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La vasta area, che sarà oggetto di più interventi, è posta in zona centralissima di Rimini a poche centinaia di metri dal Tempio Malatestiano.

In periodo Romano l’isolato era posto intra muros e già edificato come risulta da scavi eseguiti nel 1920 durante i quali si rinvennero i resti di una villa, posta in riva al mare, con mosaici di pregio dell’epoca imperiale.

Si hanno notizie di costruzioni anche nel tardo Medio Evo.Luigi Tonini, in Rimini Dopo Il Mille, ricorda che già nel 1373 si ha notizia del monastero delle Santucce in quel luogo.Nel 1.505 il convento fu ceduto alle Monache di San Sebastiano o Canonichesse Lateranensi.E’ importante ricordare che in quest’insula, nella parte dietro il Palazzo Diotallevi sull’attuale Via Francolini, il Tonini ritiene di dover collocare l’antica abitazione dei Parcitadi. L'edificio passò poi in proprietà ai Malatesta, che lo utilizzarono come scuderia (da cui il vecchio nome della Via Francolini allora chiamata Vicolo delle Stalle).

Ed il Tonini continua ".. E in una gran sala, che fu in questo monastero presso il detto vicolo, si vede ancora la soffitta di tavole tutte fregiate dell’antica rosa malatestiana”.Ed ancora nella Guida Illustrata di Rimini del 1893 ci ricorda che “.. Nel coro di quel Monastero è un affresco rappresentante un crocefisso colla Maddalena”.Troviamo notizie sul monastero anche nella Perizia del Valadier del 1787 “ Le Monache di San Sebastiano, chiamate le Canonichesse Lateranensi o Rocchettine. La chiesa del Monastero si affaccia sulla strada pubblica (forse sull’attuale Piazzetta Teatini) ed è ad una sola navata con 5 altari e con volte di cannuccia. Archi delle cappelle realizzate in mattoni messi in coltello. Al primo piano sono i dormitori ed altre stanze delle Monache. Un piccolo cortile è circondato da camere ad uso deposito legna, carbone ed altri comodi: sono state costruite con breccia e mattoni. Alcuni muri chiudono l’accesso per alcune strade e circondano l’orto ed altri cortiletti”.

Aggiunge il Marcheselli nel suo Le Pitture delle Chiese Rimino: “ Quasi in faccia alla Chiesa dei Padri Teatini si ritrova quella delle Monache Rocchettine, ossia Canonichesse Lateranensi chiamata di San Sebastiano.Le Monache Rocchettine si erano trasferite in un edificio posto di fronte alla chiesa dei Teatini, donato loro da Elisabetta Aldobrandini, madre dell’ultimo Malatesta, signore di Rimini nel 1499.In quest’edificio fu ricavata la chiesa, intitolata come il monastero a San Sebastiano; si hanno notizie di ampliamenti e restauri nel XVI secolo”.

Soppresse le monache nel 1805, la chiesa fu chiusa, poco dopo bruciò e divenne casa privata di proprietà, alla fine dell’ottocento, della famiglia Baravelli.

Quindi all’inizio dell’ottocento l’insula, che ospitò il Convento delle Rocchettine, perse l’aspetto che aveva avuto per 500 anni, fu spezzettata e passò a vari proprietari.La documentazione che abbiamo illustrato finora é tutta descrittiva e poche sono le indicazioni che possono aiutare a definire la posizione dei vari edifici sull’area ed a volte tali descrizioni sono contraddittorie.

A tal proposito, tra gli studi fatti sull'area, non si può non considerare fondamentale, per la ricostruzione storica della sedimentazione edilizia dell'isolato, la Relazione di Archeologia Preventiva, redatta dagli archeologi di adArte per il Parere Archeologico sull'edificio 2.7.

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Estraggo alcune considerazioni sull'organizzazione storica dell'isolato e dei suoi edifici:

I CATASTI E LE PIANTE DELLA CITTA' (Tavv. 7-12)I catasti storici e le piante della città, prendendo in esame l'isolato compreso tra via Gambalunga, via Tempio Malatestiano, via Quintino Sellae via Angherà, ci danno alcune indicazioni sull'organizzazione dell'isolato, oggetto del Piano di Recupero. Sono stati consultati i seguenti catasti e piante:

Pianta della città di Arrigoni-Clementini, anno 1617; Pianta della città di Joseph Jrome De La Lande, anno 1768; Catasto Gregoriano, anno 1818; Pianta di Tommaso Bianchi, anno 1858; Pianta della città di Enrico Meluzzi, anno 1882; Catasto Romano, anno 1888;

Non è stato preso in considerazione un altro importante catasto, databile tra il 1762 e il 1774, ilCatasto Calindri, perché in questo è disegnata solamente la cinta muraria della città e non gliedifici interni ad essa.

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Pianta della città di Arrigoni-Clementini, anno 1617Descrizione: la pianta della città di Alfonso Arrigoni, pubblicata dal Clementini nel Raccontoistorico, getta le basi per le prossime piante della città, perché è la prima volta che l'autore si pone l'obbiettivo di documentarne l'effettiva situazione. Illustra infatti gli edifici più significativi mediante piccole assonometrie.All'interno dell'isolato in questione, sono presenti i seguenti edifici:

n. 19: S. Andrea Seminario (cod. 06, Tav. 13); n. 18: S. Croce vecchia (cod. 08, Tav. 13); n. 17: S. Bastiano M. (cod. 11, Tav. 13).

Area di progetto: nell'area interessata al progetto di ristrutturazione attuale è disegnato un edificio a pianta rettangolare e un campanile con croce; si tratta sicuramente della Chiesa e del Monastero di San Sebastiano, ma il disegno è molto schematico, per cui non si può indicarne la posizione precisa.

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Pianta della città di Arrigoni-Clementini, anno 1617

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Pianta della città di Joseph Jrome De La Lande, anno 1768 Descrizione: la pianta contenuta nell'Atlas du voyage en Italie restituisce l'immagine della città in cui vengono messe in evidenza le dimore dell'aristocrazia locale. Il disegno della città è abbastanza approssimativo, ma interessante perché sono ben visibili due aree cortilizie, adibite probabilmente ad orti, relative al Convento di San Sebastiano e al Palazzo dei Parcitadi.All'interno dell'isolato in questione, sono presenti i seguenti edifici:

n. 85: Vescovado (cod. 06, Tav. 13); n. 96: Palazzo Diotallevi (cod. 07, Tav. 13); n. 97: La Crocina, Parrocchia (cod. 08, Tav. 13); n. 65: Palazzo degli Argolanti (cod. 02, Tav. 13); n. 112: San Sebastiano, Monache (cod. 11, Tav. 13); n. 113: Male Maritate Conservatorio (cod. 03, Tav. 13).

Area di progetto: l'area interessata al progetto di ristrutturazione attuale è in parte libera da edifici (a N/O), perché adibita ad orti e in parte edificata (a S/E): si tratta del Convento delle monache di San Sebastiano.

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Pianta della città di Joseph Jrome De La Lande, anno 1768

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Catasto Gregoriano, anno 1818Descrizione: la Mappa originale della città di Rimini nel Dipartimento del Rubicone è datata al1818; si tratta di un disegno a china e acquarello su carta, confluita nel Catasto Gregoriano,mappa 170, depositato nell'Archivio di Stato di Roma (una copia antica si trova anche pressol'Archivio di Stato di Forlì).Il rilevamento è stato eseguito durante la catastazione napoleonica del Regno Italico e assuntosuccessivamente dal Catasto dello Stato Pontificio, ordinato nel 1816 dal papa Pio VII, andato invigore nel 1835. Il documento rivoluziona la cartografia riminese, perché, rispetto alle piante piùantiche, restituisce la struttura urbana nella sua complessità: infatti ogni unità immobiliare eparticella catastale sono segnate. E' sicuramente il catasto più interessante dell'epoca, perché,anche se disegnato agli inizi dell'Ottocento, rispecchia la città Settecentesca, dove sopravvivonoancora fisicamente i grandi edifici conventuali (sebbene gli enti religiosi siano stati appenasoppressi). Si può inoltre supporre che, ad eccezione di pochi interventi, il tessuto urbano rispecchi la città del Quattrocento.Il disegno è molto chiaro e dettagliato: sono ben visibili i nomi delle vie, gli edifici sono colorati in rosa, le aree scoperte in giallo e gli orti e/o giardini in verde.In particolare, nell'isolato in questione si sottolinea come le attuali vie avessero, poco meno di due secoli fa, nomi completamente diversi da ora: via Gambalunga è chiamata “Contrada Rigagnolo della Fontana”, via Angherà è chiamata “Contrada Coda Lunga”, via Quintino Sella è chiamata “Contrada Teatini”, via Tempio Malatestiano è chiamata “Contrada del Vescovado”, via Francolini è chiamata “Vicolo delle Stalle” e via Cattaneo è chiamata “Vicolo di Santa Maria Maddalena”.L'isolato compreso tra queste vie è di formazione composita: include vaste aree libere incorrispondenza del Vescovado (lettera E), tra cui l'orto del monastero di San Sebastiano (n. 469), con ampio cortile loggiato (n. 470), il Palazzo Diotallevi (n. 462) e a fianco la chiesa della Crocina, che nel Catasto è descritta come Parrocchia prima e Oratorio privato poi (n. 461).A N/E dell'attuale via Cattaneo invece si segnalano tutta una serie di piccoli edifici privati, adeccezione del grande Palazzo Argolanti (n. 1779).All'interno dell'isolato in questione, sono presenti i seguenti edifici:

lettera E: Vescovado (cod. 06, Tav. 13); n. 470: loggiato del monastero di San Sebastiano (cod. 11, Tav. 13); n. 469: orto del monastero di San Sebastiano (cod. 11, Tav. 13); n. 462: Palazzo Diotallevi (cod. 07, Tav. 13); n. 461: Chiesa della Crocina (cod. 08, Tav. 13); n. 1779: Palazzo Argolanti (cod. 02, Tav. 13).

Area di progetto: l'area interessata al progetto di ristrutturazione attuale è quasi del tutto libera da edifici, ad eccezione della parte S/E, dove sembra trovarsi parte del Convento di San Sebastiano e del chiostro.

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Catasto Gregoriano, anno 1818

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Pianta di Tommaso Bianchi, anno 1858Descrizione: la pianta disegnata da Tommaso Bianchi, è pubblicata nella sua opera sulla localitàpiù acconcia per fondare in Rimini la Stazione della Ferrovia.La pianta ritrae la città, così come si trovava nel Luglio del 1858 ed è l'ultimo documentocartografico dello Stato della Chiesa.Non si notano particolari variazioni rispetto al precedente Catasto Gregoriano, nell'isolato in questione: sono disegnati il Vescovado (n. 19) e l'Oratorio detto della Crocina dei MarchesiDiotallevi (n. 21). In nessun'altra pianta o catasto è indicata la Chiesa della Contessiane,disegnata lungo via Cattaneo, lato Est (n. 18).All'interno dell'isolato in questione, sono presenti i seguenti edifici:

n. 19: Vescovado (cod. 06, Tav. 13); n. 21: Oratorio della Crocina (cod. 08, Tav. 13).

Area di progetto: l'area interessata al progetto di ristrutturazione attuale è completamente libera da edifici, perché adibita ad orto o giardino.

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Pianta di Tommaso Bianchi, anno 1858

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Pianta della città di Enrico Meluzzi, anno 1882La pianta è il primo documento cartografico, dopo il Catasto Gregoriano, dove è possibile leggere le trasformazioni urbane avvenute negli anni '70 dell'Ottocento. Gli interventi maggiori riguardano la chiusura del fossato del castello, la costruzione del teatro e la sparizionedefinitiva dei grandi complessi convenutali, sostituiti da caserme e nuovi luoghi del potere.Purtroppo il rilievo non è accurato; non sono visibili, per esempio, i cortili interni delle case e deipalazzi.L'isolato in questione è radicalmente cambiato rispetto al Catasto Gregoriano: non tanto l'edificiodel Vescovado, affacciato all'attuale via Tempio Malatestiano, che persiste (n. 8), ma l'area dovesorgeva il convento di San Sebastiano, tra le attuali vie Quintino Sella e via Cattaneo: l'edificioprobabilmente viene demolito, o comunque cambia nella fisionomia, perché non ha più una forma a L, ma rettangolare. Purtroppo non c'è l'indicazione in legenda con il nome dell'edificio, ma si tratta sicuramente del Palazzo di Piazzetta dei Teatini (cod. 12).All'interno dell'isolato in questione, è presente il seguente edificio:

n. 8: Vescovado (cod. 06, Tav. 13).

Area di progetto: l'area interessata al progetto di ristrutturazione attuale è libera da edifici, perché probabilmente adibita ad orti, ad eccezione di un piccolo edificio, posto lungo l'attuale via Cattaneo.

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Pianta della città di Enrico Meluzzi, anno 1882

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Catasto Romano, anno 1888 Descrizione: il Catasto Romano, è molto simile alla più pianta di Enrico Meluzzi; il dettaglio piùinteressante è il nome che assumono le vie cittadine, che è il medesimo che conservano oggi: via Gambalunga ha il medesimo nome, come via Tempio Malatestiano, al contrario di via Angherà si chiama “via Cavalieri”; non è invece leggibile il nome dell'attuale via Quintino Sella (ndr: forse Apollonia) e non sono presenti i nomi di via Cattaneo e via Francolini.L'edificio 2.4 che si affaccia sull'attuale via Quintino Sella, costruito al posto del convento di SanSebastiano e già disegnato nella Pianta della città di Enrico Meluzzi, non subisce cambiamenti (qui sono visibili, a differenza della pianta più antica del Meluzzi, due cortili interni al palazzo), mentre il piccolo edificio, più a Nord, presente nel Meluzzi, non è più presente, sebbene passino solo sei anni tra le due piante.Nell'area occupata dagli edifici 2.6 e 2.7, sono segnalati solamente orti.

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Catasto Romano, anno 1888

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Nel corso dei secoli inoltre gli edifici subirono vari terremoti (tra cui quello del 1786 veramente distruttivo), incendi ed i bombardamenti del 1943, quindi la riconoscibilità della testimonianza storica negli edifici attuali è particolarmente difficile.Forse precedente all’ottocento è solo l'edificio 2.2 Segreterie, anche se l’aspetto esterno é ampiamente rimaneggiato ed alcuni particolari sono incoerenti dal punto di vista temporale.

L'edificio 2.2, come sedime, potrebbe corrispondere ad una parte dell’antico convento, deduzione che può derivare dal confronto con le piante del Catasto Pontificio, anche se tutto l’edificio è stato ampiamente rimaneggiato contestualmente all’edificazione degli anni venti in stile medioevale dell'edificio 2.5.Le colonne, data la loro diversità, fanno pensare più ad una loro raccolta e messa in loco negli anni 20 per dare un immagine più medievale all'intera corte.Forse una traccia dell’antico edificio potrebbe essere quella piccola porzione di muro a scarpa posta sul retro a confine con le proprietà private.

Più semplice, se pur priva di documentazione architettonica, è ricostruire la storia dalla metà dell’ottocento ad oggi.L'unica documentazione iconografica è la fotografia, allegata ad un fascicoletto realizzato in occasione dell'inaugurazione dell'edificio 2.5.

Sull’area, nella seconda meta dell’ottocento, era sicuramente collocato l’Orfanotrofio delle Opere Pie Belisardi e Biasini, probabilmente verso l’attuale Via Cattaneo.Nel 1882 il Comune istituisce la Regia Scuola Operaia di Arti e Mestieri, che secondo le indicazioni della Legge Cairoli del 1882, aveva il compito di migliorare sia la cultura di base sia le conoscenze tecniche degli operai ed artigiani.La scuola ha orario serale d’inverno e diurno l’estate e la sede è collocata nei locali dell’Orfanotrofio.

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Edificio 2.5, 1928

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L’attività della nuova scuola procede per una trentina d’anni tra enormi difficoltà dovute sia alla misera condizione dei locali, sia alla penuria di allievi.Quei pochi che si iscrivono spesso abbandonano i corsi.

Verso il 1915 le migliorate condizioni economiche del paese e di Rimini spingono la scuola verso la crescita ed il Comune si preoccupa di trasformarla da serale a diurna con un aumento di corsi, laboratori ed attrezzature.Lo sviluppo turistico trova limitazione nella mancanza di mano d’opera qualificata reperibile in loco.

A questo fine l’Amministrazione Comunale delibera l’acquisto di Casa Baravelli sulla Via Quintino Sella e Piazzetta Teatini (Parte 2.4 e 2.5) e da incarico al prof. arch. Gaspare Rastelli di redigere il progetto che sorgerà sul sedime dei vecchi edifici, dopo la loro demolizione.Il 29 Dicembre 1919 sono assegnati i lavori e nel 1920 la scuola (Parte 2.4) è costruita, contemporaneamente sono sistemati anche i locali per i laboratori sulla Via Cattaneo.

Quindi sino al 1926 i locali della Scuola erano formati dal nuovo edificio sulla Piazzetta Teatini e da altri vecchi e cadenti appartenenti all’Istituto Biasini e Belisardi. La vita della scuola era difficile, aggravata dal fatto che opere della scuola erano su terreno altrui, le aule scolastiche e le officine erano inadatte e pericolanti.

Con grosso sforzo il Comune comprò tutto l’isolato e procedette ad altri lavori. In uno degli edifici demoliti si rinvenne parte del soffitto malatestiano di cui già si parlò (parte 2.5).Il rinvenimento e la storia del luogo suggerirono al Presidente della Scuola l’idea di ricostruire l’edificio secondo lo stile medioevale per ospitare degnamente il soffitto malatestiano.L’incarico é assegnato all’arch. Luigi Campanini, insegnante della Scuola.

Nel 1928 il nuovo edificio (parte 2.5) in stile medioevale è terminato, il soffitto che aveva motivato la scelta stilistica, verrà più opportunamente collocato al museo, dove oggi si trova.Si ampliano anche le officine sulla Via Cattaneo e le vecchie sono rimodernate, più avanti negli anni saranno costruite quelle per elettricisti e fonditori.La scuola è chiamata Alessandro Mussolini, padre del Duce ed operaio del Ferro e del Fuoco.

La ristrutturazione dell’area è completata: gli edifici medioevali lasciano il posto a quelli del ‘900, da Convento a Scuola Industriale.

Fino allora non ci è pervenuta nessuna testimonianza grafica dell’edificio, salvo alcune foto dell’esterno della parte neo-medioevale.Non abbiamo rinvenuto nemmeno il progetto dell’edificio di Piazzetta Teatini dell’architetto Rastelli; non se ne trova traccia, né nella delibera di approvazione dello stesso, né nell’archivio privato del progettista.

Durante la guerra l’edificio subisce pesanti bombardamenti,, soprattutto nella parte 2.5, nel lato di collegamento con la parte 2.4 e dal lato opposto con caduta del tetto e di parte del muro perimetrale.I lavori di riparazione dei danni di guerra partono già nel 1947 e terminano nel giugno del 1948, senza alterare le caratteristiche costruttive. Sono ricostruiti i bagni, posti nel corpo ad un piano, le pareti divisorie e la quasi totalità dei pavimenti e degli infissi.

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La prima documentazione grafica del complesso si trova nelle pratiche del Genio Civile relative alla riparazione dai danni di guerra e riguarda sia la parte 2.4, che la parte 2.5.I lavori vanno dal 1946 al 1958 e con poche varianti riconfermano gli edifici anteguerra; le trasformazioni più sostanziali riguardano i laboratori, casa custode e direttore sulla Via Cattaneo.Con questi interventi l'edificio 2.2 Segreterie subì solo interventi alle finiture .

Negli anni ’70, sull’area dove anticamente si trovava gli orti, furono costruiti gli edifici 2.6 e 2.7 con struttura in cls a travi e pilastri, con immagine architettonica priva di relazione con gli edifici storici intorno.

Dal 2.000 gli edifici dal 2.1 al 2.5 sono completamente restaurati ed adeguati all'uso universitario.Al risanamento dell'intero complesso mancano solo gli interventi sugli edifici 2.6 e 2.7 ed, a coronamento di tutti questi interventi, la sistemazione del Cortile (denominato 2.8) con l'obbiettivo di completare quel vasto progetto di Ristrutturazione Urbanistica che vuole restituire alla città un intero isolato e farlo diventare luogo di eccellenza urbana.

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Planimetria d'insieme del Comparto