LE CASE ROMANEDOMUS fu il nome che i romani dettero alle abitazioni dei più ricchi in città. La parola “DOMUS” deriva dal greco antico per definire gli alloggi della Grecia antica.

Le DOMUS non superavano i due piani ed erano molto estese. L’entrata portava all’atrio, dove in mezzo vi era un bacino che raccoglieva l’acqua piovana in cisterne, (compluvium o implivium).

Attorno vi erano diverse stanze spesso affrescate. Vi erano il tablinum ,una sala da ricevimento, il triclinium, la sala da pranzo e le camere da letto (cubicola).Le classi più nobili della società abbellivano le loro residenze con elaborate decorazioni in marmo, rivestimenti in marmo intarsiato, porte e colonne, dipinti e

costosi affreschi.

INSULA era il nome delle abitazioni popolari, potevano essere anche di tre piani.Sotto il tetto c’era il “solaio”, dove abitavano le famiglie più povere. Erano mal riscaldate in inverno, poco illuminate e mancava l’acqua. Non avevano i servizi igienici e dovevano usare le latrine pubbliche. Erano edifici quadrangolari, con un cortile interno.A piano terra c’erano le botteghe degli artigiani e dei commercianti. Ai piani superiori gli alloggi e ai piani più alti vivevano le famiglie più povere.Queste abitazioni venivano costruite in legno e spesso subivano incendi. Così per non correre il rischio che interi quartieri venissero distrutti, le INSULAE non avevano le cucine, quindi per mangiare un pasto caldo bisognava andare nelle locande.

diLOMBARDI, MONCHI e GUARDUCCI.