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Il quaderno abbandonato e i colori dell’arcobaleno C'era una volta un povero quaderno abbandonato dal suo padroncino, discolo e svogliato. Stava sotto il banco, quasi al buio e senza luce. Il poverino si lamentava spesso, dicendo: - Che brutta fine sto facendo, sono solo e abbandonato, nessuna pagina è stata scritta o colorata. E pensare che molti alberi sono stati abbattuti per fabbricare me. A un tratto da lì, magicamente, passò l'Arancione. Scivolava lentamente verso il nostro amico quaderno, che, vedendolo, gli gridò: - Aiutami, amico Arancione, dipingi le mie pagine bianche, fammi diventare vivace come te. Il bravo colore lo guardò e gli rispose: - - Abbi pazienza, tra un po’ ritorno! Così se ne andò, ma poi tornò insieme con altri colori: il rosso, il giallo, il verde, l'azzurro, l’indaco e il violetto. Tutti insieme colorarono il quaderno d'arcobaleno. Il nostro quaderno adesso era felice. Sulle sue pagine c'erano i colori della Pace.

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Il quaderno abbandonato e i colori dell’arcobaleno

C'era una volta un povero quaderno abbandonato dal suo padroncino, discolo e svogliato. Stava sotto il banco, quasi al buio e senza luce. Il poverino si lamentava spesso, dicendo:

- Che brutta fine sto facendo, sono solo e abbandonato, nessuna pagina è stata scritta o colorata. E pensare che molti alberi sono stati abbattuti per fabbricare me.

A un tratto da lì, magicamente, passò l'Arancione. Scivolava lentamente verso il nostro amico quaderno, che, vedendolo, gli gridò:- Aiutami, amico Arancione, dipingi le mie pagine bianche, fammi

diventare vivace come te. Il bravo colore lo guardò e gli rispose: -- Abbi pazienza, tra un po’ ritorno!Così se ne andò, ma poi tornò insieme con altri colori: il rosso, il giallo, il verde, l'azzurro, l’indaco e il violetto. Tutti insieme colorarono il quaderno d'arcobaleno. Il nostro quaderno adesso era felice. Sulle sue pagine c'erano i colori della Pace.

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La penna invidiosa

C'era una volta una penna che voleva diventare un orologio. Era una penna rossa, tutta allegra e vivace. Viveva sopra uno scrittoio bello ed elegante, in compagnia di altre penne blu, nere e verdi. Da lì vedeva, appeso alla parete, uno splendido orologio a cucù, che, a ogni ora, ripeteva con la sua voce brillante:- Cucù, cucù, sono le sei....sono le sette...cucù, cucù, cucù…La penna, molto invidiosa, voleva diventare a tutti i costi come quell'orologio. Sperava che un mago la trasformasse per magia, come succede in tutte le belle fiabe che si rispettino. La penna ci provava a trasformarsi. Un giorno si mise a soffiare, nella speranza che le uscisse quel famoso "cucù": soffiava e risoffiava, sbuffava e gonfiava, finché non scoppiò!

L'insegnamento della storia è: “bisogna essere quello che si è!”

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La principessa Anja e la Strega Nera

C'era una volta una principessa che si chiamava Anja. Era alta, bella, snella: Aveva i capelli biondi come il grano e gli occhi verdi come due brillanti. La giovane era buona, simpatica, affettuosa e generosa con tutti. Per questo motivo tutti gli abitanti del suo regno la amavano. Un giorno, però, la Strega Nera, gelosa della bellezza e della fama della principessa, la fece rapire dal suo drago, il terribile Sputafuoco. Anja fu portata in una caverna buia e paurosa, dove la Strega Nera la incatenò

per farla morire di fame. Il principe Julian, un giovane innamorato di Anja, però, partì alla sua ricerca: Sperava tanto di ritrovarla in vita e di riportarla al suo castello. Durante il viaggio, nel Bosco della Bontà, incontrò il Mago Bianco, signore di quel luogo. A lui Julian raccontò la storia di Anja. Il mago allora gli regalò uno specchio magico e gli disse di usarlo solo contro la strega e il suo drago Sputafuoco. Julian lo ringraziò e dopo un po' di tempo arrivò nei pressi della caverna, dove si nascondeva la Strega Nera. Immediatamente, questa gli mandò contro il suo temibile drago, che, con le sue fiamme mortali, cercò di colpire il giovane principe. Julian si difese con lo specchio, che rimandò il fuoco verso il drago e la strega. I due, tutti bruciacchiati e fumanti, fuggirono per sempre e andarono lontano, molto lontano e non tornarono mai più.Julian liberò Anja e fece ritorno al castello con lei. I due si sposarono e vissero felici e contenti.

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Il lupo e l’agnello, animali pacifisti

Un lupo e un agnello arrivarono allo stesso ruscello. L'agnello si ricordava della favola antica e cominciò ad aver paura. Temeva di finire divorato come il suo simile. Il lupacchiotto, invece, gli disse: "Ehi, vuoi giocare con me? L'agnello non credeva alle sue orecchie, però accettò l'invito e si misero a giocare nel prato lì vicino. E' meglio vivere in pace, si dissero i

due. Giocando insieme compresero che è bello vivere senza litigare. Da allora andarono per il mondo a predicare la pace a tutti gli altri animali. Anche noi la pensiamo così. Viva la pace.

La farfalla che aveva perso i colori

C’era una volta una farfalla dolce e delicata di nome Marta che, però, aveva perso i colori. Le sue ali erano trasparenti e sembravano davvero brutte se paragonate a quelle delle sue sorelle.Marta era davvero disperata e piangeva in continuazione. Un giorno la nuvola Pioggerellina le disse: - Cosa cara farfallina? Perché piangi?Non lo vedi? – rispose Marta - Piango perché ho perso i colori. Mi sento brutta e ridicola.Non preoccuparti. – le disse ancora Pioggerellina – Vedrai che tornerai ad avere anche i tu i colori. Quando smetterà di piovere, apparirà nel cielo l’arcobaleno. Tuffati dentro di lui e vedrai cosa ti succederà. Tutte le tue amiche farfalle lo fanno.Immediatamente iniziò a piovere, ma dopo un po’ la pioggia cessò del tutto e nel cielo spuntò l’amico arcobaleno. Marta seguì il consiglio di Pioggerellina e si tuffò in lui. Quando ne uscì, le sue ali erano tornate tutte colorate, anzi erano brillanti e splendenti. Martaadesso era veramente felice.

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La cicala e la formica, anno 2011

In una serena e calda giornata d'estate una cicala cantava allegramente. Il suo canto arrivava sino al cielo e incantava proprio tutti, tranne le formiche che lavoravano duramente per accumulare le provviste per l'inverno, quando ci sarebbero stati il freddo e la neve.Una delle formiche disse alla cicala: - Canta, canta, vedrai durante l'inverno!La cicala rispose: - Io canto perché adesso c'è troppo

caldo perché io lavori.Venne l'inverno, i campi furono ricoperti di neve e la cicala non trovò più cibo da mangiare. Così andò a bussare alla porta della formica. Aiutami - le chiese - Sento freddo ed ho molta fame. La formica la rimproverò: - Hai cantato? Adesso balla! La povera cicala decise allora di andare in città. Si rifugiò sotto un portico e iniziò a cantare. Tutti quelli che passavano di lì, le diedero qualcosa da mangiare. Almeno non sarebbe morta di fame. Qualcuno le regalò anche una coperta.Un giorno uno della televisione la sentì cantare e la portò con sé al festival degli Insetti. Fu un successo. La nostra cicala vinse il primo premio e poi incise un disco. Da allora apparve spesso in tv. Quando la formica la vide in televisione durante uno spettacolo, svenne per la sorpresa.

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Il principe rosa

C’era una volta un principe che viveva in un castello tutto rosa, di una tonalità come quella dei confetti. Lui si chiamava Pasqualik. Era molto goloso di dolciumi, caramelle, torte, cannoli, cassate e, ovviamente, divorava quintali di confetti. Anche lui era rosa. Era davvero un principe rosa.Un giorno un brutto stregone, Amarik, che non amava i dolci, arrivò al castello e, quando vide che tutto era rosa, si arrabbiò moltissimo, così fece un incantesimo e il castello andò a finire sotto il fiume che scorreva lì vicino. Di dolci non se ne vedevano più, ma solo pesciolini.A un certo punto, in quel luogo capitò la fatina Nesquik, che vide lo strano fenomeno del castello sott’acqua. Agitò la sua bacchetta magica e fece ritornare il castello al suo posto. Poi si scontrò contro Amarik e, con un contro incantesimo, lo spedì, per punizione, nel Paese delle Torte, a ingrassare. Così avrebbe imparato!Il principe felice tornò a mangiare confetti e caramelle, sposò la fata, che divenne la principessa di Cerealik. Un giorno sarebbe diventata la regina dei dolci.Vi è piaciuta questa storia? Non è dolce? Noi crediamo di sì.

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Intervista alla sirenetta

Ciao Ariel, sono Francesco piccolo giornalista della mia scuola. Ti vorrei fare alcune domande. Posso?- Certamente, caro Francesco.Tu vivi in fondo al mare. Non ti stanchi mai di stare a mollo?- Io vivo benissimo nel mondo

sottomarino. Ci sto veramente bene, specialmente quando posso rimanere con i miei amici pesci e le mie sorelle sirene.

Abiti con altri allora?- No, abito da sola perché il mio

“sirenetto” è andato via, ma ho una bella grotta azzurra che ho

scelto come casa e devo dire che ci sto veramente bene.- Com’è vivere da soli?Mi sento serena e tranquilla in beata solitudine, ma, come ti dicevo prima, ogni tanto sto con i miei amici e questo mi fa star bene.Hai mai incontrato qualche squalo pericoloso?- Certamente. Ne incontro tanti di ferocissimi e, certe volte, mi

vengono dietro per attaccarmi e divorarmi; allora io muovo velocemente la coda e fuggo via da loro.

Verresti a vivere sulla terraferma?- Magari ogni tanto vi metto piede, anzi la coda, ma il mio mondo

è il mare, l’immenso mare. Mi raccomando non inquinatelo! Ricordalo tu alla gente.

Lo farò sicuramente. Grazie cara sirenetta dell’intervista, a presto.- Grazie a te Francesco, alla prossima.

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La farfalla Lella

Lella, la farfalla gialla, amava molto le margherite, che andava a trovare molto spesso, quasi ogni giorno. Il loro colore la incantava e le faceva pensare al sole, alla luce, alla bellezza.Un giorno, però, quando andò nel suo prato preferito, vide che le margherite erano scomparse. Al loro posto c'erano dei papaveri rossi, fiammeggianti come il fuoco di un vulcano. Lella era abbagliata

da questo colore e barcollava, quasi ubriaca, tra questi strani fiori. Era proprio disperata: i suoi amici erano scomparsi.A un tratto, vide arrivare alcuni uomini che iniziarono a tagliare i papaveri. Pian piano il rosso scomparve e riemerse il giallo delle sue amiche margherite.Lella adesso era contenta perché aveva ritrovato la gioia dell'amicizia.

La farfalla vanitosa

C'era una volta una farfalla davvero bella. Aveva dei colori splendidi come l'arcobaleno e lucenti come il sole. Aveva l'azzurro del mare, il verde dei prati in primavera, il celeste del cielo, il giallo dell'oro. La farfalla volava sempre di fiore in fiore. Un giorno disse a tutti quelli che la vedevano: - Guardate come sono bella, brillo più del sole. Volete vedere? Così iniziò a volare verso il sole: volò e volò ancora ma la temperatura aumentava fortemente, tanto che finì bruciata e, in breve tempo, morì. La presunzione spesso porta guai.

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Cappuccetto Rosso e il povero lupacchiotto

C'era una volta una ragazzaccia che viveva in una foresta, molto buia e pericolosa. Il suo nome era Cappuccetto Rosso, perché indossava una mantellina rossa e un cappellaccio dello stesso colore. Era proprio una monellaccia. Aveva sempre con sé un coltellaccio e un trombone molto grande, come quello di suo padre Gasparone. Tutti quelli che passavano dalla foresta erano attaccati e derubati dalla ragazza e dalla sua banda. Molti avevano cercato di fermarla, ma sinora nessuno era riuscito a catturarla.Un giorno, per uno dei sentieri della

foresta, passò un giovane lupacchiotto. Andava sereno e tranquillo. Il suo animo era docile e non aveva mai fatto male a nessuno. Cappuccetto Rosso lo vide e, poiché odiava i lupi e per puro capriccio, gli sparò, colpendolo alla coda. Il povero animale sentì un gran dolore, ma poi si mise a correre, fuggendo via lontano. Arrivò così all'Ospedale degli Animali, dove fu curato dal Dottor Orso, cui raccontò la sua disavventura. Il medico degli animali esclamò: - Cappuccetto Rosso è proprio una perfida ragazzaccia. Bisogna fare qualcosa per fermarla.Così il dottor Orso si travestì da brigante mettendo anche una benda nera sull'occhio. Poi andò nella foresta, dove fu visto dalla banda di Cappuccetto Rosso. Scambiandolo per un pirata feroce, lo portarono nel loro rifugio. Mentre tutti dormivano, il dottor Orso andò nel nascondiglio della ragazza e le fece una puntura. Cappuccetto Rosso dormì profondamente. Quando si risvegliò, si ritrovò in prigione, sorvegliata da alcune guardie forestali. Per punizione, oltre alla prigione, doveva pulire ogni giorno le tane di tutti gli animali, soprattutto quella del povero lupacchiotto al quale aveva sparato.

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Ancora la cicala e la formica. Amiche per sempre

Come il solito, in un giorno d’estate, la cicala cantava allegramente, mentre le formiche della zona lavoravano duramente sotto il sole davvero forte. Le formiche pensavano all’inverno, al freddo, alla fame, così accumulavano provviste su provviste per quando sarebbe arrivata la fredda stagione.La cicala cantava continuamente ed erano molti gli insetti e gli uccelli che si fermavano ad ascoltarla. Il suo canto era bello e melodioso. Venne, però, l’inverno. Pioggia e

neve cadevano ormai da giorni e la povera cicala non trovò più nulla da mangiare. Così andò dalle formiche e bussò alla porta del loro formicaio. Una formichina, una di quelle che aveva lavorato più duramente, venne ad aprire la porta. La cicala allora disse: - Per favore, ho freddo e fame, datemi qualcosa.La formica le rispose: - Dovrei dirti cosa hai fatto durante l’estate, ma non te lo dirò, non vorrei che si pensasse in giro che noi formiche siamo avare. Entra pure a riscaldarti e mangiare qualcosa. C’è posto anche per te. Vuol dire che, quando le sere saranno più buie e noiose, tu canterai per noi.La cicala, tutta contenta, accettò l’incarico e poté così sopravvivere all’inverno grazie all’aiuto delle formiche, che da allora divennero sue amiche.

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La farfalla foglia

C’era una volta una farfalla dai colori autunnali: arancione, giallo, marrone, violetto, rossiccio. Sembrava davvero una foglia, in questo poteva nascondersi ai predatori. Svolazzava di qua e di là sempre allegra e spensierata, posandosi di fiore in fiore. Erano tanti i suoi amici: le

campanule con i suoi petali che sembravano piccole campanelle colorate come in una festa, le primule che annunciano sempre la rinascita della natura e il ritorno della primavera, i capolini con la loro tipica testa da leone, le simpatiche e sorridenti margherite, amiche del sole.La farfalla, che tutti chiamavano Gaia, era sempre allegra e spensierata. Un grillo, però, le disse: - Sei così bella e sorridente che non sembri che tra poco dovrai morire!La povera Gaia s’impaurì e rispose: - Ma che dici amico grillo, sei forse invidioso? Non vedi come splende il sole, come profumano i prati, come sorride il cielo? E’ tutto così bello e tu mi parli di morire. Sei impazzito!Lo so – sospirò il grillo – che ti sembra strano, ma è così. Tra pochi mesi verrà l’autunno e tu dovrai morire, come tante altre tue amiche, come gran parte degli insetti.Io non morirò, vedrai! – ripeté Gaia.Venne l’autunno, le foglie avevano già perso il loro verde brillante e la terra si era vestita di mille colori. Il primo freddo provocò una grande migrazione degli uccelli e moltissimi insetti si addormentarono per sempre. Gaia, però, resisteva. Non voleva andare via come le sue sorelle. Desiderava capire com’era l’autunno e com’era, soprattutto, il triste inverno. Vide tuoni e fulmini, tempeste e neve, sentì un freddo intenso, ma resistette fino alla nuova primavera e così poté raccontare alle sue sorelline quel che avveniva durante l’inverno. Adesso poteva dormire per sempre.

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La vera storia della bella addormentata

Un re e una regina di un antico e famoso regno ebbero una figlia. Per la nascita organizzarono una bella festa e invitarono tutte le fate, tranne una, la temibile Fata delle caverne, che, il giorno dei festeggiamenti, si presentò a corte tutta offesa. Tutte le fate fecero un regalo alla principessa, ma anche la Fata delle Caverne volle farne uno e disse: - Ti pungerai con lo stelo di una rosa e morirai!Tutti erano disperati, ma la

Fata delle Sorprese disse a sua volta: - La morte sarà cambiata in un sonno di cento anni. Spero che la mia magia funzioni bene perché, ultimamente, non mi riescono tanto bene! Il re ordinò che tutte le rose fossero estirpate dal regno e che nessuno dovesse coltivarne. Un giorno, però, la principessa, andò in una foresta e vide una caverna, dove c'era un fiore a lei sconosciuto. Lo prese, ma si punse. Così si addormentò. Dopo tanto ma tanto tempo, un giovane principe passò di lì e vide la bella giovane che dormiva. Le diede un bacio e la principessa si risvegliò. Dopo cento anni, però, era diventata brutta. La magia della fata non aveva funzionato bene. Il giovane principe allora pensò:- E chi se la sposa questa? Così fuggì via lontano da lei...