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 · scenari di interazione delle nanoparticelle con i nostri organismi sono infiniti e ancora da studiare, occorre pertanto muoversi ... di radiazioni ionizzanti ad un volume bersaglio

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Ingegnere Civileesperto in Trasportie Mobilit Stradale.GiornalistaCoordinatore editorialedi In Salute

Dott. ing. Dalila BeatriceMedico Chirurgo Specializzatoin Neurochirurgia.Direttore dell U.O.C.di Neurochirurgiapresso l A.O. G. Rummodi Benevento

Prof. Giuseppe CatapanoPresbitero.Cappellano Militarepresso la Scuola AllieviCarabinieri di Benevento.Giornalista Pubblicista.Gi segretario del CardinaleAngelo Bagnasco

don Emilio Di Muccio

Psicanalista.Responsabile Diagnosie Clinica Psicologica UOSMPuglianello ASL BN 1.Giornalista e scrittore.Autore Gruppo Editoriale Guida

Dott. Roberto PerrottiMedico Chirurgo Specializzatain Radioterapia Oncologica.Titolare della S.S.di Radiochirurgia e Stereotassiencefalica ed extraencefalica.Direttore f.f. dell U.O.C. diRadioterapia presso l A.O.G. Rummo di Benevento

Dott.ssa Teresa PirontiSpecialista in Pediatria.Esperto di sub-specialitpediatriche quali: Allergo-Immunologia; Dermatologia;Malattie delle altee basse vie respiratorie.Responsabile Ambulatoriodi Dermatologia Pediatricapresso l A.O. G.Rummodi Benevento

Dott. Piero Polcino

8 gennaio - febbraio 2013

Direttore scientifico dell Istituto Europeo di Oncologia.Ø stato il primo italiano Presidente dell Unione Internazionale controil Cancro e ha fondato la Scuola Europea di Oncologia, la SocietEuropea di Oncologia Chirurgica e la Societ Europea di Senologia.Nel 2003 ha dato vita alla Fondazione Umberto Veronesi per ilprogresso delle scienzeProf. Umberto Veronesi

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le firme in vetrina

Medico Chirurgo Specializzatoin Malattie InfettiveMalattie del Fegato e vie biliari.Responsabile del Serviziodi Epatologia Clinicapresso la Casa di CuraSan Francescodi Telese Terme (BN)

Dott. Vincenzo GuadagninoMedico Chirurgo.Primario dell Unit Operativadi Recupero e RieducazioneFunzionale dell Istituto Scientificodi Telese Termedell IRCCS Fondazione Maugeri

Dott. Bernardo LanzilloMedico Chirurgo Specializzatain Neurochirurgia.Nell ambito delle Neuroscienze,ha focalizzato il proprio interessesulle procedure di NeurochirurgiaFunzionale e Stereotassica.Dirigente Medico presso l U.O.C.di Neurochirurgia, diretta dal dott.G. Catapano, presso l A.O. G.Rummo di Benevento

Dott.ssa Giuseppina Iorio

Specialista in Psichiatria.Psicoterapeuta, SessuologoClinico.Presidente Societ Italianadi Sessuologiaed Educazione Sessuale

Dott. Marco RossiMedico Chirurgo.Direttore della U.O.C.di Ginecologia e Ostetriciadell AORN G.Rummodi Benevento.Consigliere nazionaledella Societ Italianadi Urodinamicae del pavimento pelvico.Ha ricoperto per 3 mandatila carica di Consiglierenazionale della AssociazioneNazionale di UrologiaGinecologica.Consigliere nazionaledella Fondazione italianacontinenza

Dott. Gennaro TrezzaMedico ChirurgoSpecializzato in Neurologia.Lavora come Psichiatranell Ambulatorio di Alcologia -Servizio Tossicodipendenzepresso l ASL BN1di Benevento

Dott. Pierluigi Vergineo

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All’inizio dell’anno è quasi inevitabileguardare al futuro. Quello della scienza,a mio parere, sarà in dimensionenanometrica. Per avere un’idea della scaladi misure di cui stiamo parlando, bastadire che un nanometro equivale a unmilionesimo di millimetro: una cellulamisura cinquemila nanometri, e unframmento di DNA pochi nanometri. Cipossiamo muovere nella dimensioneinfinitesimale degli atomi, e forse puòbastare questo per farci capire laprofondità della rivoluzione culturale chela nanoscienza rappresenta per l’uomo e

il pianeta. Non è un caso, infatti, seabbiamo deciso di dedicare alla societànanoscientifica l’ultima edizione delprogramma di “The Future of Science”,conferenza mondiale che si è tenuta aVenezia lo scorso settembre, organizzatadalle Fondazioni Umberto Veronesi,Giorgio Cini e Silvio Tronchetti Provera.Le nanoscienze permettono di scomporree ricostruire il mondo in nanoelementi,aprendo infinite possibilità, come infinitesono le forme e le combinazioni dellanatura. Ovviamente ciò riguarda anchela medicina, e in modo particolare investe

di UMBERTO VERONESI

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il mio campo, l’oncologia. Vorreisottolineare che non stiamo parlando diuna branca finora sconosciuta, lenanotecnologierappresentano piuttostouna nuova dimensionedella medicina nel suoinsieme, che permette diapplicare in modo piùampio le conoscenze piùrecenti, in particolarel’enorme bagaglio disapere legato alladecodifica del DNA. Inanomateriali sono dellagiusta dimensione perpoter interagire alla paricon gli attori biologici principali del nostroorganismo (proteine, molecole di DNA,virus) o per costruire elementi nuovi comeil sangue artificiale o protesi sostitutive.La prima ampia applicazione dellenanoscienze in campo oncologico, è nelladiagnosi: da una prospettiva nanometricaè più facile individuare la minima anomalianelle cellule del nostro organismo già auno stadio iniziale. La“nanodiagnostica”permette la ricerca,a livello diproteine, dibiomarcatoriassociabili auna malattia,anche al suoesordio, erendepossibile lostudio diimmagini alivellomolecolare.Lenanoscienze,

inoltre, trovano applicazioniimportantissime anche nella terapiaoncologica. Grazie ai nanoelementi

possiamo arrivare amettere a punto farmacimolecolari diretti ad unbersaglio specifico, comese fossero dei taxi ingrado di portare lesostanze curative adestinazione. E nondobbiamo attenderetroppo il futuro: lenanoparticelle iniettabiliutilizzate come vettori difarmaci sono già in uso.È il caso di alcune

molecole anticancro, che vengonoincorporate nei liposomi – particelle nanoformate da molecole di lipidi – e che,iniettate nel sangue, si concentrano sucerti tipi di tumore come dei “proiettiliintracellulari”. Inizialmente sperimentateper il sarcoma di Kaposi, presto questinanofarmaci potranno essere utilizzaticontro il cancro del seno, dell’ovaio, del

sistema nervoso centralenei bambini.

In generale,dunque, le

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nanotecnologie ci avvicinano sempre dipiù alla medicina personalizzata, se conquesta intendiamo la capacità di offriread ogni malato lacura più adatta e conle massimepossibilità di risposta.L’approccionanotecnologico èinfatti quello che cipermette la massimaaccuratezza nella“stadiazione” dellamalattia e nellasomministrazionedelle terapie.È importante,tuttavia, che inquesta fasel’entusiasmo degliuomini di scienza di fronte agli scenari

inediti e concreti che lenanoscienze aprono di

fronte anoi,

tenga conto delle possibili criticità legateall’ampliamento delle possibilità diintervento dell’uomo su se stesso e sul

pianeta. Non siconosce infattiancora benel’impatto dinanomateriali enanotecnologie sullasalute diconsumatori elavoratori.Attualmente in tutti iPaesi del G10 sonoin corso lavori per laregolamentazionedel camponanotecnologico,perché di fatto lamateria è

modernissima e non esistono ancora néuna normativa né una casistica. I possibiliscenari di interazione delle nanoparticellecon i nostri organismi sono infiniti e ancorada studiare, occorre pertanto muoversicon molta prudenza: gran parte del mondoscientifico ci sta già lavorando.Se vogliamo che la società nanoscientificasia una società migliore, è fondamentaleche avviamo da subito un processo diinformazione chiara, corretta e trasparentenei confronti della popolazione, che sitraduca in una presa di coscienza collettiva

sulle potenzialità e i confini dellenanotecnologie.

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Quando si parla di tumori cerebrali, piùcorrettamente sarebbe opportuno parlaredi tumori intracranici in quanto alcuni hannoorigine dall’encefalo vero e proprio, altridalle meningi, dai vasi, dalle ossa delcranio, dal tessuto ghiandolare dell’ipofisi,dai nervi cranici. Tutti crescono all’internodi una cavità rigida, occupando volume,dunque, determinando una sofferenzadell’encefalo. Possonoessere primitivi osecondari: i primibenigni o maligni, isecondi generalmentesempre maligni.Quale ne sia la causanon è ancora dato disaperlo. Molti di essi(quelli benigni) hannolunghissimi tempi dicrescita (anni) equesto fa sì che almomento delladiagnosi possono averraggiunto dimensioniragguardevoli. In Italiaci sono circa 4.500nuovi tumori cerebrali diagnosticati ognianno.La cefalea è il sintomo più comune di untumore cerebrale; ad essa possonoassociarsi vomito, disturbi visivi, facilestancabilità fisica e mentale, disturbi dellamemoria, disturbi del tono dell’umore,disturbi del linguaggio. In relazione allasede poi, si possono avere segni e sintomidi deficit nella motilità e/o sensibilità agliarti ed anche crisi epilettiche. La RisonanzaMagnetica Cerebrale è l’esame neuroradiologico di scelta per una corretta

diagnosi di tumore cerebrale. La terapiapuò essere: chirurgica, radioterapica,chemioterapica: l’applicazione di una, ditutte o di nessuna delle opzioni terapeutichedipende dal tipo di tumore, dai sintomi,dalla sede e dall’età del paziente. Unavalida alternativa a tali trattamenti è offertadalla Radiochirurgia Stereotassica conLINAC.La radiochirurgia stereotassica è un metodoben noto e diffuso per trattareselettivamente lesioni all’interno del cranioe dell’encefalo. Usando questa metodica

non vengono praticateincisioni delle strutturedel capo e aperturedel cranio, ma siutilizzano radiazionifocalizzate in manieraestremamente precisasulle lesioni.Ogni anno circa40.000 pazienti sisottopongono aquesto trattamento invari paesi del mondo.Con il terminestereotassi (dal greco“disposizionespaziale”) si intendeuna modalità

geometrica di calcolo del bersaglio basatasull’utilizzo di punti fissi esterni ottenuti conl’immobilizzazione ed il posizionamentodel paziente con annesso dispositivo chene permetta una ricostruzionetridimensionale da qualsiasi angolo. Ilsuffisso “chirurgia” sta ad indicare lasomministrazione della dose radiante inuna sola sessione.La “radiochirurgia” nacque in Svezia nel1951 ad opera di un neurochirurgo, LarsLeksell, al Karolinska Institute di Stoccolma.Egli coniò tale termine per descrivere una

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tecnica di radioterapia ad alta precisioneche consente di somministrare dosi elevatedi radiazioni ionizzanti ad un volumebersaglio ben definito ecircoscritto, utilizzandouna terna di coordinatecartesiane, conrisparmio dei tessutisani circostanti.Le radiazioni ionizzantisono generate damateriali radioattivi(come il Co60) o daparticolariapparecchiature qualigli acceleratori lineari(LINAC). L’alta energiacontenuta nelleradiazioni ionizzanti èindirizzata sotto formadi fasci verso il bersaglioda colpire, ad es. untumore, in modo che lecellule neoplastichevengano danneggiate o distrutte.La particolarità di questo trattamentoconsiste nella possibilità di indirizzare leradiazioni solo sul bersaglio. Grazie aquesta precisione, si possono utilizzaredosaggi di radiazioni più elevati e per unperiodo di tempo più breve.Perché le elevate dosi utilizzate inRadiochirurgia non siano dannose per itessuti sani che circondano il sito ditrattamento, è necessaria e fondamentaleuna precisa definizione spaziale delbersaglio e l’immediata caduta di dose aibordi dello stesso (alla periferia dellalesione) in modo da ottenere l’effettodesiderato senza arrecare danni.L’accuratezza del trattamento è statainizialmente ed è in molti casi tutt’oggigarantita dall’utilizzo del cascostereotassico, un casco metallico fissato

alla testa del paziente per impedirne imovimenti e fornire un riferimento univocoper la localizzazione del bersaglio da

trattare [Figg. 1 e 2].Le apparecchiature piùutilizzate per laradiochirurgia e laradioterapiastereotassica sono gliacceleratori lineari(producenti Raggi X)con sistemi integrati distereotassi, oppureapparecchiatureproducenti raggigamma (Gamma knife).Il LINAC (acceleratorelineare) è ora ildispositivo più utilizzatoper la pratica dellaradioterapiaconvenzionale eradiochirurgia [Fig. 3].La Radiochirurgia è

veramente poco invasiva, offrendo energiaa un bersaglio terapeutico accuratamentedefinito senza una incisione chirurgica. Èimpiegata nel trattamento incruento diun’ampia varietà di condizioni patologichetra cui malformazioni vascolari artero-venose; piccole neoplasie benigne didifficile raggiungimento ed asportazione(neurinomi dell’acustico, meningiomi dellabase cranica, pinealomi); metastasiencefaliche uniche e multiple, neoplasiespinali e sindromi dolorose come lanevralgia del trigemino. La Radiochirurgiaè anche oggetto di studio per il trattamentodei disturbi del movimento (talamotomiaper il morbo di Parkinson) ed epilessia.Indipendentemente dalla sorgente diradiazioni, i concetti fondamentali dellaradiochirurgia includono:1) il rilascio di una dose molto elevata di

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radiazioni (di solito in un trattamento unico);2) l’uso di un gradiente dose decrescentecon dose minima a livello delle strutturecircostanti;3) la localizzazione stereotassica del target;4) il ricorso alla pianificazione dosimetriainformatizzata;5) un sistema molto preciso di fornitura diradiazioni.

Tali concetti richiedono una conoscenzaprecisa sia del volume del bersaglio che ilcomportamento del fascio di energiaterapeutico.La procedura è semplice, altamenteaffidabile, indolore e soprattutto senzaincisioni sulla testa. Il trattamento consistedi quattro fasi:1. Fissazione del casco stereotassico.2. Esecuzione di un esameneuroradiologico sia esso TC, RM oangiografia.3. Elaborazione del piano di trattamento.4. Trattamento.

L’esecuzione di un trattamentoradiochirurgico richiede un alto livello dicompetenza, grande organizzazione ed unapproccio rigorosamente multidisciplinare,quindi la stretta collaborazione di diversefigure: un neurochirurgo, un radioterapista,un neuro radiologo, un fisico sanitario,tecnici di radioterapia ed infermieri dedicati.Prima del trattamento, un medico informeràil paziente e i familiari circa lo svolgimentodell’intera procedura.La radiochirurgia non richiede la rasaturadei capelli.La fase successiva sarà la fissazione delcasco stereotassico, una delle fasi crucialidel trattamento, in quanto consente almedico di identificare con una precisionedell’ordine di decimi di millimetro laposizione nel cervello della lesione da

trattare; è una “cornice” metallica (realizzatain lega leggera di titanio) che viene fissataalla testa con quattro viti (con infiltrazionedi anestetico locale) e consente di dirigerecon precisione i fasci di radiazioni sulbersaglio. La sua fissazione alla testarichiede pochi minuti.Dopo aver fissato il casco stereotassico,viene eseguito uno studio radiograficomediante TC, RM o Angiografia. Leimmagini sono necessarie per ottenereinformazioni sul volume, la forma e laposizione della lesione da trattare. Durantel’esecuzione di questi esami si utilizza unlocalizzatore [Fig. 5] fissato al cascostereotassico per identificare i punti diriferimento (fiducials) che serviranno adelaborare il piano di trattamento. Illocalizzatore viene poi rimosso dopo chele immagini sono state controllate dalneurochirurgo.Una volta che le immagini sono stateottenute il paziente può riposare in attesache venga elaborato il piano di trattamento,che consentirà di somministrare leradiazioni in maniera precisa ed affidabile.Ogni piano di trattamento è unico e come

tale viene disegnato individualmente perogni paziente in base alle sue specifichenecessità cliniche.

FIGURA 3

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Il neurochirurgo congiuntamente alradioterapista e al fisico sanitario pianificail trattamento mediante un appositoprogramma informatico di calcolo suimmagini.Una volta che il piano di trattamento è statoapprovato dagli operatori, inizia laprocedura vera e propria. Il paziente ècoricato sul lettino della terapia col capofissato al suo bordo superiore mediante ilcasco stereotassico.Per tutta la durata dellaprocedura il paziente èsveglio. Ogni fasedell’esposizione alleradiazioni èdirettamente controllatadagli operatori che lapossono interromperein ogni momento inbase alle necessità delpaziente.La durata deltrattamento varia daalcuni minuti a più diun’ora in base allecaratteristiche dellalesione che si devetrattare.Una volta conclusa lafase di esposizione alleradiazioni, il cascostereotassico viene rimosso e il pazienteviene dimesso il giorno stesso o al più ilgiorno successivo al trattamento.Gli effetti delle radiazioni si manifestanonel tempo e quindi diventanoradiologicamente visibili nei mesisuccessivi. Pertanto è necessario eseguiredegli esami radiologici di controllo (RM,TC, Angiografia) con scadenzeprogrammate in base al tipo di lesionetrattata.Il limite al trattamento radiochirurgico è

rappresentato dalle dimensioni, usualmentefino a 2,5 o 3 cm. Lesioni di maggioridimensioni richiedono un’aggressionechirurgica diretta, ad opera delle “mani”del chirurgo. Quando l’asportazione totalenon sia possibile, il residuo può ricaderenell’ambito di competenza dellaradiochirurgia. Fanno eccezioni lemalformazioni vascolari, che rappresentanoun ambito a se stante.La mortalità e la morbilità delle procedure

stereotassiche sonomolto basse, dell’ordinerispettivamente dell’1%e 2%.La radiochirurgiastereotassica è unaprocedura capace dioffrire innumerevolivantaggi e trovaimpiego in diversi ambitidi patologianeurologica-neurochirurgica.Tuttavia, è benesottolineare che laradiochirurgia devesempre essere eseguitain centri specializzati econ un’ampia econsolidata esperienza.Presso l’Ospedale

Rummo di Benevento sono state eseguite,ad oggi, oltre cento procedure diradiochirurgia stereotassica per diverselesioni del sistema nervoso centrale, tuttecon risultati eccellenti.Siamo fermamente convinti che neiprossimi anni, grazie all’affinamento delletecniche, all’ampliamento delle indicazionied all’ottimizzazione degli schemi ditrattamento, sarà possibile trattare unnumero sempre più vasto di lesioni conrisultati davvero entusiasmanti.

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A dire il vero, per questo numero di “InSalute” avevo deciso di scrivere del prolassogenitale e dell’incontinenza urinariafemminile, argomento a me molto caro inquanto mio principale interesse scientificoavendoci dedicato almeno 20 anni di studi.Tuttavia ho pensato che non andava persal’opportunità di ricordare la ricorrenza del25 novembre, data scelta dall’ONU perrichiamare l’attenzione internazionale sullaviolenza sulle donne; è un’ occasionespeciale e attraente da cogliere per parlaredel ruolo che i medici dovrebbero avere (espesso non hanno) nei confronti di questoproblema.Il 25 novembre si celebra la GiornataMondiale contro la violenza sulle donne.Questa iniziativa, istituita nel 1999dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unitee celebrata in Italia a partire dal 2005, èfinalizzata a informare e sensibilizzare lapopolazione generale su un tema la cuiincidenza è purtroppo ancora molto elevata.Dal 2009 è in funzione un NumeroAntiviolenza, 1522, attivo 24 ore su 24 ognigiorno e accessibile dall’intero territorionazionale gratuitamente, sia da rete fissache mobile, con un’accoglienzadisponibile in diverse lingue: italiano,inglese, francese, spagnolo, russo

e arabo. Le operatrici telefoniche fornisconouna prima risposta ai bisogni delle vittime,offrendo loro informazioni utili su i servizisocio-sanitari pubblici e privati attivi a livellolocale.Secondo la definizione dell’ONU del 1993,per violenza sulle donne s’intende:“qualunque atto di violenza sessista cheproduca, o possa produrre, danni osofferenze fisiche, sessuali o psicologiche,ivi compresa la minaccia di tali atti, lacoercizione o privazione arbitraria dellalibertà, sia nella vita pubblica che nella vita

privata”.Poiché ho unagrandeaffezione peri numeri e lastatistica, chehanno ilmerito di

mettere

di GENNARO TREZZA

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subito a nudo l’entità e la portata deiproblemi, vi fornisco dei dati che, mi auguro,servano a scuotere e a scrollare di dossol’indifferenza a quelle persone che pensanoche il problema non le investa direttamentee personalmente.In Italia circa un terzo della popolazionefemminile, tra i 16 e i 70 anni, è stata vittimadi violenza almeno una volta nella vita. Nel2011, inoltre, sono morte 127 donne, il 6,7%in più rispetto al 2010, e di queste oltre il70% aveva subito sia maltrattamenti fisiciche psicologici. Nel 2012 i dati raccolti finoa questo momento non sono affattoconfortanti: sono già 101 le donne uccisenel nostro Paese apartire dal mese digennaio. Il rischio disubire una violenzasessuale sembrapurtroppo tanto piùelevato quanto più èstretta la relazione tral’autore e la vittima. Talefenomeno si sviluppa,infatti, soprattuttonell’ambito dei rapportifamiliari, coinvolgendouomini di ogniestrazione sociale e provocando spessogravi conseguenze fisiche e psicologichenella vittima. I dati ci dicono che solo il 6,2%dei casi di abuso sessuale è ad opera di unestraneo, mentre il 69,7% da parte di unpartner e il 17,4% di un conoscente*.In Italia e in Europa la violenza in famigliaè dunque una realtà molto diffusa, mapurtroppo ancora poco denunciata: circa il95% delle vittime, infatti, non sembra trovarela forza e il coraggio di denunciare laviolenza subita. Proprio per questo è utilericordare la presenza di diversi servizi chesi occupano si raccogliere le richieste diaiuto di queste donne. Aggiungo inoltre che

gli atti violenti sulle donne non hanno treguaneanche durante periodi particolari dellavita e quindi non risparmiano donne gravideo affette da malattia.Si parla di una violenza che si annida nellosquilibrio relazionale tra i sessi e neldesiderio di controllo e di possesso da partedel genere maschile su quello femminile. Ilmaltrattamento può manifestarsi tramite trediverse forme di coercizione: fisica, sessualee/o psicologica.Una donna ammazzata ogni due giorni nel2012. Ottantasei stupri denunciati dagennaio ad aprile, quasi il doppio dell’annoprecedente. Decine di denunce per

maltrattamenti estalking. Storie di viteinterrotte o sfigurate,quote infinite di dolore.Un’emergenza sociale,una vergogna, unprimato ripugnantenelle graduatorie delmondo occidentale.Morire a ogni età, inogni classe sociale, inogni area, più del 70%delle volte per manodell’uomo che si è

amato. Morire di un delitto che qualcuno siostina a definire “passionale”, piuttosto chedelitto d’odio, di possesso violato, divendetta, di rabbia e disamore, ciò che è.Morire di coppia, più di quanto le donne trai 16 e i 44 anni non muoiano di incidenti odi cancro. Essere uccise in famiglia più diquanto non si venga uccise dalla malavita.Morire davvero oppure solo dentro, di botte,di stupro, di sevizie psicologiche, di stalking,mentre un contagocce di denunce segnalapoco e niente di un oceano che nessuno ègrado di esplorare. Perché nel 90% dei casilei non lo denuncia.Come è lampante, ci sono tutti gli elementi

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perché il fenomeno non può e non devesfuggire agli occhi degli operatori sanitarimedici e non: violenza fisica in famiglia,spesso ripetuta, anche di carattere sessuale.Non è possibile che un medico, che deveconoscere le storie delle persone e dellefamiglie che ha in cura, possa essere tantodistratto o insensibile da non accorgersidella particolare condizione di una propriaassistita ancor di più se sono evidenticontinui o ripetuti segni di lesioni. O peggio,decidere che il problema non lo coinvolgenel senso di: “meglio che mi faccia i fattimiei”. E il numero delle segnalazioni,se non delle denunce, èestremamente esiguo!

Non è comprensibile come ilginecologo, che per definizione èil medico curante e di fiducia delledonne, non si offra come riferimento dellestesse anche per questo problema.Il nostro è un ruolo che non può esseresvolto solo durante l’orario di “servizio” epertanto la nostra attenzione e sensibilitàdeve essere sempre attiva; non possiamodividere il nostro impegno professionale daquello sociale. Guardiamo le nostre pazientiin difficoltà con discrezione ma conattenzione a quelli che possono esseresegnali sensibili di una richiesta – coscienteo meno – di aiuto. L’appello viene trasmessoinoltre alle donne, affinché si sottraggano

a certe condizioni cercando nelle giustepersone e nelle istituzioni l’aiuto per trovareuna via d’uscita. La mia segnalazione èdiretta anche al Presidente dell’ordine deimedici della Provincia di Benevento, alDirettore Generale dell’Azienda OspedalieraRummo e al Direttore Generale dell’ASL diBenevento, affinché si possano istituire,presso i luoghi di assistenza e cura,principalmente presso le postazioni di primo

soccorso,

dove è più probabile che si venga a contattocon queste realtà, gli sportelli contro laviolenza sulle donne. È qui che le portatricidei segni visibili e non della violenzapossono rivolgersi, essere assistite con curemediche, psicologiche e guidate nei giustipercorsi istituzionali per uscire dal tunnel.Sono certo che la sensibilità delle personeinterpellate, le professionalità esistenti sulterritorio e l’impegno della società civile aiutinella realizzazione di questa iniziativa.Anche questo, se non principalmentequesto, è vivere “in salute”!

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QUESTURA DI BENEVENTOBenevento, 12 gennaio 2013

Fino a quando non è proposta querela peril reato di cui all’art. 612 bis del codicepenale, la persona vittima di atti intimidatorie/o persecutori può segnalare dettecondotte all’Autorità di Pubblica Sicurezza,avanzando richiesta di ammonimento neiconfronti dell’autore.Il Questore, dopo la relativa attivitàistruttoria, accertata la fondatezzadell’istanza, lo ammonisce, invitandolo acessare detta condotta ed assumerecomportamenti conformi alla legge.Con riferimento alla richiesta pervenuta, sipartecipa che, nell’anno 2012, sono stati

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emessi dal Questore di Benevento, ai sensidell’art. 8 del D.L. nr. 11 del 23 febbraio 2009,n. 15 provvedimenti di “Ammonimento”, afronte di relative istanze di vittime di stalking.Trattasi sia di donne che, dopo aver subìto,per anni, le angherie dei mariti, intrapresa lavia della separazione, vengono ossessionatedagli ex compagni e sia di persone che nonriescono a condurre, nello stabile in cuirisiedono, una vita tranquilla perché molestate,per vari motivi, da altri coinquilini.La loro disamina conferma il fondamentaleruolo assunto da una dettagliata denuncia checostituisce un momento determinante per unavalutazione del rischio a cui va incontro lavittima e poter sfruttare gli strumenti diprotezione previsti nella normativa di settore.Infatti, in molti casi, le vittime non denuncianoper paura che la situazione diventi ancora piùinsostenibile, ma, in realtà, l’unico modo pervenirne fuori è trovare il coraggio di denunciaresenza vergogna e senza imbarazzo.

Presso la Questura operano delle sezionispecializzate riguardanti i reati in argomentoove è impiegato personale altamentequalificato, dotato di particolare sensibilità ecomprovata maturità professionale ed umana;ne consegue che il ruolo svolto da dettestrutture è di fondamentale importanza per lavittima di stalking che può cadere nell’erroredi isolarsi o di sottovalutare il problema.Qualora il destinatario del provvedimento diammonimento del Questore continui amantenere comportamenti analoghi a quelliche ne hanno determinato l’adozione, saràdenunciato d’ufficio all’Autorità Giudiziariacompetente ai sensi dell’art. 612 bis del c.p.così come previsto dall’art. 8 del D.L. nr. 11/09e che la pena della reclusione da sei mesi aquattro anni è aumentata se il fatto ècommesso dal coniuge legalmente separatoo divorziato o da persona che sia stata legatada relazione affettiva alla persona offesa,nonché da soggetto già ammonito.

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In questo mio articolo divulgativo cercheròdi spiegare cosa devono sapere i genitoriper valutare se il loro bambino ha davverobisogno delle cure ortopediche.I genitori di un bambino che cresce connotevole rapidità, basti pensare che nelprimo anno di vita aumenta in media inlunghezza di circa 25 cm e negli annisuccessivi da circa 5 a 7 cm all’anno,dedicano giustamente alle sue ossa moltaattenzione. Vogliono scoprirne eventualidifetti il prima possibile onde poterli curareal meglio. In quest’ottica, però, rischiano diimbattersi in una serie di pregiudizi ed erroriche possono avere nei casi peggiori ancheconseguenze sulla salute del proprio figlio.Prima di parlarvi dei più comuni di tali errori,vorrei darvi una descrizione del normaleprocesso di sviluppo delle ossa nellaprimissima infanzia, così che vi sarà piùfacile capire il perché dei miei consigli.Fino al momento del parto le ossa del fetosono fatte in buona parte di cartilagine,tessuto molto più flessibile dell’osso maturo.I muscoli, i tendini e i legamenti, inoltre, checircondano le articolazioni sono morbidi efacilmente distensibili. Tutto ciò permette albambino di mettersi nell’utero materno inposizione da “contorsionista” e gli permetteanche di uscire attraverso il canale vaginaledurante il parto. Nei primi anni di vita unacerta flessibilità delle articolazioni persiste,

andando ad attenuarsi poi con il passaredel tempo. Le gambe e i piedi, che peradattarsi allo spazio limitato dell’uteromaterno, hanno subito incurvamenti edeviazioni, raggiungono un assestamentodefinitivo solo intorno ai 4 anni di vita.La maggior parte delle ossa, però, per potercontinuare a svilupparsi mantiene vicino alleestremità di ogni osso la cosiddettacartilagine di accrescimento; quando anchequesta sarà “invasa” dal calcio e da altriminerali in pratica al raggiungimento dell’etàadulta , l’accrescimento sarà terminato.MA ALLORA LE OSSA DEL LATTANTESONO FRAGILI?Da un punto di vista pratico sappiate che lapresenza di questa certa quantità dicartilagine nelle ossa del lattante e delbambino piccolo non significa affatto cheesse sono più fragili e deformabili, così comeancora troppo spesso si sente dire. Alcontrario la loro struttura è perfettamenteadeguata a sostenere il peso del corpo e lesollecitazioni dei muscoli che vi sonoattaccati. A questo proposito mi piacesottolineare con forza che ci sono bambiniparticolarmente attivi che fin dai primissimimesi di vita puntano i piedini e fanno di tuttoper stare in posizione eretta tutte le volteche li si poggi sulle nostre ginocchia; ce nesono poi altri che provano un gran piacerea stare seduti nel famoso “ovetto” reclinabile.

di PIERO POLCINO

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Queste posizioni sono perfettamentetollerabili per le gambe e la spina dorsaledei piccoli lattanti. Pertanto è del tutto falsala convinzione che si possano provocareincurvamenti permanenti delle ossa oaddirittura favorire nei primi mesi di vita laben conosciuta lussazione congenita delleanche, così come ben descritto in tutti i testidi ortopedia pediatrica.Al contrario, la posizione eretta stimola legambe, che normalmente sono un po’arcuate, a raddrizzarsi e inoltre rinforza purei muscoli che mantengono dritta la spinadorsale.Solo il verificarsi di vere e proprie malattiecongenite o acquisite può rendere le ossafragili e deformabili. Di queste malattie parleròbrevemente solo della cosiddetta lussazionecongenita delle anche (LCA).La lussazione congenita delle anche siverifica quando la testa del femore, cioèl’estremità più alta dell’osso lungo dellacoscia, fin dalla nascita esce con facilitàdalla sua articolazione, chiamata acetabolo,nel bacino, e può rimanerne fuori. Si trattaappunto di una lussazione che se non vienediagnosticata nei primi mesi di vita,danneggia l’articolazione colpita, provocandouna secondaria zoppia. La LCA era moltopiù comune un tempo, quando i lattantivenivano fasciati strettamente conle gambe dritte come dellemummie. Tale quotidiana posizionespingeva gradualmente la testa

del femore a usciredall’acetabolo. Daquando i lattanti sonostati tenuti con legambe libere taleanomalia èdiventata molto

più rara.

La sua incidenza riguarda infatti solo l’1-2% dei nuovi nati. Tale incidenza non ècertamente bassissima, ecco perché a tuttii nuovi nati va fatta dalla nascita, e poi neisuccessivi controlli pediatrici del primo annodi vita, la “Manovra di ORTOLANI-BARROW”. A tal proposito mi trovoperfettamente in accordo con quanto piùvolte scritto da Giuseppe Atti, direttore delCentro “Marino Ortolani” per la diagnosi eterapia precoce della LCA dell’A.O.Sant’Anna – Università di Ferrara: “Lamanovra di Ortolani se eseguitascrupolosamente da un pediatra espertoconsente di individuare tutti i bambini conanche lussate alla nascita, o lussabili (LCAmeno grave). Tale manovra a volte fallisce,ma solo per una scorretta esecuzione daparte di pediatri non sufficientemente esperti.Agli inizi degli anni ottanta è stata introdottaper questa diagnosi l’Ecografia delle anche.

Anche questa metodica, però,se non eseguita daecografistisufficientemente espertipuò dare sia falsi positiviche falsi negativi, con leconseguenze da tutti

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immaginabili. Tra l’altro questo esame haun suo costo, per cui ai tempi di oggi, conla crisi economica che ci attanaglia, a miogiudizio, è del tutto ingiustificato proporla atutti i nuovi nati. In accordo con gran partedella letteratura internazionale, al fine dicontenere i costi , senza perdere un numerosignificativo di diagnosi, si può prevedere dieseguire sempre la manovra di Ortolani atutti i nuovi nati, come ho precedentementedetto a ogni visita nel primo anno di vita, edi riservare l’ecografia a tutte le bambine,considerato che hanno una maggioreincidenza di LCA rispetto ai maschi, e soloa quei maschi che presentano uno o più deiseguenti fattori di rischio:1. storia familiare positiva per presenza diLCA;2. presentazione podalica;3. Manovra di ortolani positiva, o moltodubbia.

Altro dilemma “ortopedico” che attanaglia igenitori che ricevono messaggi martellantida amici, nonni e pubblicità è la scelta delleprime scarpe. Essi vengono indotti a pensareche i piedi e le gambe del loro bambinosiano talmente vulnerabili per cui scarpe“non giuste” possano provocare danni edeformazioni; vengono così comprate scarpecostosissime e scomode. A questo puntocercherò di spiegarvi della irrazionalità diqueste decisioni.Ho già accennato che i piedi e le gambesono costituiti da uno scheletro osseo e damuscoli e legamenti che li tengono insiemee ne imprimono il movimento. Ossa, muscolie legamenti non rimangono invariati neltempo, ma si modificano nella forma e nellafunzione, man mano che i muscoli si vannosviluppando e rinforzando nei primi 4 annidi vita e rendono gambe e piedi tanto più“sani” quanto più sono lasciati liberi di

muoversi senza costrizioni.Quale dunque la causa che porta a crearepreoccupazioni per cui c’è la errata idea cheservano scarpe particolari o “speciali”.Bene, provate a osservare un bambino cheha iniziato a camminare da poco, procedecome un piccolo robot: con le gambe un po’arcuate e divaricate e le punte dei piedinispesso rivolte verso l’interno o al contrarioverso l’esterno. Un cuscinetto di grassoriempie e nasconde l’arco plantare, pertantoi piedi vi sembreranno piatti. Altri bambinipoi, specie i più “cicciottelli”, presentano unadeviazione verso l’esterno di tutta la gambadalle ginocchia in giù, hanno cioè le gambead X, o più appropriatamente, le ginocchiavalghe. Questi sono fenomeni del tuttonormali, e ripeto, del tuttonormali.Agli occhi deigenitori, però, e di“tutto l’ambienteche circonda ilbambino”,appaiono come dei veri epropri difetti. Pertantol’allarmismo dei famigeraticonsiglieri, nonché di una pubblicitàinteressata, convince i poveri genitori adover “assolutamente” fare qualcosa.Però, gli atteggiamenti di gambe e piedi cheora ho descritto sono semplicemente ancoraun residuo del modo con cui il bambino èstato costretto a stare nell’utero maternodurante tutta la gravidanza; in pratica, imuscoli e i legamenti che circondano cavigliee ginocchio, sono stati stiracchiati tanto dapermettere ai piedi e alle gambe daincrociarsi per occupare il minorspazio possibile; per capire meglioquanto ho detto, pensate a ciòche fa un contorsionista perentrare in una valigia!Dopo la nascita, questi cosiddetti

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atteggiamenti uterini rimangono quasi deltutto invariati fino a quando il bambino nonassume la posizione eretta e comincia acamminare. Da quel momento le gambe adarco, proprio perché favorite dalla posizioneeretta, cominceranno a raddrizzarsi e i piedi,per evitare di inciampare continuamente,saranno costretti a puntare in avanti, il tuttonel corso dei primi 3-4 anni di vita.Molti di voi avranno anche notato che ilbambino quando inizia a camminare poggiacontemporaneamente tutta la pianta delpiede, quasi per procurarsi una base diappoggio più sicura. Ecco perché esiste ilcuscinetto di grasso che riempie l’arcoplantare: esso contribuisce, quindi, a dare

più stabilità a questi primipassi. Nel tempo, però,uno dei piedi, durantela marcia appoggeràsul terreno prima iltallone esuccessivamente il

restodella pianta,mentre l’altro piede,quello che rimanedietro, poggerà primala sua parte anteriore,onde poter spingere

più efficacementein avanti: lacontinuaesecuzionedi questi

movimentifarà si che i

muscoli e i legamenti che sorreggono l’arcoplantare nel tempo si rinforzeranno.Come è facile capire, tali azioni sisvolgeranno più armonicamente e facilmentesolo se il piccolo camminerà scalzo o condelle calzature comode e flessibili.Comunque anche per questa maturazioneoccorreranno i primi 3-4 anni di vita. Pertanto,è solo dopo il quarto anno di vita cheatteggiamenti ancora eventualmente moltopronunciati meritano una valutazione di tipoortopedico che può fare benissimo ancheun pediatra esperto avvalendosi dell’utilizzodi un buon Podoscopio, che in uno studiopediatrico non dovrebbe mancare mai.COME SCEGLIERE LE SCARPE?Alla luce di quanto ho detto queste dovrannoessere necessariamente morbide e comode,non abbisognevoli assolutamente di alcunplantare o rinforzo e nemmeno alte fino allecaviglie. In pratica, sono solito dire ai genitoriche se non sono facilmente piegabili in due,non sono scarpe da comprare!!

In casa si può lasciare camminareil bambino a piedi scalzi per tuttoil tempo che vuole: apprezzeràmolto la vostra liberalità e nonrischierà nulla, tanto menoraffreddore e bronchite (Sic!).Come ho già avuto modo discrivere in precedenti articoli su

“In Salute”, sulle cause di malattieda raffreddamento, sono paureassolutamente infondate ed èsemplicemente anacronistico e un po’ ridicolovedere ancora oggi genitori e nonni correreansiosi dietro i propri bambini, per coprireloro i piedini mentre scorrazzano liberi efelici per la casa. Al massimo, un paio dicalzerotti antiscivolo, o delle ciabattinecomode, gli eviteranno l’eventuale spiacevolesensazione del pavimento troppo freddo,naturalmente solo durante la stagioneinvernale.

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In conclusione, potete ben capire comecredenze e tradizioni scientificamentecampate in aria possono complicare la vitadei bambini e dei loro genitori. Paure radicatecome quelle che ho descritto, so bene chesono difficili da dissipare, specie se adalimentarle si aggiunge poi una pubblicitànon del tutto disinteressata.

A questo proposito dirò pochissime cose: iveri difetti sono quasi nella totalità vere eproprie malformazioni congenite ben visibilisin dai primi giorni di vita, pertantonecessitano di una precoce valutazionepresso reparti universitari-ospedialieri diortopedia pediatrica, per essere curati beneed efficacemente. Dunque, al di fuori dellemalformazioni congenite non c’è quasi maibisogno di intervenire con mezzi dicorrezione (scarpe correttive, plantari, etc.).Soprattutto non vi è alcun bisogno diprevenire il piede piatto e chissà quali altre

possibili anomalie. In conclusione di questomio articolo, mi piace riassumere quanto hodetto lasciandovi alcuni messaggi chiave suCOSA NON FARE:• non impedite al piccolo lattante che amasedersi o mettersi in piedi di farlo per paurache gli possa nuocere. È un timore infondato,a volte sostenuto dai più variegati “esperti”che impazzano sui vari mezzi dicomunicazione senza avere, spesso, alcunacultura in materia;• non comprate scarpe prima che il bambinoabbia cominciato a camminare e al momentodi comprarle che siano flessibili, leggere esenza alcun plantare. In estate sandalinicon suola di gomma e tomaia in tessutovanno benissimo;• nei prima 4 anni di vita, durante il camminare,piedini rivolti verso l’interno o anche versol’esterno, o gambe un po’ ad x non sianoassolutamente fonte di preoccupazione. Atal proposito evitate l’uso di scarpe specialio correttive, da chiunque consigliate.

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La Malattia di Parkinson (MP) rappresentauna delle più comuni cause di disabilitàpresente in 74-257 casi/100.000abitanti/anno, sviluppandosi nella maggiorparte dei casi fra i 50 ed i 79 anni. Ladiagnosi della MP è clinica.I sintomi caratteristici della MP sono:• il tremore, che si manifesta a riposo allemani;• la rigidità, che prevale a del tronco concapo e tronco flessi in avanti, arti superioriaderenti al tronco, arti inferiori lievementeflessi;• l’acinesia, ossia unaglobale riduzione dellamotilità volontaria; l’ipomimiafacciale con “facies figée”,hanno sempre gli occhi apertie non ammiccano, hannodifficoltà ad alzarsi da unasedia;• la scrittura divienepiccola e irregolare(micrografia);• l’avvio della marcia è lento edifficoltoso, la deambulazioneavviene a piccoli passi, i movimentipendolari degli arti superiori sonoridotti o aboliti;• l’instabilità posturale, che puòmanifestarsi già nelle fasi inizialidella malattia con una tendenzaalla retropulsione con facili cadute;• disturbi psichiatrici, con disturbi d’ansia

e disturbi di tipo depressivo;• disturbi vescicali (difficoltà a iniziare laminzione), incontinenza urinaria. Stipsi;• il dolore osteo articolare e muscolare,dovuto alla rigidità muscolare chedetermina alterazioniosteo-scheletriche, chepeggiora leperformance motorieinnescando il circuitodolore-immobilità-dolore.

Questo è peresempio ilmotivo per cuispesso questipazienti ricorronoagli ortopedici;• demenza.Il Parkinson ècausato dallacarenza di

di BERNARDO LANZILLO

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dopamina. La terapia si basa quindisull’incrementare i livelli di dopamina,somministrandola sotto forma dicompresse. Si possono usare sostanzeche indirettamente aumentano ladopamina endogena: i dopaminomimetici,farmaci di prima scelta soprattutto neipazienti giovani.Esistono poi terapie più complesse manmano che la malattia si fa più grave odiventa refrattaria ai farmaci: applicazionedi stimolatori cerebrali, pompe di infusionecon apomorfina (dopaminomimetico) ocon la dopa. Non ultima, la terapia concellule staminali.L’intervento riabilitativo è importante perl’educazione del paziente e deifamiliari/assistenti ad incrementare l’attivitàfisica con l’apprendimento di esercizi permantenere la forza muscolare,l’articolarità, posture corrette e di strategiedi movimento compensatorio. In questafase va educato il paziente a nonconsiderare il movimento come un’attivitàdi tipo riflessa perché l’automatismo inquesto caso è interrotto. La strategiacompensatoria deve garantire l’utilizzo dipercorso che innalzano la soglia attentivae che quindi tendono a non far utilizzareil meccanismo automatico (che è

deficitario), ma vie alternative.Vi sono diversi stadi della malattiaclassificati secondo una scala di Hoen eYar: dal I (stadio iniziale) al IV stadio moltoavanzato in cui il paziente è dipendentedagli altri in tutti gli atti della vita quotidiana.Nei primi stadi di malattia (I e II) èconsigliabile un approccio riabilitativo nonsotto regime di ricovero ma in regimeambulatoriale (a meno che non siamo inpresenza di importanti comorbilità). Glistati più avanzati della malattia sonoinvece oggetto di ricovero per l’assettoterapeutico, per la valutazione deicosiddetti sintomi non motori (ipotensioneortostatica, disturbi della deglutizione,della vescica e cognitivi solo per citarnealcuni).È da notare poi che la tecnologia (ormaia basso costo) ci sta aiutando molto nellagestione fisioterapica. Infatti si ricorre atecniche quali la realtà virtuale, la “mentalimagery”, o console di giochi molto diffuse(ed economiche) che possono essere digrande aiuto nel trattamento dei disturbidell’equilibrio a domicilio dei pazienti,dopo un adeguato training in ambienteriabilitativo.Nella fase maggiormente invalidante èimportante evitare le complicanze

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maggiori, come le cadute (frattura difemore!) e mantenere la capacitàrespiratoria introducendo l’eventualeutilizzo di ortesi e ausili per migliorarel’autonomia della vita quotidiana.Importante l’ambiente domestico per unabbattimento delle barriere architettoniche.Vorrei sottolineare che a tutt’oggi per idisturbi dell’equilibrio, e di conseguenzapericoli di caduta, non esistono di fattoterapie farmacologiche ma soloriabilitative. Altro punto da sottolineare èche anche i pazienti che ricorronoall’impianto di stimolatori cerebrali (che sistanno diffondendo sempre di più) nonpossono fare a meno del trattamentoriabilitativo.Il coinvolgimento dei familiari è basilare:chi assiste il malato deve fornireinformazioni e consigli sul modo miglioreper aiutare il proprio congiunto o assistitoe individuando strategie specifiche ancheall’interno della seduta stessa ditrattamento riabilitativo. I familiari offronoinfatti elevati livelli di sostegno nelle attivitàdi base come i trasferimenti, i cambi diposizione e di postura, nel superare ilfreezing e nello stimolare il malato amantenere uno stile di vita attivo.Anche l’aspetto psicologico del pazientee dei familiari è importantissimo soprattuttoperché spesso siamo di fronte a personegiovani, il cui supporto andrebbeimplementato.Attenzione poi ai Parkinson iatrogeni,causati dall’uso di tranquillanti di vecchiagenerazione soprattutto nelle personeanziane che sono “nervose” o nondormono (e che utilizzano aloperidolo olevosulpiride) o per migliorare lacircolazione cerebrale (flunarizina) chepossono causare parkinsonismi che poiscompaiono abbastanza rapidamente conla sospensione del farmaco.

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di VINCENZO GUADAGNINO

Con il termine intestino “irritabile” si intende un insiemedi disturbi addominali concentrati a livello del bassointestino, nella zona del colon;di solito, per indicarequesti disturbi, si parla anche di colon irritabile oppuredi colite, mentre il nome scientifico inglese è “Irritable

Bowel Sindrome” (noto anche con l’abbreviazioneI.B.S.).Non si tratta di una vera e propria malattia ma,appunto, di una serie di fastidi collegati a disordiniintestinali di varia natura, spesso dovuti a fattoridi disagio come stress, ansia, alimentazione oabitudini di vita poco sane. Le più colpite sembranoessere le donne, in un rapporto di 2 a 1 rispettoagli uomini. In generale, si manifesta con:- alternanza di stipsi o diarrea, ovvero lapredominanza dell’una sull’altra con andamentosoggettivo ed estrema variabilità individuale;- dolore addominale frequente con irradiazionediffusa a tutto l’addome; normalmente il dolore

è localizzato al basso addome e, prevalentemente,nei quadranti di sinistra;

- episodi di dolore acuto che l’assunzione del pastopuò scatenare e che l’evacuazione consente di farregredire essendo solitamente legata alla distensionegassosa della flessura splenica del colon (il segmentodi colon vicino alla milza);- distensione addominale e un aumento dellacirconferenza addominale durante la giornata.Questi disturbi della colite possono essereaccompagnati da mal di testa e astenia, cioè sensodi fiacchezza e spossatezza generale. Per tutti questisintomi non si riconosce un’unica causa, ma i fattoripossono essere tanti, e possono concorrere alla

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manifestazione della sindrome in misuradiversa: alcuni sono legati a cattiveabitudini che caratterizzano il nostro stiledi vita altri ad intolleranza verso sostanzecontenute negli alimenti o neifarmaci, altri ancora a particolarisituazioni emotive: è notorio chegli eventi stressanti tendono adacuire i dolori gastrointestinali.Tra le cattive abitudini, rientranotutte quelle legate all’alimentazione,in particolare quando si commettonocomunissimi errori comportamentali:mangiare in fretta, mangiare in piedi,mangiare in mezzo al rumore omangiare rapidamente mentresi continua a lavorare sono fattoripredisponenti all’insorgenza deisintomi addominali.Altra pessima abitudine è lasedentarietà, che di solito attribuiamoalla mancanza di tempo così come latendenza a non assecondare lo stimolodella defecazione per “motivi sociali”(l’imbarazzo o il rifiuto di utilizzare unbagno “estraneo” quando si trascorremolto tempo fuori casa) può contribuire ache i sintomi dell’intestino “irritabile”possano essere molto fastidiosi e crearedisagi nello svolgimento delle attività ditutti i giorni.Per quanto riguarda la terapia, il medicopuò consigliare di alleviare i sintomi, aseconda dei casi, con l’aiuto di farmacisostanzialmente sintomatici:- antispastici la cui funzione è quella diinibire la ipereccitabilità della muscolaturaliscia dell’intestino tenue e del colon;- procinetici: con azione sulla motilitàsoprattutto nelle IBS con predominanzadi stipsi;- farmaci serotoninergici: con azioneantagonista sui recettori della serotoninae conseguente-mente sul Sistema

Nervoso Enterico.A volte, visto che lo stress è la causa piùfrequente, può essere d’aiuto anchel’utilizzo momentaneo di blandi sedativi.La risposta ai prodotti, in genere, è buona,ma questi farmaci senza modificare lostile di vita non sono in grado di risolvereil problema e non rappresentano lastrategia più efficace per tenere i sintomisotto controllo.Il problema centrale del colon irritabile èquello di una particolare sensibilitàdell’intestino che tende a reagire inmaniera alterata in risposta a momentidelicati di stress psicologico. In pratica,chi soffre di colon irritabile manifesta,proprio attraverso l’irritazione intestinale,

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un suo modo di reagire alle difficoltà dellavita quotidiana e pertanto è indispensabileseguire alcune indicazionicomportamentaliper rinnovaregradualmente ilproprio stile di vitae le proprieabitudinialimentari:1) non trasferiresul cibo le tensionisopportate nellavoro ocomunque quelledovute alla vita quotidiana;2) prendere la sana abitudine della primacolazione fatta in casa, possibilmenteseduti;3) non appesantire troppo i pasti principalispecie quello della sera (si possono invecefrazionare le assunzioni alimentariquotidiane prevedendo l’introduzione diqualche spuntino);4) per favorire la digestione, mantenereuna masticazione lenta e ben coordinatacon buon godimento dei sapori naturalidei cibi;5) quando la stipsi è il sintomo dominante,assicurare una adeguata assunzione diacqua ed un progressivo supplemento difibre, aumentare l’attività fisica quotidiana

in quanto la sedentarietà aggrava la stipsi,non rimandare l’evacuazione rispetto allostimolo;

6) per meglioutilizzare i principinutrizionalicontenuti neidiversi alimenti èbene consumarlifreschi (specieortaggi e frutta); lecarni vanno bencotte e sgrassate;7) evitare il latteintero e i derivati

(latticini, ricotta, formaggi), i legumi (piselli,fagioli, ceci), la frutta secca e le verdurein genere;8) è bene evitare le conserve di ogni tipoo gli alimenti in scatola contenenti additiviconservanti che in genere sono maltollerati dall’intestino e tutti i cibi precucinatie surgelati da riscaldare in padella o inforno;9) per ogni preparazione dei cibi, comecondimento base è bene utilizzare soloolio extravergine d’oliva, possibilmenteaggiungendolo a crudo e scegliendocotture a vapore o la bollitura;10) evitare le fritture e le cotture atemperatura troppo elevata o troppoelaborate e ricche di condimento.

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“L’alcol sta assumendo sempre più le caratteristiche di una piagasociale - scriveva il direttore Nicoletta Cocco nel numero di

novembre/dicembre di In Salute dell’anno 2009 - È un problemache riguarda tutti noi, perché ogni giorno possiamo imbatterciin situazioni provocate dai suoi effetti o nelle persone chene fanno uso.Sono i giovani a preoccuparci non poco dal momento chel’età dei ragazzi che consumano alcol si è letteralmenteabbassata: 10-15 anni. Cominciano a bere soprattuttonei momenti di euforia e/o di noia. In molte occasioniil giovane utilizza l’alcol per essere al centrodell’attenzione nel gruppo dei coetanei, per fare nuoveamicizie, per conquistare l’altro sesso. Una semprepiù endemica insicurezza, la noia, l’incapacità di essereoriginale e simpatico conducono i ragazzi versol’assunzione di dosi sempre più massicce di alcol edroghe varie.Purtroppo la pubblicità non aiuta di certo la riduzionedel consumo di bevande alcoliche, anzi il marketingdelle industrie che producono queste bevande

considera i giovani il target d’eccellenza”.L’alcol è una droga a tutti gli effetti, capace di indurre

fenomeni di tolleranza e di dipendenza, psicologica e

a cura di DALILA BEATRICE

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fisica. Le risposte al disagio psichico ealla dipendenza da alcol non devonoessere solo mediche, ecco perchévogliamo nuovamente affrontare questatematica e vogliamo farlo con il colonnelloAntonio Carideo, comandante provincialedei Carabinieri di Benevento.

Colonnello Carideo, quando possiamoparlare di alcolismo?Il concetto di alcolismo (come purealcoldipendenza, dipendenza da alcol,dipendenza alcolica) fa riferimento ad unaeccessiva ingestione volontaria di alcoletilico che nella sua forma acuta simanifesta con l’ubriachezza.Nella sua forma cronica esprime unacondizione in cui l’alcol, avendodeterminato alterazioni funzionali delSistema Nervoso Centrale ed unsovvertimento dello stile di vitadell’individuo, è divenuto indispensabileal mantenimento di un sia pur precario

equilibrio psicofisico.Nei Paesi occidentali la diffusa tolleranzaper il bere accompagnata dalla legalitàdell’alcol stesso hanno condotto ad unaaccettazione socialmente condivisadell’uso anche quando questo si trasformain abuso o addirittura in dipendenza.Per questi motivi la condizione di “alcolista”o “etilista” gode di una maggioregiustificazione collettiva e non è associataal concetto di tossicodipendenza cosìcome avviene per le altre sostanzepsicoattive. In realtà l’assunzione cronicadi alcol influenza negativamente la qualitàdella vita e riduce progressivamente glispazi di autonomia quotidiana. Si trattadi una grave patologia a rilevanza socialee costituisce la terza causa di morte dopocancro e malattie cardio-vascolari.

Quali sono gli elementi costitutivi delladipendenza da sostanze alcoliche?Il primo è l’astinenza, caratterizzata dalla

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comparsa di una specifica sintomatologiaalla sospensione o alla brusca riduzionedella sostanza; il secondo è la tolleranza,ovvero la necessità di raggiungere dosisempre più elevate con il passare deltempo per raggiungere l’effetto desiderato;infine, il terzo elemento costitutivo delladipendenza da sostanze è rappresentatodalla perdita di controllo: la persona nonriesce a controllare l’uso della sostanza,ad esempio fallisce nei tentativi di limitarnel’uso, o la assume in circostanzepericolose, o per l’uso deve trascurareimportanti attività sociali o lavorative.

Si tratta indubbiamente di elementifortemente dannosi per la salutedell’individuo: quali effetti producono?Tutti questi fattori conducono ad un dannopsichico, fisico o sociale, anche se conuna modalità di sviluppo lenta che puòdurare diversi anni.L’alcol produce uno stato tossico generaledell’organismo accompagnato da unasituazione di debilitazione dovuta sia ad

un insufficiente apporto alimentare perinappetenza sia ad una riduzionedell’assorbimento e dell’utilizzazione deglialimenti introdotti.I dannosi effetti di tipo cumulativocomprendono una vasta gamma di disturbia carico dell’apparato digerente e degliorgani funzionalmente legati ad essocome il fegato e il pancreas.A livello psichico, la dipendenza da alcolinduce un progressivo decadimento dellefunzioni intellettive, labilità dell’umore eperdita del senso etico.

L’alcolismo è una delle principali causedi incidenti stradali soprattutto tra igiovani: qual è la situazione dellanostra provincia?Il Sannio non è immune dal fenomeno,registra, infatti, diversi episodi, di giovani,che, sotto l’effetto dell’alcol, purtropporimangono coinvolti in sinistri stradali conconseguenze gravissime e talvoltairreversibili per gli interessati e per le lorofamiglie, che vivono momenti drammatici.

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In proposito, in special modo nei finesettimana, con l’ausilio dell’apparecchioalcol-test, vengono svolti mirati servizipredisposti dal Comando ProvincialeCarabinieri di Benevento tesi proprio ascongiurare le cosiddette “stragi delsabato sera”.

Chi sono i maggiori consumatori dialcol?L’alcolismo, che è più frequente negliadulti di sesso maschile, anche seultimamente si va diffondendo anche trai giovani e le donne, è un fenomeno increscita in quasi tutte le regioni degli StatiUniti, dell’Europa, dei Paesi dell’ex UnioneSovietica e di quelli in via di sviluppo. Irisultati di recenti indagini hanno rilevatoche bevono di più:- i ragazzi delle ragazze;- i ragazzi che vivono al nord, seguiti daquelli del centro e del sud;- gli appartenenti ai ceti medio-superiori;- i giovani che leggono di più, usano il Pced Internet.

Colonnello, c’è differenza tradipendenza e abuso di sostanzealcoliche?I sistemi di classificazione diagnosticainternazionale hanno differenziato ilconcetto di dipendenza da quello di abuso.Questo termine comprende i bevitoriproblematici non alcolisti che abusanodella sostanza in modo non continuativo.Queste persone in genere mantengonouna funzionalità psichica, fisica e socialeben conservata.Gli effetti dell’assunzione di alcolriguardano principalmente il sistemanervoso centrale e, a seconda delle dosiassunte, e delle relative concentrazioniematiche, si passa da una situazione dieuforia ed eccitamento fino a giungere,a livelli molto alti, al coma edeventualmente alla morte per arrestocardio-respiratorio.

Quali sono i limiti di sicurezza alconsumo di bevande alcoliche?Per decenni la Medicina si è sforzata di

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stabilire dei limiti di sicurezza all’usodell’alcol, tramite l’individuazione di “dosisicure” che sono andate progressivamentediminuendo con l’affinarsi delleconoscenze. Recentemente,l’Organizzazione Mondiale della Sanitàha criticato l’adozione di una definizionedi “dose sicura” uguale per tutti. Infatti, cisono persone che in diverse circostanzee per differenti livelli di assunzione hannoun diverso grado di “rischio” legato all’usodi alcol. Peresempio, ledonne ingravidanza oin corso diallattamento,le personeche soffronoper malattiecausate o aggravate dall’alcol, oppurecoloro che fanno uso di farmaci opsicofarmaci appartengono a categorieparticolari che rendono qualsiasi consumoalcolico assai rischioso.La quantità di alcol viene di solito valutatain unità alcoliche che equivalgono ad unbicchiere di vino, o a un bicchierino disuperalcolici, o a 1/3 di birra.

Quali sono i fattori che possonoincidere sulla sintomatologia?La sintomatologia può essere modificatadai seguenti fattori:• la natura, la composizione chimica e iltasso alcolico della sostanza (birra, vino,superalcolici);• lo stato di digiuno: la presenza di cibonello stomaco consente di tollerare meglioquantità superiori di alcol senza indurreeffetti eclatanti;• il ritmo delle assunzioni alcoliche riferitoal tempo intercorso: naturalmente unaquantità elevata di ingestioni, in un tempo

molto limitato, corrisponde ad un maggiorgrado di intossicazione alcolica;• la contemporanea assunzione di altresostanze psicoattive (come barbiturici,ipnotici, tranquillanti, etc.) che potenzianoreciprocamente gli effetti negativisull’organismo;• la temperatura ambientale: le bassetemperature determinano una elevazionepiù rapida della concentrazione di alcolnel sangue;

• la faticamuscolare: unmoderatoeserciziofisico attenuagli effettidannosidell’alcol.

Dal suo punto di vista, come èopportuno procedere per affrontarequesta grave condizione patologica?I casi di intossicazione acuta e cronicadi alcol creano una condizione patologicadi dipendenza fisica e psicologica cherichiede un piano di trattamento sanitariocomplesso e diluito nel tempo.Le terapie convenzionali dell’alcolismocomprendono diverse forme ditrattamento, volte in parte a eliminare iproblemi legati alle crisi di astinenza, ein parte a curare l’aspetto psicologicodella dipendenza con colloqui individualie di gruppo.L’obiettivo finale della maggior partedelle terapie è la totale astinenza dallebevande alcoliche, anche se secondoalcuni esperti è possibile un ritornocontrollato all’alcol.Gli etilisti che decidono di smettere dibere spesso si rivolgono agli AlcolistiAnonimi, un movimento di auto-aiuto(self-help) che ha avuto un grande

Livello di rischio in base ai consumi settimanali suddivisi per uomini e donne

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successo nella terapia di questapatologia. Dal 1935, anno della suafondazione negli Stati Uniti, ha ricevutonumerose adesioni fino a costituiregruppi di lavoro con migliaia di alcolistisobri in tutto il mondo. Le linee guidapartono dal concetto di alcolismo comepatologia cronicae dallacondivisioneesistenziale, dellapropriacondizione conaltri alcolisti,come unicaforma disalvezza.L’alcolismo è, atutti gli effetti, unacondizionepatologica. Perquesto, se si èvittima di unadipendenza fisica e psicologica ènecessario rivolgersi a specialisti e acentri di cura del settore.

Colonnello Carideo, ci sono casi incui il passaggio dal bicchierino ditroppo consumato spessoall’alcolismo vero e proprio è piuttostobreve: quali suggerimenti può offrireai consumatori abituali di alcol?I veri alcolisti rappresentano solo la puntadi un iceberg. Ci sono delle persone che,pur bevendo più del dovuto, nonpresentano le caratteristiche tipiche delladipendenza (astinenza, tolleranza eperdita di controllo). Esse si lascianoandare agli eccessi del bere soltanto acena o durante i week-end perchél’assunzione di alcol è associata ad unacondizione di relax e di riduzione dellostress.

In tali casi, molte volte, non è necessariorivolgersi ad un medico ma basta seguirequalche accorgimento per evitare che,col passare del tempo, l’alcol possaprodurre dei danni alla salute.Innanzitutto, non lasciatevi andareabitualmente a pasti abbondanti che

sono di solitoassociatiall’assunzione diuna quantità dialcol superiore aquella consigliataper ogni singolopasto; mostratecautela nellaconsumazione diaperitivi alcolicicosì come nelbere superalcolicia fine pasto.Prendetel’abitudine di fare

una passeggiata per superare leeventuali difficoltà digestive. Infine,cercate, comunque, di non assumereabitualmente bevande alcoliche al difuori dei pasti.Al bar preferite analcolici o succhi difrutta.In ogni caso, le Stazioni Carabinieripresenti in questa provincia, per la lorocapillare distribuzione sul territorio e peril quotidiano contatto con i cittadini, nelrappresentare un riferimento costanteper qualsiasi esigenza, possono offrirequalche consiglio ad hoc alle personee/o alle famiglie interessate al fenomenoin base all’esperienza maturata sulcampo dai loro comandanti e dagli stessimilitari.

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Carissimi Lettori,a prescindere dal credo religioso, desidero,all’inizio del nuovo anno, farvi giungere il mioaugurio che vuole essere di serenità, prosperitàe soprattutto di pace.A nessuno sfugge il senso di frustrazione che

aleggia per la crisi che sta assillando la società,il mondo del lavoro e l’economia, per cui vogliamo

guardare il 2013 con un atteggiamento di fiducia.A me piace immaginare questo nuovo anno, dapoco iniziato, come un libro di 365 pagine, tantequanti sono i giorni dell’anno, tutte bianche, pulite,

pronte ad essere scritte.Come l’alunno il primo giorno di scuola, di

fronte al quaderno nuovo, è pronto a scriverequelle pagine senza macchiarle, in modotale da avere un bel quaderno da rivederee rileggere quando è terminato, così noidobbiamo scrivere le pagine di questo

anno, che c’è innanzi, perché possa

a cura di don EMILIO DI MUCCIO

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essere ricco di soddisfazioni per tutti.Comprendo che l’immagine è un po’allegorica, ma se ci pensiamo bene, sedesideriamo che il 2013 sia migliorerispetto al precedente, ognuno di noi èchiamato in prima persona a dare ilproprio contributo, compiendo gli sforzinecessari in base alle propriecompetenze e responsabilità, percostruire un futuro dignitoso sotto ogniaspetto.Papa Benedetto XVI, nell’annualemessaggio per la celebrazione dellagiornata mondiale della pace, dice: “…i nostri tempi, contrassegnati dallaglobalizzazione, con i suoi aspetti positivie negativi (…), reclamano un rinnovatoe corale impegno nella ricerca del benecomune, dello sviluppo di tutti gli uominie di tutto l’uomo”.La fuga dalle responsabilità, che sviliscela persone umana, non potrà maiprodurre futuro.Da qui la necessità dell’impegno acontribuire alla edificazione di un futuromigliore.Sempre il Papa, nelsuddetto messaggio,ricorda ancora:“Da più parti

viene riconosciuto che oggi è necessarioun nuovo modello di sviluppo (…). Losviluppo (…), così il bene comune,esigono una corretta scala di beni-valori,che è possibile strutturare avendo Diocome riferimento ultimo. Non è sufficienteavere a disposizione molti mezzi e molteopportunità di scelta (…), quanto usaretutto ciò per la prospettiva di una vitabuona (…)”.Ciascuno di noi è dotato di capacitàintellettive, intraprendenza e di tanti altridoni, in virtù di ciò abbiamo l’obbligomorale ad un impegno generoso per ilbene comune.Non sono escluse da questeresponsabilità né le famiglie né leistituzioni tutte. Da queste ultime realtà,famiglie ed istituzioni, è richiesto unnotevole contributo, non solo per laformazione delle nuove generazioni, masoprattutto per il miglioramento ed ilrinnovamento della società per un futuroluminoso.Nella speranza che, con il contributo ditutti, la serenità, la prosperità e la pace

facciano da protagonisti in questonuovo anno, di cuore vi auguro

un felice 2013

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Il 18.02.2012 si legge su tutti i quotidiani:Suicida agente di Polizia Penitenziaria,trovato impiccato in casa a Sessa

Aurunca. Si tratta diun uomo di 41anni sposato, condue figli, che sitoglie la vitaappena dopo 48

ore dal suicidio aFormia di un

assistente capodi PoliziaPenitenziariain serviziopresso ilcarcere diRomaRebibbia. IlsegretariogeneraledelSindacato di

polizia Sappe, Donato Capece, rendenoto che negli ultimi dieci anni sononovanta gli agenti Pol-pen che si sonotolti la vita. Gli Istituti penitenziaristracolmi sono ormai un inferno non soloper i detenuti (oltre cento i ristretti mortinelle nostre carceri nel 2011, di cuialmeno 67 i suicidi).Perché oggi darsi la morte è cosìfrequente? Nei secoli scorsi il suicidioera un gesto estremo romantico. Simoriva per amore tanto che negli ultimianni del 1700 il governo tedesco, inseguito ad un incremento dei suicidi deigiovani borghesi innamorati per evitaregesti di emulazione, ritenne necessariovietare la vendita di un famoso libro diGoethe: “I dolori del giovane Werther”.Anche in Italia “Le ultime lettere di JacopoOrtis” di Foscolo determinarono un effettosimile. Nei giovani la “morte” provocauna fascinazione assai pericolosa. LaChiesa da molti secoli per ridurre il

a cura di PIERLUIGI VERGINEO

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fenomeno ha sempre stigmatizzato ilsuicidio come “peccato di arroganzacontro Dio”, peccato tanto grave daproibire l’inumazione in terra consacrata.Anche i sociologi come Durkaim hannotentato di spiegare e studiare ilfenomeno. Il famoso antropologofrancese distinse il suicidio altruista (ilsacrificio di uno per salvare gli altri -l’eroe) da quello egoista (morire per nonsoffrire come il malato di cancro) e daquello anomico (darsi la morte perassenza di valori, regole, come neltossicodipendente).Il segretario del Sappe scrive nella e-mail allegata all’articolo: “E’ dura, davverodura, apprendere certe notizie (la mortedi Luigi Corrado di Battipaglia ndr.). Èlo stress che logora, le interminabili oredi servizio … la solitudine … lalontananza dalla famiglia … il disagio dinon poter esprimere la propriaprofessionalità… il contatto quotidiano

con il dolore e la disperazione altrui…il burn-out”.Io penso che il nostro mondo è troppocomplesso e a tratti incomprensibile.Siamo uomini con lo stesso cervello diquello degli ominidi di un milione di annifa, dell’Homo afarensis, dell’Homo abiliso dell’Homo sapiens di 500.000 anni fa.Prima era tutto semplice. La vita scorrevain gruppi, famiglie, clan. Le relazionierano naturali e basate sul reciprocosostegno contro una natura matrignaavara di cibo e ricca di pericoli. Nonesisteva l’individualità, l’egocentrismo,la solitudine ed una fitta rete di rapportiumani ti sosteneva. I bambini crescevanoinsieme nelle strade. Nelle piazze enell’agorà si sviluppava la vita socialedella comunità. Anche l’architettura deinostri antichi paesi con quelle caseaddossate le une alle altre indica in modoevidente il bisogno di vivere insieme.Oggi l’organizzazione del mondo del

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lavoro, la cultura dell’edonismo edell’individualismo, hanno reso l’uomopiù libero ma anche incredibilmente piùsolo.A mio parere l’elevato numero dei suicididelle forze di polizia è legato al fatto chequesto tipo di lavoro ti costringe a viveremolti anni lontano dalla propria famiglia,dal proprio paese, dai propri amici.L’uomo è un animale sociale che vive diquello scambio di emozioni e di sentimentiche solo i legami e le relazioni umanepossono creare.Ben vengano gli psicologi all’interno degliistituti di pena.Esprimere il proprio dolore e disagio èsempre necessario. Dice Freud che il“dolore deve essere espresso” altrimentiti si rivolge contro. Ma i centri di ascoltonon possono essere sufficienti adimpedire quell’alienazione e quelladisintegrazione dell’Io che ti spinge alsuicidio.È arrivato il momento di riorganizzare ilmondo del lavoro. Lo Stato deve liberarsidall’idea dei bilanci in pareggio, del profittoad ogni costo, dalla banche che dettanole regole dell’economia. Lo Stato deverecuperare l’uomo come centrodell’universo e la vita come primo edassoluto valore.Stiamo facendo gli stessi errori della crisidel 1929 quando nella Germania nazista,in nome del pareggio del bilancio, perridurre la spesa sanitaria si decise ilprogramma “Ausmerzen” ovvero dieutanasia per i casi incurabili. Ilprogramma portò allo sterminio di oltretrecentomila malati, handicappati esofferenti psichici.La macelleria sociale di questi ultimi anni,i tagli alla sanità ed ai servizi sociali sonoun brutto segno. La storia evolve percorsi e ricorsi.

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Mentre scrivo queste breviconsiderazioni, a Battipaglia, dapochi minuti sono terminate leesequie di Luigi Corrado. Pervolontà della famiglia siamo statitutti dispensati da visite e fiori.Ma non dal pensiero. Per cui conla mente ed il cuore ci siamoportati nella Chiesa del SacroCuore della cittadina salernitanaper rendere al nostro collegal’estremo saluto.È dura, davvero dura,apprendere certe notizie. Equando, come nel caso di Luigi,si tratta di una persona benconosciuta e stimata, allosconcerto ed allo sgomento siconiuga anche un dolore fisicoe mentale. Luigi era un campionedel sorriso. Sempre affabile,disponibile e cordiale. E così cipiace ricordarlo. Che riposi inpace.Quello di Luigi Corrado è ilsettimo suicidio di un basco bluverificatosi quest’anno. L’82° nelcorso del decennio. Troppi.Evidentemente c’è un malessereche attraversa l’animo deglioperatori penitenziari. Non è

facile (chi lavora in carcere lo sabene) affrontarequotidianamente le difficoltà chesi incrociano nelle interminabiliore di servizio operativo. Dallasolitudine degli agenti di frontiera,abbandonati nelle sezionipuzzolenti, agli agenti impiegatinel servizio traduzioni con scortesempre sottodimensionate erischi di ogni genere. Questostress logora. Laconsapevolezza di lavorare incondizioni di estremo disagio enon poter esprimere la propriaprofessionalità, nonché ilcontatto quotidiano con il doloree la disperazione altrui affievolale barriere nell’intimo di ognuno.In termini scientifici si indicacome sindrome da burn-out.Questo potrebbe esserel’elemento scatenante che faapparire le comuni difficoltà dellavita come ostacoli insormontabili.Questo probabilmente è ilcontesto, l’humus in cuimaturano alcune scelte senzaritorno.Come quella di Luigi e di tantialtri.

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È in aumento la percentuale di coppie in cui lei guadagnapiù di lui e l’impatto psicologico, relazionale e familiare di

questa nuova realtà è enorme.Molti uomini si sentono letteralmente “castrati”, quandola donna ricopre un ruolo centrale e determinante nellacoppia, sia da un punto di vista economico, che diprestigio sociale.Sono soprattutto l’insicurezza e la perdita di autostimaad alimentare la “guerra fredda”, che molti maritimuovono contro le mogli in carriera. Avere unacompagna che guadagna di più, o che è molto ricca,o che fa brillare il marito di luce riflessa è un affrontoper l’uomo. Infatti, essere “superati” sul piano

economico o sociale è qualche cosa che intaccal’identità sessuale del maschio, che si sente

così destituito del proprio ruolo: essereil perno vitale della famiglia attorno al

quale ruota il benessere deicomponenti. Da un punto di vita

antropologico i ruoli sonosempre stati ben definiti:l’uomo cacciava perprocurare cibo e benessere,la donna rivestiva un ruolo

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a cura di MARCO ROSSI

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subalterno. Insomma, gli uomini sonoconvinti di portare nel loro dna lasupremazia economica!Nel caso in cui l’uomo venga destituitodal suo trono e diventi un “principeconsorte”, può subentrare unmeccanismo vendicativo, che arriva acompromettere seriamente anche lasfera sessuale.Capita spesso che casi di eiaculazioneprecoce o deficit erettile abbiamo comecausa scatenante la volontà inconsciadi “punire” la donna negandole ilpiacere.Infatti, dato che la donna fa sentire“inferiore” l’uomo, questi inconsciamentela punisce con un’ intimità pocogratificante: “tu mi fai sentire una nullitàcome uomo, allora io ti sfido sullo stessopiano, mettendo in discussione il tuoruolo di femmina”.A conferma di questa difficoltà dell’uomonell’accettare un maggiore prestigio ola ricchezza della partner è stato condotto

uno studio dal sociologo EdwardLaumann dell’Università di Chicago suicomportamenti sessuali, che ha messoin luce come il sesso risulti piùsoddisfacente nei paesi in cui le relazionitra uomini e donne sono paritarie, mentredove non c’è una “parità” o economicao di status, e la donna supera l’uomo,inevitabilmente si instaurano meccanismidi rivalità e vendetta.Il problema non è solo nella perdita diautostima maschile, ma spesso questainsicurezza finisce per riflettersi anchesulle donne, che diventano più propensea mettere in dubbio la loro femminilità edi riflesso la virilità del compagno, e sonoassillate dai sensi di colpa.L’importante sarebbe non vedere néprincipi consorti, né regine, ed impararea non proiettare sull’altro le nostreaspirazioni e aspettative, ma accettareil partner per quello che è: una personanon da invidiare o da cambiare, ma daaccettare ed amare!

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a cura di ROBERTO PERROTTI

Per comunicare utilizziamo non solo le parole,ma un buon numero di messaggi, propri dellinguaggio del nostro corpo. La comunicazionenon verbale svelerebbe così il nostro stilepersonale. Ad esempio, il nostro modo di vestire,la nostra postura, i movimenti del nostro corpoinformerebbero su caratteristiche specifichedella nostra psiche.Partendo da queste premesse, alcuni gruppidi ricerca universitaria, composti in prevalenzadi psicologi e di psicomotricisti, hanno osservatol’andatura umana, ponendola in relazione coni tratti della personalità.Secondo gli studiosi, l’incedere e il portamentotrasmetterebbero determinati messaggi einformazioni, riguardanti il sesso, il carattere e

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lo stato emotivo degli individui.Il modo in cui ci si muove o si camminaoffrirebbe indicazioni interessanti sullanatura e sul temperamento degli esseriumani.L’ipotesi delle ricerche si fonda sul datoindiscutibile secondo il quale l’individuorappresenta il prodotto di una lungaevoluzione, che ha conservato anticheregole di comunicazione.Gli psicologi dell’Università diCanterbury in Nuova Zelanda hannostabilito, ad esempio, una strettarelazione fra l’andatura e tratti specificidella psiche umana.Dal movimento del corpo nellospazio i ricercatori hannoritenuto si possa riconoscerese un individuo sia statotiranneggiato o sottomesso.Lo studio è stato compiutoattraverso unasistematica analisidell’incedere dei passi,dell’ampiezza dellebraccia e della spinta dei tallonisul terreno.La psicologa Rebekah Gunnsha esaminato il movimento delcorpo umano attraversol’osservazione di puntiluminosi che nerappresentavano la marcia.Ha così dedotto che alcuni“osservatori” ritengonoalcune andature propriedi persone che corronoun rischio maggiorerispetto ad altri.Presso l’Università diTokyo si èapprofondito,inoltre, il rapportofra l’andatura e

l’attrazione sessuale. Gli esperimentihanno evidenziato come gli uomini fosseroattratti dalle donne che mostravanoun’andatura, definita dai ricercatori,“vulnerabile”.Nel corso degli esperimenti, gli psicologiKikue Sakaguchi e Toshikazu Hasegawahanno somministrato dei test dipersonalità, mostrando come le donneche avevano un’andatura “vulnerabile”

riportassero bassi punteggi nellasfera della sociabilità,

dell’ottimismo e della stimadi sé.Sarebbe possibile, dunque,

“sentire” la vulnerabilità, lasocievolezza e la

depressione di unindividuo, osservando ilsuo modo di camminare.Joann Montepare e isuoi colleghi dellaBrandeis University diBoston si sono mossisulla medesima linea.

Hanno dimostratocome si possanoriconoscere gli

individui dominanti equelli dominati,osservando ilmovimento di puntiluminosi,corrispondentialle parti mobilidel loro corpo.

L’andatura,dunque, fonte vitaled’informazione primadell’apparire dellinguaggio verbale,continua a

rappresentare una formaimplicita di comunicazione.

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Unico in Campania e nel Sud d’Italia, èattivo presso l’Istituto Scientifico di TeleseTerme della Fondazione Maugeri ilLaboratorio per la ValutazioneMultimodale dei Disordini della Coscienza:attività clinica e di ricerca si affiancanoper stabilire nuove strategie terapeuticheper i pazienti con disordini della coscienza.Percepire il più trascurabile dei gesti,cogliere la risposta a uno stimolo visivoo un’indicazione verbale: sono questi glistrumenti che consentono allo staff medicodi pianificare il percorso di cura piùappropriato per i soggetti con disordinidella coscienza da grave cerebrolesioneacquista. La valutazione delle funzionicerebrali di questi pazienti è spessodifficoltosa perché si basasull’osservazione clinica di comportamentiintenzionali, spontanei o evocati, spesso

minimi e incostanti. Con l’obiettivo disviluppare nuove strategie terapeutichee razionalizzare così i percorsiassistenziali è attivo, dallo scorso gennaiopresso l’Istituto Scientifico di Telese Termedella Fondazione Maugeri, il Laboratorioper la Valutazione Multimodale deiDisordini della Coscienza.Unico in Campania e nel Sud d’Italial’attività del laboratorio, guidato dalladr.ssa Anna Estraneo, Aiuto Coordinatoredell’U.O. di Riabilitazione per StatoVegetativo protratto dell’Istituto Scientificodi Telese Terme della FondazioneMaugeri, si affianca a quella prettamenteclinica condotta dalle U.O. per GraviCerebrolesioni acquisite e per StatoVegetativo protratto incluse nel Repartodi Recupero e Rieducazione Funzionale.“Ogni anno - spiega il Prof. Franco Rengo,

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Direttore Scientifico dell’Istituto di TeleseTerme e Direttore Dipartimento di Geriatriadella Facoltà di Medicina e ChirurgiaFederico II di Napoli - presso le U.O. perGravi Cerebrolesioni acquisite e StatoVegetativo protratto dell’Istituto Scientificodi Telese dell’IRCCS Fondazione Maugeri,grazie ai 30 posti letto attivati dal 2006 inconvenzione con la Regione Campania,vengono trattati circa 50 pazienti conDisordini della Coscienza, ovvero soggettiin stato vegetativo, stato di minimacoscienza o che manifestano la SindromeLocked-in (degenti coscienti congravissima disabilità motoria eimpossibilità alla comunicazione). NellaRelazione sullo Stato Sanitario del Paeseemerge che, nel 2009, la RegioneCampania era al quinto posto per ricoveriospedalieri (114 pazienti)”.“Nella gestione di disturbi complessi emultifattoriali come quelli che si

manifestano nei disordini della coscienza- afferma il dr. Bernardo Lanzillo, primariodel Reparto di Recupero e RiabilitazioneFunzionale ad indirizzo neurologico - ilsemplice approccio farmacologico non èsufficiente a potenziare le capacitàcognitivo-motorie residue di questisoggetti. Solo grazie alla collaborazionedi diverse figure professionali, tra questiil neurologo, il fisiatra, il neuropsicologo,il fisioterapista, il neurofisiologo ed ilneuroradiologo, con il coinvolgimento delcaregiver, è possibile pianificare unventaglio di interventi riabilitativi integratie ottimizzare l’uso delle risorse dariservare a pazienti con prospettive direcupero differenti”.Tra le diverse metodologie finora messea punto presso il Laboratorio per laValutazione Multimodale dei Disordinidella Coscienza alcune si avvalgono diun innovativo dispositivo con sistema

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computerizzato a tracciamento oculare,chiamato Eye-tracker, che consente dianalizzare la capacità del paziente ainseguire uno stimolo visivo. “In uno studiorecentemente pubblicato dalla rivistainternazionale J. Neurol – spiega la dr.ssaEstraneo – e condotto su 18 pazienti (9in stato vegetativo, 9 in stato di minimacoscienza e un gruppo di controllocomposto da 11 soggetti sani) abbiamodimostrato che la capacità di seguire unostimolo visivo, come una foto o undisegno, è significativamente maggiorein un paziente in stato di minima coscienzarispetto a un paziente in stato vegetativo.

Questo fornisce al medico uno strumentoaffidabile per formulare una diagnosiaccurata, monitorare l’evoluzione clinicae programmare il percorso di cura piùadeguato”. Inoltre, per i pazienti “noncomunicativi” con gravissima disabilitàmotoria, quali i pazienti con SindromeLocked-in, sono stati elaborati protocollipersonalizzati con il sistema ”Eye-tracker”che è in grado di evidenziare i disturbineuropsicologici non riconoscibili da unavalutazione clinica standardizzata eprotocolli riabilitativi che prevedono ilcoinvolgimento attivo del caregiver.fonte: ufficio stampa

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ILI

AZIENDA OSPEDALIERA G. RUMMOVia dell’Angelo, 1 - Benevento

Ufficio Relazioni col Pubblico 0824 57500Segreteria Direzione Generale 0824 57529Direzione Sanitaria di Presidio 0824 57753Radiologia (prenotazione esami) 0824 57247Laboratorio Analisi 0824 57250Accoglienza 0824 57319Fax Direzione Generale 0824 312439Ufficio Ricoveri - Accettazione 0824 57622Radioterapia 0824 57700Farmacia 0824 57224Centro Trasfusionale (24/24) 0824 57255Centro Trasfusionale (Segr. Don.) 0824 57328

Prenotazioni visite ambulatorialilun./ven. 8/18 - sab. 8/13 0824 334026

OSPEDALE FATEBENEFRATELLIViale Principe di Napoli, 14/A - Benevento

Centralino 0824 771111Pronto soccorso 0824 771459Portineria 0824 771473

0824 771474Radiologia 0824 771461Direzione Sanitaria 0824 771441Laboratorio Analisi 0824 771369Segreteria Direzione Sanitaria 0824 771299Ufficio Ricoveri e CUP 0824 771457

Prenotazioni telefonicheper Prestazioni Ambulatoriali(ore 9/14) 0824 771456

ASL BN1 Via Oderisio, 1

Direzione Generale 0824 308462fax 0824 51107

Direzione Sanitaria 0824 308456fax 0824 308423

Direzione Amministrativa 0824 308 466fax 0824 311355

DIPARTIMENTO DI PREVENZIONEVia Patrizia Mascellaro, 1 0824 308300

fax 0824 308303

www.aslbenevento1.itSITO WEB

www

0824 308 111CENTRALINO

800 800 213434NUMERO VERDE

DIPARTIMENTO SALUTE MENTALEVia Grimoaldo Re 0824 308645

PRESIDI OSPEDALIERIASL BN 1Cerreto Sannita - Maria delle GrazieDirezione Amministrativa 0824 812226

fax 0824 812285

Sant’Agata dei GotiCentralino 0823 710111

fax 0823 717611

DISTRETTI SANITARI ASL BN1Distretto Benevento 1Via Perasso 0824 355301Distretto Benevento 2Via Patrizia Mascellaro 0824 308375Distretto MontesarchioVia Napoli 0824 849138Distretto MorconeVia Roma 0824 955500Distretto Telese TermeVia A. Moro 0824 943237Distretto San Bartolomeo in GaldoVia Torre 0824 823220

62 gennaio - febbraio 2013

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AFFINITO P.zza Colonna 0824 47122CONTE Via Croce Rossa 0824 351287DEL GROSSO Via Perasso 0824 315880FATEBENEFRATELLI V.le Principe di Napoli 0824 771453ITALIANO Via Napoli 0824 362002

EREDI MANNA P.zza Orsini 0824 21590MANNA M. C.so V. Emanuele 0824 21961MELCHIORRE Via G. Rummo 0824 21969MERCALDO Via Napoli 129 0824 361463MIGNONE C.so Garibaldi 0824 21510PACEVECCHIA Via F.lli Rosselli 0824 315390PASCUCCI Porta Rufina 0824 21474PISANO V.le Mellusi 0824 314872S. DIODATO V.le Mellusi 0824 316217S. SOFIA C.so Garibaldi 0824 24862SAVIANO Via Cocchia 0824 61931Ordine dei farmacisti della provincia di Benevento

Corso Garibaldi, 255 - Tel. 0824 50141

NUOVA CLINICA SANTA RITAViale Mellusi, 103 0824 311475

VILLA MARGHERITAPiano Cappelle, 1 0824 354111

PRESIDIO OSPEDALIEROMARIA DELLE GRAZIEVia Cesine di SopraCerreto Sannita (BN) 0824 812111

CASA DI CURA CLINICA S. FRANCESCOViale Europa - Telese Terme 0824 974711

C.M.R. CENTRO MEDICO ERREVia Pennino (Trav. Mustilli) 0823 954111Sant’Agata de’ Goti fax 0823 954351

CUP 0823 954111Direzione sanitaria 0823 954153Direzione amministrativa 0823 954155Presidio di Riabilitaz. Intens. 0823 954419Presidio di Riabilitaz. Estens. 0823 954319Unità Operat. Semiconvitto 0823 954226Serv. Emodialisi - Erredial srl 0823 954130

FONDAZIONE SALVATORE MAUGIERIClinica del Lavoro e della RiabilitazioneContrada Bagni Vecchi - Telese Terme (BN)

0824 909911Via Bixio - Campoli del MT 0824 883111

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gennaio - febbraio 2013 63

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