22
NUMERO CVII GENNAIO 2015 00186—ROMA Via del Collegio Romano, 27 Tel/Fax 06 67232348 Tel. 06 67232889 e-mail. [email protected] - www.unsabeniculturali.it Giuseppe Urbino Segretario Nazionale Confsal-Unsa Beni Culturali Sommario: FORI IMPERIALI, C’ERA UNA VOL- TA IL PROGETTO DI DEMOLIRE LA VIA 5 CORRIDOIO VASARIANO TROPPO CARO FERMA PROTESTA DEL SE- GRETARIO NENCETTI 6 -ELEZIONI PER IL RINNOVO DELLE RSU 2015 ORGANIZZA LA DIFESA DEI TUOI INTERESSI VOTA E FAI VOTARE CONFSAL-UNSA 7 BANDO SOPRINTENDENZA ARCHE- OLOGICA DI SALERNO, AVELLINO, BENEVENTO E CASERTA: UN ENNE- SIMO SCHIAFFO ALLA PROFESSIO- NALITÀ DEGLI ARCHEOLOGI 8 PROPOSTE EMENDATIVE PER LO SCORRIMENTO DELLE GRADUATO- RIE PER I PASSAGGI D’AREA 9 LEGGE DI STABILITÀ 2015 ININ- FLUENTE SU CRESCITA E OCCUPA- ZIONE 10 PENSIONI: GIÙ IL POTERE D’ACQUISTO, CROLLANO I RENDI- MENTI 12 CONFSAL UNSA: SU PENSIONI ANCORA UNA VOLTA NEGATA LA POSSIBILITÀ DI DECIDERE 13 LEGITTIMO IL RIFIUTO DEL DIPEN- DENTE PUBBLICO A SVOLGERE LAVORO STRAORDINARIO ANCHE IN CASO DI ESIGENZE STRAORDINARIE 14 VISITE FISCALI INPS: ORARI E GIORNI DI REPERIBILITÀ DAL 2015 LAVORATORI IN MALATTIA, DIPEN- DENTI DEL COMPARTO PUBBLICO E PRIVATO: CAMBIANO ORARI E GIOR- 15 PENSIONE ANTICIPATA 2015, 2016, 2017, 2018 16 LINEE GUIDA PER LA TRATTAZIO- NE DEI CASI DI INFORTUNI IN ITINERE. DEVIAZIONI PER RAGIONI PERSONALI. 19 FRANCOBOLLI DI SONO IN SALA 21 RECENSIONE: RETORICHE DEL PATRIMONIO. “UNA POLITICA DEI BENI CULTURALI” DI ANDREA EMI- LIANI 3 SINDACATO CULTURA LAVORO NOTIZIARIO ON-LINE DI CARATTERE GENERALE AD USO DEI QUADRI SINDACALI Mi è capitato di leggere quanto pubblicato sul blog di Antonio Politi, il quale pone un in- terrogativo di e- strema attualità sul ruolo del sin- dacato e quanto esso ancora può incidere nella so- cietà e nell’orga- nizzazione del lavo- ro attuale. A que- sto proposito, poi- ché ho trovato po- sitive le risposte formulate nel corso dello stesso artico- lo, ho ritenuto pubblicare inte- gralmente il suo contenuto: … “Purtroppo tante persone, soprattut- to i giovani, non sanno neppure che cos’è un Sindacato. Allora chiariamo subito che il sinda- cato è una associa- zione, costituita dai membri di una ca- tegoria professiona- le, che operano in forma collaborativi , al fine di tutelare i propri diritti. Oggi, purtroppo, vi è la tendenza ad associare al termi- ne “sindacato” a qualcosa di negati- vo. I sindacalisti, purtroppo, sono spesso visti come degli intriganti affa- risti, che illudono i lavoratori per por- tare avanti i loro loschi interessi. Ma è concepibile una società moderna senza la presenza di sindacati? Occorre innanzi tut- to precisare che nei regimi dittatoriali i sindacati sono, nel- la stragrande mag- gioranza dei casi, sciolti per Legge e, quindi, dichiarati illegali. In tanti paesi i sin- dacalisti sono per- seguitati, arrestati e anche uccisi. Spesso i vari regimi dittatoriali costitui- scono dei sindacati (in genere un “sindacato unico”) che, ovviamente, risponde al regime di ogni sua azione , in barba al sacro- santo diritto della libera associazione di persone. Possiamo quindi dire, senza incer- tezza, che nei paesi ove la democrazia non esiste, organiz- zare un sindacato è considerato un rea- to. Questo la dice lun- ga sull’importanza del sindacato nella difesa della demo- crazia. I dittatori hanno paura del Sindaca- to perché dove c’è attività sindacale c’è anche democra- zia e libertà. Possiamo quindi dirci fortunati di vi- vere in una nazione ove l’art.39 della Costituzione sanci- sce la libertà di co- stituire Sindacati (la libertà per i la- voratori di scegliere se aderirvi o meno). Se abbiamo il co- raggio di guardare la storia di questo Paese ci rendiamo conto che, in pochi decenni, le condi- zioni dei lavoratori sono notevolmente migliorate e tante cose che oggi ci paiono scontate (le ferie retribuite, la Continua→→ HA ANCORA SENSO OGGI PARLARE DI SINDACATO?

00186—ROMA Via del Collegio Romano, 27 Tel/Fax 06 ...lnx.unsabeniculturali.it/it/wp-content/uploads/2015/02/NOTIZIARIO... · frutto di dure lotte sindaca-li. A mio avviso è un

  • Upload
    buibao

  • View
    213

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

NUMERO CVII GENNAIO 2015

00186—ROMA Via del Collegio Romano, 27 Tel/Fax 06 67232348 Tel. 06 67232889 e-mail. [email protected] - www.unsabeniculturali.it

Giuseppe Urbino Segretario Nazionale Confsal-Unsa Beni Culturali

Sommario:

•FORI IMPERIALI, C’ERA UNA VOL-TA IL PROGETTO DI DEMOLIRE LA VIA

5

•CORRIDOIO VASARIANO TROPPO CARO FERMA PROTESTA DEL SE-GRETARIO NENCETTI

6

•-ELEZIONI PER IL RINNOVO DELLE RSU 2015 ORGANIZZA LA DIFESA DEI TUOI INTERESSI VOTA E FAI VOTARE CONFSAL-UNSA

7

•BANDO SOPRINTENDENZA ARCHE-OLOGICA DI SALERNO, AVELLINO, BENEVENTO E CASERTA: UN ENNE-SIMO SCHIAFFO ALLA PROFESSIO-NALITÀ DEGLI ARCHEOLOGI

8

•PROPOSTE EMENDATIVE PER LO

SCORRIMENTO DELLE GRADUATO-RIE PER I PASSAGGI D’AREA

9

•LEGGE DI STABILITÀ 2015 ININ-FLUENTE SU CRESCITA E OCCUPA-ZIONE

10

•PENSIONI: GIÙ IL POTERE D’ACQUISTO, CROLLANO I RENDI-MENTI

12

•CONFSAL UNSA: SU PENSIONI ANCORA UNA VOLTA NEGATA LA POSSIBILITÀ DI DECIDERE

13

•LEGITTIMO IL RIFIUTO DEL DIPEN-DENTE PUBBLICO A SVOLGERE LAVORO STRAORDINARIO ANCHE IN CASO DI ESIGENZE STRAORDINARIE

14

•VISITE FISCALI INPS: ORARI E GIORNI DI REPERIBILITÀ DAL 2015 LAVORATORI IN MALATTIA, DIPEN-DENTI DEL COMPARTO PUBBLICO E PRIVATO: CAMBIANO ORARI E GIOR-

15

•PENSIONE ANTICIPATA 2015, 2016, 2017, 2018

16

•LINEE GUIDA PER LA TRATTAZIO-NE DEI CASI DI INFORTUNI IN ITINERE. DEVIAZIONI PER RAGIONI PERSONALI.

19

•FRANCOBOLLI DI SONO IN SALA 21

•RECENSIONE: RETORICHE DEL

PATRIMONIO. “UNA POLITICA DEI BENI CULTURALI” DI ANDREA EMI-LIANI

3

SINDACATO CULTURA LAVORO NOTIZIARIO ON-LINE DI CARATTERE

GENERALE AD USO DEI QUADRI SINDACALI

Mi è capitato di leggere quanto pubblicato sul blog di Antonio Politi, il quale pone un in-terrogativo di e-strema attualità sul ruolo del sin-dacato e quanto esso ancora può incidere nella so-cietà e nell’orga-nizzazione del lavo-ro attuale. A que-sto proposito, poi-ché ho trovato po-sitive le risposte formulate nel corso dello stesso artico-lo, ho ritenuto pubblicare inte-gralmente il suo contenuto: … “Purtroppo tante persone, soprattut-to i giovani, non sanno neppure che cos’è un Sindacato. Allora chiariamo subito che il sinda-cato è una associa-zione, costituita dai membri di una ca-tegoria professiona-le, che operano in forma collaborativi , al fine di tutelare i propri diritti. Oggi, purtroppo, vi è la tendenza ad associare al termi-

ne “sindacato” a qualcosa di negati-vo. I sindacalisti, purtroppo, sono spesso visti come degli intriganti affa-risti, che illudono i lavoratori per por-tare avanti i loro loschi interessi. Ma è concepibile una società moderna senza la presenza di sindacati? Occorre innanzi tut-to precisare che nei regimi dittatoriali i sindacati sono, nel-la stragrande mag-gioranza dei casi, sciolti per Legge e, quindi, dichiarati illegali. In tanti paesi i sin-dacalisti sono per-seguitati, arrestati e anche uccisi. Spesso i vari regimi dittatoriali costitui-scono dei sindacati (in genere un “sindacato unico”) che, ovviamente, risponde al regime di ogni sua azione , in barba al sacro-santo diritto della libera associazione di persone. Possiamo quindi dire, senza incer-

tezza, che nei paesi ove la democrazia non esiste, organiz-zare un sindacato è considerato un rea-to. Questo la dice lun-ga sull’importanza del sindacato nella difesa della demo-crazia. I dittatori hanno paura del Sindaca-to perché dove c’è attività sindacale c’è anche democra-zia e libertà. Possiamo quindi dirci fortunati di vi-vere in una nazione ove l’art.39 della Costituzione sanci-sce la libertà di co-stituire Sindacati (la libertà per i la-voratori di scegliere se aderirvi o meno). Se abbiamo il co-raggio di guardare la storia di questo Paese ci rendiamo conto che, in pochi decenni, le condi-zioni dei lavoratori sono notevolmente migliorate e tante cose che oggi ci paiono scontate (le ferie retribuite, la

Continua→→

HA ANCORA SENSO OGGI PARLARE DI SINDACATO?

PAGINA 2 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 107 — GENNAIO — 2015

malattia retribuita, l’as-sistenza in caso di infortu-

nio sul lavoro ecc.) sono frutto di dure lotte sindaca-li. A mio avviso è un grave er-

rore buttare via tanti anni di impegno e storia sinda-cale. Certo, se nel nostro

Paese il sindacato è oggi così mal visto da tanti cit-tadini qualche motivo c’è.

Il Sindacato ha infatti spes-so fatto da cinghia di tra-smissione di qualche parti-to politico più preoccupato

della gestione del potere che del benessere della gente. Il Sindacato spesso

non è stato capace di guar-dare al futuro, preoccupan-dosi di distribuire diritti ad alcuni facendo pagare il

conto ad altri. Il Sindacato non è stato spesso capace di guardare

la realtà, vivendo nel suo mondo dorato mentre la so-cietà correva in direzione

opposta. Il Sindacato non si è occu-pato dei giovani, dei più deboli, preferendo occupar-

si delle categorie più forti, capaci di contare di più. Il Sindacato spesso non ha

fatto le battaglie che dove-va fare e si è andato ad in-tromettere in questioni che

non lo riguardavano. I l Sindacato, inoltre, si è spesso allontanato dalla gente, si è estraniato dai

lavoratori, ha guardato al Palazzo e non ai palazzoni delle periferie delle città.

Si, il Sindacato ha tante colpe (anche se, lasciate-melo dire, ho conosciuto sindacalisti, di tutte le sigle

sindacali, che sono perso-ne stupende). Se il Sinda-

cato oggi è in difficoltà de-ve a mio avviso fare un sin-cero “mea culpa”ed accet-tare il fatto di essere

(spesso ingiustamente) guardato con diffidenza. Ma io credo che non pos-

siamo buttare via un patri-monio di esperienza, di va-lori, di cultura dei diritti

che il Sindacato, spesso con grande fatica, ha por-tato avanti nel nostro Pae-se.

Il Sindacato ha dato tanto a questo paese e questo non va dimenticato. Io cre-

do che dobbiamo sforzarci di tornare ad avvicinare i giovani al Sindacato. Bisogna avere il coraggio di

dare spazio a volti nuovi. Per fare ciò il Sindacato de-ve sforzarsi di rendere il

suo apparato più snello ed agibile, deve buttare via il “sindacalese” e parlare con

un linguaggio più compren-sibile ai giovani. Il Sindacato deve crescere su temi come la meritocra-

zia, l’accesso per tutti alle opportunità, la cultura del lavoro e dell’impegno socia-

le. Io credo che questo deb-ba essere il mandato del sindacato del futuro. Svec-

chiare le proprie strutture e dare spazio ai giovani ed ai loro reali problemi. Mi piacerebbe su questo

tema raccogliere le opinioni di tutti. In particolare un commento di tutti in merito

a una domanda che io mi pongo spesso : ha ancora senso oggi parlare di sin-dacato ?

PS: Quando io mi pongo questa domanda mi viene

da pensare che non dob-biamo ricordarci che in al-cuni Paesi “emergenti” il BOOM economico è frutto

non tanto delle capacità imprenditoriali di qualche “genio della finanza creati-

va”, ma , invece, dello sfruttamento sistematico dei lavoratori e

dell’ambiente. In alcuni “paesi emergenti” tanti po-veracci lavorano per nume-rose ore al giorno, senza

diritti, con paghe da fame e sotto la minaccia ed il ricat-to di potenti. Altro che eco-

nomie emergenti. Questo è sfruttamento dei poveracci. Per non parlare poi del massacro ambien-

tale. Tante Aziende fuggono nei paesi del terzo mondo non

perché laggiù ci sono op-portunità da cogliere ma solo perché laggiù ci sono

tanti poveracci da sfrutta-re. Allora io credo che il sinda-cato serve ancora. Anzi,

spero che presto in quei pa-esi nascano tanti sindacati capaci di difendere i più

elementari diritti dei lavo-ratori”… Attraverso questa breve riflessione si può com-prendere l’importanza del-la lotta per difendere la democrazia sindacale ed è ciò che fa l’Unsa giorno per giorno con l’impegno, la costanza e la passione di migliaia di rappresen-tanti sindacali su tutti i posti di lavoro.

Giuseppe Urbino

N. 107 — GENNAIO — 2015 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 3

RECENSIONE: RETORICHE DEL PATRIMONIO. “UNA POLITICA DEI BENI CULTURALI” DI ANDREA EMILIANI

Agli occhi di Emiliani, di cui oggi si ripubblica il celebre saggio, esiste la più stretta continuità tra politica e tute-la: quest’ultima è presentata come “braccio secolare” dell’azione del partito di riferi-mento. L’attività degli storici dell’arte si staglia in modo grandioso e in parte romanzesco. Simili a etnografi (o meglio, dal punto

di vista dell’autore, a partigia-ni abnegati e intrepidi, usciti dalle pagine di Hemingway, Vittorini o Fenoglio) questi so-no chiamati a muoversi per la “Montagna” o i borghi abban-donati per portare in salvo tesori di devozione e “umanità” perdute. E’ utile rileggere Una politica dei beni culturali di Andrea Emiliani, ripubblicato a di-

stanza di quaranta anni dalla prima edizione Einaudi, per misurare la distanza che cor-re tra i due momenti storici. Quando Emiliani scrive il li-bro, nel 1974, le attese per la riorganizzazione dello Stato italiano in senso regionalistico sono all’apice. Si immagina, e Emiliani immagina, che la co-noscenza “capillare” del patri-monio diffuso possa orientare le scelte della classe dirigente e che la storia dell’arte, intesa come storia sociale e antropo-logia culturale, possa condur-re al rispetto delle diverse vo-cazioni territoriali. E’ un pro-getto non semplicemente anti-quario, al contrario, riflette posizioni e attitudini maturate a contatto con l’arte e la criti-ca d’arte contemporanee. Non a caso Una politica dei beni culturali si apre con il ricono-scimento del debito di gratitu-dine di Emiliani per Giorgio Morandi e Francesco Arcange-li, l’uno e l’altro aperti alla mi-gliore cultura internazionale ma profondamente legati alla “provincia” emiliana. Agli occhi di Emiliani esiste la più stretta continuità tra poli-tica e tutela: quest’ultima è presentata come “braccio se-colare” dell’azione del partito di riferimento, il PCI. L’attività degli storici dell’arte si staglia in modo grandioso e in parte romanzesco. Simili a etnografi (o meglio, dal punto di vista dell’autore, a partigiani abne-gati e intrepidi, usciti dalle pagine di Hemingway, Vittori-ni o Fenoglio) questi sono chiamati a muoversi per la “Montagna” o i borghi abban-donati per portare in salvo tesori di devozione e umanità perdute. Le campagne di catalogazione

Continua→→

PAGINA 4 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 107 — GENNAIO — 2015

di arredi o pale d’altare “minori” sembrano poter con-tribuire in modo immediato e diretto al riscatto civile della nazione. Niente è più lontano da Emiliani (o per meglio dire dalla sua auto rappresentazio-ne professionale) dello storico dell’arte estetizzante dedito al riconoscimento della mano del Maestro e al culto dei soli ca-polavori. Un’ideologia popolare (e gramscianamente nazional-popolare), antiformalistica e antielitaria, sorregge l’intera trattazione assieme alla più viva pietà per le forme d’arte anonima e l’umile bottega. Comprendiamo che all’origine di Una politica dei beni cultura-li stanno ferite storiche recen-ti: la cura del patrimonio ma-teriale e immateriale è tanto più impellente, dal punto di vista dell’autore, quanto più estesa è stata la distruzione. La prima ferita è stata inferta dalla guerra: il passaggio del fronte dall’Appennino tosco-emiliano ha causato lutto e rovina (di culture e comunità). La seconda ferita dal dopo-guerra e dal miraggio della prosperità. Con il boom e la “mutazione” le campagne si sono spopolate. I contadini hanno cercato impiego nelle fabbriche. Una millenaria ope-ra di manutenzione del territo-rio è venuta meno assieme a una radicata tradizione cultu-rale – conoscenze tecniche, miti, leggende e moralità. Nella breve prefazione che a-pre il volume Emiliani prende congedo dal suo “libro dei so-gni” e riflette oggi sul progetto di ieri. Velleità e astrattezze emergono in modo crudo a di-stanza di decenni, ma sarebbe ingiusto, oltreché scorretto sotto profili di metodo, conte-starle retrospettivamente. Cer-to l’importanza politica della storia dell’arte appare afferma-ta in modo enfatico e unilate-rale, e il mondo contadino di cui ci si erge a difesa appare

in non piccola parte il mito esotizzante e proiettivo dei ceti medi urbani entre deux guer-res. Come pensare poi che una particolare disciplina, sia pure la storia dell’arte, possa tra-sformare le classi dirigenti o addirittura indirizzare lo svi-luppo economico di un intero paese? La rimozione del paesaggio non antropizzato appare essa stessa parte di una più gene-rale (e implicita) finzione cul-turalistica e iperletteraria. E-miliani conosce solo “paesaggi storici”: il punto di vista del vivente non umano non gli è proprio. Eppure una maggiore familiarità con le scienze della vita avrebbe permesso di co-gliere in modo più vitale e pro-fondo la nostra appartenenza a ciò che non è semplicemente storico, e imposto una vigoro-sa correzione al basso conti-nuo della nostalgia. Anche l’eccessiva fiducia nella diver-sità regionale italiana è un presupposto fuorviante. Episo-di di speculazione, corruzione e negligenza sono (ed erano) diffusi in tutta la penisola, e un turbinoso amore per la propria “provincia” non può costituire (oggi come allora) rimedio contro malaffare e di-saffezione. Nel proporci di de-centrare la tutela avremmo forse dovuto (e dobbiamo) con-siderare con maggiore allarme il problema. “L’Italia non vuole più essere l’Italia”, scriveva Goffredo Pari-se nel 1975 sul Corriere della Sera, replicando a un lettore indignato per la scarsa cura riservata già allora al patrimo-nio. “Gli italiani (parlo della grandissima maggioranza) non vogliono più essere italiani. Se ne fregano dei monumenti, dei musei, di San Pietro, della chiesa cattolica, dei Palazzi Pitti e Uffizi; ci mandano i loro figli con la scuola, ma se ne fregano e se ne fregheranno i lori figli quando sarà il mo-

mento”. Semplice malumore o partito preso polemico? Non credo. Lo scrittore vicentino accenna piuttosto a una controstoria della tutela che le più edifican-ti ricostruzioni recenti, pronte a impugnare documenti preu-nitari o a retrodatare virtuosi sentimenti di “appartenenza”, hanno contribuito a tacitare. “Gli italiani non vogliono più essere italiani perché vogliono essere ancora meno che regio-nali (che tempismo regressivo le regioni!), vogliono essere ‘paesani’, ‘paisà’, perché l’unità d’Italia, che del resto non c’è mai stata, oggi c’è me-no che mai”. Cito Parise per invitare alla noncuranza o all’inazione? Per niente. Piut-tosto per ricordare che l’istanza della conservazione acquista tanta più forza quan-to più riesce a dialogare con istanze (o “beni comuni”) di immediato interesse generale: la mobilità sociale, ad esem-pio, il lavoro qualificato, la le-galità, la buona formazione, le politiche di sviluppo, l’innovazione tecnologica e co-gnitiva, l’immagina-zione di futuro. Emiliani lamenta che il dibat-tito sulla tutela si sia sempre tenuto, in Italia, su ristretti piani tecnico-giuridici. Credo che dobbiamo essergli grati per quest’osservazione, oggi non meno vera che in passa-to. Come studiosi del patrimo-nio e persone attivamente im-pegnate per la sua salvaguar-dia dovremmo evitare po-se sacerdotali e futili morali-smi. Non esiste un’unica sto-ria della tutela, in Italia, coro-nata dall’articolo 9 della Costi-tuzione: ne esistono molte e contrarie. Una proposta politi-ca one issue, portata avanti in modo avulso e dogmatico, per di più in odio alla “società di massa”, non può che rivelarsi inadeguata.

Di Michele Dantini

FORI IMPERIALI, C’ERA UNA VOLTA IL PROGETTO DI DEMOLIRE LA VIA

Il 30 dicembre dello scorso anno è stato consegnato il do-cumento finale sul futuro dell’area archeologica cen-trale di Roma redatto da u-na commissione di esperti nominato dal Ministero dei Beni culturali e dal comune di Roma. Una relazione che –oltre a tanti aspetti condivisi-bili- contiene però un dato fondamentale: la chiusura di una lunga fase di costruzio-ne del grande progetto del Parco archeologico centrale di Roma che prese il via alla fine degli anni ’70 e che nel tempo ha redatto un progetto di trasformazione urbana che ora viene invece gettato alle ortiche. E’ un fatto gravissi-mo: a quel progetto hanno lavorato grandi intellettuali italiani: Antonio Cederna, Italo Insolera; Adriano La Regina e tanti altri. Quel cli-ma culturale aveva in partico-lare fatto maturare una pro-posta di grande rilievo elabo-rata da Leonardo Benevolo e Francesco Scoppola, il primo urbanista, il secondo uomo di cultura e dirigente del mini-stero dei Beni culturali. Que-sta proposta progettuale è co-sì importante che la stessa

commissione ministeriale non ha potuto fare a meno di giu-dicarla come “la migliore” sot-to il profilo della prefigurazio-ne dell’assetto dell’area arche-ologica centrale. Il progetto Benevolo–Scoppola prevedeva la demolizione della via dei Fori imperiali, il grave misfat-to compiuto durante il fasci-smo che portò come noto alla completa demolizione del tes-suto urbano compreso tra piazza Venezia e il Colosseo e alla costruzione della strada dei trionfi ad uso retorico del-le celebrazioni di regime. Sot-to questa strada moderna re-stano, come noto, da scavare i resti dei Fori che la furia de-molitoria non pensò neppure di indagare. Un tesoro nasco-sto, come hanno dimostrato i tanti esempi di scavo che ne-gli anni la Soprintendenza di Stato sotto la guida di Adria-no La Regina portò avanti con grande coerenza di imposta-zione. Questo sogno è can-cellato. Via dei Fori imperiali resta il pilastro del futuro di Roma e bisogna –per ora- far-sene una ragione. La commis-sione lo dice esplicitamente utilizzando due argomentazio-ni. La prima è funzionale: la

via dovrà restare per permet-tere i collegamenti del tra-sporto pubblico. La seconda è maggiormente grave perché attraverso l’uso disinvolto dell’accusare gli al-tri di aver in mente un “modello ideologico” (e cioè la demolizione della strada mi-sfatto) viene invece praticata a piene mani l’ideologia retori-ca e buonista di un parco “aperto alla città” in cui “si possa leggere il giornale su una panchina” e via di que-sto passo. Evidentemen-te qualcuno della commis-sione pensa che Cederna e Insolera non amavano le panchine e i giornali. Ma non è questo il punto più gra-ve. Il punto vero è che la commis-sione pensa alla costruzione di nuove infrastrutture di col-legamento urbano che erano state elaborate con altra im-postazione culturale e urbana da alcuni altri noti architetti, come Panella e Fuksas. In-somma, si nega la riunifica-zione dei Fori sull’altare di una concezione “progettuale” della città in cui, mi si permetta, non è la storia ad essere maestra delle trasformazioni, ma è l’estemporaneità e lo striz-zare l’occhio ad una malin-tesa “modernità”. Tanto ar-bitrario deve essere apparso alla commissione questo pas-saggio, che sull’altare della necessità della restituzione dell’unitarietà dei Fori, viene sacrificata la via Alessandri-na, piccola strada tracciata nel ‘500 per permettere la co-struzione del quartiere omoni-mo cancellato dal fascismo.

Continua→→

N. 107 — GENNAIO — 2015 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 5

PAGINA 6 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 107 — GENNAIO — 2015

La Confsal-Unsa-Beni Culturali, tramite il Segretario regionale toscano Learco nencetti, ha chie-sto chiarezza sul costo di accesso al Corridoio Vasariano, definen-dolo “esorbitante”, in una lettera inviata alla Soprintendente Cri-stina acidini e alla Direzione re-gionale dei Beni Culturali e Pae-

saggistici della Toscana. Secondo un calcolo basato sui prezzi ricavati da agenzie di viag-gi e tour-operator, spiega nencet-ti, “il costo che viene richiesto e fatto pagare al singolo visitatore per l’accesso è di almeno 70 euro pro-capite”, ossia “sono circa 700 euro per un gruppo di 10 perso-

ne”, quota definita “rimborso spese”. Nencetti chiede se “la So-printendenza è a conoscenza dell’esorbitante costo” e ipotizza perfino il “danno erariale”. Al Corridoio si accede in gruppi e su prenotazione. Ma anche sulle modalità degli ingressi Confsal-Unsa esprime perplessità e nella stessa lettera chiede alla Soprintendente Acidi-ni se l’accesso avviene “tramite una concessione d’uso (ed a chi?), per singola visita o a for-fait; oppure se direttamente tra-mite il concessionario Firenze - Musei Opera (da quanto?) o inve-ce da terzi o sub-agenzie”. La Soprintendenza si era attivata per calmierare il prezzo del bi-glietto istituendo un tariffario più in linea coi prezzi degli altri Mu-sei, ma nei giorni scorsi la riu-nione del Comitato regionale dei servizi di biglietteria non ha esa-minato la questione perché non inserita all’ordine del giorno a causa di un ritardo nell’arrivo della richiesta. Coordinamento Regionale Toscana

CORRIDOIO VASARIANO TROPPO CARO FERMA PROTESTA DEL SEGRETARIO NENCETTI

Insomma via dei Fori imperiali non si deve demolire perché “è un segno della stratificazione della storia della città”, ma con-temporaneamente si vuole demo-lire una strada di dimensioni in-commensurabilmente più piccole della prima. È una contraddizio-ne inspiegabile che trae alimento proprio “dall’ideologia” di man-tenere a tutti i costi via dei Fori Imperiali. Il de profundis sul pro-getto Fori è poi sancito anche da tre ulteriori fatti che devono es-sere richiamanti almeno succin-tamente. Il primo riguarda il fat-to urbanisticamente grave che la commissione porta il suo convin-to consenso al completamento della metropolitana “C” di Ro-ma, lo scandalo del più grave esborso di denaro pubblico (siamo già a sei miliardi di euro) e di ritardi sulla tabella di mar-cia di tutta l’Italia. L’opera è fer-ma a San Giovanni e sono molte le persone di buon senso che hanno proposto un nuovo trac-ciato che non attraversi il centro

antico, anche perché non potrà essere aperta nessuna stazione di accesso. Getteremmo altri mi-liardi di euro per un tubo che non avrà rapporto con l’assetto urbano. Questi dubbi sono spaz-zati via dalla commissione. Il se-condo riguarda il ruolo del sin-daco Mari-no che ha trovato il tempo di proporre alla commis-sione la realizzazione di una tramvia su via dei Fori imperiali. Aveva vinto le elezioni dichiaran-dosi favorevole al progetto Fori di Cederna ed ora -forse a causa dell’affaticamento causato dalla strenua lotta che ha ingaggiato contro i poteri forti della città- ha cambiato idea. Il terzo riguarda le motivazioni dei lavori della commissione e alcune inspiega-bili esclusioni. Nell’ottobre 2013 l’allora ministro dei Beni culturali Bray aveva avviato i la-vori di due commissioni di lavo-ro, la prima era finalizzata alla rimozione del vincolo di legge che dal 2002 impediva la demolizione di via dei Fori imperiali. La se-

conda avrebbe dovuto redigere le ipotesi di assetto con il concorso di urbanisti e esperti di mobilità. La commissione nominata da Franceschini non ha al suo in-terno alcun tecnico di mobilità e vede alcune esclusioni inammis-sibili per chi conosce la storia di questa città. Tra i grandi urbani-sti che hanno sempre dimostrato grande sintonia con il progetto Fori c’è Vezio De Lucia che non ha trovato alcuna collocazione. Del resto, a Francesco Scoppola, dirigente del ministero e autore del progetto esplicitamente loda-to nella relazione, non è stato trovato un ruolo. Anche in questi piccoli ma importanti segnali, si trovano le motivazioni che hanno consentito alla commissione (con il voto contrario di Adriano La Regina) di dire la parola fina al progetto Fori. Ma ci saranno al-tre occasioni per riaprire la que-stione. Paolo Berdini Il Fatto Quotidiano

Cari Amici, Iscritti e Simpatiz-zanti a breve scadenza, ci appre-stiamo ad affrontare la dura bat-taglia per il rinnovo delle RSU. E’ un grosso impegno quello a cui siamo chiamati, impegno che ci permetterà di poter usufruire della rappresentatività sui tavoli locali, regionali e nazionali. Oggi fare Sindacato, nel suo vero significato della parola, significa mettere al primo posto “la Tutela dei Lavoratori”, tralasciando qualsiasi pettegolezzo, qualsiasi tipo di “inciucio” che possa reca-

re danno allo stesso Lavoratore. Bisogna fare Sindacato e convi-vere sempre con il Lavoratore con grande Lealtà, Sincerità e con grande Umiltà. Fare sindacato significa dare ser-vizi efficienti al proprio iscrit-to,assistenza, informarlo costan-temente di tutto ciò che succede nei Grossi Palazzi del Potere. Non dimentichiamo che noi siamo “ la base che lavora “, siamo noi che facciamo il Sindacato. Il nostro Sindacato,vuole che progetti culturali concreti e fatti-

bili precedano ed indirizzino sempre l’attività del Ministero Beni Culturali. Oggi avviene il contrario: tanta burocrazia,poca tutela e valoriz-zazione, l’avvilimento delle prin-cipali professionalità tecniche e scientifiche. E’ un Sindacato che difende la gestione pubblica dei beni cultu-rali, respinge il modello affaristi-co delle privatizzazioni, sostiene la crescita dei servizi museali contro la vergogna dell’occu-pazione precaria. Non gira mai lo sguardo lontano dai problemi, soprattutto quelli dei settori più trascurati, come gli Archivi e le Biblioteche, ed ha sempre il coraggio della propo-sta, anche se isolata o sgradita all’Ammi-nistrazione e ai suoi complici sindacali. E’ costituito da persone che non cercano meriti, da persone che possono anche sbagliare, però ammettono sempre i loro errori e sicuramente quello che conta principalmente non illudono i Lavoratori. Il nostro ministero ormai versa nelle secche più profonde, molte soprintendenze vivono con il fan-tasma di fondazioni e associazio-ni varie pronte ad impadronirsi “ con il consenso dei politici di tur-no dei nostri tesori “, con un mi-nistro totalmente assente, dove del lavoratore, viene ignorata del tutto e la professionalità e la di-gnità lavorativa. Occorre varare un grande pro-gramma da realizzare per il rin-novo delle prossime RSU. Per noi si tratta di un grande sforzo or-ganizzativo, oltre che di un gran-de impegno per una grande bat-taglia. “il successo non e’ il risul-tato di un solo sforzo, bensì la somma di molti, voglio pertanto sperare che, uniti e compatti co-me sempre, consegneremo al sin-dacato un eccellente risultato elettorale. Grazie

Alessandro Vaglica

N. 107 — GENNAIO — 2015 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 7

ELEZIONI PER IL RINNOVO DELLE RSU 2015 ORGANIZZA LA DIFESA DEI TUOI INTERESSI

VOTA E FAI VOTARE CONFSAL-UNSA

PAGINA 8 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 107 — GENNAIO — 2015

In riferimento alla “Proce-dura di valutazione com-parativa per l’affidamento di un incarico di realizza-zione del sistema informa-tivo geografico (GIS) dei siti di Paestum e Velia”, pubblicata lo scorso 18 dicembre dalla Soprinten-denza per i Beni Archeolo-gici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta, l’Associazione Nazionale Archeologi esprime forte contrarietà e disappunto rispetto ai termini, alle modalità e al compenso previsti dal bando, che si presenta come un ennesi-mo schiaffo alla dignità professionale della catego-ria. Nel bando si legge infatti (art. 1) che il lavoro richie-sto si struttura in ben set-

te fasi, per le quali, oltre ad una solida e specifica preparazione archeologica (siti di Paestum e Velia), sono previste elevate com-petenze di tipo informatico e tecnico-scientifico (analisi e trattamento in-formatico dei dati archeo-logici, GIS, topografia e ri-lievo topografico di preci-sione). A fronte di tali competenze e della rilevanza dell'inca-rico, il bando prevede una retribuzione di 1.000 euro lordi, comprensivi di oneri fiscali, previdenziali e as-sistenziali. Un compenso che senza tema di smenti-ta può definirsi ridicolo e offensivo nei confronti di qualunque esperto o spe-cialista nel campo dei beni culturali.

Il bando pubblicato dalla Soprintendenza salernita-na sembra perseguire nel-la tendenza, ormai diffusa presso molte amministra-zioni ed enti pubblici e consacrata di recente dai vertici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali con provvedimenti apposi-ti, di sminuire e mortifica-re anche sul piano econo-mico il ruolo e le compe-tenze degli archeologi ita-liani ed in generale degli operatori che si occupano di beni culturali. Si tratta di un atteggiamento miope ed irresponsabile da cui non può che scaturire alla lunga un impoverimento delle competenze e un de-clino della tutela del patri-monio culturale italiano.

BANDO SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA DI SALERNO, AVELLINO, BENEVENTO E CASERTA: UN ENNESIMO

SCHIAFFO ALLA PROFESSIONALITÀ DEGLI ARCHEOLOGI

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Riportiamo integralmente un’e-mail inviata al Segre-tario Nazionale Confsal-Unsa Beni Culturali Dott. Giuseppe Urbino, da parte del Comitato dei Funzionari Ombra: Gent.mo sig. Urbino, le scrivo nella mia veste di co-ordinatore del Comitato dei Funzionari ombra del Mi-BACT. Abbiamo letto l'ultima nota preoccupata della vostra sigla sindacale, nella quale solleva-te la questione, legittima, sul-la validità del bando per la selezione dei direttori dei c.d. venti super Musei italiani e sulle criticità in esso contenu-te. Apprezzabile lo sforzo che vie-ne fatto, ma altrettanto ci chiediamo, come Comitato, del come mai ancora oggi, a distanza di cinque anni, le sigle sindacali poco si interes-sino a un problema che met-terà il MiBACT con le spalle al muro nel giro di un anno, quello delle progressioni tra le aree. Non stiamo qui a ricordarle la situazione, perché lei già ben la conosce, quanto piuttosto a evidenziarle che differente-mente da altre situazioni, la nostra sembra la meno evi-dente, quando, come le abbia-mo ora accennato, è forse la più importante. Un concorso bandito per 920 posti nel 2007 (!) che diventa-no 460, con altrettanti colle-ghi ancora in attesa di essere inquadrati; una lista di idonei che coinvolge a oggi circa 2000 persone nelle svariate professionalità. Nel 2015 an-

dranno in pensione tantissimi colleghi, entrati con il concor-so del 1977 e quelli immessi in ruolo grazie alla L. 285, e-venti questi che svuoteranno l'organico del MiBACT, met-tendone praticamente in gi-nocchio ogni attività, visto che non ci saranno funzionari che potranno assolvere alle diver-se funzioni. Quando, di contro, nel Mini-stero ci sono professionalità altissime, colleghi che hanno non solo un laurea, ma anche specializzazioni e dottorati di ricerca, oltre ad anni e anni di servizio alle spalle, con attivi-tà svolte senza alcun ricono-scimento e che ora potrebbero vedere riconosciuto un loro pieno diritto costituzionale. Manca però un piccolo detta-glio: quella volontà politica che anziché favorire lo svilup-po dell'eccellenza, la svilisce, snaturando un dicastero che dovrebbe essere il fiore all'oc-chiello dello Stato italiano. In tutto questo, negli anni, abbiamo verificato esserci una mancanza di sostegno proprio da coloro che dovrebbero es-sere i nostri difensori. Quante volte abbiamo letto "sosteniamo, seguiamo". Non c'è nulla da seguire: si deve cavalcare l'onda e pressare l'amministrazione. Per altri Enti è stato diverso. Non ultima, l'Agenzia delle Dogane nella Legge di Stabili-tà ha ottenuto quello scorri-mento che noi stiamo chie-dendo da anni. E loro senza alcuna giustificazione econo-mica. A noi, nell'approvazione della legge del Decreto Cultu-ra fu detto che non c'era la copertura economica, quando

questa c'è ed è reale. Perché allora pesi e misure diversi? E' ora in discussione alla Ca-mera la conversione in Legge del Decreto Milleproroghe, do-ve è stata tanto sventolata l'a-pertura delle graduatorie. NON E' COSI' perché negli atti parlamentari di conversione si parla esplicitamente di "graduatorie di concorsi ester-ni". Qualcuno continua a volerci far credere cose che poi non si realizzeranno, prendendoci per dei creduloni, affermando poi "però ci abbiamo provato", mentre noi sprovveduti non siamo. Per fortuna la conversione in legge del decreto dovrà avve-nire entro la fine di febbraio, prima cioè di un'altra data importante. Non per NOI, ma dove NOI potremo essere im-portantissimi per gli equilibri che potranno crearsi. E NOI saremmo lietissimi di poter sostenere chi, nella real-tà e senza false promesse, fra-si fatte e quanto altro, si vorrà impegnare NEI FATTI perché quella tanto sventolata "norma ad hoc" da più parti ipotizzata, diventi una realtà che consenta alle centinaia e centinaia di servitori dello Stato di vedere riconosciuto il loro COSTITUZIONE DIRITTO ALLA CARRIERA. Confidiamo molto nella sua sensibilità e nell'azione della sua sigla. Nel frattempo, le giungano da parte del Comi-tato dei Funzionari ombra i più cordiali saluti. Arch. PhD. Cesare Crova

Coordinatore del Comitato Funzio-nari Ombra del MiBACT

N. 107 — GENNAIO — 2015 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 9

PROPOSTE EMENDATIVE PER LO SCORRIMENTO DELLE GRADUATORIE PER I PASSAGGI D’AREA

NOTIZIE DALLA CONFEDERAZIONE CONFSAL

LEGGE DI STABILITÀ 2015 ININFLUENTE SU CRESCITA E OCCUPAZIONE E

INIQUA PER LAVORATORI E PENSIONATI IL PARLAMENTO HA DISATTESO LE LEGITTIME ATTESE SULLE POSSIBILI MODIFICHE AL TESTO GOVERNATIVO

Negli ultimi giorni del 2014 è stata approvata dal Parla-mento la legge di stabilità 2015, il cui testo definitivo non si discosta sostanzial-mente da quello varato il 15 ottobre 2014 dal Consi-glio dei Ministri. Il nostro Consiglio generale, convo-cato nei giorni 22, 23, 24 ottobre 2014, a distanza di sette giorni, valutò la pro-posta di legge governativa “debole” in relazione agli obiettivi della crescita e del-la occupazione e “socialmente iniqua” per lavoratori e pensionati. il Consiglio, in particolare, evidenziò la mancata previ-sione di: •una significativa riduzione della imposizione fiscale per lavoratori e pensionati; •una seria razionalizzazione della spesa pubblica strut-turale; •un forte contrasto all’evasione fiscale ed agli sprechi di risorse finanzia-rie pubbliche, per effetto dell’invadenza della politica nella pubblica amministra-zione; •un concreto sostegno al welfare; •un adeguato stanziamento per il rinnovo dei contratti dei lavoratori pubblici, sca-duti da un quinquennio. •il Consiglio generale ana-

lizzò puntualmente: •la previsione della spesa, dalla stabilizzazione del bo-nus irpef alla eliminazione della componente lavoro dal valore di produzione su cui le imprese determinano l’irap e dal finanziamento della riforma degli ammor-tizzatori sociali all’azzeramento dei contri-buti per i contratti a tutele crescenti per i neoassunti; •la copertura finanziaria, dalle maggiori entrate, in-cluse quelle improbabili de-rivanti dalla lotta all’evasione fiscale, alla di-scutibile revisione della spesa; •gli effetti della copertura con maggior deficit per cir-ca il 30% in relazione al patto di stabilità Eurozona; •gli effetti negativi derivanti dalla clausola di salvaguar-dia relativa all’eventuale aumento dell’iva. il Consiglio, conseguente-mente, formulò proposte integrative e migliorative del testo iniziale in funzio-ne della crescita economica e occupazionale e dell’equità e della coesione sociale. La Segreteria generale, in-vestita dell’incarico dell’azione sindacale da parte del Consiglio, e le no-stre Federazioni aderenti

hanno operato con forte impegno per perseguire gli obiettivi politico-sindacali indicati dal Consiglio gene-rale. La nostra azione propositi-va e rivendicativa, esplicata in Parlamento, e di lotta con ricorrenti manifestazio-ni e con lo sciopero del 1 dicembre 2014 non ha avu-to gli esiti attesi dai lavora-tori e dai pensionati italia-ni. Infatti, il Parlamento, ap-provando il maxiemenda-mento alla legge, ha appor-tato modifiche “sostanzial-mente neutrali” sui saldi finanziari, consistenti sol-tanto in aggiustamenti di scarso rilievo quali: •il blocco dell’aumento della tassazione sulla casa per il 2015; •il credito di imposta del 10% per le aziende senza dipendenti; •i crediti di imposta rispet-tivamente del 9% e 6% ai fondi pensione e alle casse di previdenza privatizzate; •il lieve allentamento del patto di stabilità delle Re-gioni; •l’esclusione della spesa per l’edilizia scolastica dal pat-to di stabilità; l’estensione al 2015 degli incentivi per le assunzioni

Continua→→

PAGINA 10 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 107 — GENNAIO — 2015

dei disabili; •la riduzione del taglio dei fondi per i patronati. È evidente che la proposta di legge governativa nella sua “struttura” ha trovato l’approvazione del Parla-mento, che così ha confer-mato ancora una volta il suo ruolo “piccolo e discu-tibile” nell’iter della forma-zione delle leggi di stabili-tà ed in generale nello svolgimento della funzione legislativa. Pertanto la legge di stabili-tà 2015, anche nel suo te-sto definitivo, contiene for-ti limiti in funzione della crescita e della occupazio-ne e insostenibili iniquità per lavoratori e pensiona-ti. La Confsal, conseguen-temente, ribadisce la sua valutazione complessiva-mente negativa sui conte-nuti della legge e sottoli-nea la gravità della man-

cata previsione di: •l’ampliamento della plate-a dei beneficiari del bonus irpef di 80 euro a inca-pienti e pensionati; •l’adeguamento delle pen-sioni; •il potenziamento del wel-fare; •lo stanziamento per il rin-novo dei contratti dei lavo-ratori del settore pubblico; •concreti investimenti strategici a sostegno dei primari fattori della cresci-ta e dell’occupazione, qua-li istruzione e formazione, ricerca e innovazione tec-nologica, energia e infra-strutture. La Confsal ritiene che l’attuale basso livello del potere di acquisto dei la-voratori e dei pensionati, con la conseguente debo-lezza della domanda inter-na, e l’assenza di un ade-guato piano pluriennale di

investimenti pubblici stra-tegici non possono creare le condizioni sufficienti per la ripresa della cresci-ta economica ed occupa-zionale e affermare un mi-nimo di equità in un con-testo di coesione sociale. Pertanto la nostra Segre-teria generale ha proposto al prossimo Consiglio ge-nerale, che si terrà nei giorni 14, 15, 16 gennaio 2015, la discussione del tema “il mancato interven-to sui ‘reali’ fattori di cre-scita ha bloccato l’economia e l’occupazione il governo ne prenda atto e cambi strategia”. il Consiglio generale, con il consueto approfondito dibattito e con le conse-guenti deliberazioni, forni-rà le indicazioni per una rinnovata e forte azione politico-sindacale.

Marco Paolo Nigi

N. 107 — GENNAIO — 2015 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 11

Sempre meno potere d’acquisto per le pensioni. Queste sono le conclu-sioni a cui giungono unanimemente i vari istituti di ricerca. Sul nostro gior-nale abbiamo più volte denunciato come negli ultimi quindici anni il po-tere d’acquisto delle pensioni sia diminuito del 33 per cento. adesso, però, la diminuzione, con gli improv-vidi provvedimenti restrittivi dovuti all’accoppiata Monti-Fornero, ha assunto un’accelerazione insosteni-bile. Come osserva la Confesercenti già dal 2008 al 2011 la perdita del pensionato italiano era stata di 1.419 euro ovvero 118 euro mensili sottrat-ti ai consumi. Questo a causa di una fiscalità tanto scriteriata quanto ingiusta dal mo-mento che è maggiore per i pensio-nati rispetto al personale in servizio con pari reddito. Oggi il deficit è an-cora più negativo e non rispecchia minimamente quanto avviene negli altri Stati dell’Unione Europea. infatti, precisa Confesercenti, nel caso di un trattamento pensionistico, pari a tre volte il minimo, il pensiona-to italiano è soggetto ad un prelievo fiscale doppio rispetto a quello spa-gnolo, triplo rispetto a quello inglese ed abissale rispetto a quello tedesco dal momento che si va dagli oltre 4.000 euro sottratti al pensionato italiano ai 39 euro che paga fiscal-mente il pensionato tedesco. Ed è per questo che le condizioni di vita di tanti milioni di pensionati ita-liani si sono fatte critiche se non al

limite della sopravvivenza. anche perché bisogna considerare che le tasse sulla casa di proprietà negli ultimi tre anni, ad opera di un Monti sempre e solo fiscalmente molto attivo, sono triplicate con l’imposizione di un cumulo di balzelli vari in misura tale da essere assimi-labili non tanto ad una patrimoniale quanto ad un vero e proprio espro-prio di Stato. Ed i pensionati che si sono sacrificati per un’intera vita per garantirsi almeno una vecchiaia se-rena in una casa di proprietà sono oggi nella quasi totalità impossibilita-ti a provvedere al suo mantenimento con una pensione mai rivalutata ma anzi sempre più falcidiata dalla dimi-nuzione del potere d’acquisto e dalle tasse. Il governo Renzi ha esordito all’insegna di buone intenzioni volte a ristabilire un minimo di equità so-ciale ma fino ad oggi nel suo pro-gramma di tutela dei pensionati non vi è il minimo cenno. Eppure, anche se il numero degli interessati è assai elevato, qualcosa bisogna pur fare o bisogna accettare passivamente che la crisi economica in cui versa il Pa-ese sia scaricata solo sui pensiona-ti? intanto appare evidente che è indispensabile approntare un mec-canismo che rivaluti automaticamen-te il potere d’acquisto delle pensioni sulla base dell’aumento reale del costo della vita tenendo conto che il livello minimo per vivere è stato cal-colato in 1.250 euro mensili. Ha sta-

bilito la Corte Costituzionale con sentenza n. 409/1995 che per rivalu-tare le pensioni si possono percorre-re due strade: quella dell’adeguamento automatico cui è stato fatto cenno e quella della pere-quazione automatica stabilita dall’istat. Criterio quest’ultimo non accettabile perché i dati istat si riferi-scono all’inflazione ufficiale che è ben diversa da quella reale che è poi quella che i cittadini avvertono sulla loro pelle. adeguamento automatico, dunque, che rientrerebbe a pieno titolo nei diritti del pensionato che, all’atto dell’assunzione, aveva di fatto stipu-lato un contratto con la controparte datoriale che prevedeva la congruità della pensione da percepire a fine carriera. Senza adeguamento tale congruità si è ridotta in tale misura da rappresentare una palese viola-zione contrattuale. Sia ben chiaro che i pensionati stanno pagando e continueranno a pagare per consen-tire il superamento dell’attuale diffici-le situazione economica in cui versa il Paese, ma ritengono che sia pro-fondamente ingiusto far pagare a loro il prezzo più alto. Chiedono che i sacrifici siano ripartiti equamente fra tutti i cittadini e pertanto sollecita-no almeno per ora un intervento del governo, analogo a quello assunto a favore dei lavoratori che, seppure limitato agli 80 euro, potrebbe rap-presentare almeno una manifesta-zione di buona volontà e di speranza che in futuro il problema pensionati venga assunto con l’adeguata consi-derazione che merita. D’altra parte se si vuole arginare il crollo dei consumi, di cui la Confe-sercenti è giustamente preoccupata nell’interesse dei propri associati, non si può non tenere conto che tale crollo è determinato in buona parte proprio per l’impossibilità dei pensio-nati di poter disporre di una pur mini-ma liquidità economica. Ed infine se non si fa in modo che riprendano i consumi con un provvi-denziale ed energico incremento del potere d’acquisto anche restituendo alle pensioni la necessaria spendibi-lità non si vede come sia possibile far uscire il Paese dal tunnel della crisi.

Federico De Lella

PENSIONI: GIÙ IL POTERE D’ACQUISTO, CROLLANO I RENDIMENTI UN GRAZIE ALL’ACCOPPIATA MONTI-FORNERO

PAGINA 12 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 107 — GENNAIO — 2015

NOTIZIE DALLA FEDERAZIONE CONFSAL-UNSA

N. 107 — GENNAIO — 2015 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 13

CONFSAL UNSA: SU PENSIONI ANCORA UNA VOLTA NEGATA LA POSSIBILITÀ DI DECIDERE

"Ancora una volta viene negata alla gente la possibilità di esprimersi e di decidere. Questa non è democrazia, que-sta è dittatura. Oggi è il caso del Referendum della Lega, che l’Unsa ha appoggiato, con cui si intendeva abrogare la Legge Fornero re-sponsabile di aver au-mentato a dismisura l’età pensionabile. Pur-troppo la Corte Costitu-zionale ha ritenuto, se-condo noi ingiustamen-te, che tale referendum non fosse legittimo". co-sì afferma Massimo Battaglia, segretario ge-

nerale della Federazio-ne Confsal-Unsa. "Rimaniamo esterrefatti e sconcertati dal fatto che venga negato per l’ennesima volta dalla Corte non solo un dirit-to, ma anche la possi-bilità di espressione della volontà popolare", prosegue Battaglia. "Mi chiedo a questo punto cosa può fare il popolo italiano per af-fermare la propria so-vranità e la propria vo-lontà quando questa differisce dalle imposi-zioni legislative che provengono da una classe politica comple-

tamente delegittimata, capace di far pagare la crisi a lavoratori dai redditi medio bassi e ai disoccupati. Se nean-che ci viene riconosciu-ta la possibilità di adire ad un referendum po-polare contro una legge ingiusta e vessatoria, mi domando cosa ci re-sta da fare?", chiede Battaglia. Il segretario generale del sindacato annuncia che "l'Unsa continuerà a dare voce a quei lavo-ratori che chiedono il rispetto dei loro diritti e della democrazia. Con-tinuerà pertanto a de-nunciare ogni attacco, che viene da qualsiasi livello istituzionale, a quelle regole che sono il fondamento della no-stra convivenza demo-cratica". "Mi auguro -conclude il segretario generale- che il premier Renzi affronti il prima possibile la questione delle pensio-ni e restituisca ai lavo-ratori la possibilità di non morire di lavoro".

ADNKRONOS

RACCOLTA INFORMATIVA GIURIDICA—LEGALE In questa rubrica pubblichiamo gli articoli che rivestono particolare importanza, per il loro

contenuto giuridico-legale a cura di M. Antonietta Petrocelli

PAGINA 14 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 107 — GENNAIO — 2015

CORTE DI CASSAZIONE: LEGITTIMO IL RIFIUTO DEL DIPENDENTE PUBBLICO A SVOLGERE LAVORO STRAORDINARIO

ANCHE IN CASO DI ESIGENZE STRAORDINARIE (12/09/2014)

La possibilità da parte del di-rigente di obbligare, per esi-genze di servizio, i propri di-pendenti allo svolgimento di attività straordinarie, incontra il limite dell’accet-tazione da parte dei dipendenti del mag-gior orario di lavoro a loro ri-chiesto. Il dirigente, pertanto, che vede rifiutarsi l’adempimento da parte dei proprio personale allo svolgi-mento delle attività richieste quale lavoro straordinario, non ha più a disposizione l’arma della sanzione discipli-nare, in quanto l’eventuale rifiuto alle prestazioni straor-dinarie richieste, incontra il limite anche nel lavoro pub-blico della necessaria ed ob-bligatoria accettazione da par-te del dipendente. Questa è la sintesi dei contenuti rinveni-bile nella recente Sentenza del 04 agosto 2014, n. 17582 del-la Corte di Cassazione, sezio-ne del lavoro. La pretesa del Comune riguardava la neces-sità di avvalersi della presta-zione lavorativa di un dipen-dente, con la qualifica di “esecutore amministrativo-messo comunale”, durante le riunioni del Consiglio Comu-nale fissate in ore serali e quindi fuori dal normale ora-rio di lavoro. Per il Comune il dipendente avrebbe violato le disposizioni di cui agli artt. 2 e 5 del D.Lgs.165/01, che conferiscono il potere alla P.A. di richiedere ai propri dipen-denti l’effettuazione di lavoro straordinario in quanto ciò rientra tra le facoltà attribuite alla pubblica amministrazione

dalle disposizioni citate sul pubblico impiego, le quali si estrinsecano attraverso atti e determinazioni organizzative al fine di assicurare la rispon-denza al pubblico interesse dell’azione amministrativa. Inoltre, veniva evidenziato co-me la convocazione del Consi-glio comunale nelle ore serali costituiva una eccezionale esi-genza, dettata dal consentire ai consiglieri “di dedicarsi du-rante il giorno allo svolgimen-to delle proprie attività lavora-tive”. Dunque, la prestazione di lavoro straordinario poteva essere disposta sulla base delle citate esigenze di servizio individuate dall’Amministrazione, attri-buendo dunque a questa il potere di imporre lo straordi-nario, anche a prescindere dal consenso del pendente. La Corte Costituzionale esa-mina preliminarmente la fon-te contrattuale del comparto degli enti locali, simile a quel-lo della sanità, precisando che: •il D.P.R. n. 268 del 1987, che ha recepito la disciplina previ-sta dagli accordi sindacali per il triennio 1985- 1987 relativo al personale per il comparto degli enti locali, prevede, al primo comma, che le presta-zioni di lavoro straordinario sono rivolte a fronteggiare si-tuazioni di lavoro eccezionali e non possono essere utilizza-te come fatto ordinario di pro-grammazione del tempo di la-voro e di copertura dell’orario di lavoro, mentre il secondo comma stabilisce che la pre-

stazione di lavoro straordina-rio è disposta sulla base delle esigenze individuate dall’amministrazione, rima-nendo esclusa ogni forma ge-neralizzata di autorizzazione; •tali disposizioni, sono rivolte agli amministratori ed appaio-no finalizzate a limitare il ri-corso al lavoro straordinario ai fini del contenimento della spesa pubblica. In tal senso deve intendersi il richiamo alle “situazioni di lavoro ecce-zionali” ed alle “esigenze di servizio individuate dall’amministrazione”, in mancanza della previsione di un obbligo, per il dipendente, dello svolgimento di lavoro straordinario; alcun obbligo per il dipenden-te è previsto dal CCNL 1994-1997 per il personale del com-parto delle regioni e delle au-tonomie locali, il quale detta disposizioni in materia di ore settimanali di lavoro e di arti-colazione dell’orario di lavoro, nonché dal successivo CCNL 1998-2001 dello stesso com-parto, il quale si limita a det-tare previsioni in ordine alle risorse finanziarie utilizzabili per il lavoro straordinario e per il contenimento dello stes-so, fissando il limite annuale massimo di 180 ore. Precisato, pertanto, dalla Cor-te Costituzionale, la mancata obbligatorietà del lavoro stra-ordinario rinvenibile nei con-tratti collettivi, il rinvio alle disposizioni di cui al D.Lgs. n.66/2003 appare fondamen-tale.

Continua→→

N. 107 — GENNAIO — 2015 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 15

Infatti, nel caso di specie tro-va applicazione l’art. 5-bis del R.D. n. 692 del 1923, nel te-sto di cui all’art. 1 D.L. n. 335 del 1998, convertito, con mo-dificazioni nella lege n. 409 del 1998 – disposizione que-sta riprodotta dal D. Lgs. 8 aprile 2003 n. 66, art. 5, ema-nato in attuazione delle diret-tive CE – dove viene eviden-ziato che il ricorso al lavoro straordinario deve essere contenuto e che, “in assenza di disciplina ad opera dei con-tratti collettivi nazionali”, esso “è ammesso soltanto previo accordo tra datore e prestatore di lavoro”. In merito, poi, alle rilevate esigenze produttive (nel caso di specie le riunioni del Consiglio Comunale), la corretta interpretazione della normativa è nel senso che non solo è obbligatorio il con-

senso del lavoratore, ma per essere legittimo lo straordina-rio deve essere anche legato ad esigenze straordinarie. In altri termini, nel caso sottopo-sto a scrutinio del massimo consesso, si precisa che “oltre all’imprescindibile consenso del prestatore di lavoro, occor-re anche la sussistenza delle esigenze anzidette, peraltro non fronteggiabili attraverso l’assunzione di altri lavorato-ri”. Anche a fronti di prece-denti giurisprudenziali in ma-teria, la Corte ha affermato che, anche nelle ipotesi in cui la contrattazione collettiva prevede la facoltà, per il dato-re di lavoro, di richiedere pre-stazioni straordinarie, l’esercizio di tale facoltà deve essere esercitato secondo le regole di correttezza e di buo-na fede, poste dagli arti. 1175 e 1375 cod. civ., nel contenu-to determinato dall’art. 41, secondo comma, Cost. (cfr. Cass. 5 agosto 2003 n. 11821; Cass. 7 aprile 1982 n. 2161 nonché Cass. 19 febbra-io 1992 n. 2073, la quale ha escluso la configurabilità dell’illecito disciplinare in rela-zione al rifiuto da parte del la-voratore di riprendere servizio dopo circa otto ore dalla fine

del turno notturno per svolgere lavoro straordinario, non es-sendo la relativa richiesta giu-stificata da esigenze aziendali assolutamente prevalenti). Tale sentenza appare partico-larmente innovativa circa la configurabilità del lavoro pub-blico alla stessa stregua di quello privato, da cui discen-de come conseguenza la facol-tà da parte del lavoratore di poter rifiutare lo svolgimento di lavoro straordinario, anche in presenza di un ordine di servizio disposto dal dirigente della sua struttura, il quale agisce quale datore privato e non in ambito pubblicistico. Il mancato assenso del lavorato-re alla prestazione straordina-ria richiesta, non potrà avere conseguenze sanzionatorie in ambito disciplinare, restando nella sua piena disponibilità la decisione di svolgere o me-no le ore supplementari ri-chieste. Resta da verificare se tale possibilità sia prevista anche per il personale appar-tenente alla polizia locale, stante le funzioni tipiche della stessa, ossia se anche per tale personale siano applicabili i principi sopra enunciati dai giudici della nomofilachia.

VISITE FISCALI INPS: ORARI E GIORNI DI REPERIBILITÀ DAL 2015 LAVORATORI IN MALATTIA, DIPENDENTI DEL COMPARTO PUBBLICO E PRIVATO:

CAMBIANO ORARI E GIORNI DI REPERIBILITÀ

Nelle scorse settimane, l’Inps ha diramato la nuova guida per le visite fiscali nei confronti dei lavoratori assenti per ma-lattia. Molte le novità sia nell’ambito del pubblico impie-go che del comparto privato. Cerchiamo di sintetizzarle velo-cemente. 1 | PUBBLICO IMPIEGO Vi rientrano: dipendenti statali, insegnanti, dipendenti della p.a. in senso ampio, degli enti locali, dipendenti presso i vigili del fuoco, polizia di stato, Asl, militari) Viene previsto l’obbligo

di reperibilità 7 giorni su 7, ivi compresi i giorni non lavorati-vi, festivi, prefestivi e weekend. La visita fiscale potrà avvenire dalle ore 9 di mattina alle 13, per poi riprendere dalle 3 del pomeriggio fino alle 6. Pertan-to, nell’arco di tali fasce orarie, i pubblici dipendenti dovranno necessariamente farsi trovare, dal medico fiscale, presso la residenza indicata nella docu-mentazione medica di malat-tia e ivi attendere l’eventuale visita fiscale inviata dal datore di lavoro o dall’Inps.

Non c’è alcun obbligo reperibi-lità per coloro che si assentano per una delle seguenti ragioni: • malattie di entità rilevante per le quali sono necessarie cure salvavita (per esempio: trasfusioni di sangue, cure chemioterapiche, ecc.); •infortuni di lavoro; • patologie documentate e i-dentificate le cause di servizio; • quadri morbosi inerenti alla circostanza di menomazione attestata; • Gestazione a rischio.

Continua→→

PAGINA 16 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 107 — GENNAIO — 2015

Comunque, più in generale, l’assenza del lavoratore ad una visita di controllo domiciliare, per non comportare la perdita del trattamento economico di malattia, deve avere a fondamen-to un caso di forza maggiore o una situazione che abbia reso indifferibile altrove la presenza personale del lavoratore in un orario compreso nelle fasce di reperibilità. Sono esenti anche i dipendenti nei confronti dei quali è stata già effettuata la visita fi-scale per il periodo di prognosi indicato nel certificato.

2 | COMPARTO PRIVATO Anche i dipendenti del settore privato hanno un obbligo di re-peribilità per 7 giorni alla setti-mana su 7. Invece, in questo ca-so, le fasce orarie sono differenti: dalle 10 alle 12 di mattina e dalle 5 alle 7 di sera. Qualora, al momento della visita fiscale, il lavoratore non venga trovato all’interno della residenza segnalata sprovvisto di motiva-zione, perde il diritto al 100% retribuzione per i primi dieci giorni di malattia. Per i giorni seguenti invece la

retribuzione scenderà al 50%. Il dipendente avrà inoltre 15 giorni di tempo per comprova-re la propria assenza ed evitare la detrazione dallo stipendio. LICENZIAMENTO Il dipendente che venga più volte trovato assente alla visita fisca-le non solo perde il diritto alla retribuzione, ma può anche esse-re licenziato. E ciò anche se era andato dal medico curante. È questo l’orientamento della Cas-sazione che, sul punto, si è pro-nunciata proprio oggi Infatti l’assenza alla visita di controllo è sufficiente a integrare giusta causa di licenziamento. Da considerare anche che, nel caso di specie deciso dalla Su-prema Corte, tale comportamen-to si inseriva in una serie, più volte contestata al dipendente recidivo, di altre sei condotte sanzionate disciplinarmente nel biennio”. LO STIPENDIO Nel corso del periodo di assenza per malattia, la retribuzione scende in modo progressivo: • dall’inizio della malattia e fino al nono mese (incluso) la retribu-zione sarà del 100%; • dal 10° mese fino ad un anno di assenza la retribuzione sarà del 90%; dal 13° al 18° mese, la retribuzione sarà pari al 50%.

PENSIONE ANTICIPATA 2015, 2016, 2017, 2018: TUTTE LE ALTERNATIVE ALLA PENSIONE DI VECCHIAIA

Prepensionamento: dall’entrata in vigore della Riforma delle pensioni “Monti-Fornero”, si sono susseguiti numerosi provvedimenti in materia, che hanno contribuito a rendere il quadro previdenziale poco chiaro e molto articolato. Vediamo insieme , in particolare, quali sono le diverse possibilità di accesso al trattamento, al di fuori della pensione di vecchia-ia. Per ottenere la pensione anticipa-ta nel 2015, secondo la Riforma “Monti-Fornero”, i requisiti di con-tribuzione sono: •Lavoratori autonomi, dipendenti pubblici e privati: 42 anni + 6 mesi (uomini) 41 anni + 6 mesi (donne) •Nessuna penalizzazione se l’età anagrafica è inferiore ai 62 anni

•Per ottenere la pensione anticipata nel 2016, 2017, 2018 secondo la Rifor-ma Monti-Fornero, i requisiti di con-tribuzione sono: •Lavoratori autonomi, dipendenti pubblici e privati: 42 anni + 10 mesi (uomini) 41 anni + 10 mesi (donne) •Nessuna penalizzazione se l’età anagrafica è inferiore ai 62 anni solo sino al 31.12.2017 •Per fruire dell’Opzione Contributi-va nel 2015, i requisiti sono: •Lavoratrici dipendenti, pubbliche e private: 57 anni + 3 mesi (età), 35 anni (contribuzione) •Dev’essere applicata una finestra di 12 mesi dalla maturazione dei requi-siti •Lavoratrici autonome: 58 anni + 3

mesi (età), 35 anni (contribuzione) •Dev’essere applicata una finestra di 18 mesi dalla maturazione dei requi-siti. Al momento non è stato chiarito se i requisiti debbano essere maturati entro il 31/12/2014 o il 31/12/2015 Per fruire del salvacondotto per i nati nel 1951 e nel 1952, i requisiti sono: 64 anni (età pensionabile per uomini e donne) più 35 anni di contributi al 31/12/2012 per gli uomini, 20 anni di anzianità contributiva al 31/12/2012 per le donne Per ottenere la pensione anticipata per addetti a lavori usuranti, i requi-siti 2015 sono:

Continua→→

N. 107 — GENNAIO — 2015 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 17

•Se addetti alla “linea catena” , lavo-ratori notturni o turnisti oltre le 78 giornate l’anno, o conducenti di vei-coli adibiti a servizio pubblico di trasporto collettivo: •35 anni di contribuzione e 61 anni più 3 mesi d’età (se dipendenti), 62 anni e 3 mesi (se autonomi), oltre alla quota (età più contribuzione) 97,3, per i primi, e 98,3, per i secondi. •Se addetti lavoratori notturni o turnisti tra le 64 e le 71 giornate l’anno: •35 anni di contribuzione e 63 anni più 3 mesi d’età (se dipendenti), 64 anni e 3 mesi (se autonomi), oltre alla quota (età più contribuzione) 99,3, per i primi, e 100,3, per i secon-di. Se addetti lavoratori notturni o tur-nisti tra le 72 e le 77 giornate l’anno: •35 anni di contribuzione e 62 anni più 3 mesi d’età (se dipendenti), 63 anni e 3 mesi (se autonomi), oltre alla quota (età più contribuzione) 98,3, per i primi, e 99,3, per i secondi. Ecco una sezione a FAQ per chiarire tutti gli aspetti del prepensionamen-to. Ho 59 anni e 40 anni di contribuzio-ne (sono una lavoratrice privata, ho iniziato a lavorare il 7/01/1975), en-trambi i requisiti maturati nel gen-naio 2015, quando potrò andare in pensione? Devo per forza aspettare l’età per il trattamento di vecchiaia? La normativa non prevede soltanto il trattamento di vecchiaia, ma anche una sorta di “rimpiazzo” di quello di anzianità previsto dalle leggi pre-cedenti, ovvero la pensione anticipa-ta. Per ottenerla , nel 2015, i requisiti di contribuzione , per lavoratori auto-nomi e dipendenti (sia pubblici che privati) sono 42 anni + 6 mesi (uomini), e 41 anni + 6 mesi (donne). Il requisito salirà, nel 2016, di ben 4 mesi per tutti, a causa dell’adeguamento alla speranza di vita, dunque Lei potrà pensionarsi con 41 anni più 10 mesi di contribu-zione, nell’ottobre 2016. In tale data, tuttavia, non avrà raggiunto il requi-sito d’età di 62 anni, previsto per ottenere la pensione anticipata senza penalizzazioni (la Riforma prevede l’1% di riduzione del trattamento per ogni anno mancante, tra i 60 ed i

62 anni d’età, ed il 2% per ogni anno precedente ai 60), ma non deve pre-occuparsi: difatti, per non danneg-giare i lavoratori precoci come Lei, la Legge di Stabilità 2015 ha eliminato, sino al 2017, la penalizzazione per-centuale. Ho iniziato a lavorare nel marzo 1977, senza interruzioni. Ho 59 an-ni, dunque per il trattamento di vecchiaia dovrei attendere ancora parecchio. Quando potrò usufruire della pensione anticipata? Come sarà calcolato il trattamento? Lei potrà usufruire della pensione anticipata, esattamente, nel maggio 2019, poiché avrà raggiunto il requi-sito contributivo previsto nel 2019 e 2020, ovvero 42 anni più 2 mesi. A-vendo, per allora, compiuto i 62 an-ni, non avrà alcuna penalizzazione. Per quanto riguarda il calcolo, dob-biamo innanzitutto osservare che, avendo iniziato a lavorare nel marzo 1977, Lei abbia maturato 18 anni di contribuzione nel marzo 1995; poi-ché la Riforma Dini aveva stabilito che i lavoratori in possesso di alme-no 18 anni di contributi al 31/12/1995, avessero diritto al cal-colo interamente retributivo, il Suo assegno sarà calcolato con questo metodo sino al 31/12/2011. Dal 01/01/2012, essendo entrata in vigo-re la Riforma “Monti-Fornero”, è difatti previsto il calcolo contributi-vo per tutti. Per chi, invece, abbia accantonato meno di 18 anni di con-tribuzione al 31/12/1995, è applica-to il calcolo contributivo a partire dal 01/01/1996 (cosiddetto “Metodo Misto”). Sono una lavoratrice dipendente, e sono indecisa sulla possibilità di avvalermi del pensionamento anti-cipato con calcolo interamente con-tributivo: vorrei perciò sapere quali sono le differenze tra calcolo retri-butivo e contributivo. Il retributivo è un metodo di calcolo che fa riferimento alle settimane di contribuzione maturate entro deter-minati periodi ed alle ultime annua-lità di retribuzione. È suddiviso in 2 quote: la quota A, che si basa sugli ultimi 5 anni di re-tribuzione imponibile, e sul numero di settimane accreditate sino al 31.12.92, e la quota B, che si basa

sugli ultimi 10 anni e sulle settimane accreditate dal 01.01.93 al 31.12.11 (qualora siano stati maturati almeno 18 anni di contributi al 31.12.1995),o dal 01.01.93 al 31.12.95 (qualora i 18 anni non siano raggiunti). In partico-lare, per determinare la quota A, viene prima calcolata la retribuzione settimanale pensionabile, dividendo la somma degli ultimi 5 anni di retri-buzione imponibile per 260; il risul-tato è poi moltiplicato per il numero di settimane versate al 31.12.92 e per un coefficiente stabilito, che dimi-nuisce qualora la retribuzione setti-manale sia superiore a determinate soglie. Lo stesso procedimento vale per la quota B, con la differenza che la re-tribuzione settimanale pensionabile sia ottenuta dividendo gli ultimi 10 anni di retribuzione per 520; il risul-tato deve essere poi moltiplicato per le settimane intercorrenti tra il 01.01.93 ed il 31.12.95, qualora si ap-plicato il metodo misto, o tra il 01.01.93 ed il 31.12.11, qualora sia applicato il retributivo. Il calcolo contributivo, invece, si ba-sa esclusivamente sui contributi ac-cantonati durante la vita lavorativa, rivalutati e moltiplicati per un coeffi-ciente che varia in base all’età, per quanto concerne le annualità dal 1996 in poi (Quota B). Circa, invece, la contribuzione versa-ta prima del 1996, la costruzione del montante è più articolata. In primo luogo si deve risalire alle retribuzio-ni annue lorde percepite nel decen-nio ( o nel periodo minore) prece-dente il 1996, per i lavoratori privati, e nell’arco di tempo 1.1.93-31.12.95 per i dipendenti pubblici. A ciascuna delle retribuzioni così individuate – che non possono ecce-dere, per ciascun anno, l’importo del massimale previsto, si applica, poi, non la percentuale pagata in quell’annualità a titolo di contributi per la pensione, ma l’aliquota media decennale applicata dall’Inps ; le contribuzioni di ogni anno, apposi-tamente rivalutate, devono essere sommate tra di loro e divise ( per 3, se dipendenti pubblici, o per 10, se privati) al fine di ottenere la contri-buzione media annua,

Continua→→

PAGINA 18 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 107 — GENNAIO — 2015

che deve essere, poi, moltiplicata per gli anni di contributi versati prima del 1995, per ottenere il montante da utilizzare per il calcolo contributivo. Senz’altro, il metodo retributivo, basandosi sulle retribuzioni più re-centi (dunque, nella quasi totalità dei casi, le più alte percepite in tutta la carriera), comporta un assegno più cospicuo, rispetto a quello calco-lato col contributivo, anche se non esiste una penalizzazione fissa, poi-ché infinite sono le variabili che pos-sono presentarsi nell’arco della vita lavorativa. Il consiglio, data la complessità dell’argomento ed i numerosi pas-saggi necessari per un’esatta deter-minazione, è quello di avvalersi di un professionista per i calcoli, e di evitare i software gratuiti che circo-lano sul web, realizzati per invoglia-re a sottoscrivere investimenti inte-grativi. Sono una dipendente pubblica. Ho raggiunto 57 anni e 3 mesi d’età nel gennaio 2015, ed a marzo raggiun-gerò 35 anni di contributi. Posso pensionarmi utilizzando l’Opzione Contributiva? L’Opzione Contributiva, meglio co-nosciuta come Opzione Donna, pre-vede la possibilità, sino al 31/12/2015, per le lavoratrici che abbiano maturato, al 31/12/2014, 57 anni e tre mesi d’età (58 e 3 mesi per le autonome), oltre a 35 annualità di contribuzione, di fruire del pensio-namento anticipato, ma con il calco-lo dell’ammontare basato interamen-te sul metodo contributivo. Da quan-to mi scrive, però, Lei ha raggiunto i suddetti parametri solo nel 2015; secondo una contestata circolare dell’Inps, la data ultima per la matu-razione dei requisiti è il 31/12/2014. Poiché, tuttavia, quanto stabilito dall’Istituto pare contraddire la nor-mativa, che fisserebbe il 31/12/2015 non come data ultima per fruire del trattamento, ma per il raggiungi-

mento dei parametri d’età e contri-buzione, è stato effettuato dall’Ente stesso un interpello al Ministero del Lavoro nel novembre 2014. Siamo attualmente in attesa della risposta, che chiarirà se l’Opzione potrà esse-re estesa anche a coloro che mature-ranno i citati requisiti entro il 2015. Sono una dipendente privata, nata il 30 gennaio 1952. Ho maturato 30 anni di contribuzione nel 2012. Quando mi potrò pensionare? È vero che potrò pensionarmi a 64 anni? Fortunatamente, per quanto i para-metri fissati dalla Riforma Pensioni-stica siano abbastanza severi, vi so-no alcune “scappatoie”; difatti, è ancora utilizzabile il cosiddetto “salvacondotto per i nati nel 1951 e nel 1952”, per i dipendenti privati: l’istituto permette, ai lavoratori nati nelle suddette annualità, il colloca-mento a riposo a 64 anni , qualora possiedano almeno 35 anni di contri-buzione al 31/12/2012. Per le don-ne, il requisito di contribuzione al 31/12/2012 è di soli 20 anni. Pertanto, essendo Lei in possesso di 30 anni di contributi, alla suddetta data, potrà pensionarsi al compi-mento dei 64 anni, dunque dal 30 gennaio 2016, senza penalizzazioni di sorta. Come funziona la Salvaguardia? Sono una dipendente pubblica, ho usufruito di alcuni permessi Legge 104 per assistere mia madre nel 2011, posso andare in pensione an-ticipatamente? Periodicamente, sono stati emanati diversi “decreti di salvaguardia”, normative che hanno permesso, ad un numero limitato di lavoratori rientranti in particolari casistiche (dipendenti in mobilità, incentivati all’esodo, ammessi al versamento di contributi volontari, nonché, come nel Suo caso, fruitori di permessi Legge 104 durante il 2011),di utiliz-zare le regole “pre-Fornero”. I parametri che sarebbero stati previ-sti, nel 2015, dalla normativa antece-dente alla Riforma, sono , per le di-pendenti pubbliche , 65 anni e 3 me-si d’età, in merito alla pensione di vecchiaia, e 40 anni di contribuzione, oppure “quota 97”(risultante da età più contributi), in merito alla pensio-

ne di anzianità (oggi, come prece-dentemente osservato, sostituita dall’anticipata). L’accesso all’ultima Salvaguardia, sfortunatamente, è scaduto il 5 gennaio 2015; qualora dovesse essere emanata una Settima Salvaguardia, per potersi collocare a riposo, non sarebbe sufficiente il requisito della fruizione dei permes-si per assistenza di invalidi, ma do-vrebbe soddisfare anche i parametri di età e/o contribuzione contemplati ante-Riforma. Sono un conducente d’autobus, dipendente pubblico. Ho maturato 35 anni di contributi il 20 ottobre 2014 ed il 28 marzo compirò 62 an-ni. Posso usufruire dei benefici pre-visti per chi ha svolto lavori usu-ranti e pensionarmi? La possibilità di pensionamento an-ticipato, fruendo della normativa per gli addetti a impieghi usuranti, vale per le categorie di mansioni elencate dalla legislazione in mate-ria, tra le quali rientrano i conducen-ti di veicoli adibiti a servizio pubbli-co di trasporto collettivo, con ca-pienza superiore a 9 posti, oltreché per i lavoratori notturni. Per quanto concerne la Sua categori-a, possono conseguire il trattamento pensionistico i soggetti in possesso di un’anzianità contributiva di alme-no 35 anni e di 61 anni più 3 mesi d’età (se dipendenti),oppure 62 anni e 3 mesi (se autonomi), fermo restan-do il requisito della quota (età più contribuzione) 97,3, per i primi, e 98,3, per i secondi. Differenti sono, invece, i parametri previsti per lavo-ratori notturni e turnisti. Nel Suo caso, avendo , il 28 marzo 2015 , compiuto 62 anni d’età, e pos-sedendo 35 anni più 5 mesi di contri-buti, supera, nel corso del 2015, la quota prevista, dunque può fruire del collocamento a riposo, una volta trascorsi i 12 mesi di finestra dalla maturazione dei requisiti. Pur do-vendo presentare l’istanza entro il 1 marzo, quindi con il parametro d’età non ancora raggiunto, ciò non impli-ca il respingimento della domanda: difatti, la normativa stabilita dall’Inps impone l’accoglimento del-la domanda con riserva, qualora i requisiti siano perfezionati entro il 31.12.2015.

Oggetto Linee guida per la trattazione dei casi di infor-tuni in itinere. Deviazioni per ragioni personali. QUADRO NORMATIVO D.p.r. 30 giugno 1965, n. 1124: “Testo Unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali”. Arti-coli 2 e 210;

Linee guida per la trattazione dei casi di infortuni in itinere del 4 maggio 1998;

Decreto legislativo 23 febbraio 2000, n.38.: ”Disposizioni in materia di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le ma-lattie professionali, a norma dell’articolo 55, comma 1, della legge 17 maggio 1999, n.144”. Articolo 12; Lettera Direzione centrale prestazioni 2.0.0. del 15 marzo 2000. “Decreto legi-slativo 23 febbraio 2000, n.38. Articolo 12. Istruzioni operati-ve”.

1. PREMESSA Come noto, l’art. 12 del d.lgs. 23 febbraio 2000 n. 38 prevede l’esclusione della tutela dell’infortunio in itinere nel “caso di interruzione o deviazio-ne del tutto indipendenti dal

lavoro o, comunque, non ne-cessitate […]. L’interruzione e la deviazione si intendono ne-cessitate quando sono dovute a cause di forza maggiore, ad esi-genze essenziali ed improroga-bili o all’adempimen-to di obbli-ghi penalmente rilevanti”. Ciò premesso, occorre rilevare che, anche dopo l’entrata in vigore della norma che discipli-na l’infortunio in itinere, il si-gnificato da attribuire al con-cetto di esigenze essenziali con-tinua a suscitare perplessità in fase di applicazione. In partico-lare, quesiti sono stati posti in merito al riconoscimento della natura necessitata della devia-zione effettuata dai genitori per accompagnare i figli a scuola e della conseguente tutelabilità degli infortuni accaduti duran-te il percorso deviato, ovvero nel normale percorso casa-lavoro e viceversa, dopo la so-sta presso la scuola del figlio. Per quanto riguarda l’interpre-tazione fornita in merito dall’Istituto, le linee guida 1,dopo aver affermato che quel-lo delle deviazioni è un tema molto complesso che in alcuni Paesi europei 2 è “[…] oggetto di una minuziosa regolamenta-

zione, con soluzioni normative più o meno ampie ma tutte, comunque, attente alla rilevan-za sociale delle motivazioni che hanno portato alla deviazione”, escludono che gli infortuni oc-corsi durante le soste effettuate dai genitori per accompagnare i figli a scuola rientrino nella co-pertura assicurativa. 1 Cfr. “Linee guida per la trattazione dei casi di infortuni in itinere” del 4 maggio 1998. 2 In Francia vengono ritenute nor-mali le deviazioni e le interruzioni che interessano le necessità della vita quotidiana, quali il vettovaglia-mento della famiglia o gli acquisti fatti in farmacia per una visita ur-gente dal medico, per prelievi e depo-siti bancari. In Germania la tutela assicurativa permane quando l’assicurato devia dal percorso diret-to di andata e ritorno dal posto di lavoro per accompagnare o andare a prendere un figlio affidato alla vigi-lanza di terzi. Tuttavia, come pre-cisato nella nota di istruzioni del 15 marzo 2000, “la decisio-ne del legislatore di recepire integralmente i risultati dell’evoluzione giurisprudenzia-le consente fondatamente di dedurre che, anche per le que-stioni che – a causa della loro varietà e molteplicità

Continua→→

INAIL CIRCOLARE N.62 DEL 18 DICEMBRE 2014: LINEE GUIDA PER LA TRATTAZIONE DEI CASI DI INFORTUNI IN

ITINERE. DEVIAZIONI PER RAGIONI PERSONALI. L’INAIL ha emanato la Circolare n. 62 del 18 Dicembre 2014 relativa alle Linee guida per la tratta-zione dei casi di infortuni in itinere. Deviazioni per ragioni personali. La circolare si è occupata delle deviazioni per ragioni personali rispondendo a molti quesiti posti “in merito al riconoscimento della natura necessitata della deviazione effettuata dai genitori per accompagnare i figli a scuola e della conseguente tutelabilità degli infortuni accaduti durante il percorso deviato, ovvero nel normale percorso casa-lavoro e viceversa, dopo la sosta presso la scuola del figlio”. Da diversi anni è in corso il dibattito sulle deviazioni del percorso non necessita-te. Ecco alcuni estratti della circolare. Come noto, l’art. 12 del d.lgs. 23 febbraio 2000 n. 38 prevede l’esclusione della tutela dell’infortunio in itinere nel “caso di interruzione o deviazione del tutto indipendenti dal lavoro o, comunque, non necessitate […]. L’interruzione e la deviazione si intendono necessitate quando sono dovute a cause di forza maggiore, ad esigenze essenziali ed improrogabili o all’adempimento di obblighi penalmente rilevanti”. Ciò premesso, occorre rilevare che, anche dopo l’entrata in vigo-re della norma che disciplina l’infortunio in itinere, il significato da attribuire al concetto di esi-genze essenziali continua a suscitare perplessità in fase di applicazione. In particolare, quesiti so-no stati posti in merito al riconoscimento della natura necessitata della deviazione effettuata dai genitori per accompagnare i figli a scuola e della conseguente tutelabilità degli infortuni accaduti durante il percorso deviato, ovvero nel normale percorso casa-lavoro e viceversa, dopo la sosta presso la scuola del figlio. Ecco qui di seguito la circolare INAIL n. 62 del18.12.2014.

N. 107 — GENNAIO — 2015 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 19

- la norma non poteva compiuta-mente regolamentare (ad es. ne-cessità di utilizzare il mezzo pri-vato), si debba continuare a fare riferimento agli insegnamenti della giurisprudenza della Corte di Cassazione, ed in particolare al “criterio della ragionevolezza” attraverso il quale, salvaguar-dando le esigenze umane e fami-liari del lavoratore costituzional-mente garantite, e conciliandole con i doveri derivanti dal rappor-to di lavoro, la Suprema Corte ha reso sempre più penetrante la protezione assicurativa in questa materia”. Nella stessa nota si affermava, peraltro, che “Tali insegnamenti, come noto, sono stati riassunti ed illustrati nelle lettere del 4 maggio 1998 e dell’8 luglio 1999, ai cui contenuti, perciò, si fa pie-no rinvio, con riserva di emanare specifiche direttive su particolari aspetti che, sulla base della con-creta esperienza applicativa, do-vessero rilevarsi ancora contro-versi”. Tutto ciò considerato, ac-quisito il parere dell’Avvocatura generale, si ritiene di poter e-stendere la tutela assicurativa agli eventi in itinere occorsi du-rante le deviazioni di cui all’oggetto, per i motivi che di seguito si espongono. 2. ESTENSIONE DELLA TUTE-LA ASSICURATIVA AGLI EVEN-TI IN ITINERE OCCORSI DU-RANTE IL PERCORSO INTER-ROTTO O DEVIATO PER AC-COMPAGNARE I FIGLI A SCUO-LA Successivamente all’emanazio-ne delle citate “Linee guida”, la Su-prema Corte ha più volte eviden-ziato che per verificare se la scel-ta della deviazione del percorso casa-lavoro e viceversa, nonché dell’uso del mezzo privato da parte del lavoratore sia necessi-tata, si deve fare riferimento agli “standards comportamentali esi-stenti nella società civile e ri-spondenti ad esigenze tutelate dall’ordinamento, quali un più intenso legame con la comunità familiare”3. 3 Cfr. Cass. 10750/2001 4 Cfr. Cass. 17167/2006 5 Cfr. Cass. 6211/2008 6 Cfr. Cass. 15973/2007 D’altra parte, in tema di infortu-

nio in itinere, la giurisprudenza di legittimità ha ritenuto che “[…] non possono farsi rientrare nel rischio coperto dalle garanzie previste dalla normativa sugli infortuni sul lavoro situazioni che senza rivestire il carattere della necessità – perché volte a conciliare in un’ottica di bilan-ciamento di interessi le esigenze del lavoro con quelle familiari proprie del lavoratore - risponda-no, invece, ad aspettative che, seppure legittime, non assumono uno spessore sociale tale da giu-stificare un intervento a caratte-re solidaristico a carico della col-lettività”4. La stessa giurispru-denza ha, inoltre, affermato che “[…] l’infortunio intanto è inden-nizzabile in quanto il lavoratore non abbia aggravato il rischio senza necessità […], necessità che può essere riferita sia alla maggiore difficoltà di raggiungere il posto di lavoro mediante mezzi pubblici, sia ad esigenze di tutela della vita familiare del sogget-to”5. Ciò considerato, ai fini dell’ammissibilità a tutela degli eventi in questione, si rammenta che in alcuni Paesi europei è ri-conosciuta l’indennizzabilità de-gli infortuni occorsi durante le deviazioni e/o interruzioni “necessitate” per il soddisfaci-mento di esigenze familiari. A tal proposito, la Suprema Cor-te ha sottolineato che “la valuta-zione delle circostanze di fatto della interruzione non necessita-ta è compito del giudice di merito il quale potrà adottare criteri quali il tempo della sosta in ter-mini assoluti, o in proporzione alla durata del viaggio, in quanto la interruzione non necessitata non può essere di durata tale da elidere il carattere finalistico che giustifica la tutela dell’infortunio in itinere, o delle motivazioni stesse della sosta, avvalendosi delle indicazioni della giurispru-denza nazionale o, ove mancante e quale criterio meramente sus-sidiario, anche di quella dei Paesi comunitari. Dal criterio di inter-pretazione costituzionalmente orientata, dal principio di armo-nizzazione dei sistemi di sicurez-za dei Paesi dell’Unione, dalla formazione in corso di uno spa-

zio giurisprudenziale europeo, può infatti derivare il seguente criterio interpretativo: nella mi-sura in cui la legislazione di un Paese comunitario disciplini in modo specifico un elemento non regolamentato dalla nostra legge nazionale, in conformità a pre-cetti di quel Paese identici a quelli della nostra Costituzione, la disciplina legislativa o giuri-sprudenziale di quest’altro Paese comunitario può costituire crite-rio, certamente sussidiario, per la soluzione di casi non discipli-nati nel dettaglio dalla legge ita-liana”6. 3. CONCLUSIONI Tutto ciò premesso, in considera-zione del suesposto criterio inter-pretativo nonché dell’orientame-nto univoco della Suprema Corte sulla necessità di valutare le esi-genze familiari addotte dal lavo-ratore, al fine di riconoscere l’indennizzabilità dell’infortunio in itinere, l’infortunio occorso al lavoratore nel tragitto casa-lavoro, interrotto o deviato per accompagnare il proprio figlio a scuola, previa verifica della ne-cessarietà dell’uso del mezzo pri-vato, potrà essere ammesso alla tutela assicurativa nei limiti sot-to indicati. Tale riconoscimento è, infatti, subordinato alla verifi-ca delle modalità e delle circo-stanze del singolo caso (come ad es. l’età del figlio, la lunghezza della deviazione, il tempo della sosta, la mancanza di soluzioni alternative per assolvere l’obbligo familiare di assistenza del figlio), attraverso le quali sia ravvisabi-le, ragionevolmente, un collega-mento finalistico e “necessitato” tra il percorso effettuato e il sod-disfacimento delle esigenze e de-gli obblighi familiari, la cui viola-zione è anche penalmente san-zionata. 4. EFFICACIA NEL TEMPO Le disposizioni di cui alla presen-te circolare si applicano ai casi futuri nonché alle fattispecie in istruttoria e a quelle per le quali sono in atto controversie ammi-nistrative o giudiziarie o, comun-que, non prescritte o decise con sentenza passata in giudicato. Il Direttore generale f.to Giuseppe Lucibello

PAGINA 20 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 107 — GENNAIO — 2015

RUBRICA DI CINEMA E CULTURA VARIA N. 107 — GENNAIO — 2015 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 21

Sono in sala film che non dimenticheremo facilmen-te o per l’intensità della storia narrata – spesso re-ale-e/o per la capacità del regista di descrivere amo-re e sofferenza o anche per l’estrema bravura degli in-terpreti.

HUNGRY HEARTS Cuori a f f a m a t i , a f f a m a t i d’amore, che si cibano, come vampiri, degli altri e figuriamoci del proprio figlio che, in quanto neo-nato, è alla loro mercé. Saverio Costanzo descri-ve fin dalla scena di a-pertura con implacabile determinazione l’amore di una coppia dal suo in-consueto nascere nella toilette di un ristorante cinese. Il regista mostra ai nostri occhi con la forza del lin-guaggio cinematografico il crescendo inesorabile delle manie della giovane

mamma salutista e vega-na ( un’ Alba Rohrwacher che supera se stessa) e l’impossibilità del marito di separarsi dall’ amata compagna, quando pur ne identifica la pericolosi-tà per il pargolo. Le im-magini dei corpi si defor-mano sotto i nostri occhi, rendendoci partecipi fin nelle viscere dell’amore che provoca dolore.

THE WATER DIVINER Russell Crowe passa alla regia e ci regala un’opera prima che, se pur taccia-ta d’ingenuità, ha saputo mantenere un difficile re-gistro in bilico tra la rico-struzione di un triste fat-to storico e lo stile favoli-stico, con gli accenni alle Mille e una notte. Joshua Connor, il rabdomante del titolo, è interpretato dallo stesso Crowe che può così far sfoggio di muscolosità, oltre che di buoni sentimenti. I sud-

diti australiani di sua maestà britannica parte-ciparono, durante la Pri-ma guerra mondiale, all’attacco anglo-francese nel cuore dell’Impero Ottomano. Lo script trae origine dal ri-trovamento di un docu-mento attestante il lungo viaggio di un padre dall’Australia alla ricerca dei corpi dei figli deceduti in Turchia, in un altro continente. Il rabdoman-te Insperatamente trove-rà l’ aiuto di un ufficiale turco, cioè nemico, inter-pretato da Yilmaz Erdo-gan , il cui profondo sguardo abbiamo già ap-prezzato nel mai suffi-cientemente elogiato C’era una volta in Anato-lia. LA TEORIA DEL TUTTO Il geniale astrofisico Ste-phen Hawking, nono-stante la terribile malatti-a per la quale,

Continua→→

FRANCOBOLLI DI SONO IN SALA

PAGINA 22 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 107 — GENNAIO — 2015

all’età di appena. ventu-no anni, gli diagnostica-rono solo due anni di sopravvivenza, è tutt’ora la prova vivente che il cervello può alimentare la vita anche di un cor-po inservibile. Seguiamo l’evolversi del-la malattia del motoneu-rone SLA e contempora-neamente il crescere della sua fama dovuta ai suoi importanti studi. Grazie all’amore della moglie Jane, dal cui li-bro autobiografico è t ra t ta la s tor ia ,

quest’uomo eccezionale ha potuto avere una fa-miglia. Per narrare l’affetto dei tre figli sono stati inseriti nel girato dei filmini amatoriali, ricostruiti appositamen-te per il film. Indescrivi-bile la bravura di Eddie Redmayne (ex innamo-rato in Marylin), soprat-tutto se si immagina che il film, come spesso ac-cade, non è stato girato in sequenza. Il regista James Marsh ha eviden-temente tenuto il freno per paura del pietismo, non raggiungendo il co-involgimento emotivo del documentario Man on Wire. THE IMITATION GAME La storia del matematico Alan Turing, genio ingle-se di portata internazio-nale, viene raccontata al grande pubblico da que-sta pellicola in odore di Oscar. E’ una delle rare occa-sioni in cui è meglio an-dare preparati e sapere della terribile fine che l’illuminata Inghilterra ha decretato ad un suo eroe, in questo caso si può anche aggiungere “di guerra”, avendo Tu-ring risolto con la sua famosa macchina – poi alla base degli attuali computer – il problema di decifrare i messaggi tedeschi durante la se-conda guerra mondiale.

È passato solo un anno da quando Alan Turing è stato ufficialmente ria-bilitato dalla Corona in-glese e probabilmente non è ancora sufficiente per far luce completa-mente su una storia top secret. La vicenda ha appassionato Roger Bri-stow, ex sindaco di Ble-tchley ( luogo dove Tu-ring svolse i suoi studi sul codice Enigma) che ha dedicato trent'anni della sua vita alla ricer-ca della verità. E per finire un film che uscirà in sala il prossi-mo 5 febbraio: la star Riggan Thompson ha raggiunto il successo in-terpretando il supereroe alato BIRDMAN, ma l’attore vuole invece es-sere riconosciuto come grande del teatro e si ri-fiuta di interpretare l’ennesimo sequel. Il film, in lizza per gli o-scar, è un capolavoro di metacinema con conti-nui ammiccamenti al mondo di Hollywood : Michael Keaton – l’interprete di Batman è un impagabile vero su-pereroe, con i suoi stre-pitosi scatti d’ira. Inarritu da regista scan-zonato ma puntuale si diverte come un matto e noi siamo con lui.

Antonella D’Ambrosio