira una pena,si muove un pensiero, si perde una parola.Noi possiamo stare qui ad attendereper tutte le sue ore e nullaaccadrà di speciale.Un giorno come un altro.Magra consolazione sapere

che è sempre un anello della catenasenza il quale non si può giungereall'evoluzione dell'oggi cha giungerà domani.

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Vanti antenati dalla Moreacome se dicessi che discendi in linea direttadai principi d'Inghilterrao dalle più illustri casatedella nobiltà romana.Tu, che non sai nemmeno che la tua lingua

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mund te shkruhet e mund te lexohet,ti thua Morea per te me treguar pa diturvendin dhe kohén e Pellasgèvet te ìashtèbij té drejtpèrdrejte te peréndivet.E è kètu ku do t'arrèsh:

do te me bindésh mua se Morea jote e tis' mund te vini vegse nga perènditè!Por kè do te habitésh, mik i dashur!U plotèsisht i bindur jam!

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Eliksir fuqie té qéndrueshme jipiflatravet te pasigurta te hovit tèndeliksir bindjeje te qèndrueshme jipinjeriut gè do te largonjé dyshimetnga sytè e fèmijèvet te tueliksir guximi te qèndrueshèm jipinjeriut gè do te rrènonjè murendarèse te brezevetsa trashègimia te shkonjè nga ati ne bireliksir jetègjatèsie jipinjeriut gè do t'i japénj réndèsi shkollèssepse lind aty studimi i fjalèseliksir pérjetésie jipisbpirtit tènd te madh arbèreshsa té mbanje té pranishme té shkuarèndhe e ardhmja té jeté nga ana e qytetérimit.

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Fat i pranishém né lindjen tende:té ishe atdhe!E atdhe qeve per njerézit gè até kishén bjerre,per njerézit gè deshénté mbajné té pangaré ngjyrén e lirise,gè deshén té mbajné besimte stili i lutjes sé tyre.

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si può scrivere e leggere,tu dici Morea per indicarmi senza saperloil sito e il tempo degli antichi Pelasgifigli diretti degli dei.Ed è qui che vuoi arrivare:

vuoi convincermi che la tua Morea e tunon potete che discendere dagli dei!Ma chi vuoi sorprendere, caro amico!Io pienamente convinto sono!

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Elisir di duratura forza daialle indecise ali dei tuoi slancielisir di duratura certezza daia chi vuoi mettere in fuga i dubbidagli occhi dei tuoi bambinielisir di duraturo coraggio daia chi vuoi distruggere muridi divisione generazionaleperché travasi l'eredità di padre in figlioelisir di lunga vita daia chi vuole dare peso alla scuolaperché lì nasce lo studio della parolaelisir di eternità daialla tua grande anima arbéresheperché abbia presente il passatoe il futuro sia dalla parte della civiltà.

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Destino che presenziò alla tua nascita:essere patria!E patria lo fosti per chi l'aveva persa,

per chi volle mantenereintatto il colore della libertà,per chi volle mantenere fedeallo stile della sua preghiera.

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E do té jesh gjithmoné atdhei se sotmes arbèreshe c.e ec,nèse ne kryeqytetin tènd - Kolegjin -restauron pèrmendoret e se shkuarè's sate,rihap pinakotekèn e miqvet té shquar,nxjerr pluhurinnga biblioteka e intelektevet te tyre,pikè e palèvizshme per njerèzit gè kané déshirèper te ardhme e pèrparim.

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Né shkon tek ti njè don Kishot arbéreshi armatosur me fjalè fluturakee me entuziazèm jashtè mase,te gili krua do t'e ftosh te pie?Tek ai i realitetitsa té zbresénj nga idealie te vèrenjè botèn me kèmbé té ngjitura né dhe0 te kroi i urtésisésa kali-fantazi i tijte zbutet e té bèhet i arsyeshèmper disiplinèn e frerevet?Don Kishoti do te pie te kroi

1 dashurisé sé magjepsure do te cjlet me dashuri per Dylqinjat e tua,por s' mund t'i dashuronjè;do té dashuronjè vetèm fjalèt arbèreshegè do té dalin me shqiptim té pèrpiktènga buzét e émbla té tyre!

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Rrénohe.Edhe pak tek ti do té qèndronjè

vetém skeleti i shtépivet ushqim i varfèrper myshkun e murevet.S1 ke mjete per té fìtuar gjellèn.S' ke mundesi per té rimarré fryme.

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E sarai sempre patriadel presente arbéresh che camnina,se nella tua capitale - il Collegio -restauri i monumenti del tuo passato,riapri la pinacoteca dei tuoi ospiti illustri,togli la polveredalla biblioteca dei loro intelletti,punto fermo per chi ha vogliadi futuro e di progresso.

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Se passa da te un don Chisciotte arbéresharmato di parole alatee di entusiasmo fuor di misura,a quale fontana l'inviterai a bere?A quella della realtàperché scenda dal suo idealee guardi il mondo coi piedi piantati per terrao alla fontana della saggezzaperché il suo cavallo-fantasiasi ammansisca e diventi ragionevolealla disciplina dei freni?Don Chisciotte berrà alla fontanadell'amore stregato:s'innamorerà delle tue Dulcinee,ma non potrà amarle;amerà soltanto le parole arbèresheche usciranno con perfetta pronunciadalle loro dolcissime labbra!

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Ti dissangui.Di te fra poco resterà

solo l'ossatura delle case alimento scarsoper il muschio murale.Non hai mezzi per inventare la vita.Non c'è possibilità di riprendere fiato.

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Asnjé perspektivé.Bota e cirkut te madh te qytetit rrèmben

ata pak bij te tu.SOS. Komé e thellè.Qytetèrim s' ka me.

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Kjo ere livanigè le pas tejekèto kèngé arbèro-bizantinegè ecjen tènde ritmojnekèto te veshura pontifìkalegè kurmin tènd rrethojnème hijesi mbinjerèzoreme japin drithma nga emocioniprinceshè lindore.È e kotè se t'e fsheh:

u gilem me dashuri per tyjper gdo psherètimè livaniper gdo ndryshim melurgjieper gdo shkèndijimté kokrrizavet ari té petrahilit tèndprinceshè lindore.E edhe kur ceremonia do té mbaronjèe ti do te visheshme xhins e fanellèz te firmosurdo te me pèlqesh njèsojsepse - t'e thomi e qartè -kemi njè zèmèr antikepor mendja rri te shekulli i ardhshèm.

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- Eja kur vishem dimri e kam rezervae mèlmesè té ndanj me miqtèpèrpara dashurisc se njèi vatre.Do té té dhuronj me nje frymè

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Nessuna prospettiva.Il mondo del gran circo cittadino rapisce

i tuoi pochi figli.S.O.S. Coma profondo.Inciviltà.

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Questo effluvio d'incensoche lasci al tuo passarequesti canti arbèro-bizantiniche cadenzano il tuo incederequesti abiti pontificaliche il tuo corpo avvolgonodi sovrumano fascinomi danno brividi d'emozioneprincipessa d'oriente.È inutile nasconderlo:

io m'innamoro di tead ogni sospiro d'incensoad ogni variazione melurgicaad ogni scintilliodi pagliuzze d'oro della tua stolaprincipessa d'oriente.E anche quando la funzione sarà terminata

e vestirai jeanse maglietta firmatimi piacerai ugualmenteperché - parliamoci chiaro -abbiamo un cuore anticoma la mente sta nel prossimo secolo.

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- Vieni quando mi vesto d'inverno e ho riservee companatico da spartire con gli amicidavanti all'amore di un camino.Ti offrirò d'un fiato

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horizonte te ngjashém me frikèngè ndoshta shpirti i dendur i livanitdo te té heqée ndoshta pèrpara teje midis ikonavetdo te shohésh te vallézonjèlindja e paharruar.Por mos me bèj pyetje pa takt

per qènien time te sotme o te nesèrme:u me siguri di vetèm kush isha dje.

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- Rri me duar né kryq te hjejagè ky diell vazhdimisht i javesvizaton me shtèpitè: mund té me marrè'shper njeri té papuné o pensionistqé s'ka tjetèr mundim veg t'i ndèrronjévendin karriges té mos bjeréhjené gè mblidhet.Problemet e mi i shkrinj ber' e heré

né gatishmériné e kripur té shpirtit tini;por s' èshtè té luhet; edhe pakdo té bénjé hyrjen e tij pontifikaleMijèvjegari i Tretè e u s' dua té rrime krahé te muri té vérenj pa interes.Né pritje, do té vesh xhaketén time me té ree né sythin lulja-ime-Skénderbe' prej bronzido té bénjé figurén e saj té mire.

Punét e vogla té pérditshmeorét e punuara me durim zejtarigjestet e lodhjes té zmadhuarpèrpara njèi publiku fèmijèshsa sidoqoftè te qèndronjè kujtesè- asnjé gjest i arbereshits' èshté pa histori -tingèllimi i zgjatur i zeravet

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orizzonti simili a paureche forse l'intensa anima degli incensiti scacceràe forse davanti a te tra le iconivedrai danzarel'oriente indimenticato.Ma non pormi domande indiscrete

sul mio essere oggi o domani:di certo so soltanto chi ero ieri.

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- Me ne sto con le mani in mano all'ombrache questo sole eternamente ferialedisegna con le case; mi potresti prendereper disoccupato o pensionatoche altra fatica non ha se non spostarela sedia per non perdereTombra retrattile.I miei problemi li stempero a volte

con la sapida prontezza del mio spirito;ma c'è poco da scherzare; tra pocofarà il suo ingresso pontificaleil Terzo Millennio e non voglio starecon le spalle al muro a guardare indifferente.Nell'attesa indosserò la mia giacca miglioree all'occhiello il mio fiore-Scanderbeg di bronzofarà bella mostra.

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Le piccole azioni quotidianele ore lavorate con pazienza d'artigianoi gesti della fatica amplificatidavanti ad un pubblico bambinoperché comunque ne resti memoria- nessun gesto per l'arbèreshè senza storia -la sonorità prolungata delle voci

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gè vérshojnè ne mesditén diellorendijimi absurdse gjithé sa dègjon sheh e ngetduhet me forcè te zhdukensado gè te jenè aq te gjalla aq né shèndete s' di né gilèn permasete gjitha kè'to mund té pèrsè'ritenpò té vijé rasti te pèrsériten,té gel né buzè njé gaz té guditshème i buzèqesh ajrit té bjerrésikur se ky ajèr i bjerrèté keté futur ndonjé gjé absurdené pérbèrjen e pamjes plot gjallèrigè té rri pérpara syvet.

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- Me duket se jam si qelq i brishtée se udhetonj né kété Jugitalibashké me disa tjeré qelqe té brishté.Por imja éshté brishtési e dyfìshté:

kam njè arsye té pare, kam njé arsye té dyté.Jugu im i dyfìshté.Té qènit tini prej qelqi ushqehetme gdo thérrime drite e té drités pésonhumoret e ndryshém. Ashtu jetoj e rrime drené time delikate,sepse mund té shndérrohem ne mijéra pasqyraté mijéravet diejve té thérrmuarsapo rrézuar pérdhe e thyernga njè frymè me e vendosur e erés.Té brishta késhtu edhe shpresat e mia!

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- Agimi ngjyre e pélhurave té mia té tejdukshmeme lehet nga duart né gjest dhurateme esencèn e gjinestrès kulluar nga nata.

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che irrompono nel mezzodì solarel'assurda sensazioneche tutto quel che senti che vedi che tocchidebba per forza svanirepur essendo così vitale così in salutee non sapere in quale dimensionetutto ciò si potrà ripeterese mai si ripeteràti porta sulle labbra un sorriso stranoe sorridi all'aria persacome se quest'aria persaabbia inserito qualcosa di assurdonel comporre il quadro pieno di vitache ti sta dinanzi.

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- Mi sembra d'essere fatta di vetro fragilee di viaggiare per questa Suditaliain compagnia di tanti altri vetri fragili.Ma la mia è doppia fragilità:c'è un primo perché, c'è un secondo perché.Il mio doppio sud.Il mio essere vetro si nutre

di ogni particella di luce e della lucesubisce i vari umori. Così vivo e stocon la mia delicata paura,perché potrei trasformarmi in mille specchidi mille soli sminuzzatiappena buttata a terra e infrantada un soffio più deciso di vento.Fragili così le mie speranze!

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- L'alba colore dei miei diafani velimi nasce dalle mani in offertacon l'essenza di ginestra filtrata dalla notte.

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Dua ngjyrén e virgjèrisè sime,por s' di gjer kur mundt'u bèj balle fjalevet me mjaltète tregtarèvet artikujsh kozmetikègè digjen me dashuri pèrpara derès sime.Mosha ime e vertetè è lékura ime e butè.Edhe njé pèrkédhelje mitare

le shenjèn e saj.CMo mbrèmje do te mbyll natèn gjer ne agimsa esenca e gjinestrès tg mos shpèrndahetné shkèlqimin akademik te yjevet.

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Ju dua toka arbè'reshe,me dashuri pasioni,si me i ndezuri dashnor,e megjithèse njoh grimin e zbukurimevet,kremrat kundèr rrudhavet,duart papritur té mbajtura mire- lène per pak ménjanèpunèt shtèpiake o té aravet -,té veshurat sipas modè's se sprasme,gorapèt mèndafshi gè hollojnè kofshète fshehin gèrvishtjet e kallamishteveto venat blu te ditévet,me rrini mire edhe kèshtusepse jini edhe né gjendje té ndeznizjarre me te larta se lluminerete festavet katundare,jini né gjendje té jipni drithma sanguineme se darkat spentane né té cilattogitet vera nga dheu né gjak,me rrini mire edhe kèshtusepse s' do té plakeni kurré,pasi e pérjeshtme èshté rryma juaj jetesoredhe aftèsiajuajper rifìtimin e rinisè.

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Amo il colore della mia verginità,ma non so fino a quando potròresistere alle parole di mieledei mercanti di cosmeticiche spasimano davanti alla mia porta.La mia vera età è la mia pelle delicata.Anche una carezza innocentelascia il suo segno.Ogni sera chiuderò la notte fino all'albaperché l'essenza di ginestra non si disperdanell'accademico brillio delle stelle.

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Vi amo contrade arbèreshe,di amore passionale,come il più acceso degli amanti,e benché conosca i trucchi degli imbellettamenti,le creme antirughe,le mani improvvisamente curate- dimentiche per pocodei lavori domestici o dei campi -,i vestiti all'ultima moda,le calze di seta che snelliscono le gambee coprono i graffi delle stoppieo le vene blu dei giorni,mi state bene anche così,perché siete ancora capaci di accenderefuochi più alti dei falòdelle sagre paesane,siete capaci di dare brividi sanguignipiù delle spontanee cene in cuisi travasa vino dalla terra al sangue,mi state bene anche cosìperché non invecchierete mai,essendo eterno il vostro fluire vitalee la capacità di recuperodella vostra età giovanile.

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Finito di stamparenel mese di luglio 2005

dalla Tipografìa Lussograficadi Caltanissetta

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