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NUOVE FIBULE DEL MUSEO DI SAN VITO AL TAGLIAMENTOMAURIZIO BUORA

Nel corso dell anno 2005 sono state consegnate al museo di San Vito al Tagliamento alcune nuove fibule che qui si pubblicano, grazie alla cortesia del dott. Giovanni Tasca. Esse provengono da due siti. Il primo un area alquanto vasta posta ai due lati della via Postumia,

in localit Sile (fig. 1) ove con tutta probabilit era disposto un insediamento (forse connesso con una mansio?). Il secondo la localit Gorgaz, a ovest dell abitato di San Vito al Tagliamento, da tempo nota per la villa romana qui ubicata.

Fig. 1. Ubicazione delle aree di rinvenimento ai lati della via Postumia (= poi decumano della centuriazione di Iulia Concordia) presso la localit Sile (Rielaborazione di M. Buora della carta tecnica regionale a scala 1:5000).

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Il sito in localit SileGrazie alla cortesia del sig. Alberto Botti, rinvenitore del materiale che stato consegnato al museo di S.Vito, ho potuto prendere visione all inizio di aprile del 2010 del sito e constatare come in esso si disponessero pi edifici in epoca romana. L area ha dato numerosi resti ceramici e un alta quantit di monete, attualmente in corso di studio1. Tra il punto che si trova a 45 56 13,91 N e 12 46 50,22 E e il punto posto a 45 58 31,88 N e 12 50 54,77 E per la lunghezza di 6,96 chilometri, pari a 4,7 miglia romane, rimane visibilissimo, specialmente dalle ortofoto aeree, quanto resta del tracciato della via Postumia (fig. 2). Nella zona che ci interessa esso viene intersecato da una strada moderna, via Sile, che parte da S. Giovanni di Casarsa e si dispone perpendicolarmente ad esso: si ipotizza che anch esso sia un

residuo della centuriazione e della viabilit antica. Nel luogo contrassegnato alla fig. 1 con il n. 1 stata rinvenuta la fibula tipo Certosa della classe Guzzo D2, n. 3 del nostro catalogo (figg. 3a, 3b); da qui provengono anche due dracme venetiche, trovate dallo stesso sig. Botti, databili alla prima met del I sec. a.C., insieme con altre numerose monete romane. Ho potuto constatare come affiorino frammenti di laterizi mal cotti (in special modo coppi) cosa che fa ubicare qui una fornace romana. Ho avuto la ventura di recuperare anche un fondo di ceramica di probabile produzione aretina a vernice nera con quattro bolli radiali e piede con carenatura (fig. 4): ci porta a una datazione alla prima met del I sec. a.C. Secondo alcuni autori la notevole carenatura all interno del fondo rilevato carattere che esula dalla produzione padana2, per cui sembra possibile che si tratti di una coppetta di importazione dall Italia centrale (Arezzo), come indica anche la sezione del piede, il tipo di vernice e l impasto. Pi a occidente, al posto di una vigna che ultimamente stata sradicata (fig. 1, area 2), secondo i proprietari del fondo, come mi ha riferito lo stesso sig. Botti, si sarebbe vista a una profondit non precisata unampia macchia nera: sarebbe suggestivo pensare a un accumulo

Fig. 2. Tracciato della via Postumia (poi decumano della centuriazione di Iulia Concordia) tra Azzano X e Valvasone (Rielaborazione di M. Buora da Google Earth).

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Figg. 3a e 3b. Fibula della classe D2 Guzzo da Sile (Foto D. Fantin).

alto che avrebbe fatto attraversare il Tagliamento presso i guadi di Valvasone) e Pasiano di Pordenone, localit presso la quale numerosi rinvenimenti fanno supporre la presenza di un abitato fin dal II sec. a.C. A partire da Aquileia, verso ovest, si sarebbero dunque susseguite le seguenti tappe: dopo dieci miglia Sevegliano (chilometri 14), dopo circa 17 miglia Quadruvium (circa 25 chilometri), dopo 12 miglia Sile (circa 17 chilometri), dopo altre 12 miglia Pasiano di Pordenone (circa 17 chilometri).

di carbone o di resti di cottura, provenienti dalla vicina fornace, ma occorrerebbe una attenta verifica. Affioramenti di laterizi e di materiale di epoca romana continuano verso ovest per lungo tratto e per pi campi a una distanza di circa una ventina di metri dal tracciato della via Postumia, che oggi sopravvive in una strada campestre. Nel luogo contrassegnato con il n. 5 vi sono ampi affioramenti di laterizi romani, mescolati in parte con macerie di epoca moderna. Anche qui si trovano scarti di cottura e frammenti mal cotti, per pare solo di embrici. Ho visto un frammento di terra sigillata norditalica e anche un frammento di ampia coppa in terra sigillata chiara D, con la superficie interna ed esterna aggredita dai composti chimici dei fertilizzanti. Si ipotizza, dunque, che in quest area sia stato collocato un insediamento di qualche importanza lungo la via Postumia, forse una mutatio, attivo almeno fino all inizio del V sec. d.C. Lo attesterebbe anche l intervallo con i due centri pi vicini sullo stesso tracciato, rispettivamente Codroipo (distante poco pi di 17 chilometri secondo l ipotizzato percorso

Fibule dal sito di SileSi elencano qui di seguito le fibule provenienti dalla localit: 1) tipo ad arco serpeggiante o a drago. Rimane solo la terminazione ingrossata, lungh. 2,5. Inv. n. 199.185 (fig. 5). 2) Arco allargato al centro, a sezione triangolare. Lungh. (cons.) 3 x largh. max 1. Inv. n. 199.183 (fig. 6).

Fig. 4. Fondo di ceramica a vernice nera con quattro bolli radiali (Foto M. Buora).

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Fig. 5. Estremit ingrossata di fibula (Foto D. Ruma).

Fig. 9. Fibula di tipo romboidale (Foto D. Fantin).

Fig. 6. Arco di fibula (Foto D. Fantin).

Fig. 10. Fibula del tipo A 68/69 in unico pezzo (Foto D. Fantin).

Fig. 7. Staffa a cornice, forse di fibula tipo Almgren 65 (Foto D. Fantin).

Fig. 11. Fibula del tipo A 83/84 in due pezzi (Foto D. Fantin).

Figg. 8a e b. Fibula tipo Alesia IIc (Foto D. Fantin).

Fig. 12. Fibula di tipo Hruica (Foto D. Fantin).

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3) Certosa classe Guzzo D2, con arco appiattito e allargato al centro, molla laterale a tre avvolgimenti destra, staffa appiattita superiormente desinente con due protuberanze laterali. Decorazione a occhi di dado sull arco e la staffa. Lungh. 6 x largh. max all arco 0,9. Inv. n. 199.174 (figg. 3a, 3b). 4) staffa a cornice, forse di fibula tipo Almgren 65. Lungh. 4,1 x h 1,7. Inv. n. 199.199 (fig. 7). 5) tipo Alesia IIc, priva della staffa e di parte dell ardiglione. Lungh. 4,4 x largh. alla testa 1,8 (compresi i due bulbi terminali molto irregolari). La parte appiattita centrale, di forma ovale, misura 1,7 x 1,4. Inv. n. 199.176 (figg. 8a, 8b). 6) tipo romboidale, con protuberanze circolari agli angoli, per accogliere decorazioni in smalto; traccia di losanga sopraelevata al centro. Lungh. 4 x largh. 2,8. Priva di una appendice laterale. Inv. n. 199.182 (fig. 9). 7) A 68/69 in unico pezzo, di piccole dimensioni, con testa allargata, parte della molla bilaterale (tre avvolgimenti per parte), nodo a sezione biconica sull arco e attacco di piede. Lungh. (cons.) 3,4 x largh. (cons.) 1,4. Inv. 199.175 (fig. 10). 8) A 83/84 del tipo in due pezzi, priva di met della molla e dell ardiglione. Lungh. 4,5 x largh. (attuale) 1,5. Inv. n. 199.178 (figg. 11a, 11b). 9) tipo Hruica, massiccia. Rimane solo la testa trapezoidale (1,6 x 1,5), un globetto, parte dellardiglione in ferro e parte dell arco a sezione rettangolare con solchi longitudinali e trasversali. Sulla testa tre occhi di dado. Lungh. 4 x largh. (cons.) 2,4. Inv. n. 199.177 (fig. 12). 10) tipo Keller 3/4d con decorazione a linee curve

di punti impressi sulla parte superiore del piede e dell arco. Priva del braccio destro e dell ardiglione. Sotto la staffa foro per l inserimento di un perno fermardiglione. Lungh. 5,5 x largh. (attuale) 3,4; originaria 4 x h 2,4: Inv. n. 199.179 (fig. 13). 11) braccio di Zwiebelknopffibel con bulbo schiacciato, a sezione arrotondata, con nodino centrale e foro sulla cresta. Lungh. 2.4 x h 1,2. Inv. n. 199.198 (fig. 14). 12) bulbo a sezione biconica leggermente schiacciata, con nodino centrale, di Zwiebelknopffibel di tipo non determinabile. Diam. 1,2 x h 1,4. Inv. n. 199.197 (fig. 15).

CronologiaFibula n. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 Tipo ad arco serpeggiante o a drago ----Certosa Almgren 65? Alesia II c romboidale A 68/69 A 83/84 Hruica Zkf Keller 3/4d Zkf Zkf Datazione Fine VII VI sec. a.C. Fine VII VI sec. a.C. ? IV sec. a.C. 100 70 a.C. 25-1 a.C. 50 100 d.C. ++ I sec. D.C. II sec. d.C. IV sec. d.C. IV sec. d.C. IV sec. d.C. IV sec. d.C.

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pensato anche a una sorta di raccolta effettuata per una successiva fonditura, ma mancano al momento elementi che possano avvalorare questa ipotesi.

Fibule protostoricheFig. 13. Fibula di tipo Keller 3/4 D (Foto D. Fantin).

Fig. 14. Braccio di Zwiebelknopffibel (Foto D. Fantin).

Fig. 15. Bulbo di Zwiebelknopffibel (Foto D. Fantin).

Come si vede la scansione cronologica relativamente proporzionata: essa in sintonia con lo spettro delle fibule del Friuli, in particolare della Destra Tagliamento. Sono ben evidenti i due periodi, uno protostorico che sulla base di questi elementi sembra arrestarsi con il IV sec. a.C. e uno romano che ha presenze scaglionate dal I sec. a.C. al tardoantico. Manca del tutto, pare, una frequentazione in epoca postclassica (et dei Goti e dei Longobardi)3. Osservando lo stato di frammento e la deformazione, apparentemente intenzionale, della fibula n. 9 avevo

Il sito ha dato alcuni oggetti di metallo del periodo protostorico, tra cui un pendaglio triangolare in lamina di bronzo a occhi di dado di un tipo ampiamente diffuso in area nordorientale tra VI e V sec.4 Ai pi antichi appartiene parte di una fibula con arco massiccio e a sezione triangolare (n. 2). Il tipo trova un confronto a Pozzuolo5. Coeva (VII - VI sec. a.C.) la terminazione ingrossata di una fibula serpeggiante o a drago: la scarsit del frammento non consente una migliore determinazione (n. 1). La carta di distribuzione nell Italia settentrionale offerta da ultimo da Peter Ettel 6 va integrata con le fibule di questi tipi nell agro di Iulia Concordia edite da Silvia Pettarin7. Si segnala un raro esemplare di fibula del tipo Certosa, con decorazione a occhi di dado sull arco e singolare terminazione a due punte della staffa. Si tratta di un tipo centroitalico: esso, come mi comunicano gentilmente Andrej Prelonik e Dragan Boi, che qui sentitamente ringrazio, corrisponde alla classse D2 del Guzzo ed presente, tra l altro, in Abruzzo, nella tomba 920 di Bazzano8, nel Lazio (Falerii)9, in Etruria10, nelle Marche11 in Romagna12 e nel Veneto13. Esso si colloca nel pieno IV sec. a.C. La sua datazione stabilita in base al corredo della tomba n. 4 maschile di San Martino in Gattara, al confine tra Romagna e Toscana. La tomba ha dato ben 11

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fibule tra cui una Certosa analoga alla nostra quanto a decorazione del piede e della parte anteriore dell arco, priva per attualmente della caratteristica desinenza che si osserva nellesemplare di Sile. Riterrei probabile l appartenenza a questo tipo anche di un frammento conservato al museo di Udine, proveniente da Tapogliano14. La distribuzione ora nota di questo tipo, che tuttavia comprende esemplari parzialmente diversi nell ornato e in alcuni dettagli, sintetizzata nella carta alla fig. 16. Nella Destra Tagliamento questi rinvenimenti, che rivelano rapporti con la parte centrale della penisola italica, sono forse attribuibili alla presenza di nuclei di popolazione di cultura paleoveneta, o con essa in rapporto. Le localit di rinvenimento di queste due fibule friulane, se effettivamente appartengono al medesimo tipo si trovano presso il tracciato della successiva romana via Postumia15. Ci parrebbe far supporre l esistenza di un itinerario protostorico lungo il medesimo tracciato gi nel IV sec. a.C.

rustica da cui proviene copioso materiale di epoca romana17. Una parziale planimetria fu acquisita con sistemi geoelettrici negli anni Ottanta18 e parte del materiale fu oggetto di pubblicazione specifica19. L area si segnala anche per il rinvenimento di un bronzetto di pregevole fattura20. Da quanto era gi stato pubblicato si poteva datare l inizio della frequentazione almeno al I sec. a.C. Dal sito provengono le seguenti, nuove, fibule21 che qui si pubblicano: 1) tipo Alesia IIc, priva della parte posteriore dell arco, con la staffa, e della terminazione dell ardiglione. Lungh. (attuale) 3 x h (attuale) 1,1 x largh. alla testa 1,3. Inv. n. 398.003 (fig. 17). 2) tipo Hruica, priva dell ardiglione. Lungh. 4,1 x largh. alla testa 1,2. Inv. n. 398.004 (fig. 18).

Il sito del GorgazIl sito della villa romana del Gorgaz ben noto in letteratura, per rinvenimenti registrati fin dal 181016. Qui era collocata una villaFig. 16. Distribuzione delle fibule Certosa della classe Guzzo D2 (Dis. M. Buora).

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Fig. 17. Fibula tipo Alesia IIc da Gorgaz, scala 1:2 (Dis. R. Merlatti).

a.C. di tutta l area, ove mancano anche altri tipi, ad es. la fibula Nova Vas ampiamente diffusa nei territori contermini. Nondimeno dalla villa del Gorgaz proviene una fibula di tradizione La Tne e da Sile viene la terminazione a testa di volatile di un simpulum a manico verticale probabilmente del tipo 3 (o 2?) della classificazione Feugre, che si data tra fine II sec. e 50/30 a.C.23 Questa forma, che corrisponde al tipo Caramella C24, con terminazione a testa di canide o di oca, costituisce un modello di lunga durata che parte dal V sec. a.C. e arriva, specialmente nelle necropoli dell Italia settentrionale e nell area transalpina, fino alla met del I sec. a.C. I due elementi potrebbero indicare, se non sono residuali, una frequentazione nel periodo anteriore alla fondazione della colonia di Iulia Concordia.

SinteSi cronologica Oggetti anteriori alla colonizzazione di Iulia ConcordiaPer le fasi della romanizzazione, in cui tutto il Friuli occidentale dipendeva ancora da Aquileia, si indica da Sile un piede con staffa a giorno, forse di Almgren 65. L attribuzione non certa, in quanto la staffa a giorno comune a una serie di tipi contemporanei, ma in questo caso il fatto che siano ancora in qualche modo distinti l arco e il prolungamento del piede, anzich fusi insieme, offre un indizio per datarlo nel LTitD2 ovvero nel corso del I quarto del I sec. a.C. come propone Dragan Boi22. La Destra Tagliamento appare attualmente priva di questi esemplari. Ci potrebbe dipendere dallo stato delle ricerche, anche se siamo dellidea che questo elemento possa far pensare piuttosto a un certo spopolamento nel corso del I sec.

Fibule del periodo tardorepubblicano e augusteoA partire dagli anni intorno alla met del I sec. a.C., tradizionalmente intorno al 42 a.C. in coincidenza con la fondazione della colonia romana di Iulia Concordia sul sito di un precedente abitato protostorico, furono incrementati gli insediamenti nel suo agro, che comportarono la creazione o la sistemazione di numerose fattorie in cui probabilmente si stabilirono anche abitanti provenienti da altre aree della pianura padana25. Ci determin una radicale trasformazione dell assetto del territorio, nel corso di due generazioni che svolsero la loro attivit fino alla fine dell et augustea. Alcuni oggetti risalenti a questepoca, tra cui in primis le terrae sigillatae fornite

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di bollo26, ne sono eloquente testimonianza. Tra gli oggetti che attestano una frequentazione antica, non molto posteriore alla fondazione della colonia, rientrano le fibule del tipo Alesia IIc = Gutin I, 3, che compaiono tanto al Gorgaz che a Sile. La denominazione risale a Mitja Gutin che nel 1987 suddivise in pi varianti un tipo con arco laminare che trae il nome dal suo rinvenimento presso la citt di Alesia, sottoposta al celeberrimo assedio cesariano del 52 a.C. In effetti in questo gruppo, assai eterogeneo, rientrano tipi molto diversi accomunati solo dal fatto di avere un arco appiattito, ma di varia forma, e una cerniera al posto della molla in uso per tutto il periodo La Tne. Oggi chiaro che le fibule diffuse in regione furono prodotte e diffuse nell arco altoadriatico; varianti locali, come quelle presenti sulla costa della Francia meridionale, sembrano contemporanee. Nel 2005 ho cercato di radunare insieme i dieci esemplari fino ad allora noti27: gi dalla loro forma era chiaro che si tratta di prodotti

non standardizzati, quindi antecedenti ai prodotti di massa che si diffondono in et augustea, quali ad es. le fibule del tipo cos detto Aucissa, tipiche dell Italia settentrionale e diffuse anche dai soldati romani, bench fossero portate per decenni anche dalle donne. I due nuovi esemplari, rispettivamente da Sile e dalla villa del Gorgaz, mostrano da un lato quanto fosse amato questo modello nell agro di Iulia Concordia, ma portano anche a quattro il numero totale di questi esemplari (pari al 40 per cento) presenti intorno alle coste adriatiche (fig. 19).

Fibule della piena et imperialeTra le fibule non strettamente locali ricordiamo quella di forma romboidale con rialzo a losanga al centro. Essa, pur alquanto rovinata in modo che la parte esterna decorata non risulta pi ben leggibile, rientra in un tipo ben noto in Friuli (Aquileia, Percoto, Moggio Udinese) e lungo la costa adriatica, fino ad Adria28. Proprio la forma di questa protuberanza distingue le nostre fibule da quelle ad es. del Magdalensberg, che si datano alla prima met del I sec. d.C. L assenza di esemplari come il nostro in quella localit contribuisce a far datare le nostre fibule non prima della seconda met del I sec. d.C.Fig. 18. Fibula tipo Hruica da Gorgaz, scala 1:2 (Dis. R. Merlatti).

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Fig. 19. Distribuzione delle fibule del tipo Alesia IIc (Dis. M. Buora).

Tagliamento, lungo la sponda occidentale, stata oggetto di indagine e ora presenta alcuni aspetti degni di interesse. A giudicare dalla presenza delle fibule, sembra che soprattutto nell et augustea vi sia stato un intenso popolamento. La trentina di fibule a me note, dalla met del I sec. a.C. all et augustea, provengono da una decina di localit. Dal catalogo dell Antiquarium di Tesis, edito nel 1991, sono presenti 91 oggetti indicati come provenienti dal sito di Molinat, presso Maniago, ritenuto presumibilmente area di necropoli31. In detto volume le fibule si scaglionano secondo la seguente tabella:Tipo di fibula Beletov vrt Datazione 150-80 a.C. Bibliografia MAN VIII, 5 = Righi 1991, p. 133 MAN VIII, 7 = Demetz 1999, p. 239, n. 3 MAN VIII, 2 = Demetz 1999, p. 244, n. 5 MAN VIII, 4 = Demetz 1999, p. 245, n. 4 MAN VIII, 3 MAN VIII, 1 = Demetz 1999, p. 223, n. 2 MAN VIII, 29 = BuoRa 2005 MAN VIII, 27 MAN VIII, 28 MAN VIII, 30

Per la tarda et imperiale si segnala la presenza di una fibula del tipo Keller 3 / 4, variante D, un tipo assai comune che si data nell arco del secolo tra 315 e 41529. Esso presenta sul piede un foro per l inserimento del sistema di fissaggio dell ago, al fine di non perdere la fibula. Un esemplare identico, con analoga decorazione sull arco e sul piede e di uguali dimensioni tanto da far pensare che sia uscito dallo stesso laboratorio stato trovato a S. Giorgio di Nogaro30. Ci porta a interessanti ipotesi sull uso, per cos dire standardizzato, di fibule uguali forse da parte di reparti militari o comunque di forniture identiche a persone residenti in un territorio relativamente limitato. La conoscenza delle diverse zone dipende strettamente dall attenzione che i ricercatori hanno loro dedicato. Per questo motivo dell agro di Concordia, oggi diviso tra le province di Venezia e di Pordenone, sono meglio note la parte alta del Pordenonese, nella zona dei magredi, e l area intorno a Concordia. Tra queste, fin dall Ottocento, la fascia a ridosso del

Schss. I

100-70 a.C.

Nauheim II 1a

100-70 a.C.

Nauheim II 2

100-70 a.C.

Nauheim II 2 Schss. IIb

100-70 a.C. 75-50 a.C.

Alesia IIc Feugre 22b Feugre 22b1 Almgren 70/73

25-1 a.C. 20 a.C.-20 d.C. 20 a.C.-25 d.C. II sec. d.C.

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KpF Hruica Hruica A pavone

II sec. d.C. IV sec. d.C. IV sec. d.C. VI sec. d.C.

MAN VIII, 31 MAN VIII, 32 MAN VIII, 33 MAN VIII, 91

Schss. IIb

75-50 a.C.

MAN VIII, 1 = Demetz 1999, p. 223, n. 2 MAN VIII, 29 = BuoRa 2005 MAN VIII, 27 MAN VIII, 28 MAN VIII, 30 MAN VIII, 31 MAN VIII, 32 MAN VIII, 33

Alesia IIc Feugre 22b Feugre 22b1

25-1 a.C. 20 a.C.-20 d.C. 20 a.C.-25 d.C. II sec. d.C. IV sec. d.C. IV sec. d.C.

Presenze a Molinat di Maniago (secondo Righi)

Uno studio successivo di Pietro Egidi, sulla base di nuove e pi articolate informazioni, ha rilevato che i siti di provenienza erano tre, allineati tra loro e distanti reciprocamente un centinaio di metri. A suo dire ognuno avrebbe accolto un area sepolcrale, ancorch con diverso periodo di frequentazione. Nel suo elenco, tuttavia, compaiono 16 e non 14 fibule, per cui da ritenere che due siano nuove: presumibilmente si tratta di quella di cui egli pubblica il disegno a p. 100 e la KpF disegnata a p. 102. Egli ha scomposto la presenza di fibule secondo le seguenti tabelle.Beletov vrt? Schss. I 150-80 a.C. 100-70 a.C. egiDi, p. 100, n. 2 MAN VIII, 7 = Demetz 1999, p. 239, n. 3 MAN VIII, 29 = BuoRa 2005

Almgren 70/73 II sec. d.C. KpF Hruica Hruica

Presenze in loc. Pecioletti della Piana di Molinat, sito n. 78 (secondo Egidi).

A 70/73 A pavone

II sec. d.C. VI sec. d.C.

egiDi, p. 102 MAN VIII, 91 = egiDi, p. 102

Presenze in loc. Pecioletti della Piana di Molinat, sito n. 79 (secondo Egidi).

Alesia IIc

25-1 a.C.

Presenze in loc. Pecioletti della Piana di Molinat, sito n. 77 (secondo Egidi).

Nauheim II 1 a 100-70 a.C.

MAN VIII, 2 = Demetz 1999, p. 244, n. 5 MAN VIII, 4 = Demetz 1999, p. 245, n. 4 MAN VIII, 3

Nauheim II 2

100-70 a.C.

Nauheim II 2

100-70 a.C.

Di fatto non sembra, ai fini del nostro discorso, che la diversa localizzazione incida molto. Forse si tratta di piccoli nuclei che in qualche modo possono rientrare nell ambito di una grande area sepolcrale, con nuclei distinti. Le due nuove fibule dall area della villa romana del Gorgaz vanno ad aggiungersi alle altre due che avevo pubblicato nel 1985, rispettivamente una di schema pseudo La Tne, diffusa specialmente nella valle dell Adige nel secondo e terzo quarto del I sec. a.C.32, e una di tipo A 70/73e33 databile nel corso del II sec. d.C. Le due nuove fibule coprono quindi lacune finora esistenti in questo ambito. Del resto l elevata capacit economica e una buona circolazione di prodotti metallici tra gli abitanti della villa dimostrata anche

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dal bronzetto di Ercole e dal manico di una brocca con becco corto di forma Tassinari E532234, presente a Pompei, quindi in uso nell et flavia. Da quanto sopra esposto risulterebbe quindi, allo stato attuale della conoscenza, che l area presso Sile, a poca distanza dal tracciato del decumano massimo della centuriazione concordiese35, ovvero della via Postumia preesistente, sia una delle aree maggiormente ricche di fibule nell agro concordiese. Proprio la sua localizzazione potrebbe spiegare la presenza di vari tipi di Zwiebelknopffibeln tradizionalmente considerate proprie specialmente dei militari: un piccolo nucleo di soldati presso un importante tracciato stradale rientra in uno schema ben noto del tardoantico, protrattosi anche in epoca longobarda.

Le fibule e il loro significato per la storia del popolamentoLo studio delle fibule rigorosamente tassonomico per l epoca romana classico campo dell archeologia transalpina, per quanto in Italia non siano mancati i precedenti, fin dall illuminismo. Forse non un caso che le sole regioni in cui questo genere di studi sia abbastanza frequentato siano il Friuli e il Trentino Alto Adige, culturalmente oltre che geograficamente aperti alla cultura tedesca. Molti anni fa in Germania stato calcolato che il numero totale delle fibule di epoca romana presenti in quello stato fosse di circa centomila. Ognuno sa quanto sia aleatorio un calcolo del genere, che comunque offre un ordine di grandezza. Per il Friuli si pu calcolare che l area aquileiese abbia dato finora almeno 1500 fibule, mentre il

territorio di Iulia Concordia si attesti intorno a 150. Numeri molto modesti si possono proporre anche per gli altri territori: si stima ad es. che l agro di Forum Iulii non superi il centinaio di fibule, mentre quello di Iulium Carnicum non arrivi a 50. Tali cifre, largamente approssimative e suscettibili di smentita in seguito a un censimento pi preciso o a nuove indagini, riflettono certo anche lo stato della ricerca. Un problema che stato anche di recente posto nelle pubblicazioni dell arco alpino orientale, ovvero specialmente in Slovenia e in Austria, riguarda i portatori di fibule. Chi indossava fibule? Civili o militari? Indigeni o romani? Uomini o donne? Gli studiosi delle nazioni limitrofe tendono a negare che i portatori fossero romani, sulla base della scarsa presenza di fibule nelle rappresentazioni onorarie funerarie sia della scultura, sia della pittura o della piccola plastica. In effetti pare esserci qui un equivoco di fondo. Dopo la fondazione di Aquileia alcuni abitanti dell Italia nordorientale poterono ottenere individualmente la cittadinanza romana, che venne estesa a tutti i liberi optimo iure e nativi dopo il 49 a.C. Ma la gran parte della popolazione era certo di origine locale e non per questo venne meno alle sue tradizioni, anche nell ornato e nell abbigliamento, come noi siamo friulani, ma anche italiani ed europei. Se qualcuno mai avesse potuto leggere il poeta Ennio, sodale ed amico di P. Scipione Nasica che nel 183 a.C. ebbe dal senato romano l incarico con altri due commissari di fondare Aquileia , avrebbe anch egli potuto riconoscersi nel verso enniano che solennemente afferma nos sumus Romani, qui fuimus ante Rudini, come a dire che l influsso politico romano si aggiunse alle tradizioni locali, che non cancell

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immediatamente e totalmente. Per locali intendiamo, dal punto di vista del nostro tema, comuni ad un tempo all arco alpino orientale e all Italia padana. Rispetto a questa esaltazione del locale la vasta koin adriatica accoglie nell et del ferro elementi di larghissima diffusione, come le particolari fibule del tipo Certosa che abbiamo descritto sopra. In et tardoantica il locale per i civili si declina in un area molto pi ampia, che ad es. quella della

diffusione delle fibule del tipo Hruica (grosso modo l arco alpino orientale), mentre da pi parti fa capolino l elemento militare. Elemento, che anche se non espressamente attestato da fibule nella villa del Gorgaz, fibule altrove ben presenti, pare comunque rivelato dall uso di un puntale di cintura che non si pu datare prima dellultimo quarto del IV sec. d.C. e che rivela stretti rapporti con l area germanica, da cui provenivano numerosi appartenenti all esercito.

NOTE1

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Si tratta di poco meno di 500 monete romane, in corso di pubblicazione da parte di Teresa Sellan. Esse sono databili dal III sec. a.C. all inizio del V d.C. Cos M. T. Grassi, La ceramica a vernice nera, in Bedriacum. Ricerche archeologiche a Calvatone, 1.2, Il campo del generale: i materiali del saggio 6, a cura di L. Passi Pitcher, Milano, Et, 53-75: 58. Peraltro, sulla base dell abbondantissimo materiale rinvenuto nel corso degli scavi per le fognature di Aquileia (1968-1972), attualmente in corso di studio, avrei qualche dubbio sulla validit in assoluto di questo giudizio. attestata, peraltro, la presenza longobarda a poca distanza, per cui si veda L. Villa, Tra antichit e altomedioevo: alcuni aspetti sulle forme di popolamento nella Destra e Sinistra Tagliamento, in Giornata di studio sull archeologia del medio e basso Tagliamento in ricordo di Giuseppe Cordenons , San Vito al Tagliamento, Antico Ospedale dei Battuti, 14 marzo 1999 (da ora Giornata di studio), a cura di G. Tasca, San Vito al Tagliamento, Comune di San Vito al Tagliamento - Museo civico Federico de Rocco, 2003. Come mi informa G. Tasca, che di questo parla nel presente volume e che qui ringrazio di cuore. S. Pettarin, Le fibule protostoriche del Friuli Venezia Giulia, Aquileia nostra, 59 (1988), cc. 17-66: c. 37, n. 1, tav. V, 3. P. Ettel, Diffusione e recezione della moda italiana delle fibule nelle regioni transalpine, in Piceni ed Europa. Atti del convegno (da ora Piceni ed Europa), a cura di M. Gutin, P. Ettel e M. Buora, Udine, Societ friulana di archeologia, 2007, 135-145: 140. Pettarin, Le fibule protostoriche del Friuli Venezia Giulia.

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J. Weidig, Elementi piceni nelle tombe arcaiche di Bazzano (AQ), in Piceni ed Europa, 55-66: 56 e fig. 1,16, datata al Piceno IV B. D. G. Lollini, Sintesi della civilt picena, in Jadranska obala u protohistoriji, Zagreb, Liber, 1976, 117-153: 144, tav. 14, 7. Cfr. P.G. Guzzo, Le fibule in Etruria dal VI al I secolo, Firenze, Sansoni, 1972, catalogo a p. 45 e figure alla tav. XI A Ripatransone e a Cupra Marittima, come mi segnala cortesemente Andrej Prelonik che qui ringrazio di cuore, per la generosa disponibilit con cui ha messo a disposizione la sua comprovata competenza. A S. Martino in Gattara per cui si veda G. Bermond Montanari, La necropoli protostorica di San Martino in Gattara (Ravenna), Studi Etruschi, 37 (1969), 213-228; G. Bermond Montanari, San Martino in Gattara (Comune di Brisighella, Prov. di Ravenna). Scavi 1963, Notizie degli scavi di antichit, s. VIII, 23 (1969), 5-37: 10, tomba 4, n. 2, fig. 11, a. La tomba, maschile, conteneva complessivamente 11 fibule. Quella indicata appare simile alla nostra per la decorazione a occhi sul piede e alla terminazione dellarco, mentre la desinenza della staffa non conservata. Altra fibula proviene dalla tomba 15 della medesima necropoli e una terza dalla tomba 9 di Imola-Montericco, per con differente ornamentazione (P. von Eles Masi, La Romagna tra VI e IV secolo a C. La necropoli di Montericco e la protostoria romagnola, Bologna, University Press, 1981). Peraltro il confronto con una fibula della tomba Benvenuti n. 98 di Este, che Fogolari e Frey datano al passaggio dal VI al V secolo a.C. (G. Fogolari, O. H. Frey, Considerazioni tipologiche e cronologiche sul II e il III periodo atestino, Studi Etruschi, 33 (1965), 237-293,

NUOVE FIBULE DEL MUSEO DI SAN VITO AL TAGLIAMENTO

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figg. 15, 24), si limita solo alla presenza degli occhi di dado sulla staffa, elemento presente in numerosi tipi di fibule editi da Guzzo, mentre la terminazione della fibula atestina presenta un consueto bottone circolare schiacciato nella parte superiore. M. Buora, S. Seidel, Fibule antiche del Friuli, Roma, L Erma di Bretschneider, 2008, n. 37. Ci potrebbe far presupporre che il tracciato della Postumia non piegasse a Sevegliano verso Aquileia, ma continuasse verso le foci del Timavo, come gi scritto (D. Cencigh, F. Franceschin, M. Buora, Idrografia e viabilit nel territorio centro orientale di Aquileia romana, Quaderni friulani di archeologia, 14 (2004), 81-104), anche se questi sono elementi troppo labili per giustificare una simile ipotesi. G. B. Zuccheri, La via Giulia da Concordia in Germania, Treviso, Tip. L. Priuli, 1869, 20. G. Onofri, Testimonianze di vita romana nel territorio di S. Vito al Tagliamento, in San Vt al Tilimint, 50n Congres, 16 setembar 1973, [a cura di L. Ciceri], Udine, Societ filologica friulana, 1973, 110-117: 111; M. Buora, Vecchie e nuove scoperte di et romana e altomedievale dal Sanvitese, in Studi Sanvitesi, Udine, Arti grafiche friulane, 1980, 45-68. M. Buora, La villa romana del Gorgaz presso S. Vito al Tagliamento, Il Noncello 60 (1985) (da ora Buora, La villa romana del Gorgaz), 63-103. Buora, La villa romana del Gorgaz, 76. M. Verzr-Bass, Una statuetta bronzea raffigurante Ercole in riposo dalla villa del Gorgaz (San Vito al Tagliamento - PN), in Giornata di studio, 140-148. I due manufatti, assieme ad altri reperti di et romana tra cui il gi citato bronzetto di Ercole, vennero rinvenuti occasionalmente in superficie negli anni 90 del secolo scorso dal sig. A. Trevisan di San Vito, che provvide tempestivamente a consegnarli al Museo Civico De Rocco. Cfr. D. Boi, Late La Tne-Roman cemetery in Novo mesto. Ljubljanska cesta and Okrajno glavarstvo (poznolatensko-rimsko grobie v Novem mestu. Ljubljanska cesta in Okrajno glavarstvo), Ljubljana, Narodni Muzej Slovenije, 2008. Ringrazio Margherita Bolla per le cortesi precisazioni. Per il tipo cfr. M. Castoldi, M. Feugre, Les simpulums, in La vaisselle tardorpublicaine en bronze, a cura di M. Feugre e C. Rolley, Dijon, Universit de Bourgogne, Centre de recherches sur les techniques grco-romaines 1991, 61-88. Un aggiornamento sulla problematica in M. Bolla, Recipienti e statuine in bronzo romani in Italia settentrionale: stato degli studi e problemi aperti, Quaderni friulani di archeologia, 17, 2007, 45-66: 50-51, con indicazione di nuovi rinveni-

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menti. Osservo che un simpulum del medesimo tipo, apparentemente d argento, raffigurato tra gli oggetti caduti a terra raffigurati nel noto mosaico aquileiese del pavimento non spazzato , coerente per la datazione con le ultime presenze attestate del simpulum stesso. M. P. Bini, G. Caramella, S. Buccioli, Materiali del Museo archeologico nazionale di Tarquinia, XIII, I bronzi etruschi e romani, Roma, G. Bretschneider, 1995. Come lascia supporre il rinvenimento del monumento funerario di Varienus presso Morsano, per cui si rimanda a Buora, Vecchie e nuove scoperte di et romana e altomedievale dal Sanvitese. Vedi per questo l ultimo lavoro sull argomento, Vasa rubra. Marchi di fabbrica sulla terra sigillata da Iulia Concordia, a cura di E. Petten, Padova, Esedra, 2007. M. Buora, Osservazioni sulle fibule del tipo Alesia nell arco alpino orientale e nell alto Adriatico, Vjesnik za arheologiju i historiju dalmatinsku, 87-89 (2005), 79-88. Per il Friuli si rimanda a Buora, Seidel, Fibule antiche del Friuli, 47-48; per la zona di Adria si veda L. Alineri, G. Bonora Mazzoli, Le fibule rinvenute in superficie nella centuriazione dell agro adriese, in La centuriazione dell agro di Adria, a cura di E. Maragno, Stanghella, Linea Asg edizioni, 1993, 316-327. Cfr. H. Sedlmayer, Die Fibeln vom Magdalensberg, Klagenfurt, Landesmuseum fr Krnten, 2009. T. Schierl, Le Zwiebelknopffibeln , in Buora, Seidel, Fibule antiche del Friuli, 62-72: 64, con precedente bibliografia. Buora, Seidel, Fibule antiche del Friuli, 182-183, n. 669. G. Righi, Oggetti di ornamento ed altri manufatti (tarda et del ferro - periodo della romanizzazione), in L antiquarium di Tesis di Vivaro, a cura di I. Ahumada Silva, A.Testa, Barcis, Comunit montana Meduna-Cellina, 1991, 133-135: 133. Buora, La villa romana del Gorgaz presso S. Vito al Tagliamento, 90, tav. VI, 1 e M. Buora, Produzioni locali e correnti di traffico sulle due sponde del Tagliamento nel periodo tardorepubblicano e nel primo periodo imperiale romano. Un tentativo di storia economica, in Giornata di studio, 110-123: 113. Buora, La villa romana del Gorgaz presso S. Vito al Tagliamento, 90, tav. VI, 2. Ringrazio la dott. Helga Sedlmayer, dell Accademia delle Scienze di Vienna, per la gentile identificazione. Per la forma: S. Tassinari, Il vasellame bronzeo di Pompei, Roma, L Erma di Bretschneider, 1993, tav. 86. E5322. Per la localizzazione si rimanda a E. Destefanis, G. Tasca, L. Villa, Per una carta archeologica di Casarsa della Delizia, San Vito al Tagliamento e Sesto al Reghena, in Giornata di studio 2003, 149-173.

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MAURIZIO BUORA