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1 IDENTITÀ DELLA PERSONA UMANA E STATUTO DELL’EMBRIONE.

1 IDENTITÀ DELLA PERSONA UMANA E STATUTO DELLEMBRIONE

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IDENTITÀ DELLA PERSONA UMANA E

STATUTO DELL’EMBRIONE.

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Il senso del discorso.

1. La persona umana, diceva Giovanni Paolo II, è la prima strada

che la Chiesa deve percorrere nel compimento della sua missione.

Questo vale anche per il suo impegno in campo bioetico.

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Il senso del discorso.

2. Se la morale cattolica in campo bioetico mette al centro la persona

umana, diventa importante focalizzare bene la realtà della persona umana. Così saremo anche in grado di delineare bene lo statuto dell’embrione, cioè della fase

embrionale della vita della persona.

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IDENTITÀ DELLA PERSONA UMANA.

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Come procederemo.

- Cercheremo di individuare l’identità della persona umana.

-Poi faremo le nostre critiche a chi non la individua come noi.

-Infine dall’identità della persona umana trarremo alcuni orientamenti etici di fondo.

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IDENTITÀ DELLA PERSONA UMANA.

•Crisi e ritorno del concetto di persona.

•Problemi circa il definire e individuare la persona umana.

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Crisi e ritorno del concetto di persona.

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Crisi del concetto di persona.

Anche solo un veloce e inevitabilmente approssimativo sguardo alla storia filosofica occidentale del concetto di persona ne rivela la sua profonda "crisi" teoretica: se ne nega l’esistenza, la conoscibilità, il valore; una "crisi" che rispecchia, in qualche misura, inevitabilmente, la "crisi del soggetto" e la "crisi della ragione“, che caratterizzano la filosofia contemporanea.

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Sintetica documentazione del cammino di crisi della ragione 1.

Verum est ens riconoscere, non creare senso (spessore ontologico, oggettivo, non del tutto disponibile del reale)

Verum quia factum scienza moderna (Galileo): viene accentuato il ruolo dell’opera dell’uomo e progressivamente neutralizzato lo spessore assiologico del mondo (natura = materia “bruta”, materiale da costruzione, inerte e manipolabile).

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Sintetica documentazione del cammino di crisi della ragione 2.

Verum quia faciendum cultura tecnoscientifica: il senso dell’esistente è spostato nel futuro. Transizione dal concetto di sviluppo (in senso incrementale) a quello di progresso (intrinsece bonum). Conseguenza: se vero = verificabile (anche nelle sue conseguenze) tecnologia, OK / fede e filosofia, NO (mera opinione, relegabile ad elemento consolatorio, di fronte ai momenti di scacco).

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Ritorno del concetto di persona.

Soprattutto nel campo della bioetica, per la forte carica evocativa del termine; ma all’insegna dell’ambiguità, perché non c’è concordanza sulla definizione di persona; dall’ovvietà dell’intercambiabilità tra essere umano e persona, si è passati alla separazione con esclusioni e inclusioni indebite; di conseguenza non c’è accordo su come comportarsi verso la persona.

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A sintetica documentazione dell’ambiguità del concetto di persona.

Personalismo:

relazionale (la persona vale in quanto riconosciuta come tale dagli altri; Apel, Habermas),

ermeneutico (la persona come soggetto che interpreta, Gadamer)

ontologico (persona come rationalis naturae individua substantia, Boezio)

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E allora, sulla base dell’importanza strategica della persona, della crisi e del ritorno del concetto di persona, dell’ambiguità che lo circonda, vale

la pena di riflettere su...

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Come procederemo.

>Cercheremo di individuare l’identità della persona umana.

-Poi faremo le nostre critiche a chi non la individua come noi.

-Infine dall’identità della persona umana trarremo alcuni orientamenti etici di fondo.

Ricapitolando.

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Problemi (3) relativi al definire e individuare la persona umana.

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• Che cos’è persona: quando dico “persona umana”, che cosa dico?

• Che rapporto c’è tra persona umana e essere umano?

• Chi è persona umana: quando posso dire di trovarmi di fronte ad una persona umana?

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CHE COS’È PERSONA.

Si tratta di trovare la definizione giusta di persona.

I passaggi da fare sono questi tre:

• che cosa significa “definire”;

• come si fa a definire;

• individuazione della definizione più pertinente.

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Che cosa significa “definire”.

Partire dalle idee che ho, o dalla realtà che trovo?

Definire significa inquadrare, focalizzare, dire con concetti la realtà; e non costringere la realtà dentro (pre)concetti.

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Come si fa a definire.

Per definire una cosa, basta dire i suoi caratteri essenziali rintracciabili in ogni momento della sua esistenza.

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Si “definisce” dunque realmente la persona umana, dicendo, con concetti, l’essere umano che si sperimenta, cogliendone tutti i caratteri essenziali rintracciabili in ogni momento della

sua esistenza.

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La definizione più pertinente di persona:

“sostanza individuale di natura razionale”.

Troviamone il valore e il significato.

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La definizione più pertinente di persona: il suo valore.

Si tratta di una formulazione che può sembrare povera; ma proprio la povertà apparente

costituisce la ragione della sua ricchezza intrinseca e della sua validità e attualità, divenendo, ancor

oggi, un punto di riferimento importante e chiarificatore, in quanto consente di caratterizzare

specificamente l’essere umano senza esclusioni discriminanti o inclusioni aspecifiche.

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La definizione più pertinente di persona: Il suo significato.

“sostanza individuale”:

Per dire che la persona è quella realtà che rimane identica a sé, pur nel mutare delle sue funzioni, proprietà, azioni. Chi nega la sostanza, non può dire: “queste qualità sono di…” [ e fin qui ha tutto in comune con qualunque altra sostanza];

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La definizione più pertinente di persona: Il suo significato.

“di natura razionale” :

Per dire che la persona è quella realtà che per concepimento, per nascita [ cioè per natura] ha attitudine ad esprimersi simbolicamente, a sapere per conoscenza, a rapportarsi comunicativamente, ad aprirsi in libertà alla totalità dell’essere. E siccome questa attitudine appartiene alla sostanza individuale nel suo insieme, questa attitudine le viene dal principio vitale determinatore, unificatore e permanente dell’organismo umano che chiamiamo “anima”.

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Le altre definizioni di persona…

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Personalismo:

relazionale (la persona vale in quanto riconosciuta come tale dagli altri; Apel, Habermas),

ermeneutico (la persona come soggetto che interpreta, Gadamer)

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Non dicono l’essere umano che si sperimenta, cogliendone tutti i caratteri essenziali

rintracciabili in ogni momento della sua esistenza.

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• Che cos’è persona: quando dico “persona umana”, che cosa dico?

>• Che rapporto c’è tra persona umana e essere umano?

• Chi è persona umana: quando posso dire di trovarmi di fronte ad una persona umana?

Ricapitolando.

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Rapporto tra persona umana e essere umano = totale sovrapponibilità tra

essere umano e persona.

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Siccome l’essere umano è sostanza individua, appartiene cioè solo a se stesso, rimane identico pur nel mutare; e siccome per il solo fatto di esserci, in virtù del principio che lo determina, lo organizza, lo differenzia (= anima intellettiva) ha attitudine ad esprimersi simbolicamente, a saper per conoscenza, a rapportarsi comunicativamente..., è cioè razionale ( così si rileva dall’esperienza); siccome le cose stanno così, si può dire che c’è identificazione ontologica tra essere umano e persona = l’essere umano realizza la definizione di persona.

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. Che cos’è persona: quando dico “persona umana”, che cosa dico?

. Che rapporto c’è tra persona umana e essere umano?

. >Chi è persona umana: quando posso dire di trovarmi di fronte ad una persona umana?

Ricapitolando

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CHI È PERSONA.

Il problema.

La soluzione.

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Chi è persona: il problema.

Stabilito che basta essere “essere umano”, cioè organismo biologico umano vivo, per essere persona, occorre adesso stabilire quando possiamo dire di trovarci di fronte ad un essere umano.

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Chi è persona: la soluzione.

1. La biogenetica e la neurologia ci consentono di individuare i due mutamenti sostanziali qualitativamente significativi per l’inizio e la fine dell’essere umano:

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Chi è persona: la soluzione.

2. I due momenti sono:

- il concepimento (o, più precisamente, la penetrazione dello spermatozoo nell’ovulo);

- la morte cerebrale totale (ossia, la cessazione irreversibile di tutte le funzioni vitali dell’organismo umano).

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Chi è persona: la soluzione.

3. La conclusione da trarre è:

a) solo prima del concepimento non siamo ancora davanti ad un organismo biologico umano vivo; solo dopo la morte cerebrale totale non lo siamo più.

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Chi è persona: la soluzione.

3. La conclusione da trarre è:

b) è “essere umano vivo” e perciò persona umana, ogni organismo biologico umano vivo a partire dal concepimento fino alla sua morte cerebrale totale.

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Che cos’è persona: quando dico “persona umana”, che cosa dico?

. Che rapporto c’è tra persona umana e essere umano?

. Chi è persona umana: quando posso dire di trovarmi di fronte ad una persona umana?

Ricapitolando

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Come procederemo.

- Cercheremo di individuare l’identità della persona umana.

>Poi faremo le nostre critiche a chi non la individua come noi.

-Infine dall’identità della persona umana trarremo alcuni orientamenti etici di fondo.

Ricapitolando

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Critica alle teorie che, con particolare riferimento alle

problematiche bioetiche, separano l’essere umano dalla persona umana.

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Alla luce di quanto detto, è possibile individuare, gli elementi inconsistenti e contraddittori delle teorie che, scostandosi dalla definizione boeziano/tomista, hanno tematizzato la "personificazione" ritardata, posticipando l’inizio della persona rispetto all’origine della vita umana e separando l’essere umano dalla persona. Lo faremo:

- In generale;

- Andando più nello specifico.

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In generale.

Alla base della riduzione e/o dell’espansione del significato di persona rispetto all’essere umano reale è rintracciabile la spinta nominalistica e volontaristica che ha portato molti autori a definire (aprioristicamente) il concetto in astratto, verificandone solo successivamente (a posteriori) l’applicazione nella realtà. In poche parole, non sono stati capaci di ( o non hanno voluto) usare bene il procedimento che serve per definire.

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La controprova.

Sono tutti d’accordo nel dire che l’essere umano merita la qualifica di “persona”, ma fanno dipendere questa qualifica dal grado di sviluppo fisico, o psichico, o sociale dell’essere umano. E proprio per questo c’è disaccordo tra loro su quando bisogna cominciare e su quando bisogna finire di chiamare l’essere umano “persona”.

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Venendo allo specifico delle teorie che fanno fluttuare i confini tra persona e essere umano, ne troviamo 4:

-Persona è chi è capace di relazione.

-Perdona è chi è capace di avere interessi.

-Persona è chi è capace di ragionare.

-Persona è chi è capace di autocoscienza e autodeterminazione.

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Un primo «confine» della persona è stato individuato da alcuni autori al momento dell’impianto dell'embrione nella parete

uterina.

Lo slogan di riferimento è: persona è chi è capace di relazione.

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Perché:

1. Nel contesto di una visione filosofica che ritenga la relazione come costitutiva dell'essere stesso della persona, l'inizio della persona è identificato fattualmente (quale soglia minimale) nella fase di sviluppo embrionale che corrisponde all'annidamento nell'utero materno, momento nel quale si instaura una strettissima interrelazione cellulare.

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Perché:

2. In tale prospettiva, l'embrione umano prima dell'impianto (essendo privo di qualsiasi relazione) sarebbe un mero ammasso di cellule, un essere con sola vita organica, appartenente alla specie biologicamente umana: solo con l'impianto (identificato quale prima relazione fisiologica) si costituirebbe l'essere umano relazionato e perciò la persona.

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Osservazioni critiche.

1. se è vero che la relazione è un elemento indispensabile per il benessere della persona, è altrettanto vero che essa non «costituisce» ontologicamente l'essere, bensì ne «presuppone» l'esistenza.

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Osservazioni critiche.

2. La relazione non costituisce originariamente e strutturalmente il soggetto, ma, viceversa, è la realtà del soggetto che rende possibile la relazione: non c'è relazione (né fisiologica, né tantomeno psichica o sociale), se non esiste un essere che si relaziona ad altro da sé.

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Osservazioni critiche.

3. Individuando la relazionalità come inizio della persona, c’è pure il rischio che tutti coloro che non sono in grado di comunicare e di relazionarsi con gli altri, non siano considerati persone.

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A proposito di “relazionalità”: una precisazione.

A ben pensarci la definizione boeziano/tomista di persona non esclude la “relazionalità” come elemento costitutivo della persona; ma considera la relazionalità non nel suo esercizio, bensì nella sua radice e cioè la razionalità, che, come già è stato detto, è attitudine ad esprimersi simbolicamente, a saper per conoscenza, a rapportarsi comunicativamente, ad aprirsi in libertà alla totalità dell’essere.

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Un secondo confine dello statuto personale è individuato da alcuni al

momento della formazione del sistema nervoso centrale, condizione di possibilità della percezione del piacere e del dolore. Lo slogan di riferimento è: persona è chi

è capace di avere interessi.

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Perché:

1. Nel contesto di una visione utilitarista della persona che considera quale elemento costitutivo per l'attribuzione dello statuto personale ad un soggetto la capacità di avere interessi, l'inizio della persona è identificato (quale condizione minimale) con l'inizio della sensitività, intesa quale capacità percettiva (nell'istantaneità) di desiderare la massimizzazione del piacere e la minimizzazione del dolore.

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Perché:

2. In tale prospettiva la caratteristica moralmente e giuridicamente rilevante risulta essere il possesso della sensitività: ciò fa sì che cada ogni distinzione specifica (detta dai sostenitori di questa posizione «specista») tra umani e animali, con la conseguente estensione del principio di uguaglianza biocentricamente oltre la specie umana fino a comprendere gli animali non umani.

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Osservazioni critiche:

1. È l’esistenza del soggetto che rende possibile l’esercizio di certe funzioni, non viceversa.

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Osservazioni critiche:

2. Ciò che caratterizza propriamente l'umano (e che lo differenzia qualitativamente, e non solo quantitativamente, dagli animali) è la capacità di agire in vista di un fine, a prescindere dal piacere o dolore che può procurare.

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Osservazioni critiche:

3. La riduzione del riconoscimento minimale della persona alla presenza in un soggetto di sensazioni piacevoli, porta, paradossalmente, all'impossibilità di riconoscere le persone, in quanto non si può essere certi della presenza nell’ altro (umano, e tantomeno animale) di una esperienza di piacere e di dolore (esperienza, in ultima analisi, strutturalmente soggettiva).

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Osservazioni critiche:

4. In ogni caso, tutti gli esseri umani incapaci di provare sensazioni sarebbero privi di statuto morale e giuridico.

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Un terzo confine della persona è individuato da altri autori al momento

della formazione della corteccia cerebrale, considerata quale condizione minimale

di possibilità per l'esercizio della razionalità.

Lo slogan di riferimento è: persona è chi è capace di fare ragionamenti.

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Perché:

1. Si tratta di una visione razionalista della persona che, considerando la ragione come elemento costitutivo, ritiene indispensabile, in senso minimale, l'accertamento della presenza delle condizioni neurofisiologiche che ne consentano lo sviluppo organico.

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Perché:

2. È anche la tesi sostenuta dai teorici del parallelismo tra «morte cerebrale» e «vita cerebrale» (ossia, da coloro che identificano la nascita del soggetto umano con la rilevazione dell'attività corticale, simmetricamente all'accertamento della morte come cessazione della funzione cerebrale).

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Osservazioni critiche:

1. È l’esistenza del soggetto, che rende possibile l’esercizio di certe funzioni e non viceversa. La capacità di ragionare presuppone un soggetto del suo esercizio.

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Osservazioni critiche:

2. Tra morte cerebrale e inizio dell’attività cerebrale non si può stabilire corrispondenza speculare, perché la morte cerebrale è la cessazione immediata, permanente, irreversibile e patologica dell'unità dell'organismo, mentre l'inizio dell'attività cerebrale nell'embriogenesi è caratterizzata dall'aumento sempre progressivo, continuo, ordinato, in genere non patologico, di una intensissima interrelazione neurologica fra cellule, tessuti, organi.

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Osservazioni critiche:

3. Tutt’al più si potrebbe dire che, come la persona finisce quando non c’è più un principio che unisca come un tutto organico e vivente il corpo, così la persona inizia non appena c’è un principio che unisce come un tutto organico il prodotto del concepimento; il che accade appunto non appena il gamete maschile si incontra con quello femminile.

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C'è anche chi teorizza l’imprescindibilità della ragione, intesa quale esercizio

effettivo (dunque in senso massimale), per la definizione della persona.

Lo slogan di riferimento è: persona è chi è capace di autocoscienza e

autodeterminazione.

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Perché:

1. Si tratta di un’espressione delle teorie funzionaliste attualiste che fanno coincidere, contrattualisticamente ( = perché così si è convenuto), l'essere della persona con l'esercizio attuale di una determinata capacità.

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Perché:

2. Tale teoria (escludendo lo statuto personale dell'embrione, ma anche del feto, del neonato, se non anche del minorenne) finisce con l'identificare la persona ormai nella fase della vita umana post-natale, al momento dell’acquisizione dell'autocoscienza, o al momento della manifestazione della capacità di intendere, di volere e di valutare.

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Osservazioni critiche:

- Perché ci sia la funzione, ci vuole il soggetto che la renda possibile.

- Del resto, se fosse vera la coincidenza tra persona e funzione, anche l'individuo umano adulto dormiente o ubriaco (o comunque l'individuo che mostrasse ad intermittenza o sospendesse momentaneamente le capacità richieste per l'attribuzione dello statuto personale) non sarebbe persona.

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Come procederemo.

- Cercheremo di individuare l’identità della persona umana.

-Poi faremo le nostre critiche a chi non la individua come noi.

>Infine dall’identità della persona umana trarremo alcuni orientamenti etici di fondo.

Ricapitolando

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Alcuni fondamentali orientamenti etici conseguenti.

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In quanto persona l’uomo è da considerarsi sempre e solo:

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1. nella sua totalità unificata, in quanto essere inscindibilmente corporeo - psichico - spirituale. Di qui l'adeguato concetto di corpo umano, che non è esauribile e risolvibile in un complesso di organi e di funzioni, bensì si pone come "segno" che manifesta e "luogo" che realizza l'uomo in quanto tale .

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No quindi all’assolutizzazione della libertà individuale o delle possibilità tecnico/scientifiche.

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2. nella sua relazionalità, in quanto relazione vivente con gli altri, essendo dotato di intelligenza e volontà.

Di qui l'essenziale dimensione sociale d'ogni problema umano, anche quello apparentemente più individuale e privato; di qui l'esigenza di una normativa comunitaria nei problemi medici.

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No quindi alla libertà assoluta e “irresponsabile”.

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3. nella sua libertà e responsabilità, in quanto essere dotato di intelligenza, di volontà. Di qui la necessità del consenso informato, se non si vuole fare del paziente uno che subisce passivamente ciò che gli altri impongono.

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No quindi a fare della cultura/costume, dell’utilità, o delle disposizioni legislative il criterio etico dirimente.

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4. nella sua eticità, in quanto l'apertura ai valori, e tramite i valori al Valore, non è qualcosa di aggiunto estrinsecamente, o di forzato, bensì qualcosa di nativo, originale, indistruttibile, irrinunciabile.

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No quindi, ancora una volta, a fare della cultura/costume, dell’utilità, o delle disposizioni legislative il criterio etico dirimente.

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5. nel suo diritto fondamentale alla vita fisica, in quanto solo se l'uomo-persona è fisicamente vivo, può sviluppare i suoi valori e godere dei suoi diritti.

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No quindi a qualsiasi forma di uccisione dell’essere umano innocente, o di manipolazione priva di finalità terapeutiche.

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Come abbiamo proceduto.

- Cercheremo di individuare l’identità della persona umana.

-Poi faremo le nostre critiche a chi non la individua come noi.

-Infine dall’identità della persona umana trarremo alcuni orientamenti etici di fondo.

Ricapitolando:

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IDENTITÀ DELLA PERSONA UMANA E

>STATUTO DELL’EMBRIONE.

Ricapitolando

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STATUTO DELL’EMBRIONE.

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LA MORALE CATTOLICA DI FRONTE ALL’EMBRIONE UMANO.

·Presta attenzione a due constatazioni scientifiche.

· Trae una conclusione di valutazione.

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Le due constatazioni.

1. Con il concepimento si forma una realtà viva e organizzata con patrimonio genetico della stessa specie dei due genitori, ma con un’identità diversa, sua propria.

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Le due constatazioni.

2. Questo organismo individuale, portatore di un programma biologico unico e irrepetibile, se non viene ostacolato, si sviluppa in modo coordinato, continuo, graduale fino all’essere umano adulto, a cui tutti riconoscono la dignità di persona.

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La conclusione.

Proprio per l'unità e la continuità sostanziale che caratterizza il processo di sviluppo dallo zigote all’essere umano maturo, la dignità di persona umana va riconosciuta già al “prodotto del concepimento”.

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E a proposito dei gemelli omozigoti che entro il 14° giorno possono derivare da

un unico zigote?

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Se nel caso della formazione di gemelli, da uno zigote fuoriescono due individui, ciò non significa che esso non disponesse prima di una individualità; non si tratta di una realtà che si divide, ma di una realtà che, mantenendo il proprio DNA, dà origine ad un’altra.

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Il “prodotto del concepimento” non è qualcosa che sta diventando persona.

E’ piuttosto persona che, come un attivo direttore d’orchestra, sta

gestendo il proprio divenire… come noi qui ora.

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O la dignità di persona umana si riconosce al “prodotto del

concepimento” da subito; oppure il momento, la condizione di vita, da cui

cominciare a riconoscere dignità di persona ad un concepito di due esseri

umani finisce per cadere in balia dell’arbitrio soggettivo, come il ventaglio

di ipotesi avanzate sta a dimostrare.

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Quanti concordano nel negare che la persona umana inizi dal

concepimento, non si accordano poi nell’individuare un altro momento di

inizio.

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Queste considerazioni sull’embrione trovano conferma autorevole e vincolante nei

pronunciamenti del Magistero:

Catechismo della Chiesa cattolica: 2274-2275.

Evangelium vitae n. 60.