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04 20 28 - cooperazionetrentina.it file27 Incontro con i parlamentari trentini RUBRICHE Finestra sul mondo 28 Maria Concetta Mattei, il volto trentino del Tg 2 Storia 31 Lases, da

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T 0461 961606F 0461 [email protected] Bolzano 30 - TN Reg.N° 5521-A

UNI EN ISO 9001:2000

Relazioni istituzionali

27 Incontro con i parlamentari trentini

RUBRICHEFinestra sul mondo

28 Maria Concetta Mattei,il volto trentino del Tg 2

Storia

31 Lases, da 110 anni in “Famiglia”

Testimoni dei valori /1

32 La democrazia

Economia

35 Casse Rurali come banche di comunità:prime riflessioni - di Carlo Borzaga

Pubblicazioni

36 Globalizzazione e bene comune

Recensioni

37 Prati e l’aiuto reciproco

Racconti di cooperazione

39 La mia Cassa Rurale bella e con anima

Educazione cooperativa

42 “Pensiamo al nostro futuroper non farlo diventare scuro”

Fotocronaca

43 Foto e volti del mese

OPINIONIOrizzonti

47 La grande fame – di Umberto Folena

La porta aperta

48 Micheli e le coop di Valflorianadi Franco de Battaglia

IN PRIMO PIANOAssemblea 2008

03 “Vogliamo essere operatori di futuro”

04 Il ritorno sociale

05 Gli interventi

06 Tutti i numeri della Federazione

07 Fotocronaca

Convegni di settore

09 Cooperative agricole:A Bruxelles non ci vogliono bene

10 Lssa: Autenticità ed eccellenza

11 Casse Rurali: Valore cooperativo

12 Famiglie Cooperative: Il settore tiene

CULTURA COOPERATIVADon Lorenzo Guetti e il suo tempo /1

14 L’economia nel Tirolo del 19° secolo

ATTUALITÀConvegno

16 Maurizio Monti, politico e cooperatore

Anniversario

17 Fai, quattro passi per festeggiare

Commercio solidale

19 L’etica di moda

Giovani

20 Quota giovani in cooperazione

21 I giovani incontrano Dellai

Disabilità

23 Intercooperazione a vela

Scuola e coop

24 Si impara meglio facendo

Alta formazione

25 Diplomati i primi tecnici superiori

04 20 28COOPERAZIONETRENTINAn° 6 - giugno 2008

COOPERAZIONETRENTINAn° 6 - giugno 2008 - Anno 95

Periodico della Federazione Trentina della CooperazioneTrento, Via Segantini, 10 - Tel. 0461.898111www.cooperazionetrentina.it - [email protected]

Direttore responsabileWalter Liber

CoordinatoreCorrado Corradini

Comitato di RedazioneWalter Liber, Diego Nart, Sara Perugini, Dirce Pradella,Corrado Corradini Franco de Battaglia, Cesare Dossi,Michele Dorigatti, Paolo Tonelli, Cristina Galassi, Silvia De Vogli, Sergio Ferrari, Umberto Folena

Hanno collaboratoCarlo Borzaga, Fabio Lucchi, Annalisa Borghese,Serena Avancini, Marcello Farina

Art directorGabriele Dalla Costa - www.archimede.nu

Progettazione graficaCooperativa ARCHIMEDE - www.archimede.nu

Stampa tipograficaCooperativa NUOVE ARTI GRAFICHE

AbbonamentiCosto singola copia: 3 euroAbbonamento annuale (11 numeri): 30 euro Abbonamento semestrale (5 numeri): 15 euro

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Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Trento n. 26Registro stampa di data 09.10.1950

In copertina:Assemblea numero 113 della Federazione Trentina della Cooperazioneil 6 giugno.

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caseifici sociali.

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3COOPERAZIONE TRENTINA n° 6 - giugno 2008

“VOGLIAMO ESSEREOPERATORI DI FUTURO”Diego Schelfi apre la sua relazione all’assemblea annuale della Federazione citando i dati della fame nel mondo e afferma: “Non possiamo ignorare ciò che accade intorno anoi”. La sfida per la cooperazione autentica, la cultura dell’accoglienza, l’impegno percontribuire ad una “comunità autonoma del Trentino”

di Walter Liber

IN PRIMO PIANO assemblea 2008

Nel 1986 i Capi di Stato e di Governo riuniti per ilprimo vertice mondiale sull’alimentazione della Fao siimpegnavano a dimezzare la fame nel mondo entro il2015. Allora erano 820 milioni di persone. La fame,anziché diminuire, aumenta al ritmo di 4 milioni di per-sone all’anno. Dieci milioni di bambini muoiono difame ogni anno. E le persone che vivono con meno diun dollaro al giorno sono 980 milioni. Con la crescitaeconomica di alcune nazioni, è aumentata la disugua-glianza sociale. Nessun obiettivo di miglioramentoindicato dai potenti della terra è stato raggiunto.Cifre che sono pugni nello stomaco per noi, ricchiabitanti delle nazioni industrializzate, che non riuscia-mo più a scandalizzarci per quello che ci accadeintorno. Perché non possiamo sentire lontani proble-mi che riguardano una parte così grande della popo-lazione umana. E Diego Schelfi sceglie di affondare ildito nella coscienza dei cooperatori. Aprendo l’assemblea annuale della Federazione, il 6giugno scorso, con questa prospettiva del mondo,egli richiama nello stesso tempo alla responsabilità ealla solidarietà che sono valori fondanti della coopera-zione. “Perché come persone e come cooperatorinon possiamo ignorarli, anche nel nostro agire quoti-diano. La cooperazione ci aiuta, dal momento che dasoli potremo fare ben poco. Ma dipende da noi, soloda noi, ascoltare il mondo o vivere nel nostro isola-mento”.Ridiventiamo comunità. Una provincia autonomacome quella di Trento è in grado di fornire una chiave

di lettura diversa ai problemi? “A parole tutti gli italia-ni sono diventati federalisti, tutti hanno scoperto leautonomie. Abbiamo sempre auspicato che tutte leregioni dello Stato italiano divenissero ‘speciali’ –afferma Schelfi – e di conseguenza la nostra autono-mia facesse un ulteriore salto di qualità. In futuropotremo essere veramente autonomi se sapremodiventare o forse ridiventare comunità”.Una comunità che sappia accogliere gli immigrati, eche non dimentichi quando, poche decine di anni fa,gli emigranti eravamo noi. “Chi fomenta odio exenofobia è incompatibile con don Guetti”, tagliacorto. “Le persone che giungono nelle nostre comu-nità spinte dal bisogno, vanno accolte. Dobbiamo farrispettare le regole, ma anche consentire la libertà diprofessare la propria religione”.Regole di convivenza che valgono sempre, anche neirapporti tra categorie economiche, spesso inutilmen-te conflittuali. “Immagini falsate della realtà fannomale a tutti, anche a chi le alimenta. La cooperazioneè uno strumento a disposizione di tutti, anche di ognioperatore economico che si riconosca nei suoi valorie nei suoi statuti”. Anche la burocrazia va affrontata con realismo, senzapregiudizi: “La burocrazia è il braccio operativonecessario dell’Autonomia, e dentro la burocrazia ilsistema dei controlli è garanzia per tutti. Auspichiamopiuttosto che la concreta possibilità di aprire un’a-zienda in un giorno non rimanga uno slogan ma unobiettivo da perseguire”.

COOPERAZIONE TRENTINA n° 6 - giugno 20084

C’è, in questo ragionamento, una visione di futuroche vuole andare oltre le barriere che come monta-gne insuperabili sembrano frenare lo sviluppo di que-sta terra. Il Mahatma Gandhi, citato da Schelfi nellasua relazione, diceva: “Sii il cambiamento che vuoivedere avvenire nel mondo”.Ci sono settori dove occorre impegnarsi di più, eduno di questi è la ricerca. Anche se in Trentino si èfatto molto negli ultimi anni, la spesa delle imprese inricerca e sviluppo è da noi solo lo 0,23% del Pil,quando in Italia è dello 0,55 e in Europa a 15dell’1,22% l’anno. “Non possiamo riposare. Stiamoattenti al rischio di omologazione con altri modellianche vicini a noi, capaci di grandi accelerazioni maanche di paurose frenate e persino fermate. L’indicedi innovazione in Trentino è superiore a quello delNordest”.La cooperazione trentina fa la sua parte. La recentepartecipazione al capitale di Dolomiti Energia testimo-nia la volontà di investire in un settore strategico perla nostra comunità, e la costituzione, assieme adUniversità e Provincia, dell’Euricse, istituto di studicooperativi di livello europeo, fornirà un contributooriginale sul ruolo della cooperazione alla modernateoria economica del mercato.Attacco alla cooperazione. La cooperazione èattaccata su molti fronti, e per lungo tempo. Una osti-lità, soprattutto in Europa, motivata dal fatto che essarappresenta “una strada diversa da quelle tradiziona-li e maggioritarie, e con un diverso grado di respon-sabilità sociale”.Schelfi ha ribadito, ancora una volta, che non esistealcun vantaggio fiscale della cooperazione rispetto adaltre forme di impresa. Se una parte degli utili nonsono tassati, è solo perché essi alimentano un patri-monio che non si potrà mai distribuire, anche nelcaso di scioglimento della cooperativa.Piuttosto, il presidente della Cooperazione Trentinaha attaccato duramente le cooperative-non-coopera-tive, quelle cosiddette “spurie” o non autentiche, chesfruttano i lavoratori e non rispettano le regole.Provengono da fuori provincia, e lavorano anche inappalti pubblici.“Chiediamo al Parlamento – ha affermato Schelfi – di

evitare lo stillicidio continuo di interventi legislativi eamministrativi che hanno come scopo, o nel miglioredei casi come conseguenza, quello di minare via viale basi della cooperazione avvicinandola, fino a farlacoincidere, all’impresa di capitale”. L’appello. Il professor Giulio Sapelli aveva lanciato alfestival dell’Economia la provocazione: “La coopera-zione deve dare scandalo nel senso evangelico! Solocosì potrà avere l’attenzione delle giovani generazio-ni”. Schelfi la fa propria e aggiunge: “Vogliamo esse-re insieme alla gente trentina per pensare, parlare,fare. Vogliamo continuare ad essere operatori di futu-ro”.

Un sistema ad alta responsabilità sociale. CarloDellasega, direttore generale della Federazione,fornisce una fotografia della cooperazione chespesso non si ricava dai documenti ufficiali. Eccoqualche cifra. Alla Cooperazione Trentina aderi-scono 160 mila persone in qualità di soci, 5.400amministratori. E’ un mondo fatto di 19 mila pro-duttori, 15 mila dipendenti, 547 imprese con 379punti vendita e 377 sportelli bancari. Il credito hagestito lo scorso anno 11 miliardi di prestiti per113 mila persone e imprese. Le cooperativedanno lavoro a 1.800 persone in difficoltà, gli asilinido accolgono 1.200 bambini, le cooperativesociali danno servizi a 7.000 utenti. 103 mila per-sone contano su 195 negozi e 136 sportelli ban-cari che sono l’unico servizio del loro paese. LeCasse Rurali hanno restituito alla comunità 25milioni di euro lo scorso tra contributi per iniziativesportive, culturali, di volontariato.La cooperazione genera dunque un ritorno socia-le, che non significa solo sostegno ai settori piùpoveri della società, ma comprende le funzioni divera e propria “agenzia educativa”. L’impegnoverso i giovani è una delle emergenze di questitempi, a cui la cooperazione trentina dedica molteenergie.

IL RITORNO SOCIALE

5COOPERAZIONE TRENTINA n° 6 - giugno 2008

GLI INTERVENTITradurre i valori in azioni concretePamela Gurlini, presidente giovani cooperatoriNoi giovani crediamo nella Carta dei Valori della CooperazioneTrentina. La consideriamo una scelta volta a rendere esplicitiquei valori che hanno ispirato e ispirano tutt’oggi gli statuti dellenostre cooperative e consorzi. Noi giovani cerchiamo coerenzae concretezza. Ci impegniamo per contribuire a fare in modoche la Carta dei Valori non rimanga solo una bella enunciazionedi principio, ma sia tradotta in azioni concrete.

Accumulatore di futuroLorenzo Dellai, presidente Provincia di TrentoE’ dalla nostra capacità di unire le forze, di fare sistema, di nonlasciare indietro nessuno che trae forza la nostra autonomia.Non può essere di chi si chiude in un fortino, ma, piuttosto, diuna comunità intera che si apre all’esterno, agli altri. Mai comein questo momento in Trentino abbiamo bisogno che si creinospaccature dove non ci sono. Il Trentino sta percorrendo unastrada giusta, pur con tutte le difficoltà. Non privilegia alcuni set-tori a scapito di altri. È con fiducia che il Trentino può guardareal futuro perché è consapevole di avere risorse importanti al pro-prio interno e perché sa di poter avere nella cooperazione tren-tina uno dei principali accumulatori di futuro.

Calmieratore del mercato Alessandro Azzi, presidente di FedercasseNoi della cooperazione abbiamo grandi responsabilità nei confronti delle nostre comunità e dobbia-mo dare risposte convincenti. Il credito cooperativo è stato protagonista di uno straordinario percor-so di crescita in volume e reputazione. Esso ha dimostrato nel concreto che la finanza non è materiariservata a pochi e materia da gestire in santuari non accessibili alla gente comune. Siamo stati coe-renti. Abbiamo facilitato l’accesso al credito. La cooperazione è un calmieratore del mercato, costrui-sce fiducia e solidarietà tra le generazioni.

Innovarsi senza snaturarsiSilvio Goglio, Università di TrentoAbbiamo sempre più bisogno di capitale umano e sociale. Conoscenza e apprendimento sono ele-menti fondamentali. E’ necessario saper fare ma è altrettanto importante saper conoscere il territoriodove sedimenta la conoscenza.Se il capitale sociale è così importante è ovvio che non può rimanere uguale nel tempo. Deve moder-nizzarsi. Quindi richiede innovazione e sperimentazione. Questo vale anche per la cooperazione senzaperdere i punti di riferimento inderogabili. In questa direzione le forze cooperative possono svolgereun ruolo fondamentale. Da un lato seguire le necessità del progresso ma, nello stesso tempo, nonperdere i propri legami ed evitare di snaturarsi. Il localismo è il peggior rischio per lo sviluppo locale.

I DIPLOMI AI“MAESTRICOOPERATORI”Durante l’assemblea sono stati conse-gnati 19 diplomi ad altrettanti dirigenti eamministratori della cooperazione tren-tina che hanno seguito la seconda edi-zione del corso di approfondimentosulla cooperazione, organizzato dallaFederazione in collaborazione conFormazione Lavoro. I loro nomi sono:Fabiana Anderlan, Andrea Baldessari,Fabio Berasi, Giovanni Bezzi, ErmanBona, Antonio Bridi, Sara Caldera,Renzo Cescato, Germana Colleoni,Oscar Debiasi, Giorgio Ferrari, ThomasGirardi, Walter Liber, GiovanniNicolussi, Massimo Piazzi, AndreaPiffer, Modesto Povinelli, FlavioTamburini, Lorenzo Valla.

IN PRIMO PIANO assemblea 2008

COOPERAZIONE TRENTINA n° 6 - giugno 20086

Tutti i numeri della FederazioneL’attività della Federazione va ben oltre i tradizionali campidella revisione e della rappresentanza. A favore delleassociate la Federazione ha assicurato anche nel 2007un complesso di servizi, che il direttore generale CarloDellasega ha sintetizzato nel suo intervento presentatonella parte ordinaria dell’assemblea.L’organico degli uffici della Federazione – ha riferito ildirettore – si compone di 174 dipendenti: 77 donne e 97uomini, di cui 28 a tempo determinato. L’età media è di40 anni. Il 63% possiede una laurea, il 25% un diploma.94 sono iscritti ad albi professionali.

Tanti servizi per le cooperative- Dall’ultima assemblea il Consiglio di amministrazione

della Federazione ha deliberato 34 cancellazioni, dovu-te a fusioni o a liquidazioni volontarie, e 19 nuove ade-sioni, tra cui gli enti Anfaas e Itas.

- Sono state realizzate 266 revisioni: 145 ordinarie e 2straordinarie di cooperative del settore Lssa, 52 disocietà del consumo, 42 di cooperative agricole, 26 diCasse Rurali.

- Il settore consumo ha, fra l’altro, fornito assistenza nellapredisposizione di 81 bilanci annuali e di 24 bilanciinfrannuali, consulenza su problemi legislativi, consu-lenza amministrativa (centinaia di pratiche, 131 doman-de di contributo e finanziamento per apertura, chiusu-ra negozi e affittanze).

- Casse Rurali: sono stati eseguiti 124 interventi di Inter-nal Audit per un totale di 1500 giornate uomo. L’Areaconsulenza integrata ha svolto numerose attività, tracui: formazione, Basilea 2, Confidi, MiFID, trasparenza,banca dati antiriciclaggio, pianificazione e controllogestione, analisi economico patrimoniale e reddituale,predisposizione piani strategici, bilancio Ias adozionedei nuovi principi contabili internazionali.

- Il settore cooperative agricole è stato occupato in parti-colare nell’attività informativa e nella consulenza inte-grata (bilancio, fisco, organizzazione, normativa di set-tore), nella partecipazione ai tavoli tecnici di settore,nella consulenza per riorganizzazioni e fusioni, nella ela-borazione di richieste di contributo.

- Cooperative di lavoro, sociali, servizio e abitazione:sono stati predisposti 110 bilanci, fornita consulenzafiscale operativa, supporto nel campo del welfare, delle

politiche del lavoro, del project financing, dell’intercoo-perazione, nella creazione di 8 nuove cooperative.

- Consulenza legale e fiscale: 80 circolari prodotte, 50pareri scritti, centinaia di facsimili di contratti, 100 ricor-si in materia fiscale, 100 interventi presso l’Agenziadelle entrate. Elaborati oltre 350 modelli 730.

- Consulenza sindacale: in media sono pervenute all’uffi-cio 50 richieste giornaliere di consulenza telefonicaesterna per l’ambito sindacale. Sono state prodotte 50circolari.

- Comunicazione e immagine: realizzati dal Serviziostampa 11 numeri della rivista “Cooperazione Trenti-na”, 34 newsletter per conto di 19 associate, 350comunicati stampa, 28 conferenze stampa, rassegnastampa elettronica (6500 articoli catalogati), 118 even-ti e manifestazioni seguite, 42 trasmissioni televisive, ilnuovo sito Internet.

- Servizio risorse umane e organizzazione: tra i maggioriimpegni, il monitoraggio del Progetto di miglioramentodel ruolo della Federazione, la stipula di 75 contratti aprogetto, il progetto T.E.M.P.O.

- Ufficio paghe: 99.146 cedolini elaborati per 299società.

- Segreteria soci: oltre 1700 pratiche per cooperative coni vari uffici (Provincia, Camera di Commercio, Tribunale,Agenzia delle Entrate).

- Educazione cooperativa: coinvolti 10 mila alunni di 100scuole e 600 insegnanti. 2500 ore presso le scuole.

- Divisione controllo contabile e certificazione: più di 4800giornate uomo di lavoro.

Le società aderenti al 31 dicembre 2007società soci

Cooperative Lavoro, Sociali, 293 22.000Servizio, Abitazione

Cooperative Agricole 101 23.000

Cooperative di Consumo 85 82.000

Casse Rurali 47 108.000

Enti centrali ed altre società 21

TOTALE 547 235.000

IN PRIMO PIANO assemblea 2008

> Carlo Dellasega

7

> L’intervento del presidente Schelfi> I ragazzi della III dell’Istituto Agrario di S. Michele hanno presentato

l’esperienza realizzata per il concorso “Idee e progetti”

FOTOCRONACA

> La verifica delle deleghe

> Le ragazze della quarta del liceo “Rosa Bianca” di Cavalese.

> Folto il pubblico in sala

> Tra il pubblico anche molte autorità

COOPERAZIONE TRENTINA n° 6 - giugno 20088

9COOPERAZIONE TRENTINA n° 5 - maggio 2008

Pur tra problemi ed incertezze la cooperazione agricolatrentina può archiviare l’annata 2007 con un bilanciocomplessivamente positivo. Per il futuro continueranno apesare sull’economia agricola del Trentino la forte rivalu-tazione dell’euro sul dollaro e il costo del denaro. Riflessinegativi sul settore anche dalla politica comunitaria. “L’Europa non sembra sensibile ad esaminare le pecu-liarità della cooperazione trentina”, ha dichiarato GuidoConci, vicepresidente della Federazione, introducendo ilconvegno annuale delle cooperative agricole. Nellacomponente politica e negli apparati burocraticidell’Unione Europea – ha insistito Conci – permane unatteggiamento negativo che penalizza il mondo dellacooperazione. I nuovi meccanismi di aiuto all’agricolturariducono fortemente la possibilità per le cooperative diaccedere agli interventi finanziari. La difesa della monta-gna e delle produzioni tipiche trentine impongono lanecessità di una maggiore tutela in sede europea dellanostra agricoltura e della cooperazione.I dati relativi alla consistenza del comparto cooperativeagricole e all’andamento delle loro produzioni sono statiriferiti al convegno dal responsabile del settore dellaFederazione, Michele Girardi. I soci delle cooperativesono quasi 19 mila, i dipendenti hanno superato le 2500unità. Nel corso della campagna 2006-2007 il valoredella produzione è ammontato a 938 milioni di euro.L’annata si è rivelata particolarmente positiva per il set-tore ortofrutticolo, con prezzi medi di liquidazione inaumento. Sono cresciute le esportazioni. Il conferimen-to di mele ai magazzini, per un valore di 153 milioni, èstato di 3 milioni 415 mila quintali. Buoni anche i risulta-ti per i piccoli frutti, la cui produzione è ammontata a57700 quintali.

L’andamento dei prezzi del settore lattiero-caseario èstato altalenante. Nei mesi estivi i prezzi si sono impen-nati, in maniera più marcata per il latte, ma sensibileanche per i formaggi e il burro. La causa è da attribuireall’aumento della domanda di prodotto da parte dellaCina e dell’India e alla flessione nella produzione di lattein Nuova Zelanda e Australia. La crescita si è poi arresta-ta e contemporaneamente, negli ultimi mesi del 2007, siè registrato un forte aumento dei costi di produzione dellatte a causa dei maggiori oneri per i mangimi, l’energiae i prestiti bancari. Nel 2007 il latte raccolto dai caseifici è ammontato a 124milioni di chilogrammi.Per quanto riguarda il settore vitivinicolo la redditività si èattestata nella campagna 2006-2007 su livelli soddisfa-centi. Il comparto sta attraversando da tempo un perio-do favorevole con prezzi di liquidazione remunerativi chehanno permesso il rinnovo degli impianti e l’estensionedella superficie vitata, a svantaggio principalmente dellafrutticoltura.I conferimenti alle cantine cooperative sono ammontati a1 milione 144 mila quintali, con una vistosa crescitarispetto alla campagna 2005-2006 (883 mila quintali). Al convegno ha portato un contributo di riflessioneanche il professor Geremia Gios, che ha sintetizzato irisultati di una ricerca condotta sull’agricoltura di monta-gna. Negli ultimi 20 anni l’agricoltura dell’arco alpino haperso molto peso rispetto all’agricoltura di pianura, favo-rita da costi più bassi e maggiori ricavi. Gli aiuti erogatiper ettaro alle aziende di montagna sono un quartorispetto ai contributi riconosciuti alle aziende di pianura.“La politica agricola – ha concluso Gios – è oggi chiara-mente orientata a favorire le grande aziende di pianura”.

IN PRIMO PIANO convegno di settore cooperative agricole

Bilancio 2007 complessivamente positivo per le società del settore. Il valore della produzione è ammontato a 938 milioni. In sede europea permane un atteggiamento negativo che penalizza il mondo della cooperazione. La politica agricola favorisce le grandi aziende di pianura

A BruxellesNON CI VOGLIONO BENE

> Schelfi, Girardi, Gios e Conci

COOPERAZIONE TRENTINA n° 6 - giugno 200810

Da qualche anno il numero delle cooperative del setto-re Lssa si è attestato vicino alle 300 unità. Le nuove ini-ziative coincidono più o meno con le liquidazioni. Al 31dicembre 2007 si contavano nella nostra provincia 88cooperative di lavoro, 78 sociali, 72 di servizio e 35 edi-lizie. Nel 2006 hanno realizzato un volume d’affari di545 milioni di euro, con una crescita rispetto all’annoprecedente dell’8,4%, ha riferito al convegno di setto-re Stefano Maines, responsabile del servizio Lssa dellaFederazione. Il maggiore incremento (più12%) si regi-stra nelle cooperative di servizio, che hanno totalizzatoun valore della produzione di 225 milioni, seguite dalleproduzione-lavoro (200 milioni) e dalle sociali (101milioni). In flessione, invece, il volume d’affari delle coo-perative edilizie, meno attive rispetto ad un tempo.Le dimensioni delle cooperative trentine del compartoLssa si confermano mediamente piccole. Un terzodelle società ha un fatturato inferiore ai 500 mila euro.Quasi il 70% del valore della produzione complessivo èaggregato in 27 società, che hanno un fatturato oltre i3 milioni. Esse rappresentano circa il 10% delle impre-se del settore. Omettendo il fatturato di queste 27 coo-perative, il valore della produzione medio è di circa 1milione di euro.Significativo l’apporto offerto dalle cooperative Lssaall’occupazione. Nel 2006 le unità lavorative equivalen-ti a tempo pieno erano 5521. Considerati anche i rap-porti part time, il numero dei dipendenti al 31 dicembreraggiunge le 7800 unità. Il convegno annuale del settore Lssa è stata anchel’occasione per parlare di autenticità e identità coope-rativa, temi sui quali la Federazione ha avviato da

tempo un percorso di confronto e di crescita che coin-volge i dipendenti e gli amministratori delle società ade-renti. Stefano Maines ha proposto la costituzione digruppi di lavoro, tra rappresentanti di cooperative dellostesso ambito, che si impegnino a definire un modellodi gestione “a misura di cooperative autentiche edimprenditorialmente eccellenti”. La sintesi tra questedue dimensioni può rafforzare l’orgoglio di essere coo-peratori.Autenticità cooperativa ed efficienza non sono antiteti-ci, ha ribadito Michele Odorizzi, vicepresidente dellaFederazione per il settore Lssa. La sperimentazionecorretta della forma cooperativa porta ad avere impre-se che lavorano bene e sono competitive. CitandoSimone Weil, Odorizzi ha affermato che le cooperativehanno oggi la grande possibilità “di rappresentarsicome il luogo delle passioni collettive”.Sergio Vigliotti, direttore di Risto 3 ha presentato ilmodello di gestione adottato dal gruppo cooperativoMondragon, nei Paesi Baschi, recentemente visitatoda una delegazione del settore Lssa trentino. Il model-lo di Mondragon punta a rendere le 600 società affilia-te più competitive sul mercato sempre però nel rispet-to dei principi di base cooperativi.Il direttore generale della Federazione, CarloDellasega, ha invitato le cooperative a sottoscrivereuna petizione indirizzata alla Commissione Europea sultema delle controversie giuridiche, che vogliono mette-re in discussione le legislazioni e le norme fiscali nazio-nali che regolano le cooperative. “Dati alla mano – harichiamato Dellasega – le cooperative non godono diprivilegi rispetto alle altre forme di impresa”.

IN PRIMO PIANO convegno di settore cooperative Lssa

AUTENTICITÀ ed ECCELLENZAAumenta il valore della produzione che ha superato i 500 milioni. Le dimensioni delle società del comparto sono mediamente piccole. Rilevante il contributo all’occupazione: quasi 8 mila le persone impiegate. Costituiti gruppi di lavoro sull’identità cooperativa

> Da sinistra Cinzia Gislimberti, Angiola Brida, MicheleOdorizzi, Sergio Vigliotti, Stefano Maines

11COOPERAZIONE TRENTINA n° 6 - giugno 2008

> Da sinistra: Ruggero Carli, Franco Senesi, Diego Schelfi eCarlo Dellasega

Ventiquattro milioni di euro distribuiti alla comunità attra-verso contributi ad associazioni, manifestazioni sportive eculturali, ed enti vari, sono la cifra che sintetizza unaattenzione particolare del credito cooperativo alla propriagente, al territorio in cui opera. Un valore che di anno inanno cresce (4 milioni in più del 2006), assieme a tutti gliindicatori che testimoniano fiducia, radicamento, prossi-mità con le esigenze dei propri clienti, in primo luogofamiglie e piccole imprese.Cresce la raccolta di risparmio (749 milioni, più 5,3% sul-l’anno precedente), crescono soprattutto i prestiti (10,5miliardi di euro, il 12% in più rispetto al 2006). E in un con-testo economico non facile come quello attuale, affianca-no soci e clienti per aiutarli ad affrontare in modo respon-sabile ogni necessità di tipo finanziario. Un impegno ripa-gato con una “fedeltà” alla propria Cassa Rurale del 96%.La realtà del credito cooperativo è fatta da 379mila clien-ti persone fisiche, più 35.400 imprese, 13.400 enti eassociazioni. Il numero dei clienti “affidati” alle CasseRurali trentine è salito a fine 2007 a 112.946 unità tra per-sone e imprese, 946 in più dell’anno prima. Le CasseRurali trentine sono 47 con 376 sportelli. Nel credito coo-perativo lavorano 2.633 persone. “In futuro ci attendiamo un consolidamento della presen-za delle Casse Rurali nel tessuto socio-economico dicompetenza, non solo come banche, ma come coope-rative di credito nel senso più ampio, cioè con una parti-colare attenzione alle realtà attive sul territorio” ha dettoall’assemblea delle cooperative di credito Ruggero Carli,responsabile del settore della Federazione Trentina dellaCooperazione.Un impegno sul territorio sottolineato anche dal direttore

della Federazione Carlo Dellasega, il quale ha evidenzia-to anche lo stretto rapporto di intercooperazione esisten-te tra le cooperative dei diversi settori che operano in unastessa zona.“È una responsabilità importante quella in capo alleCasse Rurali – ha aggiunto il presidente dellaFederazione Diego Schelfi. – Per questo credo siaimportante puntare sulla formazione degli amministratoriche devono essere pienamente consapevoli del valoredel proprio ruolo”.Dal punto di vista del volume delle masse le prospettivesi presentano positive in termini di sviluppo seppur contrend non così marcati come quelli che hanno caratteriz-zato gli anni precedenti. Complessivamente le masseamministrate nel 2007 (somma di raccolta e prestiti)hanno raggiunto i 25 miliardi di euro, 1,8 in più dell’annoprima.“La soddisfacente percentuale di penetrazione sul mer-cato e la consistente quota di raccolta diretta destinata alsostegno finanziario del territorio – ha spiegato il presi-dente di Cassa Centrale Banca Franco Senesi – cifanno pensare a una azione di qualificazione della nostraattività prima ancora che a una ulteriore crescita dimen-sionale fine a se stessa”.Nel corso dell’assemblea sono stati, inoltre, approfonditialcuni aspetti di carattere strategico connessi con l’evo-luzione del credito cooperativo, oltre che nazionale. Il giu-dizio sul 2007 è complessivamente positivo pur in uncontesto generale non particolarmente favorevole, che,parallelamente al fenomeno subprime, ha evidenziatouna crescente difficoltà delle banche nella gestione dellaliquidità.

IN PRIMO PIANO convegno di settore casse rurali

Ammonta a 24 milioni di euro l’investimento delle Casse Rurali trentine in iniziative perla comunità nel corso del 2007. Un impegno ripagato dalla fiducia che soci e clientidimostrano nel sistema del credito cooperativo: il risparmio complessivamente gestitodalle Casse raggiunge i 15 miliardi di euro e rimangono costanti le quote di mercato(65% nella raccolta e 56% nei prestiti)

VALORE cooperativo

COOPERAZIONE TRENTINA n° 6 - giugno 200812

IL SETTORE TIENEI dati economici delle Famiglie Cooperative mettono in luce una tendenza positiva rispetto alle difficoltà affrontate nell’esercizio precedente: il fatturato in crescita di oltre il 4% e una quota di mercato stabile intorno al 38%

IN PRIMO PIANO convegno di settore famiglie cooperative

Il fatturato complessivo delle Famiglie Cooperative è cre-sciuto del 4,29% rispetto al 2006, attestandosi sui 303milioni di euro. Il dato, registrato al 31 dicembre 2007, èancora più significativo se si considera la situazione dioggettiva difficoltà che il settore dei consumi sta attra-versando a livello nazionale: si pensi che dal 1970 i con-sumi alimentari sono passati da una quota superiore al32% a meno del 15%.“Dopo la situazione di relativa difficoltà vissuta dalla coo-perazione di consumo nel 2006, quando non c’era difatto remunerazione delle vendite, quest’anno la forbicetra costi e ricavi si è aperta e si è entrati nuovamente nel-l’area del reddito operativo con valori superiori all’1%” haspiegato Mauro Dallapè, responsabile del Settore coo-perative di consumo della Federazione.“Le difficoltà attraversate in passate sono state utili per-ché ci hanno obbligato a reagire – ha detto GiorgioFiorini, presidente del Sait. – Per il futuro sono prioritarigli investimenti in conoscenza e professionalità che cipermettano di migliorare ulteriormente”.La crescita del margine lordo di remunerazione dellevendite delle Famiglie Cooperative è di quasi l’1%, gra-zie soprattutto al fatto che dal 2007 il Sait, il consorzio disecondo grado della cooperazione di consumo, ha rico-nosciuto ristorni alle proprie associate “per competen-za”, cioè nello stesso anno in cui è stato maturato, perun totale di 2 milioni di euro.Il patrimonio netto è di circa 78 milioni di euro. Il ristornoa favore dei soci, ovvero la restituzione al socio del mag-gior prezzo della merce pagato in un anno commisuratoalla prestazione mutualistica, ammonta a 630 mila euro.La quota di mercato della cooperazione di consumo,comprensiva del fatturato del Sait e dei due Superstore,è stabile attorno al 38%.

Sempre più evidente la funzione sociale della coopera-zione di consumo: servire il territorio in maniera capillare.In Trentino su 353 gestiti dalle 85 cooperative di consu-mo, 195 sono l’unico negozio di paese.Dal punto di vista sociale questo costituisce un impor-tante valore aggiunto, perché consente anche a chi hadifficoltà a raggiungere centri abitati più distanti di poteracquistare i generi alimentari. D’altra parte, si tratta direaltà di piccole dimensioni piuttosto impegnative dalpunto di vista della struttura dei costi, soprattutto perquanto riguarda il costo dei dipendenti in organico(1.418). A questo proposito, nel 2007 i costi sono statiridotti grazie a un più attento controllo gestionale.Per assicurare a soci e clienti dei punti vendita più fun-zionali e moderni, nel 2007 gli investimenti nel 2007hanno superato i 18 milioni di euro.Buone notizie anche sul fronte della fidelizzazione deisoci. I soci possessori di Carta In Cooperazione, stru-mento identificativo del socio della cooperazione trenti-na, sono 78.875, contro i 73.566 del 2006 e i 40.709 del2003 (anno di partenza del progetto soci). La carta quin-di si è diffusa massicciamente e con l’importante risulta-to di ringiovanire le basi sociali, dato fondamentale pergarantire una continuità per il passaggio intergenerazio-nale. Oggi i possessori della carta con meno di cin-quant’anni sono il 38% del totale (34.386).Le carte attivate con sistema di pagamento sono13.340, di cui 9.730 con addebito a fine mese a zerocosti per i soci, con una spesa media annua di circa2.592 euro. Attualmente le Famiglie Cooperative ade-renti al progetto sono 84, di cui 75 trentine e 9 extra pro-vinciali (Alto Adige, Veneto, Lombardia, che insieme con-tano 11.042 soci possessori di Carta In Cooperazione).

> Da sinistra: Giorgio Fiorini, Diego Schelfi, Carlo Dellasega eMauro Dallapè

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COOPERAZIONE TRENTINA n° 6 - giugno 200814

Per una conoscenza più completa ed obiettiva delTrentino ai tempi di don Guetti è bene rivolgere unosguardo generale ai fenomeni economici dell’epoca apartire dal Tirolo, cioè dell’intera provincia dell’Imperoasburgico comprendente il nostro territorio.Gli studi in proposito sono molti e approfonditi, elabo-rati negli ultimi trent’anni in particolare. Si possono da subito mettere in evidenza alcunecaratteristiche dell’economia tirolese, che accompa-gnano il suo “sviluppo” nel 19° secolo:- una fondamentale staticità all’interno di un’organiz-

zazione produttiva in generale;- una sorta di equilibrio, di basso profilo, tra i settori

primario, secondario e terziario (agricoltura, mani-fattura e servizi);

- un nettissimo predominio della ruralità (il 90% del-l’attività economica era legato all’agricoltura).

Nello stesso tempo si deve riconoscere che la societàtirolese non è chiusa in se stessa, ma ha profondi,significativi rapporti con l’esterno, sia a Nord che aSud. Nessuna valle era “autarchica” nel senso pienodella parola.Se anzitutto si guarda all’agricoltura, essa aveva comescopo prioritario quello di soddisfare il fabbisogno diautoconsumo della popolazione. Ma i condizionamen-ti negativi erano molti, come, ad esempio la conforma-zione morfologica del territorio provinciale (con pochesuperfici adatte alla produzione agricola specializzata);la polverizzazione della proprietà fondiaria soprattuttoin Trentino; la “coltura promiscua”, che, se da un latogarantiva una risposta più immediata al fabbisogno diautosostentamento delle famiglie contadine, dall’altrane frenava l’ammodernamento e la specializzazione;

infine, la mancanza di imprenditorialità, dovuta, tra lealtre cause, all’impossibilità di disporre di capitali dainvestire in agricoltura.Nella prima metà dell’Ottocento, accanto a una fortecrescita demografica in tutta la provincia del Tirolo, siebbe anche un importante incremento della produzio-ne di foraggio, dei cereali, del legname e, in tonominore, di quella enologica. Fu notevolmente poten-ziato anche il patrimonio zootecnico (bovini e ovini inparticolare).Riguardo all’industria si può ricordare che nella primametà del secolo 19° si assistette alla lenta e incertatrasformazione del sistema produttivo. Le non brillan-ti situazioni del cotonificio (che praticamente scom-parve dal Tirolo in pochi decenni) e del setificio(soprattutto nel Roveretano) condizionarono seria-mente l’assetto produttivo della provincia, che conti-nuò a mantenere nelle vallate anche del Trentino lesue tradizionali caratteristiche di “artigianato” e di“industria”. L’artigianato ebbe un incremento legatoanche alla crescita demografica (osti, locandieri,mugnai, calzolai, sarti); l’industria soffriva, invece,soprattutto per la mancanza di investimenti, anche sein alcuni settori (la produzione di bozzoli) essa ebbeun incremento notevole (tra gli “industriali” c’eranomerciai e commercianti, tessitori, carradori e, insie-me, fucine, segherie, filande da seta, ecc.).Quanto, poi, al settore terziario (i servizi) si può ricor-dare che, dopo l’inizio dell’Ottocento, si danno timidisegnali di mutamento attraverso le prime avvisagliedel turismo e dell’attività termale, in concomitanzacon il miglioramento della viabilità, dovuta a nuovestrade e all’introduzione delle ferrovie.

CULTURA COOPERATIVA don lorenzo guetti e il suo tempo /1

L’ECONOMIA nel TIROLORivisitate in tre incontri nel Bleggio, animati dal professor Marcello Farina, la storia el’opera del padre della nostra cooperazione nel contesto dello scenario economico epolitico dell’Ottocento trentino. Riportiamo la sintesi dell’intervento alla prima serata

15COOPERAZIONE TRENTINA n° 6 - giugno 2008

Il tentativo “riformistico” dell’Impero asburgico

Dopo la rivoluzione “fallita” del 1848 l’Impero asburgicosi impegnò in una serie di riforme, che portarono alcunielementi irreversibili di modernizzazione anche in campoeconomico. Si può accennare, ad esempio, alla leggesugli “sgravi feudali” che favorì il consolidamento dellaproprietà contadina; alla liberalizzazione delle professio-ni, che consentì la valorizzazione delle potenzialitàimprenditoriali presenti nei diversi Länder; alla crescita dibanche miste con capitali di provenienza estera.Dal 1867 fino al 1873 l’Austria conobbe uno deimomenti più significativi del suo sviluppo economico:quello chiamato della ‘Gründerzeit’, o periodo di for-mazione di una serie di imprese che favorirono la cre-scita costante dell’industria da un lato e di società perazioni dall’altro, nel contesto di una grande rincorsadell’Impero verso i paesi più industrializzati d’Europa.Tra il 1868 e il 1873 vennero fondate in Austria ben141 banche, con fini chiaramente speculativi, tantoche il 9 maggio del 1873 la borsa di Vienna conobbeil suo “venerdì nero”, che portò al crollo di numeroseimprese e di ben 96 banche sorte in quegli anni.Del resto l’Europa intera entrava in quello stesso perio-do in quella che gli storici e gli economisti chiamano “lagrande depressione”, che sarebbe durata fino alla finedel secolo, con effetti sia in campo finanziario sia incampo direttamente economico, con una generale dimi-nuzione dei prezzi e dei profitti delle imprese.Nel Tirolo è questa l’epoca di una grave crisi agraria,che sconvolse completamente il tradizionale equilibroagricolo-silvo-pastorale che aveva per decenni scan-dito i vari momenti della vita economica della provin-

cia. È anche l’epoca della massiccia emigrazionetrentina in Europa e nei paesi transoceanici, su cuiproprio don Lorenzo Guetti avrebbe richiamato l’at-tenzione con grande tempestività e serietà. È, poi, l’e-poca delle grandi alluvioni, delle malattie della vite edei bachi da seta, che resero ulteriormente difficile lavita della comunità locale.Ci fu, a dire il vero, una importante risposta istituzio-nale: nel 1874 si creò l’Istituto Agrario di S. Michele;nel 1869/70 nacquero a Rovereto la Società Agrariae il Consorzio Agrario Trentino, che diedero vita anchea pubblicazioni specifiche; soprattutto, nel 1881, nac-que, su iniziativa di Innsbruck il Consiglio provincialedell’Agricoltura, con Consorzi agrari distrettuali sparsisul territorio anche in Trentino, come organo di coor-dinamento e rappresentanza del mondo rurale.Nel Trentino, intanto, migliorava la rete stradale e fer-roviaria e cresceva di conseguenza il terziario. Nelcapoluogo, in particolare, la sapiente iniziativa del sin-daco Paolo Oss Mazzurana dava incremento allosfruttamento dell’”oro bianco” per l’energia elettrica.È in questo contesto che si colloca la diffusione dellostrumento cooperativo, che dai primi anni Novanta riuscìad attecchire e a espandersi in ogni vallata, sviluppando-si soprattutto nei settori del credito, del consumo e dellacommercializzazione dei prodotti agricoli e valorizzando,così, le modeste risorse degli operatori locali, unitamen-te alle ‘rimesse’ degli emigranti. L’anima di questa inizia-tiva straordinaria fu per il Trentino don Lorenzo Guetti,che seppe rispondere dal basso ai bisogni del suopopolo. (1. fine – continua)

Marcello Farina

del 19° secolo

COOPERAZIONE TRENTINA n° 6 - giugno 200816

Maurizio Monti è stato sicuramenteuno degli uomini che, nel secondodopoguerra, si sono più impegnatisul piano politico locale e per lo svi-luppo della cooperazione trentina. A25 anni dalla sua scomparsa la suafigura e la sua azione politica edamministrativa sono stati ricordati inun convegno promosso dalla Coo-perazione Trentina con il supportodella Provincia di Trento e del Comu-ne di Rovereto. Negli organismi cooperativi in cui haricoperto incarichi di vertice, Montiha espresso un forte dinamismo euna forte capacità di visione e pro-spettiva, sempre molto concreto econ grande costanza. Nel dopo-guerra e fino al 1964 è stato allaguida della Sav di Rovereto. Le ini-ziative di modernizzazione avviatealla Sav sotto la sua direzione sonoveramente tante e corpose. Nel1959 è stato uno dei soci-fondatoridella Cavit, diventandone subito pre-sidente, carica che ha mantenutofino al 1976. Le doti manageriali diMaurizio Monti hanno poi trovato unulteriore banco di prova alla direzionedel Sait, dal 1964 al 1973, in anni dif-ficili: la grande distribuzione avevaappena fatto la sua comparsa in

Trentino e metteva a dura prova lasolidità del sistema delle FamiglieCooperative. Infine lo troviamo allaguida della Federazione dei Consor-zi Cooperativi, dal 1976 fino al giornodella morte, avvenuta il 13 gennaio1983. In anni dove l’unica impresapossibile sembrava quella di capitali,Monti operò per allargare l’azionecooperativa a campi inediti comequelli del terziario avanzato e delsociale. Anche in campo politico, apartire dal ruolo di sindaco di Rove-reto dal 1960 al 1964, Monti seppeimprimere una forte spinta realizzatri-ce. L’elezione alla Camera dei depu-tati nelle legislature 1968-1972 e1972-1976 gli consentì di occuparsidei problemi della cooperazione alivello nazionale accanto all’attenzio-ne costante ai problemi del Trentino.“È stato una delle migliori espressio-ni di una generazione che ha affron-tato con una forte carica moralealcuni dei periodi più difficili della vitasociale ed economica del Trentino edell’Italia”, ha affermato Sergio Zani-nelli, già rettore dell’Università del S.Cuore di Milano, che ha introdotto ilconvegno. Dopo di lui ha preso laparola Andrea Leonardi, storicodell’Università di Trento e autore del

volume “Maurizio Monti, cooperatoree amministratore”, che ha affermato:“Monti ha messo al servizio dellacooperazione trentina la sua corret-tezza e la sua capacità tecnica, chehanno aiutato nel 1945 il movimentocooperativo a riorganizzarsi a tuttovantaggio della nostra comunità”.Diego Schelfi, presidente dellaCooperazione Trentina, ha rimarcatoin particolare due aspetti importantiche emergono dalla azione di Monti.In primo luogo il forte richiamo alsenso del dovere e della responsabi-lità, come capacità di dare risposteconcrete ai problemi. In secondoluogo, l’idea di sistema di cui è statoun precursore. Monti sosteneva chela cooperazione non poteva essereun gruppo di consumatori o dirisparmiatori, un gruppo di produtto-ri agricoli o di operai, dove ognunova per la propria strada, ma un siste-ma integrato. Ha concluso il conve-gno l’intervento del presidente dellaProvincia, Lorenzo Dellai, che haricordato Monti come “uomo digrandi qualità ed esponente di unacultura sociale e politica che hariscattato il Trentino conducendobattaglie fondamentali di cui ancoraoggi viviamo di rendita”. (c.c.)

ATTUALITÀ convegno

Maurizio Montipolitico e cooperatoreLa sua figura e la sua azione sono stati ricordati a 25 anni dalla scomparsa.Schelfi: “Per primo ha capito l’importanza di fare sistema”. Dellai: “Ha condottobattaglie fondamentali di cui ancora oggi viviamo di rendita”

> Maurizio Monti e il pubblico che ha partecipato al convegno

C’erano mamme e papà che spingevano i passeggini,ragazzini con cani al guinzaglio, giovani coppie mano nellamano e nonni con le scarpe da ginnastica nuove compe-rate per l’occasione. Insomma intere famiglie hanno par-tecipato alla passeggiata organizzata dalla cooperativa Faiper festeggiare i 25 anni di attività.“Abbiamo scelto - dice la presidente Barbara Minelli -una camminata per le vie e nei parchi della città di Trentonon per essere originali, ma per il suo forte valore simbo-lico”. L’evocazione più immediata è ovviamente quella delcammino compiuto dalla cooperativa: nata nel 1983 dallavolontà di 11 soci, ne conta oggi più di 100 che operanoa favore degli anziani, in particolare di quelli non più auto-sufficienti.Ai soci, quasi tutte donne e di diverse nazionalità, chesono il valore più prezioso della cooperativa, Fai offre for-mazione professionale e opportunità di conciliazione delleesigenze del lavoro con quelle della famiglia. “Per farequesta professione, e per farla bene, ci voglio competen-ze tecniche, ma soprattutto tanta passione”, sottolineaMinelli. “Me lo ha dimostrato mia madre che era una dellesocie fondatrici. Quando è cominciato tutto, io ero unaragazzina e non riuscivo a capire il suo trasporto mentremi raccontava di un sorriso, di un grazie sussurrato da unanziano. Poi ho iniziato a lavorare nella cooperativa e hocapito”.La passeggiata di domenica 25 maggio aveva però anchealtri significati, ricordava nello specifico le attività della Fai:ogni giorno (sabati e domeniche comprese) le socie dellacooperativa, infatti, percorrono le strade della città perraggiungere la casa dei 300 anziani e aiutarli nell’igienepersonale e nella pulizia della abitazione, prestando nelcontempo attenzione alla relazione con l’utente, al contat-

to e alle parole. Un impegno che investe in realtà l’interonucleo famigliare, perché figli e parenti della personaanziana, che magari non possono prestare tutto l’aiutonecessario, sanno che è curata da personale qualificato. “E questo ci porta - dice la presidente - all’ultima ragionedella scelta di una passeggiata: volevamo che il venticin-quesimo anniversario fosse una festa della famiglia, dellefamiglie dei soci, ma anche di quelle che usufruiscono deiservizi e più in generale della comunità in cui Fai opera”.Alla passeggiata è seguito il pranzo - preparato dai volon-tari della parrocchia di Sant’Antonio e offerto dalla CassaRurale di Trento - cui hanno partecipato anche alcunianziani del Centro diurno gestito dalla cooperativa a Ravi-na: uno spazio dove gli anziani possono passare la gior-nata in compagnia, leggendo i giornali, partecipando amomenti di animazione e facendo insieme ginnastica.Inoltre, possono fare colazione, pranzare e sono sostenu-ti durante il bagno o la doccia. Il cammino intrapreso dalla cooperativa continua versoun futuro che riserva nuove sfide, ma soprattutto nuovepossibilità. “Quello che vogliamo realizzare è un’organiz-zazione che sia in grado di stringere legami sempre piùforti con il territorio, che sappia leggerne i bisogni erispondere in modo adeguato – prosegue BarbaraMinelli – da qui ad esempio è nata l’idea di aprire il cen-tro estivo per i figli delle nostre operatrici, a tutti i bambi-ni, in particolare a quelli del quartiere della Clarina doveabbiamo la sede”. Essere nella comunità significa collaborare con gli altrisoggetti, pubblici e privati, che la abitano, quindi dare ericevere: molti partner della Fai hanno sostenuto la festa ela cooperativa ha dal canto suo devoluto l’intero ricavatoall’Associazione donatori midollo osseo. (Silvia De Vogli)

ATTUALITÀ anniversario

FAI,quattro passiper festeggiareIntere famiglie hanno partecipato alla camminata organizzata dalla Fai di Trentoper la ricorrenza del venticinquesimo. La cooperativa conta più di 100 soci,quasi tutte donne e di diverse nazionalità, che operano a favore degli anziani, inparticolare di quelli non più autosufficienti

17COOPERAZIONE TRENTINA n° 6 - giugno 2008

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

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COOPERAZIONE TRENTINA n° 6 - giugno 2008 19

Era il Natale del 1995 quandoCoop Italia, forte dei 6 milioni disoci consumatori, decise di aprire isuoi scaffali ai prodotti del com-mercio equo e solidale, saltando lapresenza degli intermediari com-merciali e stabilendo relazionidirette con i micro-produttori e leloro organizzazioni cooperative delSud del mondo. All’origine di que-sta “rivoluzione dolce” nei consumidegli italiani fu il caffè, una sorta diistituzione nazionale. Per molti fu ilprimo “caffè della solidarietà”.Seguito poi da altri prodotti ali-mentari, fra cui la cioccolata, lebanane, il te, il cacao, lo zuccherodi canna. Fino ad arrivare ai primiprodotti tessili, rappresentati dallepolo e dalle camicie solidali: 100%cotone, 100% solidarietà. Confe-zionati in India da cooperative didonne, nel pieno rispetto dellostandard etico SA 8000. Sotto-scritto da Coop Italia, prima azien-da in Europa a essere certificatanel mondo della grande distribu-zione organizzata, il marchiorichiede, per il rilascio della certifi-cazione etica, il rispetto di 8 requi-siti, periodicamente monitorati.Divieto di fare ricorso al lavoroinfantile e minorile. Divieto di prati-care il lavoro forzato, acquisitocontro la volontà delle persone.

L’obbligo di garantire ai lavoratoriun ambiente di lavoro sicuro esalubre, anche in assenza di legginazionali sulla sicurezza (la nostra626) e assistenza sanitaria. Il dirit-to di associarsi liberamente, di for-mare sindacati di lavoratori. Ildivieto di subire discriminazioni diogni sorta. Il divieto di essere sot-toposti a pratiche disciplinari, adabusi fisici o verbali. Il diritto ad unorario di lavoro umano. Il diritto aduna equa retribuzione, che con-senta al lavoratore e alla sua fami-glia di condurre una vita dignitosa.Robe dell’altro mondo? In tantipaesi dell’Asia, dell’Africa e delCentro e Sud America questirequisiti, che sembrano scontatinell’Occidente, sono tutt’altro cheovvi. In India uno dei problemisociali più drammatici riguarda lacondizione delle donne che, perunirsi in matrimonio, devono porta-re una propria dote consistente inun'elevata cifra di denaro. Inevita-bile che le famiglie più povereincontrino numerose difficoltà peraccumulare questa somma e chespesso le figlie siano costrette alavori molto pesanti. Nella fabbricadi Kerala una parte degli utili servea remunerare le famiglie delledonne che hanno cucito le camicie(è il contributo aggiuntivo inserito

nel contratto equivalente a 0,50euro per ogni camicia prodottanecessario a costituire il fondo perla dote e venduta in Italia a 19,90euro), un'altra serve alla cooperati-va delle donne indiane per porre lebasi di una attività stabile e duratu-ra. Dunque, condizioni di lavorodignitose per le centinaia di lavora-trici, ma non solo. Il progetto, cheprevede anche la coltivazione dicotone da agricoltura biologica,garantisce ai contadini indiani chesi occupano della semina e dellaraccolta numerosi vantaggi: oltrealla formazione professionalegarantita, maggiorazione sul prez-zo di mercato del cotone con con-tributi per l'acquisto di sementi eattrezzature e finanziamenti agevo-lati. Infine, tutti i contadini registra-ti, dopo cinque anni di partecipa-zione al progetto in strettaosservanza delle direttive biologi-che, possono diventare azionistidella società che acquista il coto-ne. Più di 300 piccoli contadini del-l'India centrale hanno ricevuto cia-scuno in regalo 100 azioni di bioReIndia. Dopo le guide al consumocritico, quelle dedicate alla finanzasolidale, è giunto il tempo per iconsumatori di scegliere fra nume-rosi capi il loro abbigliamentoetico. L’estate è alle porte. (m.d.)

ATTUALITÀ commercio solidale

L’etica di modaCon il marchio SolidalCoop sono in vendita nei negozi della cooperazione di consumo camicie, t-shirt, jeans e felpe confezionati da cooperative di donne dell’India: sonoarticoli di qualità, venduti ad un prezzo giusto per chi acquista e chi produce

COOPERAZIONE TRENTINA n° 6 - giugno 200820

Sono riusciti a farsi spazio, i giovani cooperatori. Sisono impegnati per raggiungere i loro obiettivi e, inoccasione dell’assemblea annuale dell’AssociazioneGiovani Cooperatori Trentini, hanno presentato deibuoni risultati: quattro rappresentanti nei comitati tecni-ci di settore dei diversi comparti cooperativi, dove ven-gono decise le linee generali di governance, la parteci-pazione della presidente al consiglio di amministrazionedella Federazione Trentina della Cooperazione e la pre-senza di altri delegati negli organi di controllo delle coo-perative di appartenenza.“Tra i nostri obiettivi c’è l’innovazione – ha detto la pre-sidente Pamela Gurlini. – Per ottenerla è necessariotrovarsi nella posizione per poter fare qualcosa in con-creto. Per questo ci stiamo impegnando per inserirealcuni rappresentanti giovanili negli organi di governan-ce del movimento cooperativo”.Tra questi Lorenzo Widmann, vicepresidente dell’as-sociazione, che partecipa al comitato tecnico del setto-re del credito. “È un’opportunità importante – ha speci-ficato Widmann – che ci permette di dare il nostrocontributo, ma anche di imparare”.E proprio la formazione è un altro dei punti fondamen-tali su cui l’associazione si è impegnata durante il 2007:attraverso l’organizzazione di corsi, seminari e viaggistudio ha voluto rafforzare l’identità cooperativa e la cul-tura di appartenenza dei giovani cooperatori. “I contestiorganizzativi in cui viviamo e lavoriamo richiedono sem-pre più competenze in grado di valorizzare e innovare ilmodello cooperativo – ha spiegato Simonetta Fedriz-

zi, responsabile della segreteria dell’associazione – Peri giovani è quindi importante disporre di strumentiappropriati per affrontare le sfide poste dal cambiamen-to”. La formazione viene quindi intesa come trasforma-zione delle conoscenze teoriche in modelli pratici.Un’attività che ha riscosso l’approvazione anche del-l’assessore provinciale alla cooperazione FrancoPanizza, che ha rivolto ai giovani cooperatori parole diincoraggiamento. “Abbiamo bisogno di idee nuove e distimoli – ha precisato Panizza. – Per questo contiamosu di voi e siamo felici di sostenere i vostri progetti”.

Uno stile nuovoDall’assemblea è emerso in particolare il metodo utiliz-zato dai Giovani Cooperatori per portare avanti le inizia-tive promosse, come ha sottolineato il presidente dellaFederazione Trentina della Cooperazione Diego Schle-fi: “La prudenza, il rispetto e la serietà con cui fate lecose è esemplare. Siete riusciti a dare un segno forteed evidente di cambiamento, ad attuare un nuovometodo in grado di superare anche le diversità con lealtre realtà economiche”. Parere condiviso dal direttoregenerale Carlo Dellasega, che, rinnovando il sostegnodella Federazione all’associazione, ha aggiunto: “Miavete trasmesso una sensazione positiva. Avete sapu-to comunicare organizzazione, impegno, serietà e crea-tività e questa è una cosa davvero gratificante”.Un altro aspetto messo in luce nel corso degli interven-ti è stata la forte presenza femminile. “È una cosa posi-tiva – ha affermato Roberto Giacomoni, presidente

ATTUALITÀ giovani

I giovani cooperatori trovano spazio all’interno della cooperazione e rafforzanole relazioni con le altre realtà giovanili, anche al di fuori del movimento

di Sara Perugini

Quota giovaniin cooperazione

> Simonetta Fedrizzi, Pamela Gurlini, Lorenzo Widmann ed ElisaBrugnara

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della Cantina LaVis e Valle di Cembra che ha ospitatol’assemblea. – Le donne sanno essere più pragmatichee concrete degli uomini e per questo è fondamentale laloro presenza in tutti i settori della cooperazione”.

Apertura all’esternoLe attività promosse hanno potuto contare, come haspiegato la tesoriera Elisa Brugnara, sulle entrate deri-vate dalle quote associative, sul sostegno della Federa-zione e di altre realtà cooperative e sull’iscrizione alle ini-ziative organizzate.Oltre a innovazione e formazione, nel 2007 l’associazio-ne si è impegnata anche per raggiungere altri due obiet-tivi: l’intercooperazione e la capacità di sognare.Sul fronte dell’intercooperazione i Giovani Cooperatori sisono mossi a più livelli. All’interno del movimento coope-rativo locale è stata incrementata la rete di contatti conle altre associazioni giovanili, in particolare con quelle deigiovani soci delle Casse Rurali. Realtà molto attive comeha sottolineato Marco Gabrielli, presidente dell’Asdir,l’associazione dei direttori del credito cooperativo che loscorso anno ha realizzato una ricerca per individuare lebuone prassi per i giovani attivate all’interno del settore.Sul piano nazionale sono stati presi contatti con alcunedelegazioni di giovani, mentre al di fuori della coopera-zione l'associazione ha partecipato al Tavolo d’ambitoprovinciale per le politiche giovanili insieme ai rappre-sentanti delle associazioni dei giovani delle altre catego-rie economiche. A rappresentare questa importanterealtà, oltre al delegato dei giovani cooperatori Federi-co Agostini, il neopresidente Ivan Bonvecchio, Moni-ca Basile ed Elisa Ressegotti.E la capacità di sognare? “Più che un sogno è una con-vinzione da non dimenticare – risponde la Gurlini. –Vogliamo credere che il movimento cooperativo sapràreagire alle sfide date dai cambiamenti in atto nellasocietà attuale, saprà rispondere ai bisogni mutati dellanostra realtà e difendere la centralità della persona”.

> a sinistra: L’intervento di Pamela Gurlini all’incontrocon il presidente Dellaia destra: Lorenzo Dellai parla ai giovanisotto: Foto di gruppo dei partecipanti al Tavolo d’ambito

Ha dimostrato interesse per i progetti presenti esoddisfazione per i risultati raggiunti Lorenzo Del-lai, presidente della Giunta provinciale, incontran-do i componenti del Tavolo d’ambito provincialeper le politiche giovanili. Una realtà, a cui parteci-pano i rappresentanti delle associazioni giovanili dicategoria, costituita dalla Provincia autonoma diTrento con l’obiettivo di promuovere la cultura deldialogo, della progettualità, dell’analisi tecnico-economica di nuove iniziative e degli indirizzi dasviluppare per mantenere, attivare e coinvolgere lepotenzialità delle forze giovanili sul territorio.L’obiettivo fondamentale, secondo il neo presi-

dente del Tavolo Ivan Bonvecchio, rappresentan-te dei Giovani Artigiani, è creare forti sinergie tra levarie categorie giovanili. Per Bonvecchio, infatti, ilTavolo è stata l’occasione che ha permesso ai gio-vani imprenditori della provincia di entrare in con-tatto, ma ora sta a loro ricercare e perseguire unavera unione di intenti.A rappresentare i Giovani Cooperatori in occasio-ne dell’incontro con il presidente Dellai, la presi-dente Pamela Gurlini e la responsabile dellasegreteria Simonetta Fedrizzi.

I GIOVANI INCONTRANO DELLAI

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Ci sono i volontari, che danno unamano e si preoccupano che tutto siaa posto. Insieme a loro i disabili, chepassano una giornata diversa dalsolito facendo un’esperienza nuova.E poi ci sono le cooperative e le altrerealtà del territorio che sostengonol’iniziativa. Stiamo parlando diArchè, la prima barca in Italia realiz-zata per consentire il reale ed effetti-vo accesso alle persone con diffi-coltà motorie, siano disabilisensoriali, motori, psichici o anziani.Più che una barca è un progetto diintercooperazione. Costruita grazieall’impegno dei soci dell’omonimacooperativa, dal 2007 veleggia sulLago di Garda.Le prime uscite sono state fatte incollaborazione con le case di riposodi Trento e Rovereto gestite dall’Upi-pa e con l’Associazione Prisma, chesi occupa del mondo della diversa-bilità. In entrambi i casi sono statiraggiunti primi, importanti risultati.“Ad esempio – racconta il presiden-te della cooperativa GianlucaSamarelli – uno dei ragazzi con pic-coli problemi di autismo ha iniziato asorridere e riusciva anche a rimane-re concentrato mentre stava al timo-ne”. Per un disabile, abituato a vive-re sempre in un ambiente protetto,

fare un’esperienza di questo tiposignifica sentirsi libero, forse per laprima volta in vita sua.Per garantire la massima sicurezzaci sono gli assistenti alla navigazionea vela, soci della cooperativa, maanche tanti volontari che hanno fre-quentato corsi in cui viene insegna-to, se necessario, ad andare inbarca, ma anche a risolvere even-tuali difficoltà che i passeggeripotrebbero incontrare. “Prossima-mente – anticipa Samarelli – partiràun nuovo corso organizzato in colla-borazione con il Centro ServiziVolontariato destinato ai ragazzi finoai 29 anni di età”.La tranquillità della navigazione èassicurata anche dalle caratteristi-che dell’imbarcazione: uno scafo di12,5 metri, largo 4 metri, del peso di10,5 tonnellate con un bulbo lungo2 metri. Questo significa che labarca è irrovesciabile. Inoltre, èdotata di un potente motore, utiliz-zabile anche nella parte trentina dellago grazie a dei permessi speciali.L’accesso al ponte è garantitoanche alle carrozzine ed è statainstallata una pedana per facilitarel’accesso sottocoperta. Si tratta didettagli fondamentali per permettereanche a chi ha problemi a muoversi

di potersi godere una giornata inbarca, studiati grazie alla collabora-zione in fase di progettazione dialcune persone disabili.Considerata l’importanza del pro-getto, sono molte le realtà, coopera-tive e non, che hanno dato il propriosostegno. Ad esempio, con la coo-perativa Mimosa è stata stipulatauna convenzione per garantire agliospiti che vengono da fuori di allog-giare al Campeggio Monte Brione diRiva del Garda in strutture senzabarriere architettoniche. Con Con-solida è stato avviato il progetto Noaper aumentare l’accessibilità a strut-ture e attività sportive delle personecon disabilità e disagio grave. Eancora, con Handicrea è allo studioun progetto di interconnessione ditutto il territorio tramite web (s.p.).

ATTUALITÀ disabilità

Intercooperazione A VELAGrazie all’iniziativa di Archè un semplice giro in barca a vela si trasforma in un viaggio di scoperta, durante il quale imparare a convivere, superando i conflitti e collaborando. Un’esperienza aperta davvero a tutti

Per partecipare alle iniziative di Archè, come passeggero o come volontario:TEL. 320 3616190e-mail: [email protected] www.archesail.org

> Uscita sul lago con gruppo di studenti disabilidell’Università di Trento

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ATTUALITÀ scuola e coop

Bisogna imparare anche facendo. E per questo,secondo il professore Pasquale Catalisano dell’Isti-tuto Psicopedagogico ad indirizzo Sociale “RosaBianca” di Cavalese, “le lezioni in aula sono necessa-rie, ma non sufficienti”, soprattutto quando si parla diformazione di operatori destinati a prestare la loroattività professionale a favore delle persone più debo-li della comunità. Da questa consapevolezza è nata lacollaborazione dell’istituto superiore con il consorzioConsolida. Grazie al progetto “La scuola incontra lacooperazione sociale”, 19 ragazzi delle classi IV e Vha svolto un tirocinio formativo presso sei societàaderenti al consorzio (Fai, Ephedra, Arianna, Gruppo78, Archè e il Gabbiano) e nell’ambito dei progetti cheConsolida realizza con la Casa circondariale di Tren-to. I giovani studenti hanno collaborato alle attività edu-cative e ricreative in due centri per minori; hanno par-tecipato alla vita quotidiana dei disabili negli apparta-menti protetti e sperimentato la barca a velaappositamente attrezzata per chi ha difficoltà di mobi-lità; sono stati coinvolti nel corso per addetti alla cuci-na rivolto ai detenuti; sono stati accanto agli operato-ri della cooperativa che offre percorsi di reinserimentosocio-lavorativo a persone svantaggiate. “I tirocini –spiega il professore - sono momenti formativi e diorientamento, ma soprattutto di crescita personale. Èstato bello veder ritornare in classe i ragazzi pieni dipassione ed entusiasmo, arricchiti oltreché di compe-tenze professionali delle emozioni provate nelle nuoverelazioni instaurate con operatori ed utenti”. Gli stage sono stati preceduti e preparati da incontricon i referenti del consorzio e delle cooperative che sisono alternati in aula per spiegare i servizi offerti e le

modalità con le quali rapportarsi con gli utenti. Que-ste relazioni a volte posso essere difficoltose, moltopiù spesso però sono soddisfacenti e arricchenti. Percreare maggiore coinvolgimento e un clima che facili-tasse i tirocini sono stati organizzati anche momenti disocializzazione come, ad esempio, la partita di palla-volo tra studenti, alcuni operatori e utenti di una coo-perativa. L’entusiasmo dei ragazzi è emerso anche nel videoche hanno realizzato, con il supporto del consorzio,per raccontare – in particolare ai loro compagni - leloro impressioni sull’esperienza. Così, ad esempio,Natasha ha confessato: “È stato fantastico, moltodiverso da come me l’aspettavo”. Il video è statoproiettato al termine dell’incontro, che si è tenuto afine maggio nell’Istituto di Cavalese, e che ha coinvol-to tutti i ragazzi della scuola, i loro insegnanti e geni-tori, cooperatori sociali, oltreché personale del carce-re di Trento. Una mattinata in cui si sono alternatimomenti di confronto in plenaria, a seminari su temispecifici: dalla psichiatria ai minori, dalla disabilità alreinserimento attraverso la formazione e il lavoro deidetenuti.“Questo progetto – ha affermato Corrado Dallaber-

nardina, responsabile della formazione per Consolida– è stato un momento importante per gli studenti, maanche per le nostre organizzazioni: direi che ha rap-presentato una collaborazione virtuosa tra il mondodell’istruzione e il mondo della cooperazione sociale.Una collaborazione che spero continui anche in futu-ro con la scuola di Cavalese, ma anche con altre per-ché è importante che i ragazzi giungano al momentodi iniziare la loro esperienza professionale consapevo-li della realtà che li attende”. (Serena Avancini)

Si impara meglio facendo

> Il momento conclusivo del progetto

Attraverso il progetto “La scuola incontra la cooperazione sociale”, 19ragazzi dell’Istituto psicopedagogico di Cavalese hanno svolto tirociniformativi in sei società aderenti al Consolida e presso il carcere di Trento

ATTUALITÀ alta formazione

Sono tre i dipendenti di cooperative che stanno conclu-dendo il primo corso di alta formazione professionalepromosso e realizzato da un team di organizzazioni, tracui la Federazione Trentina della Cooperazione, per dareattuazione a quanto disposto dalla legge provincialenumero 5 del 2005. Tale legge disegna il sistema dell’al-ta formazione professionale in Trentino, a cui viene affida-to il compito di rispondere all’esigenza di preparare figu-re professionali di livello superiore in linea con i bisogni delterritorio e del sistema socio economico. I temi inseriti nelpiano formativo riguardano la programmazione e il con-trollo dei processi amministrativi contabili e finanziari. Gliindirizzi individuati sono tre: controllo di gestione, conta-bilità industriale nei processi produttivi, gestione finanzia-ria aziendale. A conclusione del percorso formativo il cor-sista deve essere in grado di svolgere un’attivitàcaratterizzata da elevate competenze tecnico-scientifi-che, assumendo livelli significativi di responsabilità e svi-luppando autonomia.Il percorso di alta formazione prevede una durata di 24mesi per un totale di circa duemila ore. Si è adottata unametodologia basata sull’alternanza tra attività d’aula e distudio ed esperienza lavorativa in azienda. Il praticantatoassorbe circa la metà del monte ore del corso. Al suointerno il partecipante sviluppa un progetto di controllo digestione che l’azienda può rendere immediatamenteoperativo. Le ore d’aula, ospitate dall’Ipsct “L. Battisti” diTrento, individuato dalla Provincia quale soggetto attua-tore dell’azione formativa, sono concentrate nella giorna-ta di venerdì e il sabato mattina. Per l’attività a distanza èstata creata una piattaforma nel portale web di Vivoscuo-la da cui i corsisti possono scaricare materiali ed eserci-tazioni. L’accesso è regolato da una password. Due tutorassicurano supporto didattico.A conclusione del percorso biennale di alta formazione èprevisto un esame finale. Superata la prova ai corsisti èrilasciato il diploma di tecnico superiore, riconosciuto alivello nazionale. Le aree aziendali nelle quali questa figu-ra può operare sono molteplici: contabilità generale e

analitica, pianificazione strategica, budgeting, risorseumane, gestione finanziaria, formazione del bilancio.Alcuni moduli del corso potranno essere riconosciuticome crediti dalla facoltà di economia dell’Università diTrento.Nel gruppo delle organizzazioni che promuovono esostengono i programmi di alta formazione figurano,accanto alla Cooperazione Trentina, Deltadator, l’ordinedei dottori commercialisti, l’Università popolare trentina,Servizimpresa dell’Unione Commercio Turismo e Forma-zione Lavoro.Tra i corsisti dell’alta formazione, Luigi Galter, dipenden-te della cooperativa Contadini Alta Valsugana, esprimesoddisfazione per l’esperienza: “Mi sento arricchito dicompetenze, soprattutto a livello amministrativo, chepotrò riversare nella mia attività aziendale. Nelle prossimesettimane il Consiglio di amministrazione valuterà il pro-getto di controllo di gestione che ho elaborato nelle oredel praticantato”. “Non è stato facile – aggiunge Galter –conciliare lavoro e studio. Se qualche pratica in ufficiorimane indietro perché mi assento per il corso, bisognapoi recuperare. È un sacrificio, ma ne vale la pena. È unaesperienza che mi sento di consigliare a chi ha voglia dimigliorare la sua professionalità”. Tra i punti particolar-mente positivi del percorso di alta formazione, Galter indi-ca la preparazione e la disponibilità dei docenti e l’impo-stazione molto pratica dei programmi di studio.L’avvio della seconda edizione del corso avverrà a otto-bre. Durante l’estate saranno raccolte e selezionate ledomande di partecipazione. Il corso è aperto sia ai lavo-ratori che ai non lavoratori. (c.c.)

Diplomati i primi tecnici superioriIl percorso di alta formazione, promosso dalla Provincia con il concorsodella Cooperazione Trentina, ha una durata di 24 mesi per un totale dicirca duemila ore. La metodologia prevede l’alternanza tra attività d’aula e praticantato in azienda. Dopo l’estate partirà la seconda edizione

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PER INFORMAZIONI:ISTITUTO PROFESSIONALE“L. BATTISTI” TRENTOtel. 0461 914499e-mail [email protected]

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ATTUALITÀ relazioni istituzionali

Il consiglio della Federazione ha incontrato la delegazio-ne parlamentare trentina alla Camera e al Senato. All’in-contro erano presenti i senatori Claudio Molinari, Gia-como Santini e Sergio Divina, gli onorevoli LauraFroner, Gianclaudio Bressa, Maurizio Fugatti, Mauri-zio Del Tenno. “Conoscendoci meglio si può dare valore a questo patri-monio trentino che è la cooperazione”, ha detto DiegoSchelfi a nome del movimento cooperativo trentino. “Ilvalore straordinario della cooperazione non si ricava dalladimensione imprenditoriale – ha proseguito – perchéquello che vale è la democrazia, la forte identità territoria-le, l’appartenenza alla comunità”.In Trentino 160 mila persone sono socie della coopera-zione trentina. Il patrimonio ammonta a 2,5 miliardi dieuro ed è indivisibile. “Possiamo chiamarlo patrimoniotransgenerazionale – ha detto il direttore della Federazio-ne Carlo Dellasega – in quanto non può essere distribui-to tra i soci, ma rimane in eredità alle future generazioni”. Molte le domande e le dichiarazioni di disponibilità daparte dei parlamentari. Per il sen. Giacomo Santini (Pdl)valori come la trasparenza, la pace, il rispetto, la fiduciapropri della cooperazione potrebbero essere mutuatianche dalla classe politica. “L’ostilità dell’Europa nei con-fronti del mondo della cooperazione – ha detto Santini -è motivata dalla scarsa conoscenza del movimento”. L’on. Maurizio Del Tenno (Pdl) si è detto “affascinato dalsistema della cooperazione trentina”. Il problema, perl’on. Del Tenno, sono le finte cooperative. “Dovremmocapire quali sono le azioni migliori per rafforzare la logicadel vero sistema cooperativo, che trovo assolutamentevincente”. Tema toccato anche dall’on. Maurizio Fugatti (Pdl): “ilrischio è di fare generalizzazioni quando si parla di coo-perative. Se ci sono finte cooperative ci rimettono anche

le grandi. Credo che il sistema cooperativo trentino siariuscito a fare quello che non ha fatto il sistema politico egovernativo”.La cooperazione ha la responsabilità di prendere “un po’di polpa e un po’ di ossa”, ha affermato il sen. SergioDivina (Pdl). “Vanno bene i superstore, ma devono rima-nere aperti anche i piccoli negozi delle valli. La funzionesociale è quello che vi farà salvare”. L’on. Laura Froner (Pd) ha invitato la cooperazione apensare a nuovi servizi per il lavoro femminile e i giovanilaureati, magari creando forme di cooperazione, in modoche loro stessi possano essere promotori di nuovi servi-zi.L’on. Gianclaudio Bressa (Pd), ha proposto di partiredall’esperienza trentina per rilanciare la cooperazione alivello nazionale, attraverso una riforma che riporti al cen-tro la questione cooperativa nel contesto italiano ed euro-peo.Per il sen. Claudio Molinari (Pd), “attraverso il mondodella cooperazione è possibile individuare e lanciare unnuovo protagonismo civile nella nostra terra”.“Le cooperative – ha affermato Schelfi nella replica -pagano tutte le tasse, escluso una parte della tassa sulreddito, che a seconda della mutualità si paga in modoproporzionale, a patto che formi riserva non distribuibile.Ma la cifra non è elevata. Su sessanta miliardi di tassepagate dalle cooperative in Italia, il valore delle imposte‘risparmiate’ dalle cooperative si aggira tra i 300 e i 350milioni l’anno”. Pienamente d’accordo Schelfi anche sull’impegno acontrastare le finte cooperative, che fanno male alla coo-perazione, ma anche alla comunità. La delegazione parlamentare ha convenuto sull’opportu-nità di incontri periodici per mettere a punto le varie que-stioni che man mano si presentano.

Incontro con i parlamentari trentiniPositivo confronto tra i vertici del movimento cooperativo trentino e ladelegazione trentina alla Camera e al Senato. Schelfi: “Dove c’ècooperazione c’è più equità e innovazione”. Convenuto sull’opportunità di incontri periodici.

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RUBRICHEfinestra sul mondo

Maria Concetta Mattei, una delle più note telegiornaliste italiane, ha studiato negliStati Uniti, vive a Roma, ma ritiene “impagabile” l’educazione ricevuta in Trentino

di Fabio Lucchi

IL VOLTO TRENTINOdel Tg2

La scaletta dei servizi dell’ultima puntata di “TG2Dossier Storie” ci aiuta molto più di un qualsiasi cur-riculum a delineare la figura professionale di MariaConcetta Mattei, i suoi interessi, le sue sensibilità. C’èl’attualità, con il problema dei rifiuti in Campania, cisono la cronaca nera e giudiziaria, c’è un reportagesul problema della fame nel mondo. Situazioni moltodiverse fra loro, dalle quali emergono però, con forza,alcune storie di donna: Annamaria, la mamma diCogne; Lorena, la ragazza di Niscemi massacrata datre coetanei; Marina, tenente dell’esercito impegnatanelle missioni di pace. “Che piacevole sorpresa!”, scrive Maria Concettarispondendo al mio messaggio di posta elettronicacon il quale le chiedo la disponibilità ad un’intervistaper “Cooperazione Trentina”. Perché lei, il volto piùfamoso dei Tg Rai, a Trento e al Trentino è rimastamolto legata. Ci ritorna appena può ed accetta conpiacere di parlare del rapporto con la sua terra e lasua città. Cominciando da lontano… “Ricordo nitidamente il giardino della casa in cui sonocresciuta, in zona Bolghera. A guardarlo oggi è unfazzoletto di terra con tre alberi in croce: una betulla,un nocciolo, un ciliegio. Eppure a noi bambini dellacasa e agli amici che venivano a trovarci per giocarea guardie e ladri, cow boy e indiani, anche solo a rin-corrersi, pareva un territorio vastissimo e pieno dinascondigli perfetti per gli appostamenti. In quelgiardino ho giocato per anni, ore e ore, anche da

sola, portando a spasso su un passeggino di plasticale mie due bambole.”

Il papà giornalista immagino sia stato il tuoprimo maestro. Professionalmente, cosa pensidi aver preso da lui?Nutro sin da piccola una totale ammirazione nei con-fronti di mio padre, al punto da scartare a priori il gior-nalismo di carta stampata: troppo alto il mio terminedi paragone! Ma mentre oscillavo fra la tentazione diintraprendere una quieta carriera da bibliotecaria e ildesiderio di studiare psichiatria, ho avuto i primi con-tatti con le nascenti radio “libere” in città, ed è statocolpo di fulmine. Oggi sono giornalista come papà,ma utilizzando lo strumento televisivo e radiofonico ilconfronto almeno non è diretto. Da lui penso di averereditato una buona dose di tenacia, mista a curiositàsenza preconcetti. Mi auguro di continuare semprenel solco del rigore, con la sua stessa onestà intellet-tuale.

L’avventura delle radio e delle televisioni priva-te. Tu hai cominciato da lì. In che misura ha inci-so questa esperienza nella tua formazione digiornalista e di conduttrice?È stata una stagione di grandi sperimentazioni eassoluta assenza di schemi. Lo ricordo come unperiodo molto stimolante e creativo. Per me è statoun formidabile banco di prova. Poi - dopo il concorso

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per l’assunzione in Rai - ho iniziato la gavetta vera epropria, a cominciare dal “giro di nera e giudiziaria”: laraccolta sistematica e meticolosa delle notizie scarpi-nando dalla Questura al Tribunale, dalla stazione deiCarabinieri al posto di Polizia presso il pronto soccorsodell’ospedale Santa Chiara.

Trento, gli Stati Uniti (dove hai studiato) e quindiRoma dove vivi e lavori da oltre 15 anni. Sonorealtà molto diverse fra loro... Viaggiare, conoscere, vivere dentro realtà diverse è unagrande ricchezza per tutti, ma per chi sceglie questaprofessione ancora di più. Gli Stati Uniti sono un puzz-le per conto loro. Grazie alla borsa di studio con “Inter-cultura” sono stata prima in una famiglia battista con-servatrice del North Carolina, poi ospite di una coppia diavvocati liberal molto in carriera nel cuore di Manhattan,quindi ho vissuto tre mesi con una famiglia ebrea di ori-gini russe e fede democratica tra i boschi del New Jer-sey. A distanza di 30 anni sono ancora in contatto contutti loro: ci scriviamo, ci scambiamo visite. Ancora oggiciascuno di loro mi offre un diverso punto di vista di quelche accade negli Usa. Roma, per storia e cultura, è ancora “caput mundi”, maanche una città dal clima incantevole. Beh, quasi sem-pre incantevole… Gli scrosci che senti al telefono orasono solo l’effetto di una primavera alquanto atipica.Trento è la base di partenza, il Trentino il luogo dellamia formazione. Ho avuto - com’è tradizione da noi -una preparazione seria, solida, mai troppo severa.Impagabile.

Quale è stato, nella vita personale e professionale,il tuo rapporto con il mondo della cooperazione? Ti rispondo con qualche esempio: avevo contratto ilmutuo di casa con l’Inpgi, l’Istituto di Previdenza deiGiornalisti Italiani, ma appena ho potuto l’ho rinegoziatopassando alla Cassa Rurale di Povo e Villazzano perchéle sue condizioni erano decisamente più convenienti.Quando abitavo a Trento facevo sempre la spesa al Sait,mentre a Povo mi rifornivo presso la Famiglia Coopera-tiva.Professionalmente - mentre lavoravo alla sede Rai diTrento - ho seguito non ricordo nemmeno io quantieventi organizzati nella sede della Federazione a via

Segantini e, da Roma, sono tornata qualche estate fa perpresentare al PalaRotary la festa per il centenario dellaCantina cooperativa “Mezzacorona” e, pochi mesi dopo,il quarantesimo di fondazione della Cooperativa Artigianadi Garanzia diretta da un caro amico, Paolo Nardelli.

Sei laureata in economia ed hai discusso una tesisul mercato del lavoro. Puoi dunque essere consi-derata un’esperta. Che giudizio dai sul modo difare impresa di questo settore che, in Trentino (manon solo), rappresenta uno dei cardini dell’econo-mia?È la migliore traduzione pratica dei principi solidaristici:raggiungere il miglior risultato economico per garantirebenefiche ricadute sull’intera collettività.

Che consiglio ti senti di dare ad una giovane aspi-rante giornalista che, partendo dal Trentino, puntaad entrare nel giro che conta, quello delle emitten-ti nazionali. Stare qui ad aspettare (e a sperare) ocercare da subito altri contatti, con la disponibilitàa fare la valigia e ad andare altrove? Ognuno ha la sua storia e proprie aspirazioni. Il mio con-siglio è seguire l’istinto. Difficile sbagliare. GabrieleRomagnoli - inviato eccellente di “Repubblica” - nel suoultimo libro dal titolo “Solo i treni hanno la strada segna-ta” ha scritto un racconto illuminante su questo tema.Si chiama “Uno, Due, Blink”. Il senso è che “non occor-re un lungo viaggio né una tabella di pro e contro”,bastano due secondi per fare una scelta se si assecon-da il proprio fiuto. E quello porta dritto alle scelte vin-centi, più di tante teorie o ragionamenti.

MARIA CONCETTA MATTEI è nata a Trento, dove ha fre-quentato il liceo classico (all’Arcivescovile) e si è laureata inEconomia e Commercio. Ha studiato anche negli Stati Uniti.Ha collaborato con alcune delle prime emittenti radiofoni-che e televisive sorte in Trentino (RTT, Radio Nettuno, TVA)ed è stata assunta alla Rai (sede di Trento) nel 1979. Nel1991 è stata chiamata al Tg2. Attualmente conduce l’edi-zione delle 20.30 del telegiornale ed è coordinatore respon-sabile e conduttrice del programma “TG2 Dossier Storie”,in onda ogni sabato in seconda serata.

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Il segreto del successo della cooperativa di consumo dellaValle di Cembra sta nell’attaccamento dei soci ed in unaprotezione “speciale”

Lases, da 110 anniin “Famiglia”

Nel gennaio del 1898, quando i31 fondatori costituirono a Lases la “Società cooperati-va di acquisto e smercio di generi misti”, il paese conta-va appena 320 abitanti e le difficoltà del vivere quotidia-no erano davvero pesanti. Ora la popolazione èaumentata, sfiorando le cinquecento unità, le condizionieconomiche sono radicalmente mutate, ma la FamigliaCooperativa tiene ancora raccolto il paese. È questa la considerazione con la quale si è aperta larelazione del presidente, Roberto Gilli, in occasione del-l’assemblea annuale nel corso della quale, il 4 maggioscorso, è stato festeggiato il 110° anniversario della fon-dazione. “Uno scaffale, una bilancia, un tino per il sale, una misu-ra per l’olio, un coltello, vasi di vetro e un vaso per ilmiele”: con queste dotazioni essenziali – ha ricordato ilpresidente – era nato il primo magazzino. L’avvio fu favo-revole tanto che il curato, don Giovanni Battista OssEmmer, la cui azione di stimolo era stata fondamentaleper la costituzione della cooperativa, “contento per quelche era stato fatto, ma anche conscio che gli anni futu-ri sarebbero stati duri e faticosi, pensò bene di metteresotto la protezione della Sacra Famiglia questa sua crea-tura” donando alla cooperativa un’immagine sacra cheattualmente è custodita, in una cornice dorata, negli uffi-ci, ma che si è deciso di esporre in negozio, all’attenzio-ne di soci e clienti. Pur con fatica l’attività incominciò adecollare con i primi utili d’esercizio tanto che gli ammi-nistratori, al quinto anno di attività, sentirono l’esigenzadi realizzare una nuova sede per ampliare la superficie divendita. Furono così prese in affitto due stanze e unacantina in un edificio privato del paese. Grazie al nuovo

negozio i fatturati crescevano e nel 1908, dopo diecianni di attività, arrivò anche la richiesta di far parte dellacompagine sociale da persone esterne al paese. Siaccettarono così 6 soci di Lona. Furono superati, non senza difficoltà, gli anni della primaguerra mondiale e si seppe tener testa ai contraccolpidella grande crisi del 1929 e alle interferenze del regimefascista, tanto che nel 1938 si riuscì a costruire unanuova la sede nella piazza centrale del paese ed a rinno-vare completamente gli arredi.“Determinante – ha ricordato in occasione dell’assem-blea il presidente Gilli – fu il contributo dato dalla nostraFamiglia Cooperativa agli abitanti durante la secondaguerra mondiale e negli anni della ricostruzione. Anni dif-ficili dove la disoccupazione toccava tutti indistintamen-te e le risorse a disposizione erano esigue.” Arrivò laripresa economica e negli anni ‘60 si incominciarono asentire i benefici derivanti dalla commercializzazione delporfido. Aumentava la richiesta di prodotti da parte deiconsumatori ed anche la sede costruita nel ’38 diventòinadeguata. E così nel 1968 si costruì in tempo record(appena dieci mesi) l’edificio che tuttora ospita magazzi-no e negozio. La spesa fu di nove milioni e mezzo di liree per affrontare l’investimento gli amministratori si impe-gnarono personalmente, firmando le cambiali per otte-nere dalle banche i finanziamenti necessari. La scelta dell’ubicazione della struttura, che si affacciasulla strada statale, e delle caratteristiche architettonichedell’edificio fu lungimirante, tant’è che anche oggi, dopoalcuni interventi migliorativi, la struttura risulta perfetta-mente al passo con i tempi e rispondente alle esigenzedi una clientela sempre più esigente. (f.l.)

> 1958: foto ricordo in occasione del sessantesimo.Alla sinistra del titolo: l’immagine sacra donata all’attodella fondazione da don Oss Emmer

RUBRICHE storia

COOPERAZIONE TRENTINA n° 6 - giugno 200832

RUBRICHEtestimoni dei valori /1 Inauguriamo questa nuova rubrica. Mensilmente proporre-

mo una serie di riflessioni sui principi contenuti nella “Cartadei valori della Cooperazione trentina” adottata dallaFederazione e dalle società associate nel giugno 2007. I let-tori potranno inviare i loro pensieri.

LA DEMOCRAZIAdi Ugo Morelli*

* insegna presso la Trentino School of Management, dove è diretto-re del Master of Art and Culture Management, ed è docente pressol’Università Iuav di Venezia

L’atto politico ori-ginario è la rispo-sta alla domanda:“che cosa ciposso fare io?”.Siccome non esi-

ste un “io” senza un “noi”, la ricer-ca dell’azione possibile emergesempre nella relazione con un altroo con gli altri. La democrazia ha ache fare perciò con l’impegnoresponsabile a trovare la rispostapartecipata alla domanda: “checosa ci possiamo fare noi?”. Lademocrazia riguarda, infatti, lacontinua ricerca per elaborare ivincoli e le possibilità, le aspettati-ve e la paura, che provengonodalla necessità di vivere e agire congli altri. È il modo più impegnativoe più avanzato che noi esseriumani abbiamo trovato per convi-vere e cooperare, per valorizzare ledifferenze ed emanciparci, per cer-care l’uguaglianza delle opportu-nità e il riconoscimento del con-fronto, del conflitto e del dialogocome strategie di costruzione dellaconvivenza sociale. In base allerelazioni che siamo capaci di vive-re, di noi può emergere il meglio oil peggio: per questo l’educazionecome modo di elaborare e espri-mere le nostre possibilità è la bus-sola della via democratica. Lademocrazia è, soprattutto, laforma di governo che ci può con-sentire di realizzare noi stessi

come progetto e come invenzione,alla frontiera di noi, laddove ricono-sciamo il margine evolutivo dellenostre possibilità, dove possiamodivenire ciò che ancora non siamo,mentre cerchiamo quel che cimanca. L’anelito alla libertà, ilsenso del possibile, che trovano,nell’altrui riconoscimento e nei vin-coli costitutivi che dagli altri ci deri-vano, le condizioni per la propriaespressione, sono il lievito dellademocrazia. Il contrario dellademocrazia può essere individua-to, infatti, nella crisi dell’immagina-zione. La cooperazione tra indivi-dui, nella società e nel lavoro, masoprattutto nella gestione dellacosa pubblica, si realizza e sostan-zia nel dialogo tra differenze, nel“parlamento”, dove le parole sonocome un seme da cui può nascereuna pianta. Per queste ragioni, adistinguere come democratica unaforma di governo e di gestionesono almeno tre aspetti: a) l’inve-stimento che la maggioranza faper favorire l’espressione dellaminoranza; b) la responsabilitànella ricerca della discontinuità edell’innovazione come forma diesercizio del potere; l’equilibriodinamico tra autorità e responsabi-lità. La cooperazione intesa comericerca continua delle condizioniper fare qualcosa insieme, nel rico-noscere il valore unico di ognuno enel porre il mutuo bene come con-

dizione del bene individuale, trovanel metodo democratico la propriavia. Elliot, con la forza della poesia,ci dice: “Per noi non c’è che tenta-re. Il resto non ci riguarda”.

La Carta dei Valoriè stata recentemente stampata e diffusa in due versioni: una rivoltaprincipalmente agli amministratori e aidipendenti delle cooperativee una, con una grafica più vivace,indirizzata ai giovani.Nelle immagini, le copertinedelle due brochure.

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MAURO MENDINI, presidente Cassa Rurale di Mezzolombardo e S. MicheleIl bene comune prevale sul businessParlare di democrazia nel mondo cooperativo è sicuramente come sfondare una porta aperta. La paro-la democrazia viaggia di pari passo, a mio avviso, con la parola libertà. La possibilità di poter esprimeresempre ed in qualsiasi luogo la propria opinione, l’opportunità di nominare attraverso il proprio voto i rap-presentanti delle cooperative di cui si è soci, il fatto che il business venga soppiantato dal bene comu-ne: ecco, queste sono tematiche che a mio avviso sono fondanti in un sistema cooperativo. Sono con-vinto che questa sia la vera democrazia. Un sistema che garantisce pari opportunità a tutti,indipendentemente dal peso del portafoglio, e che risulta essere attualmente l’unico vero modello cheoffra ai propri sostenitori le più ampie garanzie di reciprocità e soprattutto di libertà. Ed al giorno d’oggi,visto tutto quello che succede nel mondo, sono sempre più convinto che questo valore sia il più impor-tante obiettivo che ogni uomo possa desiderare.

LUCA ZENDRI, consigliere Metallurgica LedrenseOgni socio è importanteLa democrazia per essere affermata esige persone libere e desiderose di poter contribuire in modo per-sonale, attivo e responsabile al raggiungimento del bene comune. La democrazia nelle cooperative non deve essere praticata solo nelle votazioni assembleari o di consi-glio, ma deve essere vissuta con l’entusiasmo di poter dare ognuno il proprio contributo mettendo adisposizione anche il proprio tempo. Senza troppo delegare, ognuno deve sentirsi necessario e deverendersi parte attiva e responsabile. Il socio deve tener vivo il valore della democrazia partecipando allavita della propria cooperativa attraverso l’ascolto degli altri, l’espressione delle proprie idee, e soprattut-to mettendosi, quando serve, in gioco con dedizione, professionalità, senza grandi ambizioni personali,riconoscendo i propri limiti e difetti, convinto però che solo attraverso il confronto sereno e onesto si pos-sono raggiungere grandi obiettivi. Le cooperative sono società dove il valore di ogni singolo individuo è fondamentale e centrale. Non c’è cooperazione senza partecipazione e senza partecipazione non c’è democrazia. Pertanto nonc’è cooperazione senza democrazia.

ALDO MUCIACCIA, docente di scuola media superioreLeggere il mondo con i propri occhiCon la conclusione del 900 con suoi tragici eventi storici e l’inizio del nuovo millennio con il proromperedella globalizzazione, le responsabilità della democrazia sono enormemente aumentate nel dare rispo-ste ad aspirazioni emancipatorie, richieste di libertà, di partecipazione, di giustizia e di benessere.Il movimento cooperativo assume un enorme valore pedagogico perché esso prevede una democraziain costante autopianificazione che stimola l'attività razionale dell'uomo, nel contesto di un libero scam-bio di idee tra i singoli individui e alla resa di un beneficio alla società.Già Rousseau diceva che la volontà generale non deve essere qualcosa di imposto ma deve esserequella coscienza delle istanze collettive che proviene dall'interiorizzazione di una corretta etica dell'altrui-smo. E usando i concetti di Paulo Freire la democrazia non è altro che permettere a ciascuno di legge-re il mondo con i propri occhi affinchè si proponga, insieme con gli altri membri, di trasformarlo.Il compito della nostra generazione è di ridare ai giovani l’opportunità di riprendere in mano le sorti delproprio futuro e del bene comune e questo la cooperazione trentina già lo fa.

Testimoni

PROVINCIAAUTONOMA DI TRENTO

Dipartimento Istruzione e Politiche Giovanili

Chi ha seguito le riflessioni proposte nella terza edizio-ne del Festival dell’economia avrà certamente notatoche si è parlato più degli anni scorsi anche di imprese.Si è discusso di come esse dovrebbero essere regola-te e gestite per garantire maggior concorrenza, salva-guardare i piccoli azionisti, potenziare la responsabilitàsociale. Non è invece stato affrontato, se non negliincontri organizzati dalla Federazione Trentina dellaCooperazione, il tema del contributo che può dare allaconcorrenza e alla democrazia la compresenza di unapluralità di forme di impresa e in particolare di impreseorientate al profitto e di imprese, come le cooperative,la cui missione è quella di offrire servizi ai propri socialle migliori condizioni. Un tema di grande rilevanza,soprattutto in questo momento in cui, a fronte di ungenerale rafforzamento del sistema delle imprese coo-perative, se ne mettono in discussione alcune caratte-ristiche fondanti e i benefici fiscali ad esse connessi. Esi giustificano critiche e proposte in nome del mercatoe della concorrenza, lasciando intendere che le coope-rative operano fuori o contro il mercato. È quindi cru-ciale discutere la fondatezza di queste tesi.La teoria economica sostiene da tempo che lo svilup-po economico, e quindi il benessere di tutti noi, dipen-dono dal grado di sviluppo dei mercati dei beni, dellavoro e del capitale. Quanto più questi mercati sonoconcorrenziali e trasparenti, tanto maggiori sono ibenefici per i singoli agenti economici, siano essi lavo-ratori, consumatori o risparmiatori. Ciò è sicuramentevero in molte situazioni, ma non lo è sempre e nellostesso modo per tutti i beni e servizi. Non va infattidimenticato che i mercati sono istituzioni sociali basa-te su comportamenti consolidati e su regole il cuirispetto è tutt’altro che garantito. E sono quindi sem-pre imperfetti, per una molteplicità di ragioni. Inoltre,se è vero che quando i mercati sono concorrenziali

sono anche democratici perché non fanno differenzetra operatori, non va dimenticato che su di essi opera-no anche le imprese che invece democratiche gene-ralmente non sono. Nelle imprese infatti gran partedelle decisioni rilevanti per coloro che - come consu-matori, lavoratori o investitori – con esse si rapporta-no sono prese da un numero limitato di persone chespesso perseguono l’interesse di pochi azionisti.Perché i mercati svolgano il loro ruolo è quindi neces-sario limitare il potere delle imprese. E questo lo si puòfare in diversi modi. Innanzitutto garantendo la libertàdi costituire imprese e definendo regole di comporta-mento chiare e apposite autorità che le fanno rispetta-re. In secondo luogo rendendo le imprese contendibi-li, cioè acquistabili da soggetti in grado di gestirle inmodo più efficiente. Ma vi è anche un terzo modo,troppo spesso sottovalutato dalla teoria economica.Esso consiste nel favorire la presenza contemporaneasugli stessi mercati di imprese con strutture proprieta-rie diverse, cioè non solo di imprese di proprietà dicoloro che apportano il capitale di rischio (le classicheimprese di capitali), ma anche di imprese di proprietàdei consumatori, dei lavoratori, di piccoli imprenditoriinteressati a realizzare in comune una parte della loroattività. Cioè di imprese cooperative di vario tipo cheperseguono gli interessi dei loro proprietari non massi-mizzando i profitti, ma, a seconda dei casi, riducendoal minimo prezzi e costi, garantendo salari più elevati,o massimizzando i ricavi dell’attività dei propri soci.Mettendo queste imprese in concorrenza con quelle dicapitali si favorisce la concorrenza perché, non solo siriduce il potere di mercato della singola impresa, ma siimpediscono accordi tra imprese finalizzati ad accre-scerne il potere. Anche in questa funzione si concre-tizza il contributo della cooperazione alla democraziaeconomica.

RUBRICHE economia

Casse Rurali come banche di comunità: prime riflessionidi Carlo Borzaga*

35COOPERAZIONE TRENTINA n° 6 - giugno 2008

* Professore alla Facoltà di Economia dell’Università di Trentoe profondo conoscitore della cooperazione trentina

COOPERAZIONE TRENTINA n° 6 - giugno 200836

RUBRICHE pubblicazioni

“Bisogna andare oltre, ma dove?”:si apre così, con questo interrogati-vo spiazzante, il bel libro di LorenzoCaselli, docente di etica economicaall’Università di Genova. “Globaliz-zazione e bene comune” raccoglieuna serie di riflessioni elaborate dalprof. Caselli sulla società, sull’eco-nomia, sul ruolo della famiglia, delsindacato e del terzo settore,offrendo come bussola di naviga-zione e come metodo di compren-sione dei fenomeni “le ragioni dell’e-tica e della partecipazione”.Fin dalle prime battute l’economistagenovese evidenzia il bisogno,comune alle democrazie politiche ealle democrazie economiche, aisoggetti politici e alle organizzazionieconomiche, di favorire e praticarela “virtù” della partecipazione allavita delle istituzioni e ai loro proces-si decisionali: “Troppo pochi sonocoloro che decidono in manierasovente incontrollata, nel mentreaumenta l’area dell’impotenza edella rassegnazione”.I processi di globalizzazione chestanno investendo, a diverse velo-cità, il pianeta provocano, non solodevastazioni ambientali, ma ancheradicali modificazioni antropologi-che: “L’uomo di oggi si presentaricco di strumenti ma povero di finie di valori”. La dis-umanità delle

persone procede di pari passo conl’avvento del neoliberismo, inteso“come pensiero unico, fondato sul-l’imperativo del mercato assuntocome fine esclusivo”. L’ampliarsidella logica tipica dell’homo econo-micus a tutti gli ambiti della vita, inparticolare alla scuola, alla sanità ealle relazioni interpersonali, fa sì cherilevi solo “ciò che ha un prezzo”. Ilmercato infatti – sottolinea Caselli –non soddisfa il bisogno, bensì “ladomanda pagante fornita di ade-guato potere d’acquisto”. Al merca-to quel miliardo (economicamenteinvisibile e irrilevante) di personeche sopravvive con un dollaro algiorno non interessa: nulla ha daoffrire, nulla da acquistare. Non èaccettabile, anche in un’ottica difede – come è quella che contrad-distingue il nostro autore – una glo-balizzazione che produca inclusio-ne per i pochi ed esclusione per imolti: “Sostenere che occorrelasciare agire il mercato con la suamano invisibile è una grande ipocri-sia”.Un tema, che trova nel libro unampio sviluppo e che è particolar-mente caro a Caselli, è quello delbene comune. Esso non si ottienesommando i singoli e parziali beniindividuali, non si risolve in un mec-canico calcolo matematico. Il bene

comune è piuttosto l’insieme, indivi-sibile, dei beni economici, culturali,istituzionali, etici che consentono aogni persona e a ogni comunità(dunque, anche all’impresa) di “per-seguire la propria auto-realizzazioneil più efficacemente possibile”.Le strade da percorrere e i vicoliciechi da evitare sono tanti, eCaselli non manca all’interno deisuoi saggi di richiamarli: una nuova“ricerca di senso”, un “soprassaltoetico e politico”, il “rifiuto dellasacralizzazione del mercato”, lalotta al “guadagno speculativo”,una “solidarietà creativa”, la respon-sabilità sociale d’impresa. Le analisi di Caselli, pur talvoltafacendosi impietose, non sfocianomai nel pessimismo radicale. L’au-tore si appella, prima di ogni altracosa, al dovere di partecipare,all’intelligenza e allo spirito criticocome strumento di discernimento eal “bisogno del cuore, ovvero di unamore strutturale per l’uomo nellasua totalità individuale e collettiva”.L’epoca della globalizzazione permolti è ancora una tragica realtà,ma, rilanciando la speranza, Casel-li ci ricorda come nel linguaggiobiblico “la notte non è lo spaziodella paura. È piuttosto il tempo cheprepara i grandi appuntamenti eavvenimenti”.

Globalizzazionee bene comuneNel suo ultimo libro Lorenzo Caselli, protagonista di un forum della CooperazioneTrentina al Festival dell’economia 2008, riflette sulla società, sull’economia, sulruolo della famiglia, del sindacato e del terzo settore, offrendo come bussola dinavigazione “le ragioni dell’etica e della partecipazione”

A cura di Michele Dorigatti

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RUBRICHE recensioniDodicesima puntata della rubrica curata da Franco deBattaglia in cui viene presentata un’opera d’arte. Due i requi-siti: deve richiamare i valori fondanti del nostro movimentoed essere di proprietà di una cooperativa. Il quadro diEugenio Prati appartiene alla Cassa Rurale di Rovereto.

Prati e l’aiuto reciproco“Aiuto reciproco” è un valore cooperativo fonda-mentale. Significa sostenersi fra “persone” enon dipendere, per il proprio lavoro, da sussidiesterni, da benevolenze economiche che poichiedono contropartite politiche. Vuol dire quin-di restare liberi. Ma nello stesso tempo “aiutoreciproco” significa sapere che nessuno, nem-meno il più bravo, può sentirsi autosufficiente,che tutti hanno bisogno degli altri. Nessunuomo è un’isola chiusa in sé, la scomparsa diuna persona fa morire anche pezzi di noi stessi,così come la felicità di una persona moltiplica lanostra. L’aiuto reciproco diventa lo specchio delbene comune. “Aiuto reciproco” è un valorecooperativo perché nessuno è autosufficiente.Tutti hanno bisogno di aiuto e tutti devono sen-tire l’umiltà di chiedere aiuto. Non è una vergo-gna, da soli non si va da nessuna parte, se nonforse nel baratro della presunzione. “Aiuto reci-proco”, ancora, è un tratto distintivo della coo-perazione rispetto al capitalismo più esasperato,che teorizza, e pratica, il fare tutto da soli, maga-ri schiacciando gli altri. No, non è il “tycoon”americano il modello da seguire, anche perchél’aiuto porta un valore aggiunto imprevedibile,profondo, umano, non tecnico. Non si sa perchéarriva, ma si sa cosa significa. Come in questodipinto molo bello di un grande pittore moltoamato dai trentini, Eugenio Prati di Caldonazzo(1842-1907) dal titolo “La posta del villaggio” diproprietà della Cassa Rurale di Rovereto. Nelquadro l’attesa della ragazza, incerta, ritrosa,viene corrisposta da una mano esterna, quelladel postino, che non sa neppure cosa consegna.Una lettera d’amore? Comunque il postino sache quella lettera ignota, aiuta la ragazza. Ma saanche che, comunque vadano le cose, l’aiutovero è il sorriso con il quale consegna la letteraalla ragazza. “Aiuto reciproco” è soprattuttovolersi bene. (f.d.b.)

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RUBRICHE racconti di cooperazione

Potrei cominciare da quando nel 1978, a soli 29anni, appena assunto mi ritrovai numero duedella Cassa Rurale di Terlago. Ma qualcunopotrebbe ricordarmi che noi dipendenti eravamoin tutto, per l’appunto, due: la direttrice e io…E allora cominciamo dall’inizio e dal mio dna coo-perativo. La nonna Giuseppina, negli anni Venti,era stata gerente della Famiglia cooperativa diTerlago. Di cognome faceva Zambaldi. Una donnatanto intelligente quanto energica. E molto, moltoreligiosa ma di una religiosità sana, non bigotta.Da bambino sono cresciuto con lei. Abitava connoi e dormivamo nella stessa stanza. Donnariservata, tutta d’un pezzo, capace d’incutererispetto.Quante donne nella mia famiglia, tutte importan-ti per me. Mia madre era Concetta Tabarelli DeFatis, detta Giane, perché a Terlago tutti i primo-geniti sono dei “Giovanni” o delle “Giovanne”, o“Giorgei” o “Carletti”. Io, primogenito di quattrofratelli, sono inevitabilmente un Giovanni. Miopadre era Angelo Nicolussi. La sua famiglia pro-veniva da Lucerna e praticava la caccia agli orsi.Nell’Ottocento con un orso una famiglia era capa-

ce di campare per un inverno intero e la cacciadurava anche una settimana… Nicolussi è l’ita-lianizzazione di un antico Nicolaus. Mio padrefaceva il contadino e sua madre, ossia l’altra mianonna, era un’autentica santa, una donna d’unadolcezza infinita; noi bambini sapevamo che nelsuo cassetto c’erano sempre delle zirele, i dolcet-ti di zucchero e rabarbaro, a nostra disposizione.Il nonno materno si chiamava (indovinate un po’)Giovanni Tabarelli De Fatis. È morto che avevoappena 11 mesi ma so tutto di lui dai tanti raccon-ti. Era il guardaboschi del paese. Uomo mite edisponibile. Non sempre la legna che i paesanitagliavano e portavano in piazza era “regolare”,ma lui sapeva chiudere un occhio perché era con-sapevole che quelle piccole irregolarità erano perbisogno. È morto di stanchezza. Non sto esage-rando, mia madre ne era assolutamente certa.Aveva 62 anni e rimase per 21 giorni ininterrottinel bosco per domare un incendio. Tornò a casasfinito e poco dopo morì, letteralmente consuma-to dallo sforzo.Io penso che noi trentini siamo così nel nostrodna. Sentiamo naturalmente l’impegno e la

di Giovanni Nicolussi

> Illustrazione di Pierluigi Negriolli 39COOPERAZIONE TRENTINA n° 6 - giugno 2008

La miaCassa Ruralebella e conl’anima

responsabilità verso gli altri. Avvertiamo cheaccanto e prima di noi stessi ci sono i nostri dove-ri nei confronti della comunità. Non è un caso chela cooperazione trentina sia nata proprio su que-ste basi, su questo comune sentire. Noi trentininon avevamo niente e per sopravvivere doveva-mo mettere in comune quel poco che avevamo.Nei momenti di difficoltà, potevamo contare sol-tanto sull’alpeggio e sul bosco, il cui uso eraregolato da norme ben precise. Così tante volte cisiamo salvati.Sono cresciuto in questo clima. Mia madre midiceva: studia, perché solo studiando potrai usci-re dalla miseria di questa campagna avara. Hostudiato a lungo – medie e superiori – dai pavo-niani, fino a conseguire la maturità magistrale.Ho un ricordo vivido di quegli anni. Alcuni mieieducatori sono stati importantissimi. Erano glianni Sessanta e la mia è la generazione segnatada papa Giovanni XXIII, da John F. Kennedy, daMartin L. King. Un educatore straordinario erapadre Gilberto Zini, che più tardi sarà prete ope-raio in Germania e oggi è direttore dell’EditriceAncora. Ho anche qualche ricordo meno positivo,come quello del mio padre spirituale trasferito inBrasile, e non come premio. Più indietro eccoun’altra donna molto importante: EmmaMazzonelli, la mia maestra delle elementari, chemi ha insegnato a volere fortemente le cose. Sestudi, diceva, migliori sicuramente la tua vita. Eradura ma giusta. E poi ancora un altro maestro, ilparroco don Mario Susat.Intanto i miei genitori aprono un bar e io parto perseguire un corso da segretario d’albergo a CastelFusano, vicino a Roma, dove vivo il Sessantotto,convidendone le speranze e gli slanci. Comincio aviaggiare e non smetto. Torno a Terlago ma ripar-to subito per la Germania, a Norimberga, dove digiorno studio il tedesco e di notte lavoro in unristorante. Dormire? A vent’anni non hai tempoper dormire, ci sono troppe cose da vedere. E lì nevedo troppe di brutte. A Norimberga tornavano isoldati americani dal Vietnam. A Norimbergaandavano a lavorare italiani, turchi e slavi. Vedevoil modo barbaro in cui noi italiani venivamo trat-tati e me ne vergognavo. Nessuno ci tutelava, noni tedeschi né le istituzioni italiane. Eravamo all’in-

circa quello che oggi sono in Italia gli extracomu-nitari. Molti di noi erano seri, onesti e lavoravano.E di lavoro ce n’era, nei ristoranti e nelle gelate-rie. Ma qualche mela marcia c’era. Chi aveva consé la famiglia in genere si salvava, nonostante glienormi problemi con la lingua. Ma chi era solo…La sera, molti italiani vagavano nei dintorni dellastazione e finivano nelle sale da gioco specializ-zate nello spennare i malcapitati. E i soldati ame-ricani… Si ubriacavano e provocavano disordini,così arrivava la polizia militare che li picchiavaselvaggiamente. Per il resto, le condizioni igieni-che erano approssimative e si viveva in una sortadi apartheid di fatto. Lo confesso: in qualcheoccasione ho parlato francese, per non farmiriconoscere. Mi vergogno a dirlo, ma è così.Fu un anno soltanto, ma mi è rimasto dentro. Sisente, vero? È stato il vero spartiacque della miavita: da allora sono diventato adulto. A Terlago, nel1971, prendo in gestione con un mio fratellocuoco l’albergo Paganella. Poi anche una vicinasala da ballo, che oggi si chiama Il Portico. E mimetto a disposizione della mia comunità. Saròpresidente della Pro Loco e del Comitato di valo-rizzazione turistica Valle dei Laghi, che riunisce iComuni, gli enti e le Pro Loco della valle. Adessoche ci penso, dopo tanti anni, riconosco che giàallora, da giovanissimo, sapevo organizzare eguidare le persone, guardare avanti e indicaredegli obiettivi da perseguire uniti, tutti assieme.Credo sia un’attitudine in parte innata, in parteaffinata dai pavoniani. Mi piaceva pensare einventare cose, produrre idee; mi piaceva starecon gli altri e lavorare per gli altri.Intanto, oltre a seguire l’albergo, insegno – nondimentichiamoci che ero maestro – alle elemen-tari di Ponte Arche. E qui conosco una collega,Rosanna Antoniol, che diventerà mia moglie.Capisco subito una cosa: se voglio tenermi quelladonna, e volevo assolutamente tenermela, devocambiare. Ma sì, cambiare. Lei era del tutto ina-datta a bar e ristoranti. Più tardi sarebbe diventa-ta dirigente scolastico… No, non avrebbe maipotuto godere per un’attività del genere. Ed è cosìche di punto in bianco, a 29 anni, partecipo al con-corso e divento bancario, il numero due dellaCassa Rurale – d’accordo, su due dipendenti – e

COOPERAZIONE TRENTINA n° 6 - giugno 200840

RUBRICHE racconti di cooperazione

mi sposo. Ero forte dell’esperienza di contabilealberghiero e così mi metto a disposizione delladirettrice, una Tabarelli De Fatis. Semplice omo-nimia, a Terlago succede facilmente.Appena entrato in banca, mi risulta assolutamen-te chiara una cosa: un lavoro alla volta. Vietatomescolare gli interessi. Devo essere libero, deltutto libero. Fuori dai giochi, oggi diremmo “daiconflitti d’interesse”. Così lascio immediatamentel’albergo, la Pro Loco e il Comitato. Sento il biso-gno di restare fuori dai giochi, per poter metterea fuoco l’interesse generale e dedicarmi esclusi-vamente a quello, come deve fare una CassaRurale. Se dovevo fare l’arbitro, non potevo esse-re anche giocatore. Quindi, via da ogni potere,libero.Non fu una cosa facile. Lo ammetto: mi è costatafatica e ho sofferto. Avevo tante di quelle cono-scenze… Ma non potevo tenere due piedi in unastaffa, dovevo starne fuori e ne sono sempre statofuori. So di essere severo ma la penso così e nonlo nascondo: per me, consiglieri comunali e poli-tici in genere, e tutti coloro che hanno incarichipubblici, devono stare fuori dai consigli d’ammi-nistrazione delle Casse Rurali. So di essere statomolto rigido su questo punto. Nessuno dev’esse-re di parte per poter essere dalla parte di tutti, perpoter lavorare con tutti e per tutti. L’ho semprechiesto con energia e da dieci anni è così. Almenoall’inizio non sono stato sempre capito, lo sobene. Ma ho tenuto duro e oggi mi danno ragione.Oggi: da due dipendenti che eravamo, siamodiventati 56; e la Cassa ha 14 filiali in valle più 2 aTrento. Siamo cresciuti tanto soprattutto graziealle fusioni tra le varie Casse, che oggi costitui-scono la Cassa Rurale della Valle dei Laghi, cosìviene chiamata la Cassa nata dalla prima fusione,nel 1987, tra Terlago e Vezzano, a cui nel 1998 siuniranno – un processo non semplice… –Calavino, Cavedine e Santa Massenza. Il salto diqualità era necessario e ci ho sempre fortementecreduto. Le Casse Rurali dovevano stare sul mer-cato. Ma non potevano starci, finché venivanoconsiderate banche di seconda scelta, istitutiminori, delle quasi-banche, realtà troppo piccoleper poter competere ed essere più di un punto diriferimento per i soli contadini e paesani, come

un tempo. Oggi, con l’80 per cento di penetrazio-ne nei paesi, le Casse Rurali sono consapevoliche la cooperazione è la risposta migliore allenecessità del Trentino e della sua gente.Lo snodo – me lo ricordo bene – coincide con leprime fusioni degli anni Ottanta. Ero in banca eassistevo alla rivoluzione informatica, che ren-dendo tutto incomparabilmente più veloce com-primeva tempi e spazi. Il nostro lavoro cambiavaradicalmente e non sarebbe più stato lo stesso.La tecnologia toglieva senso al nostro anticomodo di operare, il “maneggio del denaro”. E pro-prio questo era stato, per decenni, il bancariodella Cassa Rurale: uno che maneggiava denaro.Era evidente che per avere ancora un sensodovevamo cambiare, trasformandoci in una retedi Casse. Per vivere e per crescere.La grande fusione del 1998-99 viene realizzata daquattro direttori… che per dirigere la nuovaCassa Rurale non scelgono uno di loro, ma unvicedirettore, io. E io accettai la nomina con enor-me entusiasmo. Ero convinto che una stagioneera finita e ne cominciava un’altra del tutto nuova,e dovevamo darci una dimensione aziendale ade-guata ai tempi, con moderazione ma anche condecisione, puntando sulla tecnologia, trasfor-mandoci in consulenti delle famiglie del nostroterritorio, facendo continuo riferimento ai lorobisogni. Occorrevano rigore, formazione e pro-fessionalità… e qui sì, forse si vede la mano dellamaestra Emma!Siamo i primi ad aver lavorato sui valori. Eravanobanche efficienti, con utili soddisfacenti, piena-mente sul mercato. Banche moderne e capaciquanto le altre banche. Ma allora che cosa cidistingueva dalle altre banche? Ebbi la netta per-cezione che proprio il nostro essere bravi potevadiventare un limite. Lo so, è un paradosso. Ma michiedevo: qual è il nostro dna? Qual è il nostrotratto caratteristico che ci fa essere immediata-mente distinguibili, unici? È così che dopo dueanni di lavoro i nostri ragazzi hanno steso unelenco di valori e di comportamenti, che sono ilnostro vero patrimonio e a cui ci vogliamo ispira-re. Per essere noi stessi. Per non perderci.

(Racconto raccolto da Umberto Folena)

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COOPERAZIONE TRENTINA n° 6 - giugno 200842

I lavori delle classi partecipanti al concorso “Lacarica dei 110”, promosso dalla Cassa Rurale d’A-naunia in collaborazione con l’Ufficio educazionecooperativa e con il sostegno dell’Assessorato allaCooperazione, sono stati presentati a fine maggioalla Co.C.E.A. di Taio di fronte ad un ampio pubbli-co. Ad applaudire alunni e studenti anche Diego Schel-fi, presidente della Federazione, Franco Panizza,assessore provinciale alla cooperazione, GiorgioMelchiori, presidente della Cassa Rurale, CarloGabardi, presidente della commissione valutatrice,e i dirigenti scolastici Massimo Gaburro di Fondo eMassimiliano Rossi di Taio.

RUBRICHEeducazione cooperativa

Alunni e studenti della valle di Non al lavoro sui temi del risparmio e dellacooperazione con l’aiuto della Cassa Rurale d’Anaunia

“Pensiamo al nostro futuroper non farlo diventare scuro”

Nel mondo dei bambini il panciuto maialino, simbolo delrisparmio, resiste ancora. Anche se tanti di loro sannoche risparmiare significa molto altro. L’hanno scoperto,alcuni, grazie all’opportunità che la Cassa Rurale d’A-naunia ha offerto di riflettere sul tema del risparmio edella cooperazione agli istituti comprensivi del territoriotramite il concorso “La carica dei 110 anni”. Sì, perchéuna Cassa Rurale è una banca di credito cooperativo,nata per andare incontro alle esigenze concrete dellagente, prima fra tutte, all’origine, la necessità di soprav-vivere ad una devastante miseria. Se non fosse coope-rativa non avrebbe così a cuore il benessere della suacomunità.Oggi come allora è ben radicata nel contesto in cui èsorta, e dunque ha inteso festeggiare i suoi 110 anni difondazione coinvolgendo anche le nuove generazioni echiedendo loro di sperimentare il lavoro cooperativo. Inaltre parole, di lavorare rispettando alcuni valori propridella cooperazione, in quanto valori sempre validi:rispetto, partecipazione democratica, mutualità, solida-rietà.All’invito hanno risposto due istituti comprensivi, ventitréclassi, oltre duecento bambini e ragazzi, una trentina diinsegnanti. L’istituto comprensivo di Taio ha partecipatocon le scuole elementari e medie di Taio e Coredo e lascuola elementare di Tres; l’istituto comprensivo diFondo con la scuola elementare di Romeno, cinqueclassi, dalla prima alla quinta, un unico approfonditolavoro sulla storia della cooperazione, diversi percorsi inun viaggio a ritroso nel tempo, narrato in dialetto all’in-terno di un caratteristico vout dove i bambini, vestiti conabiti tradizionali, hanno rappresentato un antico filò.La storia raccontata e la storia studiata. Conoscenze eprogetti, foglie e frutti in cartoncino colorato di un melofertile e rigoglioso, simbolo del lavoro cooperativo deiragazzi della scuola media di Coredo, ogni fiore un frut-to, ma radici comuni.All’origine, per tutti, la domanda “Che cosa possiamo

fare noi?” riferita ad un tema, quello del risparmio, cheinclude non solo il denaro, ma anche il tempo e le ener-gie di ciascuno. Una riflessione, quindi, sul risparmiocome investimento per il proprio futuro oltre che nei con-fronti degli altri e dell’ambiente.E quale relazione, allora, fra il risparmio in senso lato e ilmodello cooperativo? L’hanno dimostrato anche i piùpiccoli. Insieme si fa di più e meglio. Come i cuccioli dal-mata che si sono salvati dalle grinfie di Crudelia De Monperché sono stati insieme, convinti di potercela fare sol-tanto così. Insieme, come le pagine di un grande librocartonato che spiega, lettera per lettera i significati dicooperare, o le tessere di un mosaico a forma esagona-le per richiamare le cellette di un favo dove le api coope-rano senza sosta; o ancora le lettere dell’alfabeto, maquesta volta disegnate dai ragazzi su magliette bianchevivacizzate da slogan evocativi: “Educazione prima ditutto per dare più di un frutto”, “pensiamo al nostro futu-ro per non farlo diventare scuro”, “raccolta differenziatavita assicurata”.

LA CARICA DEI 110

A DennoNuovo abito per la sede di Denno della CassaRurale Bassa Anaunia. Un abito dal taglio modernoe funzionale. Il presidente Cesare Cattani: “vestenuova, innovazione tecnologica, nuove modalitàoperative, ma il nostro motore non cambia”. Adabbellire gli interni è un’opera d’arte realizzata daEgidio Petri. “Rappresenta l’albero delle nostreorigini, delle fatiche e delle soddisfazioni – haaggiunto Cattani– Piantato in una terra fertile,cresce grazie al lavoro di tanti. Attorno a questoalbero immaginiamo una casa dove potercustodire i suoi frutti. Le nostre genti sono leradici, noi siamo l’albero, la casa è la nostra CassaRurale, i frutti sono il futuro”. Tra i presenti DiegoSchelfi, presidente della Cooperazione Trentina.(Nella foto il taglio del nastro).

FOTOCRONACA a cura di Diego Nart

Cinquant’anni di vita per la viteDue cantine in una (Mori e Serravalle all’Adige), un percorso dimezzo secolo. La Cantina Mori Colli Zugna ha ricordato i“Cinquant’anni di vita per la vite”. Slogan che sintetizza la passione,l’impegno, il lavoro dei soci in mezzo secolo di attività. Due storiecominciate nella seconda metà degli anni Cinquanta, e confluiteuna decina di anni fa (1997) in una cantina unica. “Tempi duri,quegli esordi - come ha ricordato il presidente Flavio Chizzola -vissuti tra lo scetticismo di molti e il coraggio di alcuni, che guardacaso erano i contadini più piccoli. Perché per i piccoli, negli anniCinquanta, c’erano solo le frustrazioni di dover aspettare icompratori (i “senseri”) dell’uva come manna dal cielo, senza poterporre condizioni. Così si fece strada l’idea della cooperativa, chevide anche da queste parti due preti come “facilitatori”, monsignorCesare Viesi a Mori e don Gino Frizzi a Serravalle”. Una ricorrenzaricca di presenze. Il presidente della Provincia di Trento, LorenzoDellai: “la storia della cantina è anche testimonianza di riscattosociale, impresa economica e insieme umana”. Diego Schelfi,presidente della Cooperazione Trentina: “quello che facciamo non èper noi stessi ma per il bene della comunità”. L’appuntamento haofferto l’occasione per premiare i soci fondatori.

Inaugurazioni

Ricorrenze

Iniziative

Nomine

Bene comuneÈ il tema affrontato nella serata promossa dalla Cassa Rurale diMezzolombardo e San Michele all’Adige. Ne hanno parlato don MarcelloFarina e il professor Luca Zarri. Tra il pubblico Diego Schelfi, presidentedella Cooperazione Trentina. Sollecitato dal moderatore della serata, ilgiornalista Umberto Folena, ha osservato che “bene comune è proprietàdi nessuno e responsabilità di tutti. Proprio come diceva don LorenzoGuetti. Tutti siamo chiamati a fare qualcosa e – ha aggiunto - lacooperazione è uno strumento a disposizione di tutti e che, grazieall’impegno di tutti, riesce a dare qualità alle nostre comunità”.

Un momento speso beneSi è conclusa presso l’Istituto Alberghiero di Levico Terme ilciclo di incontri organizzato dai Giovani della Cassa Rurale diLevico Terme denominato “Un momento speso bene”. Ilprogetto nell’intenzione degli organizzatori si presentavacome un piccolo vademecum per giovani coppie. Nella foto ipartecipanti.

La PreaDa un anno l’Agraria di Riva del Garda opera nella nuova sede. Iprimi dodici mesi sono stati ricordati con un brindisi. Perl’occasione è stata presentata “La Prea”, una nuova etichetta. UnTraminer Aromatico prodotto con le uve raccolte nel Tennese.(Nella foto l’enologo Furio Battelini con le bottiglie de La Prea”).

“DoLa rivie del tstruttuSpecia

Cr Centro ValsuganaPaolo Zanetti è il nuovo presidente della Cassa Rurale CentroValsugana (al centro nella foto). Vicepresidenti RenzoCescato (a dx, vicario) ed Ezio Tessaro (a sx).

Cr LedroFiducia confermata a Piero Cis allaguida del consiglio diamministrazione della Cassa Ruraledi Ledro.

Cr RoncegnoMarco Hueller è il nuovo presidente della CassaRurale di Roncegno. E’ negli organi socialidell’istituto di credito cooperativo da undici anni.E’ stato eletto in sostituzione di Livio Armelao,prematuramente scomparso.

Cr Lavis-Valle di CembraNovità nel consiglio di amministrazione e nel collegiosindacale della Cassa Rurale di Lavis-Valle di Cembra. Nelcda sono stati eletti dai soci Massimo Folgheraiter e RobertaBosetti. Nuovo sindaco effettivo, Nicola Filippi. Confermato ilpresidente Ermanno Villotti.

Fc Primanaunia okTiene testa alla crisi dei consumi e punta a migliorare ilservizio a soci e clienti. La Famiglia Cooperativa Primanauniaha presentato ai soci un bilancio positivo. Vendite pari a 3milioni e mezzo di euro, utile di 75 mila euro. Nuovo puntovendita a Priò e unità abitative per anziani e giovani coppie aVigo di Ton. Sono i progetti principali del suo presente e delsuo futuro (prossimo).

ove” premia La Visista Dove ha dedicato ampio spazio al Trentino del buon vivereturismo di qualità. Tra le realtà visitate c’è Maso Franch. Allaura di La Vis viene dedicata l’apertura della sezione “Cantineali” dove sono di rigore servizio, stile e qualità del prodotto.

Sad: sistema gestionaleLa cooperativa sociale Sad di Trento è impegnata dal 1990 nel servizio di assistenzadomiciliare. Recentemente ha elaborato un sistema gestionale interno per il controllo del turnover dei propri lavoratori all’interno delle case degli utenti con lo scopo di monitorarlo e, dovenecessario, ridurlo. Il nuovo sistema è stato presentato nel corso di un seminario. Nella fotoda sin. Diego Agostini direttore Sad, il prof. Giuseppe Fiorani e Alessia Gottardi della Sad.

Fiemme iridataLa videoclip della candidatura di “Fiemme iridata 2013” è stata firmata Sirio Film. La valletrentina, come deciso a Città del Capo a fine maggio, ospiterà i Campionati Mondiali di scinordico del 2013. Uno splendido tris dopo i successi del 1991 e del 2003.

Cr Valle LaghiTerzo mandato per Elio Pisoni alla presidenza dellaCassa Rurale della Valle dei Laghi. Confermataanche il caposindaco, Romina Paissan.

Cr Tuenno-Val di NonConferma per GinoCristoforetti alla guida delconsiglio di amministrazionedella Cassa Rurale Tuenno-Val di Non. Dimostrazioneconcreta del buon operato alvertice dell’istituto di creditocooperativo.

Cr PergineL’assemblea dei soci della CassaRurale di Pergine ha confermatoFranco Senesi alla guida dell’istitutodi credito punto di riferimento per leaziende e le famiglie per località efrazioni dell’Alta Valsugana.

Cr Rabbi e CaldesSergio Graifenberg è stato confermatopresidente della Cassa Rurale di Rabbi eCaldes. Guiderà la banca della comunitàlocale per il prossimo triennio.

Fc LagarinaFiducia confermata dalla base sociale aGianfranco Delaiti, presidente della FamigliaCooperativa Lagarina, risultato dell’unificazionedi quattro cooperative di consumo: Calliano,Lizzana, Nomi e Volano.

Cr RoveretoI soci della Cassa Rurale di Rovereto hanno rinnovato lafiducia a Paolo Marega, presidente per il prossimo triennio.

Editoria

Ricordo diPietro Rutelli

E’ scomparso il 22 maggio, al termine di una dolorosamalattia, il professor Pietro Rutelli, consulente dellaFederazione Trentina della Cooperazione dal 2004 al2006 per il piano di miglioramento. Significativi i tantimessaggi di cordoglio dei suoi studenti (insegnavaall’Università di Cagliari) come da parte dellemoltissime persone che lo hanno conosciuto eapprezzato.

Il vento sulla sogliaE’ il titolo del libro voluto dalla Cassa Rurale dellaValle dei Laghi. L’autore è Alberto Folgheraiter, leimmagini sono del fotografo Gianni Zotta. Edito daCurcu&Genovese “è una sorta di viaggio tracronaca e storia, in una terra che ha fornitobraccia e intelligenze all’emigrazione e che èdiventata luogo d’immigrazione; che rischia ditrasformarsi in valle-dormitorio e serbatoio dibraccia e di menti per la valle dell’Adige; che sa diavere grandi chances per uno sviluppo sostenibileanche nel turismo; che è terra di grandi vini e di...“santi” passiti, di grappe e di laghi”. Nelle foto: lacopertina del volume e l’autore (al centro) assiemea Carlo Dellasega (a sx) ed Elio Pisoni (a dx)rispettivamente direttore generale dellaFederazione e presidente della Cassa Rurale Valledei Laghi.

Convention di ArcobalenoPer festeggiare il suo ventesimo compleanno la cooperativasociale Arcobaleno organizza al Casinò di Arco il 27 e 28giugno la convention: “Arcobaleno compie vent’anni, e ilviaggio continua…”. Al tavolo dei relatori si alternerannodocenti universitari, giornalisti, utenti dei servizi eprofessionisti. La cooperativa è specializzata nell’assistenzadomiciliare agli anziani.

RICERCA PERSONALELa Federazione Trentina della Cooperazione seleziona personale da inserire nella propria organizzazione.A tal fine, sono richiesti i seguenti requisiti:- laurea in giurisprudenza o economia ed equipollenti- ottima conoscenza della lingua inglese- buone doti relazionali- capacità di assunzione di responsabilità valutative e decisionali, di analisi e sintesi nonché di iniziativa e proposta da costruire in progressione.

Costituisce titolo preferenziale l’approfondimento delle tematiche legate al diritto comunitario.Inviare curriculum vitae c/o via Segantini 10 – 38100 Trento alla c.a. del Servizio Risorse Umane e Organizzazione, oppure via posta elettronica all’[email protected] entro il giorno 4 luglio.

COOPERAZIONE TRENTINA n° 6 - giugno 2008 47

OPINIONI orizzonti

La grande fame

Mais, più 31 per cento. Riso, più 74. Soia, più 87.Grano, più 130. Sono gli aumenti del prezzo sul merca-to mondiale dei principali alimenti dal marzo 2007 almarzo 2008. A patirne le conseguenze sono soprattuttoi poveri dei Paesi in via di sviluppo. Cento milioni di per-sone a rischio imminente di morte per fame. Uno scan-dalo il fatto in sé. E uno scandalo che quasi non se neparli: mentre le agenzie dell’Onu lanciavano l’allarme, iquotidiani italiani controllati dalle grandi aziende e dallegrandi banche, oberati da pagine e pagine di esternazio-ni politiche decisive per i destini della patria (!), non tro-vavano spazio per simili inezie.Sulle cause e sui possibili rimedi i pareri sono tanti econtraddittori, e non esenti da pregiudizi ideologici. Gliantiamericani se la prendono con gli Usa e la produzio-ne di biocarburanti, che farebbe aumentare il prezzodella farina di mais sul mercato internazionale. Dal 1995al 2007, l’etanolo prodotto da piante per uso alimenta-re, negli Usa, è salito da 5 a 35 miliardi di litri. In realtà,spiega l’economista Loretta Napoleoni (da“Internazionale”), «i biocarburanti incidono solo per il10 per cento sull’impennata dei prezzi». Gli anticinesiinvece mettono sotto accusa l’uso delle farine alimenta-ri per l’allevamento: in Cina, dal 1980 al 2007, si è pas-sati da 20 a 50 chili di carne pro capite. I neo-malthu-siani se la prendono con la Chiesa, la Fao e il mancatocontrollo della natalità: «La semplice verità – spiega ilpolitologo Giovanni Sartori – è che la fame sta vincen-do perché rifiutiamo di ammettere che la soluzione nonè di aumentare il cibo ma di diminuire le nascite, e cioèle bocche da sfamare». Al contrario Horst Seehofer,ministro tedesco dell’agricoltura, accusa la politica agri-cola comunitaria, che ha spinto gli agricoltori, con ilsistema dei sussidi, ad abbandonare 3,8 milioni di etta-

ri di terreno produttivo, per evitare le eccedenze di latte,carne e vino e sostenere i prezzi: «Abbiamo bisogno diun rinascimento agricolo e di un aumento della produ-zione in Germania, nella Ue e soprattutto nei Paesi in viadi sviluppo». La stessa Napoleoni conferma (smenten-do Sartori): «Il problema non è la scarsità dei prodottiagroalimentari ma il loro costo, che in molti Paesi lirende inaccessibili ai più poveri».Se così fosse, la soluzione è innanzitutto politica ecomincia con una riduzione dei prezzi nei Paesi piùpoveri. In questi Paesi occorre invertire la tendenza cheultimamente ha decimato le imprese agricole localicreando una dipendenza cronica dalle importazioni. Leimprese locali: che la cooperazione, legata al territorio ealla comunità, possa essere una delle soluzioni? Unsecolo fa il Trentino conosceva una povertà e una crisialimentare per certi versi analoghe. Ne uscì favorendo laresponsabilità, la solidarietà, la produzione locale, con ilcredito e il contenimento dei prezzi.Intanto, ricorda Lavazza, noi gettiamo il 10 per cento diquanto produciamo e acquistiamo, rendendo felice sol-tanto il Pil. Vano moralismo? No, buon senso: «Allorchési azzerasse lo spreco – spiega Lavazza – si otterrebbeuna sensibile riduzione dell’inquinamento ambientale,pari a un taglio del 20 per cento delle automobili circo-lanti(…). Viene in mente che quella pasta, quel latte,quel prosciutto servirebbero ad alleviare i problemidegli inglesi (e il discorso vale anche per l’Italia) in dif-ficoltà economiche. E il risparmio degli aiuti pubblicipotrebbe, allora, andare ad aumentare i contributi per lacooperazione internazionale».

[email protected]

di Umberto Folena

«Secondo il rapporto della britannica Waste and Resources Action Programme (Wrap), nel Regno Unito si spreca-no derrate per quasi 13 miliardi di euro l’anno. Vengono comprate dalle famiglie ed eliminate 6,7 milioni di tonnel-late di prodotti alimentari (un terzo del totale), la metà perfettamente consumabili. Ogni nucleo spreca in media 420sterline della propria spesa, 530 euro al cambio attuale. Un dato italiano recente, fornito dal sindacato consumato-ri Adoc, stimava lo sciupio nostrano in 561 euro, il 10 per cento degli acquisti».

(Andrea Lavazza, Avvenire)

COOPERAZIONE TRENTINA n° 2 - febbraio 2008

OPINIONI la porta aperta

Il paese di Walter Micheli era Valfloriana, una comunitàun po’ speciale, perché conta una popolazione abbastan-za numerosa, circa 600 abitanti, ma suddivisa in 11 fra-zioni per cui stenta a fare “gruppo”. La tentazione didisperdersi fra il porfido della Val di Cembra, il turismodella Magnifica e i boschi dell’Alto Adige, è forte. Untempo l’economia silvopastorale e il parroco tenevanoinsieme il paese, ma dopo la frustata crudele dell’alluvio-ne del 1966, quando intere frazioni come Ischiazza (indi-menticabili le fotografie di Flavio Faganello) vennerospazzate via, i problemi sono aumentati, anche se ilnuovo sindaco Lozzer sta cercando di superarli rilan-ciando con energia presenze e agricoltura di montagna.Un autunno di alcuni anni fa salimmo con Walter Miche-li, non più vicepresidente della Provincia, ma semprefiglio del suo paese e appassionato al territorio (che vuoldire uomini) a Valfloriana per vedere se fosse possibileun progetto per la bella, antica locanda da poco chiusa,e per il paesaggio unico della montagna, su verso MalgaSasso, con piccoli laghi e torbiere degradanti, un monu-mento alle acque, una Plitvice trentina, che corre ilrischio di essere prosciugata dall’esplosione del bosco.Micheli si interrogava su quanto occorresse per renderepiù vivo il paese, fare della locanda un punto di riferi-mento, affidare a una famiglia fissa la cura della chiesa,a una cooperativa il potenziale biotopo, insomma, nien-te di più di quanto faceva l’Austria, che pagava i parrociperché presidiassero, educandole, anche le frazioni piùisolate e stipendiava il gestore del Pizzo degli Uccelli alPasso Brocòn perché tenesse aperto l’albergo anchenella cattiva stagione. Poteva fare qualcosa la Provincia?L’albergo era chiuso, la chiesa vuota. E però c’era genteche usciva nelle strade e si incontrava. Ci rendemmosubito conto che ciò era dovuto all’attrazione esercitatada una bottega cooperativa con il suo gestore-dipenden-te, e dall’impiegato della Cassa Rurale che veniva inter-

pellato su una miriade di problemi, non solo su prestiti edepositi. Ci dissero, peraltro, che lo sportello bancarioera a rischio (un bancomat non avrebbe richiesto unostipendio fisso) e quanto al negozio, perché non fare laspesa nella più attrezzata Cavalese?Mentre ascoltava Walter Micheli diventava quasi paonaz-zo: “Ma non si rendono conto - diceva - che c’è svilup-po solo attraverso l’uomo? Mantenendo presenze ecompetenze sul territorio? Che una comunità ha bisognodi riferimenti umani, non solo di consumi alimentari omonetari”? E lodava la scelta cooperativa di resistere,non solo, ma di creare lavoro, perché se vi sono alcuniposti fissi si sviluppa poi anche l’imprenditoria privata,altrimenti tutti se ne vanno.Walter Micheli se ne è andato improvvisamente a 63anni, domenica 1 giugno, colpito da infarto durante unapasseggiata in montagna. Ha dato tanto al Trentino.Socialista umanitario, cattolico, sindacalista è stato vice-presidente della Provincia e assessore all’urbanisticanegli anni Ottanta. Ha riscattato il Trentino umiliato dallatragedia di Stava, ha redatto il secondo Pup, ha lanciatoil “Progettone” per dare lavoro agli operai che l’avevanoperduto. Ma è stato anche un profondo sostenitore dellacooperazione con gli uomini al centro. Ne comprendevale contraddizioni, ma soprattutto gli sforzi per un Trenti-no migliore, perché sapeva che lo sviluppo nasce dalbasso, dalle famiglie che si vogliono bene perché il papàha un lavoro, non dall’alto, dalle imposizioni dei profes-sori e dei manager. Anche la Cooperazione, piangendo-lo, può annoverarlo fra i “commontanari” di don Guetti eadditarne l’impegno civile e l’onestà ai giovani che siavviano sulla strada della solidarietà.

[email protected]

Micheli e le coop di ValflorianaWalter Micheli se ne è andato improvvisamente a 63 anni. Ha dato tanto al Trentino.È stato anche un profondo sostenitore della cooperazione con gli uomini al centro

di Franco de Battaglia

COOPERAZIONE TRENTINA n° 6 - giugno 200848

21x28 Privati tr.ai 1-04-2008 14:02:16