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5 1. LE LINEE PROGETTUALI E LE STRATEGIE DINTERVENTO Nell’autunno 2003 e 2004 si sono svolte le prime campagne di scavo nel castello minerario di Cugnano (Fig. 1), organizzate dall’Università degli Studi di Siena in collaborazione con l’Universidad del País Vasco 1 . Questo intervento rientra nelle attività che l’Università di Siena svolge da anni per lo studio delle dinamiche insediative del territorio massetano attraverso analisi di superficie, interventi di scavo di insediamenti fortificati e mappature delle aree minerarie 2 . È inoltre di recente costituzione il Parco Archeo-minerario delle Colline Metallifere che provvederà alla tutela, alla salvaguardia ed alla valorizzazione delle risorse storico-culturali presenti sul territorio. All’inter- no di questo Parco sarà obbiettivo primario l’indagine ed il recupero delle forme insediative antiche, tra cui i castelli di Cugnano e Rocchette Pannoc- chieschi. Il castello di Cugnano si trova oggi all’interno di un bosco di lecci di recente impianto, su un modesto rilievo (m 446 Slm) adiacente al Poggio Trifonti, compreso tra le cittadine di Massa Marittima e Monterotondo Ma- rittimo. Tale territorio, ora caratterizzato da ampie distese boschive, si è di- stinto sino all’età contemporanea per la densa attività mineraria che ha inte- ressato i giacimenti di minerali 3 . In particolare nel medioevo, l’estrazione di 1 Il progetto di ricerca ha la direzione scientifica di Riccardo Francovich e J.A. Quirós Castillo. Al cantiere, coordinato da Maddalena Belli, Francesca Grassi e J.A. Quirós Castillo, partecipano studenti di varie università italiane e spagnole. Il castello, attualmente nell’area di demanio regionale tutelata dalla Comunità Montana delle Colline Metallifere, viene sta- gionalmente ripulito dalla vegetazione dagli operai forestali che offrono anche il supporto tecnico nel periodo del cantiere archeologico. 2 Nel 1992-1993 la tesi di laurea di Giovanni Pestelli (PESTELLI 1992-1993) sulle risor- se minerarie dell’area di Poggio Trifonti ed in concomitanza l’avvio delle indagini di scavo sul castello di Rocchette segnarono l’inizio delle ricerche effettuate dall’Università di Siena nel massetano. In seguito, alcune campagne di ricognizione ed il censimento delle zone di estra- zione sono state al centro di due tesi di laurea (DALLAI 1992-93 E MENICONI 1992-93). Al momento, dopo l’attività decennale sul cantiere di scavo di Rocchette, l’apertura di quello di Cugnano assieme al progetto di ricognizione delle aree limitrofe al castello, costituisce la possibilità di completare il quadro di informazioni su un territorio denso di attività storiche. 3 I giacimenti che connotano l’area massetana delle Colline Metallifere sono quelli di solfuri misti (rame, argento, piombo) sfruttati in epoca medievale, quelli di allume utilizzati tra Medioevo e Rinascimento e quelli di pirite e lignite tra XIX e XX secolo (vedi infra contributo di L. Dallai).

1. L LINEE PROGETTUALI E LE STRATEGIE D INTERVENTO

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1. LE LINEE PROGETTUALI E LE STRATEGIE D’INTERVENTO

Nell’autunno 2003 e 2004 si sono svolte le prime campagne di scavonel castello minerario di Cugnano (Fig. 1), organizzate dall’Università degliStudi di Siena in collaborazione con l’Universidad del País Vasco1. Questointervento rientra nelle attività che l’Università di Siena svolge da anni per lostudio delle dinamiche insediative del territorio massetano attraverso analisidi superficie, interventi di scavo di insediamenti fortificati e mappature dellearee minerarie2. È inoltre di recente costituzione il Parco Archeo-minerariodelle Colline Metallifere che provvederà alla tutela, alla salvaguardia ed allavalorizzazione delle risorse storico-culturali presenti sul territorio. All’inter-no di questo Parco sarà obbiettivo primario l’indagine ed il recupero delleforme insediative antiche, tra cui i castelli di Cugnano e Rocchette Pannoc-chieschi.

Il castello di Cugnano si trova oggi all’interno di un bosco di lecci direcente impianto, su un modesto rilievo (m 446 Slm) adiacente al PoggioTrifonti, compreso tra le cittadine di Massa Marittima e Monterotondo Ma-rittimo. Tale territorio, ora caratterizzato da ampie distese boschive, si è di-stinto sino all’età contemporanea per la densa attività mineraria che ha inte-ressato i giacimenti di minerali3. In particolare nel medioevo, l’estrazione di

1 Il progetto di ricerca ha la direzione scientifica di Riccardo Francovich e J.A. QuirósCastillo. Al cantiere, coordinato da Maddalena Belli, Francesca Grassi e J.A. Quirós Castillo,partecipano studenti di varie università italiane e spagnole. Il castello, attualmente nell’areadi demanio regionale tutelata dalla Comunità Montana delle Colline Metallifere, viene sta-gionalmente ripulito dalla vegetazione dagli operai forestali che offrono anche il supportotecnico nel periodo del cantiere archeologico.

2 Nel 1992-1993 la tesi di laurea di Giovanni Pestelli (PESTELLI 1992-1993) sulle risor-se minerarie dell’area di Poggio Trifonti ed in concomitanza l’avvio delle indagini di scavo sulcastello di Rocchette segnarono l’inizio delle ricerche effettuate dall’Università di Siena nelmassetano. In seguito, alcune campagne di ricognizione ed il censimento delle zone di estra-zione sono state al centro di due tesi di laurea (DALLAI 1992-93 E MENICONI 1992-93). Almomento, dopo l’attività decennale sul cantiere di scavo di Rocchette, l’apertura di quello diCugnano assieme al progetto di ricognizione delle aree limitrofe al castello, costituisce lapossibilità di completare il quadro di informazioni su un territorio denso di attività storiche.

3 I giacimenti che connotano l’area massetana delle Colline Metallifere sono quelli disolfuri misti (rame, argento, piombo) sfruttati in epoca medievale, quelli di allume utilizzatitra Medioevo e Rinascimento e quelli di pirite e lignite tra XIX e XX secolo (vedi infracontributo di L. Dallai).

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metalli monetabili (rame e argento) ha connotato fortemente il territorio,dando avvio al processo di nascita di una rete di insediamenti fortificati checostituivano le basi da cui i poteri signorili, ecclesiastici e cittadini controlla-vano i processi di produzione metallurgici.

Inoltre, lo scavo del castello di Cugnano ci permette di affrontare ilproblema della nascita dei villaggi medievali alla luce delle recenti proposteinterpretative realizzate dall’Area di Archeologia Medievale dell’Universitàdi Siena. In particolare, le ultime sintesi hanno permesso di situare tra VII eVIII secolo l’avvio del processo che porta alla configurazione di un paesaggiopienamente medievale, connotato dalla nascita dei villaggi accentrati. Que-sto modello, riscontrato in modo puntuale in Toscana (VALENTI 2004), trovanotevoli paralleli in altre aree del centro Italia (FRANCOVICH, HODGES 2003).

Sulla base di tali presupposti, i due filoni di ricerca che guidano l’inter-vento archeologico globale nel sito di Cugnano, relativi alla formazione deivillaggi e alla configurazione delle signorie minerarie (FARINELLI, FRANCOVICH

1994), hanno permesso di elaborare il seguente questionario iniziale di ricerca:– in che momento avvenga la nascita del villaggio altomedievale e in qualiforme;– che ruolo svolgano i poteri sia nella nascita sia nello sviluppo del villaggioin età carolingia;– di quale natura siano i collegamenti che si creano tra i poteri e la risorsamineraria nell’altomedioevo;– in quale contesto sociale avvenga il processo d’incastellamento;– quale ruolo abbiano svolto, nella gestione delle risorse, i poteri che si sonoavvicendati nell’insediamento (poteri signorili e cittadini);– come si sia articolato il rapporto fra insediamento e risorse minerarie, ov-

Fig. 1 – Carta di localizzazione del castello di Cugnano.

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vero quali forme urbanistiche siano state necessarie per espletare la vocazio-ne mineraria;– quali modalità e livelli tecnologici siano stati raggiunti nelle attività estrattivee metallurgiche.

In particolare, lo scavo di Cugnano possiede un punto di confrontomolto importante nei dati emersi dalle indagini sul vicino (circa 1500 metriin linea d’aria) ed antagonista castello di Rocchette, insediamento fortificatodei Conti Pannocchieschi4.

Lo scavo di Rocchette ci permette di fatto di affrontare le analisi su Cu-gnano con il patrimonio di una solida griglia interpretativa. La ricchezza dievidenze materiali anteriori all’affermarsi del potere signorile sull’insediamen-to e alla definizione del castello ha confermato il forte impulso che la presenzadi metalli monetabili avrebbe avuto sulla nascita dell’insediamento5. Le fasisuccessive ricostruite per Rocchette ci mostrano un periodo signorile nel qualesi forma il castello nelle sembianze odierne, con la divisione gerarchica nellearee residenziali e soprattutto con una distribuzione delle aree artigianali cheesprime il forte controllo del signore sulla gestione dell’economia mineraria.Infine, la fase comunale sotto il controllo di Massa Marittima ci mostra uninsediamento utilizzato come nuovo centro di popolamento, ed i tentativi diincrementare una produzione con sistemi ormai obsoleti e superati, sembranolegati soprattutto al ruolo che Rocchette occuperebbe nel conflitto tra Massa eSiena, gestore di quote nel castello di Cugnano6.

Questo modello contrasta con le evidenze osservate nel vicino litorale,dove la nascita di altri castelli minerari come Rocca San Silvestro comparestrettamente vincolata all’affermazione dei poteri signorili intorno all’annoMille (FRANCOVICH, WICKHAM 1994). A Rocchette si vedono, invece, dinami-che più complesse nell’assetto del villaggio altomedievale che ha permesso diindividuare l’esistenza di una volontà organizzativa e gestionale in relazioneallo sfruttamento delle risorse minerarie almeno dal X secolo (BELLI, DE LUCA,GRASSI 2003, p. 291).

4 La vicinanza di due forme insediative simili, ma legate a poteri diversi (Cugnano è diproprietà della casata degli Aldobrandeschi e passerà in seguito a Siena) ha determinato infattil’intrecciarsi delle vicende storiche e politiche dei siti, spesso caratterizzate da una forte rivalità.Questo confronto continuo mostrerebbe Cugnano in un ruolo vincente, sia per il collegamentocon una famiglia molto radicata sul territorio, sia per il passaggio alla città di Siena.

5 Tali informazioni ribadiscono la necessità del dato materiale per ricostruire le vicen-de legate alle fasi di nascita dei castelli, per le quali i documenti scritti sono spesso muti.Difatti, sulla parte sommitale, già dall’VIII-IX secolo, si ha una forma insediativa accentrataarticolata all’interno di una cinta in muratura che racchiude aree abitative e artigianali dal Xsecolo (BELLI, DE LUCA, GRASSI 2003).

6 Per le fasi signorili e trecentesche del sito di Rocchette e per una discussione sullecause che portarono all’abbandono del sito, alla fine del XIV secolo, rimandiamo a BOLDRINI,DE LUCA 1997.

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Questa è dunque la base di dati ed informazioni dalla quale partiamoed alla luce della quale è stata impostata una strategia di intervento che sisvilupperà nel corso di un quinquennio. Si prevedono approcci e metodolo-gie diversificate, nell’ottica di effettuare un intervento archeologico integralesul territorio, finalizzato allo studio ed alla ricostruzione di tutti quegli eventiche hanno permesso il raggiungimento delle forme insediative oggi visibili.Perciò, fin dalla prima campagna si è deciso di effettuare l’indagine delle areesommitali e di alcune aree a funzione artigianale, per cercare di definire daun lato l’entità dell’insediamento nelle sue prime fasi di sviluppo, ipotizzabilinella parte più alta del sito, dall’altro la modalità ed entità delle lavorazionimetallurgiche in tutte le fasi di vita del castello. L’area signorile permetteinoltre di analizzare quegli edifici attraverso i quali si è manifestato il poteredei signori nel castello.

Parallelamente lo scavo di alcune case del borgo permetterà di docu-mentare il livello di vita degli artigiani specializzati, minatori e fonditori dimetallo che popolarono Cugnano, e di analizzarne la cultura materiale, iconsumi, l’alimentazione ed i modi di vita.

Inoltre, da subito, la ripulitura dell’area interessata dall’insediamentomedievale ha permesso di integrare un primo rilievo planimetrico già esisten-te con la creazione di una piattaforma GIS dello scavo7. Questa, unita all’ana-lisi delle murature che ha previsto la mappatura dei tipi e la loro campionatu-ra, la raccolta delle malte e il raddrizzamento fotografico di molte superficimurarie, ha permesso di mettere in evidenza sin da ora le principali fasi co-struttive e di sviluppo del sito (vedi infra contributo Quirós Castillo).

L’indagine diagnostica è stata completata attraverso la realizzazione diuna serie di indagini magnetometriche eseguite da Stefano Campana e Cristi-na Felici, che hanno contribuito a delineare la strategia d’intervento indivi-duando diverse anomalie in più settori del castello.

Il progetto di affiancare allo scavo interventi di analisi del territoriocircostante il castello, attraverso ricognizioni mirate nelle aree dove gli indi-catori di produzione (scorie, pareti di forno, minerale grezzo) sono presentiin grande quantità e dove le evidenze stesse dell’attività estrattiva (imbocchidi miniera) sono in parte molto visibili, permette infine di completare la rac-colta dei dati su questo comprensorio8.

MADDALENA BELLI, FRANCESCA GRASSI

7 Il rilievo di partenza era stato effettuato da Giovani Pestelli (PESTELLI 1992-1993).Dalla prima campagna di scavo questo rilievo è stato verificato ed incrementato con la stazio-ne totale da Benjamin Tixier. Lo stesso ha curato l’elaborazione della piattaforma GIS delloscavo, coadiuvato dagli studenti di Siena che hanno partecipato ai seminari invernali relativialla rielaborazione dei dati sul sito.

8 Le campagne di ricognizione topografica sono coordinate dal 2004 da Luisa Dallai.

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2. IL CASTELLO DI CUGNANO ALLA LUCE DELLA DOCUMENTAZIONE SCRITTA1

Le più antiche e sporadiche notizie documentarie plausibilmente ri-conducibili al sito archeologico di Cugnano non sono anteriori al secoloXI, sebbene altre località poste nelle vicinanze siano attestate sin dall’altomedioevo, anche grazie alla loro prossimità alle sedi di istituzioni religioseche sono riuscite a trasmettere parte dei loro antichi archivi diplomaticisino ai nostri giorni (S. Regolo in Vualdo, S. Pietro a Monteverdi, S. Cerbo-ne di Massa Marittima)2.

Riguarda probabilmente il sito in questione un atto del 1038, me-diante il quale Fralmo del fu Fralmo, detto Barone, dei cosiddetti “signoridi S. Miniato”3, vendette a Tederico del fu Ildebrando alcune terre domini-cali e massaricie poste «in loco qui dicitur Cognano», assieme ad altri pos-sedimenti facenti capo a curtes e castelli situati entro i comitati di Pisa,Lucca, Volterra e Populonia4.

Tra i documenti custoditi nell’archivio vescovile di Volterra e in quel-lo del comune di Siena sono state rintracciate alcune menzioni di Ildebran-dino “da Cugnano”, esponente di un gruppo aristocratico locale che traevala propria denominazione dal castello, risalenti alla metà del XII secolo(Fig. 2)5. Infatti, nel 1150 Ildebrandino partecipò alla stipulazione di accor-

1 Il presente contributo scaturisce dalla rielaborazione della parte della scheda 27.05relativa alle informazioni di origine documentaria sul castello di Cugnano in corso di pubbli-cazione in FARINELLI c.s. Cfr., comunque, anche CAMMAROSANO, PASSERI 1976, n. 34.4 p. 338 eCAMMAROSANO, PASSERI 1985, n. 34.4 p. 414.

2 Sul quadro documentario altomedievale relativo al comprensorio in cui si colloca Cu-gnano cfr., da ultimo, CECCARELLI LEMUT 2003c, pp. 34-49; BELCARI, BIANCHI, FARINELLI 2003.

3 Sulla presenza patrimoniale dei cosiddetti “signori di San Miniato” nell’area di con-tatto tra i territori volterrano e populoniense cfr. CECCARELLI LEMUT 1985, pp. 35, 41, tav. I.

4 L’atto è edito in ANGELINI (a cura di), 1987, n. 58 pp. 148-150: 1038 novembre 29.Non riguarda questa località la menzione di una chiesa intitolata a s. Silvestro posta nellavilla di Cugnano contenuta in un documento volterrano del X secolo (SCHNEIDER (a cura di),1907, n. 45: a. 969), come proposto invece a più riprese in alcune ricerche localistiche (cfr.da ultimo PRISCO 1998, p. 244), dal momento che l’edificio religioso era inserito entro ilpiviere di Sillano, nelle vicinanze di Monte Albano (sull’ubicazione della chiesa dei SS. Silve-stro e Cerbone cfr. CUCINI (a cura di) 1990, p. 257 e MORI 1991, n. 14.3, p. 54).

5 Cfr. l’albero genealogico alla Fig. 2.

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di tra i principali soggetti politici che vantavano diritti in questo settoredelle Colline Metallifere, vale a dire i conti Pannocchieschi, il vescovo diVolterra, i conti Aldobrandeschi e il comune di Siena6.

Per quanto concerne il periodo successivo, è incerto se sia da collegarea questo stesso Ildebrandino il lignaggio aristocratico originato da Saracinodi Ildebrandino da Cugnano e attestato a partire dall’inizio del XIII secolonell’importante centro valdelsano di San Gimignano7. Ad ogni modo, nelcaso in cui fosse dimostrato che i “da Cugnano” insediati a San Gimignanoavessero tratto origine proprio dal centro castrense in esame, è lecito ipotiz-zare che il loro inurbamento nella cittadina volterrana sia stato favorito dallapossibilità di applicare l’esperienza mineraria maturata nella terra nativa inanaloghe attività produttive intraprese nei giacimenti del comprensorio diSan Gimignano8.

Mancano, invece, indizi di un ipotetico legame genealogico tra l’Ilde-brandino da Cugnano, attestato nel XII secolo, e il lignaggio locale ricondu-cibile ai discendenti di Pelagatto da Cugnano, che esercitò diritti signorili sulcastello nel corso dei secoli XIII e XIV, prima nel contesto del dominatoaldobrandesco, poi ricollegandosi al comune di Siena e alla famiglia magnati-zia senese dei Tolomei. Le notizie su questo personaggio e sui suoi discenden-ti, dunque, si seguono dai primi anni del Duecento, quando il controllo delcastello era già rivendicato da Ildebrandino IX Aldobrandeschi9.

Così, tra i testimoni di un atto risalente al settembre 1209, medianteil quale i rettori del comune di Massa giurarono di proteggere i diritti delvescovo e dei vicedomini massetani, fu menzionato «Inghilbertus de Cu-gnano quondam Pelagatti»10, mentre nei decenni successivi compaiono nel-la documentazione un Guglielmo e un Guglielmino di Cugnano, entrambidefiniti figli di Inghilberto, ma non riconducibili con certezza a un unicopersonaggio, come ci sembra preferibile, o a due fratelli: nell’autunno del1221 Guglielmo fu il primo della lista dei giurati di Cugnano che garantiro-no l’osservanza dei patti conclusi tra gli Aldobrandeschi e il comune diSiena11, e nell’agosto del 1234 Guglielmino presenziò come testimone a un

6 Si rimanda alle edizioni e ai regesti in CAVALLINI, BOCCI 1982, n. 79, p. 82: 1150settembre 2; SCHNEIDER (a cura di) 1907, n. 185, pp. 63-64: 1158 maggio 23; CV, I, n. 18, pp.31-32: 1181 settembre.

7 Per le menzioni di «Seracinus Ildibrandini de Cugnano» in atti relativi a San Gimi-gnano cfr. SCHNEIDER (a cura di) 1907, n. 273 p. 94: 1205 gennaio 21, n. 304, p. 107: 1213gennaio 10, n. 387 pp. 137-138: 1220 maggio 19. Per i Cugnanesi di San Gimignano cfr.FIUMI 1983, p. 149.

8 Sulle miniere duecentesche di Castelvecchio di San Gimignano cfr. FARINELLI, FRAN-COVICH 1999, pp. 483-484.

9 Cfr. infra nel testo.10 VOLPE 1910-1913, n. II, pp. 266-272, in particolare p. 268: 1209 settembre 27.11 CV, I, n. 190, pp. 278-285: 1221 novembre 8 – dicembre 16.

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atto che regolava i diritti sul castello di Castiglion Bernardi12. Nel 1261,infine, il medesimo «Guiglieminus quondam Inghilberti de Chugnano», ri-tenuto a torto da Gioacchino Volpe appartenere ad «una propagine pan-nocchiesca»13, esercitava il potere sul castello e, con l’appoggio del comunedi Siena, sulle sue miniere14.

Per quanto concerne l’identità dei titolari della signoria eminente suCugnano, disponiamo di informazioni solo a partire dal primo Duecento,quando il castello risultava inserito nel dominato dei conti Aldobrandeschi.Nel 1208, infatti, Ildebrandino VIII assegnò in eredità al primogenito Ilde-brandino IX i diritti vantati su Cugnano e su altri quattro castelli ubicati nelladiocesi di Volterra, «cum omnibus hominibus habentibus feoda in lociseisdem»15. Il testamento di Ildebrandino VIII Aldobrandeschi si inquadra inun lungo conflitto legato alla divisione del patrimonio comitale tra i quattrofigli maschi, che condusse dopo la morte del conte a diverse proposte diripartizione, culminate in un arbitrato risalente al 1216, mediante il quale«Cunganum cum sua curia et districtu» venne inserito tra i castelli compresiin una delle quattro quote da assegnare16. Come si è visto, nell’autunno del

Fig. 2 – Albero genealogico dei Da Cugnano.

12 SCHNEIDER (a cura di) 1907, n. 508, p. 177: 26 agosto 1234.13 VOLPE 1924, p. 97.14 ASS, Capitoli 2, c. 719r-v.15 ASS, Diplomatico Riformagioni, 1208 ottobre 22. Cfr. COLLAVINI 1998, p. 299.16ASO, Instrumentari (codice Savello I), n. 870, cc. 105r-108v; ASO, Instrumentari

(codice Savello II o de Bustolis), n. 871, cc. 121v-125r; ASS, Capitoli 161, ins. 4; ASS, Capi-toli 200, cc. 46v-55r. Cfr. COLLAVINI 1998, pp. 318, 322.

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1221 quarantasei uomini di Cugnano, il primo dei quali fu Guglielmo diInghilberto, giurarono il rispetto dei patti stretti tra il comune di Siena, da unlato, e i quattro conti Aldobrandeschi, dall’altro17. Il numero degli uomini diCugnano che prestarono giuramento, forse relativo alla sola quota degli abi-tanti del castello direttamente legata da fedeltà ai conti, ha indotto ad ipotiz-zare per quest’epoca una popolazione superiore alle duecento unità18.

Alla metà del XIII secolo i due eredi superstiti di Ildebrandino VIII,Bonifacio e Guglielmo, erano in aperta contrapposizione politica e, mentreil primo si legò a Siena e all’Impero dando vita al lignaggio dei conti diSanta Fiora, Guglielmo, capostipite del ramo di Sovana-Pitigliano, strinseinvece alleanza con il partito guelfo19. In questo periodo Cugnano era inse-rito nello schieramento che comprendeva il comune di Siena e i conti diSanta Fiora: nell’ottobre del 1259 il comune cittadino riconobbe a Ilde-brandino XI di Santa Fiora i diritti su Cugnano, rinnovando il medesimoriconoscimento anche nel maggio 1263, allorquando Siena trasmise i dirittivantati dal conte ad alcuni creditori dello stesso Ildebrandino XI20.

Frattanto, tuttavia, si erano consolidati nuovi legami tra Guglielmo oGuglielmino di Inghilberto da Cugnano e il governo senese, che il 22 settem-bre 1261 si tradussero nella cessione al comune di Siena della metà indivisa«omnium argentifodinarum seu argenteriarum apparentium et non apparentiumet que nunc sunt seu in futurum erint in Cugnano et eius curte et districtu», incambio della protezione senese dei diritti rivendicati dallo stesso Guglielminosull’altra metà dei giacimenti minerari21. In tale contesto si inquadra il coinvol-gimento del comune di Siena nei disordini verificatisi presso il castello durantei mesi successivi, che determinarono tra l’altro la «arsione cappannarum deCugnano» (forse le strutture di servizio connesse alle miniere) e nei quali ebbe-ro parte attiva alcuni esponenti dei conti Pannocchieschi, signori del limitrofocastello di Rocchette e oppositori del governo ghibellino senese, i quali, a lorovolta, rivendicavano diritti sulle miniere di Cugnano22.

17 CV, I, n. 190, pp. 278-285: 1221 novembre 8 - dicembre 16.18 GINATEMPO 1994, n. 81. Tra i giurati si menzionarono anche Guido de Rosa, Dietisalvi

de Rosa e Ugolinus de Rosa, la cui denominazione potrebbe essere legata a quella di una tra leprincipali miniere argentifere medievali delle Colline Metallifere (la «fosa detta Rosa», poi«fovea quae vocatur la Rosa», posta «super podio de Pozzoia»), descritta in attività in docu-menti del XIII e XV secolo (cfr. il documento edito in appendice a questo contributo e ASS,Capitoli 11, ins. 4).

189Cfr. CIACCI 1934; COLLAVINI 1998.20 ASS, Diplomatico Riformagioni, 1259 ottobre 7; ASS, Diplomatico Riformagioni,

1263 maggio 30 edito in SCHNEIDER, 1910-1931, pp. 281-283 (pp. 43-45 nuova numerazio-ne); ASS, Diplomatico Riformagioni, 1263 giugno 2; ASS, Diplomatico Riformagioni, 1263dicembre 25; cfr. COLLAVINI 1998, pp. 336, 389.

21 ASS, Capitoli 2, c. 719r-v.22 ASS, Consiglio Generale, 10, cc. 3r-13v, cfr. anche LISINI 1935, pp. 247-248; FARI-

NELLI, FRANCOVICH 1999, pp. 480-481.

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Questo clima di grave insicurezza e instabilità politica dovette riper-cuotersi sullo sfruttamento delle risorse minerarie, come emerge, tra l’altroda un divieto imposto nel giugno 1262 ai massetani dal vicario del podestàdi Massa di «ponere aliquam foveam de novo in monte nec in districtu deCugnano neque ritornare aliquam foveam demissam», vale a dire di aprireo riattivare escavazioni minerarie ubicate nel distretto di Cugnano23.

Il coinvolgimento di cittadini massetani nello sfruttamento delle mi-niere, attestato occasionalmente in questo frangente di particolare incer-tezza, si inserisce in un contesto di intensi rapporti economici e commer-ciali con la città, al cui interno si erano inurbati alcuni abitanti di Cugnano,operanti anche come specialisti delle attività minerarie24. Tra questi pareesemplare la figura di «Giunterino da Chongniano», consigliere del comu-ne di Massa nel 1276 al quale, verso la fine del XIII secolo, faceva capo unachonpangnia mineraria che prese in concessione dalla società dei Todini laminiera detta le Meloni tramite un contratto «a parte», sulla base del qualele veniva riconosciuto un ricavato pari ai 3/5 del prodotto estratto25.

Alla presenza di redditizie attività minerarie nel distretto di Cugnanoè, inoltre, connesso il forte interesse dimostrato dal comune di Siena du-rante gli anni Sessanta del Duecento, che si tradusse dapprima nei menzio-nati accordi del 1261, quindi nella diretta acquisizione del castello e delsuo territorio da parte del comune cittadino. Nell’intento di consolidare ilcontrollo senese sul centro minerario, nel luglio 1266 un rappresentantedel comune di Siena prese formalmente possesso del «castrum de Cugna-no», comprensivo delle pertinentie, delle mura, dei fossati e delle carbonarieche lo cingevano, dei pascoli, dei boschi e del suo intero distretto territo-riale, nonché delle «domorum omnium que sunt in eo et circa eum»26. Que-

23 ASS, Capitoli 10, s.n. edito in BAUDI DE VESME (a cura di), 1877, n. I, coll. 249-250:1262 giugno 24.

24 Tra gli inurbati più precocemente attestati possiamo menzionare “Bencivenne deCugnano”, uno dei cittadini che prestò giuramento a garanzia della sicurezza dei vicedominie del vescovo di Massa nel gennaio 1220 (VOLPE 1910-1913, n. IV, pp. 276-282: 14 gennaio1220). In un elenco non datato dei montis magistri redatto dai funzionari del comune diMassa durante gli anni Sessanta del Duecento è menzionato «Sinibaldus de Cugnano» (ASS,Capitoli 10, inserto non numerato). Sulle vicende di Massa Marittima nel XIII secolo, anchein riferimento all’inurbamento dai centri vicini, cfr. VOLPE 1964 e FARINELLI 1997a.

25 Nel 1276 «Iunctarinus de Chugniano» era uno dei consiglieri del comune di Massache stipularono un atto di concordia con i fuoriusciti guelfi e che ratificarono la pacificazionecon i Pannocchieschi (CV, III, n. 886, pp. 1080-1084: 1276 aprile 12; n. 884, pp. 1076-1078: 1276 marzo 29). L’attività della compagnia mineraria facente capo a Giuntarino emer-ge da un libro contabile di una compagnia mineraria massetana di cui proponiamo l’edizionein appendice: «Demo le Meloni a parte a Giunterino da Chongniano et da sua chonpangnialunedie a dì XIII di luglio; ène chartta per mano di ser Ugholino nottaio, e déone rendere dele.V. le tre in su cilifo dela fosa partitto tra parzonaoli». (ASS, Capitoli 10, ins. 24 antica nume-razione), cfr. anche l’edizione in BAUDI DE VESME (a cura di) 1877, n. IV.

26 FARINELLI 1997a, n. 1 pp. 69-80.

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st’ultima espressione testimonia l’esistenza di edifici esterni alla cinta ca-strense, mentre il fatto che l’immissione nel possesso si realizzò attraversol’apertura delle sue porte indica che gli accessi al castello erano più di uno.La presenza di una chiesa castellana si ricava, invece, soltanto dall’attesta-zione di Palmieri «rector ecclesie dicti castri» quale teste alla stipula dell’ac-cordo del 22 settembre 1261; la chiesa in questione può essere identificatacon la cappella di Cugnano intitolata a Michele Arcangelo e inserita nelpiviere di Prata, che fu menzionata in un lascito risalente al 1348 e in alcunitesti successivi, sino al 1443, allorquando fu descritta come «totaliterdestructa»27. L’inserimento di Cugnano nella diocesi di Volterra, può esserericavato con certezza sulla base di alcuni documenti della prima metà delXIII secolo, che testimoniano l’appartenenza del castello e della sua interacuria a questo ambito giurisdizionale ecclesiastico28.

L’immissione nel possesso del 1266 non comportò il duraturo trasfe-rimento del castello nella piena disponibilità del comune di Siena, mentre idiritti signorili su Cugnano vantati da Guglielmo di Inghilberto e dai suoieredi si perpetuarono a lungo.

Nei decenni successivi Folchina, figlia di Guglielmo, andò in moglieal senese Donusdeo (detto Deo) di Lotterengo Tolomei, determinando intal modo il passaggio di consistenti prerogative sul castello nelle mani di unramo di quella famiglia magnatizia cittadina29; questo matrimonio si strin-se, forse, nel contesto durante il quale si compì l’affermazione in Siena diun governo di parte guelfa, appoggiato da famiglie magnatizie legate almedesimo schieramento, quali, appunto, quella dei Tolomei.

D’altra parte, con l’affermazione del guelfismo in gran parte dellaToscana meridionale anche le rivendicazioni su Cugnano dei lignaggi origi-natisi dagli Aldobrandeschi assunsero dinamiche nuove; nell’atto di sparti-zione intrafamiliare del 1274 i diritti su questo castello furono assegnati aIldebrandino XII conte di Sovana, esponente di spicco della parte guelfatoscana, e nel 1298 la figlia ed erede di quest’ultimo, Margherita, ottenneun giuramento di fidelitas da parte di Berto, figlio di Guglielmo da Cugna-no30. Ad un ulteriore consolidamento del potere su Cugnano da parte della

27 MORI 1991, nn. 14.3, 14.8, pp. 54-55.28 MORI 1992, pp. 171-172. Cfr. anche SCHNEIDER 1975, pp. 281-282.29 Nel giugno 1282 «Folchina filia quondam domini Guglielmi de Cugnano», vedova

di Deo, agì come tutrice dei figli cedendo al comune di Siena i diritti su Campagnatico (CV,III, n. 945, pp. 1247-1253: 1282 giugno 8 - 22; n. 968, pp. 1337-1344: 1282 giugno 8). Cfr.MUCCIARELLI 1995, pp. 194, 218.

30 Sulla spartizione del 1274 cfr. ASS, Diplomatico Riformagioni, 1274 dicembre 11 eCOLLAVINI 1998, p. 363. Dominus Berto di Gugliemo da Cugnano costituì procuratore ilfratello Sigerio a comparire dinanzi alla contessa Margherita o ai suoi ufficiali per provare idiritti da esso vantati sul castello di Cugnano e per prestare alla medesima omaggio di fedeltàe di vassallaggio (COLLAVINI 1998, p. 464).

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31 MUCCIARELLI 1995, p. 230. È stata rintracciata un’unica notizia su Iacopo di Gugliel-mino de Cugnano: nel gennaio 1272 questo esponente del lignaggio dei discendenti di Pelagattopresenziò come testimone al compromesso stipulato tra i domini di Roccatederighi e il comu-ne di Massa Marittima per porre fine alle loro controversie (MORDINI 2000-2003, regesto n.96). Cfr. anche l’albero genealogico, alla Fig. 2.

32 ASS, Diplomatico Riformagioni Massa, 1301 novembre 11 (ma 16); ASS, Diploma-tico Riformagioni Massa, 1302 aprile 5 (2 pergg.); ASS, Diplomatico Riformagioni Massa,1302 aprile 11; ASS, Diplomatico Riformagioni Massa, 1302 maggio 16; ASS, DiplomaticoRiformagioni Massa, 1302 maggio 21; ASS, Diplomatico Riformagioni Massa, 1306 settem-bre 9; ASS, Diplomatico Riformagioni Massa, 1313 agosto 13; ASS, Diplomatico RiformagioniMassa, 1314 agosto 23. Cfr. anche BADII 1931, p. 471; LISINI 1935, p. 249; REPETTI, 1833-1846, III, p. 147; PORTE 1833, p. 44.

33 Considerazioni analoghe sono state avanzate riguardo ai diritti sulle miniere di rame,argento e mercurio controllate dagli Aldobrandeschi cfr. COLLAVINI 1998, pp. 538-540; FRAN-COVICH et alii, 1999 e FRANCOVICH et alii, 2000.

34 ASS, Diplomatico Riformagioni Massa, 1302 aprile 5 (2 pergg.)35 Sui castelli di Mistenne e di Petra-Corbaia, attestati in vita solo per il secolo XII, cfr.

FARINELLI c.s., nn. 29.02; 23.23.

stirpe signorile locale concorse anche il testamento di Tavena Tolomei, fi-glio di Folchina e di Deo, mediante il quale si dispose che dopo la sua mortesarebbero andati agli zii ex matre Sigerio e Berto i quattro noni «pro indivi-so totius castri, curie, districtus et signorie de Cugniano» comprensivi delpascolo, dei boschi e dei diritti sulle acque e sulle pertinenze del castello,fatto salvo ciò che già possedeva Rigo, figlio di Guglielmo da Cugnano31.

Una nutrita serie di atti connessi alla cessione al comune di Massa diquote di possesso del castello di Rocchette da parte di diversi esponentidella casata comitale dei Pannocchieschi durante il periodo compreso tra il1302 e il 1314 concernette anche i diritti vantati dai signori di Rocchettesulla “argenteria de Cugnano”, vale a dire in una certa quota delle «argen-terie, ramerie et cuiscunque alterius metalli que est et in antea apparebit indicto castro Cungnani et eius territorio et districtus», con i loro potenzialiprodotti (oro, argento, rame, zolfo e alume)32. Queste testimonianze con-corrono a delineare i caratteri delle prerogative signorili sui giacimenti mi-nerari della Toscana meridionale, mostrando che esse non sono completa-mente riconducibili entro gli schemi della signoria territoriale33.

Dall’esame della documentazione trecentesca emergono anche alcuni elen-chi dei distretti confinanti, in cui sono nominati quelli dei castelli di RocchettePannocchieschi, Monterotondo e Gerfalco34, testimoniando indirettamente l’av-venuto decastellamento dei vicini centri di Mistenne e Petra Corbaia, i cuiterritori dovevano essere già stati accorpati al distretto di Gerfalco35.

In attesa di un più approfondito esame sulla documentazione d’archi-vio tardo-medievale, le vicende del castello durante il XIV secolo rimangonooscure e non conosciamo per questa via né le dinamiche del suo abbandono,che risulta sostanzialmente compiuto entro il 1443, né le modalità dell’affer-

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mazione del controllo sul suo territorio da parte di esponenti della famigliaTolomei, desumibile da testimonianze risalenti alla seconda metà del XV se-colo e, indirettamente, da un atto del 1414 relativo ai legami della localechiesa di S. Michele con un esponente della casata magnatizia senese36.

ROBERTO FARINELLI

36 Cfr. MORI 1991, nn. 14. 3, 14.8, pp. 54-55; ASS, Diplomatico Riformagioni Massa,1484 maggio 3 e ASS, Diplomatico Riformagioni Massa, 1489 aprile 29.

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3. ATTIVITÀ MINERARIA NEL TERRITORIO DI CUGNANO

Come accennato in premessa, il territorio compreso fra le località diPoggio Trifonti, Poggio Mandriacce, Casa Bugettai ed Uccelliera, all’internodel quale sono localizzati i due insediamenti di Rocchette Pannocchieschi eCugnano, è caratterizzato dalla presenza di mineralizzazioni a solfuri misticomposti da idrossidi, minerali argentiferi e piombiferi (galena, tetraedrite),oltre che cupriferi (calcopirite)1. La relazione del senese Jacopo Tondi del1334 menzionava inoltre il territorio di Cugnano dove erano abbondanti «ildiaspro, il calcedonio, le corniole e le anabatiste, che pure s’annoverano frale gemme…»2.

Le mineralizzazioni sono localizzate in vene calcitiche racchiuse all’in-terno del calcare cavernoso, che è la roccia prevalente nel campione territo-riale in esame e dalla quale traggono origine i numerosi fenomeni carsiciosservabili nel paesaggio, come grotte e doline; proprio queste ultime carat-terizzano fortemente l’area immediatamente circostante il castello di Roc-chette Pannocchieschi3.

La presenza delle doline è fenomeno geologico che presenta rilevantiimplicazioni per la storia delle coltivazioni minerarie in quest’area; le depres-sioni di origine naturale diventarono infatti (è questo il caso di RocchettePannocchieschi) cave per l’estrazione di materiale da costruzione, ma è assaiprobabile che, seguendo i naturali sprofondamenti, esse consentissero ancheun più facile accesso alla mineralizzazione.

È un fatto che il territorio in esame mostri una singolare e rilevanteconcentrazione di fronti di cava disposti lungo una probabile faglia direzio-nata NW/SE; anche le mineralizzazioni dell’area che chiameremo per sempli-cità Poggio Trifonti, ma che in realtà si articola in più “punti metalliferi”,cioè aree nelle quali i minerali si mostrano in concentrazione e profonditàtali da poter essere più agevolmente coltivati, sono disposte lungo un asse

1 RICCOBONO, 1993, pp. 113-118.2 JACOPO TONDI, 1334, Visita nell’antico stato della Repubblica di Siena, commessa a

Simone di m. Jacomo Tondi dal governo dei Nove, per costruire ponti, fonti e strade per losviluppo dei commerci e delle industrie della stessa Repubblica, in LISINI, 1935, p. 217.

3 BIANCHI, BOLDRINI, DE LUCA, 1994, p. 255; BELLI, DE LUCA, GRASSI, 2003, pp. 286-291.

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NW/SE. Tale asse corrisponde ad una serie di fenomeni tettonici che interes-sano il calcare cavernoso ed il suo contatto con i flysch alloctoni; le aree diantica lavorazione mineraria si localizzano naturalmente nelle aree di contat-to fra le due formazioni geologiche.

Dal punto di vista dell’analisi archeomineraria il territorio in esame, adifferenza di quanto osservabile più a Sud, nella Valle dello Stregaio, a Nic-cioleta, a Poggio al Montone, alla Castellaccia ed a Serrabottini, ci consentedunque di osservare con maggiore frequenza l’associazione di scavi a cieloaperto e di piccoli nuclei di pozzi ormai interrati, dei quali sono ancora indi-viduabili i catini di franamento. Questa singolare caratteristica non era sfug-gita all’osservazione di Giovanni Targioni Tozzetti, che nelle sue Relazionidescrive l’area prossima al castello di Cugnano come segue: «…Quivi sonostate fatte in antico copiosissime escavazioni, per tirarne fuori qualche venametallica, e vi è stato lavorato a cava aperta, ed a pozzi o cunicoli…Poco piùin là della cava, si vedono sparsi per la montagna circa 20 pozzi o cunicoli, iquali vanno distendendosi quasi in una linea da mezzogiorno a tramonta-na…»4.

Alla fine dell’800 Bernardino Lotti, nel descrivere l’area di Poggio Tri-fonti, aveva elencato i punti nei quali si riconoscevano le tracce inequivoca-bili degli antichi lavori minerari; la lista comprende le località di Trifonti,Cugnano, Uccelliera, Lecceta, e Poggetti. Più in dettaglio egli aveva osservato«…antiche escavazioni di rame e piombo argentifero a Trifonti e poco sottoverso il Castello…» (che in questa descrizione è il castello di Cugnano). «AlCastello di Cugnano», egli prosegue, «estraevasi un fahlerz contenente finoad 1,6% di argento». «…Alla Lecceta» (cioè presso Rocchette Pannocchie-schi) «sono pure stati escavati minerali in condizioni perfettamente analoghee quivi pure si hanno cumuli di scorie dentro certe cavità imbutiformi delterreno; cavità troppo grandi perché possan essere credute i soliti sprofonda-menti circostanti ai pozzi antichi ripieni e troppo piccole per esser ritenutequali depressioni naturali del suolo»5.

Sino alla fine dell’Ottocento le tracce delle lavorazioni antiche eranodunque ben evidenti in più punti del campione territoriale in esame; unacartografia sufficientemente analitica delle stesse è fornita pochi anni piùtardi, nel 1931, da Gaetano Badii, che localizza tre aree nettamente distinte ene dà una sintetica descrizione6.

A distanza di poco più di un secolo dalla descrizione del Lotti l’indagi-ne di superficie condotta dal Dipartimento di Archeologia dell’Università diSiena nell’area di Poggio Trifonti ha potuto nuovamente documentare le tracce

4 TARGIONI TOZZETTI 1751-1754, t. VII, pp. 330-331.5 LOTTI 1893, pp. 92-93.6 BADII 1931, pp. 469-471.

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superstiti delle antiche lavorazioni; il grado di depauperamento delle stesseappare tuttavia rilevante, e la visibilità limitatissima presente in tutta la zona,per lo più coperta da bosco, complica ulteriormente il lavoro di campagna.

A differenza di quanto registrato nella vicina Valle dello Stregaio-Mon-te Gai-Niccioleta Vecchia, dove sono ancora visibili imboccature aperte dipozzi (la scomparsa di un buon numero delle quali è dovuta ad una recente esconsiderata interpretazione del concetto di “messa in sicurezza”), nell’areadi Poggio Trifonti non si sono al momento individuati pozzi aperti, ma sol-tanto evidenze di catini di franamento relativi ad antiche miniere, oltre anumerosi scavi a cielo aperto ai quali abbiamo precedentemente accennato.D’altra parte le stesse descrizioni di fine ottocento non fanno menzione dipozzi aperti, ed è quindi probabile che già all’epoca essi risultassero interrati.(Fig. 3)

La prima ricognizione dell’Università di Siena nell’area di Poggio Tri-fonti data ai primi anni 90, e costituisce parte della campionatura previstadal progetto Colline Metallifere7. L’indagine topografica complessiva coordi-nata dall’Insegnamento di Archeologia Medievale ha interessato negli anniuna parte consistente degli antichi campi minerari che furono alla base dellafortuna economica dei castelli signorili di quest’area e, dalla prima metà delXIII secolo, passarono in buona misura sotto il controllo del Comune diMassa. Oltre al campione territoriale di Poggio Trifonti, sono stati ricogniti ilPoggio di Serrabottini, Poggio al Montone e Castellaccia, Niccioleta, MonteGai e Valle dello Stregaio (tutte aree comprese entro i limiti amministratividel comune di Massa Marittima), Poggio Mutti, Le Cornate ed il Poggio diMontieri8 (Fig. 4)

Dal primo puntuale censimento effettuato nell’area di Poggio Trifontifurono identificate alcune aree estrattive delle quali si propose l’assegnazio-ne al distretto di Cugnano o di Rocchette in base al posizionamento dellearee stesse rispetto ai castelli; in realtà, con i dati in nostro possesso, è suffi-cientemente arbitrario giungere ad una conclusione di questo genere. Ciòche sappiamo dalle fonti documentarie infatti, evidenzia la complessità diinteressi politici ed economici che opposero nell’area fin dal XII secolo gliAldobrandeschi e i Pannocchieschi, il vescovo di Volterra ed il comune diSiena. Sappiamo anche che, alla metà del ’200, le tensioni sfociarono in aper-

7 I risultati delle indagini di quegli anni sono raccolti in PESTELLI G., 1992-93, Ricerchearcheologiche nell’area mineraria di Poggio Trifonti, Comuni di Massa Marittima e Montero-tondo Marittimo, Provincia di Grosseto tesi di laurea inedita, Università degli Studi di Siena,relatore prof. R. Francovich. Ulteriori indagini sono state effettuate da chi scrive negli anni2003, 2004.

8 Una sintesi dei dati relativi al territorio massetano in DALLAI, FARINELLI, 1998, pp. 66-70; il territorio di Montieri è stato oggetto di una specifica campionatura: RUBEGNI B., 1990-91, Montieri e l’età estrattiva e metallurgica nel Medioevo, tesi di laurea inedita, Universitàdegli Studi di Siena, relatore prof. R. Francovich.

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te aggressioni ai danni del castello e del territorio di Cugnano, e furono ori-ginate proprio dai diritti che i Pannocchieschi di Rocchette ritenevano divantare sulle miniere del castello di Cugnano.

Il Comune massetano esercitò il proprio controllo sui giacimenti diquest’area a partire dal 1297, quando esso intraprese la politica di acquistodelle miniere «di argento, di coffaro e di zolfo» di Rocchette, e lo incrementòulteriormente nel 1301, con l’acquisizione da Bandino di Bonifazio da Travaledell’argentiera e della rameria di Cugnano9.

I documenti testimoniano dunque con chiarezza il ruolo centrale rive-stito dalle miniere ed in particolare dalla produzione dell’argento nella storiae nelle fortune del castello di Cugnano. Lo scavo dei pozzi e delle gallerie, larealizzazione delle armature, la dotazione in strumenti necessaria al buonfunzionamento di una coltivazione richiedevano, come ben evidenziato dal-l’appendice documentaria, un investimento di capitale assai rilevante. Già

Fig. 3 – Il transetto d’indagine progettato per l’area di Poggio Trifonti e il perimetro dellaconcessione mineraria richiesta negli anni ’30 dello scorso secolo.

9 La cessione di diritti vantati dai Pannocchieschi di Rocchette sulle miniere ed argen-tiere di Cugnano è discussa in Farinelli, infra. Per l’approfondimento degli aspetti relativi alladocumentazione relativa alla zona si rimanda ancora a Farinelli ed all’appendice documenta-ria prodotta.

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dalla metà del XIII secolo, con l’espansione del controllo senese sull’area diTrifonti ed in particolare sull’argentiera di Cugnano, questo capitale fu repe-rito grazie alla formazione di compagnie di soci, che il codice minerario mas-setano definisce partiarii ed i documenti chiamano “parzonaoli” o“parzonavoli”, ai quali era affidato il compito di organizzare il lavoro mine-rario ed ottenere una buona resa dei giacimenti. I soci ricevevano in affitto leargentiere dal comune e dovevano a loro volta corrispondere un affitto; que-sto sistema di gestione dovette rivelarsi efficace poiché continua ad essereattestato nei documenti della fine del ’200.

Un ulteriore elemento di riflessione che emerge dalla lettura della do-cumentazione è costituito dal profondo legame che alcuni degli abitanti delcastello mostrano di avere con le lavorazioni minerarie anche al di fuori deldistretto castrense; si tratta verosimilmente di lavoratori fortemente specia-lizzati, che impiegavano la loro arte nei diversi campi minerari della zonamassetana. Ci riferiamo in particolare all’indicazione “de Rosa”, riferita adalcuni degli uomini di Cugnano citati nel giuramento di fedeltà a Siena del1221, per i quali si è acutamente ipotizzato un possibile legame con la cele-

Fig. 4 – La campionatura prevista dal progetto Colline Metallifere nei comuni di MassaMarittima, Monterotondo Marittimo, Gavorrano e Montieri. Localizzazione delle anticheminiere.

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bre miniera argentifera detta “della Rosa” appunto, della quale si produconoalcuni libri di conti e spese in appendice. La miniera era localizzata nell’areadi Serrabottini, cioè in distretto massetano, ed è una delle meglio documen-tate, sino alla fine del XIV secolo, quando in una serie di atti civili fatti da-vanti al Podestà che ormai è un senese, il Sindaco di Massa espose comefossero rimaste senza scavare le miniere di Pozzoia, e quindi, secondo le nor-me previste dalla legge mineraria, coloro che vi vantavano interessi li avesse-ro così facendo perduti. Alle deliberazioni si oppose un certo Giusto di Gui-do da Volterra, che si dichiarava padrone della miniera detta “la Rosa”, e dialtre10.

Il legame ipotizzato fra gli uomini di Cugnano e la miniera de “la Rosa”potrebbe costituire una prova ulteriore di una comunità della prima metà delXIII secolo già fortemente specializzata ed orientata alla lavorazione mineraria.

Ciò premesso è in via di ipotesi che possiamo immaginare di assegnarea Rocchette le evidenze archeominerarie rinvenute al di sotto della viabilitàUccelliera/Poggio trifonti, oggi limite amministrativo fra i comuni di Massa eMonterotondo Marittimo, ed a Cugnano le coltivazioni più settentrionali.

Fanno parte di questo secondo gruppo due distinte aree estrattive loca-lizzate lungo una fascia maggiormente mineralizzata compresa tra PoggioTrifonti e Podere Castello. Gli scavi riconoscibili risultano eseguiti nel calca-re cavernoso e sembrano seguire le mineralizzazioni orientate NW/SE.

La prima area estrattiva si localizza circa 300 m ad E del castello, edinteressa le estreme propaggini del Poggio Trifonti, articolandosi su terrazziposti a quote diverse. In quest’area sono state osservate entrambe le metodo-logie di coltivazione già descritte da Lotti, cioè lo scavo a cielo aperto equello per pozzi. In questo caso specifico è osservabile un grande scavo acielo aperto di forma ellissoidale, con un fronte di cava aperto nel calcarecavernoso con pareti alte fino a 4 m, apparentemente lavorato a gradini. Gliulteriori sopralluoghi effettuati nell’autunno del 2004 hanno permesso laregistrazione di oltre 40 evidenze archeominerarie localizzate fra quota 470e quota 520 m s.l.m. Tali evidenze si presentano attualmente come piccoliavvallamenti circolari, talvolta poco accentuati, interpretabili come catini difranamento di antichi pozzi minerari. Il diametro dei catini è compreso fra 4e 6 m, e la distanza fra le singole evidenze varia da 3 ad 8 m. È probabile cheda qui si estraessero idrossidi di ferro (limonite ghoetite) e solfuri misti11.

L’area mostra anche altri segni connessi a probabile lavorazione mine-raria; si è potuta riconoscere infatti una lunga trincea ed uno scavo di formaellissoidale sul cui limite sono localizzati i resti di un probabile forno (Fig. 6).Quest’ultima struttura, già segnalata in precedenti sopralluoghi, ha forma

10 ASS, Diplomatico Riformagioni, 1393 marzo, 10.11 PESTELLI 1992-93, tesi citata, schede 11-14.

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circolare, un diametro esterno di circa 2 m, ed una copertura a cupola par-zialmente crollata costituita da grossi blocchi di calcare. Il sopralluogo effet-tuato negli anni ’90 potè comparare questi resti con quelli di una analogastruttura rinvenuta nelle immediate vicinanze del castello di Cugnano, ogginon più identificabile. La struttura produttiva è stata interpretata come for-no per l’arrostimento del minerale; ciò è stato desunto dal fatto che «sulpavimento furono rinvenuti frammenti di minerale frantumato di circa 5 cme legno carbonizzato»12 (UT 6-1/4).

La presenza di questa articolata serie di emergenze archeominerarie edarcheometallurgiche induce ad interpretare l’area non solo come piccolo cam-po minerario ed estrattivo, ma anche come luogo nel quale si effettuava,oltre alla selezione del minerale, un suo primo arrostimento, forse per sag-giarne la qualità.

Una seconda area estrattiva, anche in questo caso caratterizzata dallapresenza contestuale di lavori a cielo aperto e catini di franamento relativi apozzi ormai interrati, è stata localizzata in una piccola valle a 300 m SE delcastello. Durante il sopralluogo 2004 sono stati identificati solo 5 catini, matestimonianze raccolte ne attestavano almeno 913 (UT 7-1).

In questo specifico contesto il cappellaccio superficiale era stato proba-bilmente lavorato a cielo aperto, mentre con i pozzi si erano seguite le mine-ralizzazioni a solfuri misti in profondità; due ulteriori catini di franamentosono stati localizzati poco a S del fosso Fonte del Castello.

Gruppi di catini di franamento in associazione a fronti di cava caratte-rizzano diffusamente il campione territoriale analizzato da Nord a Sud. ANord di Cugnano tracce di probabili pozzi minerari ormai interrati e di unagalleria sono state individuate rispettivamente in località Campo ai Frati elungo il sentiero che corre parallelo al Botro del Castello (UT 12, 9, 7). Nellaparte meridionale evidenze analoghe sono state riconosciute a PodereCastagnoli, a Podere Poggetti, a Podere Uccelliera, a Casa Bugettai e nellazona detta Ribuchi. Si tratta in tutti i casi di gruppi di coltivazioni: se ne sonoriconosciuti due distinti gruppi a Podere Castagnoli, rispettivamente di 5 e10 catini (UT 18-1/2), una diecina di anomalie erano riconoscibili pressoPodere Uccelliera (UT 21-1), un pozzo isolato è stato rinvenuto nell’areadetta Ribuchi (UT 22-1). (Fig. 5)

La presenza di anomalie raggruppate è caratteristica tipica degli antichicampi minerari; nelle aree in cui la mineralizzazione appariva meglio rag-giungibile si moltiplicavano infatti le escavazioni, con una intensità ed unavicinanza determinata dalla presenza congiunta di pozzi di estrazione e diareazione. Ricordiamo a questo proposito che la distanza minima prevista

12 PFLAGING 1976, p. 149.13 PESTELLI 1992-93, tesi citata, scheda 15.

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dal codice minerario massetano fra escavazioni prossime era di 15 passi, eche, oltre alla misurazione all’esterno, gli Ordinamenta imponevano regoleprecise anche sull’andamento degli scavi in sotterraneo, proibendo ad esem-pio un avvicinamento inferiore ai due passi fra gallerie, bottini, guindi edanteguindi, cioè vie di areazione dei pozzi: «si contigerit dictum boctinummittere guindonem vel antiguindum eo quod non posset varcare per rectumviagium»14.

La mancanza di imboccature ancora aperte rende complesso determi-nare l’articolazione e la profondità dei gruppi di coltivazioni rinvenuti nel-l’area di Poggio Trifonti, né ci sono giunte descrizioni particolareggiate dellafase datata al XIX secolo, pur presente e riconoscibile sul territorio, durantela quale furono numerosi i pozzi aperti per saggiare le potenzialità dei giaci-menti, spesso impostati proprio nelle aree di antica coltivazione. I parallelipiù prossimi sono offerti dalla vicina area mineraria di Valle dello Stregaio/Monte Gai, nella quale sono ancor oggi visibili numerosissime tracce di pozzi

14 Ordinamenta super arte fossarum rameriae et argenteriae civitatis Massae, rubriche 1e 4. Una sintesi delle rubriche degli Ordinamenta in CUOMO DI CAPRIO, STORTI 1984, pp. 149-

Fig. 5 – I castelli di Rocchette Pannocchieschi e Cugnano e le aree di antica lavorazionemineraria.

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sia interrati che, in alcuni casi, ancora aperti, (circa 250 pozzi erano visibiliall’epoca in cui Bernardino Lotti scrisse la propria descrizione, ed alcunecentinaia erano riconoscibili nell’area della Niccioleta Vecchia), la cui rile-vante profondità poteva toccare i 150 m. Interessante è la descrizione cheLotti dedica ad una delle gallerie in questione: «…ad un livello di circa 70metri penetrasi, per mezzo d’un cunicolo, in certe escavazioni irregolari, dicui alcune grandissime, fra loro riunite da brevi tratti di galleria di solito asezione quadrata con circa 1 metro di lato»15. La descrizione è riferita allavoro minerario “a seguire il filone” ed alle “camere di coltivazione”, chefurono il metodo con cui tradizionalmente si sfruttarono le masse mineraliz-zate in tutta l’area delle Colline Metallifere in epoca pre-industriale.

Gli unici recenti rilievi in sotterraneo di cui disponiamo per le areeminerarie a settentrione di Massa Marittima riguardano 3 cavità ubicate inlocalità Campo al Santo. Si tratta in tutti e tre i casi di pozzi verticali dellalunghezza massima di 17 m, sezione quadrata di 1,10 m per lato o rettango-

Fig. 6 – Forno di arrostimento.

152.

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15 LOTTI 1893, p. 88.16 NEGRI 2003, pp. 1-6.17 Grosseto, Corpo delle Miniere, Cartografia allegata alla richiesta presentata in data

16 Dicembre 1933.

lare di m 1,30×0,90; lungo le pareti alcuni scavi paiono avvii di ricercheminerarie subito interrotte16. Nel complesso i pozzi sono interpretabili comericerche di epoca recente finalizzate ad intercettare e saggiare depositi mine-rali; possiamo immaginare una analoga funzione per il pozzo ellissoidale lo-calizzato nel nostro campione territoriale presso Podere Castagnoli (diame-tro massimo 10 m), e per i saggi localizzati a Campo ai Frati e Casa Bugettai.In quest’ultima località la presenza di attività di ricerca mineraria databili alXIX secolo sono testimoniate anche dalla presenza di una piccola galleriascavata nel calcare cavernoso.

Proprio l’esistenza di ricerche effettuate nell’area fra XIX e XX secolo,così come l’inserimento di tutto il territorio di poggio Trifonti in una richie-sta di concessione inoltrata al Corpo delle Miniere per il recupero di scoriemetalliche e per la ricerca di nuove mineralizzazioni17 rende evidente il po-tenziale informativo del campione dal punto di vista archeominerario ed ar-cheometallurgico e ci orienterà ad un approfondimento ulteriore delle inda-gini di superficie.

LUISA DALLAI