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Le drammatiche esperienze militari di un ”Lupo di Toscana”: ROCCO TAGLIAFERRI Ol Ròco di “Righì” Brescia, 7 giugno 1939

 · Web viewSergio Piffari Febbraio 2018. ‘ Inizia l’avventura: 7 luglio 1938. Visita di Leva e arruolamento al Distretto Militare di Bergamo con la classe 1918, cioè in anticipo

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Le drammatiche esperienze militari di un ”Lupo di Toscana”: ROCCO TAGLIAFERRI

Ol Ròco di “Righì”

Brescia, 7 giugno 1939

Rocco Tagliaferri, nacque a Pezzolo, frazione dell’allora comune di Oltrepovo, ora di Vilminore di Scalve -BG- il 21 marzo 1919 da Enrico e Giovanna (Ninì); la sua fami- glia apparteneva al casato dei “Righì”.

A quasi cent’anni dalla nascita proviamo a ricostruire le tragiche vicende militari di Rocco che lo videro coinvolto, come altre migliaia di giovani italiani, nei vari conflitti e mandati allo sbaraglio sui diversi fronti. Sarà, però, impossibile riuscire a ricreare appieno le tribolazioni, il freddo, la fame le ansie e la paura che hanno accompagna- to il poco più che ventenne Rocco, così come i suoi commilitoni.

Arruolato nel 77° reggimento della 7a Divisione di Fanteria “Lupi di Toscana” con sede a Brescia nella caserma Randaccio (la stessa caserma nella quale sarò chiama- to alla visita di Leva nel 1972), il suo primo impegno militare sarà sul suolo albanese. Al coinvolgimento dell’Italia nella 2a Guerra Mondiale, nel giugno del 1940, verrà inviato con la sua Divisione in Piemonte, ma avrà solo un compito di retroguardia. L’impatto terribile con la guerra l’avrà sul fronte greco-albanese dove sarà anche ferito e per questo rimpatriato.

Per la ricostruzione delle vicende mi sono basato sul Foglio Matricolare dell’Esercito, su quanto lui stesso ha ricordato in un bel libro pubblicato nel 2007 dal Comune di Darfo Boario Terme, a cura di Barbara Gasparini, dal titolo: “La nostra Storia – rac- colta di memorie degli ex combattenti della Seconda Guerra Mondiale” e su docu- mentazione in mio possesso. Altre informazioni, così come alcune fotografie, mi so- no state fornite dal figlio Dino, che ringrazio. Consapevole che in questa materia è molto facile incorrere in imprecisioni, ho fatto il possibile per evitarle e, comunque, sono orgoglioso di aver portato a termine un progetto che mi stava a cuore da molto tempo.

Sergio Piffari

Febbraio 2018.

‘ Inizia l’avventura:

7 luglio 1938. Visita di Leva e arruolamento al Distretto Militare di Bergamo con la classe 1918, cioè in anticipo rispetto al normale, per esigenze militari. Il suo numero di matricola, che lo accompagnerà fino al congedo, sarà il n° 7308.

30 marzo 1939. Chiamato alle armi a Brescia nel 77° reggimento, che ha sede nella caserma Randaccio, e fa parte della 7° Divisione di Fanteria “Lupi di Toscana”. ”Il nemico sbigottito ne chiamò Lupi gli implacabili fanti” (Motivazione Medaglia d’oro).

Si parte per l’Albania, dove i “Lupi” avranno un compito di occupazione e controllo del territorio.

1 luglio 1939. Imbarco a Bari

2 luglio 1939. Sbarco a Durazzo

24 novembre 1939. Imbarco a Durazzo per il rimpatrio.

25 novembre 1939. Sbarco a Brindisi e rientro nella sede del reggimento

Foto con la scritta: “Albania 1939, 5 soci”. Con Rocco, 1° a destra, Gotti, Casanova, Piazzalunga, bergamaschi, e Bilisitti di Catanzaro.

FRONTE OCCIDENTALE. Guerra di Francia (10 – 25 giugno 1940).

Il 10 giugno 1940, alle ore 18, Mussolini annuncia l’entrata in guerra dell’Italia al fianco della Germania.L’addetto all’ambasciata francese a Roma, Poncet, che cercò fino all’ultimo di scongiurarla, la considerò una pugnalata alla schiena di una Francia allo stremo di fronte alla preponderante potenza militare tedesca. Ma il Duce aveva bisogno “di qualche migliaio di morti” per potersi sedere al tavolo delle trattative: verrà abbondantemente accontentato! Per quello che, secondo un nostro generale, fu tecnicamente solo una “presa di con- tatto” durata due settimane, subimmo: 631 morti tra i quali Romelli Pietro di Meto (classe 1920), 616 dispersi, 2631 tra feriti e congelati (in giugno!). La Francia registrò: 37 morti, 42 feriti, 150 dispersi…

I giornali italiani l’11 giugno 1940 annunciano:

La 7° Divisone di Fanteria “Lupi di Toscana” viene inviata in Piemonte, nella zona di Boves – Borgo San Dalmazzo, come unità di riserva a disposizione della 1° Armata. Non partecipa direttamente allo scontro e dopo poco più di un mese ritorna nelle sue caserme.

Rocco con la mamma Giovanna, detta "Ninì".

FRONTE GRECO-ALBANESE (28 ottobre 1940 – 23 aprile 1941).

Per ripicca verso Hitler che aveva invaso la Romania senza neppure avvertirlo, Mus- solini dichiarò guerra alla Grecia, mandando su tutte le furie l’alleato che poi dovrà comunque intervenire per salvare il Duce dalla sconfitta. L’improvvisazione, l’impreparazione dei comandi, la mancanza di vestiario ed equi- paggiamento fu una costante che accompagnò tutte le guerre in cui furono coinvolti i nostri soldati nel secolo scorso. Errata fu anche la scelta di invadere una nazione montuosa come la Grecia all’inizio dell’inverno, lo constateranno, purtroppo per loro, i nostri giovani militari. L’armistizio con i greci venne firmato il 23 aprile 1941; queste per noi le conseguen- ze: 13.755 morti, tra i quali Tagliaferri Cèsco “Campiù” di Vilminore (classe 1920), 12.000 congelati, 25.000 dispersi da considerarsi in gran parte caduti sul campo e circa 50.000 feriti, Rocco compreso.

Il teatro delle operazioni con le direttrici che avrebbe dovuto prendere l'attacco italiano.

Ma torniamo a Rocco. In questa campagna faceva parte della 7a Compagnia del 2° Battaglione nel 77° reggimento Fanteria che, con tutta la sua 7a Divisione “Lupi di Toscana”, era agli ordini del IV° Corpo d’Armata facente parte della 9a Armata, comandata dal gen Vercellino.

30 dicembre 1940. Imbarco a Brindisi.

31 dicembre 1940. Sbarco a Valona. Invio nella zona detta del Corciano, col monte Mali Tabajan, la città di Tepeleni, le valli Zagorias e Vojussa.

Monte Mali Tabajan.

Appena sbarcati verranno mandati allo sbaraglio nel tentativo di tappare le nume- rose falle che si erano aperte lungo tutto il fronte. Saranno accolti da una pioggia incessante, dal freddo intenso, in un luogo impervio e sconosciuto e da un nemico agguerritissimo: sarà una disfatta e la morte per gran parte di loro.

Rocco, in piedi a sinistra, con alcuni commilitoni.

21 gennaio 1941. Rocco viene ferito alla gamba sinistra da una scheggia, durante uno scontro a fuoco con i soldati greci, presumibilmente nella conca di Kaizza.

Cimitero dei "Lupi" a Kaizza.

27 gennaio 1941. Imbarco a Valona sulla nave “Gradisca”per il rimpatrio a causa del- la ferita riportata in combattimento. La nave “Po” ancorata nei pressi, viene silurata.

28 gennaio 1941. Sbarco a Bari.

1 febbraio 1941. Ricovero all’Ospedale Militare Territoriale “A. Mussolini” di Aversa, in provincia di Napoli.

26 febbraio 1941. Dimesso con licenza per convalescenza di 60 giorni.

28 aprile 1941. Visita di controllo all’Ospedale Militare di Milano-Baggio e invio in licenza per 30 giorni.

27 maggio 1941. Visita di controllo a Baggio ed altri 30 giorni di licenza.

30 giugno 1941. Ricovero all’Ospedale Militare di Baggio. Io credo che in questa occasione gli venga rimossa la scheggia che ancora aveva nella gamba e non l’8 maggio, come sostiene lui molti anni dopo; infatti in tale data risulta a Pezzolo, in

licenza. Non a caso questa volta viene ricoverato per un paio di giorni e mandato in licenza di convalescenza di 60 giorni e sarà l’ultima concessagli. Infatti:

1 luglio 1941. Dimesso con licenza di 60 giorni.

1 settembre 1941. Visita di controllo all’Ospedale Militare di Baggio ed invio al Corpo ove rimane fino al 30 ottobre 1941. Da questa data cessa di appartenere ai “Lupi di Toscana”. Non sono finiti, però, i doveri militari.

31 ottobre 1941. Trasferito al 122° reggimento Fanteria a Cesena.

7 novembre 1941. Passa al deposito del 11° regg. Fanteria a Forlì.

26 gennaio 1942. Collocato in congedo illimitato nel Distretto Militare di Bergamo.

25 marzo 1942. Richiamato alle armi al deposito dell’11° regg. Fanteria a Forlì.

13 aprile 1942. Trasferito al deposito del 36° regg. Fanteria di Modena. Da qui, viene inviato in licenza straordinaria di 60 giorni; licenza che gli verrà rinno- vata ogni due mesi fino alla drammatica data dell’8 settembre ‘43. Queste licenze gli vengono accordate perché lavora nelle miniere di ferro della Manina; dato che in quegli anni di guerre il ferro serviva per la costruzione degli armamenti coloro che vi lavoravano erano esentati dal servizio militare. Ad un certo punto, però, viene estratto, col n° 377, per essere mandato a lavorare in Germania; per evitare la nuova avventura si dà alla macchia, in accordo con la mamma “Ninì”, pronta a subirne le conseguenze.

8 settembre 1943. Sbandatosi, come altre centinaia di migliaia di soldati, in seguito agli eventi susseguitisi all’armistizio. Da considerarsi in servizio fino al 25 aprile 1945.

26 aprile 1945. Inviato in licenza straordinaria senza assegni in attesa di disposizioni.

1 novembre 1945. Collocato in congedo illimitato. Finalmente è finita!

Nel frattempo, il 12 novembre 1942, un mercoledì, alle ore 2 (di notte, non alle 14…) Rocco sposa Domenica Magri classe 1921, a Pianezza, piccola frazione di Vilminore dove il parroco celebrante sale percorrendo la ripida mulattiera allora esistente. Il giorno seguente i novelli sposi partono per il viaggio di nozze; con la corriera fino a Milano e da qui in treno con destinazione Roma, obiettivo dichiarato: vedere il Papa. Non hanno questa soddisfazione ed il sabato fanno ritorno a casa. La coppia si stabilisce inizialmente a Pezzolo, poi nel 1950 si trasferisce al Dezzo, sempre in Val di Scalve, dove la moglie è proprietaria di un’osteria. Formano intanto una bella famiglia con la nascita di: Francesca (1943), Giancarlo (1945) scomparso nel 2001, Enrica (1947) e Dino (1950). A Pasqua del 1961, Rocco con la sua famiglia trasloca nella nuova casa di Boario Terme, a pochi chilometri, dove risiede per il resto della sua lunga vita. Lì si spegne infatti, l’8 gennaio del 2008, a quasi novant’anni.

Rocco con Domenica, detta "Minighinô", e l'insostituibile "Lambretta".

Nel corso degli anni resta in contatto, per lungo tempo, con alcuni degli ex commili- toni di Albania, soprattutto con Gotti e Casanova, bergamaschi come lui, con i quali talvolta si trova per ricordare i periodi della guerra, ma anche per belle rimpatriate. Non dimenticherà, ovviamente, i suoi ”Lupi di Toscana”, ai quali resterà sempre le-gato!

Cartolina-invito per l'adunata Nazionale "Lupi d'Italia" del 23 aprile 1961 a Brescia.