11
Antologia CATONE L’ opera storica di Catone nasce dall’esigenza, ben sentita dall’autore, di superare i limiti angusti dell’annalistica, la forma tradizionale della storiografia romana, incapace di andare oltre lo scarno resoconto delle notizie minute riportate sulla tavola dei pontifices. Ciò che Catone si propone con le sue Origines è di scrivere per la prima volta una storia completa e organica di Roma, celebrandone la grandezza con il giusto rilievo, e ponendosi al fianco della grande tradizione storiografica greca. Catone intende la storia come celebrazione ‘collettiva’ delle gesta del popolo romano, evitando di fare i nomi dei grandi condottieri, per sottolineare invece il contributo dato dalla collettività alla creazione e al consolidamento del dominio di Roma. Ciò non toglie che – come sappiamo da varie testimonianze –, nella parte dedicata alla storia contemporanea, egli abbia dato ampio spazio alle vicende che avevano lui stesso come protagonista, ponendosi spesso al centro del racconto, fino a riportare per intero alcune sue orazioni. Insomma, Catone doveva essere consapevole dell’importanza della sua azione politica (ci deve essere qualcosa di vero nell’ironica definizione che Tito Livio dette di lui: «non certo un denigratore dei propri meriti»); è forse dovuto alla forza straordinaria di una personalità così superba se, con l’opera di Catone, si afferma anche un’istanza autobiografica che, a quanto è dato di vedere, è cosa del tutto nuova nella letteratura latina. Una dichiarazione programmatica (Origines, fr. 77 Peter) Nella breve frase programmatica che apre le Origines c’è già il superamento dell’angu- stia cronachistica propria della tabula dealbata (la «tavoletta bianca») su cui il pontifex maximus registrava, giorno per giorno, i fatti degni di nota. Non lubet 1 scribere quod in tabula apud pontificem maximum est, quotiens annona cara, quotiens lunae aut solis lumine 2 caligo aut quid obstiterit. Non mi va di scrivere quello che c’è nell’albo del pontefice massimo, quante volte si è avu- ta carestia e quante volte l’ombra o qualcos’altro ha fatto schermo alla luce della luna o del sole. 1. Una nuova storiografia 1 t 1. lubet = libet. 2. lumine: dativo arcaico per lumini.

09 01 Consulta Catone

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: 09 01 Consulta Catone

AntologiaCATONE

L’ opera storica di Catone nascedall’esigenza, ben sentita dall’autore, disuperare i limiti angusti dell’annalistica, la

forma tradizionale della storiografia romana,incapace di andare oltre lo scarno resoconto dellenotizie minute riportate sulla tavola dei pontifices.Ciò che Catone si propone con le sue Origines è discrivere per la prima volta una storia completa eorganica di Roma, celebrandone la grandezza conil giusto rilievo, e ponendosi al fianco della grandetradizione storiografica greca.Catone intende la storia come celebrazione‘collettiva’ delle gesta del popolo romano, evitandodi fare i nomi dei grandi condottieri, persottolineare invece il contributo dato dallacollettività alla creazione e al consolidamento del

dominio di Roma. Ciò non toglie che – comesappiamo da varie testimonianze –, nella partededicata alla storia contemporanea, egli abbia datoampio spazio alle vicende che avevano lui stessocome protagonista, ponendosi spesso al centrodel racconto, fino a riportare per intero alcune sueorazioni. Insomma, Catone doveva essereconsapevole dell’importanza della sua azionepolitica (ci deve essere qualcosa di vero nell’ironicadefinizione che Tito Livio dette di lui: «non certo undenigratore dei propri meriti»); è forse dovuto allaforza straordinaria di una personalità così superbase, con l’opera di Catone, si afferma ancheun’istanza autobiografica che, a quanto è dato divedere, è cosa del tutto nuova nella letteraturalatina.

Una dichiarazione programmatica (Origines, fr. 77 Peter)Nella breve frase programmatica che apre le Origines c’è già il superamento dell’angu-stia cronachistica propria della tabula dealbata (la «tavoletta bianca») su cui il pontifex

maximus registrava, giorno per giorno, i fatti degni di nota.

Non lubet1 scribere quod in tabula apud pontificem maximum est, quotiens annona cara,quotiens lunae aut solis lumine2 caligo aut quid obstiterit.

Non mi va di scrivere quello che c’è nell’albo del pontefice massimo, quante volte si è avu-ta carestia e quante volte l’ombra o qualcos’altro ha fatto schermo alla luce della luna o delsole.

1. Una nuova storiografia

1t

1. lubet = libet. 2. lumine: dativo arcaico per lumini.

Page 2: 09 01 Consulta Catone

Guidaalla lettura

Carestie ed eclissi Le carestie chedeterminavano l’aumento del prez-

zo del frumento (annona cara) ed eventi prodigiosi comele eclissi solari o lunari, il cui significato ominoso veniva

sottoposto all’interpretazione degli indovini, esemplifica-no il tipo di fatti registrati sulla tabula dealbata e nella sto-riografia annalistica, rispetto alla quale Catone prende orgo-gliosamente le distanze (Non lubet scribere).

TEMI E MOTIVI

L’eroismo di un tribuno(Origines, fr. 83 Peter)È questo il frammento più famoso delle Origines di Catone (citato da Aulo Gellio, Notti

Attiche, 3,7,19 ss.), che si riferisce a un episodio della prima guerra punica: un esempio perfetto del-l’asciutta ed efficace prosa catoniana e insieme del suo moralismo di storico.

Dii immortales tribuno militum fortunam ex virtute eius dedere. Nam ita evenit: cumsaucius multifariam ibi factus esset, tamen vulnus capitis nullum evenit, eumque intermortuos defetigatum vulneribus atque quod sanguen eius defluxerat cognovere. Eumsustulere, isque convaluit saepeque postilla operam rei publicae fortem atque strenuamperhibuit illoque facto, quod illos milites subduxit, exercitum ceterum servavit. Sed idembenefactum, quo in loco ponas, nimium interest. Leonides Laco, qui simile apudThermopylas fecit, propter eius virtutes omnis Graecia gloriam atque gratiam praecipuamclaritudinis inclitissimae decoravere monumentis: signis, statuis, elogiis, historiis aliisquerebus gratissimum id eius factum habuere; at tribuno militum parva laus pro factis relicta,qui idem fecerat atque rem servaverat.

2t

Dii immortales … dedere: «Gli dèiimmortali dettero al tribuno militare unafortuna pari al suo valore»; dedere è ter-za persona plurale del perfetto indicati-vo, alternativa alla forma più comunedederunt (così, più sotto, cognovere esustulere). cum saucius … evenit: «benché là (sulcampo), fosse stato ferito in molte partidel corpo, tuttavia non gli capitò nessu-na ferita mortale». multifariam (da mul-tus e la radice di for, faris, «dire, parla-re»): forma avverbiale arcaica, nel sensodi «in molti punti». vulnus capitis: è sta-to mutato il testo stabilito da Peter nellasua edizione (in cui si legge il dativo capi-ti, «non gli capitò nessuna ferita alla testa»);ma capitis è da intendere come genitivodi relazione (vulnus capitis = «ferita mor-tale», come nelle formule del linguaggiogiuridico res capitis, poena capitis, «que-stione capitale», «pena capitale»). eumque … cognovere: «lo riconobbe-

ro fra i morti, spossato dalle ferite e dal-la gran perdita di sangue (lett. “per il fat-to che il suo sangue era scorso via”)»;defetigatum = defatigatum; sanguennominativo arcaico per sanguis. Eum … perhibuit: «Lo sollevarono ed eglisi ristabilì, e in seguito spesso fornì allostato il suo forte e coraggioso contribu-to»; postilla è un avverbio arcaico nel sen-so di postea. illoque facto … servavit: «e con quel-l’azione, cioè l’aver condotto di nasco-sto sul colle quei soldati, salvò tutto il restodell’esercito»; illo facto è proletticorispetto alla successiva frase esplicativaquod subduxit. Sed … interest: «Ma la stessa beneme-renza è ben diversa a seconda del luo-go in cui la poni». Leonides (= Leonidas) Laco … monu-mentis: «Lo spartano Leonida, checompì una simile impresa alle Termopili,per il suo atto di valore (propter eius vir-

tutes) tutta la Grecia onorò il suo valore(gloriam) e lo straordinario favore (gratiam)[di cui godeva] con monumenti di famaeccezionale»; l’intera frase presenta unforte anacoluto, con il nominativo inizia-le Leonides che resta isolato; in omnisGraecia è da notare l’uso di omnis in luo-go di tota, anche se l’espressione è daintendersi nel senso di omnes Graeci,come mostra il verbo al pluraledecoravere (= decoraverunt), concorda-to a senso con il soggetto singolare. signis … habuere (= habuerunt): «coneffigi, statue, iscrizioni elogiative, scrittistorici e altri riconoscimenti testimonia-rono la loro gratitudine per la sua impre-sa (lett. “tennero gratissima quella suaimpresa”)». at tribuno … servaverat: «ma un picco-lo elogio, in proporzione alla sua impre-sa, toccò al tribuno militare, che pure ave-va fatto la stessa cosa e aveva salvatola situazione».

30 Volume 1A

ntol

ogia

5

10

Page 3: 09 01 Consulta Catone

31

Ant

olog

ia

Catone • Una nuova storiografia

Guidaalla lettura

Un esempio di prosa arcaicaQuesto frammento è un esempio

tipico della prosa storica di Catone. Accanto alla presen-za di arcaismi lessicali e morfologici (defetigatum per defa-tigatum; il nominativo neutro sanguen per sanguis; l’usoesclusivo della desinenza -ere per la terza persona pluraledel perfetto indicativo), emerge la netta prevalenza dellaparatassi (per es. nel periodo Eum sustulere, isque conva-luit saepeque … perhibuit i fatti sono semplicemente acco-stati l’uno all’altro senza gerarchizzazione logica); l’impie-go di costrutti in qualche modo ‘irregolari’, come l’uso didue costrutti diversi per indicare la medesima funzionelogica (variatio) nella sequenza defetigatum vulneribus atquequod sanguen eius defluxerat, con un ablativo di causa segui-to da una proposizione causale, e soprattutto il forte ana-coluto che lascia isolato il nominativo Leonides Laco. Tratti di uno stile ancora arcaico sono il ricorso frequen-te ai pronomi is e ille, e la presenza di ripetizioni a brevedistanza (nam ita evenit … evenit; qui simile … fecit …gratissimum id eius factum habuere … parva laus pro fac-tis relicta, qui idem fecerat).

La virtus del soldato romano: unmodello da tramandare L’episodio

narrato nel frammento (come apprendiamo da Gellio, chenel citarlo espone in dettaglio il contesto in cui era inse-rito) risale alla seconda guerra punica, e in particolare alloscontro in Sicilia fra il console A. Atilio Calatino e il gene-rale cartaginese Amilcare (258 a.C.). L’esercito romanoè bloccato dai Cartaginesi nel Sud della Sicilia, pressoCamarina, e sembra senza scampo. Un tribuno si offre

di occupare un’altura con i suoi quattrocento soldati, pron-ti tutti a morire per attirare il nemico e liberare così ilresto dell’esercito; nel massacro dell’intero contingente,l’eroico tribuno, nonostante le molte ferite, riuscirà asopravvivere. Facendo uno strappo alla regola che si eraimposto, Catone – come sappiamo ancora da Gellio –citava in questo caso esplicitamente il nome del tribunoprotagonista dell’eroica azione, Quinto Cedicio; leragioni di una tale scelta sono da ricercare probabilmen-te nel valore paradigmatico dell’episodio, esemplare del-la virtus del soldato romano posta totalmente al serviziodella res publica; tanto più che esso vedeva protagonistanon un condottiero di fama, ma un oscuro tribuno mili-tare. Catone si proponeva così di far meglio risaltare lavirtù collettiva dell’esercito romano e di opporsi alla glo-rificazione esclusiva dei singoli generali, appartenenti, comegli Scipioni, alle grandi famiglie aristocratiche.Una storiografia per il popolo romano Il fatto qui nar-rato è esplicitamente accostato da Catone al celeberrimoepisodio di Leonida e del sacrificio degli Spartani alleTermopili. Catone afferma decisamente che l’eroicità delgesto è la medesima, e solo la mancanza in Roma di auto-ri capaci di esaltare la gloria delle sue gesta ha impeditoal tribuno di raggiungere una fama pari a quella di Leonida.Nella consapevolezza che idem benefactum, quo in loco ponas,nimium interest, che l’inferiorità della tradizione storio-grafica romana rispetto a quella greca si ripercuote anchesulla valutazione delle imprese dei due popoli, è da vede-re uno dei moventi che spinsero Catone a intraprenderela stesura delle Origines (si tratta di un’idea che sarà ripre-sa da Sallustio nel capitolo 8 della Congiura di Catilina).

CONTESTO

LINGUA E STILE

COMPRENSIONE1. Dividi il brano in due parti: a) Dii … ceterum servavit; b)

Sed idem benefactum … servaverat. Quindi riassumi ilcontenuto di ognuna e attribuiscile un titolo.

GRAMMATICA2. Che valore ha la proposizione cum saucius… factus esset

(righe 1-2)?3. In che funzione è usato il participio defatigatum (riga 3)?4. Individua e spiega il forte anacoluto presente nel testo.5. Definisci la funzione sintattica degli ablativi contenuti nel-

l’ultimo periodo.

LINGUA E STILE6. Registra in una tabella gli arcaismi lessicali e morfologi-

ci ordinandoli per categoria grammaticale.

7. Individua sul testo almeno un esempio di paratassi e unodi variatio.

8. Descrivi brevemente le caratteristiche arcaiche della lin-gua catoniana, facendo riferimento al passo in esame.

CONTESTO STORICO-LETTERARIO9. In quale particolare fase della seconda guerra punica si

colloca l’atto di eroismo del tribuno?10. La narrazione contiene un elemento di riflessione che coin-

cide con le ragioni stesse che spingono Catone a dedi-carsi alla composizione di un’opera storiografica: indivi-dualo e chiariscine le implicazioni. [max. 10 righe]

11. L’episodio del tribuno è emblematico del modo in cui l’au-tore concepisce la storiografia: perché? [max. 10 righe]

12. Descrivi l’ideale di virtus romana propugnato dall’autorefacendo riferimento al brano che hai letto.

Laboratoriodi latino

Page 4: 09 01 Consulta Catone

32 Volume 1A

ntol

ogia

Invito alla moderazione e alla saggezza politica (Orationes, fr. 163 Malcovati = Origines, fr. 95a Peter)La Pro Rhodiensibus, la più famosa, nell’antichità, fra le orazioni di Catone, fu tenuta di

fronte al senato in difesa dei Rodiesi, che Roma voleva punire per la loro sospetta collusione con il rePèrseo durante la terza guerra macedonica, conclusasi con la vittoria di Lucio Emilio Paolo a Pidna (168a.C.). Da Aulo Gellio, che ne cita diversi frammenti, sappiamo che l’intero discorso (che pure circolavaanche singolarmente) era stato riportato da Catone nel libro V delle Origines. Proponiamo qui l’esordiodell’orazione, un esempio dell’elaborato stile oratorio di Catone.

Scio solere plerisque hominibus rebus secundis atque prolixis atque prosperis animumexcellere atque superbiam atque ferociam augescere atque crescere. Quo mihi nuncmagnae curae est, quod haec res tam secunde processit, ne quid in consulendo advorsi1

eveniat, quod nostras secundas res confutet, neve haec laetitia nimis luxuriose eveniat.Advorsae res edomant et docent, quid opus siet2 facto, secundae res laetitia transvorsumtrudere solent a recte consulendo atque intellegendo. Quo maiore opere dico suadeoqueuti3 haec res aliquot dies proferatur, dum ex tanto gaudio in potestatem nostramredeamus.

So che alla maggior parte degli uomini, quando la situazione si evolve con esito comple-tamente favorevole e fortunato, solitamente l’animo si inorgoglisce e superbia e crudeltàcrescono in loro a dismisura. Perciò ora, dato che questa impresa ha avuto esito così bril-lante, io ho una grande preoccupazione che nelle vostre decisioni si insinui qualche erro-re, che faccia svanire il nostro successo, o che questa gioia ci porti a eccessiva sregolatezza.Le disgrazie ci ammansiscono e ci insegnano quel che bisogna fare; la buona fortuna, inve-ce, con la gioia che porta seco, tende a far deviare dalla retta comprensione dei fatti e dal-le corrette decisioni. Perciò tanto più sostengo e consiglio caldamente che la decisione suquesta faccenda sia differita di qualche giorno, finché dall’effusione di questa gioia noi tor-niamo ad essere padroni di noi stessi. (trad. di P. Cugusi – M.T. Sblendorio Cugusi)

3t

1. advorsi =adversi (comesotto advorsae =adversae etransvorsum =transversum).2. siet: formaarcaica delcongiuntivopresente di sum,equivalente a sit.3. uti = ut.

Guidaalla lettura

Gli eccessi del successo…Qualità fondamentale del citta-

dino soldato è l’autocontrollo, il dominio razionale di disé (il vir deve essere compos/potens sui): questo principioetico è richiamato da Catone nella contrapposizione trares secundae («fortuna, successo») e res advorsae («sfortu-na, disgrazia»). Le res secundae sono caratterizzate comecrescita esuberante, sregolata: nella fortuna l’animo siinorgoglisce (ma excellere propriamente vale «elevarsi inaltezza»; e l’aggettivo prolixis designa un allungamentoeccessivo, la spinta in avanti indicata dal prefisso pro-, inrilievo per l’accostamento con l’allitterante prosperis eripreso dal seguente verbo pro-cessit), e in questo spin-gersi in alto dell’animo, crescono a dismisura (augescereatque crescere, la coppia sinonimica è nel rilievo dellaclausola e sottolineata dal pesante omoteleuto) anche la

superbia e la crudeltà. L’idea è quella di una pianta lus-sureggiante: compito di ogni buon agricoltore è impedi-re la crescita eccessiva e incontrollata della pianta, che siritorce a danno della produttività; una sapienza ‘agraria’che traspare in filigrana dal tessuto lessicale: laetitianimis luxuriose eveniat (laetitia e luxuria si applicano pro-priamente alla vegetazione rigogliosa, alla crescita ‘esube-rante’ delle piante). …e la scuola delle avversità All’opposto, il valore edu-cativo che si riconosce alle res advorsae sta proprio nellaloro capacità di «mettere il giogo, domare» (edomo), inse-gnando il retto operare (quid opus siet facto), la retta com-prensione degli eventi e quindi la retta decisione (recte con-sulendo atque intellegendo ancora un dicolon in clausola,sottolineato dall’omoteleuto) che possono realizzarsi sol-tanto quando in potestatem nostram redeamus.

LINGUA E STILE

Page 5: 09 01 Consulta Catone

33

Ant

olog

ia

C atone è passato alla storia come ilpaladino del mos maiorum e l’inflessibiledifensore della tradizione, contro tutte le

spinte al rinnovamento e all’ammorbidimento deicostumi presenti nella società romana a luicontemporanea (e incarnate principalmente daquegli intellettuali che facevano capo al circolodegli Scipioni). Se una visione eccessivamenterigida del suo conservatorismo rischia di travisarela corretta interpretazione del pensiero di Catone(nel quale una certa apertura, per esempio verso lacultura greca, fu indubbiamente presente), ècomunque pur vero che la sua figura e la suaopera restano l’espressione massima della difesa

dei valori della morale tradizionale.Questo vale per il trattato De agri cultura (T4-T6), nelquale, al di là dell’intento precettistico che animal’opera, emerge una visione ideologicadell’agricoltura (la tradizionale e sana attività delpopolo romano) come l’unica forma di guadagnodegna e onesta, attraverso la quale l’aristocraziaromana può mantenersi fedele a quegli ideali etico-politici che costituiscono il fondamento del suopotere. Ma vale anche per tanti frammentiprovenienti dalle altre opere (T7-T11), che offrono incontinuazione testimonianze di questo moralismocatoniano: valori come la parsimonia, la duritia, illabor sono al centro dell’universo etico di Catone.

L’agricoltura come ideologia (De agri cultura, praefatio)La praefatio rappresenta il manifesto ideologico del vir bonus colendi peritus (vedi vo-lume 1, p. 141), cioè del proprietario-agricoltore, che per Catone è il cittadino esemplare

e il principio di stabilità dello stato. L’utilità e la sicurezza economiche della produzione agricola diretta,contrapposta alle attività affaristiche, si fondono – nel pensiero espresso da Catone in questa celebrepraefatio – con l’utilità e la stabilità sociali della piccola e media proprietà rurale, fondamento dello statoe garanzia di conservazione dei valori trasmessi dal mos maiorum (noi diremmo «dalla tradizione»).

[1] Est interdum praestare mercaturis rem quaerere, nisi tam periculosum sit, et itemfenerari, si tam honestum sit. Maiores nostri sic habuerunt et ita in legibus posiverunt,furem dupli condemnari, feneratorem quadrupli; quanto peiorem civem existimarentfeneratorem quam furem, hinc licet existimare. [2] Et virum bonum quom laudabant, italaudabant: bonum agricolam bonumque colonum; amplissime laudari existimabatur quiita laudabatur.

2. Il difensore del mos maiorum

4t

1 Est interdum … existimare: Est inter-dum … honestum sit: «Talora può esse-re preferibile cercare fortuna nei commer-ci, se non fosse tanto pericoloso, e ancheprestare a usura, se la cosa fosse altret-tanto onorevole»; est + infinito, nel sen-so di «è possibile che…» (qui: «è possi-bile che / può essere che sia preferibi-le») è costrutto poetico e non classico.

Maiores … quadrupli: «I nostri ante-nati così ritennero e così stabilirono nel-

le leggi, che il ladro fosse condannato aldoppio, l’usuraio al quadruplo»; posive-runt è il perfetto originario e regolare delverbo pono, composto di po- (preverbiopoco rappresentato in latino) e sino; posuiè forma analogica ricostruita su monui(in base al rapporto positum / monitum);dupli e quadrupli sono genitivi di pena(cioè «condannato a pagare il doppio /il quadruplo di quanto sottratto»). quan-to … existimare: «da qui si può capire

quanto peggiore cittadino considerasse-ro l’usuraio rispetto al ladro».2 Et … laudabatur: Et … colonum: «Eper lodare un galantuomo lo lodavanocome un buon contadino e buon colti-vatore»; quom = cum, congiunzione tem-porale (lett. «quando lodavano un galan-tuomo…»). amplissime … laudabatur:«chi così veniva lodato, si riteneva cheavesse la massima delle lodi (lett.: “chefosse grandissimamente lodato”)».

La morale ‘contadina’: il De agri cultura

Page 6: 09 01 Consulta Catone

34 Volume 1A

ntol

ogia

3 Mercatorem … calamitosum: «Il com-merciante io lo giudico un uomo attivo eteso alla ricerca del guadagno, anche se,come ho detto prima, esposto al perico-lo e alle disgrazie»; rei quaerendae è geni-tivo del gerundivo retto da studiosum;

periculosum e calamitosum sono usati insenso passivo.4 at … occupati sunt: at … gignuntur:«ma dagli agricoltori derivano gli uominipiù forti e i soldati più valorosi». maxi-meque … invidiosus: «e [nell’agricoltura]

si consegue un guadagno del tutto one-sto, saldissimo e per niente esposto all’in-vidia»; invidiosus ancora in senso passi-vo. minimeque … sunt: «e coloro chesono occupati in questa attività sono ilmeno soggetti a pensar male».

[3] Mercatorem autem strenuum studiosumque rei quaerendae existimo, verum, ut supradixi, periculosum et calamitosum; [4] at ex agricolis et viri fortissimi et militesstrenuissimi gignuntur, maximeque pius quaestus stabilissimusque consequiturminimeque invidiosus, minimeque male cogitantes sunt qui in eo studio occupati sunt.

Guidaalla lettura

Uno stile incisivo: le ripetizioniLa praefatio del De agri cultura è

caratterizzata da una struttura retorica piuttosto elabora-ta. Certamente Catone fa ricorso ai mezzi stilistici relati-vamente semplici della prosa arcaica, che ancora non haraggiunto il livello di ‘maturità’ dell’età cesariana e augu-stea. Fra i tratti stilistici arcaici, poi superati nel corso del-lo sviluppo della prosa d’arte latina, è qui particolarmen-te evidente la tendenza alla ripetizione, come risulta evi-dente dai seguenti esempi: fenerari … feneratorem … fene-ratorem; existimarent … existimare … existimabatur … exi-stimo; bonum … bonum … bonum; laudabant … lauda-bant … laudari … laudabatur; minime … minime. Parallelismi e effetti fonici La cura stilistica del passo sirivela nell’attenta costruzione in cola paralleli di alcune fra-si (per esempio nel periodo di apertura: mercaturis rem quae-rere, nisi tam periculosum sit, et item fenerari, si tam hone-stum sit; oppure, al par. 4, la sequenza ternaria maxime-que pius … stabilissimusque … minimeque invidiosus, conil superlativo al centro fra due aggettivi modificati dagliavverbi in antitesi maxime e minime) e nella presenza diiterazioni sinonimiche (bonum agricolam bonumque colo-num; strenuum studiosumque; periculosum et calamitosum;et viri fortissimi et milites strenuissimi, con omoteleuto).Molto efficace è anche il ricorso a effetti di suono e in par-ticolare all’omoteleuto (cioè la coincidenza nei suoni fina-li di due parole o cola contigui), che costituisce la vera epropria marca stilistica del passo (sic habuerunt et ita …posiverunt; peiorem civem … feneratorem … furem; quomlaudabant, ita laudabant; existimabatur qui ita laudaba-tur; male cogitantes sunt qui … occupati sunt).

Agricoltura, commercio e usuraCatone contrappone qui l’agricoltu-

ra a due altre possibili forme di guadagno, il commercioe l’usura; se nei confronti dell’usura la condanna, di carat-tere morale, è totale (egli, rifacendosi probabilmente allalegislazione delle XII Tavole ricorda come per l’usuraio fos-se prevista una pena doppia rispetto al ladro), Catone mostrainvece una certa apertura nei confronti della mercatura (daintendere prevalentemente come commercio marittimo),un’attività che, con l’ampliarsi delle conquiste romane, sta-va prendendo sempre più piede e alla quale, probabilmen-te, lo stesso Catone si dedicò; egli definisce infatti il mer-cator strenuus studiosusque rei quaerendae, e la sua unicariserva sta nella pericolosità di tale forma di commercio,esposto continuamente ai rischi della sorte.L’elogio dell’agricoltura Ma anche l’attività mercantiledeve comunque, nell’ottica catoniana, cedere il passo all’agri-coltura, il cui elogio è condotto da Catone sia su basi eco-nomiche (essa è quaestus stabilissimus, la forma di guada-gno più stabile e sicura), ma anche, e soprattutto, mora-li: l’agricoltura è l’attività più onesta (nell’epiteto pius sicoglie addirittura una sfumatura sacrale) e meno espostaall’invidia, la base della potenza romana (in quanto è pro-prio dal ceto agricolo che provengono quei viri fortissimie milites strenuissimi che hanno fondato il dominio diRoma). Rifacendosi al giudizio dei maiores, Catone cele-bra l’agricoltura come l’unica attività capace di formare a360 gradi il buon cittadino romano; nell’identificazionetout-court del vir bonus con il bonus agricola e bonus colo-nus (che richiama ovviamente la celebre massima vir bonuscolendi peritus) sta il fulcro dell’ideologia catoniana.

CONTESTOLINGUA E STILE

Page 7: 09 01 Consulta Catone

Catone • Il difensore del mos maiorum 35

Ant

olog

ia

COMPRENSIONE1. Riassumi il giudizio dato da Catone sul commercio e sul-

l’usura. [max. 5 righe]2. Riassumi il giudizio dato da Catone sull’agricoltura. [max.

5 righe]

GRAMMATICA3. Ricerca le proposizioni infinitive, le proposizioni interro-

gative indirette e le proposizioni relative.4. Rintraccia i termini posti in caso genitivo e precisane la

funzione sintattica.

LINGUA E STILE5. Sottolinea i cola paralleli e le coppie bimembri. 6. Rintraccia gli esempi di allitterazione e omoteleuto.7. Ordina, disponendoli in una tabella, gli elementi nomi-

nali (sostantivi e aggettivi) impiegati per definire, rispet-tivamente, il commercio/mercante, l’usura/usuraio, l’agri-coltura/agricoltore.

8. Completa l’equazione stabilita da Catone: vir bonus = …………………

CONTESTO STORICO-LETTERARIO9. Quale ruolo è attribuito all’agricoltura nell’ideologia cato-

niana?10. L’elogio dell’agricoltura come attività pienamente degna

del cittadino romano ritorna nelle opere di Cicerone.Traduci i seguenti passi, tratti rispettivamente dal Deofficiis e dal De senectute (datati entrambi al 44 a.C.; nelDe senectute, in particolare, Cicerone mette in scenacome suo portavoce Catone stesso: per questo il dialo-go è intitolato anche Cato Maior), quindi rintraccia glielementi di continuità con la prefazione del De agri cul-tura e con l’ideologia catoniana in genere.

a) Cicerone, De officiis, 1,150-151Primum improbantur ii quaestus, qui in odia hominumincurrunt, ut portitorum1, ut feneratorum. Mercatura autem, si tenuis est2, sordida putanda est; sinmagna et copiosa, multa undique apportans multisquesine vanitate3 inpertiens, non est admodum vituperan-da. Omnium autem rerum, ex quibus aliquid adquiri-tur, nihil est agri cultura melius, nihil uberius, nihil dul-cius, nihil homine libero dignius.

b) Cicerone, De senectute, 51Venio nunc ad voluptates agricolarum, quibus ego incre-dibiliter delector; quae mihi ad sapientis vitam proximevidentur accedere. Habent4 enim rationem5 cum terra, quaenumquam recusat imperium nec umquam sine usura6 red-dit, quod accepit, sed alias minore, plerumque maiore cumfaenore7. Quamquam me quidem non fructus modo, sedetiam ipsius terrae vis ac natura delectat.

Laboratoriodi latino

1. portitorum: il portitor è l’«esattore» delle imposte.2. si tenuis est: «se è esercitato alla spicciola».3. sine vanitate: «senza frode».4. Habent: sogg. sott. agricolae.

5. rationem: «contabilità, conto».6. usura: «interesse».7. faenore: «rendita».

Il padrone del podere e i suoi compiti (De agri cultura, 2)Dopo i consigli sull’acquisto del podere, ecco l’insediamento del nuovo padrone: i com-piti (officia) del pater familias, minutamente illustrati, lasciano trasparire, al di là della

concretezza pratica, la loro portata ideologica.

[1] Quando il padrone di casa si reca alla fattoria, dopo aver reso omaggio al lare familia-re, faccia il giro del fondo il giorno stesso, se è possibile, altrimenti il giorno successivo.Dopo aver verificato in che modo il terreno sia stato coltivato e quali lavori siano stati com-piuti e quali siano stati omessi, il giorno successivo convochi il fattore e chieda quanto lavo-ro sia stato fatto, quanto ne rimanga, se i lavori siano stati effettuati in tempo, se possanoessere portati a termine quelli che restano, e quale quantità si sia raccolta di vino, di gra-no e di tutti gli altri prodotti. [2] Una volta appurato tutto ciò, deve fare il conto deglioperai e delle giornate lavorative. Se il conto del lavoro non gli torna e il fattore sostienedi aver lavorato onestamente per la sua parte, ma che alcuni servi hanno avuto problemidi salute, che il tempo è stato inclemente, che alcuni servi sono scappati, che egli ha dovu-

5t

Page 8: 09 01 Consulta Catone

36 Volume 1A

ntol

ogia

to lavorare per conto dello stato, quando dunque il fattore avrà addotto questi e molti altrimotivi a giustificazione, riportalo al conto dei lavori e degli operai. [3] Nel caso di tempopiovoso, nei momenti di pioggia avrebbero potuto compiersi i seguenti lavori: lavare le bot-ti, spalmarle con la pece, far la pulizia della fattoria, cambiare di posto il grano, portar fuo-ri il letame e ammucchiarlo, mondare le sementi, riparare le corde e farne di nuove; inol-tre sarebbe stato necessario che i servi si aggiustassero le coperte e i mantelli a cappuccio.[4] Nei giorni festivi si sarebbe potuto ripulire le fosse vecchie, provvedere alla manuten-zione della strada pubblica, tagliare gli sterpi, zappare l’orto, ripulire il prato, legare le rama-glie, roncare le spine, pestare il farro, far le pulizie generali; in caso di malattia dei servi,non si sarebbe dovuto dar loro porzioni tanto abbondanti. [5] Quando si sarà esaminatocon animo sereno quali lavori restino da fare, bisogna farli effettuare; fare il conto del dena-ro liquido, del grano, di ciò che è stato preparato per il foraggio; fare il conto del vino edell’olio, che cosa si sia venduto, che cosa si sia riscosso e che cosa ci sia ancora da riscuo-tere, che cosa ci sia da vendere; se ci sono garanzie affidabili da accettare, le si accettino; simettano in evidenza le rimanenze. [6] Se manca alcunché per completare l’annata, lo sicompri; ciò che avanza, lo si venda; i lavori che è bene dare a cottimo, vengano dati a cot-timo; il padrone dia ordine – e lo ponga per iscritto –, quali lavori voglia che si effettuinodirettamente e quali voglia che si diano a cottimo. Esamini il bestiame. [7] Faccia una ven-dita all’asta: venda l’olio, se ha buon prezzo sul mercato; venda il vino e il grano che abbiain eccedenza; venda i buoi vecchi, i capi di bestiame malandati, le pecore malandate, lalana, le pelli, i carri vecchi, gli attrezzi ormai logori, gli schiavi vecchi e quelli ammalati, etutto ciò che c’è di superfluo. Il padrone di casa deve essere sempre pronto a vendere, nona comperare. (trad. di P. Cugusi – M.T. Sblendorio Cugusi)

Guidaalla lettura

Pietas, industria, parsimonia: ipilastri della società agraria Nel defi-

nire i compiti del proprietario, Catone traccia il profiloideale del pater familias secondo i canoni etici della tra-dizione arcaica: sue prerogative sono la pietas, la devozio-ne religiosa che lo spinge appena giunto alla fattoria a ren-dere omaggio al lare familiare; l’industria, la sollecita ope-rosità manifestata nel recarsi personalmente (possibilmen-te il giorno stesso del suo arrivo) a controllare lo stato del-le coltivazioni e dei lavori nella proprietà. Con cognizione di causa, il pater familias, amministrato-re oculato dei propri beni, potrà quindi procedere a esa-minare nei dettagli il resoconto presentatogli dal fattore.Ogni giornata lavorativa deve corrispondere a un utile intermini di rendimento e produttività. Quando le condi-zioni atmosferiche non consentono il lavoro nei campi,la manodopera deve comunque essere impiegata in atti-

vità alternative; così come tutta una serie di lavori di manu-tenzione può essere destinata ai giorni festivi. Il padronedarà a cottimo i lavori che non è possibile o vantaggiososvolgere direttamente; comprerà lo stretto necessario, ven-derà al miglior offerente i prodotti in eccedenza, nonchél’attrezzatura, il bestiame e i servi (che hanno statuto giu-ridico di cose) malandati. L’agricoltura, un’attività imprenditoriale Pietas, indu-stria, parsimonia appartengono al modello etico della socie-tà agraria arcaica, ma qui il pater familias non è più il padro-ne del piccolo podere che lavora con le proprie mani (comeil dittatore Cincinnato, che abbandonò l’aratro per ser-vire lo stato e all’aratro tornò dopo la guerra), ma un lati-fondista, un imprenditore a capo di un’efficiente aziendaagricola. Il mos maiorum che Catone strenuamente difen-de mostra già evidenti segni di anacronismo rispetto allarealtà della società romana contemporanea.

CONTESTO

Page 9: 09 01 Consulta Catone

Catone • Il difensore del mos maiorum 37

Ant

olog

ia

Guidaalla lettura

La matrona pudica e pia dellasocietà arcaica La virtù fondamen-

tale della donna sposata era la pudicitia, a Roma diviniz-zata e resa oggetto del culto matronale: all’altare della deaPudicitia in origine potevano accostarsi esclusivamente leunivirae, «le matrone di specchiata castità e unite alprimo e unico marito» (nulla nisi spectatae pudicitiaematrona et quae uni viro nupta fuisset ius sacrificandihabebat, Liv. 10,23,9); un ideale di fedeltà sentita comevincolo oltre la morte. La matrona doveva essere pia

(rispettosa dei propri doveri verso la famiglia e i suoiculti religiosi), domiseda (restava, cioè, a guardia dellacasa, affidata alle sue cure di economa parsimoniosa,senza andare in giro per feste e banchetti), lanifica (dedi-ta alle opere del telaio: confezionava personalmente levesti per sé e per gli altri membri della famiglia), deditaa uno stile di vita semplice e sobrio, secondo quell’idea-le di frugalitas che caratterizzava la società agraria arcaicain opposizione al lusso del modello urbano, già ampia-mente diffuso ai tempi di Catone.

CONTESTO

I doveri della fattoressa(De agri cultura, 143)Nell’elencare i doveri della fattoressa, moglie del contadino, Catone tratteggia l’ideale

della matrona pudica e pia, riservata e parsimoniosa, completamente dedita al lavoro e alla cura della casa.Si tratta di un documento interessante sulla condizione femminile nell’antica Roma, che ci presenta l’im-magine della donna arcaica e tradizionale, radicata nel mos maiorum e nella tradizione contadina dellaciviltà romana.

[1] Cura che la fattoressa attenda ai suoi doveri; se il padrone te l’ha data in moglie, siicontento di lei; fa’ sì che ella ti rispetti. Non sia troppo amante del lusso. Frequenti il menopossibile le vicine o altre donne e non le riceva né in casa né presso di sé; non vada a pran-zo fuori da nessuna parte, non sia bighellona. Non faccia sacrifici agli dèi e non incarichinessuno di farne in sua vece senz’ordine del padrone o della padrona; ricordi che i sacrifi-ci li fa il padrone a nome di tutti i suoi. [2] Sia pulita; tenga la fattoria ben spazzata e lin-da; tenga il focolare ben pulito spazzandolo tutto all’intorno ogni giorno prima di andarea dormire. Alle Calende, alle Idi, alle None, inoltre nei giorni di festa collochi una coro-na sul focolare e negli stessi giorni faccia un’offerta al Lare familiare, in proporzione alledisponibilità. Abbia cura di tener sempre pronto il cibo per te e per tutti i servi di casa.[3] Abbia molte galline e abbondanza di uova; abbia in dispensa pere secche, sorbe, fichi,uva passa, sorbe sotto sapa, pere, grappoli d’uva in giara, piccole cotogne, grappoli d’uvaconservati in vinaccia e in orci, interrati, e noci prenestine fresche conservate in vaso, inter-rate; abbia infine diligentemente in provvista ogni anno mele scanziane1 in dogli e altrespecie di mele adatte alla conservazione e anche specie selvatiche. Sappia preparare farinabuona e semola fine. (trad. P. Cugusi – M.T. Sblendorio Cugusi)

6t

1. melescanziane: unavarietà di mele,coltivate inCampania.

Page 10: 09 01 Consulta Catone

38 Volume 1A

ntol

ogia

I bei tempi andati (fr. 2 Jordan)L’immagine di un mondo arcaico, in cui regnavano la modestia e la parsimonia, affiorada questo frammento, tipica espressione del moralismo catoniano.

In pubblico era usanza vestire con decoro, a casa con quel poco che bastava. I cavalli sicompravano a maggior prezzo che i cuochi. Non era, allora, in onore l’arte della poesia:chi vi si dedicava o frequentava i banchetti, era chiamato vagabondo.

7t

Lavorare stanca, non lavorare uccide (fr. 3 Jordan)Il frammento è un elogio del lavoro e una condanna dell’ozio, rovinoso per l’uomo comelo è la ruggine per il ferro.

Nam vita humana prope uti ferrum est. Si exerceas conteritur; si non exerceas tamen robi-go interficit. Item homines exercendo videmus conteri; si nihil exerceas, inertia atque tor-pedo plus detrimenti facit quam exercitio.

La vita umana somiglia un poco al ferro. A usarlo, il ferro si consuma; a non usarlo, la rug-gine l’annienta. Così vediamo l’uomo logorarsi nel lavoro; ma se lo lasci in ozio, il torpo-re e l’inerzia lo danneggiano assai più del lavoro.

8t

La morale in pillole del Carmen de moribus

Il console esorta i soldati (Orationes, fr. 17 Malcovati)Un’esortazione del console Catone ai soldati durante l’impresa di Spagna (195).

Cogitate cum animis vestris: si quid vos per laborem recte feceritis, labor ille a vobis citorecedet, bene factum a vobis, dum vivitis, non abscedet; sed si qua per voluptatemnequiter feceritis, voluptas cito abibit, nequiter factum illud apud vos semper manebit.

Meditate bene dentro di voi: se a prezzo di fatica otterrete un buon risultato, la fatica pre-sto se ne andrà, ma il buon risultato non vi lascerà mai più, per tutta la vita; se invece, perun po’ di piacere, otterrete un cattivo risultato, il piacere ben presto se ne andrà, ma il cat-tivo risultato resterà con voi, per sempre.

9tOrazioni e discorsi

Guidaalla lettura

Semplicità di vita e dedizione allavoro, capisaldi dell’etica catonia-

na In T7 la sobrietà di costumi dell’età arcaica è invoca-ta in polemica contro il lusso cittadino: Catone contrap-pone implicitamente le vesti decorose del passato ai tes-suti raffinati provenienti dall’Oriente, ed esplicitamentel’utilità del cavallo, nel tempo antico assai più apprezza-ta della raffinatezza dei cibi, all’inutilità dei cuochi:Livio, 36,6,9 osserva che solo dopo le conquiste asiatiche

il lavoro del cuoco fu elevato, nella considerazionecomune, al rango di arte (l’arte culinaria, appunto).Anche la poesia è considerata un disvalore, associataall’ozio dei banchetti. T8 celebra l’ideale del labor attraverso una similitudinetra la vita umana e il ferro: la pigrizia (inertia) e il torpo-re (torpedo) sono la ‘ruggine’ che distrugge l’uomo. Unparagone perfettamente in linea con la austera moralearcaica.

STRUTTURA

Page 11: 09 01 Consulta Catone

Catone • Il difensore del mos maiorum 39

Ant

olog

ia

La formazione giovanile di Catone (Orationes, fr. 128 Malcovati)Il frammento proviene da un discorso di autodifesa di Catone, pronunciato contro

un suo accusatore nell’anno successivo alla censura (181 a.C.).

Ego iam a principio in parsimonia atque in duritia atque in industria omnemadulescentiam meam abstinui agro colendo, saxis Sabinis1 silicibus repastinandis2 atqueconserendis.

Io, fin dagli inizi, nella parsimonia nella durezza nell’attività tenni a freno tutta la mia gio-vinezza, lavorando i campi, dissodando e seminando le pietre di dura selce della Sabina.

10t

1. saxis Sabinis: allude al podere sabino ereditatodal padre.

2. repastinandis: da repastıno, «dissodo» median-te il pastınum, specie di zappa a due rebbi.

In difesa di uno stile di vita (Orationes, fr. 174 Malcovati)Da un altro discorso di autodifesa contro accuse di indebito arricchimento.

Non ho edifici, vasi, vesti di pregiata fattura, né servi o ancelle di gran prezzo. Se ho qual-cosa di utile, lo uso; se non ce l’ho, ne faccio a meno. Per quanto sta in me, lascio cheognuno faccia uso e goda del suo. Sono colpevole, ai loro occhi, perché sono privo di tan-te cose; ma per me, colpevoli sono loro, che non possono privarsene.

11t

Guidaalla lettura

Un campione del mos maiorum T9è un elogio della fatica (labor) contrap-

posta al piacere (voluptas) in vista di un risultato duratu-ro: moralità e pragmatismo romani, si direbbe; e inveceCatone ha semplicemente tradotto una sentenza greca, comedocumenta Gellio che cita il passo (privatamente Catonesapeva e praticava assai più greco di quanto dichiarasse pub-blicamente). Il frammento T10, tratto dall’orazione indicata dagli anti-chi con il significativo titolo di De virtutibus suis, è un’ac-corata rivendicazione della propria irreprensibile condot-ta di vita, improntata fin dalla giovinezza alla frugalità eal lavoro.T11 proviene invece dall’orazione De sumptu suo, «Sul pro-prio tenore di vita», dell’anno 164.

La retorica al servizio delle ideeIn T9 l’antitesi tra le due idee,

labor e voluptas, è elaborata in un accurato parallelismo(si quid vos per laborem recte feceritis = si qua per volupta-tem nequiter feceritis; labor ille a vobis cito recedet = volup-tas cito abibit; bene factum a vobis, dum vivitis, non absce-det = nequiter factum illud apud vos semper manebit) chemette in luce l’effemerità della fatica e del piacere rispet-

to alla permanenza dell’obiettivo raggiunto, mentre la ripe-tizione del dimostrativo ille (labor)… illud (nequiter fac-tum) sottolinea, in antitesi, il rapido svanire della faticarispetto al marchio indelebile della cattiva azione.Frugalitas e industria: l’etica di una società agraria InT10 parsimonia (da parco, «risparmiare, fare economia»)e duritia («resistenza, fermezza di carattere») definisconol’ideale di frugalitas, la sobrietà di una vita semplice, con-tenta dell’essenziale, pertinente al sistema di virtù del mosmaiorum: nella frugalitas (da frux, «messe») – propriamen-te lo stile di vita del coltivatore diligente, che vive dei frut-ti del proprio raccolto – si identifica il modello da restau-rare se si vuole risanare la crisi della res publica. L’industriadesigna invece l’attività infaticabile che il membro dell’ari-stocrazia dispiega nei vari campi della vita pubblica, comeavvocato, uomo politico e capo militare. Non a caso Catonecollega espressamente questi ideali al duro lavoro dei cam-pi, che avrebbe forgiato la sua gioventù, tenendola lon-tana dalle seduzioni del piacere (abstinui, «tenni a freno»):l’abstinentia – la capacità di resistere alla voluptas, alle mol-te attrattive dello stile di vita agiata, reso possibile dall’af-flusso di ricchezze e merci di lusso – è un’altra delle vir-tù tipiche del modello arcaico, cui Catone si aggrappa tena-cemente.

LINGUA E STILE

CONTESTO