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1. SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE - Primo semestre Manuale di sociologia della comunicazione La comunicazione umana. Il processo di comunicazione. A volte consiste in trasmissione di smplici significati altre volte invio di contenuti complessi e ad alto contenuto emotivo 1. Comunicazione Q1 è un attore sociale detto emittente e dice qualcosa a uno specifico referente e per uno scopo particolare. Se le procedure di comunicazione non sono adatte alla situazione si ha una SPIRALE PERVERSA DI NON COMUNICAZIONE. -> La comunicazione è un atto razionale dove per razionalità si intende il miglior adeguamento delle risorse del soggetto per il raggiungimento di uno scopo in quella particolare circostanza. Accade spesso che le scelte razionali non siano le più adatte o funzionali: la razionalità della comunicazione è una razionalità limitata a causa di impiego di competenze-abilità limitate o inefficaci, dipendenti da aspettative a forte tasso emotivo 1. Interesse e coinvolgimento Motivazioni = biografia + scopi L’interesse iniziale si deve trasformare in coinvolgimento che consiste nel restare stimolato e partecipe per l’intera durata della comunicazione. CONDIZIONI DI COINVOLGIMENTO: 1) comunicazioni che tocchi motivazioni non superficiali (vita familiari o malattie di persone care) 2) la situazione rilevante simbolicamente come nel caso di ciò che viene detto in una manifestazione religiosa 2. La razionalità del comunicatore La razionalità è anche legata all’ambiente (= situazione-circostanza specifica, contesto culturale con le sue norme, modelli di comportamento e/o procedure consolidate e approvate socialmente) L’ATTORE DEVE ADATTARSI ALLA SITUAZIONE E TENERE CONTO DEI VINCOLI ESTERNI. Le regole possono essere più o meno esplicite. La comunicazione ha sempre un aspetto di ritualità (= insieme delle cose inutili dal punto di vista dei contenuti ma fondamentali per il buono svolgimento della comunicazione) 3. I modi della comunicazione 4. Il processo di comunicazione Nella maggior parte dei casi, lo scambio di informazioni è strumentale per arrivare a una vera comunicazione come costruzione di un significato 5. Comunicazione e agire sociale La comunicazione o l’agire comunicativo è lo strumento per eccellenza dell’agire sociale: A) gli attori della comunicazione hanno caratteristiche sociali precise (età, sesso, ruolo...) B) gli attori della comunicazione devono essere valutati come attori sociali per comprenderne meglio motivazioni, scopo, coinvolgimento... C) gli attori hanno una loro specificità (identità) che è il prodotto delle loro esperienze sia soggettive che sociali, compiute nel corso della loro vita D) ogni attore è il prodotto dell’intrecciarsi del vissuto del processo di socializzazione con le esperienze relative ai successivi e sempre più complessi rapporti e scambi sociali nell’età adulta Le motivazioni e gli scopi sono definiti in un particolare contesto culturale, da rituali e norme che sono dettate e sancite socialemente. Le esperienze precedenti non forniscono solo schemi di lettura delle situazioni successive, ma ne suggeriscono il significato più profondo: è la COMPETENZA COMUNICATIVA più profonda che mette in grado il soggetto di comportarsi al meglio in una particolare situazione comunicativa. La comunicazione interpersonale. 1. Messaggi analogici e codici simbolici La comunicazione diretta consiste in un rapporto faccia a faccia nel caso in cui gli individui sono coinvolti nel processo comunicativo nella loro totalità psicofisica (non come nella comunicazione informatica) MESSAGGI ANALOGICI: segnali che contengono qualche rappresentazione o immagine del significato a cui si riferiscono. Es. Un disegno, l’abbraccio di una madre Essi possono essere prodotti attraverso: Teoria e ricerca nella comunicazione mediale Isabella Lavelli 152156 1 PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com

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1. SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE- Primo semestreManuale di sociologia della comunicazione

La comunicazione umana. Il processo di comunicazione.

A volte consiste in trasmissione di smplici significati altre volte invio di contenuti complessi e ad alto contenuto emotivo

1. ComunicazioneQ1 è un attore sociale detto emittente e dice qualcosa a uno specifico referente e per uno scopo particolare. Se le procedure di comunicazione non sono adatte alla situazione si ha una SPIRALE PERVERSA DI NON COMUNICAZIONE.

-> La comunicazione è un atto razionale dove per razionalità si intende il miglior adeguamento delle risorse delsoggetto per il raggiungimento di uno scopo in quella particolare circostanza.Accade spesso che le scelte razionali non siano le più adatte o funzionali: la razionalità della comunicazione è una razionalità

limitata a causa di impiego di competenze-abilità limitate o inefficaci, dipendenti da aspettative a forte tasso emotivo

1. Interesse e coinvolgimentoMotivazioni = biografia + scopiL’interesse iniziale si deve trasformare in coinvolgimento che consiste nel restare stimolato e partecipe per l’intera durata della comunicazione.CONDIZIONI DI COINVOLGIMENTO: 1) comunicazioni che tocchi motivazioni non superficiali (vita familiari o malattie di persone care)2) la situazione rilevante simbolicamente come nel caso di ciò che viene detto in una manifestazione religiosa

2. La razionalità del comunicatoreLa razionalità è anche legata all’ambiente (= situazione-circostanza specifica, contesto culturale con le sue norme, modelli dicomportamento e/o procedure consolidate e approvate socialmente)L’ATTORE DEVE ADATTARSI ALLA SITUAZIONE E TENERE CONTO DEI VINCOLI ESTERNI. Le regole possono essere più o menoesplicite.La comunicazione ha sempre un aspetto di ritualità (= insieme delle cose inutili dal punto di vista dei contenuti ma fondamentali

per il buono svolgimento della comunicazione)

3. I modi della comunicazione4. Il processo di comunicazioneNella maggior parte dei casi, lo scambio di informazioni è strumentale per arrivare a una vera comunicazione come costruzione di

un significato

5. Comunicazione e agire socialeLa comunicazione o l’agire comunicativo è lo strumento per eccellenza dell’agire sociale:

A) gli attori della comunicazione hanno caratteristiche sociali precise (età, sesso, ruolo...)B) gli attori della comunicazione devono essere valutati come attori sociali per comprenderne meglio motivazioni, scopo,coinvolgimento...C) gli attori hanno una loro specificità (identità) che è il prodotto delle loro esperienze sia soggettive che sociali, compiute nelcorso della loro vitaD) ogni attore è il prodotto dell’intrecciarsi del vissuto del processo di socializzazione con le esperienze relative ai successivi esempre più complessi rapporti e scambi sociali nell’età adultaLe motivazioni e gli scopi sono definiti in un particolare contesto culturale, da rituali e norme che sono dettate e sancitesocialemente.Le esperienze precedenti non forniscono solo schemi di lettura delle situazioni successive, ma ne suggeriscono il significato piùprofondo: è la COMPETENZA COMUNICATIVA più profonda che mette in grado il soggetto di comportarsi al meglio in unaparticolare situazione comunicativa.

La comunicazione interpersonale.1. Messaggi analogici e codici simboliciLa comunicazione diretta consiste in un rapporto faccia a faccia nel caso in cui gli individui sono coinvolti nel processocomunicativo nella loro totalità psicofisica (non come nella comunicazione informatica)MESSAGGI ANALOGICI: segnali che contengono qualche rappresentazione o immagine del significato a cui si riferiscono. Es. Undisegno, l’abbraccio di una madreEssi possono essere prodotti attraverso:

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J Atteggiamenti posturali

J Mimica facciale

J Gestualità

J Gestione della distanza dagli altri (prossemica)

J Segni paralinguistici (il tono o più in generale la modulazione della voceMESSAGGI NUMERICI O SIMBOLICI: messaggi che rimandano a un sistema simbolico o codificato e formalizzato da segni, la cuirelazione con il significato di cui sono portatori è del tutto arbitraria. Es. La parola scritta arrosto.

Gli esseri umani sono l’unica specie che usa sia messaggi analogici che simboliciCiascuno di noi è perfettamente in grado di interpretare i messaggi analogici che provengono dai membri della stessa specie

PRINCIPIO DI WATZLAWICK: non è possibile non comunicareIn ogni concreto processo comunicativo di tipo interpersonale faccia a faccia è sempre possibile distinguere tra:

C piano del contenuto : dei CONTENUTI MANIFESTI (corrispondenti ai concetti direttamente desumibili dall’insieme delle frasipronunciate) vengono veicolati attraverso un canale verbale e codici simbolici

C piano della relazione : i SIGNIFICATI RELAZIONALI transitano attraverso i segnali analogici, si tratta di una sorta di istruzioni

per l’uso che il parlante fornisce agli interlocutori

2. I canali della comunicazione non verbale- La mimica facciale

La complessità e la ricchezza delle possibilità mimiche e segnaletiche del volto umano ha indotto i ricercatori a riconoscervi tredistinte aree:1) la regione frontale2) la parte meridiana (gestalt: comprendente la configurazione complessiva)3) la parte inferiore (bocca e mascella)All’origine de fatto che certi volti riescano a trasmettere segnali più amichevoli vi è la sensibilità che gli esseri umani mostranonei confronti dei tratti infantili.

Non si può dimenticare di accennare al cosiddetto linguaggio degli sguardi

- Gli atteggiamenti posturaliI soggetti che riescono a distribuire correttamente i carichi sulle gambe, assumendo conseguentemente una posizione rilassata ediritta vengono percepiti come individui sicuri di sé e aperti al mondo esterno.All’opposto tenere la testa piegata a coprire il collo, incassandola al contempo tra le spalle, veicola il messaggio analogico di unsoggetto introverso e remissivo.Attenzione però: lo sbilanciamento all’indietro della testa, una posizione nella quale sembra sempre avere uno sguardo dall’alto

verso il basso è indice di un’accentuata sicurezza e volontà di dominio, supponenza.

- La gestualitàI movimenti delle mani sono diversi a seconda del gruppo culturale. Secondo alcune ricerche il movimento delle mani facilita ilrecupero di contenuti mnemonici di tipo linguistico. In generale i movimenti lenti e ampi rimandano un’immagine di ssicurezza,capacità di controllo, autorevolezza e, se sono esasperati solennità. Viceversa una gestualità rapida e minuta suggerisce

un’immagine di vivacità e velocità di pensiero ma anche, oltre certi limiti, di eccitazione e irrequietudine.

- La prossemicaGli esseri umani si dimostrano estremamente sensibili all’uso che dello spazio fanno i propri simili e ai messaggi relazionali chetale uso veicola.SPAZIO INTIMO: 40-50 centimetri che non devono essere invasi da nessuno senza un’esplicita autorizzazione. Disagio di unametropolitana affollata o di un ascenscensore.SFERA PERSONALE: circa un metro entro cui sono ammessi anche veri amici e colleghi a cui siamo particolarmente legatiSFERA SOCIALE: è la distanza alla quale percepiamo corretto tenere tutte le persone verso le quali non siamo coinvoltiaffettivamente, quelli con cui ci capita casualmente di parlareZONA PUBBLICA: è la distanza alla quale un soggetto parlante tende a tenere il proprio pubblico, quando questo ha una certaconsistenza numericaPer un adolescente o per una donna sono importantissimi i segni della territorialità. Queste categorie di persone caricano glioggetti di un significato psicologico e simbolico, rappresentano per certi versi dei prolungamenti esterni di un Sé in via diformazione, che ha bisogno di ausili esterni per potersi riconoscere, riconfermare, consolidare. La propria stanza è spesso vissuta

come un prolungamento della propria zona intima

- I segnali paralinguisticiLa comunicazione si sviluppa anche attraverso sengali come la modulazione dell’emissione vocale e il ritmo. E’ indice di sicurezzala capacità di gestire le pause e i silenzi che si generano naturalmente nell’alternarsi dei turni di parola.

LA COMUNICAZIONE INTERPERSONALE E’ UN’AZIONE SITUATA: dipende dal contesto in cui si svolgeOccorre che ogni oratore sia attento hai segni di disinteresse che rappresentano una sanzione che il gruppo, involontariamente e

attraverso segnali analogici infligge.

3. L’agire comunicativoAl di là delle specifiche caratteristiche di due attori che comunicano un altro elemento a cui bisogna prestare attenzione è lascena definita come il risultato dell’agire di due aspetti fortemente interrelati:

R Il CONTESTO è lo spazio concreto in cui si svolge un dato evento comunicativo

R La SITUAZIONE che è concettualmente più complessa e può essere definita come la risultante di una serie di elementi esignificati di carattere sociale, relazionale e psicologico che agiscono sull’evento comunicativo.

Bisogna sempre tener conto del cosiddetto ambiente semiosfera (Lotman) che è quello spazio semiotico al di fuori del quale nonè possibile la semiosi o significazione.I soggetti della comunicazione si trovano ad agire in un sistema di significazione fatto di:

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ü Reciproche aspettative

ü Convenzioni relazionali

ü Convenzioni sociali

ü Convenzioni culturali

ü Convenzioni linguisticheDa questo punto di vista una situazione può essere immaginata come un grande repertorio di informazioni possibili, un immensodatabase contenente innumerevoli risorse di significazione sull’evento all’interno del quale agiamo. La situazione è data da quelsottoinsieme di significati e risorse simboliche che gli attori impegnati in un certo evento comunicativo attualizzano sulla base deipropri scopi. I Sé situazionali messi in gioco dai soggetti comunicanti non sono indipendenti dal contesto ma ne rappresentanoun prodotto.

Un ruolo sociale è l’insieme degli atteggiamenti e dei comportamenti che, all’interno di una certa cultura e di un determinatogruppo sociale, ci si attende da un individuo in relazione alla sua collocazione sociale e/o relazionale. Ciascun individuo non èportatore di un unico ruolo. Il ruolo è dato dall’insieme delle storie legittimamente associata a una determinata collocazionesociale e relazionale. La necessità di passare da un ruolo a un altro può generare stress.

OGNI SITUAZIONE COMUNICATIVA INTENZIONALE E’ UN’ESPERIENZA COINVOLGENTE E SITUATA. ESSA COSTITUISCEUN RIMANDO A MODELLI CULTURALI DI UN CERTO GRUPPO DI RIFERIMENTO.Ogni azione comunicativa percepita genera nel soggetto a cui è rivolta una qualche forma di reazione detta feedback(letteralmente: effetto retroattivo di un messaggio o di un’azione su chi li ha promossi). Attraverso il continuo farsi relazionale,generato dal processo di feedback gli esseri umani, con i loro scambi comunicativi, costruiscono e contrattano costantementedefinizioni del proprio Sé. La comunicazione nel suo farsi processuale contribuisce a modificare la situazione percepita daisoggetti in essa coinvolti.Non necessariamente le interpretazioni dei partecipanti a un certo scambio comunicativo coincidono.Ciascun soggetto coinvolto in un processo comunicativo è portatore di una propria prospettiva sul mondo.E R V I N G G O F F M A N : modello drammaturgico -> necessità di saper gestire strategicamente la rappresentazione o facciatache l’individuo vuole mostrare di sé nelle diverse occasioni relazionali e comunicative. La facciata è in parte determinata da trattifisici e espressivi che accompagnano l’individuo nel corso della propria esistenza ma essa è data anche dai componenti e dalle

espressioni assunte dal soggetto in una data occasione relazionale.

4. Le emozioniIl linguaggio analogico è essenzialmente il linguaggio delle emozioni ma anche il linguaggio simbolico è estremamente ricco divocaboli espressivi di emozioni.Le emozioni, le passioni e i sentimenti sono il sale dell’esistenza e costituiscono la tavolozza dei colori che rende la vita, nel benee nel male, appassionante e degna di essere vissuta.Le emozioni fondamentali (gioia, sorpresa, rabbia e disgusto) sono degli universali culturali.Alla base delle emozioni c’è una risposta fisiologica, generalmente involontaria che si attiva in risposta a una certa esperienza.Una seconda componente connaturata alle emozioni è data dalle risposte motorie di tipo tonico-posturale.Le emozioni PRESOCIALI ci legano ad altri individui e ci fanno sentire vicini e coinvolti con loro: amore, tenerezza e simpatia.Le emozioni ANTISOCIALI creano divisioni e distanze: rabbia, odio, invidia.

Gli esperti di marketing devono essere abilissimi nel connotare emotivamente gli oggetti, suggerendo, con la pubblicità, ilpackaging, il design, i materiali ecc. Le stimolazioni emozionali.

Comunicazione e conoscenza. La conoscenza come processo cognitivo

1. La conoscenzaLa conoscenza non è semplice acquisizione di informazioni ma è la ricerca e la costruzione di significati veicolati da testi o

situazioniLa comunicazione infatti veicola messaggi più ricchi e complessi che non quelli smplici e immediati di un’informazione. Per avereinformazioni è sufficiente un processo di comprensione ma perchè esista comunicazione è necessaria un’interpretazione.Si dice che la comunicazione è POLISEMICA (può avere più significati) e il suo effetto è il risultato dell’incontro tra ciò che lacomunicazione dice e quanto il ricevente è riuscito (o semplicemente vuole) capire.

Gli ambiti della polisemia di un testo (o di un fatto) costituiscono lo spazio della contrattazione tra le due parti impegnate nelprocesso comunicativo.

LA CONOSCENZA E’ SEMPRE LEGATA A UNO SCOPO.Anche quando non sembra, la conoscenza ha sempre un fine: migliorare se stessi, dare contenuti più profondi alla

propria cultura, scoprire cose o posti nuovi, avere nuove e più ricche idee...Ls conoscenza, dunque consiste nel processare informazioni e comunicazioni utili in una particolare circostanza.

2. Il processo di decodifica: percezione e attenzioneFin qui si è detto che:1) la conoscenza è finalizzata2) la conoscenza è il prodotto della comunicazione, come interazione tra testo e riceventeOra facciamo un passo avanti:

Ogni esperienza conoscitiva coinvolge in una certa misura il suo fruitore; è il tipo di coinvolgimento a impegnare ilricevente in un processo interpretativo più o meno profondo.IL COINVOLGIMENTO nasce dalle motivazioni del ricevente, ma dipende fortemente dalla capacità seduttiva del testo, oltre chedalla situazione di lettura e dal contesto culturale in cui testo e lettore sono collocati. Perchè scatti un coinvolgimento realedevono esserci motivazioni non banali.

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Può realizzarsi una situazione per cui una stessa immagine che non aveva detto nulla per molte volte, poi un giorno diventaimprovvisamente interessante e significativa. Ciò è successo perchè l’osservatore, a lungo distratto, un giorno ha messo in motoun processo non distratto e superficiale.Alla base della conoscenza e di ogni comunicazione da interpretare c’è la percezione di un segno che dopo essere statopercepito diventa un possibile oggetto di decodifica: UES -> unità elementare di significato.

Per esempio, un soggetto X guarda un panorame: gli elementi che arrivano alla sua percezione, in tempo reale, non sono moltonumerosi. L’analisi di tutti quelli che potrebbe osservare allungherebbe i tempi del processo, oltre a renderlo complicato fino alpunto di essere gestito con qualche difficoltà. Così X sceglie alcuni elementi (definiamoli tratti salienti) che sono quelli dai qualiviene attratta la sua attenzione, e su questi mette in moto e organizza il processo di decodifica. Il procedere nell’osservazioneporterebbe X a far emergere altri elementi e, soprattutto, particolari sempre più definiti e precisi. Ma di norma ciò non avviene.Salvo in casi in cui il coinvolgimento è particolare il panorama viene processato per non più di qualche secondo

Il processo di decodifica può continuare, oltre una fase iniziale, ma, perchè scattino le fasi successive, vi deve essere la decisionedel soggetto rispetto a se e quanto lasciarsi coinvolgere dalla situazione o dal testo che sta analizzando.

Il livello di coinvolgimento definisce la quantità di energia cognitiva da investire nell’analisi.Il coinvolgimento va da un minimo- il disinteresse- a un massimo, che si realizza quando il decodificatore è così preso da ciò che

sta vedendo che si può parlare di addiction (fans in delirio, tifosi in estasi...)

3. Il processo di decodifica: gli schemi cognitiviLo schema cognitivo:

O È una struttura cognitiva atta a suggerire una rappresentazione di un testo o di un evento o di una loro porzione dotata disignificato autonomo.

O E’ una struttura astratta che guida l’organizzazione della conoscenza. Esso si forma assemblando i tratti più rilevanti in unarelazione strutturata e omogenea che offre informazioni maggiori di quelle fornite dai singoli elementi.

O E’ una definizione-interpretazione generalmente riconosciuta e accettata all’interno di un determinato gruppo sociale, quelloin cui vive il lettore.

SEMPRE, nell’osservazione di un fatto (o testo) e nella sua interpretazione c’è un momento di elaborazione cognitiva successivo incui si aggiungono allo schema cognitivo generalmente considerato altri elementi.

O Generalizza l’osservazione e la collega alle esperienze pregresse e ai relativi schemi cognitivo-emotivi. Così vi è unallargamento della dimensione cognitiva: al primo vengono collegati molti altri schemi

O Può essere NEUTRALE o RICHIAMARE EMOZIONI E SENTIMENTI DEL SOGGETTO

O Attivato serve anche da guida e orientamento per l’osservazione successiva.

O E’ un modo di organizzare la conoscenza di un fatto o di un evento sulla base di una rappresentazione astratta.

O E’ sempre un’approssimazione della realtà che descrivono. Ogni schema è quindi per sua natura ripetitivo, stereotipato.

L’attivazione degli schemi non avviene come successione di operazioni mentali che si succedono meccanicamente, dalle piùsemplici alle più complesse, infatti un ruolo fondamentale è giocato da quella che potremmo definire una ENERGIA COGNITIVAche può essere molto blanda e attivre, di conseguenza, schemi elementari e ripetitivi, oppure essere forte e richiamare moltischemi che vengono connessi in un metaschema adatto e funzinale a interpretare ciò che si vede o si legge.

Vi sono differenze tra gli schemi relativi a un fatto-evento e quelli relativi a un’osservazione di un testo statico. Infatti nel primocaso l’aspetto dinamico e temporale obbliga a una continua trasformazione dello schema inizialeQuando la realtà è creata da un AUTORE:

TESTO -> AUTORE -> RICEVENTE

L’autore tende a guidare la decodifica del lettore.

4. L’organizzazione della conoscenza: l’inferenzaLa realtà viene interpretata e conosciuta sulla base dell’applicazione di quegli schemi che sembrano particolarmente adatti alloscopo. Gli schemi utilizzati vengono ristrutturati (articolati, approfonditi...) Per quanto al soggetto sembra necessario al fine dicapire, integrare e coordinare ogni elemento di novità rispetto alle rappresentazioni delle proprie esperienze pregresse.L’ INFERENZA è il confronto fra ciò che si legge in un certo momento e quello che è già noto e conosciuto su quella particolaretematica. E’ un processo di confronto tra la realtà oggettiva e quella astratta delle conoscenze già possedute.L’integrazione -per inferenza- tra informazioni raccolte e il richiamo di altri schemi possono essere fonte di errore.L’inferenza è un meccanismo molto utilizzato anche perchè i testi-situazioni sono in genere a forte polisemia, cioè aperti a moltepossibili interpretazioni.

h Inferenze testuali: collegano la lettura di ciò che vedo (o leggo) a quanto ho visto (o letto) in precedenza

h Inferenze extratestuali: in questo tipo di processo ci si rifà a precedenti esperienze del lettore come attore sociale

5. L’organizzazione della conoscenza: rappresentazioni e narrazioniCONFRONTO TRA SCHEMI E REALTA’. Tre tipologie:

1. Schema adeguato a ciò a cui è applicato: vi è dunque una conferma dello schema che resta più o meno immutato nel tempo.

2. Schema scarsamente adatto a ciò che dovrebbe interpretare: ne coglie solo certi aspetti o ne considera altri con qualchemargine di ambiguità. La lettura dell’evento-testo è così insoddisfacente e lo schema deve essere adeguato.

3. Lo schema risulta più potente della stessa realtà: ne sono chiari esempi il riprendere schemi raffinati sul detective triste evaloroso alla Marlowe o alla Le Carré per applicarli ai ripetitivi telefilm della televisione. In questo caso gli schemi adottatisuggeriscono una lettura fuorviante per abbondanza e si è costretti a cercare chemi più sempilici e più adatti alla situazioneo al testo.

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Come si è visto gli schemi vengono attivati a seconda del coinvolgimento e della relativa energia cognitiva applicata a quellaparticolare situazione. Dall’energia cognitiva dipendono quantità e qualità degli schemi utilizzati.

Il combinarsi di schemi diversi porta alla creazione di modi di leggere la realtà sempre più aperti e di ampia portata, come nelcaso delle rappresentazioni sociali che guidano la lettura di un fenomeno all’interno di un particolare gruppo sociale o culturaomogenea.Anche nell’osservazione di ciò che accade nella quotidianità, è spesso utile o necessario arrivare a un’organizzazione cognitivapiù complessa che Bruner definisce narrazione. La narrazione è un modo per legare assieme i protagonisti e le intenzioni del loroagire e dei loro rapporti, la particolarità della situazione, le coloriture emotive che si colgono. LA NARRAZIONE E’ LA CREAZIONEDI UNA TRAMA PARTENDO DA ALCUNI PARTICOLARI. La storia è un tentativo di elaborare un modello interpretativo di ciò che sivede o legge per cercare di costruirne un significato. Per avanzare delle ipotesi su ciò che avverrà nel prossimo futurol’osservatore tende ad attivare una storia.

In pratica il processo descritto consiste nel mettere a punto una trama che è quella che spiega un fatto o testo fino a che altriparticolari osservati non la mettano in discussione. A questo punto il soggetto elabora una prima interpretazione di ciò che vedeo sta vivendo.

La conoscenza: strutture e processi1. Il concetto di conoscenzaLa conoscenza riguarda tutte le informazioni che noi possediamo.Una distinzione qualitativa:

ü CONOSCENZE INGENUE O IMPLICITE: sono costruite sulla base della semplice osservazione di ciò che succede nella vita ditutti i giorni e non richiedono che si debba fare necessariamente ricorso a regole formali o a teorie esplicativescientificamente controllate.

ü CONOSCENZE ESPERTE: sono informazioni acquisite dagli individui sulla base dell’esperienza fatta all’interno di unospecifico dominio e concorrono a differenziare il grado di abilità posseduto da un individuo rispetto agli altri.

Le conoscenze esperte sono quelle che distinguono un medico da un giovanotto che non abbia esperienze nel campo dellamedicina.

Conoscere non significa registrare meccanicamente le informazioni che ci provengono dall’eserno ma vuol dire:

ü Riorganizzare

ü Rielaborare

ü Rappresentare

ü InterpretareLa trasformazione in rappresentazioni o modelli delle informazioni che cogliamo nel contesto coinvolge contemporaneamenteaspetti di tipopsicologico e quindi percettivi, cognitivi, emotivi, non distinguibili da quelli di tipo sociale, storico, culturale.Conoscere vuol dunque dire:

Å Attribuire senso e significati a oggetti /fatti/fenomeni grazie alla propria capacità di richiamare conoscenze di avanzareaspettative, ipotesi e di fare inferenze

Ç Processare in modo complesso e dinamico le informazioni che cogliamo, esplorando l’ambiente liberamente e trovandosoluzioni originali.

La memoria va considerata come un sistema:

1. Flessibile

2. Modulare

3. Dinamico

4. PlanareBen diverso da un archivio rigidamente suddiviso e ordinato secondo criteri logico-semantici e formali.La memoria non è un semplice contenitore e non può neppure essere paragonata a una pellicola su cui rimangono impresse leinformazioni, complete di ogni dettaglio.

Ä Memoria di tipo episodico: conoscenze ordinate a grappolo o a tema senza una regola precisa e costante intorno aesperiense biografiche o autobiografiche

Ä Memoria di tipo semantico: un insieme di riferimenti astratti che non risentono del vissuto e delle esperienze personali inmodo da mantenere un valore universale, condiviso e riconoscibile all’interno della stessa comunità linguistica.

2. Concetti e categorieLe strutture più semplici in cui si organizza la conoscenza sono i concetti e le categorie. Tali strutture permettono agli individui diattribuire senso e significato agli stimoli che vengono percepiti. Inoltre queste strutture permettono di organizzare leinformazioni in modo tale da creare aspettative su di esse. Si tratta quindi di strutture primarie con la funzione di dare un ordinebase e una forma all’insieme, altrimenti caotico, dei dati e delle informazioni che continuamente riceviamo.

I CONCETTI SONO ENTITA’ ASTRATTE CHE DENOTANO UNA CATEGORIA. Essi possono combinarsi per creare una nuovaconoscenza.Normalmente quando si utilizza il termine categoria ci si rifericse a un insieme di esemplari che in un qualche modo vengonopercepiti, pensati e trattati come analoghi; quando si utilizza il termine concetto si intende per lo più l’individuazione dellacategoria e la sua rappresentazione astratta.

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Così se si pensa al concetto di mela ci si riferisce a un insieme, cioè una categoria, di oggetti che condividonodeterminati attributi, sia di tipo percettivo che funzionale che consentono all’individuo di trattare allo stesso modo i singoliesemplari che presentano in tutto o in massima parte tali caratterstiche.Un concetto può essere rappresentato efficacemente da un esemplare che massimizza la struttura correlazionale degli attributi eche presenta quindi il maggior numero di attributi in comune con gli altri esemplari della categoria e il minor numero di attributi incomune con gli esemplari di un’altra categoria, che sarà rappresntata da un altro concetto. L’esemplare che possiede questoprivilegioviene denominato prototipo della categoria.

ES: se pensi a uccello non ti viene certo in mente uno struzzo ma un passerotto o un canrino.I concetti possono avere diversi livelli di differenziazione nnel senso che hanno un differente gradi di inclusione.Markman ha suggerito tre vincoli che guidano nell’apprendimento dei concetti:

1) Assunzione dell’oggetto come un tutto. Una nuova etichetta categoriale viene riferita a un oggetto nel suo insieme più chealle sue parti. Udendo per la prima volta l’etichetta di cane il bambino assumerà che tale etichetta si riferirà all’intero animale.

2) Assunzione tassonomica. Il bambino tenderà a usare le nuove parole come etichette di una tassonomia piuttosto che comenuovi modi per raggruppare gli oggetti in base a altre e nuove relazioni. Avendo imparato molte cose sul suo cane, ilbambino tenderà ad estendere l’etichetta ad altri animali che gli sembreranno appartenere alla stessa categoria tassonomica,piuttosto che estendere l’etichetta a oggetti che possono essere associati in altra maniera con il cane.

3) Assunzione di mutua esclusione. Orienta il bambino ad associare particolari oggetti con una sola categoria. In tal modoquando apprende una nuova etichetta categoriale, egli considererà determinati oggetti come non appartenenti a quellacategoria, pur non disponendo ancora di un termine per classificarli. Per esempio se un bambino conosce già il concetto dicane e la relativa etichetta e vede un cane con la museruola, udendo la parola museruola penserà che si riferisca proprio allamuseruola visto che è un elemento che non è contemplato dal concetto di cane.

3. Gli schemi, gli scripts, i piani- Schemi

Uno schema è un complesso di concetti strutturati cattura conoscenze di carattere generale su oggetti, eventi e comportamenti.

Ad esempio, pensiamo a un dipinto in cui sono stati raffigurati una donna mezza nuda che porge una mela a un uomo, anch’essomezzo nudo. Un individuo che osservi questo dipinto e che non abbia mai letto la Bibbia vedrà nella mela un semplice alimentoofferto da una signora a un signore. La stessa scena, in una persona con maggiori conoscenze o con un determinato ruolo sociale

attiverà invece uno schema più complesso in cui si intrecciano varie strutture.

Lo schema quindi si caratterizza non solo per il fatto di contenere variabili tra loro relate che permettono di rappresentare intermini generali l’oggetto di conoscenza ma anche per il fatto di poter orientare l’esplorazione del mondo e l’interpretazione degli

eventi.

- Scripts e pianiCon il termine scripts (lett.copione) si intende una sequenza stereotipata e organizzata di azioni che si compiono normalmente indeterminate situazioni. Ad esempio quando andiamo al ristorante ci comportiamo tutti nello stesso modo e ci aspettiamo divedere persone che si comportano come noi. Colui che si reca al ristorante eseguirà azioni tipiche rappresentate mentalmente nelcopione (script).

Il processo di conoscenza, tuttavia, non può essere concepito né ridotto a una meccanica attivazione di informazionistandardizzate e già impacchettate.

Se così fosse non riusciremmo a spiegare il fatto che alcune persone interpretano in modo alternativo e insolito anche unasempilice frase come “Giovanni è andato dal medico”, tanto da immaginare, per esempio, che Giovanni si è recato dal medico perinvitarlo fuori a cena, e non per farsi curare, dimostrando di scostarsi dal più canonico script “visita medica”.

Quando gli scripts rimandano a “copioni” che si staccano dal sapere comune e dalle esperienze di vita quotidiana più probabili, sipreferisce parlare di piani.Un piano è definibile come un repertorio di informazioni generali che connettono eventi non immediatamente e normalmentecorrelabili. Il termine piano sta a indicare che quando attribuiamo un senso alle nostre azioni non possiamo fare a meno dipensare che siano generalmente dirette al raggiungimento di un determinato obiettivo; un piano come un insieme di azionigerarchicamente scomponibili e ordinate in vista di un fine. I piani possono essere utili anche per la regolazione del

comportamente, ovvero per regolare dall’alto le azioni dell’individuo.

- Meta-pianiL’individuo dispone di una molteplicità di piani, ovvero una molteplicità di rappresentazioni di azioni, comportamenti volti alraggiungimento di scopi. Tali piani possono essere tutti ugualmente disponibili alla mente di quell’individuo, in un dato momento,e perciò devono essere coordinati e disposti in una certa sequenza se si vuole raggiungere lo scopo fissato. Ora di fronte oall’interno di una situazione complessa occorre prevedere un livello di coordinamento o attivatori generali. Sistemi simili allastanza di comando. Tali attivatori genrali possono essere denominati metapiani che permettono gli inneschi dei diversi piani oschemi. La presenza di metapiani a un livello superiore coordina i piani e gli schemi adeguati per soddisfare le precondizioni per il

raggiungimento dell’obiettivo.

4. ProcessiSupponiamo che un individuo sappia che una persona appartenga a una certa categoria (es. Professore), egli potrà prevedere checosa potrà fare e che cosa potrà dirgli se fosse il suo interlocutore, cioè inferirà dall’insieme delle informazioni associate allacategoria (professore) che cosa aspettarsi incontrandolo. Naturalmente il processo inferenziale che può effettuare sarà diverso aseconda che il professore venga incontrato in un’aula universitaria o nel foyer della Scala di Milano..Per accrescere la propria conoscenza gli individui possono costruire delle ipotesi, a partire da ciò che essi già sanno o da ciò chel’ambiente fornisce loro, e poi tentarne il controllo, cioè vedere se la loro ipotesi è vera o falsa. Spesso tentiamo di provare laverità della nostra ipotesi ricorrendo a informazioni contenute nella nostra memoria. In questo caso utilizziamo una euristicaovvero una procedura pragmatica che si basa sul naturale funzionamento della nostra mente e che ci consente di semplificare ilcompito. Ciò ci espone però al rischio di produrre un giudizio distorto.

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Consideriamo il seguente esempio. Supponiamo che mi trovi in autostrada, bloccato con la mia auto nel bel mezzo di una lungacoda di autoveicoli. Non so cosa sia successo e non posso fare ipotesi sulla base delle informazioni che ho raccolto. Ritengoimportante fare delle congetture che abbiano qualche fondamento per decidere se rimanere in autostrada o se invece tentare diuscire al prossimo casello. Faccio l’ipotesi che si tratti di un incidente: ma quanto può essere grave? Sulla base della miaesperienza quando si resta bloccati per più di 20 minuti significa che l’incidente è molto grave e che si può rimanere bloccati in

coda per più di un’ora. Per stimare quanto l’ipotesi sia probabile non posso basarmi su dati obiettivi. Così mi faccio venire inmente quante volte mi sono trovato in una situazione simile e le conseguenze subite. Ma ci si può rendere conto dell’errore che siannida in una rocedura come questa, denominata “euristica della evocabilità”: il fatto che mi vengano in mente un certo numero dieventi non significa che quell’evento sia molto probabile.

In altri termini questa euristica è senz’altro utile, ma non infallibile. Essa è indipendente dal contenuto del problema poichèqualsiasi problema complesso può essere scomposto in sotto problemi sia che si tratti di un quesito di termodinamica sia che sitratti di una qualsiasi questione di vita quotidiana.

Organizzazione sociale della conoscenza.1. Il pensiero narrativoL’ipotesi forte della psicologia narrativa è che il pensiero umano tenda a strutturarsi secondo diverse modalità che danno originea qualità intellettive diverse e diversamente finalizzate.Se è vero che attraverso il pensiero logico-pragmatico (causale) si costruiscono e si verificano le conoscenze scientifiche, è anchevero che nella vita quotidiana c’è bisogno di un’altro elemento: l’interpretazione. Il pensiero narrativo è quella forma di organizzazione della conoscenza che consente di interpretare gli eventi con cui veniamo incontatto, e successivamente di ricordarli, cogliendo nella loro concatenazione una storia generata dall’intenzionalità di alcuniattori che agiscono all’interno di un contesto. In quanto modalità organizzativa della conoscenza, il pensiero narrativo è oggiriconosciuto alla base dei processi mentali superiori tra cul la memoria e l’intelligenza.Esistono diversi tipi di memoria, prettamente narrativa è la forma attraverso cui memorizziamo i vissuti della nostra esperienza,le storie che gli altri ci hanno raccontato o a cui siamo stati esposti nella nostra fruizione di prodotti mediali. Inoltre è di tiponarrativo gran parte dell conoscenza relativa alla nostra esperienza di esseri umani in relazione con altri nostri simili all’interno diun contesto sociale.Le storie e più in generale il pensiero narrativo rappresentano la forma organizzativa della conoscenza più complessa earticolata rispetto agli scripts e ai piani. Una forma di pensiero che, pur basandosi su strutture più elementari, ci consente dicogliere e memorizzare i significati altamente complessi e spesso contraddittori di cui la realtà umana è costituita.

L’importanza strutturante delle autonarrazioni sulla percezione del Sé è uno degli ulteriori contributi che recentemente lametafora narrativa ha fornito allo studio psicologico.Le storie in generale non sono dei fatti quanto piuttosto dei costrutti. La costruzione narrativa dell’esperienza è sempre ilrisultato di un processo interpretativo faticoso e continuo, i cui esiti sono decisivi non solo per la felicità dell’individuo ma ancheper la sua stessa salute mentale.

AUTORICOSTRUZIONE NARRATIVA DELL’ESPERIENZA COME ELEMNTO DETERMINANTE PER IL SENSO DI ADEGUATEZZADELL’INDIVIDUO

- Caratteristiche delle storieCosa sono esattamente le storie?

R In tutte le storie gli eventi sono disposti secondo uno sviluppo temporale e hanno una durata. LE STORIE HANNO SEMPRE UNASTRUTTURA SEQUENZIALE. Ma attenzione, possono esserci dei flash back infatti il tempo del racconto non è il tempolineare della fisica ma piuttosto quello complesso, articolato e contraddittorio dell’esperienza umana. Ciò non toglie che iltempo in qualsiasi modo esso sia declinato rappresenta la dimensione strutturante, sfondo delle diverse storie.

R Una caratteristica delle narrazioni è quella di riferirsi ad avvenimenti particolari e concreti nei quali sono coinvolti deisoggetti umani, o comunque esseri umanizzati

R Tratto caratterizzante è il fatto che attori e personaggi che le popolano siano dotati di stati internazionali: siano cioè ingrado di pianificare le proprie azioni secondo un principio logico e in vista di qualche risultato. Si presuppone, dunque,l’intenzionalità degli attori per cui si possono utilizzare le storie come strumenti interpretativi attraverso cui daresignificato alle azioni e ai comportamenti altrui.

R Elemento distintivo delle storie è la loro relativa indipendenza dalla realtà (o opacita referenziale) perciò è sufficiente cheesse siano verosimili, non sempre vere.

R COMPONIBILITA’ ERMENEUTICA: ogni elemento può essere correttamente interpretato solo in riferimento al contesto in cuiesso è inserito.

R Ogni storia può essere considerata il condensarsi testuale di un certo orizzonte di significazione da cui la storia stessaprende i propri elementi vitali.

R Ogni storia è sempre riconducibile a qualche genere (drammatico, comico, romantico, epico...). Riconoscere l’appartenenza digenere delle storie che ci troviamo a interpretare condiziona notevolmente le nostre aspettative e ci consente di fareanticipazioni

Insomma, unità fondamentali della storia sono:

§ Attori

§ Scopo

§ Scena

§ Strumento e azioneOgni storia racconta delle azioni compiute da soggetti, con certi strumenti, per il raggiungimento di determinati scopi all’interno

di qualche contesto (scena)

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- Meccanismi generativi delle storie e conoscenza condivisaCome si formano le storie e che funzione hanno nell’organizzazione della conscenza condivisa?Quando cerchiamo di ricordare una storia non ci vengono certo immente i dettagli più minuziosi ma la trama profonda delle storieche ricostruiamo con parole nostre. Moltissimi elementi vengono dimenticati, poichè si avvia un meccanismoi di selezione esemplificazione dell’esperienza per renderla più gestibile e memorizzabile. Una volta che questo processo di condensazionenarrativa ha avuto luogo sarà molto difficile tornare indietro.

! Ricorsività: l’attività di condensazione delle storie si applica a contenuti narrativi articolati a diversi livelli di complessità,

2. Le rappresentazioni socialiTeoria della rappresentazione collettiva di Durkheim: convinzione dell’impossibilità di isolare il pensiero umano e la conoscenazdal meta-contesto sociale in cui gli individui agiscono.

Ö Una rappresentazione sociale è una forma di conoscenza, socialmente elaborata e condivisa, avente un fine pratico econcorrente alla costruzione di una realtà comune a un insieme sociale.

Ö Le rappresentazioni sociali possono essere considerate costrutti sociali con i quali la realtà sociale è non solamenteriprodotta, ma anche costruita.

Ö Le rappresentazioni sociali presentano una natura iconica e una natura concettuale

Ö Le rappresentazioni sociali sono delle strutture socio-cognitive che consentono agli individui, e ai gruppi da cui sono

state elaborate, di far corrispondere un concetto a un’immagine e viceversa.

- L’origine delle rappresentazioni socialiUna delle caratteristiche delle conoscenze del senso comune è data dall’elevata concretezza dei contenuti che le sostanziano. Inquanto repertorio di soluzioni già pronte per dare senso alla realtà e orientare l’agire, tali conoscenze assumono spesso la formadi immagini concrete. Che sono ricostruzioni percettive di frammenti di realtà relativi a un certo fenomeno, in parte sono invece ilfrutto di un processo di figurativizzazione di concetti astratti.P R O C E S S I G E N E R A T I V I delle rappresentazioni sociali:

å OGGETTIVAZIONE: trasformazione dei contenuti astratti in qualcosa di “quasi concreto” traducendo ciò che è nella mente inqualcosa che esiste nel mondo fisico. Trasformando l’astratto in concreto, il mentale in fisico, le parole in immagini,l’immateriale in materico, è possibile ridurre la complessità del reale sintetizzandolo in nozioni più semplici e manipolabilicome sono appunto le immagini e i concetti concreti. Una volta oggettivata la realtà si presta a essere figurativizzata:immaginata di fronte agli occhi della mente come qualcosa di visto e tangibile. I processi di oggettivazione , in quantogenerativi delle rappresentazioni sociali sono il risultato di pratiche di natura relazionale e sociale, messe in atto attraversola comunicazione interpersonale e mediale. Il soggetto fa propria una rapp. Sociale, selezionandone alcuni elementi oenfatizzandone altri.

ç ANCORAGGIO: Ancorare un frammento di conoscenza significa ricondurlo all’interno di un sistema simbolico cognitivo evalutativo preesistente. Significa, in altri termini, portare ciò che è insolito e lontano da noi, e quindi potenzialmenteminaccioso e disturbante, all’interno del sistema categoriale e concettuale che ci è più familiare e noto. Lo scopo è quello dioffrire rassicurazioni e indicazioni operative su come valutare un certo oggetto sociale o come comportarci nei suoiconfronti. L’ancoraggio è il meccanismo che consente di comprendere come le rappresentazioni possano integrarsiall’interno di precedenti sistemi di pensiero cui vengono a confrontarsi man mano che si diffondono nella società. Scopodell’ancoraggio è quello di assicurare continuità agli universi concensuali, e più in generale alla cultura del gruppo,classificando e denotando “il nuovo”, attraverso categorie concettuali che lo purifichino dalle sue valenze potenzialmenteminacciose e trasgressive e lo riconducano all’interno della matrice di identità della cultura condivisa.

- La struttura delle rappresentazioni socialiv Il nucleo centrale: svolge un ruolo organizzatore e strutturante in quanto elemento capace di assicurare compattezza e

stabilità alle rappresentazioni sociali, nonchè di connotarne il senso. Un cambiamento del nucleo comporta unostravolgimento dell’intera rappresentazione. Il nucleo assume una funzione generatrice ma anche di mantenimento dellarappresentazione sociale. Esso è fortemente condizionato dal continuum storico-sociale culturale e ideologico.

v Intorno al nucleo c’è un’area periferica all’interno della quale vengono a coagularsi vaste aree di significati condivisi,declinati in relazione alle diverse appartenenze sociali dei soggetti da cui la rappresentazione prende origine. I contenuti diquesta area sono fortemente correlati e dipendenti dalle specifiche caratteristiche degli individui. Anche l’area periferica, cosìcome quella centrale, è costituita da elementi cognitivo-informativi, immagini, opinioni...Ma questi a differenza dei primi, nonesprimono mai un carattere essenziale e fondativo della rapresentazione di cui sono parte.

SE IL NUCLEO CENTRALE CONTIENE I SIGNIFICATI MAGGIORMENTE CONDIVISI ALL’INTERNO DELLA SOCIETA’ E ASSICURA LASTABILITA’ DELLA RAPPRESENTAZIONE SOCIALE, IL SISTEMA PERIFERICO E’ CIO’ CHE LE GARANTISCE FLESSIBILITA’ E DINAMISMO.

Eventuali discordanze tra realtà percepita dei fatti e rappresentazione si traducono in primo luogo in un riadattamento dell’areaesterna.

Concetto di inserzione sociale: Imprescindibile necessità di considerare l’essere umano come un soggetto socialmente inserito ecioè come un attore che “partecipa a interazioni sociali, stabilisce relazioni e significative, appartiene a gruppi.

3. La conoscenza sociale- La cultura come ambiente della mente

Accezione culturalista: la natura della mente umana viene interpretata come intrinsecamente connessa alla cultura entro cui èinserita. Dunque lo sviluppo della mente non può che essere immaginato che all’interno di un sistema di simboli e significaticondiviso da una certa comunità culturalmente determinata che pensa se stessa e il mondo circostante attraverso simboli esignificati. Non è possibile immaginare una mente senza una cultura di riferimento: LA CULTURA E’ L’AMBIENTE IN CUI LE MENTIVIVONO. La cultura, in quanto sistema complesso di simboli e significati, modella la mente dei singoli individui, i quali a loro voltautilizzano e ridefiniscono la cultura stessa ogni volta che si trovano a utilizzarla per dare significato alla realtà che li circonda.

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Pensiero e apprendimento sono sempre situati in un certo contesto socio-culturale e dipendono sempre dall’utilizzo di risorseculturali. Queste svolgono per la mente il ruolo di vere e proprie protesi cognitive, che consentono di orientarci nella realtà inmaniera magari non sempre coerente ma certamente molto efficace.

La mente si configura come un sistema aperto al contesto culturale entro cui è inserita, dal quale trae costantemente ausilicongnitivi e interpretativi per ricostruire i significati della realtà.

- “Non si può che conoscere ciò che altri hanno già conosciuto per noi” ovvero: la natura socialedella conoscenzaL’equilibrio che riusciamo a mantenere nella nostra quotidianità si basa prorpio su di un’inestricabile trama di piccolesicurezzeche, come microfibre di moderni tessuti, ci avvolgono difendendoci dal caos.Il senso comune può essere definito come l’insieme delle certezze tacite e indubitabili che ciascun componente di un gruppo

condivide con i suoi simili.

- Il senso comune come “sospensione del dubbio”Le capacità elaborative della mente umana sono limitate, è impossibile per l’essere umano affrontare tutte le informazioni che loinvestono continuamente. Se non confidassimo sulle certezze del senso comune ci ritroveremmo ben presto paralizzatidall’incertezza e impossibilitati ad agire. La nostra stessa salute mentale sarebbe a rischio.GLI STEREOTIPI UCCIDONO LA PERCEZIONE MA CI PERMETTONO DI VIVERE.Il significato più profondo e funzionale del senso comune , in quanto strategia conoscitiva capace di semplificare la realtà, èquello di renderla comprensibile in modo cognitivamente poco dispendioso.Sospendere il dubbio significa affrancare l’individuo dalla necessità di doversi interrogare e trarre conclusioni da solo su ogni

evento.

Comunicazione e testualità. La lettura come negoziazione del senso.

Testo e lettore sono intrinsecamente legati: il testo ha bisogno dell’intervento attivo del lettore che ne attualizzi, ne facciaemergere i significati. Il lettore è guidato nel processo di costruzione di senso e dovrà tenere conto delle restrizioni delle

interpretazioni possibili inscritte nel testo.

1. Il contratto di lettura tra testo e lettore: un processo di negoziazioneLa relazione testo-lettore va intesa come un processo attivo a doppio senso: non solo il testo avrà determinati effetti sul lettore,ma anche il lettore assume un ruolo determinante nell’attribuire senso al testo. Si avvia un processo di negoziazione, una“battaglia” che avviene in gran parte attraverso il testo e nel testo.E’ importante che l’autore immagini il suo lettore tipo.Nel testo si trovano i simulacri dell’autore e del lettore che simulano un’interazione faccia a faccia.Per capirsi e comunicare è necessario condividere alcuni codici o meglio alcune competenze di base.Il lettore modello “legge” quindi il testo nel modo in cui esso è stato progettato per essere letto. E’ dunque quel lettore cherisponde pienamente alle aspettativa dell’autore: questo non coincide necessariamente con il lettore empirico (reale effettivo).Anche l’autore modello è da considerare una voce anonima inscritta nel testo, la sua voce ha una sua vita autonoma, indipendentedall’autore empirico che pure lo ha generato però attraverso un’attenta lettura del testo, possiamo dedurre e ricostruirne lapresenza nei panni dell’autore modello, capendo meglio le idee e le emozioni che ci ha voluto comunicare.

Nelle trasmissioni televisive lo spettatore modello è rappresentato, ad esempio dal pubblico in studio.Ogni testo, tramite le figure dell’autore modello e del lettore modello, propone al lettore un CONTRATTO DI LETTURA, un pattocomunicativo, che egli può accettare o no.Perchè la comunicazione arrivi a buon fine è necessaria una cooperazione interpretativa da parte del lettore attraverso:

å Inferenze

ç Ipotesi

é PrevisioniL’autore, dal canto suo, mette in atto delle strategie testuali per farsi capire.Inducono il lettore a formulare determinate ipotesi di lettura e ad avere determinate attese:

å Spiegazioni

ç Digressioni

é Segnali esplicitiIl narratore può essere in prima o in terza persona ma non necessariamente coincide con l’autore empirico o modello.Vi sono poi espliciti segnali di genere che attivano uno specifico orizzonte di aspettative.Oltre alle spiegazioni più esplicite nel testo sono disseminati indizi, tracce, allusioni.Nel lettore si innesca un processo di autocorrezione continua.Una strategia usata per indurre i lettori a fare previsioni è la sospensione della trama , se essa avviene nel punto culmine è dettaeffetto cliffhanger e in generale suspense.I TESTI CHIUSI prevedono una sola giusta interpretazione e lo si deduce dal fatto che mettono in evidenza una lettura preferita odominante. Molti artifici stilistici e retorici concorrono a comunicare il senso di una posizione principale:

w Tutti i testi fortemente ideologici

w L’orario dei treni

w La Gazzetta UfficialeAnche questi testi comunque possono essere male interpretati dando adito a decodifiche aberranti.Anche le interpretazioni date ai testi chiusi possono colorarsi di soggettività.I TESTI APERTI dono invece detti polisemici ovvero prevedono al proprio interno molteplici possibili attualizzazioni di significatida parte del lettore. Si tratta della maggioranza dei testi.Criterio di economia: l’interpretazione corretta deve anche essere la più immediata e ovvia per il senso comune.

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2. Il rapporto testo-lettore “contestualizzato”Nel testo è inscritta la sua produzione e creazione. Esso infatti è stato prodotto da una certa persona avente certe motivazioni escopi, in un certo luogo, in un certo momento storico...Ogni testo richiede che il lettore abbia determinate competenze: ciò non è essenziale alla costruzione di senso di un testo, ma lamaggiore conoscenza del contesto in cui è stato prodotto ci permette di fruirlo con più piacere.

Il rapporto testo-lettore.1. La lettura come processo cognitivoIl processo di comunicazione si realizza nell’incontro tra testo e lettore: solo in questo confronto tra ciò che dice il testo e ciò chevi legge il lettore, si costruisce il senso di una specifica esperienza di apprendimento.I testi sono opportunamente costruiti o messi in codice (encoding) secondo particolari strutture narrative che veicolano alcunisignificati indirizzando la fruizione secondo una particolare prospettiva.I testi raccontano storie che i lettori devno interpretare, quindi non basta che il testo arrivi al fruitore, ma è necessario che illettore decida di esserne interessato e di volerne capire il senso sulla base di ciò che gli viene detto.Nel momento della ricezione avviene la costruzione del significato: solo dopo si potrà parlare di possibili effetti che il testoproduce. Il significato si ricava dai modi discorsivi-narrativi utilizzati per costruire il testo: il come una storia è narrata.Inoltre il significato si costruisce sulla base della chiave interpretativa suggerita dal testo e da quella concretamente utilizzata dallettore.

Ogni esperienza cognitiva è una tappa si un processo che porta il lettore ad avere certe idee e una particolare identità.

2. La dinamica encoding/decoding nella letturaL’incontro tra testo e lettore e l’incontro tra due strutture narrative: quelle che sono servite (encoding) a costruire il testo e quelleche sono applicate dal lettore (decoding) per interpretarlo.Nel momento della produzione di un testo mediale agiscono vincoli come:

x Le mode e i trends culturali che impongono certi generi (in questo periodo la fiction all’italiana, con gente comune dai buonisentimenti)

x Particolari modalità produttive (programmi televisivi contenitore)

x Dibattiti con ospiti famosi per cui vi è grande deferenza o con gente comune di cui si mostrano difetti e debolezze congrande ipocrisia e una certa dose di violenza

Apiù che le ideologie o precisi obiettivi politico-culturali sono le routines produttive a determinare contenuti e modalità discorsivedei programmi. Ciò porta conseguenze come:

x I format produttivi ritenuti di maggior successo tendono a essere ripetitivi o imitati, a scapito dell’innovazione

x Le routines produttive devono essere semplificate e standardizzate visto il loro alto costo. In questa prospettiva vannointerpretati certi fenomeni produttivi di basso profilo e scarsi contenuti culturali.

è M A S S I F I C A Z I O N E D E L L A P R O D U Z I O N E M E D I A L E

Se le procedure produttive definiscono la messa in codice di un testo, esse finiranno con il contribuire anche a orientarne lalettura.Le pratiche dell’encoding e decoding sono naturalmente asimmetriche. Chi confeziona un prodotto mediale usa competenze“professionali” mentre chi ne fruisce usa schemi cognitivo-emotivi che si rifanno alla sua esperienza di spettatore.Esiti possibili dell’incontro fra un testo e i suoi lettori:

1. CONVERGENZA TOTALE: interpretazione fortemente determinata dai codici dominanti e/o egemonici: culturali, di genere,linguaggio ecc. Es. Comunicazione politica nei regimi: significati voluti.

2. LETTURA CONTRARIA O ANTAGONISTA: chi legge ha idee e valori contrari a quelli che appaiono dominanti in un certo testo equindi tende a non condividerne i significati

3. Ma in regime di democrazia e di ampia concorrenziale offerta mediale, l’incontro tra testo e suoi lettori è sempre di TIPONEGOZIALE. Chi crea un testo vuole manifestare certi contenuti, ma il ricevente può comprenderli o meno, accettarli in parterivisitandoli.

La costruzione di significato è sempre la risultnte dell’incontro tra il discorso, come è stato tradotto un evento e la conocretalettura del soggetto fruitore.

John Fiske, individua tre livelli di lettura sempre più profondi:

1) Testo interpretato sulla base dei contenuti COME SI OFFRONO AL LETTORE. Le modalità discorsive sono fortementedeterminate dall’abilità tecnica degli autori. Ci si limita a comprendere ciò a cui si assiste. Qui il senso comune le conoscenzegeneralemtne condivise nel gruppo di appartenenza sono sufficienti.

2) Approfondiamo l’ASPETTO CONNOTATIVO: i tratti del volto, una frase lasciata in sospeso...Qui l’interpretazione avviene infunzione delle rappresentazioni sociali e culturali che fanno la competenza culturale del lettore.

3) Giocano le DIMENSIONI NASCOSTE di tipo ideologico-politico o simbolico. Qui le storie acquisiscono valenze profonde:l’interpretazione si confonde con la valutazione, l’inferenza è molto forte. Il testo è messo a confronto con convinzioniprofonde e radicate. A questo livelo possono scattare più facilmente letture tendenzialmente aberranti.

3. Le fasi di approccio al testoAlcuni momenti costanti:

& Attenzione-interesse: devo essere attratto da qualcosa per decidere di approcciarmi a un testo (titolo, immagini, verso,musica...). Solo se l’attenzione iniziale si traduce in vero interesse il lettore entra veramente nel testo.

& E se l’interesse è forte si arriva al coinvolgimento (il lettore è attratto da ciò che dice il testo e da come lo dice, al punto daimpegnarsi, anche emotivamente, a comprenderne il significato.

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& Essere coinvolti è un riconoscimento di rilevanza per motivi evidenti o per motivi soggettivi. Il riconoscimento di rilevanza èuna sorta di legittimazione del coinvolgimento, nel senso che lo giustifica culturalmente e socialmente, oltre chepsicologicamente.

LA COMPRENSIONE SI TRASFORMA IN INTERPRETAZIONE

& Accettazione-resistenza: i significati devono confrontarsi con i valori (la morale, l’ideologia...) Del lettore che ne apprezzerào rifiuterà il significato. In questo momento lo scontro lettore-testo si risolva in favore di uno o dell’altro.

& La fase di valutazione: il sogetto esprime a sé o agli altri più o meno consciamente il proprio grado di apprezzamento per ciòche ha visto (letto, sentito...). Una esperienza indimenticabile aeva un gradi di apprezzamento molto alto. Nella valutazionehanno un ruolo importante le particolari abilità del soggetto-lettore, le sue inclinazioni estetiche, le sue idiosincrasie.

A volte il lettore può limitarsi alle fasi di azione-interesse, (coinvolgimento), comprensione.Spesso avvengono fenomeni di scarsa o totale non comprensione.INCOMPRENSIONE: il risultato del mancato o non realizzato incontro tra strutture narrative del testo e schemi cognitivi del

lettore. E’ il caso delle storie che sono dimenticate in fretta.In questi casi la decodifica-interpretazione presenta dei tratti comuni:

a. Storia raccontata come episodio a sé stante, seppur è immediatamente evidente la necessità per il lettore di riportarla a unanarrazione più ampia

b. C’è la necessità di riferire le singole storie a una narrazione più complessa, riportandole a generi con particolari strutture oarchetipi narrativi

c. Storie rivolte a un pubblico potenziale o virtuale

d. Niente novità o particolare appeal

à Vengono elaborati schemi cognitivo-affettivi di non grande coinvolgimento E sulla base di un prevedibile basso coinvolgimento:

w Storie viste con grande disattenzione

w Interpretazione distratta, ci si fa attrarre da qualche particolare marginale

w Largo sapzio all’incomprensione e possibili distorte interpretazioni

w Rapida obsolescenza nel ricordo

4. Il rapporto testo-lettore: una sintesi PAG.128 Storia e discorso nell’interpretazione del lettore

1. Il testo come insieme di unità di significato2. La decodifica-interpretazione delle unità di significato3. Le cinque unità funzionali del testo4. Le storie come organizzazione cognitiva

Comunicazione e media. Il processo di comunicazione nei mass media.

1. La società mediataUna diffusa ignoranza e l’accettazione di un controllo sociale rigido costringevano l’attore sociale ad accettare il proprio destinopersonale e a avere una limitata conoscenza del mondo sulla scorta di poche informazioni orientate. Oggi invece si parla dialluvione comunicazionale. Comunque il consumo reale, per quanto alto, è di granlunga inferiore all’offerta teorica multimediale.

E’ un errore comsiderare ogni forma di conoscenza, oggi, come quella veicolata dai grandi mass media.

2. Il processo di comunicazione medialeI cinque items di Lasswell: campi di lavoro empirico.

è WHO: tutte le ricerche sulle fonti di emittenza, o anche le leggi che regolano i diritti e i doveri di chi opera nel settore...

è WHAT: Analisi sul contenuto e sui codici utilizzati per esprimerli. Per esempio le notizie date dai telegiornali, il confronto trageneri e contenuti, confronto tra notizie televisivi e della stampa...

è WHOM: Analisi sui diversi pubblici (Audit)

è WHERE: Indagini sul controllo economico e politico delle grandi emittenti, gli sviluppi delle tecnologie, le politiche direlazione con i pubblici di riferimento, leconcorrenza...

è WHAT EFFECTS: Gli effetti dei media, ovvero come un prodotto mediale ha modificato conoscenze e atteggiamenti di uncerto pubblico.

Il prodotto mediale. Il film o la fiction: La nascita è la sua ideazione. Il passaggio successivo è la sua messa a punto, le cose passano dagli sceneggiatori nelle mani deiproduttori.

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WHOEmittente

WHEREMezzo

WHATMessaggio prodotto

WHOMPubblico

WHAT EFFECTS

Effetti o efficacia

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Il passaggio dall’idea al progetto costituisce l’inizio della fase di encoding, nel nostro caso, l’inizio del processo di traduzione diun testo in immagini. Il prodotto finisce per avere certe caratteristiche che guidano lo spettatore nella fruizione mediale: imarcatori che hanno questo nome a indicare dei tratti forti in cui appare evidente l’intenzione dei creatori. I cues invece sono deisuggerimenti impliciti che hanno la funzione di guidare e orientare il processo interpretativo.

Per encoding si intende tutto il processo di messa in codice di un testo, tutto quanto va dalle intenzioni del comunicatore alprodotto così come viene concretamente presentato al pubblico. Questà è tuttavia solo la prima fase della comunicazionemediale, a cui segue una seconda, quella relativa al modo in cui i riceventi lo vedono e lo interpretano.Anche nella comunicazione mediale, così come in quella interpersonale, si deve tener conto della risposta dei riceventi, della lorointerpretazione. E’ quella che possima definire come decoding, cioè decodifica i un testo.

VEDI SCHEDA SU ENCODING-DECODING.

3. Il processo interpretativoIl processo interpretativo è il risultato dell’incontro testo-lettore e avviene concretamente nel momento della decodifica di unaparticolare porzione di testo da parte di uno specifico lettore. Due situazioni di incontro:

1. CONSUMO: Fruizione passiva o scarsamente motivata, prevalentemente guidata dal testo, non oggetto di lettureapprofondite o alternative. Il lavoro di decodifica resta al livello denotativo e dellqa comprensione

2. RICERCA E COSTRUZIONE DI SIGNIFICATO SENSO: il lettore ha una fruizione attiva e usa il testo come stimolo per un lavoro diinterpretazione a livello connotativo sulla base di un continuo processo associativo di inferenza.

Nel processo di interazione vi è dunque un valore aggiunto rispetto a ciò che viene semplicemente compreso:il plus che sirealizza:

A. Per il processo che ha permesso di trarre un significato dal testo non immediatamente evidente

B. Per aver effettuato una lettura personale e soggettiva, spesso fortemente sottolineata in senso emotivoMaking sense: l’esplicazione dell’essere attivo da parte del lettore, che mette nel testo qualcosa in più. Il lettore diventa co-autore(Eco) L’interpretazione è il lavoro attivo che nasce dal processo di decodifica, allorchè il lettore:

a. Seleziona e sceglie alcuni tratti particolari del testo per attivare determinati schemi cognitivo-affettivi;

b. Anticipa gli sviluppi possibili della trama e di ciò che potrebbero fare i protagonisti

c. Dà un senso a ciò che sta vedendo, leggendo ecc...

d. Immagina possibili sviluppi del testo

e. Mette via alcune sequenze o elementi

Quando il lettore si impegna a fondo nel lavoro di interpretazione di realizza la fase di interiorizzazione dei messaggi medialinell’archivio delle conoscenze. Ogni nuovo elemento diventa un tratto della soggettività individuale ed è alla base degli schemi

interpretativi che utilizzerà successivamente in ogni processo interpretativo.

Prevalgono gli extratesual constraints (le conoscenze giàacquisite)

Prevalgono i textual contraints

Possibili forti scostamenti nei processi di encoding e decoding(il lettore può leggere altro e di più rispetto alle intenzionidell’autore

Scarsi scostamenti nei processi di encoding e decoding (ciòche si vuol dire è facilmente compreso dal lettore)

Lettore competenteLettore comunePrevalere del livello connotativoPrevalere del livello denotativo nella lettura

Necessità di utilizzare schemi cognitivi complessi e aperti(piani, narrazioni, frames, ecc.)

Utilizzo di schemi cognitivi semplici e naturalmente conosciutidal lettore (senso comune)

Testo complesso con codici e contenuti ad alta polisemia chepossono indurre decodifiche alternative da parte di lettoridiversi

Testo semplice con codici e contenuti evidenti tali dapermettere uniformi decodifiche da parte della quasi totalitàdei lettori

InterpretazioneComprensione

4. Ancora sul processo di decodificaNella fase di decoding avviene una riduzione e trasformazione del testo. Non tutto quello che vi è contenuto passa nellacomprensione e memoria del lettore e ha la stessa efficacia:

ü Il soggetto sceglie quale testo ma anche che cosa dentro il testo

ü La decodifica è soggettiva e comporta una trasformazione del significato originario

5. Un modello teorico del processo di decodificaIl processo di comunicazione deve sempre considerare sia ciò che viene trasmesso, sia come viene trasmesso. Le risposte del pubblico sono di grande importanza, non solo perchè determinano il successo di un programma ma anche perchèdi queste si deve opportunamente tener conto nel momento della produzione.

Il pubblico dei media.Il pubblico dei media è l’insieme di tutti coloro che potrebbero essere raggiunti dai messaggi di un medium.Vi sono molti modi per definire il pubblico:

ü Audience: è un pubblico reale di cui si conosce almeno la composizione in termini quantitativi, i motivi, i contenuti del suogradimento

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ü Target: termine usato per definire un certo tipo di spettatori-consumatori a cui si vuole riferire esclusivamente un certomezzo o un certo programma

Se si vuole usare utilmente il concetto di pubblico è necessario definire nel modo migliore possibile l’oggetto dando informazionisulla sua composizione e sul suo comportamento di fruizione o consumo per quanto riguarda:

ü La sua composizione descritta sulla bse delle variabili socio-demografiche o culturali

ü A quale mezzo lo si riferisce o di quale genere-programma si considera il consumo

ü Il contesto e le motivazioni d’utilizzo mediale di quel particolare gruppo sociale.

1. L’approccio teorico-ideologico- Le profezie degli “apocalittici”

Gli studi più lontani nel tempo insistono sulla massificazione e passività dei pubblici.L’approccio degli apocalittici è più ideologico che scientifico e si fonda su un condiviso e radicale assioma:

La cultura dei mass media è una cultura di massa e il pubblico dei media è un pubblico di massa.Assioma condiviso dagli esponenti della Scuola di Francoforte:

a) Il pubblico di massa è vittima fatale di processi di manipolazione e sfruttamento, effetti controllati da chi detiene il poterepolitico e economico che si serve dei media e delle loro capacità seduttive per imporre le proprie posizioni.

b) L’efficacia di questi mezzi produce fenomeni di alienazione e falsa coscienza, che indebolendo i legami con le proprieappartenenze di classe finiscono per creare una generale acriticità

c) Esaltazione del momento del disimpegno e dell’evasione non trattando a fondo le tematiche sociali

d) I grandi pubblici sono vittime di strategie di propaganda e di manipolazione del consenso.I risultati di fondo sono che gli individui perdono la propria soggettività, le proprie radici e appartenenze, per diventare anonimiindividui che si dissolvono nella massa che non esprime volontà pensate o discusse al proprio interno.Herbert Marcuse ipotizzò che i media inventano e legittimano falsi bisogni e l’offerta mediale è prodotta per determinati scopi:legittimare il potere esistente e indurre al consumo.Insomma l’offerta determina il consumo e il gradimento e che le risposte dei consumatori tendono a omogeneizzarsi e adappiattirsi su ciò che viene loro offerto.Accettare i dettami dell’industria del consenso porta a una destrutturazione dell’identità individuale in un perverso processo diomologazione del pensiero e delle conoscenze. Inoltre all’accrescersi dell’informazione tende a diminuire la conoscenza. E’ ilpericolo dell’entropia, cioè della ridondanza di messaggi che porta a non poterne considerare nessuno e a vivere in unacondizione di costante rumore.

- Gli approcci teorici degli anni Cinquanta-SettantaAnche gli studi del dopoguerra riportano le stesse considerazioni pessimistiche sul pubblico passivo e massificato.

a) Il pubblico è di grandi dimensioni e composto da moltitudini di individui senza nessuna relazione, un insieme di persone chenon si conoscono e non hanno nessun contatto tra loro. Un pubblico caratterizzato dalla dispersione e dall’eterogeneità. Perquesto non è possibile nessun senso di identità comune o di identificazione collettiva.

b) Coloro che compongono iil pubblico ignorano ciò che pensano o fanno gli altri. Il loro agire anche in ciò che li accomuna (lafruizione del mezzo) dipende da motivazioni diverse e ognuno ne ricava gratificazioni e conseguenze (cognitivo-emotive)difficilmente accomunabili.

c) Non c’è nessuna relazione reale tra chi riceve e chi produce i programmi-contenuti di un determinato mezzo. Il loro rapportoè strumentale.

L’opinione più diffusa è che non esistano più soggetti coscienti, perchè gli effetti dei mass media li trasformano in masse anonimee senza un comune e partecipato sentire, in individui senza personalità.

- Il dibattito più recente. Verso un mutamento di paradigmaIl pubblico non è più un concetto teorico a cui attribuire caratteristiche astratte, definito solo in chiave ideologica, ma vienestudiato in particolari contesti che evidenziano la sua particolare composizione e i suoi comportamenti concreti. Correttamente siparla di pubblici al plurale.E non si tratta di vittime dell’alienazione e della massificazione e non sono passivi rispetto all’offerta multimediale. Il pubblico nonè massa amorfa, ma un insieme di gluppi sociali caratterizzati dalle loro esperienze precedenti, sia come attori sociali che comefruitori mediali. Il pubblico è fatto di persone e non di soggetti resi omogenei e passivi dal consumo di uno stesso mezzo-genere.

L’approccio tende a diventare ancora meno pessimistico e più realistico quando a partire dagli anni ottanta si cominciano aconsiderare le possibilità offerte dalle nuove tecnologie che vanno dall’utilizzo del computer alle trasmissioni radio-televisive viasatellite o via cavo. Muta radicalmente il rapporto tra pubblico e offerta, da inendersi come nuovi mezzi e programmi. Ma la verarivoluzione dagli esiti ancora oggi poco prevedibili è quella dell’interazione e integrazione dei media l’uno con l’altro. Oggi itradizionali confini tra generi e prodotti tendono a scomparire in un’arena affollata dove emittenti e enti di erogazione di servizidevoo personalizzare le proposte per gruppi sempre più definiti di utenti-clienti e subire la concorrenza di piccole emittentiprivate che si rivolgono a vaste utenze.

L’uomo di oggi è informato su qualsiasi cosa succeda in ogni angolo del mondo: spetterà a lui decidere come essere e comeprogettarsi e soprattutto cosa vedere, leggere, ascoltare...

2. L’approccio struttural-funzionaleQuesto approccio è rivolto essenzialmente a considerare:

1) Le relazioni esistenti tra il sistema dei media, quello sociale e quello del pubblico e/o dei cittadini-utenti;

2) I rapporti tra l’uso dei media e il contesto culturale entro cui si sviluppano culture specifiche

3) Dimesioni quantitative e qualitative dei diversi pubblici.In questa prospettiva possiamo riprendere lo schema teorico proposto da Weibull (1993)

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Lo schema mostra come processi di feedback possono avvenire tra i seguenti sottoinsiemi:

§ Il sistema politico-economico può controllare il sistema dei media o certe sue componenti o esserne messo in crisi dal venireduramente attaccato sulle sue inefficienze

§ Possono stabilirsi reciproci rapporti di dipendenza tra il sistema dei media e il suo pubblico nel momento in cui la dinamicadell’acquisto o del consumo è incerta e senza chiari orientamenti-preferenze.

In generale il pubblico può ricevere dai media degli input che possono modificare i modi della partecipazione politica, sociale oculturale.

Lo schema di Weibull è inoltre utile perchè mostra come:

a. Il comportamento di consumo, gli habits of media use siano determinati dalle motivazioni dei potenziali fruitori come attorisociali e dalla possibilità di accedere a determinati mezzi-contenuti che il sistema mediale offre con maggiore o minoredovizia

b. Il comportamento di consumo determini, nel tempo, un orientamento soggettivo che guida la fruizione

IL COMPORTAMENTO DI CONSUMO È DETERMINATO DALLA RAZIONALITÀ DEL CONSUMATORE CHE, SULLA BASE DELLE SUEMOTIVAZIONI E DEI SUOI SCOPI PERSONALI E DELLE SUE PRECEDENTI ESPERIENZE MEDIALI, TENDERÀ A DARE UNA RISPOSTA

CONSEGUENTE A CERTE SUE ESIGENZE (DI SVAGO, INFORMAZIONE...).

Il modello di Weibull è un tipico esempio di approccio struttural funzionale, infatti considera il consumo mediale per le funzionifondamentali che esso svolge sia a livello individuale sia a livello sociale.In questa prospettiva questo modello è vicino a quello degli usi e gratificazioni che suggerisce che il consumo è legato allemotivazioni e che il gusto personale si forma in quanto ogni individuo cerca quelle esperienze che assicuarano un maggior gradodi soddisfazione sulla base delle precedenti esperienze di consumo.La razionalità del consumatore mediale è il frutto delle sue esperienze precedenti come insieme di risposte positive e gratificantiche hanno prima prodotto e poi rafforzato nel tempo il suo gusto:

% Non si deve sovrastimare la razionalità delle scelte e delle decisioni in chiave di consumo; in molti casi esse sono decise dalprevalere dell’offerta di un certo mezzo o di particolari programmi molto promozionati e socialmente obbligati

% Le scelte sono spesso prese sulla base di deboli motivazioni: la stanchezza di una dura giornata di lavoro fa guardare film dibassa qualità o uno sciocco programma di varietà.

% L’uso dei media è spesso legato a particolari situazioni. Così una trasmissione sembra gradevole una sera mentre la voltasuccessiva non interessa o non diverte.

In conclusione il modello di Weibull dimostra che:

1) Il pubblico è attivo e non passivo; le sue scelte sono il prodotto di particolari motivazioni e scopi o delle funzioni necessarie oprevalenti in determinate situazioni definite da un certo contesto culturale

2) Il pubblico trae dai media contenuti culturali rilevanti, sia nella dimensione dello svago che in quella dell’informazione.L’approccio struttural-funzionale suggerisce la necessità di abbandonare la concezione del ricevente come soggetto totalmentepassivo e acritico. Anche il concetto di consumo sembra dover essere abbandonato per un altro più ampio che considera lafruizione di un testo come interpretazione per la costruzione di un significato.Per quanto riguarda il pubblico è necessario rifarsi a concetti come intenzionalità e coinvolgimento per comprendere come untesto lasci una traccia nell’attenzione e nel ricordo dei suoi fruitori.

Consideriamo lo schema di Clausse, esso suggerisce una scala di intensità di ricezione partendo dalla situazione di non-consumoper arrivare, attraverso vari passaggi, ai messaggi che vengono interiorizzati, cioè fatti propri dal soggetto-ricevente. Quella diClausse può anche essere considerata come una scala di “attenzione e impatto” legando il coinvolgimento dell’attore-ricettore conl’efficacia del testo.

3. Le ricerche empiriche sul pubblico- Gli obiettivi delle ricerche sui media

Un approccio che parte dal presupposto di un ruolo del pubblico come soggetto attivo nel processo di comunicazione parte dauna serie di ipotesi di fondo:

A. Il pubblico è tutt’altro che ricevente passivo

B. Il pubblico non è né massa omogenea e massificata, né aggregato casuale di soggettività disperse; il pubblico è un insieme diindividui che possono avere una loro omogeneità rispetto alla fruizione di certi mezzi-generi, senza dimenticare la loroidentità, collocazione sociale, motivazioni psicologiche al consumo mediale ecc....

C. Il pubblico dei media è composto da un insieme numeroso e differenziato di gruppi omogenei per tipo di consumo mediale.

Gli obiettivi a cui tendono questi lavori:

1) Conoscere il pubblico dei diversi media (WHO) sula base delle principali variabili socio-demografiche e socio-psicologichecome interessi culturali, stili di vita...

2) Definire in modo più preciso i diversi pubblici come utenti di particolari mezzi-contenuti

3) Definire le modalità quantitative di consumo

4) Il quanto spesso deve accompagnarsi a un’analisi riferita al quando

5) Analizzare le motivazioni (il perchè) di fruizione per comprendere le relative aspettative e di conseguenza il quanto-come delgradimento

6) Avanzare ipotesi circa l’efficacia di uno specifico impatto mediale su alcune pratiche di utenti mediali.

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è Scopo ultimo della ricerca è quello di arrivare a un profilo sempre più preciso di un determinato pubblico

- Una possibile tipologia di ricerca sui mediaPer costruire tale tipologia consideriamo due variabili:PRIMA VARIABILE:

w Ad hoc: ricerche effettuate una volta e non ripetute per conoscere un particolare aspetto del consumo mediale di unparticolare gruppo sociale

w A panel: con uno stesso oggetto di indagine sono ripetute nel tempo allo scopo di aggiornare i dati di consumo rispetto auna particolare mezzo

SECONDA VARIABILE:

w Studio di un solo mezzo

w Studio di più media

Ricerche “multiscopo ISTATRicerche “sinottica” Eurisko

Ricerca “il pubblico dei media”dell’Università di TrentoRicerche su più

media assieme

AudipressAudiradioAuditel

Ricerche su unsingolo medium

Ricerche a “panel”Ricerche “ad hoc”

Una delle prime ricerche sul consumo mediale in Italia fu svolta nel 1989-91 dall’Università di Trento. Il lavoro ha preso le mossedal tentativo di superare l’impostazione della gran parte delle ricerche svolte fino ad allora. Punto di partenza era quello di nonstudiare il consumo dei vari mezzi isolatamente, come se questo fosse esperienza separata, considerando invece ogni reciprocainfluenza o gioco di rimandi tra i diversi media.Scopo della ricerca:

a. Definire alcuni stili e percorsi di consumo multimediale determinati dall’impatto di alcuni mezzi-generi;

b. Legare questi stili e percorsi di consumo a particolari gruppi di consumatori definiti sulla base di una serie di variabilisocio-demografiche e socio-psicologiche.

CULTURA POPOLARE -> EVASIONE -> INFORMAZIONE -> CULTURA D’ELITEDa questa ricerca sono emersi anche due approfondimenti di carattere metodologico:

1. Differenziazione tra stili di consumo, diete mediali e percorsi concreti di consumo

2. Rapporto di spiegazione tra le variabili utilizzate per definire i diversi gruppi sociali e quelle utilizzate per definire i diversistili-percorsi di consumo. Ci si può chiedere: è l’appartenenza a un gruppo a spegare particolari consumi culturali o alcontrario particolari stili di consumo multimediale sono una delle cause determinanti per stabilire perchè certi soggetti sonoaccomunati ad altri in gruppi definiti da uno stesso e omogeneo stile di vita?

Riemerge qui il concetto di rafforzamento che si riferisce all’esito di un processo circolare per cui chi è definito da alcunevariabili e appartiene a un gruppo omogeneo con un medesimo stile di vita è portato a condividere uno stesso stile di consumomultimediale e la preferenza verso certi generi-programmi, che forniscono contenuti culturali che danno suggerimenti al loro stiledi vita e così via.

La ricerca Eurisko (scheda) si fonda su un panel annuale che permette di confrontare anno dopo anno i risultati. Ciò consente diosservare i mutamenti di composizione dei vari gruppi.E’ utile citare questa indagine per due motivi:

A. Approccio multimediale

B. Può essere collegata ai dati di altre ricerche come Auditel o Audipress

Se dovessimo brevemente riprendere i punti che caratterizzano le cosiddette indagini multimediali, potremmo vedere che vi è un 'elevata «sintonia» tra i «tipi» definiti dalle indagini dell'università di Trento e di Eurisko. In modo particolare e al di là delle diversedefinizioni, è possibile riscontrare che:a) vi è un numero non elevato di tipi di stili di consumo multimediale (9 in un caso, 10 nell'altro) che si dispongono lungo uncontinuum che va dall'emarginazione (o dipendenza mediale e/o televisiva) a una forte capacità selettiva nella scelta dei mezzi edei loro contenuti;b) tra questi estremi vi sono due tipi di «stile di consumo», il primo, orientato alla cultura, raggruppa alcuni stili dellacontemporaneiià (di cui i contenuti prevalenti sembrano essere informazione ed evasione non banale) e il secondo che, invece,raggruppa altri stili, caratterizzati da un consumo multimediale orientato a un solo medium (come la radio per i più giovani) o a unsolo argomento, come nel caso dello sport per i giovani uomini;c) in entrambe le indagini sembrerebbero prevalere due grandi gruppi (che risultano tali dall'assemblaggio di più «stili diconsumo»): uno, maggioritario, più dipendente dai media, e un altro, minoritario (ma non esiguo: si può, infatti, stimare cheriguardi almeno un terzo dell'intero campione), che sembra essere più attento e attivo nei riguardi dell'offerta multimediale. Il fattoche tra questi ci siano i più istruiti (come era da attendersi) e i più giovani, corregge una possibile visione in «chiave apocalittica»di questi dati.Nel quarto quadrante torniamo a considerare le ricerche che si occupano del pubblico riferito a un solo medium, anche seripetute su uno stesso campione (panel) di individui.

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Le principali indagini di questo tipo riguardano gli ascoltatori televisivi (Auditel) e radiofonici (Audiradio), i lettori della stampaquotidiana e periodica (Audipress).La loro funzione è quella di fornire dati puntuali sui quali basare la pianificazione degli investimenti pubblicitari nei diversi mezzida parte degli utenti pubblicitari. Solo la rilevanza di questa funzione permette l' altissimo investimento economico e la sofisticataorganizzazione degli enti preposti a questa ricerca. Qualche rilievo di carattere scientifico (sul campione o le metodologieutilizzate) non toglie validità a questi dati se esaminati più come indicatori del fenomeno nd suo complesso (spettatori televisivi olettori di stampa a diffusione nazionale), che non come dati puntuali da analizzare sulla base di molteplici variabili rispetto a unospecifico programma-emittente o testata. Entrambe le ricerche permettono di avere dati molto esaurienti su:-un singolo programma o testata giornalistica (composizione del pubblico);-i lettori-spettatori (nel loro complesso) in un dato lasso di tempo per l'insieme dei programmi o delle testate;-i consumi (l'ascolto o la lettura) di determinati gruppi sociali, definiti dalle più comuni variabili socio-demografiche, per un singoloprogramma o testata o nell'insieme dell'offerta televisiva e giornalistica.In questo quadrante potremmo anche ricordare molte altre indagini, come quella SIAE che annualmente fornisce dati -sulla basedei biglietti acquistati- sugli spettatori cinematografici, teatrali, a manifestazioni musicali (concerti e discoteche) e sportive. Questidati si riferiscono allo «spettatore», senza poterlo in alcun modo definire per le principali variabili socio-demografiche, ovviamentenon rilevate alla fonte. Sono egualmente di grande utilità perche:a) si riferiscono a media-manifestazioni di cui non si avrebbero, diversamente, dati sulla «dimensione» dei loro pubblici;b) permettono di avere confronti nel tempo, anno dopo anno, sull'evoluzione di questo tipo di consumi;c) consentono utili confronti, all'interno del paese, tra grandi ripartizioni geografiche (Nord, Centro, Sud), perripartizione-ampiezza dei consumi ecc.Per quanto limitati (sappiamo «quanti», ma non «chi» sono questi spettatori), questi dati hanno il pregio di completare la mappadel pubblico italiano rispetto a consumi culturali di grande prestigio e rilevanza (cinema, teatro, sport ecc. ) che non hannoindagini specifiche che li riguardino direttamente.Come si è già detto in precedenza, i molti dati che si possono ricavare anche da questo tipo di indagine potrebbero essereutilizzati per costruire una mappa del pubblico italiano nei suoi principali consumi mediali, anziche essere utilizzati per scopiesclusivamente di marketing. La diffusa ma ingiustificata prevenzione di considerare questi dati per scopi scientifici è sicuramenteun limite della comunità degli studiosi dei mass media.

4. L’approccio culturaleA una concezione di pubblico come massa passiva, omogenea e indifferenziata, l’approccio culturale oppone l’idea di un’Audienceattiva, collocata in un contesto sociale, culturale, economico, storico, impegnata a dar senso ai testi interpretandoli e alletecnologie mediali utilizzandole all’interno delle proprie esperienze quotidiane.Oggetto prioritario dell’analisi è conoscere come chi legge un testo ne interpreta i contenuti e ne ricava un significato. Taleapproccio considera le motivazioni che spingono il lettore a rivolgersi a quel particolare testo: quali funzioni il testo svolge inquella particolare situazione.

In questa prospettiva chi consuma prodotti veicolati dai mass media è attivo e, malgrado l’efficacia dell’impatto mediale, decidecosa e come interiorizzare tutto ciò che ha letto, visto ecc...Sono questi i contenuti che contribuiscono a costruire la suaidentità, sono l’oggetto del suo capitale culturale, da intendersi come conoscenze acquisite, possibilità di usare schemi cognitivipiù complessi.

Momento fondamentale per questo tipo di approccio è l’analisi dei modi di fruizione. Ricordiamo che l’esperienza di fruizione èla negoziazione tra due diversi poteri: tra un testo ricco di possibili interpretazioni e uno specifico lettore che tende a una suaparticolare lettura soggettiva, come risultante del mix delle sue motivazioni e attest e delle sue capacità-abilità di decodifica.

La pratica di lettura è sempre una pratica sociale e ha conseguenti letture culturali.

I pubblici sono identificati all’interno dell’approccio culturale in base alla loro appartenenza collettiva di classe, di genere o etnica:attorno a queste variabili si possono raggruppare segmenti particolari di pubblico che condividono le stesse esperienze, gli stessimodi di accostarsi ai media

- Alcuni esempi di ricercheIn sintesi le ricerche dell’approccio culturale evidenziano il carattere situato del pubblico: vari esempi descrivono modalitàdifferenti di accostarsi ai media, che dipendono dal concreto contesto sociale in cui il pubblico è collocato. E’ utile osservare cheviene privilegiata di volta in volta un’unica variabile come esplicativa dell’attività del pubblico.

Le teorie sugli effetti dei media.1. Gli effettiGli effetti sono la quinta W del modello di Lasswell e sono uno dei fenomeni più studiati. Sugli effetti continuano a scontrarsiapocalittici e integrati. I primi sostengono che gli effetti più diffusi e gravi riguardano la massificazione della cultura e del gusto el’omologazione delle tematiche culturali e dei valori, la superficialità e la spettacolarizzazione dei loro contenuti, che rifuggonoapprofondimenti e impegno. Gli integrati sostengono, invece, che i mass media sono parte fondamentale della culturacontemporanea e che, anche se hanno alcuni effetti perversi essi hanno comunque alzato il livello di informazione e cultura, comeè dimostrato dalla diffusa conoscenza dei film di grandi autori o dal grande interesse per le mostre d’arte. Non si deve pensare che le posizioni degli apocalittici siano state superate infatti i media danno molto spazio a non studiosi(politici, sacerdoti, pedagogisti...) Che da tempo descrivono scenari preoccupanti:

§ Negli anni trenta Media a sostegno delle dittature

§ Media censuratori a livello politico e economico negli anni quaranta

§ Fomentatori del consumismo negli anni Cinquanta

§ Media che inducono alla violenza i bambini oggiTutte accuse esasperate: si potrebbe invece sottolineare come i media, se non correttamente controllati e gestiti, possano averegrande efficacia nel sostenere le posizioni di chi detiene il potere politico e sociale o come una esasperata offerta (di cattiva

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qualità come nel caso di telefilm pieni di aggressioni e sparatorie) possa dare risalto a particolari caratteri della societàcontemporanea che non ricevono (non solo dai media) opportuna condanna.La tematica degli effetti ha scandito la storia degli studi sulle comunicazioni di massa, che h attraversato tre fasi:

1) 1920->1950: si è pensato che grazie all’efficacia dei media, gli effetti fossero diretti e immediati, nel senso che per esempioi grandi mezzi fossero in gradi di persuadere grandi masse di spettatori convincendoli a omologarsi alle opinioni da essiespresse (decisioni dei regimi, accettazione della guerra, consumismo...)

2) 1960->1970: periodo caratterizzato dal rifiuto dell’approccio semplicistico precedente e dall’importanza attribuita allecapacità dei riceventi che non sono passivi ma attivi, capaci di valtare ciò che i media trasmettono e di mediarne l’impatto e isignificati. Le ricerche dimostrano che il pubblico non è di massa, si sviluppa il concetto di stili di consumo multimedialeinsomma vengono cancellate come infondate le concezioni teorico-astratte elaborate in precedenza

3) Senza negare quanto dimostrato sul ruolo attivo dei riceventi, si ritorna a sottolineare l’efficacia pesante dei media,soprattutto per quanto riguarda la loo offerta complessiva sempre più massiccia e, in prospettiva futura, la forte e non deltutto conosciuta efficacia delle tecnologie più avanzate. La quasi inarrestabile offerta dei media tende ad appiattire eabbassare la qualità del consumo in quanto i mezzi più di successo vincono su tutti gli altri e tendono a essere la fonteprivilegiata di informazioni e divertimento.

Sullo sfondo c’è la grande affermazione del mezzo televisivo e la minaccia dell’intrusione in ogni spazio della vita.I più apocalittici arrivano a ritenere che la società della comunicazione sia sul punto di trasormarsi nella società del rumore edello spettacolo, dove solo una minoranza particolarmente qualificata sarà in grado di sottrarsi ai pericoli di una più attuale e più

pericolosa omologazione

2. Gli effetti a breve, medio e lungo termine E’ diffusa l’idea che contro gli effetti dei media non ci sia nessun correttivo possibile. Questa ipotesi si traduce in alcuni postulatiche ritornano nelle principali teorie sulle comunicazioni di massa:

a. Gli effetti tendono a imporsi definitivamente allorchè i media insistono su certe tematiche presentate con un taglio omogeneoe senza forti contrapposizioni

b. Se i media tendono a essere la fonte culturale di riferimento, ciò che essi affermano non è facilmente controvertibileDa posizioni del genere (non sempre del tutto corrette, ma molto diffuse) deriva una conseguenza ulteriore: dalla considerazioneaccettabile che è vero e possibile che gli effetti dei media siano di grande importanza si tende a ritenere che la loro efficacia siaforte in qualsiasi circostanza, su qualsiasi argomento e per qualsiasi pubblico.

Indichiamo alcuni possibili “oggetti” di riferimento dell’impatto mesiale e la durata dell’esposizione .

ValoriModelli di comportamentoRappresentazioniAtteggiamentiCredenze collettiveSchemi cognitivi sempliciSentimenti-emozioni

Conoscenze

LungaMediaBreveImmediata

Come si può notare gli effetti più importanti si determinano al crescere della durata dell’esposizione mediale.Non va ingnorato comunque che anche un solo passaggio televisivo o un solo articolo di quotidiano possono dare informazioni(e/o conoscenze) e , quindi, ottenere un effetto, anche se semplice e a livello esclusivamente cognitivo.E’ evidente che una semplice informazionepuò essere dimenticata in fretta, così come è evidente che un’emozione può nonlasciare tracce profonde. Qualcosa tuttavia è successo e un effetto i media lo hanno provocato.Più tempo è necessario, invece, per mettere a punto un nuovo schema cognitivo o modificarne uno già esistente.

Facciamo un esempio. Gli schemi che servono per decodificare un serial televisivo ( come nel caso in cui un gruppo di medici lavoriin un pronto soccorso di un ospedale risolvendo casidrammatici) si formano dopo non molte puntate. Ne bastano tre o quattroper aggiustare, per inferenza, lo schema «ospedale» per applicarlo al caso di un reparto dove vi sono medici ambiziosi conrapporti anche ostili tra loro (vedi Medici in prima linea) o al caso in cui si assiste ai problemi sentimentali e professionali di unmedico-donna ( U n dottore per amico) , capace ma insicura, contornata da colleghi insidiosi, pazienti in crisi che deve gestire,mentre è in preda a dubbi e incertezze relativamente ai suoi amori ecc. Questo schema guida la lettura delle puntate successive,ne condiziona (a seconda di motivazioni e gusto personali) il gradimento o la valutazione e così via. Ma più importante è ritenereche schemi cognitivi analoghi siano utilizzati per valutare la situazione della sanità nazionale, così come ognuno vorrebbe vederlarealizzata e poterla utilizzare. Così accade che schemi cognitivi e atteggiamenti emotivi nati nel momento della fruizionetelevisiva vengano poi utilizzati per «considerare» la realtà «vera», producendo rappresentazioni in cui la fiction si mescolaalla realtà, per cui i dif ferenti atteggiamenti-conoscenze possono essere utilizzati indifferentemente nell'uno come nell'altro caso.

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Lo stesso si può dire sulle prime apparizioni televisive di un personaggio. Bastano poche presenze «in video» perche un uomopolitico sia conosciuto, ritenuto importante, valutato (più emotivamente che razionalmente), e considerato possibile punto diriferimento.Ovviamente più tempo e più lavoro» dei media (che devono ritornare più volte sul tema) occorrono per la formazione di credenzecollettive, come nel caso delle mode, o dell'interesse per alcuni fenomeni che sembrano importantissimi finchè «restano» suglischermi televisivi o sulle pagine dei giornali, per poi declinare rapidamente o per sempre nell ' attenzione degli spettatori -lettori.Un ancor più lungo periodo è necessario per il sorgere e determinarsi di alcuni atteggiamenti: non poco tempo è necessario percostruire la popolarità di un «premier» che potrebbe andare al governo e ancor più tempo è necessario per far maturare negliitaliani un certo atteggiamento rispetto alle ondate immigratorie extracomunitarie. Grande e continua esposizione ai media ènecessaria per creare una .rappre-sentazione stabile e condivisa di un fenomeno sociale (si pensi, in Italia, a ciò che si definisce il«problema giustizia»), o per il consolidarsi di un valore collettivo come quello relativo alla parità di opportunità tra i generi, o allaresponsabilizzazione nei riguardi dell ' emergenza ecologica.Si deve tener presente che, in qualche caso, i media hanno un impatto ambiguo, creando, per esempio, l'esigenza di un modo piùgiusto e attuale di considerare un problema (per esempio la parità tra i sessi) e suggerendo nello stesso tempo rappresentazionicontrarie, come quando si continua a insistere nel presentare le donne in ruoli subalterni (vallette nei giochi e mogli-madriconfinate in casa nella pubblicità) o peggio, come nel caso dell'insistita nudità, del tutto gratuita e un po' volgare, di molte«comparse» televisive. Si presentano così modelli quasi alternativi: donne che giustamente vanno considerate per la lorospecificità e per il loro valore (scienziate, scrittrici, giudici ecc.), e che assurgono a posti di grande responsabilità sociale, e donnepresentate come semplici oggetti sessuali.Lo stesso si potrebbe dire a proposito dei modelli di comportamento: perchè i media ne costruiscano di nuovi (come comportarsicon gli immigrati extracomunitari) o perche essi riescano a modificare quelli già appresi (come comportarsi con l'altro sesso), ènecessaria una lunga esposizione a ciò che essi suggeriscono direttamente o indirettamente. Anche in questo caso nonmancheranno suggerimenti ambigui se non contraddittori: per esempio, gli immigrati, nell'informazione giornalistica, sono spessocitati in episodi di cronaca nera, mentre, in altre pagine, autorevoli voci si levano per suggerire che è doverosa una loro pienaintegrazione. Quali atteggiamenti-valori si formeranno in questo modo e quali comportamenti suggeriranno nella vita di ognigiorno e nel caso che si debba decidere se accettare un immigrato nel proprio posto di lavoro o, ancor più, di accettarlo comecompagno/ a?Evidentemente è necessario molto tempo e non sempre si raggiungono effetti determinati e stabili a proposito di ciò cheappartiene alla parte più profonda e radicata dell'identità individuale o collettiva perchè i media riescano a creare nuovi modelli dicomportamento. Ci riescono più facilmente nel silenzio delle altre agenzie di socializiazione: famiglia, scuola ecc.

3. Gli effetti a lungo termine- La Cultivation theory

Pubblicazioni degli anni ottanta contribuirono alla diffusione di una ipotesi che si fonda su alcuni passaggi:

A. La televisione è presenza massiccia ma apparentemente invisibile; la gente passa molte ore davanti alla televisione ma nonha l’impressione che si stia realizzando una certa socializzazione perchè la TV non insegna o predica ma fa spettacolo:sembra che parli di molte cose al solo scopo di divertire

B. La televisione racconta la maggior parte delle storie alla maggior parte della gente, per la maggior parte del loro tempo. Larealtà sociale che si origina dall’insieme di tutte queste storie è una costruzione mediale della società in cui gli spettatoripensano di vivere, confondendo la realtà vera con quella mediale. Ed è da questa realtà mediata che si traggono modelli diriferimento, atteggiamenti e valori e una particolare coloritura di sentimenti e emozioni

C. Le scelte dello spettatore e i significati che trae da ciò che vede sono determinati o condizionati da un alto consumo deigeneri prevalenti dell’offerta televisiva. Lo spettatore tende a essere sempre meno selettivo, perchè la scelta stessa èlimitata a pochi prodotti su cui is insiste molto, ad alta spettacolarità, che non inducono all’approfondimento critico eall’impegno

D. La ripetizione di certi generi-prodotti finisce per imporre i loro contenuti e le forme in cui sono proposti. Anche se possonosembrare storie banali, la loro continua riproposizione finisce per imporre modelli di riferimento

E. Nel tempo, LA TELEVISIONE COLTIVA CONDIVISE RAPPRESENTAZIONI DEL SOCIALE e di certi suoi aspetti in unaprospettiva di omologazione-omogeneizzazione. E’ la televisione a determinare i principali contenuti della culturacontemporanea

CULTURA-> Quel sistema di messaggi e immagini che regolano e riproducono le relazioni sociali. Esso ci educa ai ruoli di genere,classe, età, attitudine; ci offre modelli di conformità o di ribellione, provvede a classificare i diversi temperamenti , le diversepersonalità e mentalità che divengono poi le nostre caratteristiche distintive. Le sue storie ci docono come funziona il mondo, cifanno immaginare quello che non abbiamo sperimentato direttamente.

F. I contenuti della cultura prevalente sono quelli del mainstream dell’offerta televisiva ripetuta e insistita. Sono quelli che piùvolte abbiamo definito come immagini, valori e modelli culturali o di riferimento, ma anche credenze e comportamenti che latelevisione fa diventare dominanti

G. Il mainstream dell’offerta telvisiva è fatto di spezzoni o frammenti di particolare appeal che vengono ricomposti in schemicognitivi o storie che si connettono naturalmente per la ripetizione di certe situazioni o il ricorrente carattere dei personaggi,le trame obbligate o similari...Nel flusso televisivo molto si perde, ma una parte diventa materiale importante per lacostruzione del contesto simbolico e culturale che la televisione impone come assolutamente prevalente. IL MONDORACCONTATO DALLA TELEVISIONE DIVENTA IL MONDO IN CUI GLI SPETTATORI DESIDERANO VIVERE.

H. Il mainstream effect è la grande capacità della televisione di produrre convergenza per un larghissimo pubblico attorno acontenuti dominanti su cui essa insiste.

I. Emerge da qusto approccio un giudizio pessimistico, se non apocalittico, sul deteriorarsi della cultura del nostro tempo

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La gran parte dei contributi riferibili a questa scuola sono ricerche empiriche su particolari aspetti o fenomeni sociali o culturali esulla distorsione della loro conoscenza e valutazione da parte del pubblico a causa dell’impatto televisivo.Se il flusso televisivo contiene errori o distorsioni volontarie della realtà e questi finiscono per essere accolti comerappresentazione accettabile e non discutibile della realtà difficilmente altri canali potranno ristabilire ciò che è reale o lacorrettezza dei dati o della lettura di quel fenomeno.

Alcuni limiti di questo approccio:

a. Non sempre i risultati di queste ricerche sono generalizzabili

b. La televisione è la prevalente ma non la sola fonte di informazione che agisce nel sociale: famiglia, scuola, chiese,associazioni...

c. Il pubblico tende alla diversificazione del consumo dei media o dei generi televisivi. Non tutti vedono le stesse cose, anche sel’interazione dei contenuti dominanti ha un parziale effetto omogeneizzante: è infatti difficile non conoscere o noninteressarci a ciò di cui i media continuano a trattare.

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Un modello della Cultivation Theory. Schema Hawkins

L’approccio di Gerbner va valutato criticamente più come proposta teorica che come una descrizione della raltà sociale, anchenelle condizioni di pesante impatto del sistema multimediale. Invece lo schema Hawkins dà un quadro più realistico allorchè nelpercorso che va da “Visione della televisione” a “Realtà sociale”, introduce la capacità-abilità degli spettatori e il ruolo delle altreesperienze individuali o delle strutture sociali o agenzie di socializzazione. Ciò contrasta con l’ipotesi che guardare la televisione

in grandi quantità contribuisca, in modo determinante se non esclusivo, alla rappresentazione della realtà sociale.

- La teorie dell’agenda settingQuesta teoria sostiene che i mezzi possono influenzare gli atteggiamenti del pubblico rispetto a certi fatti o personaggi sulla basedell’attenzione che essi vi dedicano in un serto periodo. E’ questa attenzione che diventa guida dell’attenzione del pubblico suquei fatti o personaggi.Cohen: i mezzi non riescono sempre a suggerirci cosa pensare ma hanno il potere sorprendente di suggerirci intorno a cosapensare.Sono lo spazio e il modo di trattare certi temi o notizie, a farli diventare rilevanti agli occhi dei lettori, che sono portati così adarvi particolare importanza e, di conseguenza, a prestarvi interesse notevole e comunque superiore a quello dedicato ad altrifatti o notizie, magari altrettanto importanti, ma a cui media dedicano meno spazio e attenzione.

CONTA IL MODO IN CUI I MEDIA METTONO IN PRIMO PIANO CERTE TEMATICHE O PRESONAGGI.Il criterio di priorità nell’interesse individuale e collettivo non è determinato esclusivamente dalla rilevanza sociale dei fatti onotizie o dai reali inressi del lettore, ma dallo spazio dedicato loro dai media.Il quanto e il come si associa in molti casi al quando. Ad esempio se in campagna elettorale si parla sempre di microcriminalità,questo tema entrerà di forza nell’agenda politica e la tenzone si baserà su questo genere di tematiche.L’agenda dei media influisce nel determinare l’agenda del pubblico: governare la prima significa orientare la seconda.Si tratta però di una tendenza. Infatti non sempre le agende dei media e quelli dei lettori tendono a coincidere. Spesso gli interessidei lettori sono diversi nel tempo. Ne è un esempio la politica che è proposta sulle prime pagine di tutti i giornali e e ance itelegiornali ma non è in cima al gradimento dei lettori.Si dovrebbe separare agenda del pubblico, agenda di un particolare gruppo sociale, agenda individuale. Ogni persona infattitende a leggere diò che è più vicino al proprio gusto o appartenenza ideologica.

Grandi eventi e piccoli fatti patetici si mescolano creando una rappresentazione del mondo in cui i personaggi, mostri e piccolagente balzata per un attimo alla cronaca, fanno assomigliare il sociale più a uno spettavolo cistercense:è questa la metaforadell’epoca che viviamo. E’ certo comunque che l’agenda del pubblico tende ad essere dominata più dalla spettacolarità in tutti icampi che non da un più tradizionale ordine di significati e valori a cui i media sembrano ancora ubbidire.Più che dei criteri di rilevanza quantitativa, oggi la teoria dell’Agenda setting deve tenere conto che i grandi fatti sono trattaticome narrazioni, in cui l’abilità di chi confeziona i prodotti mediali sta nell’orchestrare trame che sappiano tenere destal’attenzione del pubblico. E’ quindi il come a diventare più importante del cosa. Solo questa abilità riesce a destare l’interesse dichi è fortemente distratto dalla straripante offerta di comunicazione mediale, dove informazione e spettacolo tendono sempre più

a miscelarsi.

- La teoria della spirale del silenzioTeoria dovuta a Elisabeth Neumann (1984) parte dal presupposto che più i media parlano di certe tematiche, più queste tendono adivenire centrali e imporsi all’attenzione del grande pubblico.La sociologa tedesca parte da questi assunti:

¬ La società moderna tende a relegare in secondo piano le appartenenze di gruppo, come quelle di classe, religiose, politicheecc. In questa era di individualismo è sempre più difficile trovare motivi di indicazione in valori-norme largamente condivisi eci si deve costruire in modo sempre più autonomo e soggettivo la propria identità

¬ La società tende a emarginare i devianti, coloro cioè che non si sono omologati a quello che fanno tutti. Gli emarginati sonocosì messi al bando, perchè sono la spia di un possibile dissenso, di modi alternativi di vivere e pensare. Ma il timore diessere considerati soggetti devianti può sorgere anche quando si tratta di manifestare opinioni diverse.

Tutto questo fa sì che sia più facile e naturale ispirarsi a ciò che dicono i media, al clima generale di opinione, fino all’estremolimite di pensare come si crede gli altri pensino e non sulla base dei propri valori o interessi.

SI RITIENE PIU’ FACILE ALLINEARSI E NON APPROFONDIRE E SOSTENERE OPINIONI DIVERSECosì il pensiero diverso, alternativo, stenta a emergere o affermarsi. Le opinioni dominanti tendono invece a esserlo sempre di più.Un’altra consegueza di questo stato di cose è il fatto di considerare come non controvertibile quello che dicono i media, o perchèsi pensa che sia il prodotto di competenti o perchè quello è il pensiero di quelli che contano.Ciò che dicono i media tende a influenzare fortemente l’opinione pubblica che non utilizza i loro materiali come strumenti diinformazione e di elaboarazione, ma come prevalente modello di riferimento.

L’effetto finale o complessivo è che le opinioni prevalenti tendano a essere dominanti e quelle alternative a sparire, o ad esserefortemente ridimensionate. Si parla poco di ciò che non dicono i media, si evitano le posizioni diverse, si mettono in ombra le

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Visione della TV

Abilità inferenzialiStrutture socialiAltre esperienze

(Costruzione)

CapacitàFocalizzazioneStrategieAttenzioneCoinvolgimento

Informazione incidentale

Realtà sociale

(Apprendimento)

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proprie idee e posizioni. La spirale del silenzio è il buco in cui scompaiono molte proposte innovative, molti modi alternativi di

pensare il sociale e/o di comportersi a livello individuale.

- La teoria degli usi e gratificazioniQuesta teoria si occupa non di quello che i media fanno alle persone, quanto cosa le persone possono fare dei e con i media.Si parte dal presupposto che i soggetti sono attivi e non passivi, cioè prodotto dei loro consumi culturali che determinano il lorogusto e preferenze, modi della decodifica e così via.Il comportamento del consumatore è attivo perchè razionale.Non si vede, legge, ascolta solo quello che capita, ma si fanno scelte soggettivamente messe a punto. La scelta consiste nelleggere (...) Ciò che, in un dato momento soddisfa certe esigenze che nascono sulla base di determinate motivazioni.Motivazioni ed esigenze dipendono da una serie di fattori legati a:

a. Biografia e socializzazione dell’individuo

b. Esperienze di consumatore di mezzi-generi-prodotti.Tali esperienze formano il gusto e gli interessi del soggetto e sono la matrice dei suoi successivi comportamenti, o meglio, lamatrice delle sue future motivazioni-esigenze in situazioni analoghe.Tutte le ricerche effetuate confermano che, tendenzialmente, si è portati a vedere (leggere, ascoltare) più o meno cose moltosimili a quelle già viste in precedenza e che si sono poi rivelati gratificanti. Tale soddisfazione o gratificazione codiziona il futurocomportamento dell’attore in situazioni analoghe. La determinazione sociale è costituita da:

¬ Età del consumatore

¬ Sesso

¬ Istruzione

¬ Reddito

¬ Luogo di abitazione

¬ Uso del tempo libero

¬ Caratteristiche dell’intorno socialeE è alla base del formarsi di particolari motivazioni e aspettative.

La freccia che riporta a “Gusto e interessi soggettivi” ha la funzione di indicare la circolarità dello sviluppo così come suggerito daquesto approccio teorico. La circolarità è anche causa di rafforzamento del gusto.

GLI USI DELLA COMUNICAZIONE DI MASSA (Rosengren 1974)

Alcune esigenze umane di base, di maggiore o minor ordine con combinazioni diverse di caratteristiche intra- ed extra- individualie anche con il sistema della società circostante, comprese le strutture dei media.

SI TRADUCONO INCombinazioni diverse di problemi individuali, avvertiti con maggiore o minore intensità e in soluzioni percepite a tali problemi

LA COMBINAZIONE DI PROBLEMI E SOLUZZIONI DA’ LUOGO AMotivazioni diverse ai tentativi di ricercare gratificazioni o comportamenti problem-solving

CHE SI TRADUCONO INDiversi modelli di effettivo consumo mediale e diversi modelli di altri comportamenti

ED ENTRAMBE LE CATEGORIE COMPORTAMENTALI PRODUCONODiversi modelli di gratificazione o non-gratificazione

E INFLUENZANOLa combinazione nell’individuo di caratteristiche intra ed extra individuali

COSì COMEIl sistema mediale e altri sitemi sociali, politici, culturali ed economici nella società

Insomma partendo dalle motivazioni si passa a un certo tipo di consumo mediale (uso), che offre maggiori o minori gratificazioni,uno schema di questo approccio si conclude con un riferimento alle conseguenze, o effetti.La prima conseguenza è quella del processo circolare di rafforzamento del gusto personale.Per quanto riguarda altri effetti molti sono imprevedibili e poco generalizzabili.

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Motivazioni ed esperienze personali Gratificazioni attese

Consumo di mezzi-generi-prodottiGratificazioni ottenute

Gusto e interessi soggettivi

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Rimane da approfondire l’aspetto delle motivazioni che possono essere fondamentalmente di sei tipi:

1. Divertimaneto (diversion)

2. Informazione (information)

3. Attrazione (fascination)

4. Relax (relaxation)

5. Abitudine (habit)

6. Uso sontinuativo e massiccio (addiction)Più recentemente la letteratura scientifica ha proposto unaserie di motivazioni più profonde che sono legate allacostruzione dell’identità personale o di quanto si puòdefinire Sé ideale.In questo caso la gratificazioneconsisterebbe nel trovare suggerimenti e indicazioni sualcuni modelli di possibili comportamenti o modi di essereche appaiono funzionali alla costruzione di un certo stile divita, o che sembrano avere un particolare significato alpunto di volerli imitare. La scelta funziona o come confermadi certe decisioni prese nel passato, o come indicazioni perquelle possibili nel futuro.

4. L’approccio sociologico e macrosocialeL’elementare schema di De Fleur evidenzia legami tra tresistemi: 1) Quello sociale2) Quello mediale

3) Quello dei ricettori e del pubblicoI tre sistemi potrebbero essere considerati come sottoinsiemi dello scenario della società in un dato periodo, entro cui i tresottoinsiemi svolgono la loro azione.

Esempio:

Effetti dei media e conoscenze collettiveCome si è detto le conoscenze che noi tutti condividiamo sulla realtà del mondo, che pure gran parte dei nostri frammenti disapere apparentemente più personali e idiosincratici, hanno spesso un’origine mediale. I media sono dotati di una fortepervasività e coesività con la nostra esperienza soggettiva e con le immagini che possediamo del mondo.La pervasività dei mass media e l’autorevolezza di cui godono o, più semplicemente i fatto che molto spesso essi rappresentanol’unica fonte informativa a cui gli individui possono accedere genera una significativa dipendenza soprattutto relativamente alleidee e le immagini che ci si può fare dei molti aspetti della realtà.

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Sistema sociale

Effetti

Pubblico

Sistema mediale

CognitiviAffettiviCorportamentali

Sistema sociale

Pubblico

Sistema mediale

Riduzione dell'offerta di prodotti mediali con conseguente difficoltà

nell'occupazione

Possibili interventi di sostegno

Crisi economicaRisparmi nella dieta di consumo mediale

Minori proposte diinformazione-spettacoloIncertezza sui possibili

sviluppi della crisi

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Quindi GLI EFFETTI DEI MEDIA VANNO CERCATI PREVALENTEMENTE A LIVELLO DI COSTRUZIONE DELLA CONOSCENZA, individuale o

collettiva, e delle rappresentazioni della realtà che essi sono in grado di contribuire a costruire e a veicolare.

1. Gli effetti dei media come costruttori di storie e rappresentazioni- Effetti dei media sui contenuti della conoscenza

Per quanto riguarda il piano dei contenuti, un primo macroscopico effetto dei media riguarda le dinamiche di diffusione ecircolazione della conoscenza ed è rappresentato dall’infinita capacità di replicazione delle rappresentazioni mentali e culturalitipica dei mezzi di comunicazione di massa.

Se un fatto passa attraverso la rete mediale quella storia tenderà a disseminarsi nel sociale moltiplicandosi infinite volte in catenecomplesse di rappresentazioni pubbliche e mentali fino a diventare un frammento di conoscenza largamente condivisa.Su tale processo di diffusione epidemiologica della storia agiscono numerosi fattori tra cui il processo di selezione a cui vannoincontro le notizie prima di entrare nel circuito dei media secondo criteri di notiziabilità.Ma sulla diffusione agisce anche l’autoreferenzialità tipica dei mass media: si tratta della tendenza a riprendere i contenuti giàtrattati da altri mezzi. Se una notizia è appara su un quotidiano nazionale, difficilmente il telegiornale potrà ignorarla.Tornando agli esiti dei processi di amplificazione e moltiplicazione messi in atto dai media, questi possono avere effetti moltorilevanti sul piano delle rappresentazioni sociali e della cultura presente in un certo contesto:

1. La moltilicazione quantitativa di un fenomeno di traduce in un cambiamento qualitativo dell’intero sistema di riferimento

2. Aumento della visibilità sociale del fenomeno che risulterà in questo modo amplificata dal rinnovato interesse dei media , inun processo di diffusione e amplificazione dello stesso..

E’ sulla base di questo tipo di processi di disseminazione veloce delle rappresentazioni pubbliche operato dai media, che èpossibile spiegare le dinamiche attraverso cui si diffondono in tempi rapidi e altrettanto rapidamente si deteriorano.Un’indicazione metodologica rilevante è che uno strumento di eccezionale valore euristico per la comprensione della cultura di uncerto gruppo sociale sia dato dallo studio di ciò che in essa viene taciuto e non detto. Potremmo definire questo non detto l’areaoscura della conoscenza sociale e considerarla come in qualche modo assimilabile ai lapsuso agli atti amcati descritti dallapsicoanalisi. Alle aree oscure della conoscenza condivisa sono infatti connessi i processi di rimozione collettiva dei contenutiritenuti disturbanti o comunque scarsamente significativi rispetto a certi fenomeni sociali. E’ ragionaevole pensare che

conoscendo tali lati oscuri sia possibile far emergere gli scheletri nell’armadio della relativa cultura.

- Effetti relativi alle forme della conoscenzaLa messa in forma di qualsiasi contenuto della conoscenza in un determinato linguaggio non è affatto neutrale rispetto aisignificati che gli verranno riconosciuti una volta diventato una rappresentazione pubblica. Inoltre le concrete declinazioni che illinguaggio di un certo media assume in un determinato periodo tenderanno a trasferirsi profondamente all’interno delle categorieinterpretative degli individui.L’abitudine alla spettacolarità (data dai media- vedi documentari naturalistici) incide in maniera significativa sulla nostra stessapossibilità di meravigliarci. In un certo senso le nostre esperienze reali tendono paradossalmente sempre più a apparirci comecopie e surrogati delle relative rappresentazioni mediali.Non è un caso che un bambino, abituato a fantasmagoriche immagini fantascientifiche, non rimanga neanche un po’ stupito nelvedere il lancio dello shuttle che avrebbe colpito il suo papà indelebilmente.

- Effetti dei media sulle modalità di interpretazione dell’esperienzaGli individui utilizzano storie e rappresentazioni condivise per interpretare e dare significato alle proprie esperienze quotidiane ea se stessi. Le storie, e più in generale i contenuti presenti nelle rappresentazioni pubbliche diffuse dai media, non sono solooggetto dei nostri processi interpretativi, ma tendono a diventare anche strumenti degli stessi.I contenuti della conoscenza sociale oggettivati in rappresentazioni pubbliche attraverso i media, costituiscono parte significativadelle protesi cognitive che quotidianamente utilizziamo per dare senso alla realtà e orientarci nella vita sociale.I personaggi e le vicende che popolano i media, le storie piccole e grandi che in essi vengono narrate, diventano elementisimbolici sulla cui base noi diamo significati a esperienze, modelli rispetto a cui confrontare le nostre vite, o intorno a cuiorganizzare le nostre aspirazioni.Il ruolo dei media nella costruzione dei processi di conoscenza strutturati sotto forma di rappresentazioni sociali e storie, divieneparticolarmente evidente rispetto a quegli aspetti del mondo che gli individui hanno materialmente poche opportunità diconoscere per esperienza diretta.Possiamo ora fare riferimento a un’altra delle condizioni generative delle rappresentazioni sociali sulle quali i mass media giocanoun ruolo decisivo; si tratta della dispersione dell’informazione, ovvero la situazione, sempre più diffusa nella società fortementemediatizzata, nella quale gli individui vengono a disporre di informazioni e conoscenze ridondanti e insufficienti al tempostesso.

Pensiamo al recente fenomeno delle immigrazioni di clandestini albanesi. Questo popolo e le problematiche che lo affliggonoerano rimasti, sino a qualche tempo fa, totalmente al di fuori della coscienza e della conoscenza della maggior parte degli italiani.Il loro esistere, come popolo e come dramma, era relegato in una delle tante «aree oscure» del nostro universo conoscitivo erappresentazionale. In breve tempo, tuttavia, la copertura mediale degli sbarchi clandestini ha invaso le nostre case e le nostrementi. I criteri di notiziabilità, le logiche di spettacolarizzazione dell'evento utilizzati per descriverlo (si pensi, ad esempio, alleimmagini delle traversate notturne riprese con gli elicotteri) sono solo alcuni dei fattori che, a livello di encoding, hannocontribuito a selezionare e dare forma all'insieme dei testi relativi all'immigrazione albanese, sulla cui base gli italiani hanno avutomodo di giungere a farsi un'idea del fenomeno.Ma la stessa audience, d'altra parte, è caratterizzata da specifiche pratiche di esposizione, percezione, decodifica ememorizzazione dei testi mediali che, nel caso specifico del genere informativo, frequentemente convergono verso unaipersemplificazione delle notizie e degli eventi. Del «fenomeno albanesi» quello che maggiormente è «passato» attraverso i mediacome rappresentazione pubblica ed è restato come materiale a disposizione dei processi socio-cognitivi di elaborazione delleconoscenze e costruzione delle nostre relative rappresentazioni mentali, è principalmente costituito da una grandesovrabbondanza di immagini, pochi concetti schematici riguardo alla provenienza di tale popolo e dei suoi problemi, qualche

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canovaccio di storie più o meno drammatiche e coinvolgenti, accompagnati da decise prese di posizioni valutative, in genere

stereotipiche e discriminatorie.

Società mediata e attori sociali L’attore sociale come consumatore mediale

1. Il sé come processo autoriflessivo2. La società mediale3. Il sé mediale4. La società degli individui5. La società e l’attore mediale

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2. METODOLOGIA E TECNICA DELLA RICERCA SOCIALE- Primo semestreLa ricerca sociale: metodologie e tecniche

Le tecniche quantitativeESPERIMENTI CITATI:Rosenthal e Jacobson: le aspettative che si autoadempiono.I due autori studiarono il rapporto insegnante-studente, sostenendo che i bambini “svantaggiati” delle minoranze etniche spesso hanno uno scarso rendimentoscolastico perchè questo è quello che ci si aspetta da loro.L’esperimento era strutturato nel modo seguente: alla fine dell’anno scolastico, in una scuola elementare americana di un quartiere povero, i ricercatorisomministrarono agli allievi un test di intelligenza senza rivelarne i risultati agli insegnanti. Alla riapertura dell’anno scolastico fu comunicato agli insegnanti ilnome di alunni dai quali ci si poteva aspettare un miglioramento: questi non erano stati i migliori ai test ma erano stati estratti a cas. A metà dell’anno i test furononuovamente somministrati e effettivamente i bambini segnalati erano migliorati.Petherson, Kiesler e Goldberg: il pregiudizio nei confronti delle donne.Secondo questi autori una delle ragioni sociali della difficoltà da parte delle donne di ottenere lo stesso successo degli uomini è dovuto a un pregiudizio negativoverso le donne da parte delle donne stesse.A 120 donne furono mostrati 8 dipinti diversi, si disse a metà di loro che gli autori erano uomini e all’altra che erano donne. Fu anche detto loro se il dipinto avevaricevuto dei premi.Dai risultati emerse che le donne giudicarono più positivamente gli stessi dipinti quando essi erano attribuiti agli uomini se erano dipinti che non avevano vintopremi; mentre questo pregiudizio negativo nei confronti dell’artista donna veniva meno nel caso di dipinti che erano stati dichiarati vincitori di premi. Ciò adimostrazione del fatto che la donna in competiazione è svalutata dalle altre donne: anche un lavoro che è equivalente a quello dell’uomo viene giudicatoinferiorefino a quando non riceve un riconoscimento ufficiale. Le donne quindi hanno un pregiudizio negativo verso le altre donne a meno che queste non abbianosuccesso, al punto che, una donna che ha successo può essere sopravvalutata.Milgram: sottomissione all’autorità.Si tratta di un tipico studio di coinvolgimento, condotto negli anni 60 in una università americana. Scopo dell’espeimento era osservare da vicino e chiarire ilmeccanismo dell’obbedienza; per fare ciò in un laboratorio di psicologia una persona veniva indotta, da un’autorità rappresentata in questo caso da uno studiosouniversitario, a compiere azioni che sempre più si scontravano con la sua coscienza. Ad un soggetto veniva affidato il ruolo dell’insegnante, all’altro quellodell’allievo. L’allievo veniva legato e gli veniva applicato un elettrodo al polso, l’insegnante aveva il compito di somministrare all’allievo una scossa se egli nonfosse riuscito a imparare a memoria una serie di parole. In realtà l’insegnante era veramente convinto della veridicità della situazione, invece l’allievo erad’accordo con i professori e pur non ricevendo alcuna scossa fingeva di soffrire. L’esperimento era finalizzato a verificare fino a che punto il soggetto ubbidisseall’autorità (lo studioso) anche di fronte a scende di dolore strazianti e suppliche dell’allievo..Il risultato lasciò sbigottiti i ricercatori che poterono osservare la volontà esasperata di persone adulte di giungere fino all’estremo grado di obbedienzaall’autorità: insomma gente che si occupa soltanto del suo lavoro e non è motivata da nessuna particolare aggressività può, da un momento all’altro, rendersicomplice di un processo di distruzione.Bandura: effetti imitativi di natura aggressiva.Si tratta di un tipico studio di osservazione che fu pubblicato nel 1963 e che aveva anche l’obiettivo di valutare l’impatto delle diverse forme di comunicazionedella violenza.I soggetti, costituiti da 96 bambini fra i tre e i cinque anni, furono divisi in 4 gruppi da 24 unità ciascuno. L’assegnazione ai gruppi fu casualle però essi eranocostituiti in ugual misura da bambini e bambine e da soggetti considerati aggressivi e quieti. Un gruppo ebbe la funzione di gruppo di controllo, e non fusottoposto a nessuno stimolo. Gli altri tre furono esposti a scene violente di diversa natura (scena recitata, filmato, cartone animato). Tutte le scene erano violentema ovviamente il cartone era realizzato in modo da far apparire la situazione totalmente irreale. Il bambino (l’esperimento si svolgeva singolarmente su ognisoggetto) veniva poi sottoposto a un’esperienza di frustrazione: veniva fatto passare una una sala piena di giocattoli che lui non poteva toccare e quindi portato inuna sala dove aveva davanti a sé differenti opportunità di gioco, per metà rappresentate da giochi aggressivi e per l’altra metà da giochi non aggressivi. Ilcomportamento veniva osservato secondo per secondo attraverso uno specchio unidirezionale. I risultati evidenziarono una forte influenza dell’effettod’imitazione. I bambini esposti alle scene violente misero in atto reazioni aggressive in misura doppia rispetto al gruppo di controllo. Inoltre la maggior partedelle azioni aggressive riproducevano quelle viste nelle rappresentazioni. Emerse con chiarezza una maggiore propensione all’aggressività da parte dei maschi.

La traduzione empirica della teoria1. Struttura “tipo” della ricerca quantitativaL’approccio quantitativo alla ricerca sociale è più formalizzato dell’approccio qualitativo.La ricerca scientific è un processo creativo di scoperta che si sviluppa secondo un itinerario prefissato e secondo procedureprestabilite che si sono consolidate all’interno della comunità scientifica. La ricerca scientifica, diversamente dall’arte, è unprocesso collettivo, essa implica:

¤ CONTROLLO: I concetti e procedimenti devono essere standardizzati e i risultati devono poter essere verificati anche da altri.

¤ CUMULATIVITA’: Scienza come accumulazione sistematica di conoscenza

Le cinque fasi del processo di ricerca.L’ipotesi (fase 2) rappresenta un’articolazione dell teoria e rispetto ad essa si pone ad un livello inferiore in termini di generalità.Alla fase 3 si arriva tramite il processo di operativizzazione e cioè trasformazione delle ipotesi in affermazioni empiricamenteosservabili. Questo processo può essere diviso in due momenti:

1. OPERATIVIZZAZIONE DEI CONCETTI: trasformazione dei concetti in variabili, in entità rilevabili: per esempio si potrà rilevare ilconcetto di successo professionale attraverso il reddito;

2. SCELTA DELLO STRUMENTO e delle procedure di rilevazioneLa decisione degli aspetti relativi a questi due momenti prende il nome di disegno della ricerca che stabilisce le varie fasidell’osservazione empirica.Treminata la raccolta del materiale empirico si arriva alla fase 4: analisi dei dati che sarà un intervento di organizzazione dei datirilevanti.

ü Informazione: dato empirico grezzo non sistematizzato

ü Dato: uno stesso materiale organizzato in modo tale da poter essere analizzato

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In genere il processo di organizzazione dei dati consiste nel trasformare leinformazioni in una matrice rettangolare di numeri (C x V casi per variabili).La fase 5 è quella di presentazione dei risultati e avviene attraverso un processo diinterpretazione. Quindi si ritorna tramite induzione al punto iniziale.Lo schema esposto rappresenta un processo ciclico dove teoria e ricerca sonoconnesse nel processo senza fine dell’accumulazione della conoscenza sociologica.

2. Dalla toria alle ipotesiTeoria: Insieme di proposizioni organicamente connesse, che si

pongono ad un elevato livello di astrazione e generalizzazione rispetto allarealtà empirica, le quali sono derivate da regolarità empiriche e dalle qualipossono essere derivate delle previsioni empiriche.Specifichiamo alcuni aspetti della definizione:

1) Insieme di proposizioni: ssstema coerente di affermazioni che spessoassumono il carattere di proposizioni causali.

2) Astrazione e generalizzazione: la teoria trascende le specifiche espressioniempiriche

3) Derivata da regolarità empiriche: la teoria nasce dalla consatazione diricorrenze nella raletà osservata

4) Produttiva di previsioni empiriche: da una teoria ricavata dall’osservazione dideterminate regolarità empiriche si possono inferire accadimenti in altri edifferenti contesti.

Esempio: La teoria di Durkeheim.La proposizione teorica eneunciata, che lega individualismo e suicidio, è una proposizione causale, che presenta i caratteri di:

1. Astrazione in quanto i concetti menzionati di individualismo, coesione sociale, suicidio sono costrutti astratti rispetto allarealtà osservata

2. Generalizzazione in quanto la connessione che Durkheim propone è pensata valida per un vasto insieme di società

3. Essa è derivata da uniformità empiriche in quanto D., come descrive nella sua ricerca, ha dedotto e controllato empiricamentela sua teoria attraverso l’analisi delle fonti statistiche del suo tempo

4. Essa dà luogo a previsioni empiriche in quanto permette di prevedere per l’Irlanda un tasso di suicidi inferiore a quellodell’Inghilterra, anche se D. Non si occupò mai del caso irlandese

Ipotesi: Per ipotesi intendiamo una proposizione che implica una relazione fra due o più concetti, che si colloca suun livello di astrazione e di generalità inferiore rispetto alla teoria e che permette una traduzione della teoria in terminiempiricamente controllabili.Caratteri distintivi dell’ipotesi:

1) Minor astrazione e minor generalità

2) Provvisorietà: l’ipotesi è un’affermazione provvisoria ancora da provare, che deriva dalla teoria ma che attende il controlloempirico per poter essere confermata.

Dalla teoria generale di Durkheim si possono dedurre una serie di ipotesi, come quella secondo cui il tasso di suicidio sarebbe piùelevato nelle società protestanti che in quelle cattoliche, inferiore fra le persone sposate con figli, inferiore in caso di crisi politicao guerre.

Le ipotesi sono EMPIRICAMENTE CONTROLLABILI -> il criterio della controllabilità empirica è il criterio stesso della scientificità.

Nelle scienze sociali il rischio di torie vaghe, troppo confuse per poter essere operativizzate, è particolarmente acuto ma ciò nondeve far ridurre le prime alle seconde.

La trasformazione della teoria in ipotesi,Un caso.TEORIA: cambiamento dei valori nelle nazioni occidentali.IPOTESI: forte divaricazione fra giovani e anziani in merito alla scala dei valori, più marcata dove maggiore è stato il salto diqualità della vita.

Frequentemente capita che ipotesi vengano sviluppate dopo aver raccolto i dati e con questi confrontate a posteriori.

3. Dai concetti alle variabiliIl concetto è il nesso attraverso cui l’uomo può conoscere e pensare ed è il fondamento di ogni disciplina scientifica, la qualeconsiste nel conoscere per universali.I concetti sono i mattoni della teoria e attraverso l’operativizzazione dei concetti si realizza la traduzione empirica di unateoria.

CONCETTO è un termine che fa riferimento a costruzioni mentali astratte e che difficilmente è possibile osservare direttamente;assume pertanto un significato generico, il suo utilizzo è finalizzato alla conoscenza, al pensare.

COME AVVIENE L’OPERATIVIZZAZIONE?

1. Applicare i concetti a oggetti concreti. In questo modo essi diventano proprietà di oggetti, degli specifici oggetti studiati,che si chiamano unità d’analisi

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TEORIA

IPOTESI

ANALISI DEI DATI

RISULTATI

RILEVAZIONE DATI

deduzione

interpretazione

organizzazione dei dati

operativizzazione

induzione

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L’unità d’analisi è l’OGGETTO SOCIALE a cui si riferiscono, nella ricerca empirica, le proprietà studiate. E’ una definizione astrattae singolare che si concretizza nei casi (= esemplari multipli e concreti di una data unità d’analisi, sui quali si concentra lo studio esi rilevano i dati.

Tipi di unità di analisi.

Ü INDIVIDUO: quella più utilizzata nelle ricerche sociali

Ü AGGREGATO DI INDIVIDUI: ad esempio fonti statistiche ufficiali

Ü GRUPPO-ORGANIZZAZIONE-ISTITUZIONE: famiglie, associazioni, sindacati ecc...

Ü EVENTO: petizioni, scioperi, elezioni politiche...

Ü RAPPRESENTAZIONE SIMBOLICA-PRODOTTO CULTURALE: articoli di quotidiani, testi letterari, spettacoli teatrali, fotografieecc...

2. Dare una definizione operativa del concetto per renderlo empiricamente operativo, questa fase consiste nello stabilireregole per la sua traduzione in operazioni empiriche.

3. Applicazione delle regole ai concreti casi studiati: questa è la fase di OPERATIVIZZAZIONE in senso stretto.

è VARIABILE: la proprietà così operativizzata

è MODALITÀ: gli stati operativizzati della proprietà, a ognuna delle quali viene assegnato un differente VALORESIMBOLICO

4. Unità di analisiVedi box sopra

5. VariabiliPer variabile si intende un concetto operativizzato.Essa consiste propriamente nella proprietà operativizzata di un oggetto. Non c’è una corrispondenza biunivoca fra concetto e variabile, in quanto un concetto può essere operativizzato in modi diversipoichè può essere associato, come proprietà, a diverse unità di analisi.

Per esempio il concetto di potere può essere può essere proprietà di:

w Un individuo

w Un ruolo aziendale

w Un ruolo politico

w Una istituzione ecc....In quanto proprietà può dare luogo a diverse variabili.La proprietà “livello culturale” di un individuo può essere definita operativamente mediante:

w Il suo titolo di studio

w Il numero di libri che ha letto in un anno

w I consumi culturali quotidiani

w Un test di cultura generale

Una variabile può variare (di qui il suo nome) fra diverse modalità corrispondentiai diversi stati della proprietà.Di fatto, la variazione di una variabile può realizzarsi in due modi:

1. Nel tempo sullo stesso caso. Studi longitudinali.

2. Fra i soggetti. Studio trasversale.

La variabile è assolutamente centrale nella ricerca sociale empirica.

La definizione operativa comporta una limitazione e un impoverimento delconcetto, ma il pericolo che essa porta con sé non sta in questa suaineliminabile riduttività, ma nella sua reificazione.

La definizione operativa è un atto arbitrario e soggettivo maparadossalmente in essa trovano fondamento i caratteri di scientificità e dioggettività della ricerca sociale.

ESSA RAPPRESENTA IL CRITERIO DI SCIENTIFICITA’La definizione operativa rappresenta anche il criterio di oggettività dellaricerca scientifica.

6. Variabili nominali, ordinali e cardinaliUna classificazione molto importante delle variabili riguarda il tipo dioperazioni che su di esse possono essere effettuate. Alla base di questaclassificazione ci sono caratteristiche logico-matematiche, in quanto fannoriferimento alle operazioni logiche (eguale diverso) o matematiche (operazioniaritmetiche) alle quali i suoi valori possono essere sottoposti.

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Esempio. variabile: Scolarizzazione.

Senza titolo Licenza elementare Licenza media Diploma Laurea ...

CONCETTO

STATIMODALITA'

PROPRIETA'

UNITA' DI ANALISI

VALORI

Livello culturale

Titolo di studio

Individui

012345

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Si tratta di una classificazione che stabilisce in maniera determinante quelle che sono le procedure di elaborazione statistica e sipossono applicare alle variabili.

VARIABILI NOMINALI : la proprietà da registrare assume stati discreti e non ordinabili. Stati discrti significa che la proprietà puòassumere sono una serie di stati finiti: passa da uno stato ad un altro cono un salto, e non sono possibili stati intermedi. Nonordinabili significa che non è possibile stabilire un ordine, una gerarchia fra essi. Possiamo dire che una persona è di nazionalitàitaliana, svedese, cinese, ma tali stati non sono ordianbili..Le uniche relazioni che possiamo stabilire fra le modalità di una variabile nominale sono le relazioni di Eguale o Diverso.L’operazione che permette di passare dalla proprietà alla variabile è, in questo caso detta classificazione.Le categorie nelle quali gli stati della proprietà vengono classificati devono avere il requisito della:

a. Esaustività: ogni caso deve trovare collocazione nelle categorie

b. Mutua esclusività: un caso una categoria e non di più

c. Unicità del criterio di divisione: non possiamo classificare la nazionalità utilizzando categorie come italiana, protestante,nordica,di lingua inglese, asiatica...

Alle modalità viene sempre assegnato un simbolo, valore: in genere si tratta di un numero ma in questo caso senza alcunsignificato numerico!

VARIABILI ORDINALI: la proprietà da registare assume stati discreti ordinabili. Si pensi al titolo di studio, ad una gerarchiamilitare, al ceto sociale, oppure, nel caso di un questionario, a domande in cui l’intervistato debba scegliere la risposta fracategorie (molto, abbastanza, poco, per nulla)L’operativizzazione delle proprietà in questo caso è l’assegnazione a modalità ordiante che chiamiamo ordinamento.

L’attribuzione dei valori alle singole modalità non potrà più essere casuale, ma dovraà utilizzare un criterio che preservi l’ordinefra gli stati. Per questo viene quasi sempre utilizzata la serie dei numeri naturali, i quali tuttavia godono delle proprietà ordianlidei numeri, non di quelle cardinali. Infatti tali numeri devono essere letti per la sequenza che esprimono e non per il valorepuntuale del numero.

VARIABILI CARDINALI : I numeri assegnati alle modalità hanno un pieno significato numerico. Si può insomma conoscere ladistanza esistente tra due valori. Età, reddito, numero di figli sono solo alcuni esempi di questo tipo di variabili.Si possono ottenere variabili cardinali attraaverso due processi di operativizzazione della proprietà:

ü Misurazione quando:

ü La proprietà da misurare è continua

ü Possediamo una unità di misura prestabilitaIl processo di misurazione comporta l’arrotondamento del numero reale corrispondente allo stato misurato

ü Conteggio quando:

ü La proprietà da registrare è discreta, cioè assume stati finiti, non frazionabili

ü Esiste una unità di contoNella fase di conteggio non si possono avere valori decimali

Un sottoinsieme delle variabili cardinali è rappresentato dalle variabili quasi cardinali.Ci rifraimo in particolare alla tecnica delle scale che fin dagli anni 20 si propose di misuare opinioni e atteggiamenti e più ingenerale proprietà continue attinenti la struttura psicologica e valoriale dell’individuo. Per le variabili prodotte da queste tecnichesembra assolutamente legittimo un trattamento che utilizzi gli strumenti matematico-statistici previsti per le variabili cardinali.

CRITERI DI DISTINZIONE FRA LE VARIABILI

1. Manipolabilità

2. Relazione causa-effetto

3. Carattere individuale-collettivo

4. OsservabilitàManipolabilità.

§ Variabili non manipolabili. Proprietà che il ricercatore non può modificare. La maggior parte.

§ Variabili manipolabili. Possono essere controllate e modificate a discrezione del ricercatore, studiando i luoghi in cui il gradodi questa variabile è diverso

Relazione causa-effetto.

§ Variabili dipendenti. Il valore cambia a seconda delle variazioni della variabile indipendente. Es. La criminalità

§ Variabili indipendenti. Influenzano il cambiamento. Es. Le condizioni socio-economiche

Ü Devo verificare se tra le due c’è una relazione. Essa può essere:

Ü Correlazione: la relazione è imprecisa

Ü Causalità: stretta relazione raramente osservabile nelle scienze socialiRELAZIONE MULTIVARIATA.In questo tipo di relazione le variabili implicate sono in numero superiore a due.

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Attenzione: la stessa variabile può essere, a seconda dei contesti, dipendente o indipendente.

Carattere individuale-collettivo.

§ VARIABILI INDIVIDUALI

§ VARIABILI CONTESTUALI

§ VARIABILI COLLETTIVE

§ Variabili aggregate: derivano da proprietà dei singoli componenti del gruppo

§ Variabili globali: Sono costituite da caratteristiche esclusive del gruppo

Osservabilità.Ovvero la possibilità di misurare direttamente il fenomeno di rilevazione empirica.

§ VARIABILI LATENTI: non sono osservabili direttamente poichè indicano concetti generali e spesso complessi

§ VARAIBILI OSSERVATE: costituiscono una sorta di operativizzazione del concetto in una proprietà direttamente misurabile elegata semanticamente alla variabile latente

7. Concetti, indicatori e indiciNel processo di traduzione empirica, un concetto viene ancorato ad un oggetto (unità di analisi), ne diviene una proprietà e,quindi, viene operativizzato, cioè rilevaato in forma di variabile.Possiamo classificare i concetti sulla base di un continuum dato dal diverso grado di generalità-specificità.

Per esempio con riferimento alla religiosità possiamo immaginare cinque formulazioni concettuali graduate in ordine didecrescente generalità:

1. Credere nell’esistenza di una divinità

2. Credere nel Dio cristiano

3. Appartenere alla chiesa cattolica

4. Agire secondo i dettami della chiesa

5. Andare a messa tutte le domeniche

La maggior parte dei concetti sociologici si pone ad un elevato livello di generalità. Per esempio alienazione, socializzazione,potere conflitto...A questo punto entrano in campo gli indicatori: cocetti più semplici, specifici, traducibili in termini osservativi, che sono legati aconcetti generali da quello che viene definito un RAPPORTO DI INDICAZIONE o rappresentanza semantica.Religiosità -> Pratica religiosa specifica.

Ma attenzione: da una parte un concetto (generale) non può essere esaurito da un solo indicatore (specifico). Dall’altra unindicatore può sovrapporsi solo parzialmente al concetto per il quale è stato scelto, e dipendere per il resto da un altro concetto.Gli indicatori proprio per il fatto di essere specifici, sono in grado di cogliere solo un aspetto della complessità di un concettogenerale. Per esempio, la pratica religiosa, potrà essere un indicatore della componente ritualistica della religiosità. Ma il concettodi religiosità include anche altre componenti. Da ciò nasce la necessità di ricorrere a più indicatori (Guttman: l’universo degliindicatori). Inoltre un indicatore può essere connesso con più concetti, si parla allora di:

ü Parte indicante

ü Parte estranea

Esiste un’altra questione: l’arbitrarietà della scelta di un indicatore: il solo obbligo che il ricercatore ha è quello di argomentarela sua scelta.

La RILEVAZIONE EMPIRICA DI CONCETTI NON DIRETTAMENTE OSSERVABILI passa per 4 fasi:

1) Pura riflessione teorica nella quale il concetto viene analizzato nelle sue principali componenti di significato (dimensioni)

2) Individuazione degli indicatori afferenti ad ogni dimensione. Siamo ancora in una fase di articolazione concettuale (gliindicatori sono ancora dei concetti), e ci si comincia a porre il problema della rilevazione empirica. Si sceglieranno comeindicatori dei concetti specifici possibili di rilevazione empirica, “vicini all’esperienza” (Geertz). Dato il carattere di parzialitàdell’indicatore, il ricercatore ne sceglierà più di uno per la stessa dimensione concettuale.

3) Si procede all’operativizzazione degli indicatori, e alla loro trasformazione in variabili.

4) Costruzione degli indici: questa operazione interviene solo nel caso di concetti complessi che richiedono più indicatori,mentre non si pone per concetti semplici traducibili in una sola variabile. Gli indici hanno una funzione di sintesi legataall’esigenza di organizzare in un unico indice la pluralità dele variabili prodotte

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Variabile dipendente:rappresenta il fenomeno da

spegare.

Molteplici variabili indipendenti:

spiegazioni dell'oggetto di analisi.

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8. Errori di rilevazioneL’errore è, di fatto, lo scarto fra concetto (teorico) e variabile (empirica).

L’errore sistematico (distorsione) è un errore costante. Si presenta in tutte le rilevazioni. Il valore osservato tendesistematicamente a sovrastimare o sottostimare il valore vero.

L’errore accidentale è un errore variabile. Varia in ipotetiche repliche della stessa rilevazione sullo stesso individuo, e variapassando da un campione di individui a un altro.

Insomma, l’errore sistematico è la parte di errore comune a tutte le applicazioni di una determinata rilevazione; l’erroreaccidentale è la parte di errore specifica di ogni singola rilevazione.

In quale fase sorgono questi errori?

­ L’errore nella fase di indicazione e cioè nella scelta degli indicatori è un errore di tipo sistematico. In questo caso l’indicatorecopre malamente (o troppo parzialmente) il concetto e quindi abbiamo un difetto nel rapporto di indicazione. Un indicatoresarà tanto più valido quanto maggiore sarà la sua parte indicante ripetto alla parte estranea. Es. Assumere come indicatoredella partecipazione politica il fatto che una persona sia iscritta al sindacato.

­ L’errore nella fase di operativizzazione può essere sia sistematico che accidentale. In ognuno dei momentidell’operativizzazione possono essere commessi degli errori:

­ Errore di selezione : tutti gli errori che sono dovuti al fatto che in una certa ricerca non si operi sull’interapopolazione:

­ ERRORE DI COPERTURA: la lista della popolazione che possediamo e dalla quale estraiamo i casi del campionenon è completa ma lascia fuori una parte dei soggetti

­ ERRORE DI CAMPIONAMENTO: il fatto di condurre la ricerca su un campioone comporta questo tipo di errorinella determinazione del campione

­ ERRORE DI NON RISPOSTA: alcuni soggetti, pur appartenendo al campione da studiare, possono non essereraggiunti dall’intervistatore o rifiutarsi di rispondere

­ Errore di osservazione : può essere addebitato a quattro fonti:

­ DOVUTI ALL’INTERVISTATORE: condizionamento

­ DOVUTI ALL’INTERVISTATO: errata omprensione della domanda

­ DOVUTI ALLO STRUMENTO: domande mal formulate o tendenziose

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Valore osservato Errore accidentaleErrore sistematicoValore verovariabile concetto

Errore

Errore accidentale

Valore veroValore osservato

Errore sistematico

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­ DOVUTI AL MODO DI SOMMINISTRAZIONE: ad esempio l’intervista telefonica comporta un ritmo diconversazione affrettato...

­ Errore nel trattamento dei dati : consiste:

­ ERRORI DI CODIFICA

­ ERRORI DI TRASCRIZIONE

­ ERRORI DI MEMORIZZAZIONE SU SUPPORTO INFORMATICO

­ ERRORI DI ELABORAZIONE...

Tutti questi errori possono essere sia sistematici che accidentali.L’unica componente dell’errore globale che può essere misuarata è l’errore di campionamento.

9. Attendibilità e validitàL’ATTENDIBILITA’ HA A CHE FARE CON LA “RIPRODUCIBILITA’” DEL RISULTATO, E SEGNALA IL GRADO CON IL QUALE UNA CERTAPROCEDUARA DI TRADUZIONE DI UN CONCETTO IN VARIABILE PRODUCE GLI STESSI RISULTATI IN PROVE RIPETUTE CON LO STESSOSTRUMENTO (stabilità) DI RILEVAZIONE OPPURE CON STRUMENTI EQUIVALENTI (equivalenza).

§ Misura della stabilità.Avviene attraverso il cosiddetto test reset ovvero la replica della rilevazione e il calcolo della correlazione tra i due risultati.Questa soluzione è difficilmente applicabile nelle scienze sociali per due motivi:

w La reattività del soggetto umano

w Il cambiamento ce può intervenire nel soggetto fra la prima e la seconda rilevazione

§ Misura dell’equivalenza.- Suddivisione a metà (split-half) dove l’attendibilità è data dalla correlazione fra due metà dello stesso test- Forme equivalenti (parallel forms): due test sono detti paralleli quando si presuppone misurino lo stesso valore verosottostante, differendo solo per l’errore casuale. In genere si tratta di test della stessa lunghezza, con domande formulate nellostesso modo, sulla stessa tematica ecc- Coerenza interna (internal consistency): l’attendibilità del test è stimata attraverso la correlazione delle risposte a ogni singoladomanda con le risposte a tutte le altre

LA VALIDITA’ FA RIFERIMENTO AL GRADO CON IL QUALE UNA CERTA PROCEDURA DI TRADUZIONE DI UN CONCETTO IN UNAVARIABILE EFFETTIVAMENTE RILEVA IL CONCETTO CHE SI INTENDE RILEVARE.Assai più impegnativa e difficilmente controllabile è la validità.Il concetto di validità è articolabile in due aspetti ed in due corrispondenti procedure di convalida:

1) Validità di contenuto (VALIDITA’ TEORICA): si colloca su un piano squisitamente teorico e indica il fatto che l’indicatore o gliindicatori prescelti per un certo concetto coprano effettivamente l’intero dominio di significato del concetto

2) Validità per criterio (VALIDITA’ EMPIRICA): in questo caso la convalida non si fonda più sull’analisi della corrispondenzainterna fra l’indicatore e il suo concetto, ma sulla corrispondenza fra l’indicatore e un criterio esterno che per qualche motivosi ritiene correlato al concetto. Questo criterio può essere rappresentato:

a) Da un altro indicatore già accettato come valido

b) Da un fatto oggettivo in genre di carattere comportamentale. la validità per criterio è stata distinta in vari tipi:

ü Validità predittiva: correlare il dato dell’indicatore con un evento successivo ad esso connesso

ü Validità concomitante: l’indicatore è correlato con un altro indicatore rilevato nello stesso momento temporale

ü Validità per gruppi noti: l’indicatore viene applicato a soggetti dei quali sia nota la posizione sulla proprietà da rilevare

ü Validità di costrutto: la rispondenza di un indicatore alle attese teoriche in termini di relazioni con altre variabili

In genere si associa l’attendibilità all’errore accidentale e la validità all’errore sistematico.

Sintesi a pagina 62

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Causalità e esperimento1. Concetto di causaIl pensiero causale appartiene completamente al livello teorico e le leggi causali non possono mai essere dimostrateempiricamente.

Se C, allora E| V

Se C, allora (e soltanto allora) E sempre.Questa seconda formulazione esprime alcune delle caratteristiche del nesso causale:

­ CONDIZIONALITÀ

­ SUCCESSIONE

­ COSTANZA

­ UNIVOCITÀl’enunciato di Bunge può essere ancora migliorato:

Se C, allora (e soltanto allora) E sempre prodotto da CL’elemento essenziale che questo enunciato aggiunge ai precedenti è rappresentato dall’idea di produzione: non si limita adasserire l’esistenza di una congiunzione costante fra due fenomeni, ma si afferma che oltre ad essere accompagnato dalla causa,l’effetto viene da essa generato.

2. Corroborazione empirica della relazione causaleLa causa è la variabile indipendente, l’effetto è la variabile dipendentecovariazione fra variabile indipendente e dipendente: contemporaneamente al variare della variabile indipendente, dobbiamopoter osservare una variazione della variabile dipendentedirezione causale: se il ricercatoreè in grado di far variare con la sua azione la variabile x, e a seguito di questo atto osserva unavariazione della variabile y, non ci sono dubbi sul fatto che -se esiste un nesso causale- la sua direzione va da x a y e nonviceversa.

3. Analisi della covariazione ed esperimentoGli scienziati hanno a disposizione due tecniche per controllare empiricamente un’affermazione causale:

1. L’analisi della covariazione nel suo naturale realizzarsiIn questo caso si tratterà di intervistare un campione di soggetti, di fare alcune domande sulle caratteristiche sociodemografichedi base e poi entrare nel vivo dell’argomento.

Ad esempio potremmo chiedere: “Lei ha seguito la campagna elettorale in TV?” E poi: “Quale candidato ha votato?”Se troviamo una correlazione tra due variabili , possiamo concludere che la televisione ha influenzato il voto nella direzione di uncerto candidato? Certamente no, infatti osservando le variabili socio-demografiche ci si rende conto che coloro che hanno piùguardato la TV nel periodo elettorale sono le casalinghe, gli anziani... Categorie ben precise.

Per accertarsi che la relazione fra X e Y non sia dovuta all’azione esterna di Z sulle due variabili abbiamo due modi:A) CONTROLLO: cioè la trasformazione delle variabili estranee in costantiB) DEPURAZIONE: determinazione per via matematica e della conseguente eliminazione degli effetti delle variabili estranee.

2. La situazione artificiale dell’esperimento è caratterizzata dalla manipolazione della varaibile indipendente e controllo delleterze variabili

4. L’esperimento nelle scienze socialiL’esperimento è una forma di esperienza su fatti naturali che si realizza a seguito di un deliberato intervento modificativo da partedell’uomo, e quindi come tale si contrappone alla forma di esperienza che deriva dall’osservazione dei fatti nel loro svolgersinaturale.Fu Bacone, all’inizio del XVII secolo a distinguere fra l’esperienza osservativa e l’esperienza provocata dall’intervento manipolativodell’uomo e fu Galileo a porre l’esperimento a fondamento della conoscenza scientifica moderna.Anche se non è possibile arrivare ad una soluzione empirica definitiva e certa del problema dell’inferenza causale, non è detto chenon sia possibile arrivare a delle soluzioni parziali. Due particolari sono le vie praticbili in proposito:

1. Soluzione scientificaLa soluzione scientifica è perseguibile se si può adottare uno dei due seguenti indimostrabili assunti:

§ L’assunto di invarianza consiste nel supporre:

§ Stabilità temporale: il valore di Y può essere sostituito da una rilevazione della stessa Y in un momento precedente

§ Ininfluenza della rilevazione: il valore di Y non risente della precedente rilevazione di Y sulla stessa unità

§ L’assunto di equivalenza stabilisce invece che due unità siano equivalenti, cioè uguali per tutti gli aspetti rilevanti.

2. Soluzione statisticaI due assunti di invarianza e di equivalenza sono normalmente implausibili nelle scienze sociali. La soluzione statistica parte dalfatto che non è possiblile trovare due individui identici, da esporre a due valori diversi della variabile X per vedere come fra essivaria la variabile Y, ma è possibile ottenere due gruppi di individui che siano statisticamente equivalenti. Gruppi con questecaratteristiche si ottengono mediante il cosiddetto processo di randomizzazione.

5. Esperimenti di laboratorio e esperimenti sul campoEsistono due tipi di esperimenti nelle scienze sociali.

ESPERIMENTI DI LABORATORIO: sono condotti in un contesto artificiale.L’elemento che caratterizza il laboratorio è rappresentato dal controllo nella duplice accezione di:

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1. Possibilità di tenere fuori dall’ambiente sperimentale variabili e influenze esterne non desiderate. L’obiettivo dell’isolamentodell’ambiente sperimentale

2. Possibilità da parte del ricercatore di stabilire nei minimi dettagli le condizioni di realizzazione dell’esperimento. Il ricercatoreha la possibilità di costruire il proprio esperimento.

Da questo punto di vista il laboratorio si caratterizza per una grande flessibilità in quanto permette al ricercatore di produrresituazioni sperimentali che si differenziano fra loro sono le un piccolo particolare.In sintesi, il laboratorio sperimentale permette al ricercatore di enucleare dalla realtà sociale dei fatti specifici, isolandoli dalconfuso contesto nel quale essi si manifestano, creare situazioni e effettuare rilevazioni non possibili nell’ambiente naturale.

Kidder divide gli esperimenti in tre gruppi sulla base del compito assegnato ai soggetti:

­ Negli studi di coinvolgimento l’intervento manipolativo del ricercatore agisce sui soggetti stessi, che per effetto delladinamica sperimentale sono indotti a comportamenti che possono essere diversi da quelli che terrebbero in una situazione dispontaneità. Esempio -> studi sull’obbedienza all’autorità

­ Per gli studi di valutazione Possiamo citare una ricerca di Pheterson sul pregiudizio nei confronti delle donne (valutazione deiquadri... =la donna in competizione è svalutata)

­ Passando infine agli studi di osservazione effetti imitativi dei bambini esposti a particolari scene televisiveESPERIMENTI SUL CAMPO

Ad esempio la serie di studi condotti sulle profezie che si autoadempiono

6. Esperimenti e quasi-esperimenti

7. Vantaggi e limiti dell’esperimentoIl metodo sperimentale nelle scienze sociali presenta due vantaggi fondamentali.

§ Vantaggio metodologico: metodo di ricerca che meglio consente di affrontare il problema della relazione causale.

§ Natura dei problemi. Il metodo sperimentale permette di isolare, estraendoli dal flusso della vita quotidiana, fenomenispecifici che nelle condizioni naturali non potrebbero essere studiati in maniera altrettanto sistematica, per la compresenzadi altri fattori che li nascondono, li confondono e distorcono, e per il rumore di fondo presente nella vita reale, che copre ilsegnale dei fenomeni meno appariscenti.

Naturalmente l’esperimento è applicabile solo a certi fenomeni. NON E’ REALIZZABILE QUANDO LA VARIABILE INDIPENDENTE NON èMANIPOLABILE.

Gli svantaggi del metodo sperimentale nelle sue applicazioni alle scienze sociali sono raggruppabili in due titoli generali:

ü Il problema dell’artificialità

ü Artificialità dell’ambiente: aspetto chiaro pensando agli esperimenti di Milgram che simulano dei tipi disottomissione all’autorità ben diversi dalle situazioni della vita reale, e lo stesso accade nell’esperimento suibambini e TV

ü Reattività dei soggetti sperimentali: gli uomini sentendosi osservati possono comportarsi in maniera diversa da comesi comporterebbero in un contesto naturale. Una delle forme assunte dalla reattività è il cosiddetto effetto dellosperimentatore: le aspettative di chi conduce l’esperimento possono trasferirsi, attraverso suoi atti inconsapevoli,sui soggetti sperimentali, influenzandone il comportamento. Il problema della reattività si pone negli esperimenti dilaboratorio in cui è impossibile non dire al soggetto che esso è “vittima” di un esperimento

ü Problema della non-rappresentatività, nel senso che i risultati di un esperimento spesso non sono generalizzabili all’interapopolazione o comunque a segmenti della popolazione diversi da quello studiato. Questo per due motivi;

ü Ampiezza del campione: infatti i campioni possono essere assai ristretti.

ü Selezione dei soggetti: lo sperimentatore spesso rinuncia del tutto a porsi il problema dei criteri di selezione deisoggetti da sottoporre all’esperimento.

L’esperimento si presta bene allo studio di problemi specifici e circoscritti

Sintesi a pagina 117

L’inchiesta campionaria (survey)1. L’inchiesta campionaria nella ricerca socialePer inchiesta campionaria intendiamo un modo di rilevare informazioni:

a) Interrogando

b) Gli stessi individui oggetto della ricerca

c) Appartenenti a un campione rappresentativo

d) Mediante una procedura standardizzata di interrogazione

e) Allo scopo di studiare le relazioni esistenti tra le variabiliQuesto ultimo punto pone un discrimine tra inchiesta capionaria e sondaggio. Il sondaggio infatti è un’indagine puramenteesplorativa volta ad accertare l’esistenza e la consistenza di un fenomeno. Nell’inchiesta campionaria il ricercatore non si limita arilevare l’esistenza e la consistenza di un fatto sociale; ma va oltre interrogandosi sulle sue origini, sulle interrelazioni con altrifenomeni sociali, sui meccanismicausali ad esso connessi ecc.L’inchiesta capionaria non si limita ad esplorare descrivere, maintende controllare empiricamente le ipotesi. Linchiesta si distingue dal sondaggio:

A. Per l’esistenza di un’ampia problematica teorica che sta alle spalle e che struttura l’impostazione stessa della rilevazione deidati

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B. Per l’ampiezza dei temi toccati: nel sondaggio gli argomenti non sono trattati in profondità, ciò che interessa conoscere sonole opinioni che emrgono in superficie (sondaggio di opinione) non le motivazioni profonde; esso può essere constituito dapoche domande, al limite anche da una sola, può durare pochi minuti, mentre l’intervista campionaria consiste empre in unalunga e articolata intervista

C. Per il tipo di analisi che viene condotta sui dati rilevati: nel sondaggio l’analisi è puramente descrittiva, mentre nell’inchiestacampionaria includerà correlazioni fra variabili, modelli causali, tecniche di analisi multivariata.

Esistono 3 tipologie di strumenti di rilevazione:

§ Il questionario, domanda e risposta standardizzate

§ L’intervista strutturata quando solo la domanda è standardizzata

§ L’intervista libera quando né domanda né risposta sono standardizzateQui ci occuperemo solo del questionario

Il termine inchiesta campionaria è una traduzione non letterale dall’inglese survey. L’aggettivo “campionaria” si riferisce al fattoche si tratta di un’indagine condotta su un campione rappresentativo delle popolazione studiata.

2. La standardizzazione ovvero l’invarianza dello stimoloDue approcci a confronto.Posizione oggettivista: il dato può essere rilevato oggettivamente con una procedura non molto dissimile da quelladell’osservazione nelle scienze naturali.Qui il rapporto intervistatore-intervistato è completamente spersonalizzato: l’interazione col soggetto studiato viene vista comeun fatto negativo, perciò sono stati redatti severissimi manuali dell’intervistatore che non deve essere freddo ma neppureeccedere nella familiritàPosizione costruttivista: il dato sociale non viene osservato, raccolto o registrato, ma costruito o generato nell’interazione fra idue soggetti studiante e studiato.

Gilli ha definito tutte le preoccupazioni degli oggettivisti di non influenzare l’intervistato “galateo dello scompartimento”, secondolui l’intervistatore non è solo nel ma è del mondo. Il rapporto conoscitivo non può quindi più essere di osservazione-rilevazione,ma diventa inevitabilmente di interazione.

Il problema della standardizzazione dello strumento di rilevazioneI limiti più gravi del questionario, cioè di unoschema standardizzato di rilevazione sono due:

­ Il questionario è uguale per tutti

­ Il questionario è somministrato a tutti nello stesso modo: le domande sono formate in modo uguale e non modificabile

­ Il questionario ignora grossolanamente che la società è disuguale

­ Il questionario costringe l’oggetto a un dato livello: uniforma l’individuo, lo livella sull’uomo medio

L’obiettivo fondamentale della posizione oggettivista-uniformista è quello di proporre una soluzione al primo dilemma(spersonalizzare il rapporto intervistto-intervistatore) come al secondo (standardizzare le domande e le risposte.

è Neutralità dello strumento di rilevazione

è Invarianza dello stimoloE ciò è naturalmente finalizzato alla comparabilità delle risposte.Ma chi ci garantisce che ad uniformità degli stimoli corrisponda uniformità dei significati?Cioè si apre il problema del significao che una stessa domanda , una stessa parola, possono avere per i diversi individui.Ogni individuo infatti ha un suo sistema di riferimento e ricevendo uno stimolo lo legge e lo interpreta alla luce del propriovissuto.Che fare dunque?Il ricercatore fa una scelta di campo: quella di privilegiare l’uniformità rispetto all’inseguimento dell’individualità. La scelta dilimitarsi a studiare quel minimo comun denominatore del comportamento umano che può essere uniformato e classificato,conformato a dispetto dell’individualità dei soggetti e che può essere rilevato malgrado la variabilità delle dinamicheintervistato-intervistatore.

3. L’affidabilità del comportamento verbaleIl comportamento verbale è un’affidabile fonte di esplorazione della realtà sociale?Affrontiamo il problema dell’attendibilità del comportamento verbale da due punti di vista:

w Desiderabilità socialeE’ la valutazione, socialmente condivisa, che in una certa cultura viene data ad un certo atteggiameno o comportamentoindividuale.L’intervistato può essere riluttante a rivelare opinioni o comportamenti che ritiene indesiderabili e può essere tentato di dare di séla migliore immagine possibile, anche se poco veritiera

w Mancanza di opinioniO non attitudes. Questo è un problema che si presenta nelle ricerche in cui i soggetti vengono interrogati su:

1. tematiche complesse

2. Domande proproste in batteria: è plausibile che su alcune di queste tematiche un certo numero di intervistati non abbia mairiflettuto e quindi non abbia un’opinione.

Si può creare una sorta di pressione a riapondere, per cui gli intervistati scelgono a caso. Bisogna tener conto del fatto che ilquestionario è percepito come de di trattasse di un test di inteligenza, nel quale le risposte “non so” oppure “non sono in grado discegliere” vengono considerate confessioni di incapacità mentale.

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w IntensitàLa domanda standardizzata rivela l’opinione ma nonla sua intensità né il suo radicamento. Il ricercatore non è in grado didistinguere le opinioni profondamente radicate ed emotivamente coinvolgenti da quelle superficiali.Insomma, la tecnica del questionario non è in grado di distinguere le opinioni intense e stabili da quelle deboli e volubili.

4. Sostanza e forma delle domandePer la stesura di un buon questionario sono necessari:

a. L’esperienza del ricercatore

b. La conoscenza della popolazione alla quale il questionario viene somministrato

c. La chiarezza delle ipotesi di ricerca

Argomento delle domande

O Domande relative a proprietà sociografiche di base: Caratteristiche permanenti come le caratteristiche demografice(genere, età, luogo di nascita ecc..) E i connotati sociali, ma anche le caratteristiche che possono non caratterizzarel’individuo per tutta la duarata della sua vita (professione, stato civile, rasidenza)

O Domande relative ad atteggiamenti: opinioni, orientamenti, sentimenti, valutazioni, giudizi, valori. Gli atteggiamenti spessosono complessi e multidimensionali.

O Domande relative a comportamenti: Siamo ora nel campo delle azioni: i comportamenti sono inequivoci: un’azione o c’èstata o non c’è stata ed è empiricamente osservabile

Domande aperte e domande chiuse

O Domande aperte lasciano piena libertà all’intervistato nella formulazione della risposta. Ha il vantaggio della libertà diespressione legata anche alla spontaneità della risposta. Dopo aver trascritto ogni elemnto della risposta è necessariaun’ulteriore fase: la codifica delle risposte: cioè la loro classificazione in un numero limitato di categorie, per permettere iconfronti e le successive analisi quantitative. Se non c’è una precodifica (come nella risposta chiusa) dovrà necessariamenteesserci una postcodifica. Ma il processo di codifica a posteriori comporta un elevato livello di arbitrarietà da parte delcodificatore, che può condurre a una forzatura della risposta originale. Le risposte aperte in effetti sono spessocontraddittorie, incomprensibili o tautologiche. Nelle mani di un buon ntervistatore la domanda aperta giunge sempre ad unrisultato non ambiguo.

O Domande chiuse: Vantaggi:

O La domanda chiusa offre a tutti lo stesso quadro di riferimento, la domanda chiusa chiarisce, attraverso le sue rispostepredefinite la precisa interpretazione della domanda

O La domanda chiusa facilita il ricordo

O La domanda chiusa stimola l’analisi e la riflessione; costringe ad uscire dalla vaghezza e dall’ambiguità. Aiutal’intervistato a separare altrenative che sono ancora confuse nella sua mente.

Limiti:

O La domanda chiusa lascia fuori tutte le alternative di rispostache il ricercatore non ha previsto, imponendo allasituazione studiata lo schema concettuale del ricercatore

O Le alternative proposte dalla domanda chiusa influenzano le risposte anche di chi non ha un’opinione sull’argomanto

O Le risposte offerte non hanno un uguale significato per tutti, perciò si pongono dei problemi di comparabilitàIn alcuni casi la domanda chiusa non è praticabile:

§ Quando le possibili alternative di risposta non sono perfettamente chiare al ricercatore

§ Quando esse sono troppo numerose o vertono su argomenti troppo complessi

§ Quando gli intervistati sono di livello culturale molto basso e poco abituati al linguaggio astratto delle risposteprecodificate

§ Quando si tratta di argomanti delicati, accessibili solo attraverso un’intervista in profondità.Tuttavia, sui grandi numeri, non c’è alternativa alla domanda chiusa

5. Formulazione dell domandeIl modo in cui la domanda è formulata può influenzare la risposta.Elenchiamo dei suggerimenti legati al linguaggio:

1. Semplicità: occorre impiegare un linguaggio accessibile a tutti.

i. Il linguaggio deve essere adeguato al campione scelto

ii. Il questionario autocompilato esige un linguaggio più chiaro di quello svolto con intervistatore

iii. Anche in caso di presenza dell’intervistatore un suo intervento esplicativo deve essere un caso del tutto eccezionale

2. Lunghezza delle domande: le domande troppo lunghe oltre a rubare tempo all’intervista distraggono l’intervistato dal focusdella domanda. La domanda corta:

i. Facilita il ricordo

ii. Dà più tempo all’intervistato per pensare

iii. Agevola una risposta più articolata

3. Numero delle alternative di risposta

4. Espressioni in gergo: sono da evitare perchè non avvicinano alla subcultura che si intende studiare

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5. Definizioni ambigue

6. Parole dal forte connotato emotivo: evitarle e piuttsto utilizzare delle locuzioni anche qualora esse allunghino la domanda

7. Domande sintatticamente complesse

8. Domande con risposte non univoca

9. Domande non discriminanti

10. Domande tendenziose. A volte il ricercatore, senza accorgersene, costruisce la domanda in modo che essa orientil’intervistato verso una delle possibili risposte, invece di presentarle in maniera equilibrata attraverso:

i. Uso dell’agettivazione

ii. Esempi riportati

iii. Accostamento delle parole

11. Comportamenti presunti: mai dare per scontato certe azioni, ad esempio non chiedere a un intervistato per chi ha votatoalle ultime elezioni senza prima chiedere per chi ha votato

12. Focalizzazione nel tempo

13. Concretezza-astrazione: La domanda astratta può dar luogo a risposte generiche che riflettono le norme sociali

14. Comportamenti e atteggiamenti: Gli atteggiamenti sono assai più sfumati, è quindi buona regola, ove possibile, focalizzarela domanda su un comportamento

15. Desiderabilità sociale delle risposte

16. Domande imbarazzanti

17. Mancanza di opinione deve sempre essere un’alternativa presente e l’intervistatore deve presentarla come legittima

18. Intensità degli atteggiamenti

19. Acquiescenza: tendenza degli intervistati a dare risposte affermative piuttosto che negative. Si tratta di un comportamentopiù diffuso tra le persone poco istruite

20. Effetto memoria

21. Sequenza delle domande: tutta la prima parte del questionario deve essere orientata a far sentire a suo agio l’intervistato efargli capire che non ha nulla da temere. Inoltre il questionario deve sempre tener accesa l’attenzione dell’intervistato

6. Batterie di domandeE’ frequente il caso di domande che, essendo tutte formulate nello stesso modo, vengono presentate all’intervistato in un unicoblocco. Le batterie di domande hanno gli obiettivi di:

§ Risparmiare spazio e tempo, grazie alla condensazione di più domande in un’unica formulazione

§ Facilitare la comprensione del meccanismo di risposta

§ Migliorare la validità della risposta, infatti l’intervistato nel rispondere tiene conto più facilmente delle risposte date alle altredomande

§ Permettere al ricercatore di costruire indici sinteticiCasi molto frequenti sono quelli in cui si propongono alternative come “molto, abbastanza, poco, per niente...Ogni domanda può essere formulata in termini relativi o in termini assoluti nel senso che ogni domanda è autosufficiente.Nella ricerca sociale, una procedura che fa particolarmente uso delle batterie è rappresentata dalla tecnica delle scale, che inparticolare si applica per l’area della cosiddetta “misura degli atteggiamenti”.Il principale vantaggio delle batterie di domande è rappresentato dalla possibilità di comprimere in breve tempo e piccolo spaziouna serie molteplice di stimoli

7. Modalità di rilevazioneL’intervista faccia-a-faccia.Qui l’intervistatore assume una posizione centrale e deve inibirsi qualsiasi comportamento che può influenzare l’intervistato.

w Caratteristiche.I testi di pratica della ricerca si dilungano sulle caratteristiche anche fisiche degli intervistatori, dal genere allo stato sociale,all’età all’istruzione, alla razza. L’intervistatore ideale sembra essere una donna sposata di mezza età, diplomata, casalinga,di ceto medio. I manuali si soffermano anche sull’abbigliamento. Bisogna comunque tener conto del fatto che lecaratteristiche dell’intervistatore ideale dipendono molto da quelle del campione intervistato

w Aspettative.Le aspettative degli intervistatori possono influenzare fortmente le risposte. Maria Pitrone cita a questo proposito due tipi didistorsioni:

ü Prodotte dall’ideologia e dalla struttura di valori degli intervistatori

ü Prodotte dalle aspettative che l’intervistatore ha sull’intervistato

w Preparazione.L’intervistatore deve essere reso consapevole del tipo di interazione esistente fra lui stesso e l’intervistato. Certo non deveessere un automa inerte ma deve poter intervenire di fronte a fraintendimenti

w Motivazione.A questo proposito è utile che l’intervistatore conosca gli obiettivi della ricerca

Interviste telefoniche.

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Vantaggi:

a. Una grande rapidità di rilevazione

b. Costi bassi rispetto all’intervista faccia-a-faccia

c. Minori resistenze alla concessione dell’intervista e maggiore garanzia di anonimato

d. Permette di raggiungere anche soggetti di zone periferiche o difficilmente raggiungibili

e. Facilita il lavoro di preparazione e supervisione degli intervistatori

f. Consente di utilizzare direttamente il computer in fase di rilevazioneSvantaggi:

a. Mancando il contatto personale, l’intervistato si sente meno coinvolto nell’intervista

b. Il rapporto con l’intervistato può logorarsi prima

c. L’intervistatore non può cogliere dati non verbali

d. Anziani e persone con titolo di studio inferiore risultano in genere fortemente sotto-rappresentate nelle interviste telefoniche

e. Limitatezza di tempo costringe alla semplificazione dei quesiti e delle problematiche.

Questionari autocompilatiIl primo vantaggio di questa tecnica è l’enorme risparmio nei costi di rilevazione, ma la mancanza della figura dell’intervistatorepuò far sì che non vengano risolti problemi di errata comprensione dell’intervistato.In linea di massima, i questionari autocompilati devono essere brevi, concisi e il più semplice possibile.Esistono anche problemi legati all’autoselezione del campione e spesso le ricerche di questo tipo si riducono a segmentiparticolari della popolazione, le persone più motivate, più istruite e forse più giovani.Rilevazione di gruppo: questionario distribuito alla classe sotto la supervisione di un intervistatoreRilevazione individuale: occorre distinguere fra situazioni di restituzione vincolata e non. Questa tecnica di rilevazione non offrestraordinari risparmi rispetto alla procedura di intervista faccia-a-faccia. E’ tuttavia molto seguita dall’Istat anche per altrerilevazioni soprattutto quando sia necessario raccogliere informazioni molto dettagliate e disperse su un certo arco di tempo.Casi di compilazione individuale senza vincoli sulla restituzione del questionario sono ad esempio i questionari postali. Questihanno alcuni vantaggi:

1. Risparmi altissimi nei costi

2. Può essere compilato dall’intervistato quando gli fa comodo

3. Maggiore garanzia di anonimato

4. Assenza di distorsioni dovute all’intervistatore

5. Accessibilità anche a intervistati residenti in zone distanti dal centro di rilevazioneSvantaggi:

a. Bassa percentuale di risposte (inferiore al 50%)

b. Distorsione del campione dovuta ad autoselezione

c. Il livello di istruzione della popolazione studiata deve essere medio-alto

d. Mancanza di controlli sulla compilazione

e. Impossibilità di questionari complessi

f. La lunghezza del questionario deve essere limitataIl tasso di riuscita in ordine di ritorni dipende da 4 fattori:

1. Credito e prestigio dell’istituzione che patrocina l’indagine

2. Lunghezza del questionario, forma grafica, facilità delle risposte

3. Caratteristiche degli intervistati

4. Le risposte vanno sollecitate almeno una volta attraverso:

i. Lettera di accompagnamento

ii. Cartoline di sollecito

iii. Seconda lettera di sollecito accomapagnata da un’altra copia del questionario

iv. Telefonata di sollecito

Interviste computerizzateCati: utilizzo del computer nelle interviste telefonicheCapi: non molto dissimile da una normale intervista faccia a faccia, nella quale in questionario non è su supporto cartaceo ma è supersonal computer. Questo modo di organizzare la rilevazione permette di eliminare alcuni passaggi.Casi (teleintervista): L’intervistato stesso legge le domande sul video e digita le risposte

8. Organizzazione della rilevazioneAlcune osservazioni sulle fasi che precedono la rilevazione vera e propria:

§ Studio esplorativo: il ricercatore deve conoscere perfettamente il problema oggetto del suo studio prima di iniziare aredigere le domande. Questo è particolarmente vero per il questionario standardizzato in cui il ricercatore deve essere in

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grado di prevedere tutte le possibili alternative di risposta alle domande somministrate. Lo studio esplorativo può esserecondotto con varie tecniche:

ü Interviste libere con osservatori privilegiati

ü Interviste a risposta aperta

ü Prove di domande o parti specifiche del questionario

§ Pre-test: Poi si procede alla stesura del questionario. Quando il questionario è pronto si apre la fase di collaudo (o pretest)allo scopo di determinare la durata dell’intervista. Il pretest è una fase indispensabile, ma spesso è una fase che vienetralasciata

§ Preparazione e supervisione degli intervistatori: va prevista una fase formativa degli stessi, nonchè la presenza di unasupervisione lungo tutto il corso della rilevazione. Ad esempio si può organizzare un primo incontro fra equipe di ricercatorie intervistatori, allo scopo di presentare la ricerca, descrivere il suo disegno e di illustrare nel dettaglio lo strmento dirilevazione.

§ Contatto iniziale: con i soggetti intervistati; probabilmente il momento più delicato dell’intervista è rappresentatodall’approccio iniziale, quando il soggetto prescelto deve prendere la decisione se accettare o meno di farsi intervistare.Nella sua presentazione l’intervistatore dovrà preoccuparsi di chiarire:

q Chi è il committente della ricerca

q Quali sono gli obiettivi

q Perchè ci rivolgiamo proprio a lui

q Rassicurarlo sull’anonimato

q Sottolineare l’importanza della sua collaborazione

9. Analisi secondaria e inchieste ripetute nel tempoAnalisi secondariaSi intende una ricerca che viene condotta su dati di inchiesta campionaria già precedentemente raccolti e disponibili nella formadella matrice-dati originale: si tratta di una forma di ri-analisi dei files già esistentiInchieste replicate nel tempo (diacroniche)Una variabile può variare sia fra i casi (nello stesso tempo) sia nel tempo (sugli stessi casi). Gli studi che si occupano del primocaso sono detti studi trasversali, del secondo caso studi longitudinali. Le stesse tecniche possono essere applicate anche in unaprospettiva longitudinale.

w Inchieste longitudinali (quando la rilevazione viene ripetuta nel tempo sugli stessi soggetti). Il termine inglese per auesto tipodi inchiesta è panel, ma ci sono alcuni problemi:

ü Mortalità del campione: decremento di ampiezza del campione

ü Le precedenti rilevazioni possono influenzare le successive

w Inchiesta trasversale in retrospettiva: una normale inchiesta trasversale nella quale si pongono ai soggetti intervistati unaserie di domande relative al loro passato

w Inchieste trasversali replicate, una via per inserire il fattore tempo nell’indagine, evitando di reintervistare le stesse personeche consiste nel rilevare le stesse informazioni in differenti momenti temporali, ma non sugli stessi soggetti, bensì sudifferenti campioni di individui. Deve essere soddisfatta la condizione che le eventuali differenze emerse fra le varierilevazioni siano dovute ad effettivi cambiamenti nella popolazione e non a variazioni nella composizione del campione

10. Data set ed archivi in ItaliaIn Italia la storia delle ricerche sociali è troppo breve per essere già sorto il problema di costituire, come si è già fatto in moltipaesi, archivi nazionali di files. E neppure si sono realizzate ancora grandi inchieste replicate nel tempo o di inchiestelongitudinali, sotto il controllo di istituzioni o fondazioni collegate alla comunità scientifica nazionale ed espressamentefinalizzate alla messa a disposizione degli studiosi di basi dati.

11. Nuove tendenze e nuovi rischiSintesi a pagina 203

La tecnica delle scale1. L’operativizzazione di concetti complessiIl termine inglese scaling si riferisce a un esempio di procedure messe a punto dalla ricerca sociale per misurare l’uomo e lasocietà. Ottimismo, depressione, pregiudizio raziale, autoritarismo, religiosità (...) Sono tipici concetti delle scienze sociali caratterizzanti quella che è l’unità di analisi fondamentale di queste scienze: l’essere umano.

UNA SCALA E’ UN INSIEME COERENTE DI ELEMENTI (items) CHE SONO CONSIDERATI INDICATORI DI UN CONCETTO PIU’ GENERALE

Un test di abilità matematica è una scala: si ipotizza l’esistenza di un concetto generale quale “l’abilità matematica” che vienerilevato attraverso una serie di prove specifiche, i risultati delle uali alla fine vengono sintetizzati in un unico punteggio

L’applicazione più frequente della tecnica delle scale nel campo della sociologia e della psicologia sociale è rappresentata dallacosiddetta misura degli atteggiamenti dove l’unità di analisi è l’individuo, il concetto generale è un atteggiamento e i concettispecifici sono delle opinioni.

ATTEGGIAMENTO: quell’insieme di tendenze e sentimenti, pregiudizi e nozioni preconcette, idee, timori, apprensioni e convinzionidi una persona nei confronti di un particolare argomentoOPINIONE: espressione verbale dell’atteggiamento.

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Potremmo dire che l’atteggiamento è il concetto generale, le opinioni ne sono gli indicatori

Comunque la tecnica delle scale può essere impiegata anche per rilevare le proprietà non di individui, ma di altre unità: istituzioni(per valutarne l’efficienza), per attribuire punteggi di coesione sociale a comunità, per rilevare il potere di una serie di ruoliprofessionali a partire dalle relazioni di autorità-sottomissione intrattenute nell’interazione quotidiana.

2. Domande a risposta graduata: l’autonomia semantica delle risposteUna scala è costituita da una batteria di domande.In una domanda chiusa, quando le alternative di risposta offerte all’intervistato sono ordinate (in senso crescente o decrescente)si possono adottare tre modi per proporre tali alternative:

1. Possibilità di risposta che, per quanto ordinabili, sono semanticamente autonome, sioè ciascunaha un suo intrinsecosignificato

2. Categorie di risposta a parziale autonomia semantica. Ilcaso più comune è quello di risposte ordinate in molto, abbastanza,poco, per niente.

3. Scale autoancoranti dove solo le due categorie estreme sono dotate di significato, mentre fra esse si colloca un continuum-rappresentato da caselle, cifre, da un segmento- entro il quale l’intervistato colloca la propria situazione. Il fatto che sia lostesso soggetto studiato a stabilire, implicitamente, l’unità di misura della scala, fa sì che questa procedura soffra tuttavia disoggettività.

1- Nell’ultimo anno lei è andato in chiesa:

q Mai

q Due-tre volte all’anno

q Una volta al mese

q Una o più volte alla settimana2- Lei è d’accordo con la seguente affermazione: “oggi in Italia si fanno troppi scioperi e questo danneggia il progresso delpaese”?

q Molto d’accordo

q Abbastanza d’accordo

q Piuttosto contrario

q Assolutamente contrario3- In politica di solito si parla di destra e sinistra. Aiutandosi con questo cartellino le dove collocherebbe la sua posizione politica

Sinistra Destra

Fin qui ci siamo soffermati sulla struttura delle singole domande, una scala tuttavia è normalmente costituita da più elementi,questo accade per tre ragioni:

# La complessità dei concetti che si intendono rilevare rende improbabile la loro copertura con un solo indicatore

# Una singola rilevazione manca di precisione, in quanto non riesce a discriminare in maniera fine le diverse posizioni deisoggetti sulla proprietà considerata

# Le singole domande sono più esposte agli errori accidentali, che invece vengono ad avereminor peso quando la scala si fondasu più risposte

3. Scala di LikertScale additiveIl tradizionale formato di queste scale è rappresentato da una serie di affermazioni per ognuna delle quali l’intervistato deve direse e in che misura è d’accordo. La costruzione della scala avviene in quattro fasi:

a. Formulazione delle domande: sulla base della letteratura e della teoria si individuano le dimensioni dell’atteggiamentostudiato e si formulano delle affermazioni che coprano i vari aspetti del concetto che si vuole analizzare. Questa fase è moltoimportante perchè spesso i concetti che si vogliono analizzare sono molto complessi, e contengono molteplici dimensioni

b. Selezione delle domande e determinazione del grado di coerenza interna della scala (item analysis)

c. Controllo della validità e dell’unidimensionalità della scalaSuccessivamente la scala viene sottoposta a un campione di intervistati. Vale la pena rilevare che questa tecnica richiedeintervistati con un discreto livello di istruzioneUna volta sottoposte le domande della scala agli intervistati si pone il problema sivalutare l’effettiva capacità della scala di conseguire l’obiettivo per il quale essa è stata costruita.È necessario quindi definire un qualche criterio empirico per accertarci che il requisito di una dimensione comune a tutti glielementi sia effettivamente riconoscibile anche nella percezione degli intervistati: dobbiamo accertarci dell’unidimensionalitàdella scala. Per questo scopo si utilizzano due strumenti base:

A. Correlazione elemento-scala per individuare gli elementi della scala che non sono coerenti con gli altri

B. Coefficiente alfa per giudicare il grado complessivo di coerenza interna della scala.Infine, una tecnica molto efficace per il controllo dell’unidimensionalità è l’analisi fattoriale

Per concludere, le scale di Likert sono la tecnica più diffusa nel campo della rilevazione delle proprietà continue nelle scienzesociali. La sua popolarità va ricondotta alla semplicità dell’impianto teorico ed alla facilità di applicazione. Un problema legatoall’applicazione di questa tecnica riguarda la mancata riproducibilità della scal, e cioè al fatto che dal punteggio di scala non sia

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possibile risalire alle risposte alle singole domande. Per cui è possibile che due punteggi identici abbiano alle spalle rispostemolto diverse.

4. Scalogramma di GuttmanScala cumulativaSi presenta come una sequenza di gradini, una serie di elementi aventi difficoltà crescente, di modo che chi ha rispostoaffermativamente ad una determinata domanda deve aver risposto affermativamente anche a tutte quelle che la precedono nellascala di difficoltà

1925: scala di distanza sociale.Lei sarebbe disposto ad accettare un nero come visitatore del proprio paese?Lei sarebbe disposto ad avere un nero come vicino di casa?Lei sarebbe disposto ad avere un nero come amico personale?Lei sarebbe disposto a sposare un nero?

La possibilità di risalire dal punteggio di scala alle risposte sui singoli elementi è una tipica caratteristica dello scalogramma cheassume il nome di riproducibilità. Si noti che questa tecnica prevede solo elementi dicotomici, cioè “sì-no” “d’accordo-nond’accordo”...

Tre sono i suggerimenti avanzati per migliorare la resa della tecnica:

§ Evitare elementi con tassi troppo elevati di accettazione o di rifiuto, in quanto poco discriminanti

§ Impiegare un numero sufficientemente elevato di elementi

§ Ispezionare attentamente le sequenze erroneeRestano alcuni problemi:

L Il punteggio finale che si ottiene sulla variabile latente resta sostanzialmente una variabile ordinale

L La tecnica è applicabile sono nel caso di atteggiamenti ben definiti e scalabili

L Il modello risulta rigidamente deterministico

5. Differenziale semanticoSi tratta di una tecnica sviluppata negli anni Cinquanta allo scopo di trovare uno strumento per rilevare, col massimo distandardizzazione il significato che i concetti assumono per gli individui.

CHE COSA SIGNIFICA PER TE?Esplorare i significati basandosi sulla descrizione verbale è piuttosto problematico soprattutto se gli intervistati non hanno grossecapacità di verbalizzazione.Questa tecnica utilizza una serie di tipiche scale autoancoranti nelle quali solo le categorie estremehanno significato.La lista degli attributi non deve avere relazione con l’oggetto valutato, e quindi deve essere sempre la stessa.Gli attributi possono essere suddivisi in tre gruppi a seconda della dimensione fondamentale:

# Valutazione: buono-cattivo

# Potenza: forte-debole

# Attività: attivo-passivo

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“Parliamo ora dei partiti italiani. Per ognuno dovresti dirci come lo vedi.”Democratici di Sinistra

Efficienteineffidiente

TristeAllegro

Di destraDi sinistra

PerdenteVincente

IndulgenteSevero

ChiusoAperto

TolleranteIntollerante

LontanoVicino

LentoVeloce

SporcoPulito

DeboleForte

GiovaneVecchio

7654321

6. Test sociometricoQuesta tecnica non è finalizzata alla rilevazione di variabili latenti, invece le tecniche sociometriche sono nate per rilevare lerelazioni interpersonali in un gruppo.

ü Tra i tuoi compagni di classe, quali sono quelli chedesidereresti ritrovare in classe con te l'annoprossimo? Mettili in ordine di preferenza.

ü E quali sono invece quelli che non vorresti ritrovarenella tua classe

ü Indovina quali sono tra i tuoi compagni quelli chehanno messo te fra colore che vorrebbero in classel'anno prossimo.

ü Indovina quali sono quelli che ti hanno messo fra icompagni non desiderati per l'anno prossimo.

7. Scale unidimensionali e scale multidimensionaliFinora abbiamo parlato delle scale unidimensionali cioè delle situazioni di ricerca nelle quali si presume esista un’unicafondamentale dimansione sottostante un insieme di osservazioni.

1. Vogliamo rilevare un concetto complesso o latente (cioè non direttamente operativizzabile) come l’alienazione ol’autoritarismo

2. Quindi scegliamo delle espressioni manifeste di questo concetto latente, rappresentate da opinioni e le sottoponiamo agliintervistati

3. Controlliamo che effettivamente anche nelle risposte degli intervistati queste variabili risultino correlate tra loro

4. Analizziamo l’insieme delle risposte per operativizzare il concetto latente

Ma c’è un altro modo di affrontare il problema dei concetti complessi sottostanti un insieme di osservazioni. È questa la tecnicadelle scale multidimensionali.Queste tecniche di analisi assumono come punto di partenza le correlazioni fra gli stimoli o elementi, interpretate come misure diprossimità.Se Humphrey e Johnson (due dei candidati di una ricerca) presentano un'alta correlazione fra i punteggi ricevuti, ciò sta asignificare che nello spazio mentale degli intervistati essi sono prossimi: se un soggetto giudica positivamente l'uno giudicapositivamente anche l'altro. Questo spazio concettuale può essere immaginato come uno spazio fisico definito da dimensioni (cosìcome in geometria il piano è definito da due dimensioni, lo spazio da tre dimensioni, e si possono immaginare spazi a ndimensioni) .

Kruskale e Wish [1978,7] fanno un interessante esempio. Immaginiamo di avere di fronte a noi una carta geografica, e ci vengachiesto di costruire una tavola con le distanze in chilometri fra le città ivi riportate. Il compito è facilmente eseguibile misurandocon un centimetro le distanze sulla mappa e convertendole poi in chilometri. Supponiamo invece di dover affrontare il problema

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inverso: abbiamo la tavola con le distanze in chilometri e vogliamoricostruire le posizioni delle città sulla mappa. n compito è piùdifficile del precedente, ma esistono delle procedure geometriche

che ci permettono di affrontarlo.

La problematica affrontata dalla tecnica delle scale multidimensionaliassomiglia alla procedura di costruzione della mappa a partire dalledistanze. A partire dalle prossimità-distanze fra determinati oggettici si pone l'obiettivo di ricostruire lo spazio concettuale nel qualequesti oggetti sono collocati (nella mente degli intervistati, se sitratta di dati di intervista).Innanzitutto il problema è quello di capire se esiste uno spaziocomune a tutti i rispondenti; successivamente si tratta di individuarequante dimensioni ha questo spazio; infine occorre dare un nome aqueste dimensioni (nel caso delle città il compito era più semplice; sisapeva subito che le dimensioni erano due, e se ne conosceva ilnome: latitudine e longitudine).Si tratta di tecniche concettualmente, matematicamente ecomputazionalmente complesse, la cui trattazione va oltre i limiti che

ci siamo imposti. La tecnica delle scale multidimensionali non si differenzia da quelle unidimensionali solo per il fatto che cerca piùdimensioni invece che una dimensione sola sottostante un certo insieme di osservazioni, ma anche per il fatto che è una tecnica dianalisi dei dati rilevati e non una tecnica di impostazione della rilevazione, come sono le scale unidimensionali. L'una infatti sipropone di analizzare delle variabili, mentre l'altra di operativizzare dei concetti.

Sintesi a pagina 254

Le fonti statistiche ufficiali1. Una ricerca basata sulle statistiche ufficialiSi tratta di una metodologia già utilizzata da Durkheim per la sua ricerca sui suicidi in cui ha utilizzato le cosiddette fontistatistiche ufficiali.

2. Le statistiche ufficialiDurkheim analizza le statistiche pubblicate da organizzazoni governative di allora.

Cosa intendiamo per STATISTICHE UFFICIALI?Statistica come scienza del collettivo : scienza che studia con metodi matematici fondati sul calcolo delle probabilità fenomenicollettiviStatistica come dato : raccolta di dati che si proponga di dare una visione d’insieme, anche solo orientativa, su determinati fatti efenomeni.

Aspetti caratteristici del dato di tipo statistico:

§ ProduzioneL’attributo “ufficiali” ricorda che queste raccolte di dati vengono effettuate dall’amministrazione pubblica. In ogni società, dotatadi un minimo di struttura burocratica, ci cono una serie di atti amministrativi che l’individuo o l’istituzione effettuano per finalitàburocratiche e che lasciano una traccia, la quale, se opportunamente organizzata produce dei dati statistici.Alcuni esempi sono:

+ Le statistiche demografiche: nati, morti, matrimoni, trasferimenti

+ Le statistiche sui reati

+ Le statistiche sul commercio con l’estero

+ Le statistiche dell’istruzione

+ Le statistiche sanitarie

+ Le statistiche previdenzialiIn tutti i casi in cui il dato è un prodotto della normale attività amministrativa si parla di RILEVAZIONE INDIRETTA.Quando invece l’informazione viene espressamente raccolta al fine di conoscere le caratteristiche della popolazione (censimento)si dice che la produzione del dato statistico avviene per RILEVAZIONE DIRETTANel caso della rilevazione indiretta i costi di rilevazione si annullano completamente ma lo svantaggio deriva dal fatto cheabbiamo a che fare con dati raccolti per motivi diversi da quello del ricercatore. Per questo motivo gli Istituti Nazionali di ricercahanno messo in opera una serie di indagini campionarie ad hoc, su settori specifici, volte a studiare aspetti particolari dellasocietà

§ Unità di analisiL’UNITÀ DI ANALISI NON È PIÙ COSTITUITA DALL’INDIVIDUO MA DAL T E R R I T O R I O

Anche se all’origine l’informazione è stata raccolta su individui (unità di rilevamento) il dato è disponibile ed analizzabile solo alivello aggregato (unità di analisi)Questo accade per motivi di riservatezza, inoltre il dato individuale è irrilevante ai fini amminisrativi a cui la rilevazione è preposta.Oltretutto questo metodo facilita l’organizzazione dei dati.Esistono dei casi in cui i dati amministrativi sono registrati fin dall’inizio in forma aggregata (es. Vendita dei biglietti nelle salecinematografiche).Oggi grazie alla rivoluzione dell’informatica più spesso i dati provenienti da fonti statistiche ufficiali sono disponibili non solo informa aggregata ma anche in forma di record individuali.

§ Contenuto

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L’informazione da un atto amministrativo non nasce da interrogaione ma dalla registrazione di uno stato di fatto. Ci troviamoquindi sul terreno dei comportamenti: resta escluso ciò che è opinione, atteggiamento, motivazione.Questa autolimitazione è dovuta al fatto che trattandosi di materia gestita dallo Stato, il suo gestore non può permettersi diinvadere la sfera privata con quella disinvoltura che invece può concedersi un ente privato.

§ Ampiezza della rilevazioneSi pone una scelta tra:

q RILEVAZIONE ESAUSTIVA (o totale)

q RILEVAZIONE CAMPIONARIA consente

a. Riduzione dei costi

b. Riduzione dei tempi

c. Riduzione del carico organizzativo

d. Possibilità di approfondimentoIl dato statistico tradizionale di provenienza amministrativa è un dato esaustivo, in quanto deriva da una registrazione condottasu tutta la popolazione. In effetti però solo la rilevazione totale permette di spingere l’analisi ai livelli minori di disaggregazioneterritoriale. Infatti se per la conoscenza della popolazione dell’intera nazione, o per grandi aggregati territoriali può esseresufficiente una rilevazione campionaria, per conoscere le caratteristiche della popolazione dei singoli comuni è necessaria unarilevazione totale

3. Enti produttori e unità territorialiIn ogni paese moderno esiste un oranismo al quale è demandato l’incarico di produrre statistiche d’interesse generale.In Italia ciò esiste fin dall’unità. Oggi esistono organismi di questo tipo a livello dell’Unione Europea, come l’OCSE.Le unità territorialiI loro confini sono quelli dell’organizzazione territoriale dello Stato. In Italia abbiamo tre unità amministrative territoriali:

w Comuni

w Provincie

w RegioniOltre a queste tre, a livello subcomunale è utile menzionare:

w Sezioni di censimento

w Sezioni elettorali

w Ciorcoscrizioni comunaliE a livello sovracomunale:

w Aree metropolitaneRicordiamo inoltre che l’Istat, a livello intermedio fra regioni e nazione, usa anche aggregare i dati per ripartizione geografica:

w Italia nord-occidentale

w Italia nord-orientale

w Italia centrale

w Italia meridionale

w Italia insulareMa attenzione: in piemonte ci sono 351 comuni con meno di 500 abitanti, mentre in Sicilia essi sono solo due. Insomma c’ècomune e comune e regione e regione.C’è poi la questione della continua ridefinizione dei confini.Un’altro problema è quello della mancata corrispondenza fra i confini delle unità territoriali quando le fonti statistiche sonoprodotte da organismi differenti: ad esempio la Chiesa si basa sull’organizzazione territoriale in diocesi che non hanno nulla a chevedere nè con le provincie nè con insiemi di comuni.

4. Contnuto informativo delle statistiche ufficiali italianeGli annuari dell’Istat presentano, per il settore studiato, le caratteristiche dell’anno considerato con una struttura tabellare che siripete in ogni edizione, in modo da rendere agevoli i confronti diacronici. Gli annuari rappresentano il corpo tradizionaledell’informazione statistica italiana: informazione fondamentalmente di origine amministrativa. Gli annuari presentano solo tavolenumeriche. Agli annuari, col tempo si sono affiancate delle pubblicazioni occasionali o di periodicità non annuale. La collana

ü Informazioni si caratterizza per la tempestività dell’informazione prodotta.

ü Argomenti è dedicata ad approfondimenti su temi specifici e presenta anche dei commenti alle tavole: tra il saggio e laraccolta dati

ü Metodi e norme raccoglie i metodi, le norme, le classificazioni adottate dall’Istat nello svolgimento delle immagini.Vedi scheda sugli annuari Istat

5. Lo studio delle strutture socialiSintesi a pagina 294

Le tecniche qualitativeOSSERVARE: L’osservazione partecipante

1. Osservazione e osservazione partecipanteSe con osservazione possiamo intendere la tecnica principale per la raccolta di dati sul comportamento non verbale, conosservazione partecipante intendiamo non una semplice osservazione, ma un coinvolgimento diretto del ricercatore con l’oggettostudiato. Con l’osservazione partecipante siamo nel pieno del paradigma interpretativo.

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OSSERVAZIONE implica il guardare e l’ascoltare. Ma nello stesso tempo questa tecnica comporta un contatto personale e intensofra soggetto studiante e oggetto studiato, un’interazione prolungata, con un coinvolgimento o PARTECIPAZIONE. Il ricercatoreosserva e partecipa della vita dei soggetti studiati.

Due sono i principi di fondo di questo approccio:

ü Un processo di immedesimazione del ricercatore nelle vite degli attori sociali

ü Completa partecipazione alla loro quotidianitàSi tratta di una strategia di ricerca nella quale il ricercatore si inserisce:

a. In maniera diretta

b. Per un periodo di tempo relativamente lungo in un determinato gruppo sociale

c. Preso nel suo ambiente naturale

d. Instaurando un rapporto di interazione personale con i suoi membri

e. Allo scopo di descriverne le azioni e di comprenderne, mediante un processo di immedesimazione, le motivazioniCoinvolgimento e immedesimazione non sono da evitare ma anzi addirittura cercati, mentre l’oggettività non è più un valore.La tecnica del’osservazione partecipante nasce nella ricerca antropologica a cavallo fra il XIX e ilXX secolo al fine di studiare lesocietà primitive.Si tratta di una tecnica difficilmente codificabile e difficilmente insegnabile: essa è un’esperienza più che un insieme di procedurecoordinate.

2. Campi di applicazione e sviluppi dell’osservazione partecipanteCi sono quattro settori in cui questa tecnica è considerata particolarmente utile:

1. Quando si sa poco di un certo fenomeno

2. Quando esistono forti differenze fra il punto di vista dall’interno e quello dall’esterno

3. Quando il fenomeno si svolge el riparo da sguardi estranei

4. Quando il fenomeno è deliberatamente occultato

5. Nel caso della sociologia autobiografica; cioè quando il ricercatore vuole studiare una realtà della quale fa lui stesso parte.

i. Il giocatore Scott: il gioco d’azzardo e l’ambiente delle bische

ii. Il musicista Becker: i musicisti jazz

iii. La ballerina Hall: la socializzazione delle piccole allieve delle scuole di ballo

iv. La domestica Romero: sfruttamento delle domestiche messicane in UsaMa il caso 5 è molto particolare.STUDI DI COMUNTÀRisentono fortemente del modello etnografico. Si tratta di ricerche condotte su piccole comunità sociali, territorialmentelocalizzate, che comportano il trasferimento del ricercatore nella comunità studiata, nella quale egli vive per un certo periodo ditempo.STUDI DI SUBCULTUREL’osservazione è focalizzata su subculture sviluppatesi all’interno di segmenti sociali delle società più complesse. A questoproposito si possono citare gli studi della Scuola di Chicago che ebbero per oggetto soprattutto le sacche di marginalità socialeprodotte dall’immigrazione e dall’urbanizzazione.

Al di là dell’analisi delle culture devianti si è ricorsi all’osservazione anche per studiare settori sociali facenti parte della societàufficiale, come specifiche categorie di lavoratori.E ancora:

w Istituzioni sanitarie

w Istituzioni politiche

w Studi sulla cultura dei bambini

3. Osservazione palese e dissimulata: l’accesso e gli informatoriLabov e il paradosso dell’osservazione: noi vogliamo osservare come la gente si comporta quando non è osservata.D’altra parte abbiamo già più volte sottolineato come la questione della reattività dell’essere umano rappresenti uno dei principalielementi di differenziazione fra la ricerca nelle scienze sociali e quella nelle scienze naturali.Contrindicazioni di carattere moraleRischio di essere scopertiQuando l’ambiente osservato è pubblico e aperto non si pone neppure il problema.

La conquista dell’accesso all’ambiente studiato è il passo più difficile. Spesso ci di serve di un mediatore culturale ovvero di unapersona che gode di credibilità e prestigio dentro al gruppo e riesce a far accettare anche l’osservatore. Nell’accesso al gruppoconta anche l’aspetto del ricercatore infatti, ad esempio è difficile pensare che un sessantenne si possa inserire per osservare inuna banda giovanile.

Una volta ottenuto l’accesso all’ambiente da studiare, il ricercatore è solo all’inizio del suo lavoro. La fiducia degli osservati è tuttada conquistare. Vengono denominati informatori quegli individui appartenenti alla comunità che l’osservatore utilizza peracquisire informazioni ed interpretaioni dall’interno della cultura studiata, e con i quali egli instaura un rapporto personaleintenso, addirittura un’amicizia

4. Che cosa osservareL’azione dell’osservatore partecipante deve essere selettiva: non può osservare tutto.

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L’osservazione partecipante differisce dagli altri metodi di ricerca in quanto il ricercatore seleziona gli oggetti di osservazione,decidere cosa chiedere e forgia i suoi interessi nel corso della ricerca stessa.Classificazione di possibili oggetti di osservazione:

w Il contesto fisico: poichè è quasi sempre specchio delle caratteristiche sociali

w Il contesto sociale: Ad esempio in una ricerca in azienda si potrebbe stendere un organigamma del personale.

w Le interazioni formali: Ad esempio come avvengono le comunicazioni all’interno di un’azienda fra i vari livelli gerarchici

w Le interazioni informali: Le file d’attesa all’autobus

w Le interpretazioni degli attori sociali: Nel paradigma interpretativo l’individuo studiato non si limita a essereoggetto-passivo di ricerca, ma ne diventa soggetto-attivo protagonista, e la sua interpretazione della realtà assume ilcarattere di parte costitutiva della conoscenza scientifica

5. Registrazione dell’osservazioneDurante l’osservazione è buona norma stendere degli appunti quotidianamente descrivendo, con ricchezza di particolari e conriflessioni, quanto osservato nel corso della giornata. E’ da escludere il fatto di affidarsi completamente alla memoria.

Principio di distinzione: deve essere chiaro quali sono le osservazioni e quali le interpretazioniFedeltà della registazione.A proposito della strumentazione tecnologica possono essere utili registratori e macchine fotografiche e magari un PC per la stesura dellenote.

COME

Le note devono riguardare:

ü Descrizione dei fatti

ü Interpretazione del ricercatore

ü Interpretazioni dei soggetti studiati

CHE COSA

Il tempo che passa può far perdere la vivacità del dettaglio; nuovi avvenimenti, inoltre, possono sovrapporsi ai vecchi. Si suggerisce chel’osservatore abbia sempre a disposizione un taccuino e che tenga un diario quotidiano della sua attività

QUANDO

6. Analisi del materiale empiricoSe lo scopo dell’osservazione partecipante è quello della comprensione del punto di vista dei nativi, va detto che essa si poneanche l’obiettivo di far emergere aspetti dei quali i nativi stessi non hanno consapevolezza.Insider perspective: costringe il ricercatore ad entrare nel mondo delle persone studiate e a venirne fuori con una lettura fattacon gli strumenti interpretativi che vi ha trovato (incorporati nelle azioni delle persone studiate)Outsider perspective: cerca di mettere in evidenza quegli aspetti del mondo sociale studiato che sono sconosciuti agli stessiprotagonisti dell’azione.

L’analisi dei dati è un processo continuo che in parte si sviluppa nel corso della stessa osservazione. Essa presenta anche icaratteri della retroattività e ciclicità. Lofland ha chiamato il dramma della selezione il cruccio che si prova per il fatto che moltodel materiale raccolto sarà poi abbandonato.

La descrizione nell’osservazione partecipante è una descrizione densa (thick description) arricchita del significato che spesso nonè univoco. Essa non è fatta solo dal racconto di ciò che egli ha visto ma è una vera e propria costruzione risultantedall’assemblaggio di materiale diverso.Il passaggio successivo è la classificazione che consiste nell’individuazione di tipi e tipologie ma il caso più semplice diclassificazione è quello consistente nell’individuazione di sequenze temporali. Si tratta del processo di introduzione in un flussocontinuo di eventi delle cesure che permettono di raggrupparli in blocchi temporalmente separati. Un secondo modo perclassificare è quello di mettere ordine in una massa di oggetti sociali diversi, raggruppandoli in classi a deconda dellesimilarità/dissimilarità.

Per esempio per riferirci a una classificazione di comportamenti, possiamo citare la ricerca condotta da Walum sul cerimonialedell’ “apertura della porta” che si attua ogni volta che due estranei si trovano a dover entrare nello stesso momento per la stessaporta. Walum studiò questa cerimonia in un caso in cui essa è particolarmente carica di significati, e cioè quando i due estraneisono di sesso diverso e di conseguenza l’evento viene a coinvolgere valori come quelli di mascolinità e femminilità,intraprendenza e passività, conformismo e anticonformismo, e perfino, in certi tempi e in certi ambienti, ideologia politica. Walumosservò come questo cerimoniale si sviluppava nelle porte del college americano dove insegnava e classificò i soggetti osservati,a seconda del comportamento messo in atto, in cinque tipi:

w CONFUSI: quelli che non sanno come comportarsi e finiscono con lo sbattere l’uno contro l’altro

w SFIDANTI: queli che sono consapevoli di ciò che il rituale implica nell’interazione fra i sessi e se ne servono per sfidare l’altro

w UMANITARI: che aprono la porta se vedono che l’altra persona ne ha bisogno

w TRADIZIONALISTI: quelli che sanno che i costumi sulla questione sono cambiati ma non vogliono adeguarsi

w RIBELLI: che vanno deliberatamente contro le regole correnti

Un passo successivo è quello dell’individuazione delle dimensioni della tipologia.Questo processo consente di svelare la struttura concettuale della calssificazione e di prevenire a quelle astrazioni teoriche chesono i tipi ideali.

Il modo forse più generale di leggere il materiale raccolto attraverso l’osservazione partecipante è quello di individuare i temiculturali che attraversano la società studiate. Infatti una ricerca del tipo che stiamo analizzando deve sempre muoversi su duelivelli:

ü Esaminare i minuti dettagli della cultura che sta studiando

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ü Cercare di tracciare le linee generali del panorama culturale, i principi che danno un senso al tutto

Banfield condusse, negli anni cinquanta, una ricerca in Basilicata ed individuò nel familismo amorale un tratto culturalecaratterizzante in tutte le sue articolazioni la vita di quella popolazione, consistente nella più totale incapacità da parte di quegliuomini e di quelle donne di agire insieme per il bene comune o, addirittura, per qualsivoglia fine che trascende l’interessemateriale immediato della famiglia nucleare.Non esistono organizzazioni caritative volontarie, la stessa Chiesa conduce una vita grama (pochi presenti alla messa domenicale,quasi solo donne, modestissime offerte), i partiti politici sono quasi del tutto assenti, mancano le associazioni volontarie, nullisono gli interventi a fini collettivi delle categorie professionali (i commercianti, pur interessati a buone comunicazioni stradali, nonhanno mai fatto alcun passo per richiedere miglioramenti del disastrato sistema viario.

Lo stile di scrittura può essere descritto da due aggettivi: riflessivo e narrativo. Per riflessività si intende il fatto che ilricercatore è parte del mondo che sta studiando. Anche lo stile di scrittura è strettamente legato alla personalità ed alla culturadel ricercatore. Si tratta di uno stile assai diverso dallo stile dell’inchiesta campionaria lo stile di presentazione dei risultati èimpersonale, formale e quindi in genere scritto in tersa persona; nell’osservazione partecipante è più informale edimpressionistico, e quindi scritto in prima persona. Inoltre parte della scrittura di sviluppa nel corso dell’osservazione stessa,attraverso la stesura di note. Inoltre lo stile deve essere narrativo cioè prossimo allo stile letterario del racconto o della cronaca giornalistica, e come talelontano sia dall’astrazione concettuale dell’elaborazione teorica sia dall’astrazione concetturle dell’elaborazione teorica siadall’astrazione aritmetica della ricerca quantitativa.

L’osservatore non vuole estrarre dal soggetto studiato la sua identità generale, abbandonando i suoi connotati locali econtingenti per farne un concetto astratto: il suo fine è quello di trasmettere al lettore il più possibile della propria esperienzaosservativa, offrendogli l’opportunità di una lettura immaginifica della cultura studiata.

7. Osservazione in “microsociologia”Nelle sue prime applicazioni questa tecnica era utilizzata per lo studio del diverso (tribù primitive, subculture urbane), ben prestotuttavia, ci si rese conto che il metodo poteva essere utilizzato anche per studiare se stessi. Proseguendo du questo itinerario diavvicinamento allo studio di se stessi e della propria cultura si è venuto scoprendo che non solo gli aspetti organizzati dellanostra vita sociale hanno una loro cultura; ma che anche i momenti più banali della piccola quotidianità, gli atti meccanici dellavita di tutti i giorni, sono portatori di una cultura nascosta sono carichi di significati impliciti che sfuggono agli stessi attorisociali.SCUOLA DELL’INTERAZIONISMO SIMBOLICO: gli esseri umani si comportnao nei confronti delle cose e dele persone sulla base deisignificati che esse hanno per loroQuesta centratura sulle minute interazioni della vita quotidiana raggiunge una sua piena teorizzazione con l’etnometodologia. Secondo questo approccio l’agire quotidiano è regolato da ben definite norme che regolano l’interazione fra gli uomini. Al fine diindividuare questa rete normativa, questi studiosi proposero di rompere queste tacite convenzioni, così da portarle alla luce.L’analisi dell’interazione e del comportamento ordinario spesso si basa sulla pura osservazione, sulla ricostruzione di unameccanica sociale fatta di atti elementari, piuttosto che sull’osservazione partecipante finalizzata a cogliere la percezionesoggettiva dell’individuo.

8. Liniti e risorseTre limiti fondamentali:

1) Soggettività (del ricercatore). Il ricercatore è sottoposto a condizionamenti strettamente personali, caratteriali a cui vannoaggiunti condizionamenti culturali.

2) Non-generalizzabilità (dei casi studiati). L’osservazione partecipante consiste in genere nello studio di un caso o di pochicasi; si tratta di studi intensi, ma su piccola scala, si tratta di studi su realtà che rappresentano solo se stesse.

3) Non-standardizzazione (delle procedure utilizzate).Tali studi non sono replicabili e quindi viene meno uno dei requisiti dibase della ricerca scientifica.

Questi sicurmante sono dei limiti ma anche delle risorse. Questo approccio infatti non ha paura di essere accusato disoggettivismo.

Sintesi a pagina 65

INTERROGARE: L’intervista qualitativa1. Rilevazione mediante interrogazionePossiamo definire Intervista qualitativa come una conversazione:

a. Provocata dall’intervistatore

b. Rivolta a soggetti scelti sulla base di un piano di rilevazione

c. In numero consistente

d. Avente finalità di tipo conoscitivo

e. Guidata dall’intervistatore

f. Sulla base di uno schema flessibile e non standardizzato di interrogazione

2. Intervista quantitativa e intervista qualitativaL’intervista è una converazione guidata nella quale l’intervistatore stabilisce l’argomento e controlla che lo svolgimentocorrisponda ai fini conoscitivi che egli si è posto. Questo intervento di guida dell’intervistatore può realizzarsi con diversi gradi didirettività, ma sostanzialmente rispettando la libertà dell’intervistato di strutturare la risposta.Insomma ci sono due modi per rilevare informazioni:

1. Un questionario standardizzato

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2. Un’intervista libera

Ci sono molti aspetti che caratterizzano il secondo rispetto al primo.Assenza di standardizzazione: Mentre nel caso del questionario l’obiettivo è collocare l’intervistato entro schemi prestabiliti dalricerche (le risposte di una domanda chiusa), nel caso dell’intervista l’intento è cogliere le categorie mentali dell’intervistato,senza partire da idee e concezioni predefinite.Patton: “lo scopo dell’intervista qualitativa è quello di capire come i soggetti studiati vedono il mondo, di apprendere la loroterminologia e il loro modo di giudicare, di catturare la complessità delle loro individuali percezioni e esperienze.L’approccio quantitativo si serve del questionario per costringere l’intervistato a limitare le proprie risposte: egli non puòqualificare le sue idee, spiegare i perchè di certe sue opinioni. Nell’intervista qualitativa, invece, fermo restando il compitodell’intervistatore di impostare i temi della conversazione, resta il fatto che la voce sovrastante deve essere quelladell’intervistato: l’intervistatore parla pochissimo, si limita a stimolare e incoraggiare l’intervistato, il quale racconta il suo modo divedere, le sue motivazioni, i suoi pensieri in assoluta libertà. Se dunque l’obiettivo è quello di accedere alla prospettiva delsoggetto studiato ne consegue necessariamente l’individualità del rapporto di intervista.

Comprensione contro documentazione (contesto della scoperta contro il contesto della giustificazione): Possiamo parlaredell’interrogazione sia come strumento di rilevazione dati, sia come strumento di comprensione della realtà sociale.Nell’approccio quantitativo l’interrogazione viene utilizzata per raccogliere informazioni sulle persone in merito alle loro opinioni,ai loro tratti. Nel caso qualitativo l’intervista non viene utilizzata per raccogliere dati sulle persone, ma per farle parlare e percapirle da di dentro. La differenza tra questi approcci ha riflessi anche sul numero di persone da intervistare. La distinzione fra la finalità della raccolta di dati e quella della comprensione della realtà sociale, ci riporta alla distinzione fracontesto della scoperta e contesto della giustificazione. Nell’interrogazione standardizzata il contesto dominante è quello dellagiustificazione.

Assenza di campione rappresentativo: La ricerca condotta mediante questionari ha come punto assolutamente qualificante ilfatto che venga condotta su un campione costruito in modo da poter essere definito “rappresentativo”. L’intervista qualitativa nonaspira a questo obiettivo. Anche quando c’è sistematicità nell’individuare le persone da intervistare questo piano nasce piùdall’esigenza di coprire la varietà delle situazioni sociali che da quella di riprodurre su scala ridotta le caratteristiche dellapopolazione.

Approccio centrato sui soggetti contro approccio centrato sulle variabili.

3. Tipi di intervistaLe interviste si caratterizzano per:

ü GRADO DI STANDARDIZZAZIONE

ü GRADO DI LIBERTA’/COSTRIZIONE concesso ai due attori

Intervista strutturata.Si tratta delle interviste in cui a ttutti gli intervistati sono poste le stesse domande nella stessa formulazione e nella stessasequenza. Lo stimolo dunque è uguale per tutti gli intervistati. Essi hanno invece totale libertà nell’esprimere le loro risposte. Sitratta di un questionario a domande aperte. In questo tipo di intervista è presente un forte elemtno di rigidità, anche perchè sipotrebbe dire che la forma del questionario colloca la rilevazione immediatamente nell’ambito della standardizzazione. In effetti,comunque l’intervista strutturata è una mediazione tra l’approccio quantitativo e quello qualitativo.Si tratta di una tecnica piuttosto ibrida che assicura in parte quella standardizzazione delle informazioni raccolte necessaria alcontesto della giustificazione ed in parte quell’apertura verso l’ignoto e l’imprevisto che appartiene al contesto della scoperta.Questa tecnica può essere utile quando la problematica non è prorpio nota al ricercatore ma anche quando evoca una talecomplessità di dimesioni che le risposte risultano del tutto imprevedibili.

Intervista semistrutturata.In questo caso l’intervistatore dispone una traccia che riporta gli argomenti che deve toccare nel corso dell’intervista. L’ordine colquale i vari temi sono affrontati e il modo di formulare le domande sono tuttavia lasciati alla libera decisione e valutazionedell’intervistatore. Egli è libero di impostare a suo piacimento la conversazione all’interno di un certo argomento, di porre ledomande che crede con le parole migliori, spiegarne il significato, chiedere chiarimenti quando no capisce, approfondimentiquando gli appare che ciò sia necessario, stabilire un suo personale stile di conversazione.

L’impegno politico dell’attivista.L’ingresso nel partito:

w Immagine del partito

w Come l’attivista ha conosciuto il partito

w Tipo di adesione (cresciva o per crisi)

w Le successive fasi dell’impegnoIndottrinamento:

w Fonti di formazione

w Doverosità della preparazione dottrinaleProselitismo:

w Campo d’azione

w Occasioni

w Strumenti e modalità

w Doverosità e significato dell’impegno di proselitismo

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Tempi, luoghi e modalità dell’impegno:

w Nella giornata

w Nella settimana

w Nell’anno

w Nel periodo elettoraleCaratteristiche del buon attivistaL’integrazione nel partito:

w Significato funzionale e remunerazioni dell’impegno politico

w Integrazione con le mete e le procedure del partito

w Relazioni interpersonali nel partito

Questo è solo un quinto della traccia

L’intervista semistrutturata.L’intervistatore dispone di una traccia con gli argomenti che devono essere toccati, tuttavia l’ordine delle domande e la loroformulazione sono lasciati alla libera decisione e valutazione dell’intervistatore.La traccia dell’intervistatore può avere vari livelli di accuratezza e di dettaglio.Questo modo di condurre l’intervista concede ampia libertà ad intervistato e intervistatore, garantendo allo stesso tempo chetutti i temi rilevanti siano discussi.

Intervista non-strutturata.Il contenuto delle domande non è prestabilito e può variare da soggetto a soggetto. La specificità dell’intervista non-strutturatasta nell’individualità degli argomenti e dell’itinerario dell’intervista. L’intervistatore lascerà che l’intervistato sviluppi il suo mododi vedere, mantenga l’iniziativa della conversazione, limitandosi ad incoraggiarlo oppure spingerlo verso approfondimenti quandosfiora argomenti che sembrano interessanti.Va aggiunto che in queste interviste al fine di lasciare all’intervistato la libertà di esprimersi e anche di dilungarsi senza tropperestrizioni, i tempi della conversazione sono calibrati su quelli dell’intervistato.

La sceltra fra i tre strumenti dipende dagli obiettivi della ricerca e dalle caratteristiche del fenomeno studiato.E’ necessario ricorrere all’intervista strutturata quanddo il disegno della ricerca prevede che venga intervistato un consistentenumero di individui.

Casi particolariIntervista non-direttiva: neppure l’argomento della conversazione è prestabilito: l’intervistatore si lascia condurredall’interistato, il quale è del tutto libero. Questo tipo di intervista vede la sua origine nel campo della psicologia dinamica e il suoscopo è quello di aiutare il paziente a portare alla luce sentimenti profondi.

Intervista clinica è fortemente guidata dall’intervistatore: lo scopo è quello di rileggere, con un’intervista non-strutturata la storiapersonale dell’intervistato, una sorta di lettura a rallentatore. L’itinerario che l’ha portato a un certo esito. In questi tipi diintervista la finalità è di tipo terapeutico più che conoscitivo

Intervista a osservatori privilegiati Finora abbiamo considerato tipologie in cui le persone intervistate sono esse stesse oggettodi studio. Possiamo tuttavia decidere di intervistare delle persone non in quanto parte del fenomeno studiato, ma in quantoconoscitori profondi ed esperti di questo fenomeno, del quale hanno una visione diretta per essere collocati in una posizioneprivilegiata di osservazione.Spesso si ricorre agli osservatori privilegiati nella fase preliminare della ricerca, quando si è ancora nel momento esplorativo.

Intervista di gruppo. Finora abbiamo parlato solo di interviste individuali ma alcune volte dalla discussione possono usciremotivazioni che non sarebbero emerse in colloqui individuali. Negli anni cinquanta fu inventata questa pratica a cui fu dato ilnome di focused interview in cui:

w Le persone intervistate devono essere state coinvolte in una situazione particolareA partire da questa esperienza comune gli individui vengono intervistati in gruppo da un intervistatore che ha studiatopreventivamente l’evento in esame e che stimola e dirige la discussione in modo da far emergere le diverse interpretazioni, lereazioni emotive, le valutazioni critiche: si tratta di un dibattito focalizzato su un evento ben preciso.L’intervista di gruppo, tra le altre cose permette un grande risparmio di tempo rispetto a quella individuale.

4. Conduzione dell’intervistaÈ una cosa piuttosto difficile. Il problema non è infatti solo quello di acquisire il consenso dell’intervistato ad essere interrogato ea rispondere con sincerità: la parte più difficile sta nel far parlare l’intervistato, riuscire a provocare un fluido racconto nel qualel’intervistatore si limiti ad ascoltare e a fare ogni tanto qualche domanda di chiarimento o qualche cauto intervento per riportarela conversazione sui temi centrali; sta nel riuscire ad accedere al mondo delle emozioni, dei sentimenti, ai pensieri più genuini.Per ottenere la piena collaborazione del soggetto l’intervistatore deve riuscire a stabilire con lui un rapporto di fiducia, non comeprofessionista ma come persona.

L’INTERVISTA QUALITATIVA NON È UNA PURA RILEVAZIONE DI INFORMAZIONI, MA È UN PROCESSO DI INTERAZIONE SOCIALE FRA DUE INDIVIDUI.

ü Spiegazioni preliminari. Nel caso dell’intervista qualitativa la diffidenza iniziale verso l’intervistatore (che non è certo unimpiegatello che bussa porta a porta) può essere minore rispetto alla quantitativa. Qui il problema è fargli capire cosavogliamo da lui e quindi potrebbe essere utile spiegare lo scopo della ricerca e spiegare perchè abbiamo scelto proprio lui eperchè faremo delle domande anche personali

ü Domande primarie Esse introducono un tema. Nel contesto di un’intervista qualitativa ci sono tre tipi di domande:

ü Domande descrittive Mi può parlare del suo lavoro?

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ü Domande strutturali: Attraverso quali vie si può fare carriera nella sua azienda?

ü Domande-contrasto: in che senso il suo lavoro attuale è migliore del precedente?

ü Domande-sonda: L’intervistatore è dotato di una serie di strumenti utili a mettere a fuoco le reali posizioni dell’intervistatoad esempio egli può usare le domande-sonda: queste non sono delle vere e proprie domande, ma sono degli stimoli cheintendono essere neutrali e che hanno la funzione di incoraggiare l’intervistato ad andare avanti, ad abbassare le sue barrieredifensive, ad approfondire l’argomento, a dare maggiori dettagli. Ci sono diversi modi per formulare questi stimoli:

a. Ripetizione della domanda

b. Ripetizione della risposta o di una sintesi delle ultime risposte

c. Incoraggiamento espressione di interesse

d. Pausa

e. Richiesta di approfondimento

f. Linguaggio

ü Ruolo dell’intervistatoreL’intervistatore gioca un ruolo non solo centrale ma determinante per l’esito della conversazione.Inquesto sontesto il ruolo dell’intervistatore risulta complesso e non privo di contraddizioni: egli deve svolgere un ruolo attivodi orientamento dell’intervista, dirigendo la comunicazione, ma nello stesso tempo deve fare attenzione che questiatteggiamenti di incoraggiamento escoraggiamento non si trasformino in altrazioni del pensiero dell’intervistato. Certamentenelle interviste strutturate la libertà dell’intervistatore è ridotta dalla standardizzazione delle domande.Per rendere la conversazione il più naturale possibile può essere utile usare un registratore

5. Analisi del materiale empiricoUna volta che le interviste sono state effettuate giunge il momento di analizzarle.

1. L’analisi dei dati è centrata sui soggetti invece che sulle variabili come avvine nella ricerca quantitativa. APPROCCIO DI TIPOOLISTICO: l’individuo viene osservato e studiato nella sua interezza, nella convinzione che ogni soggetto umano è qualcosa dipiù della somma di tante sue parti (in questo caso variabili). L’obiettivo dell’analisi è comprendere le persone

2. La presentazione dei dati avviene secondo una prospettiva narrativa nel senso che si sviluppa attraverso racconti di episodi,descrizione di casi, spesso utilizzando le stesse parole degli intervistati per non alterare il materiale raccolto e trasmettere allettore l’immediatezza delle situazioni studiate.

L’analisi di tipo misto.Si può ottenere una classica matrice-dati (elemento fondamentale dell’analisi quantitativa) dove i soggetti sono classificati sullestesse variabili. Si noti bene che quanto viene classificato e codificato è solo una parte dell’intervista, la parte per così direcomune a tutti i casi, una sorta di minimo comun denominatore, che può anche essere assai ridotto.Va detto che questo modo di quantificare i dati qualitativi non è limitato al caso dell’intervista strutturata. Ogni intervistaqualitativa può avere una parte di temi comuni, dai quali possono essere estratte delle informazioni relative a tutti gli intervistati.Un passaggio cruciale di questa procedura è costituito dalla codifica delle risposte. E’ chiaro che si tratta di un lavoro che puòessere condotto solo da un gruppo limitato di persone, in grado di interagire strettamente e stabilire criteri di classificazione e digiudizio comuni. Per evitare di trovarsi alla fine con alcune interviste prive di quelle informazioni che si è deciso di codificare nellamatrice-dati, si consiglia di stabilire lo schema di codifica prima di iniziare le interviste.Un altro aspetto impostante è che l’intervento di quantificazione ha senso solo se si è in presenza di campioni di ampiezzaconsistente.

6. Assenza di standardizzazione e interazioneLa mancanza di standardizzazione rappresenta nello stesso tempo il punto di forza e di debolezza delle interviste qualitative. Ipochi vincoli consentono all’intervistatore di inoltrarsi lungo percorsi imprevedibili e di esplorare nuove ipotesi sul fenomenostudiato andando oltre la formulazione originaria del problema. Inoltre concedendo all’intervistato piena libertà di espressione, lomette nella condizione di far risaltare il suo punto di vista utilizzando le sue stesse categorie mentali ed il suo linguaggio

È uno strumento adatto per la scoperta e per la comprensioneAllo stesso tempo, la mancanza di standardizzazione rende assai problematica la valutazione quantitativa dei fenomeni studiati ela comparazione.Se non si standardizza è più difficile:

w Confrontare

w Contare

w Inferiredal campione studiato conoscenze su una popolazione più ampia.Anche i più accaniti sostenitori della ricerca di tipo quantitativo ammettono che le interviste in profondità sono molto utili nellafase esplorativa della ricerca oppure per approfondire una determinata tematica emersa dalla rilevazione campionaria.All’opposto, per gli studiori che si ispirano al paradigma interpretativo, l’intervista qualitativa rappresenta, fra le tecniche basatesull’interrogazione, l’unica strada per la comprensione autentica della realtà sociale.

L’intervista per poter essere produttiva di effettiva conoscenza, deve essere il risultato di quella particolare e ogni volta unicainterazione sociale che si realizza fra intervistatore e intervistato. Piuttosto che un atto di osservzione essa rappresenta un attodi interazione attraverso il quale il ricercatore accede direttamente al mondo vitale dell’intervistato

Sintesi a pagina 111

LEGGERE: L’uso dei documenti1. Definizione dell’oggettoPer documento intendiamo materiale informativo su un determinato fenomeno sociale che esiste indipendentemente dall’azionedel ricercatore. Esso è prodotto dai singoli individui per finalità diverse da quelle della ricerca.

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Le informazioni ricavabili non sono reattive, sono cioè esenti da alterazioni dovute all’atto della rilevazione. Inoltre permettono distudiare anche il passato attraverso:

I. DOCUMENTI PERSONALI

II. DOCUMENTI ISTITUZIONALI

2. Documenti personaliDiari, lettere, memorie personali ecc. Prodotti da gente comune diventano l’oggetto di un tipo particolare di ricerca sociale.Tutti questi documenti sono unificati dalla caratteristica di essere espressioni genuine della personalità dei loro autori.Autobiografie:Si tratta del resoconto di un’intera vita di una persona, da lei stessa compilato in un periodo di tempo piuttosto limitato e quindiin una visione retrospettiva. Nella sua forma ideale si tratta di opere redatte sponteneamente da persone non selezionate.In questa forma tuttavia le autobiografie sono rare nelle scienze sociali, più di frequente l’autobiografia è commissionata dalricercatore, che ne indirizza il contenuto anche fornendo una scaletta dei temi che vorrebbe fossero toccati.Il caso classico è quello di un’autobiografia scritta dall’autore e pubblicata come testimonianza personale, senza commenti néinterpretazioni. Però questi racconti autobiografici “puri”, e cioè scritti in diretta senza la mediazione né l’interpretazione delricercatore, difficilmente possono essere ricondotti nell’alveo della ricerca sociale.Diari:Il diario è il documento personale per eccellenza. Esso regista le azioni, le opinioni, i modi di vedere e di sentire nello stessomomento in cui vengono vissuti dallo scrivente e per questo rappresenta una testimonianza preziosa e unica della vita interioredello scrivente.Un caso particolare di diario, utilizzato nella ricerca sociale, è rappresentato da resoconti giornalieri compilati su richiesta delricercatore: es. I bilanci di tempo.Ma certo questi diari commissionati sono ben diversi dai diari spontanei.LettereEsempi:

! Znaniecki: Il contadino polacco in Europa e in America

! Strauss: lettere di un amico alcolista

! Salzinger: lettere scritte da bambini emotivamente disturbati

! Janowitz: lettere di prigionieri di guerra tedeschiLe lettere sono importanti strumenti di espressione dell’interiorità degli individui, della loro soggettiva definizione delle situazioni:da questo punto di vista esse sono uno strumento puro e indisturbato. Tuttavia va anche detto che la lettera non esprime solo ilmondo dello scrivente, ma anche la percezione dello scrivente da parte del destinatario [Plummer]Testimonianze oraliL’utilizzo dei documenti personali, fin qui trattati, presenta non pochi problemi:

a. Documenti rari

b. Frammentazione e incompletezza

c. Scarsa rappresentativitàAllora il ricercatore può provocare quelle che potremmo chiamare “autobiografie orali”.Differenze con l’INTERVISTA NON STRUTTURATA:

A. Qui si tratta di raccontare tutta la propria vita

B. Il ruolo dell’intervistatore è assai più limitato, spesso l’intervista procede autonomamente, quasi senza domande

C. La converazione non ha più le caratteristiche di un’intervista ma del racconto condotto sul filo della memoria

D. Il metodo biografico non si preoccupa particolarmente della numerosità dei casi studiatiCerto qui si pone il problema:

w Della reattività che nell’analisi dei documenti si credeva risolto

w Delle defaillances della memoriaMa sono numerosi i vantaggi prodotti da questa tecnica se:

w Si evita la sporadicità dei casi studiati

w Si evita la frammentarietà e l’incompletezza

w Si evita che la base informativa sia limitata a strati sociali superioriSTORIE DI VITA

Le storie di vita sono i racconti autobiografici centrati sul proprio personale vissuto, delle autobiografie raccontate.

Å Uso prescientifico consiste nella pura e semplice raccolta di autobiografie: senza negare il fascino di queste tranches de viespesso suggestive, resta il fatto che le storie di vita, come ogni documento sociale non parlano da sole, ma occorreinterrogarle. Negli anni 50 in Italia sono state pubblicate molte raccolte di questo tipo che volevano dare voce a chi non neaveva.

Ç Saggio interpretativo in cui le autobiografie sono presentate nella loro interezza ed autonomie ma sono commentate.

É Interazione sistematica tra materiale empirico e interpretazione teorica. Qui le considerazioni antropologiche non sono piùelaborate separatamente dalla presentazione dei documenti, ma commento interpretativo e testi autobiografici sonointegrati e intrecciati. Il ricercatore dà ordine a quel magma teorico casualmente mutevole e vario per ricondurre almeno isuoi fenomeni essenziali ad uno schema esplicativo.

STORIA ORALE

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Qui l’intenzione è quella di raccogliere informazioni sulla società attraversata dal soggetto più che rilevare il suo vissutopersonale. Perciò è lecito servirsi anche del racconto di testimoni.La rivista Oral History è stata fondata nel 1972 in Gran Bretagna e l’obiettivo dei fondatori era quello di contrapporre alla storiadelle battaglie e dei trattati, la storia del popolo e della vita materiale, alla storia delle élite e delle classi dominanti le vicendedelle classi subalterne e delle minoranze etniche e linguistiche, alla storia degli imperialismi quela dei movimenti di liberazionenazionale e razziale. Una sorta di STORIA DAL BASSO.I testimoni utilizzati sono qualche decina e la parte dominante è costituita dall’analisi descrittiva ed interpretativa dell’autore, consporadici inserimenti dei brani di intervista a illustrazione e sostegno di alcune affermazioni.

3. Documenti istituzionaliÈ soprattutto la storia, fra le discipline umanistiche, che affida la sua conoscenza allo studio dei documenti che le società hannodepositato nel corso dei secoli.Questi documenti sono il prodotto della nostra vita istituzionalizzata, ma sono generati soprattutto dalla vita ordinaria dellagente comune.Qui parleremo di quelli dotati di un minor carattere di organicità e uniformità, più adatti per un’analisi qualitativa che quantitativa.Un testo infatti può essere analizzato sia in maniera qualitativa, “interpretandolo” nella sua globalità e dal punto di vista dei suoisignificati; sia in maniera quantitativa, suddividendolo in elementi omogenei da mettere poi in relazione fra loro.In particolare l’approccio quantitativo ha dato luogo ad una branca della ricerca sociale, la cosiddetta analisi del contenuto cheutilizza procedure di scomposizione dei testi, al fine di codificarli in una “matrice-dati” da sottoporre poi all’analisi statistica.

Mezzi di comunicazione di massaNomerosissime sono le ricerche condottesui mezzi di comunicazione di massa: ad esempio le cronache giornalistiche sonospesso utilizzate per la descrizione di eventi sociali. Anche i documenti televisivi costituiscono un’interessante area di ricerca, adesempio lo studio delle soap opera sono state l’oggetto di una ricerca, in quanto unico esempio di intrattenimento televisivorivolto all’audience femminile. Ricerca su Sentieri

Narrativa, testi pedagogici, racconti della cultura popolare

Lewis Coser: Sociologia attraverso la letteratura: raccolta di brani di autori classici su temi prettamente sociologici, la letteraturaoffre grandi affreschi e acute analisi sociali.

w Testi pedagogici

w Libretti di precettistica religiosa

w Libri di testo per le scuoleA proposito dello studio del racconto popolare: Propp: Morfologia della fiaba.

Materiale giudiziario

w Sentenze dei tribunali

w Verbali dei processi

w Trascrizioni di interrogatori

w DenunceDiego Gambetta sulla mafia sicilianaFederico Governatori sull’evoluzione culturale della relazione fra stato e cittadino nel XX secoloBarbagli: l’assegno di mantenimento

Documenti della politica

w Atti parlamentari

w Programmi dei partiti

w Comizi

w Manifesti

w Canzoni

w La partecipazione elettoraleStudio di Lasswell sugli slogan utilizzati per il 1 maggio in Unione Sovietica fra il 1918 e il 1943.

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Analisi del contenuto di

giornali

Approccio quantitativo

Approccio qualitativo

Mappare notizie e loro posizioneConfronto dello spazio dedicato a una notizia o a un'altra

Come una notizia è trattata

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Documenti aziendali e amministrativiMax Weber il quale di fronte alle profonde trasformazioni che l’avvento della grande industria stava producendo sulla società, siinterrogava sulle conseguenze...

Tracce fisicheL’uomo lascia tracce fisiche e documenti materiali.Ad esempio i residui di una festa avvenuta la sera precedente possono dire tanto sul suo svolgimento, sul numero e l’età deipartecipanti

4. Leggere i documenti umaniUna prima distinzione delle tipologie di approccio:

(1) APPROCCIO OLISTICO

(2) APPROCCIO CATEGORIALE

(3) APPROCCIO CONTENUTISTICO

(4) APPROCCIO FORMALE (logiche compositive e stili)

Approccio riduttivo: Non si nega il fascino letterario e il potere evocativo dei documenti personali tuttavia essi non sonosufficienti a convalidare una teoria scientifica [Blumer].Approccio interpretativo: Esiste un “mondo oggettivo” da una parte e l’esperienza individuale dello stesso mondo dall’altra:Entrambi i mondo sono degni di interesse per il ricercatore sociale. Se il nostro studio non è quello di spiegare i fatti ma quello dicomprenderli allora anche lo studio di singoli casi può gettare luce sulla realtà che stiamo studiando e aiutare la nostracomprensione.

Leggere i documenti istituzionaliOgni attività umana riconoscibile nella nostra società produce dei documenti.I vantaggi più evidenti dell’utilizzazione di documenti ai fini della ricerca sono:

w Non-reattività

w Possibilità di analisi diacronica

w Costi ridottiGli svantaggi legati all’uso dei documenti istituzionali sono:

w Incompletezza dell’informazione

w Ufficialità della rappresentazioneI documenti istituzonali rispecchiano esattamente quello che la loro definizione suggerisce, e cioè la dimensione istituzionale deifenomeni studiati, che è certamente diversa dalla dimensione personale. Ma diversità non significa naturalmente inferiorità nédell’una né dell’altra prospettiva.

Sintesi a pagina 160

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Il pubblico dei mediaMetodologia e ricerca

1. Fare ricercaPer definire la ricerca nel campo della mass-mediologia, alcuni autori ricorrono a una semplice distinzione di fondo tra: lavoroteorico e lavoro empirico di ricerca sul campo con l’uso di particolari strumenti di analisi.Altri autori distinguono invece tra studi teorici e ricerca amministrativa per considerare in un caso gli studi di tipo scientifico e,quindi, senza nessuno scopo immediato se non quello dell’avanzamento della teoria e della ricerca scientifica e, nell’altro caso,quelli di carattere più pratico o operativo che nascono in certe occasioni e con obiettivi precisi sulla base degli interessi di unaparticolare committenza.

Anche nell’avvicinarsi allo studio dei mass media si possono notare varie tendenze. Ad esempio i recenti lavori di Thompson eSilverstone hanno messo in luce come i contenuti dei media sono alla base di una nuova e più attuale identità sociale di chi siriferisce all’informazione mediale per considerare la personale visione del mondo e il particolare “posto” in esso nel quadro di unacultura della contemporaneità. Ciò vale in particolare per le nuove tecnologie che rendono finalmente possibile unacomunicazione a due vie (emittente-destinatario e viceversa) e quindi, almeno a livello teorico, una più attuale forma dipartecipazione sociale in cui ciascuno è elaboratore cosciente delle informazioni.

Senza il prezioso apporto di queste nuove prospettive teoriche della teoria mass-mediologica l’analisi sociologica della societàpostmoderna soffrirebbe di notevoli limiti.

La committenza nelle ricerche amministrative.Si distingue in:

w Pubblica

w PrivataNell’analisi dei mass media proprio in relazione all’importante ruolo che rivestono appare necessaria l’attività di istituti di ricercaqualificati appositamente finanziati.Le principali direttrici delle ricerche finanziate dai privati per scopi di natura economica vertono:

a. Sul pubblico dei diversi media o prodotti mediali, con particolare riferimento alla uscita di nuovi prodotti e all’efficaciapubblicitaria

b. Sulla comunicazione di partiti e uomini politiciIl presupposto di fondo è che i prodotti mediali, come tutti gli altri prodotti, devono essere venduti e che quindi è fondamentaleconoscere nel modo più completo possibile il pubblico a cui si pensa di indirizzarli.Anche in questo campo della ricerca occorre tracciare una netta linea di confine tra analisi qualitative e quantitative.Spesso i risultati delle ricerchem massmediologiche non sono generalizzabili: ad esmpio l’avere un’enorme mole di dati suilettori delle singole testate non permette di avere una chiara conoscenza del fenomeno lettura della stampa quotidiana.Un’altro aspetto importante riguarda il fatto che queste indagini non sono immediatamente comprensibili ai non specialisti.

Nella stragrande maggioranza dei casi i dati ottenuti da queste ricerche sono tenuti segreti dalle aziende e quindi noncontribuiscono ad aumentare la conoscenza collettiva del fenomeno. Una proposta interessante, a questo proposito, è quella ditenere segreti i dati in un primo momento in modo da non permettere ad aziende diverse da quella che li ha commissionati disfruttarli per scopi commerciali, ma dopo un anno di metterli a disposizione della comunità scientifica interessata a costruire unaseriazione storica su questi fenomeni.

In conclusione si può ritenere che malgrado i suoi confini aperti e labili e la prevalenza dei contenuti empirici su quelli teorici, lamassmediologia sia un settore scientifico originale e, nel contesto storico della società globalizzata e mediale, destinato a vedercrescere la sua rilevanza e utilità sociale.

2. Mass-mediologia e sociologiaLegami tra la teoria sociologica consolidata e la massmediologia:

1. I fruitori di mezzi e contenuti mediali sono attori sociali che effettuano scelte sulla base delle motivazioni e degli scopi cheritengono significativi

2. Nella crisi delle norme sociali la razionalità è fortemente riflessiva e tale da aiutare l’attore a trovare in ogni situazione lasoluzione migliore o quella a lui più congeniale. Certo però non sempre è possibile distinguere tra informazioni utili e rumormediale

3. PROCESSO DI COSTRUZIONE DELL’IDENTITÀ PERSONALE: è il lavoro autoriflessivo sulle informazioni raccolte e la messa apunto di modelli (e stili) di comportamento. Il soggetto si costruisce un Sè ideale nel senso che si rappresenta secondo unsuo modello di riferimento che non sempre è del tutto aderente alla realtà. In questa rappresentazione largo spazio possonoavere le suggestioni o i suggerimenti trasmessi dai media. Anche per questo nel Sé ideale tendono ad avere sempre piùspazio emozioni e sentimenti che sono parte prevalente dei linguaggi e dei codici discorsivi mediali

4. Questa forte adesione ai contenuti trasmessi dai media contribuisce anche a creare nuovi legami identificativi virtuali. Imedia tendono a configurare nuove e particolari forme di socialità che prescindono sempre più dalle tradizioni e dalle normesociali consolidate

5. L’adesione a quanto suggerito dai contenuti mediali avviene in modi diversi a seconda della quantità e della qualità delconsumo

In conclusione si può affermare che l’attore sociale tenda a confondersi con il consumatore mediale e viceversa.

3. Il pubblico dei mediaLa nota formula di Lasswel fa ritenere che per studiare i media è necessario tener conto di cinque variabili:

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1) Chi (gli emittenti, le grandi strutture della produzione mediale)

2) A chi (il pubblico dei media da considerare secondo le differenze di consumo e fruizione)

3) Cosa (I contenuti trasmessi, i codici e linguaggi, le modalità discorsive...)

4) In quali mezzi (la specificità dei vari mezzi)

5) Con quali effetti (le conseguenze di livello cognitivo e culturale a breve e lungo termine)

A chi e con quali effetti sono state le tematiche più trattate anche se ultimamente è stata data grande importanza anche allostudio dei contenuti.Gli studi sul pubblico dei media possono essere distinti in due grandi gruppi:

w Definizione dei pubblici particolari di un dato mezzo o prodotto: l’audience di un certo programma televisivo, i lettori diuna certa testata giornalistica...

w Concrete modalità di ricezione: come avviene la ricezione e quali sono i suoi esitiIn entrambi i casi tutti gli studi tendono a dimostrare che i pubblici dei media sono attivi e non passivi infatti:

a. Il loro consumo è sempre il risultato di una scelta nel mare dell’incredibile quantità di prodotti dell’alluvionale produzionemultimediale

b. Le modalità di fruizione impegnano, sempre e comunque, le capacità-abilità di decodifica di chi sta assistendo a un prodottomediale

Occorre riflettere su cosa fa la gente con i media, e naturalmente si metterà in atto una selezione tra chi accederà alla fruizione esi impegnerà per trarne qualche significato e chi, invece, la eviterà e non si farà eccessivamente coinvolgere.

Si apre a questo punto la grande questione della cultura espressa dai media, considerando cultura l’insieme dei contenuti chehanno facile e immediata identificazione all’interno di un particolare gruppo sociale costruendone il senso comune.Queste è ormai gran parte della cultura della contemporaneità e non può essere ignorata o disprezzata.Basti osservare che oggi, anche chi non ha un buon livello di cultura, può accedere a prodotti di buon livello e certamentesuperiori a quelli a disposizione (per lo stesso gruppo sociale) anche pochi decenni fa. La considerazione che una parte moltoconsistente del pubblico dei media abbi, ancor oggi, un consumo di bassa qualità va considerata come una moderna forma diemarginazione culturale.

A proposito della ricezione, il cuore di questo approccio nella letteratura sociologica si definisce come incontro o negoziazione delsignificato tra testo e lettore.E’ molto difficile che questo incontro avvenga senza fraintendimenti o equivoci. Ciò dipende dal fatto che il lavoro del lettore èmesso in moto e guidato dal testo e dalle intenzioni dell’autore, ma i contenuti sono decodificati utilizzando schemi cognitivisoggettivamente costruiti dal lettore sulla base di analoghe esperienze precedenti.Alcuni testi sono definiti chiusi e cioè immuni da decodifiche aberranti, altri sono aperti a varie interpretazioni e quindi piùsoggetti a fraintendimenti. In questo secondo caso il lettore è, almeno in pare, co-autore del testo.Con immaginario intendiamo quell’insieme di immagini che sono rappresentazioni di tutto ciò che ha avuto un qualche significatonella nostra vita.Per finire a proposito dei due filoni di ricerca (sul chi e quanti, e sulla ricezione) è bene sottolineare come essi stiano ad indicareanche due distinte tendenze metodologiche:

§ Il primo filone accentua l’aspetto quantitativo

§ Il secondo l’aspetto qualitativo

4. Scopi e fasi della ricercaParliamo ora della metodologia delle ricerche empiriche sui media.La prima fondamentale domanda è: PERCHÈ FARE RICERCA?

a. Per obbligo. Lo possono affermare quelli che lavorano negli istituti di ricerca, il loro è un lavoro da cui traggono reddito.

b. Perchè si avverte la forte sensazione di fare qualcosa di utile. L’imperativo è quello di fare progredire le conoscenze perchè sipossa operare per il “bene comune”. La deontologia del ricercatore è argomento di grande significato e spessore morale.

La ricezione, in chiave più strettamente sociologica, è il modo concreto della fruizione dei testi mediali. Essa può essereconsiderata sulla base di variabili sociali e culturali:

Ä La doverosità: si deve studiare, è necessario tenersi al corrente su certi argomenti

Ä Le differenze-preferenze relative ad un certo consumo culturale di un certo gruppo sociale

Ä Le mode relative a un certo prodotto o a un certo autore di cui tutti parlano

Ä Una specifica cultura nazionaleMa sempre più, ultimamente, la ricezione è studiata nel momento in cui si realizza e cioè quando c’è la cosiddetta fase dinegoziazione di significato: in cui avviene l’incontro concreto tra il lavoro dell’autore e quello del lettore.L’autore sceglierà tematiche, linguaggi, modalità, o artifici narrativi, che egli riterrà più adatti a quel pubblico. Userà aggettivi,avverbi, perifrasi, verbi per definire esattamente un concetto. Adesso il lavoro è quello del lettore: questo può cogliere o noncogliere le sfumature, attribuirvi connotazioni diverse da quelle pensate dall’autore.

è Discrepanza tra momento dell’encoding e quello del decodingOgni lettore sceglie, ma facendo ciò non ignorerà completamente le istruzioni dell’autore.Qualcosa di analogo avviene anche a livello collettivo. In coloro che fanno parte di un determinato gruppo sociale si costruisce unpatrimonio di conoscenze comuni che diventeranno cultura di quella collettività a partire dalla fruizione dei testi che più di altrihanno attirato l’interesse collettivo.

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A proposito dell’analisi della ricezione dei testi mediali a livello collettivo si è sviluppato un filone della ricerca massmediologica(definito cultural studies) che ha lavorato sugli intrecci tra cultura del tempo e impatto mediale con riferimento ad alcuniprodottidi particolare successo.

5. Fasi e tempi della ricercaCi sono due tipi di ricerca che vanno distinti:

Ø Ricerche di tipo descrittivo: sono la maggioranza e hanno lo scopo di dare risposte precise a una mancata conoscenza diuna precisa situazione

Ø Ricerche a prevalente scopo teorico: di interesse prevalentemente per gli specialisti del settore, sono dirette a dare rispostea quesiti teorici della disciplina e hanno il fine di determinare le motivazioni più profonde di certi fenomeni

Nella prospettiva di dover dare inizio a una concreta attività di ricerca “sul campo” si devono seguire le seguenti fasi:

a. Chiedersi qual’è l’oggetto concreto del lavoro del ricercatore: un errore molto diffuso è quello di fissare obiettivi troppoambiziosi

b. Gli obiettivi della ricerca devono trasformarsi in questiti ben definiti che si definiscono ipotesi della ricerca

c. È fondamentale una buona conoscenza della letteratura sull’argomento

d. Individuare gli strumenti più efficaci per arrivare ad avere dei dati che più sembrano rilevanti al fine della dimostrazionedelle ipotesi.

È molto comune che un’indagine abbia inizio con una fase esplorativa di tipo qualitativo a cui segue una più impegnativa fase suun campione di intervistati. A questo punto è fondamentale la definizione dei soggetti sui quali si vuole effettuare la ricerca.Dopo la rilevazione un momento fondamentale è quello dell’elaborazione dei dati.La fase finale consiste nella scrittura del rapporto di ricerca nel quale bisogna inquadrare quanto emerso dalla specifica ricercariprendendo le considerazioni della letteratura sull’argomento.

Il pubblico della televisione e la sua rilevazione1. Introduzione2. Alcune definizioni di spettatoreUna definizione quantitativa di pubblico televisivo è quella di gruppo composto da tutti coloro che possono essere, almeno inteoria, raggiunti dal messaggio televisivo [Capecchi].Nelle ricerche sull’audience, lo spettatore televisivo è visto come un numero in mezzo ad altri numeri. In questo caso, lospettatore è definito tramite due insiemi di variabili:

w Il comportamento nei confronti della televisione in termini di durata dell’ascolto in generale e dei diversi canali e programmi

w Le variabili socio-demografiche tradizionali che lo descrivonoIl comportamento dello spettatore è ridotto a questioni estremamente lineari.Le variabili socio-demografiche vanno dalle variabili sociologiche tradizionalmente usate per stratificare la popolazione a variabiliche cercano di andare più a fondo nella descrizione dello spettatore, come lo stile di vita, le scelte di consumo, l’atteggiamentopolitico.Il limite di tale definizione è che le categorie socio-demografiche che descrivono i soggetti sono determinate esternamente allapratica televisiva.Souchon parte dalla definizione di cui sopra per migliorarla da un punto di vista del consumo televisivo combinando le variabilisocio-demografiche con quattro nuove dimensioni di ascolto televisivo.

1) Televisione diffusa: si intende il totale del tempo di emissione del sistema televisivo in generale, piuttosto che di un canale,di un determinato genere di programma

2) Televisione possibile: prende in considerazione il fatto che il singolo spettatore non può guardare contemporaneamente duetrasmissioni. Quello che viene analizzato è il rapporto di concorrenza fra le diverse programmazioni e consente di valutareoltre il semplice consumo, per entrare nei meccanismi della scelta.

3) Televisione disponibile: rileva tramite ponderazione della televisione diffusa per la percentuale media di individui presentidavanti al video. Tale valore ponderale è un indice che miscela sia l’aspetto comportamentale sia quello dellaprogrammazione

La riflessione di Bourdon partendo dall’intersse per una lettura storica della televisione arriva a definire “spettatore” colui che èmemoria televisiva ossia in grado di ricostruire, in maniera più o meno precisa la biografia del proprio vissuto televisivo.Per ottenere tale dato si è sottoposto un ristretto gruppo di persone ad un’intervista semi-direttiva che sollecitasse la narrazionedel proprio vissuto nei confronti di tale mezzo. I risultati dell’indagine hanno consentito di individuare alcune dimensionifondamentali che consentono di profilare lo spettatore:

a. Le dimensioni del cambiamento: nelle memorie degli intervistati emergono quei fattori di cambiamento tecnologici o diofferta, come

1) le prime olimpiadi televisive via satellite

2) Dal bianco e nero al colore

3) I cambiamenti legati al contenuto e al costume, in particolare il linguaggioPercezione di una cronologia quasi avulsa dalla realtà circostante, autoreferenziata ai mutamenti dello strumento stesso

b. Le dimensioni delle “stagioni della vita”: lo spettatore possiede una memoria iterativa della propria dieta televisiva collegataagli eventi caratterizzanti della propria vita

c. La dimensione dei

1) Ricordi-manifesto: ricordi organizzati in pacchetti di immagini e generi richiamati da figure di particolare rilievocomprese in esso

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2) Ricordi istantanea: sono legati a eventi mediatici ben precisi, fissati con precisione nel tempo e che mutano lasituazione significativamente da prima dell’evento a dopo

3) Ricordi passerella : i ricordi di quei programmi il cui contenuto riesce a gettare un ponte ideale fra il mondo degliattori televisivi e degli spettatori

Le tre dimensioni consentono di dare una definizione dello spettatore televisivo come sviluppo cronologico di esperienzeinteragenti tra loro.

Non si può tra le altre cose, non considerare il fatto che lo spettatore viene sempre più messo al centro operativo delpalcoscenico mediale, tramite programmi in cui egli stesso agisce tramite i suoi “rappresentanti”, esterni al mondo professionaledel “fare televisione”.Secondo Jost, il nuovo telespettatore è definibile da due dimensioni rispetto ai contenuti della programmazione televisiva e inparticolare del genere del reality show:

1. Lo spettatore si sente rappresentato dai contenuti del programma: non necessariamente lo schermo televisivo riproduceesattamente la realtà in generale la realtà specifica del singolo cittadino, anche quando la trasmissione considerata avrebbedichiaratamente tale obiettivo. Nasce quindi un’autorappresentazione del sé che non è necessariamente coincidente conquella reale, ma nasce insieme allo svolgersi della narrazione

2. Lo spettatore interagisce direttamente con il contenuto e l’andamento del programma tramite diverse modalità di contatto. Ilpubblico orienta lo spettacolo.

Insomma, la televisione ha cambiato il suo rapporto con il pubblico. Definire lo spettatore televisivo significa esaminare lacollettività delle persone comuni che agisce, parla, si muove sul nuovo palcoscenico televisivo.Due fattori descrivono lo spettatore:

§ Fattore collettivo

§ Fattore individuale

L’assunzione di un ragionamento di tipo etnografico è quella che l’individuo-consumatore scelga cosa consumare dell’offertatelevisiva complessiva e che ne tragga una gratificazione o una delusione.Le dimensioni principali che definiscono lo spettatore sono le seguenti:

A. I programmi scelti e perchè essi vengano preferiti ad altri: l’esplorazione di tale fattore prevede che si individuino lemotivazioni che spiegano perchè un programma sia scelto rispetto ad un altro; per tale ragione si indaganocontemporaneamente le caratteristiche dei soggetti considerati, cercando di costruire una mappa qualitativa delle relazionifra caratteristiche di vita e di consumo televisivo

B. La modalità e le abitudini che accompagnano la fruizione dei programmi televisivi: dove come e con chi; se e come lafruizione televisiva condiziona i tempi e le abitudini di vita

C. I consumi culturali e gli stili di vita che si affiancano alle proprie abitudini televisive e che possono condizionare o esserecondizionati da esse

Una simile definizione di spettatore televisivo è, nuovamente, lontana da una definizione basata su criteri di rappresentativitàstatistica basata sui dati di ascolto e personali

è Un singolo approccio o una sola definizione non sono sufficienti!!!Un possibile approccio integrato consta di tre dimensioni:

3. I metodi di rilevazione e analisi del pubblico televisivoLa divisione classica tra ricerche quantitative e ricerche qualitative è estremamente pratica per definire gli strumenti di rilevazionee i processi di analisi sui dati raccolti.In molti casi la combinazione dei due approcci riesce a fornire una descrizione più completa e profonda del pubblico considerato.Nell’approccio quantitativo ci si focalizza sulla misurazione delle dimensioni dell’audience, sulla sua composizione da un punto divista delle variabili socio-demografiche, riducibili in codici alfa-numerici. Il dato raccolto è standardizzato. Sviluppare uno studio diquesto tipo significa utilizzare lo strumento dell’inchiesta campionaria. Gli obiettivi che possono essere raggiunti da questetecniche sono di due tipi:

1. Descrivere il pubblico televisivo, lo spettatore singolo e le quantità di consumo televisivo

2. Analizzare le relazioni possibili fra le variabili che descrivono gli spettatori per definire gruppi, stratificazioni e tipologie delpubblico.

A proposito del lasso temporale:

$ Le ricerche che coprono un ampio arco temporale, ripetute nel tempo su campioni omogenei consentono di tracciare unquadro delle dimensioni e delle caratteristiche dell’audience nel tempo e di verificare le ipotesi di relazione causa effetto frale variabili che la strutturano

$ Le ricerche che hanno come obiettivo di definire un comportamento o un’opinione del pubblico nel momento in cui essevengono condotte; possono essere applicate su diversi gruppi per valutare le variazioni; il livello di standardizzazione deldato non è definibile a priori

Nell’approccio qualitativo ci si concentra sull’interpretazione delle motivazioni al consumo.Il dato raccolto non è più di tipo numerico, standardizzato, e non è trattabile statisticamente ma viene interpretato alla luce delledimensioni cognitive ipotizzate all’inizio della rilevazione e di quelle individuate in fase di rilevazione.Si riduce l’area di studio. Lo spettatore non è più analizzato nella sua estensione ma attraverso la scomposizione e l’osservazionedelle sue pratiche d’ascolto quotidiane, viste nell’ottica del singolo individuo o inserite nel suo gruppo sociale di riferimento.Qui si fa uso di una serie di strumenti non standardizzati più intrusivi nell’interazione con i soggetti.Diventa fondamentale la strutturazione del disegno di ricerca rispetto a questi elementi:

w Capire come raggiungere il gruppo o gli individui che si desiderano studiare e quali canali di comunicazione o osservazionepossono essere utilizzati

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w Prestrutturare in fase di ipotesi, le relazioni sociali che si vogliono individuare. Per questa ragione è fondamentale definire lepersone che si vogliono intervistare in base alle loro caratteristiche sia rispetto all’essere spettatori televisivi sia rispetto adaltre caratteristiche di vita

w Stabilire quale sarà il mezzo di interazione utilizzatoGli obiettivi che possono così essere raggiunti sono:

1. Descrivere il pubblico televisivo sulla base delle motivazioni correlate ai meccanismi di scelta, alle abitudini e modalità diconsumo secondo dimensioni emotive e culturali personali profonde non individuabili da percorsi di ricerca standardizzati

2. Indagare gli aspetti della fruizione televisiva e definirne le caratteristiche studiandole nel contesto in cui avvengono.

- Le tecniche quantitative: la ricerca basata sui panel e l’esempio di AuditelLe ricerche basate sui panel hanno come obiettivo quello di definire le dimensioni e la struttura del consumo televisivo nonchè imutamenti della dieta mediale in termini di quantità di televisione consumata e di scelte.Si costruisce un campione di cittadini potenziali spettatori televisivi, che sia rappresentativo della popolazione e, nel tempo, lerilevazioni si operano sempre sui soggetti appartenenti a questo stesso campione.Questo ha il vantaggio di non costringere a ripetere le operazioni di campionamento ma ha lo svantaggio di comportare uncontinuo monitoraggio sulla popolazione inoltre:

w I soggetti possono perdere interesse

w Possono non avere più tempo a disposizione

w Le caratteristiche della società mutano

w I comportamenti possono distorcersi nel tempoGli strumenti di rilevazione dei dati da panel sono tre:

A. L’INTERVISTA STANDARDIZZATA SOMMINISTRATA TRAMITE QUESTIONARIO: nella quale si chiede di ricostruire unagiornata-tipo di consumo televisivo

B. IL METER

C. ALTRE FONTI CERTIFICATIVEAuditel nasce nel 1984 con lo scopo di rilevare in maniera imparziale e obiettiva i dati relativi all’ascolto televisivo italiano.La prima fase del lavoro è stata di individuare il panel.I dati di ascolto, raccolti tramite il meter.I dati vengono presentati sia nella loro forma di base sia sintetizzati in indici statistici considerati come indicatori di riferimentoper dare una descrizione del pubblico italiano.Tali indici sono approvati all’eurovisione e sono i seguenti:

1. Numero di contatti o copertura: numero di spettatori che hanno seguito almeno un minuto di una determinata trasmissionesu una data emittente; il meter registra come spettatore chiunque resti collegato per almeno 31 secondi di tale minuto; sidifferenziano i contatti netti (numero di persone, diverse fra loro, che sono state registrate come spettatori,indipendentemente da quanto sono rimaste collegate) dai contatti lordi (l’indice è calcolato moltiplicando ogni spettatore peril numero di minuti in cui è rimasto sintonizzato su un dato programma e sommando fra di loro, successivamente i risultatiottenuti).

2. L’ascolto medio o audience media: numero di spettatori presenti, in media, in ogni minuto del programma considerato; sicalcola rapportando il numero dei contatti lordi alla durata del programma o dell’arco temporale di ascolto considerato.

3. Lo share: rapporto percentuale tra gli spettatori di una certa emittente e il totale degli spettatori che stanno guardando latelevisione sulle diverse reti

4. La penetrazione: rapporto percentuale tra gli spettatori di una emittente e il totale degli spettatori che stanno guardando latelevisione sulle diverse reti

5. I minuti visti: numero di minuti che i diversi spettatori hanno trascorso, in media, di fronte a un determinato programma, e siottiene moltiplicando l’ascolto medio per la durata e dividendo per i contatti netti

6. La permanenza: rapporto percentuale tra il numero di minuti visti mediamente dagli ascoltatori di un certo programma e ilprogramma stesso; è considerato indicatore della fedeltà di visione.

- Le tecniche quantitative: la ricerca basata sugli strumenti di trend e sull’analisi delle coortid’etàGli studi di trend e sulle coorti d’età fanno sempre parte delle tecniche longitudinali, in cui l’obiettivo è l’analisi del pubblico e dellesue scelte du un arco temporale superiore al singolo giorno.

Le ricerche di trend prevedono il campionamento di differenti gruppo di popolazione estratti dallo stesso universo statistico indifferenti momenti, ponendo l’attenzione sulle medesime dimensioni di ascolto; a tale campione sono sottoposte domande informa di questionario che tengano conto dei possibili mutamenti della situazione rispetto alla fase iniziale della rilevazione. Glistudi di trend non sono utilizzati tanto per la profilazione dell’audience o per studiarne gli utilizzi di base del mezzo televisivo,quanto per approfondire le dinamiche e i relativi mutamenti dia nel consumo sia, forse più frequentemente, nell’opinione di uncanale, un programma, un evento. Si tratta di sondaggi di opinione.

L’analisi delle coorti assume invece che gli individui siano tra loro collegati e correlati dall’avere età simili o dall’averesperimentato lo stesso evento biografico significativo all’interno di uno stesso lasso di tempo; fattori di similitudine possonoessere: la data di nascita, l’essere sposti o divorziati, altri momenti significativi della vita di uno spettatore.La novità, rispetto agli altri studi longitudinali, è di considerare che le scelte di consumo televisivo del pubblico possano essereinfluenzate dalla propria biografia e non solo dal proprio stile di vita e che, anzi, essa stessa possa rivelarsi importante perspiegare i cambiamenti nella propria dieta mediale.Lo studio delle coorti è utilizzato nell’ambito delle ricerche sociologiche :

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w Contribuiscono a chiarire l’identità anche storica dello spettatore televisivo; un esempio è la ricerca di Rosengren e Windhaldel 1989 sull’uso della TV dei giovani svedesi: all’interno di uno studio longitudinale in profondità sul rapporto fra gliadolescenti e la TV, questa tecnica ha permesso di individuare la priorità dell’età per definire le abitudini televisive e quantoquesta sia influenzata dalla selezione di gruppi di coetanei.

Ma anche in quello delle ricerche di mercato televisivo:

w Consentono alle emittenti televisive di prevedere probabilisticamente se e come un determinato programma o una lineaeditoriale possano o meno incontrare un determinato pubblico selezionato secondo coorti, o di prevedere possibilimutamenti per venire incontro a questi effetti di coorti

- Le tecniche quantitative: le ricerche realizzate tramite l’intervista standardizzataL’intervista standardizzata, il questionario, è lo strumento principale nelle ricerche che sposano l’approccio quantitativo,utilizzando l’inchiesta campionaria.Nello studio dei media questa tecnica è utilizzata per studi in cui l’interesse non è focalizzato sull’osservazione ripetuta dei dati didieta mediale, ma sulla definizione di aspetti particolari dell’opinione del pubblico, o del comportamento degli spettatori, delleloro opinioni su determinati programmi, canali o sul consumo televisivo in generale. Uno studio di questo tipo può anche servireper indagare i rapporti fra la televisione e gli altri mezzi di comunicazione, rispetto alle pratiche d’uso e alle caratteristiche degliutenti stessi, campionati statisticamente rispetto al globale della popolazione o rispetto a segmenti di essa.Si tratta di una pratica molto utilizzata nell’ambito delle ricerche di mercato per individuare le influenze dell’esposizione televisivasulle scelte di consumo dei prodotti e anche per lo studio degli atteggiamenti dello spettatore rispetto alla fruizione televisiva e aisuoi contenuti.Alcuni studi che hanno fatto uso dell’indagine campionaria:

a) L’osservatorio Makno sull’immagine del sistema televisivo. Un percorso ripetibile con cadenza annuale. I soggetti ispiratorisono stati RAI E MEDIASET che si sono poste come obiettivo cognitivo quello dello studio di tre dimensioni importanti delrapporto spettatore-televisione:

(1) L’immagine di programmi e personaggi di rilievo percepita dal pubblico

(2) L’immagine di diversi canali televisivi e dei network nel loro insieme

(3) Le abitudini di consumo

b) Le indagini campionarie Nielsen: percorsi di ricerca di mercato ad hoc sul consumo televisivo

c) Eurisko porta avanti ricerche sull’utilizzo della televisione basate sull’indagine campionaria, collegandole fortemente allaclassificazione degli italiani rispetto ai 16 stili di vita e alla Grande Mappa Eurisko che delinea esperienze di consumo, livellisociali e culturali, scelte di vita

d) Auditel che in fase di costruzione del panel si è appoggiata a un’indagine campionaria il cui focus era l’individuo e la famiglia

e) L’indagine IARD: che contiene una sezione sui consumi culturali

- Le tecniche qualitative: le varie forme di intervista personale e di gruppoQuesto tipo di tecniche sono utilizzati per individuare l’area delle motivazioni al consumo. Hanno il vantaggio di essere basate suun modello di comunicazione parlata interpersonale: il colloquio; lo svantaggio è la difficoltà da parte dell’intervistatore di entrarein sintonia con l’intervistato, di stimolarlo sufficientemente da farlo riflettere e parlare.Sia i concetti espressi che il linguaggio giocano un ruolo significato.

A. L’INTERVISTA IN PROFONDITÀ è una forma di intervista in cui gli unici punti fissi sono un numero estremamente limitato diargomenti fissi da sviluppare in maniera elastica. Questo è lo strumento principe per gli studi motivazionali. La numerositàdel campione da intervistare è legata alle dimensioni cognitive da esplorare

B. L’INTERVISTA IN PROFONDITÀ SEMI-STRUTTURATA: è utilizzata per esplorare le macro-tendenze di un aspetto più generaledella fruizione televisiva

C. IL FOCUS GROUP: presentano lo svantaggio di raggiungere una profondità inferiore rispetto ai colloqui individuali.Consentono di focalizzare l’attenzione sull’influenza che u gruppo può esercitare sugli atteggiamenti e le motivazioni deisingoli. Si basa su una traccia più o meno strutturata. E’ particolarmente utilizzato nelle ricerche di mercato per valutarel’effetto e le opinioni di gruppi abbastanza omogenei rispetto al contenuto di trasmissioni o alla fruizione di un determinatocanale in una determinata fascia oraria.

D. LA STORIA DI VITA per definire l’importanza che ha avuto il mezzo televisivo nella vita del singolo individuo. Permettere diaccedere a una dimensione storica del fenomeno studiato e di valutare le interazioni fra le proprie esigenze personali e imutamenti della realtà in cui si è inseriti

- Le tecniche qualitative: l’osservazione e l’etnografia di consumo televisivoLa tecnica dell’osservazione consente al ricercatore di studiare il consumo televisivo degli spettatori nel loro contesto diriferimento, senza intervenire sulle meccaniche del consumo stesso.Lo strumento più usato negli studi di tipo etnografico è l’osservazione partecipante in cui il ricercatore entra nel contesto in cuiavviene il consumo televisivo. L’ostacolo è quello di interferire comunque con la sua semplice presenza sui comportamenti deisoggetti studiati.Le note del ricercatore devono essere di tre tipi:

a. Sostanziali: quando riescono a fotografare gli elementi che strutturano la scena osservata e le dinamiche presenti

b. Logistiche: quando aggiungono informazioni di controllo sulle circostanze che hanno accompagnato la raccolta dati

c. Riflessive: quando sono il punto di partenza dell’analisi futura e sviluppano i primi collegamenti con le teorie considerate

4. Le ricerche sul gradimento televisivoL’analisi del gradimento nei confronti di uno o più programmi televisivi significa rilevare gli atteggiamenti e le valutazionigenerate nello spettatore dalle diverse trasmissioni (uso frequente delle scale).

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Il gradimento è un modo per descrivere le dinamiche del consumo secondo un prospettiva che, pur rimanendo ancorata a datiprobabilistici, vada oltre il semplice calcolo di quante persone siano sintonizzate su un dato spettacolo ad una certa ora.Alcuni problemi:

S Attribuzione dei valori alle singole posizioni delle scale

S Comparabilità dei risultati fra diverse trasmissioni, diversi generi, diversi personaggi

S Comparabilità fra trasmissioni con diversi volumi di pubblicoL’esperienza mostra come non sempre sia garantito un nesso di causalità fra alti indici di gradimento e alti dati d’ascolto.

5. Le fonti dei datiIn Italia, la fonte ufficiale dei dati relativi all’ascolto televisivo è Auditel, società super partes che, dal 1986, rileva l’ascolto dellatelevisione italiana a livello nazionale e regionale.I dati relativi alla popolazione e alle sue stratificazioni socio-demografiche sono invece di fonte ISTAT.Il secondo gruppo di supporto per Auditel è l’Agenzia Eurisko che fornisce i dati relativi alla popolazione e campione degli stili divita e della grande mappa degli italiani

6. Una definizione quantitativa dello spettatore televisivo italianoUn esempio di come la ricerca basata su dati statistici possa produrre un profilo tipologico dello spettatore televisivo italianoterrà conto dell’ascolto medio giornaliero su tutti i programmi trasmessi nell’arco della giornata e su come i tempi d’ascolto siredistribuiscono nelle categorie delle variabili considerate per profilare il pubblico.Vedi scheda sull’ascolto medio.

Il campione considerato è di 13.796 soggetti, rappresentativi di oltre 55 milioni di italiani.li primo dato è l'ascolto medio giornaliero del pubblico: i dati rilevati mostrano come esso si sia assestato attorno al valore,abbastanza considerevole, di 3 ore e 37 minuti: è evidente come tale risultatosia sicuramente interessante da un punto di vista delle abitudini generali di vita degli italiani, ma non dica molto sulla natura deglispettatori televisivi, a meno che non venga considerato almeno assieme alle sue caratteristiche principali.Rispetto alla differenza di genere, si osserva come, a fronte di una leggera superiorità femminile, il consumo cresca in manierasensibile se lo spettatore è donna.Ancora più interessante è l'effetto dell'età. Fino ai 14 anni il tempo medio d'ascolto cresce, per calare in maniera significativa nelperiodo dell'adolescenza e della giovinezza (fino a 34 anni, nuova età soglia anche per l'indagine IARD sull'universo giovanile).Dai 35 anni in poi, gli spettatori aumentano il loro tempo medio di permanenza davanti allo schermo televisivo, che diventa unvero e proprio "parcheggio" per gli anziani ultra-sessantacinquenni.Altrettanto significativo l'andamento del titolo di studio: dopo avere osservato una sostanziale omogeneità fra i bambini. che nonhanno ancora ottenuto il titolo dell'obbligo e il dato precedente per età, si osserva come al crescere del livello educazionaledecresca significativamente il tempo d'ascolto.Questo risultato sembra essere correlato all'andamento della condizione socio-economica: essa cresce al crescere del titolo distudio e, seguendo la stessa tendenza, decrescono i tempi d'ascolto.Questo consente di disegnare un primo profilo generale: lo spettatore televisivo italiano tende ad essere più donna che uomo ead avere superato l'età considerata sociologicamente giovane (Buzzi, Cavalli, De Lillo, 2002): tendenzialmente un giovane è piùpropenso a dedicare il proprio tempo libero ad altre attività o consumi culturali; in più, chi segue maggiormente i programmitelevisivi ha il titolo dell'obbligo, mentre i laureati vedono decrescere il valore medio di ascolto: "anche in questo caso si devepensare ad una combinazione di interessi e stimoli che rendono più vario il proprio consumo mediale. Per i diplomati di scuolamedia superiore u discorso potrebbe essere diversificato, visto il livello estremamente variegato dell'offerta culturale propria didiversi diplomi.Il riflesso di tale situazione si vede nella condizione socio-economica: lo spettatore televisivo è tendenzialmente legato ad unasituazione inferiore o medio-inferiore.Per decrittare meglio la struttura tipo dello spettatore, si possono incrociare opportunamente le diverse variabili; lavorando sullacondizione socio-economica, che è una variabile fortemente aggregata e meno immediatamente interpretabile, e sul titolo distudio, che tradizionalmente la influenza secondo un criterio di causalità, osserviamo la seguente situazione: rispetto all'ascoltomedio generale, se consideriamo solo i soggetti che ricadono nelle categorie ad alto (o medio alto} livello culturale e alto (omedio-alto} livello reddituale, i tempi d'ascolto si abbassano drasticamente ed è, in più, possibile fare alcune ipotesi sul pubblicospecifico delle singole emittenti nazionali e dei network a cui appartengono.Come si può agevolmente osservare, infatti, riducendo il focus dell'attenzione agli intellettuali ad alto tenore di vita, l'ascolto neiconfronti della RAI non muta in maniera significativa, mentre cala drasticamente quello di Mediaset.È evidente che, sviluppando opportunamente tale risultato, si potranno dedurre considerazioni anche sulla percezione di qualitàdelle emittenti e delle loro scelte di programmazione o, in alternativa, individuare con maggiore precisione, il pubblico target delloro palinsesto.Anche il fattore residenziale e geografico può essere un elemento definitorio per lo spettatore; al crescere delle dimensioni delcentro urbano di residenza, decresce il tempo d'ascolto: aumentando le occasioni e l'offerta di svago per il tempo libero,diminuisce, anche se non in maniera marcata, l'interesse per il mezzo televisivo.A differenza del precedente indicatore di urbanizzazione, la zona geografica non è invece particolarmente discriminante.Come si può agevolmente notare, infatti, i tempi medi d'ascolto degli spettatori sono praticamente equidistribuiti lungo tutta lapenisola.

Le ricerche sui lettori della stampa1. Il pubblico della stampa: acquirenti o lettori?Il termine acquirente di giornali e riviste, oltre che dare un’idea della misura di un consumo culturale maturo all’interno delcontesto multimediale contemporaneo, sembra avere la capacità di costruire in maniera più diretta il discorso sul pubblico dellastampa attraverso un’ottica strettamente commerciale: chi compie l’atto di acquisto diviene a pieno titolo il destinatario idealedella comunicazione pubblicitaria veicolata dal medium.L’acquisto di un giornale è una pratica soggetta a meccanismi di fidelizzazine e solo per pochi lettori, quelli più assidui, essocostituisce un bene di prima necessità; per tutti gli altri il giornale rappresenta un interesse occasionale, che viene acquistato afrequenza variabile.

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Numerose variabili rendono incerta la stima della domanda di quotidiani (per la quale non basta un controllo delle copieeffettivamente vendute) che dipende da:

w Cicli di vendita (incremento della vendita di giornali sportivi il lunedì)

w Abbinamento di inserti e gadjets

w Eventi particolari

w Periodo dell’annoIl concetto di lettore apre nuove prospettive permettendo di annoverare tra i consumatori di giornali e riviste anche coloro cheentrano in contatto con una copia di una testata senza averla personalmente comprata.In questo nuovo contesto la ricerca sociale e le indagini di mercato di pongono l’obiettivo principale di ricostruire il profilo di chicompie l’atto di lettura descrivendone le caratteristiche socio-demografiche ma anche interpretando le motivazioni profonde chespingono alla fruizione di questo mezzo. In Italia il consumo di quotidiani è vittima di una generale disaffezione e vive una condizione di marginalità dovuta a:

a. Una generale incapacità di stabilire legami con il pubblico raccontandone la vita quotidiana

b. Mercato frammentato

c. Predilezione per contenuti alti

d. Problema della rete di vendita. L’inefficienza delle poste fa si che non cresca il numero degli abbonati

e. Scarsa propensione alla lettura dei giovani.La continua contrazione degli investimenti pubblicitari sulla carta stampata impone la necessità di impegnarsi per unriavvicinamento dei lettori e degli inserzionisti per far fronte con i ricavi editoriali al costante aumento dei prezzi di produzione.Per questo scopo gli editori si muovono su due livelli:

w L’impatto emotivo e il fenomeno della personalizzazione

w Riconciliazione con un numero sempre maggiore di lettori che sono stanchi di notizie urlate e che cercano una maggiorserietà.

L’importanza di comprendere i motivi che inducono un individuo a scegliere di consumare una certo tipo di testata, così come diindividuare gli atteggiamenti verso i suoi contenuti, spiegano il deciso orientamento verso pratiche di ricerca di tipo qualitativo.Ma a fianco di questo tipo di indagini si è messo a punto uno strumento collettivo di indagine quantitativa sulla readership deiquotidiani e dei periodici: l’indagine Audipress che stima il numero dei lettori di ogni singola testata che prende parte all’indaginedescrivendone le caratteristiche e il profilo.Nasce l’esigenza di fare chiarezza su cosa si intenda con il termine lettore: non tutti coloro che si accostano ad unapubblicazione leggeranno la copia dall’inizio alla fine; alcuni la sfoglieranno solamente, altri vi dedicheranno una certa attenzione,dimostrando o non dimostrando interesse per i contenuti. Per alcuni la lettura costituisce un’abitudine per altri un’eccezione.

Le indagini Audipress descrivono in maniera sempre più particolareggiata a partire dallo stesso indicatore, cioè dal lettore mediodi una testata in un certo periodo: così il lettore di una pubblicazione periodica è colui che ha letto o sfogliato, in casa o fuor casa,un numero qualsiasi, anche arretrato, di quella pubblicazione, in un determinato periodo di tempo; mentre lettore di testataquotidiana è chi dichiara di aver preso in mano per leggere o sfogliare una copia della testata in un determinato periodo.Accanto a questi parametri definitori generici è stata predisposta una varietà di definizioni che danno ragione delle frequenza dilettura, ampliando il periodo di tempo di riferimento rispetto a quello dell’intervallo di pubblicazione.A partire da questa tipologia di definizioni è possibile ricostruire secondo una scala numerica il numero di lettori che, per ognitestata analizzata presentano una frequenza di lettura:

ü Bassa

ü Media

ü AltaUna ricerca condotta dall’Università di Trento ha messo in relazione le dichiarazioni di frequenza di lettura con la lettura nelgiorno precedente e il tempo dichiarato di lettura dei quotidiani, e con la lettura negli ultimi sette giorni dei periodici settimanali.Ne è derivata una classificazione di lettore -articolata in forte debole residuale- di testate quotidiane e di testate periodiche:

Per quanto attiene le testate quotidiane:

$ Lettore forte: colui che dichiara di leggere "regolarmente" almeno un quotidiano; ha letto un quotidiano nella giornata di ieri;legge il giornale per almeno 10 minuti;

$ Lettore debole: colui che dichiara di leggere "regolarmente" un quotidiano per oltre 1O minuti ma non ha letto ieri; oppure haletto ieri un quotidiano per più di 10 minuti ma dichiara di non leggerlo "regolarmente";

$ Lettore residuale o "non lettore": colui che non legge quotidiani; oppure legge il giornale (sfoglia) per meno di 10 minuti;oppure non legge "regolarmente", non ha letto "ieri", anche se, quando capita, lo legge per più di 10 minuti.

Per quanto riguarda i periodici settimanali:

q Lettore forte: colui che dichiara di leggere almeno un settimanale "regolarmente" o "spesso"; ha letto almeno un settimanalenegli ultimi sette giorni;

q Lettore debole: colui che dichiara di leggere almeno un settimanale "regolarmente" o "spesso" ma non ne ha letti negli ultimisette giorni; oppure ha letto almeno un settimanale negli ultimi sette giorni ma dichiara di non leggere "regolarmente" o"spesso" ma solo "abbastanza spesso";

q Lettore residuale o "non lettore": colui che non legge settimanali; oppure non ne legge "regolarmente" o "spesso" e non neha letti negli ultimi sette giorni.

Approfondimenti dell’analisi del pubblico spostano l’attenzione su fattori quali :

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$ Il tempo di lettura

$ Il genere di testate lette

$ “Qualificare” la differenza fra lettori occasionali e lettori abituali attraverso gli stili di fruizioneElaborazioni dei dati Audipress permettono di offrire altre preziose informazioni quali:

µ Duplicazione di lettura tra quotidiani diversi

µ Probabilità di esposizione alla pagina: resa possibile dall’indice MPX

Alcune ricerche sul campo hanno dimostrato come alcuni fattori -sesso età classe sociale istruzione notorietà della testata-abbiano un forte peso nel determinare la variabilità del numero di lettori per copia.

2. Le tipologie di indagine sui lettori dei quotidiani e dei periodiciDue differenti tipologie di dati:

ü Circulation research: Le cifre di diffusione, cioè le informazioni sulle vendite e la distribuzione delle pubblicazioni. Si tratta didati verificati dall’ADS (o Istituto accertamento diffusione stampa)

ü Readership research: la ricerca sui lettori si pone come obiettivo quello di indagare come i lettori utilizzano giornali e riviste.Un primo obiettivo è quello di descrivere il consumo di stampa quotidiana e periodica come un fenomeno culturale

L’annuario delle statistiche culturali (ISTAT) offre una raccolta di informazioni, disponibile in serie storica sul consumo di cartastampata, senza avere l’intento di proporre letture approfondite del fenomeno permette di ricostruire i profili socio-demografici dicoloro che vengono annoverati fra i lettori delle pubblicazioni.Inoltre dal 1993 è stato avviato un sistema di indagini sociali multiscopo fra cui “i cittadini e il tempo libero” che rivolgeparticolare attenzione alla lettura di quotidiani, settimanali e riviste non settimanali.Altre fonti di informazione sul pubblico della stampa sono le ricerche del Censis e l’indagine Sinottica (Eurisko).

Lo sforzo maggiore delle indagini sul pubblico della stampa si concentra sulla definizione dell’audience delle singole testate,soprattutto con lo scopo di stimarne dimensione e struttura.Nell’ottica della quantificazione dell’audience, cioè di determinare la quantità media di lettori che possono venire in contatto conun numero medio di una pubblicazione si sono imposte due scuole:

å Metodo del riconoscimento della copia di una testata come il più valido. Ci si avvale della tecnica TTB (Through the book)

ç In Europa il sistema corrente di rilevazione della lettura dei mezzi a stampa è il metodo RR, Recent reading, che ha avvaloratola tecnica del ricordo stimolato attraverso l’uso di cartellini riproducenti il logo delle singole testate. La stima dei lettori siottiene attraverso le dichiarazioni di lettura di un numero medio di una testata riferite all’ultimo periodo. Un ostacolo èrappresentato dall’esigenza di basare le proprie misurazioni dell’audience sulla memoria degli intervistati, per natura noninfallibile.

Una nuova metodologia è la FRY, First-time Read Yesterday, che utilizzando le dichiarazioni riferite a ieri parte dal presuppostoche l’intervistato possa ricostruire più facilmente i propri atti di lettura.

Pur avendo come principale obiettico la stima dell’audience delle testate a stampa, la ricerca sulla readership, può fornire ancheinformazioni che hanno la proprietà di focalizzare l’attenzione sugli aspetti qualitativi del consumo, come gli ateggiamenti e lemotivazioni che spingono alla lettura delle testate.Con Audipress la ricerca sulla readership ha utilizzato gli Stili di vita dell’indagine Sinottica, la segmentazione praticata daEurisko, per descrivere il target delle singole testate secondo l’approccio psicografico.Le ricerche qualitative hanno l’obiettivo di indagare in maniera approfondita:

$ le motivazioni che spingono a leggere un giornale

$ i meccanismi e i percorsi mentali e strumentali che portano alla scelta di un certo tipo di quotidiano o di rivista

$ i modi e i luoghi di consumo

$ Il tempo dedicato alla lettura

$ L’impatto e il gradimento dei contenuti

$ L’attenzione e il coinvolgimento

$ Lo stile di lettura

$ Le gratificazioni ottenutePer le indagini qualitative sulla stampa si usano le classiche tecniche della rilevazione qualitativa.

- La principale ricerca quantitativa sul pubblico della stampa in Italia: l’indagine AudipressL’indagine Audipress viene eseguita periodicamente, due volte all’anno, su un campione rappresentativo della popolazioneitaliana adulta, di età superiore ai 14 anni, con la finalità di definire il numero e le caratteristiche socio-demografiche dei lettoridelle singole testate quotidiane e periodiche.Lo scopo principale è di ordine commerciale: l’individuazione dei destinatari utili di una particolare comunicazione pubblicitaria.Sostanzialmente l’attività di rilevamento consiste nella realizzazione di interviste face-to-face effettuate seguendo un questionariointeramente strutturato e proposto presso il domicilio dell’intervistato.L’indagine Audipress si svolge essenzialmente in tre momenti:

ü La fase di campionamento

ü La fase di rilevamento

ü L’elaborazione dei datiVedi scheda Audipress.È necessario che l’indagine italiana sulla stampa rieca a valorizzare ulterioremente le proprie performances e ad apportarecorrettivi al proprio impianto metodologico, e questo per rispondere alle forti aspettative e esigenze che stanno emergendo.

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Un primo obiettivo dovrebbe essere quello di puntare sull’aggiornamento costante e tempestivo dei profili per conoscere intempo reale l’esito delle continue iniziative di marketing editoriale.La seconda direzione in cui si devono operare dei miglioramenti è quella dell’approfondimento nell’area della definizione di criterichiave per qualificare il target delle testate e nell’area della percezione delle testate, sia infine nella valutazione della fruizionenon solo dell’intera pubblicazione ma anche delle sue sezioni.

3. Quotidiani e periodici: il profilo del lettore italianoLa grande varietà di informazioni messe a disposizione dalle fonti ufficiali sul consumo di stampa in Italia, ISTAT Audipress inparticolare, permette di ricostruire il profilo attuale dei lettori di quotidiani e periodici.Dalle indagini emergono alcuni tratti comuni che segnalano la tendenza a leggere i giornali in maniera occasionaleVedi le tabelle e i relativi grafici.

Seguendo le indicazioni Audipress meno della metà della popolazione adulta legge abitualmente un quotidiano (40,1%) circa i trequarti lo leggono una volta al mese, mentre il 20% degli intervistati, quasi 10 milioni di persone, si dichiara non lettore; l’IstitutoNazionale di Statistica non presenta uno scenario migliore: i lettori di quotidiani superano a stento il 50% e la maggior partedichiara una frequenza di lettura medio-bassa.Sebbene i non lettori di quotidiani Audipress appartengano prevalentemente alle classi socio-economiche medio-inferiori,possiedano un basso titolo di studio e vivano al Sud, è altrettanto significativo il fatto che anche tra i più istruiti e "agiati" ilconsumo quotidiano di giornali superi di poco la metà del campione.Anche per quanto riguarda il sesso e la fascia d'età si configura una tendenza peculiare.Per Audipress, la lettura regolare di un quotidiano è più alta fra gli uomini (50,9%) rispetto alle donne (30,1%) e il numero dei nonlettori di quotidiani nel complesso è maggiore nella fascia d'età degli over 65 (39,6%); i giovanissimi fra i 14 e i 17 anni sono lettoriregolari per il 35%, mentre solo il 15% si dichiara "non lettore".Se i dati di fruizione Audipress rispetto al sesso risultano sostanzialmente sovrapponibili a quelli rilevati dall'ISTAT, grossedifferenze si prospettano rispetto ad alcune fasce d'età.In particolare secondo l'indagine dell'Istituto Nazionale di Statistica, che ha la peculiarità di incrociare alcune caratteristiche socio-demografiche del campione con variabili quali la tipologia di testate e di notizie lette, il 60% dei ragazzi di età compresa fra gli II ei 17 anni non legge quotidiani e comunque preferisce accostarsi alle testate sportive (50,8%), attratto solo in parte dalle notizie dicronaca e ben poco interessato alla politica e all'economia.Anche le donne non sembrano particolarmente attratte dal quotidiano: meno della metà del campione legge un giornale, ma conuna frequenza medio-bassa, privilegiando comunque le testate di informazione generale e dedicando la propria attenzionesoprattutto a notizie di attualità e di cronaca nera e locale. Più dei due terzi del campione maschile legge invece il giornale, e 10legge abbastanza frequentemente, dando la propria preferenza a quotidiani d'informazione (58%) e sportivi (39,6%), questi ultimisoprattutto fra i più giovani, e focalizzando la propria attenzione sui fatti legati alla politica e alla cronaca.Rispetto alla tipologia di quotidiani, i meno seguiti, nonostante il recente forte incremento delle vendite, risultano essere i giornalilegati al mondo dell'economia e della finanza (8,2%), letti soprattutto da adulti di sesso maschile.Per quanto riguarda gli argomenti trattati, il minimo comune denominatore, che sembra tagliare trasversalmente i lettori di sessoed età differenti, è rappresentato dalla notizia di cronaca locale, che riceve in assoluto la preferenza dei lettori (72,3 %)soprattutto con l'aumentare dell'età.La predilezione per contenuti d'informazione è la cifra distintiva che caratterizza anche il consumo di periodici: i tipi di settimanalie mensili più letti risultano essere proprio quelli di informazione generale {rispettivamente dal 53,2% e dal 28% dei lettori), seguitia poca distanza dai femminili {30,4% e 21,7%) e da quelli sportivi (18,7% e 17,8%). In generale i settimanali sono lettiprevalentemente dalle donne {59,2% ), mentre i mensili contano lettori soprattutto fra gli uomini (31,3%); l'andamento di letturacresce con l'età e risulta al massimo livello nelle fasce dei giovani e degli adulti, per poi decrescere fra gli aver 60.Ma i dati più interessanti di questo rapporto di ricerca riguardano le motivazioni che spingono a non accostarsi a questo medium:se gli aver 60 dichiarano di avere difficoltà a leggere i quotidiani per problemi di vista (27,9%), e se giovani e adulti segnalano unascarsa disponibilità di tempo da dedicare alla lettura (39% e 40,3%), i motivi più rilevanti del mancato consumo di stampaquotidiana sono il disinteresse per i giornali (1,9 % ) e soprattutto la preferenza accordata alla televisione (45,9%).

Il pubblico della radio1. IntroduzioneLa radio viene collocata nelle diete multimediali all’interno dei media domestici, accuratamente distinti da quelli collettivi (cinema).Lo strumento sistematico per l’analisi quantitativa del pubblico della radio è Audiradio, che ricorre al sistema Cati con ciclibimestrali di interviste; l’afflusso dei dati è molto più lento e complessivamente meno preciso.La radio entra in una dieta multimediale ma nelle condizioni più peculiari della sua fruizione (automobile) non ha alternative.La radio costruisce nella multimedialità, una propria filiera esaltando il duo carattere di personal medium, la sua interattività, lasua presenza nella comunicazione mobile, e dunque triangolando efficacemente con Internet e con il telefono cellulare, ma nondisdegnando di lanciare canali satellitari video con un marchio radiofonico.Essa tende ad uscire dall’hortus conclusus della comunicazione di massa per legarsi piuttosto a una filiera della musica e delsuono: i suoi competitori non sono tanto la TV, la stampa o il cinema quanto piuttosto la musica registrata, lo spettacolo dal vivo,altre forme della socialità particolarmente giovanile.

2. Lo sviluppo delle indagini sulla radioLa più ampia indagine condotta in Italia sul pubblico della radio risale al novembre del 1939. Essa aveva ovviamente finipropagandistici.Nel dopoguerra la ricerca sociale si concentrò sulla televisione che si era sviluppata insieme al benessere mentre la radio in un’eradi penuria.

3. Indagini quantitative e qualitative. AudiradioAudiradio è stata fondata nel 1988 per iniziativa dell’UPA e produce annualmente un’indagine campionaria sull’ascolto delleemittenti radiofoniche nazionali e locali.Il campione Audiradio è rappresentativo della popolazione italiana di età superiore agli 11 anni.

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Permette di stimare la numerosità e la composizione dell’ascolto e il profilo degli ascoltatori a livello nazionale, di area geograficae di singole regioni, sia per il mezzo radio nel suo complesso,, che per le varie reti RAI, e per le singole emittenti private che sisono iscritte a Audiradio. Vi è poi un’indagine a livello provinciale sui dati di ascolto delle sole emittenti locali.I dati indicano nel complesso e per ciascuna emittente:

w L’ascolto della radio negli ultimi sette giorni; viene considerato ascoltatore negli ultimi sette giorni, chi dichiara di averascoltato la radio almeno per un quarto d’ora consecutivamente, nel corso della settimana precedente.

w L’ascolto nel giorno medio: per convenzione viene definito come giorno medio quello antecedente l’intervistaIl ricordo viene sollecitato chiedendo di ricostruire la giornata per fasce di tre ore e richiamando nomi delle emittenti presenti inquella provincia.All’intervistato vengono richieste informazioni sulle caratteristiche socio-demografiche sue e della sua famiglia, per stabilire ilprofilo dell’ascoltatore.Sono considerate emittenti significative quelle che superano la soglia convenzionale dei 24 ascoltatori nel giorno medio a livellonazionale.Accanto alla ricerca quantitativa viene svolta in più occasioni una ricerca di tipo qualitativo sul pubblico radiofonico, sucommittenza delle singole emittenti. Tale ricerca si avvale di interviste telefoniche mirate, interviste faccia a faccia e focus group

4. Le caratteristiche dell’ascolto odiernoAscoltano la radio ogni giorno circa 35 milioni di persone. Nel 1983 l’ascolto da tempo stagnante sui 24 milioni ha cominciato acrescere continuativamente con un balzo significativo durante la guerra del golfo.Una quota molto significativa di ascolto si svolge in automobile.Gran parte delle emittenti hanno adottato formati radiofonici fondati sulla ripetizione rotatoria, ad ogni ora si uno schema fisso diprogrammazione, il cosiddetto clock, che esalta le caratteristiche di riconoscibilità della stazione e si congiunge efficacementecon un cascolto casuale e mobile, che non rispetta orari fissi, come quello adottato dalla maggior parte degli ascoltatori.

Nessun mezzo può vantare una percentuale così alta di giovani.

L’ approccio multimediale pag.2231. Alcune premesse teoriche2. Gli stili di consumo multimediale3. Stili e tribù multimediali (la ricerca “Italiani e media” del Censis- UCSI)4. Stili di vita e dtili multimediali (la ricerca Sinottica di Eurisko)

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E-Research: internet per la ricerca sociale e di mercatoElementi di scenario e trasversalità

Internet nella ricerca sociale e di mercatoSin da quando, agli inizi degli anni novanta la “grande rete” è uscita dai laboratori di ricerca per diventare, grazie all’utilizzo delweb, risorsa potenzialmente accessibile a tutti, essa è stata oggetto di un’intensa attività di ricerca, stimolata dall’effettiva portatainnovativa del mezzo di comunicazione. L’effettiva valenza culturale del nuovo medium e delle sue pratiche d’uso hanno fatto sìche esso diventasse in breve tempo focus privilegiato di riflessioni teoriche e di attività empiriche di ricerca. Le società di ricerca,soprattutto USA, hanno visto nella rete un evento rivoluzionario per il proprio settore e in grado di incidere radicalmente sullepratiche di ricerca soprattutto per quanto riguarda le survey on line. Questo ha incoraggiato le software house a interessarsi allavendita di pacchetti applicativi di supporto allo svolgimento delle indagini attraverso questionari on line; e inoltre i clienti diricerca hanno intravisto nel ricorso alla rete la possibilità di interessanti riduzioni di costo per lo svolgimento delle indagini.

Opportunità e limiti della e-Research1. Costi e possibilità di realizzare indaginiLa possibilità offerta dalla rete permette un notevole contenimento dei costi delle ricerche in particolare relativi a:

1. Viaggi e spostamenti

i. Di persone

ii. Dei materiali necessari all’indagine

2. Accoglienza e ospitalità (legati alla necessità di incontrare gli intervistati in ambienti ad hoc)

3. Realizzazione degli strumenti e dei materiali di ricerca (si evita lo spreco di carta!!!)

4. Registrazioni, trascrizioni, imputazione dei dati

2. Tipologie dei soggetti contattabili e argomenti di indagineUna delle più note proprietà della rete è la sua capacità di rendere i processi comunicativi relativamente indipendenti da vincolispazio-temporali.

ü Zone geografiche vaste o difficilmente raggiungibili

ü Soggetti difficili da raggiungere o contattare (i disabili, i manager super impegnati)

ü Luoghi chiusi o pericolosi (ospedali, carceri, comunità religiose...)

ü Distanze sociali e culturaliQuindi la rete permette di realizzare campioni, magari non probabilistici ma comunque estremamente interessanti e ricchi dalpunto di vista conoscitivo, forse non realizzabili in altro modo.

3. Contesti di rilevazione , qualità, organizzazione e analisi dei datiI test somministrati attraverso il computer consentono di ottenere livelli di apertura e di profondità dei contenuti emersi superioria quelli ottenibili attraverso li stessi strumenti cartacei. Inoltre le rilevazioni in rete sono già in formato digitale il che implica unaminore necessità di manipolazione dei dati. Il principale limite di queste ricerche è la ridotta e disomogenea penetrazione dell’usodella rete nei diversi paesi e inoltre:

w Impossibilità di stabilire in maniera certa l’identità dei rispondenti

w Mancanza totale di controllo sul contesto in cui si svolge la rilevazione

w Incapacità di cogliere i segnali non verbali

L’audit della retePer poter utilizzare la rete come strumento di ricerca è necessario conoscere al meglio i suoi confini e i suoi frequentatori.Conoscere dai dati ufficiali sull’uso del web qual è il profilo degli utenti che frequentano un certo sito consente al ricercatore digenerare campioni rappresentativi degli stessi come pure individuare spazi della rete in cui gli inviti a partecipare a determinateattività di ricerca possano avere maggiore probabilità di intercettare la tipologia di soggetti a cui egli è effettivamenteinteressato.

1. Approcci metodologici al web auditModalità attraverso cui è possibile conoscere i diversi stili di fruizione della rete:

ü Cercare di osservare il loro comportamento registrandone oggettivamente alcuni parametri quantitativi, tipo le navigazionifatte

ü Chiedere direttamente a loro attraverso interviste o questionari, come utilizzano la rete, perchè la usano in un modopiuttosto che in un altro, che cosa preferiscono e a che cosa invece non sono interessati.

I sistemi web audit consentono la registrazione di dati comportamentali attraverso quelle che possono essere considerate leevoluzioni dei dispositivi people meter, sia utilizzando ricerche basate sull’uso di interviste o questionari.La registrazione continua e sistematica dei dati di navigazione dei soggetti facenti parte del campione scelto, oltre a essereimplacabilmente oggettiva, consente di costruire basi dati estremamente potenti con le quali è possibile condurre analisi a livellidi dettaglio altrimenti inconcepibili. Per contro:

w I soggetti del campione sanno di essere continuamente spiati

w Nulla si sa sulle motivazioni della preferenza di certi siti

2. Il web auditL’esigenza di rilevare le caratteristiche degli utenti della rete è evidentemente di tipo economico.Il primo Audiweb è stato attivo all’inizio del 2003. Esso si basa sull’uso di sistemi di software di registrazione dei dati dinavigazione detti people meter: si tratta di un piccolo applicativo da installare sul computer in grado di tenere memoria dell’usodella rete fatto attraverso quel determinato pc. I dati ottenuti consentono di costruire quattro tipologie di indicatori:

1. I conteggi

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i. Gli hits: accesso ad ogni singolo elemento grafico o testuale di una pagina

ii. Le pagine visitate

iii. Le visite uniche

iv. Il tempo

2. Le medieConsentono di rapportare gli indicatori di conteggio tra loro

3. La coperturaIl reach ovvero la percentuale di persone che hanno visitato un particolare sito in un periodo di tempo, sul totale

4. La composizioneCategoria di indicatori che permette di articolare il numero di persone che hanno visitato un sito o un dominio in relazionealla loro appartenenza a determinati gruppi sociali

3. L’audiweb by Nielsen / NetRatingsAudiweb è una società in cui convivono varie componenti. L’obiettivo dichiarato da Audiweb è fornire informazioni di caratterequantitativo e qualitativo super partes al mercato sui siti Internet che aderiscono alla ricerca. Audiweb effettua due tipi dimisurazione:

1. Ricerca di Base: finalizzata alla stima dell’universo degli utilizzatori della rete

2. Indagine panel: specificamente orientata a supportare la pianificazione pubblicitaria sui principali siti nazionali ed è svoltautilizzando un panel di utenti rappresentativo della popolazione italiana utilizzatrice della rete.

La ricerca base viene trimestralmente aggiornata effettuando oltre 1.000 interviste telefoniche (modalità Cati). Per l’Indagine PanelNetRatings operativamente svolge il monitoraggio.Concettualmente si tratta di un modello che si basa il monitoraggio è il seguente:Attraverso delle interviste Cati svolge secondo una procedura Random Digit Dial vengono contattate un gran numero di famiglie acui viene chiesto se possiedono una connessione Internet e, nel caso, se sono disponibili ad entrare a far parte del panel. Lefamiglie che accettano ricevano a casa un kit contenente il software necessario alla rilevazione meter con le relative istruzioni. Almomento dell’istallazione, ciascun membro della famiglia è invitato a compilare un questionario di profilazione relativo ai suoi datisocio-demografici e gli viene attribuito un codice identificativo d’accesso. All’avvio di ogni collegamento alla rete, si visualizzasullo schermo una maschera pop-up che richiede all’utilizzatore di identificarsi inserendo il proprio codice.I componenti del panel sono periodicamente contattati per effettuare gli opportuni aggiornamenti.

Tecniche quantitative di rilevazione on line: le e-Survey Rappresentatività e campionamenti nelle survey on line

1. Introduzione: la logica della surveyLa ricerca applicata -sociale o di marketing- ha l’obiettivo di ottenere informazioni sulla realtà e lo fa tramite due tipologie dilogiche osservative:

w CENSIMENTI: studi che hanno per oggetto tutti gli individui di una popolazione e che fotografano la realtà in modo completoe esaustivo

w INDAGINI CAMPIONARIE o SURVEY che hanno per oggetto un sottoinsieme della popolazione e che sulla base di alcuniprocessi logico-matematici, consentono di fare affermazioni sull’universo della popolazione.

Le ricerche campionarie ben condotte consentono non solo un risparmio nei costi, ma anche un innalzamento della qualitàgenerale delle osservazioni condotte e dei dati ottenuti.POSTULATO FONDAMENTALE: Un campione è tanto rappresentativo quanto lo è il metodo con cui sono estratti i singoli individui.Solo un campione rappresentativo consente di affermare con sicurezza che i risultati dell’indagine sono estendibili alla totalitàdella popolazione da cui esso è estratto.

2. Tipologie di campioniDovendo lavorare su un campione di 1000 casi l’altezza media rilevata non potrebbe essere evidentemente considerata come unvalore reale, quanto piuttosto come una stima: una dimensione di approssimazione.

I campioni probabilistici.Tutti gli individui della popolazione devono avere una uguale probabilità, nota dal ricercatore, di essere estratti e quindi inclusinel campione.Il più noto tipo di campione probabilistico è il campione casuale semplice. Se la popolazione fosse composta da palline, pergenerare un campione di questo tipo bisognerebbe radunarle tutte, accertarsi che fossero disposte casualmente ed estrarle unaad una fino a raggiungere il numero prestabilito. Tutto ciò è realizzabile utilizzando elenchi della popolazione di riferimento.

Quando invece sono gli individui ad autoselezionarsi, candidandosi proattivamente a sottoporsi all’intervista il campione non èprobabilistico in senso stretto.Certo bisogna dire che è decisamente meno semplice di quanto si possa pensare avere disponibili liste complete dellapopolazione a cui si è interessati.

Il campionamento probabilistico sistematico prevede invece l’intercettazione di un individuo ogni n della popolazione, dove nrappresenta una costante qualsiasi. Anche in questo caso, l’estrazione di un campione corretto richiede che siano potenzialmenteraggiungibili tutti gli individui della popolazione. Per le sue proprietà il campionamento sistematico è utilizzabile anche quandonon esiste un vero e proprio elenco degli individui che compongono l’insieme della popolazione (es. Per campionare gli spettatoridi una partita, se ne possono fermare uno ogni n fuori dallo stadio).

Il campionamento casuale stratificato si individua segmentando l’intera popolazione in strati in base alle caratteristiche disegmentazione di interesse per la ricerca e procedendo poi ad un’estrazione casuale semplice all’interno di ciascuno strato

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Per sintetizzare: i principi alla base dell’estrazione di un campione probabilistico sono:

q Tutti gli individui della popolazione di interesse devono essere potenzialmente includibili nel campione

q Ogni individuo della popolazione deve avere equa probabilità di essere incluso in un campione

q Devono essere i responsabili dell’indagine a determinare chi dovrà far parte del campione

Le fonti di distorsione: errori di campionamento e rifiuti.I campioni probabilistici garantiscono contro gli errori sistematici ma non contro quelli accidentali.Il rifiuto di una persona contattata di sottoporsi all’indagine è una classica fonte di errore accidentale. Si stima che negli Usa irifiuti sistematici alle interviste telefoniche interessano orma il 70-75 % della popolazione contattata. E questo ha rilevanti ricadutesulla qualità e rappresentatività dei campioni.

3. Le indagini on lineNella tipologia appena esposta, le indagini on line sono tecnicamente classificabili come indagini basate su questionariautocompilati in formato elettronico.A seguito della sempre maggiore diffusione della rete, la ricerca applicata sociale e di marketing ha iniziato a guardare a Internetcon crescente interesse sia come oggetto di studio che come possibile strumento di indagine.Le ricerche on line possono avere diversi soggetti di studio:

ü La popolazione generale

ü La popolazione degli utenti di Internet

ü Bacini definiti di utenti come, ad esempio:

w I frequentatori di alcuni siti

w I soggetti esposti alla pubblicità su Internet

w Gli utilizzatori o i clienti registrati a certi servizi on line

w I dipendenti di una determinata azienda

Le indagini on line sulla popolazione generale.Utilizzare Internet come strumento per effettuare indagini sulla popolazione generale equivale, in Italia, a escluderesistematicamente il 75% della popolazione: in generale i soggetti più anziani, quelli meno istruiti e i meno abbienti. I dati raccoltisarebbero penalizzati come detto, da un errore sistematico di fondo.La penetrazione di Internet e la sua distribuzione all’interno della popolazione non sono tuttavia gli unici elementi da considerare.Tra gli ulteriori aspetti problematici vale la pena di citare la cosiddetta eleggibilità dei soli connessi. Questa condizione rende leindagini on line simili alle indagini dette in central location, in cui un intervistatore si colloca in un luogo di passaggio e intercetta ipassanti intervistandoli.

Le indagini on line sugli utenti di internet.Anche se in questo caso il problema della penetrazione non si pone, vi sono tuttavia alcuni elementi che impediscono l’estrazionedi campioni probabilistici.Il campionamento casuale semplice è di fatto impossibile, le cose potrebbero cambiare nel momento in cui si decidesse di renderepubblici gli indirizzi e-mail dell’intera popolazione.

I siti che compongono la rete sono milioni, è possibile visitarne moltissimi in sequenza: a livello di esperienza fruitiva, ci si trovasempre in un solo sito per volta. La rete vista dall’interno è quindi un insieme di siti territorio a cui si accede uno alla volta. Pervalutare l’effettiva possibilità di estrarre campioni casuali semplici di utenti di Iternet intercettando un utente ogni n è necessariotenere conto di questa caratteristica. Una pratica assai diffusa consiste nel predisporre un sistema di intercettazione all’interno diun sito che inviti alla collaborazione un visitatore su n. In questo caso però, non tutti gli utenti di Internet hanno uguale possibilitàdi essere inclusi. Nella migliore delle ipotesi, infatti, gli unici utenti che possono rientrare nel campione sono quelli che, nelperiodo di tempo in cui l’indagine è online, si trovano sul sito, o sui siti, in cui si svolge l’intercettazione.Concettualmente l’unico modo per superare questa difficoltà sarebbe quello di poter disporre di una piattaforma di accesso alweb dalla quale fossero costretti a passare tutti gli utenti. In assenza di ciò, l’estrazione di un campione probabilisticorappresentativo degli utilizzatori di Internet è correttamente realizzabile solo dall’esterno della rete, ad esempio conducendoun’indagine telefonica sulle generalità della popolazione.

Le indagini su bacini definiti di utenti.Qui non si pone il problema del campionamento in rete poichè l’oggetto di indagine sono bacini ben definiti come i frequentatoridi un sito o specifici gruppi di individui.Le indagini on line di questo tipo possono essere suddivise in tre grandi famiglie:

: Le indagini ad hoc su lista di nominativi

: Le indagini ad hoc con reperimento attraverso il web

: I panel on line

Le indagini on line ad hoc su lista di nominativi.Le indagini su lista di indirizzi e-mail vengono effettuate inviando a tutti, o a una parte degli individui inclusi nella lista, una e-maildi invito a partecipare alla rilevazione che si svolgerà attraverso un questionario autocompilato secondo modalità Cawi o e-mail.La qualità di un campione estratto da un elenco di indirizzi (campionamento casuale da lista) è determinata da:

1) La completezza e la qualità della lista da cui viene estratto

2) Il controllo sulla qualità dei questionari compilati e quindi sulla loro effettiva utilizzabilitàPer quanto riguarda quest’ultimo aspetto valgono le raccomandazioni per la formulazione di un questionario che l’intervistatodovrà compilare in autonomia ma l’utilizzo di internet richiede un’ulteriore accortezza: l’identificazione dei rispondenti.

A. Non esiste la garanzia che la persona che risponde all’invito sia davvero quella inclusa nella lista

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à Effettuare opportuni controlli telefonici

B. Le persone possono, in linea teorica, rispondere più volte allo stesso questionario. Questo rischio si accentua quando lacollaborazione è in qualche modo incentivata

C. Quando la compilazione avviene su un sito, può capitare che i rispondenti non riescano a compilare l’intero questionario inuna sola seduta

à Utilizzare sistemi che consentano al rispondente di essere riconosciuto dal sistema in modo da poter esserericonosciuto per poter riprendere la compilazione da dove si è interrotto

Le indagini on line ad hoc con reperimento sul webw Link fisso o bottone

w Banner

w Pop-upNel valutare i campioni reperiti direttamente sul web è importante tenere presente diversi elementi:

a. La rappresentatività del campione degli utenti ottenibile in questo modo rispetto all’universo dei navigatori del sito èverificabile solo se disponiamo di informazioni sulla condizione di quest’ultimo

b. È buona norma fare in modo che la rilevazione copra almeno un’intera settimana, finesettimana compreso, e le diverse fasceorarie per evitare i problemi relativi alla sincroni del reperimento con il contatto del sito

c. Ricordarsi che nel caso dei link fissi e dei banner il campione dei rispondenti si autoseleziona

d. Si ripropone il problema dell’identificazione dei rispondentiL’utilizzo dei cookie può essere una risorsa nel tentativo di arginare i problemi sopra proposti

I panel on lineSi tratta di grandi bacini di individui che rilasciano la loro e-mail e accettano di farsi contattare periodicamente per rispondere ainterviste su diverse tematiche. La rappresentatività di ogni campione estratto è facilmente verificabile in quanto è possibileconfrontare le sue caratteristiche con quelle dell’intero bacino degli aderenti al panel.Quando si effettuano rilevazioni su panel è possibile realizzare analisi di tipo longitudinale. È anche vero che le persone a uncerto punto potrebbero smettere di collaborare perciò è necessario introdurre dei correttivi e può anche capitare che gli aderentidiventino una sorta di rispondenti professionisti .Esiste anche una iniziale distorsione in quanto le persone accettano di aderire al panel, autoselezionandosi.La fase di raccolta delle adesioni degli individui a un panel si chiama reperimento e può avvenire in due modi:

q On line

q Link fissi, banner

q Pop-up

q Off line

q Telefonicamente

q Tramite annunci sul giornale ecc...

Mobilità e logiche dei reperimenti1. Tecniche di reperimento off lineQuando gli invidui cui sottoporre l’indagine sono reperiti off line si parla di pre-reclutamento e cioè della raccolta di un insieme dinominativi di invidui che accettano di cooperare a una successiva indagine on lineLe principali tecniche di pre-reclutamento off line di campioni per indagini on line sono:

ü Il reperimento telefonico, con screening sulla popolazione

ü Il reperimento personale tramite intervistatori

ü L’utilizzo ai fini del reperimento di soggetti già compresi in alcune grandi indagini multiclient: dette omnibusLe tecniche di reperimento off line massimizzano la rappresentatività dei campioni. Reperire gli individui dall’esterno della reteconsente di superare alcune problematiche quali:

w Il problema della prospettiva: rispettare la condizione di equa possibilità di estrazione dei casi e di generare così campioniin grado di rappresentare un bacino più ampio rispetto a quello dei frequentatori di determinati siti

w Il problema della raggiungibilità dei soli connessi: non si limita il bacino degli individui ai soli utenti collegati alla rete almomento del reperimento

w Il problema dell’incompletezza o della rappresentatività complessiva delle liste di individui (liste e-mail) disponibili in rete.Occorre comunque tener conto del fatto che il reperimento off line pone non pochi problemi di costo infatti occorre:

à Elaborare due questionari, il primo con le domande di screening atte a individuare gli intervistati eleggibili per la ricerca

à Prevedere una duplice fase di analisi dei risultati:

w Sui nominativi raccolti

w Sulle risposte fornite dagli intervistati sui temi effettivamente indagati

à Sovra-reperire i soggetti: per raggiungere la numerosità campionaria desiderata può essere necessario reperire fino a un 60%in più

à Nel caso dei reperimenti personali su supporto cartaceo, è necessario anche investire budget nell’informatizzazione dei datinecessari a contattare gli individui prereperiti

Un secondo deterrente per i pre-reclutamenti off line è rappresentato dal lungo tempo necessario alla sua realizzazione.

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In effetti una volta individuati i soggetti che entreranno a far parte del campione può risultare conveniente realizzare l’intervistadirettamente off line,

2. Tecniche di reperimento on lineQueste tecniche appaiono spesso meno rigorose sul piano statistico ma certamente più convenienti dal punto di vista del calcolocosti-benefici.

Il reperimento da lista di indirizzi e-mail.Esistono delle socità che mettono a disposizione dei ricercatori indirizzi e-mail raccolti con diverse tecniche. Spesso i nominativicosì raccolti includono anche numerose informazioni di profilazione.Inoltre sono reperibili in rete liste di individui che volontariamente si candidano a rispondere a questionari relativi a temi che sonointeressati ad approfondire. In questo caso occorre tener presente che si tratta di persone fortemente coinvolte su determinatiargomenti

Il reperimento da lista di aderenti a newsgroup o forum di discussione.Consente reperimenti molto mirati ed è da notare che, anche se a volte può essere un’utile scorciatoia, il carattere mirato diqueste liste di discussione può anche costituire uno svantaggio legato al fatto che al ricercatore sarebbero utili individuidistribuiti casualmente anche per quanto riguarda gli interessi

Il reperimento da banner o link.In questo caso vale la pena di notare che:

ü Viene a volte proposta come modo per aggirare il problema della prospettiva, e cioè per indagini sugli utilizzatori della retein cui i campioni non devono limitarsi a rappresentare gli utenti di uno specifico sito internet

ü Anche se di semplice realizzazione in realtà offre poche garanzie in termini di qualità del campione

ü Svantaggi in termini economici

Viste le oggettive difficoltà nell’individuare una tecnica di reperimento che porti a una mediazione soddisfacente tra costi e

qualità dei campioni, è pratica sempre più frequente ricorrere ai panel.I panel si possono distinguere in:

1. Panel di individui reperiti off line

2. Panel di individui reperiti on line

I questionari in reteIl questionario è il principale strumento di rilevazione nelle ricerche d’impatto quantitativo. Esso è composto da una serie didomande prevalentemente chiuse e a risposte precodificateLe potenzialità del questionario in quanto strumento di rilevazione derivano dalla sua intrinseca natura di mezzo dicomunicazione. Esso è veicolo e luogo di una conversazione mediata di tipo asimmetrico tra due soggetti.Lo scambio comunicativo può essere:

q Asincrono: nel caso di questionari autosomministrati

q Sincrono: le domande sono lette da un intervistatore in un incontro face to face o in un’intervista telefonicaCiò che ha effettivamente dato il via all’uso dei questionari on line è soprattutto il fatto che la rete si configuri come un luogofrequentato da milioni di individui che si muovono tra i diversi ambienti e contenuti. E’ come mettersi alle porte di un centrocommerciale il sabato mattina!L’acronimo CASIC indica l’insieme delle nuove tecniche di indagine per condurre rilevazioni statistiche assistite da computer esoftware specializzato.

Gli e-mail Questionnaires1. IntroduzioneNella ricerca sociale si può ricorrere alla posta elettronica come canale di contatto per indagini condotte con altre strategie dirilevazione sia come mezzo di rilevazione delle stesse. Attraverso la posta elettronica è possibile:

< Somministrare veri e propri questionari strutturati: questionari via e-mail

< Generare conversazioni asincrone simili a quelle tipiche delle situazioni di intervista qualitativa tradizionale

2. I questionari via e-mailIl sistema più semplice per realizzare un questionario via e-mail è quello di comporlo direttamente all’interno del testo delmessaggio e di inviarlo ai destinatari, che, dopo averlo aperto, potranno compilarlo digitando le proprie risposte negli spaziindicati da opportuni marcatori grafici. Terminata la compilazione lo rispediranno come un qualsiasi altro messaggio di postaelettronica. Evidenti sono i vantaggi di questa tecnica:

w Semplicità e rapidità

w Non occorrono applicativi

w Pochissima competenza necessaria

w Vantaggi economiciI costi che vanno tenuti presenti riguardano:

ü La stesura del questionario

ü Il reperimento degli indirizzi

ü La gestione degli invii e dei successivi solleciti

ü La trascrizione delle risposte ottenute su supporto digitaleLe ricerche realizzate in questo modo si dimostrano comunque vantaggiose:

w Molto economiche

w Soprattutto nel caso di campioni relativamente ristretti

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Per contro, i questionari via e-mail dovendo essere realizzati utilizzando il layout ottenibile attraverso l’editing di testo deiprogrammi di posta elettronica, mostrano non pochi problemi infatti:

1. Tali software non danno la possibilità di generare prodotti accattivanti sul piano grafico

2. Possibilità di formattazione limitate

3. Non perfetta compatibilità dei programmi di posta elettronica

4. Nessuna possibilità di tenere sotto controllo la qualità e le modalità della compilazione eseguita dall’intervistato

5. Impossibile imporre vincoli e percorsi obbligati alla compilazione attraverso l’uso strutturante di domande filtro

6. La libertà dei rispondenti di intervenire sul testo rende molto difficile la corretta interpretazione automatica dei dati

Una seconda possibilità di realizzazione di survey con l’uso di questionari via e-mail è utilizzare un applicativo softwarecontenente il format di compilazione e inviarlo sotto forma di allegato al messaggio ai destinatari. Tale tecnica è definita disk bye-mail.Consente di:

w Rendere il layout piacevole e chiaro sul piano grafico

w Imporre una sequenza:

w Strutturata

w Vincolante

w Dinamica

w Gestire la visualizzazione di immagini o animazioni

w Convertire le risposte ottenute in file immediatamente leggibili dai software di analisiIl limite principale è dato dal fatto che tutto è realizzabile attraverso un software dedicato che è necessario far pervenire alrispondente e che deve essere compatibile con il sistema operativo installato sul suo computerPerchè tutto vada a buon fine sono necessari:

ü Competenza tecnologica

ü Effettiva disponibilità del rispondente che può essere intimorito dal fatto che si possa trattare di un programma spiaInsomma, la motivazione alla partecipazione deve essere decisamente alta.

Una terza possibilità è quella di inviare un questionario come allegato in formato testo o foglio elettronico.Tale soluzione risulta un ibrido interessante:

$ Non necessita di software particolari da parte del ricercatore o che debba essere installato dal rispondente

$ La compilazione da parte del ricevente risulta semplice e intuitiva

$ Consente di generare impianti grafici chiari ed efficaci sul piano comunicativo

$ Si possono realizzare celle in grado di vincolare i caratteri accettabili

$ Leggibilità degli allegati non difficile da assicurarePer contro però:

x Non è possibile generare format di compilazione realmente dinamici e in grado di strutturare la compilazione

x Eventualità che i software usati non siano quelli usati dal rispondente

x Ridotta possibilità di allegare file multimediali

è Il bilancio complessivo rende i questionari inviati come allegati una strategia interessante e perseguibile

3. Indicazioni operativeAlmeno tre competenze di base:

1. METODOLOGICHE: comuni a qualsiasi altro strumento autosomministrato di questo tipo

2. TECNOLOGICHE: sono relative allo specifico del mezzo usato:

i. Relative allo strumento: è necessario limitare il numero delle domande per evitare una certa pesantezza dellostrumento di rilevazione

ii. Relative alle strategie di gestione

3. COMUNICAZIONALIAlcuni consigli:

1. Utilizzare formattazioni minime

2. Indicare esplicitamente in che modo il rispondente deve scegliere la sua risposta

3. Contenere l’uso delle scale

4. Utilizzare le opportune abbreviazioniOccorre accortezza per quanto riguarda gli attributi specifici dello strumento. Ad esempio l’introduzione deve essere sintetica eaccattivante e la sua lunghezza deve offrire la possibilità di visualizzare almeno la prima domanda senza dover fare alcunoscrolling.

5. Le domande iniziali molto semplici e non invasive

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6. Curare al massimo l’efficacia comunicativa della prima e-mail:

i. Inviare la mail personalizzata o comunque in modo che il soggetto abbia l’impressione di essere l’unicocontattato

ii. Una descrizione dell’indagine in linea generale

iii. Informazioni circa il soggetto promotore della ricerca

iv. Indicazioni esplicite sul trattamento che sarà riservato ai dati

v. Spiegazione sulle modalità e sui criteri attraverso cui si è giunti all’estrazione del nominativo

vi. Istruzioni precise su come deve avvenire la compilazione

7. Prevedere l’opportunità che gli intervistati meno abili al computer possano stampare il questionario compilarlo e rispedirloper posta

8. È consigliabile indicare sempre un indirizzo e-mail e/o un numero di telefono a cui rivolgersi per ulteriori informazioniIl percorso della mail di invito non è privo di ostacoli infatti essa deve:

w Giungere alla casella del soggetto a cui il ricercatore è effettivamente interessato

w Apparire sufficientemente autorevole e innoqua

w Risultare sufficientemente interessante da meritare il minimo di attenzione necessaria affinchè il rispondente decida dicliccare per aprirla

w Essere in grado di mantenere viva l’attenzione affinchè egli legga il testo e si faccia un’idea positiva della ricerca al punto daconcedere la propria collaborazione

w Il questionario in essa contenuto deve dimostrarsi coerente con le aspettative stimolate dal testo di presentazione

w La compilazione non deve essere particolarmente faticosa perciò se le questioni che il ricercatore vuole approfondire sonomolte conviene spezzare la rilevazione in 4 o 5 invii così articolati

ü Messaggio iniziale: primo contatto in cui si presenta la ricerca, se ne esplicano gli scopi e le modalità

ü Il questionario ma anche una breve sintesi di quanto già detto nella precedente mail

ü Al massimo due messaggi di sollecito che contengano di nuovo il questionario

ü Una mail di ringraziamento

ü Una eventuale mail finale nella quale, oltre a rinnovare i ringraziamenti agli intervistati, e si allega un abstract dei risultaticonseguiti. Questo tipo di restituzione dell’informazione si è dimostrata uno degli incentivi alla partecipazione piùefficaci

4. Efficacia dello strumento e ambiti di utilizzoIl primo criterio di valutazione dell’efficacia di qualsiasi questionario è naturalmente quello relativo alla sua effettiva capacità diraccogliere risposte e quindi di ricevere un tasso di rifiuti accettabile e sufficientemente distribuito fra le diverse tipologie dirispondenti in modo sa non introdurre errori sistematici di campionamento. I fattori che possono influenzare la disponibilità deipotenziali rispondenti a partecipare alla rilevazione e a condurla fino in fondo sono numerosi e interconnessi:

q Il tema della ricerca e il grado di coinvolgimento che si è in grado di suscitare nei potenziali intervistati

q Il soggetto esecutore e/o patrocinante dell’indagine

q Uso delle lettere di sollecito

q Lunghezza del questionario

q L’uso o meno di incentiviTra gli elementi specifici delle rilevazioni condotte attraverso l’invio di questionari via e-mail vi sono:

ü Il fatto che il reperimento sia stato fatto on line o attraverso altre strategie di contatto più tradizionali

ü La particolare tipologia di soggetti coinvolti nella ricerca soprattutto per quanto riguarda le loro specifiche pratiche diutilizzo della posta elettronica

ü Il fatto che l’indirizzo a cui viene spedita l’e-mail sia personale o collettivoTra i diversi lavori condotti per verificare l’incidenza di alcuni fattori sui tassi di risposta alle ricerche condotte con questa tecnica,uno dei più interessanti e completi è quello recentemente condotto da Sheehan (2001).

Studio Sheehan (2001).L’autore ha cercato di misurare il ruolo di cinque fattori sulla propensione dei soggetti a partecipare all’indagine loro proposta:

1. La lunghezza del questionario

2. Il numero di messaggi di primo contatto inviati prima del questionario

3. L’uso dei solleciti

4. La rilevanza della ricerca percepita

5. L’anno di realizzazione.A questo scopo ha condotto un’analisi secondaria di tutte le ricerche, di cui fosse stato possibile reperire un sufficiente materialedocumentale. Dai risultati dell’analisi emergono alcune conferme e qualche sorpresa.

é Capacità dei messaggi di sollecito di innalzare in maniera significativa i tassi di partecipazione dei soggetti

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ê La variabile maggiormente in grado di influenzare le percentuali di risposta è l’anno di svolgimento. I tassi medi di rispostasono sempre più bassi e questo indica che si va verso un effetto di saturazione verso le ricerche in generale (e non solo versoquelle on line).

La tecnica Cawi (Computer Assisted Web Interview)

1. Realizzare un questionario on lineCondurre un’inchiesta significa porre un determinato numero di domande standardizzate, nello stesso momento, a un certonumero di persone selezionate secondo certi criteri, per costruire una sezione trasversale rappresentativa dell’interapopolazione.Una volta operativizzate le ipotesi di lavoro e stabilito il piano di campionamento, il compito del ricercatore è quello di mettere apunto lo strumento di raccolta dei dati:il questionario.Oggi software specifici trasformano le domande e le risposte in formulari web.

Formati di presentazione delle domande.Le domande aperte sono traducibili sul web in aree grafiche delimitate dove inserire le risposte e possono essere realizzate indue modi:

1. La casella di testo che prevede uno spazio limitato che può raggiungere al massimo la dimensione di una riga a suggerireall’intervistato la necessità di fornire una risposta estremamente sintetica;

2. Il box di testo che può raggiungere dimensioni molto grandi, e consente al rispondente di esprimersi con la massima libertà.

Le domande chiuse possono invece presentarsi in tre diversi formati:

1. A risposta singola quando si offre all’intervistato la possibilità di scegliere una sola delle modalità di risposta previste

2. A risposta multipla quando invece può indicare più risposte

3. A risposta validata quando le risposte fornite sono sottoposte a verifica immediata del formatoVi sono diversi modi di presentare, sul web, queste diverse tipologie di domande chiuse:

ü I pulsanti radio evidenziano immediatamente tutte le alternative di risposta possibili occupando, inevitabilmente moltospazio.

ü I menu a tendina: una modalità di presentazione compatta delle domande, ottenuta non mostrando subito le alternative marichiedendo all’utente un clik per poterle esaminare

ü I listbox sono una soluzione di presentazione costituita da un riquadro che mostra immediatamente una parte dellealternative possibili. Essa offre la possibilità di selezionare più risposte contemporaneamente

ü I checkbox è i formato di presentazione molto simile ai pulsanti radio, ma che viene impiegato soprattutto nei quesiti arisposta multipla. Mostra subito tutte le alternative perciò è bene evitarlo quando la lista è troppo lunga.

Le matrici di checkbox e pulsanti radio possono essere organizzate nelle cosiddette batterie qualora si voglia proporre una seriedi domande. In questo caso l’intervistato viene stimolato a tenere conto, più di quanto non avvenga con altri format delle rispostedate alle altre domande della batteria. Attenzione però, perchè matrici troppo grandi e omogenee possono esercitare un’azioneintimidatoria. Per evitare ciò è bene evidenziare le righe in modo diverso o usare altri artifici grafici.

ü Le scale: sono adatte a rilevare atteggiamenti, opinioni o tratti della personalità del rispondente utilizzando griglie ad hocche permettono di raccogliere grandi quantità di dati in una minima quantità di tempo e spazio.

ü Gli ordinamenti: si chiede all’intervistato di costruire una classifica ideale delle opzioni che gli vengono presentate (rankquestion)

ü Le immagini cliccabili: tra i vantaggi offerti dai questionari web based c’è la possibilità di sviluppare modalità dipresentazione delle domande particolarmente ricche e accattivanti come le immagini cliccabili nelle quali l’intervistato deveselezionare un’immagine piuttosto che una frase

ü Le caselle di testo formattate: rappresentano una versione precodificata delle caselle di testo. L’obiettivo è ridurre lapossibilità di errori nelle risposte

Nelle rilevazioni Cawi è importante curare oltre che il linguaggio verbale anche quello visivo e iconico. E quindi porre attenzionea:

w TIPO DI CARATTERE

w DIMENSIONI DEL FONT

w UTILIZZO DEGLI STILI DI TESTO

w LA PRESENZA DI TABELLETutte questioni dalle quali dipende l’aspetto importantissimo della leggibilità delle domande.Per aumentare la leggibilità:

q Al massimo due diversi caratteri

q Ridurre al minimo Corsivi

q Usare grassetto con molta attenzione visto che può addirittura influenzare le risposte

q Aumentare dimensioni solo per titoli

q Evidenziare marcatamente i bordi delle tabelleAttenzione anche al linguaggio iconico e simbolico:

ü Simboli fastosi e inusuali possono ridurre la credibilità della ricerca e distrarre dal contenuto

ü I simboli utilizzati dovrebbero sempre essere coerenti con lo scopo dell’indagine

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ü Non creare sovraccarico segnico potenzialmente disturbante

ü Molto utili sono i segni che aiutano in ogni momento l’intervistato a capire a che punto è

ü L’uso dei codici numerici deve essere attento perchè essi possono creare confusione e incertezza

Organizzazione interna del questionario.Il ricercatore deve decidere l’ordine delle domande e deve fornire alcuni criteri guida che aiutino gli intervistati a raccontare unastoria.

1. Le domande iniziali non devono essere intimidatorie

2. Tener conto del fatto che la curva di attenzione segue un andamento crescente fino a metà per poi decrescere abbastanzarapidamente.

3. Il tempo che i web intervistati sono disposti a spendere è inferiore a quello che sarebbero disposti a impiegare per unquestionario cartaceo

4. Suddividere l’inchiesta in sezioni per ridurre il numero di domande da sottoporre a ciascun intervistato (il campione èraddoppiato) e quindi, auspicabilmente, ad aumentare il tasso dei questionari compilati integralmente.

Personalizzazione del questionarioI dispositivi più importanti che consentono tale personalizzazione sono:

ü BRANCHING: inserire delle domande filtro. Questa funzione permette di far visualizzare ai rispondenti solo le domande pertinenti al loro profilo risolvendo gli errori incui potrebbe incorrere l’intervistato che si trovasse a leggere delle istruzioni nel test:

) Di esecuzione

) Di non esecuzione

ü RESPONSE PIPING: Permette di copiare geli elementi presenti nelle risposte date a domande precedenti nella formulazione diquelle successive, consentendo una notevole personalizzazione del formato di rilevazione

2. La scelta del layoutAl momento della pubblicazione ci sono altri interrogativi a cui rispondere:

Pagina singola vs multipaginaSe l’inchiesta è breve è buona norma usare un’unica pagina a meno che di desideri che l’intervistato non conosca assolutamentele domande in anticipo. Un’inchiesta su una sola pagina viene sempre percepita come più breve. D’altra parte però i questionarilunghi possono trarre vantaggio dall’essere posti su più pagine

Spazio sullo schermoIl layout orizzontale permette di generare strutture di compilazione più compatte, consentendo all’intervistato di rispondere a piùdomande nella stessa schermata. Tuttavia, dato che il formato orizzontale dà l’impressione che le opzioni di risposta siano postesu un continuo per usarlo correttamente si deve ricorrere ad alcuni espedienti grafici per rendere evidente che le domande sonoindipendenti l’una dall’altra (es. Uso di colori diversi)

Accortezze graficheL’aspetto grafico di un questionario da somministrare via web è uno sei fattori più importanti da considerare. Questi espedientigrafici possono contribuire a creare un ambiente di interazione piacevole ed efficace sul piano dell’attenzione, ma vannoutilizzati con una certa accortezza: Un loro abuso può:

ü Portare alla perdita di credibilità

ü Distrarre

ü Sovraffollare le pagine rendendo poco visibili le domandeIl testo deve essere il più user friendly possibile. L’estetica deve essere sobria e coerente ai temi dell’indagine. Inoltre occorretener presente che le dimensioni della pagina non devono essere alte.Molta attenzione deve essre dedicata a:

$ Tavolozza dei colori

$ Eventuali immagini o filmati

$ Leggibilità delle domande e di tutte le alternative di risposta

3. L’uso degli incentiviGli incentivi devono stimolare la partecipazione. Nel caso delle indagini sul web si pone il problema di come recapitare a unapersona con cui esiste solo una relazione virtuale la ricompensa. I tipi di incentivi sono molteplici:

INCENTIVI MATERIALI

A Somme più o meno consistenti di denaro

A Doni da un catalogo

A Partecipazione a estrazioni

A Accumulo di punti informatici per ricevere certi prodottiGli incentivi materiali sono interessanti e accattivanti per tutte le categorie, tuttavia il loro potere tende a diminuire nel tempo

INCENTIVI ALTRUISTICICercano di stimolare la partecipazione offrendo la possibilità ai soggetti di rendersi utili: le somme offerte sono devolute inbeneficenza

INCENTIVI DIDATTICISono la messa a disposizione di tutti coloro che hanno partecipato dei risultati conseguiti con la ricerca. Si tratta di unriconoscimento legato alla condivisione della conoscenza

INCENTIVI SOLIDARISTICI

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Il costruirsi tra i membri che partecipano alla ricerca di un senso di appartenenza a una qualche collettività con cui condividereesperienze e confrontarsi su certe tematiche può rappresentare un tipo di incentivo estremamente valorizzante.In questo caso i ricercatori dovranno stimolare un senso di appartenenza e identità attraverso varie strategie

4. Le pop-up surveyUna pop-up survey è un questionario web che si presenta in una nuova finestra del browser durante la navigazioneSi tratta di una tecnica di campionamento corretta. Contrariamente a quanto avviene con i banner è l’utente che deve esprimere lapropria esplicita intenzione a non partecipare all’inchiesta. La principale causa di abbandono delle pop-up survey è connessa alla lunghezza delle stesse e alla presenza di domande convalidazione della risposta

5. Opportunità e limitiI benefit specifici della Cawi sono (a parte quelli già citati):

Attraverso i software è possibile memorizzare le operazionicondotte dagli intervistati durante la compilazione

La tracciabilità del processo di compilazione7

Impiego di domande sonda e di questionari complessi6

Gli utenti tendono a essere più egocentrici e a rispondere inmodo più aperto e sincero

Risposte più approfondite5

Maggiore privacy rispetto alle ricerche via e-mail, posta o telGaranzia di anonimato4

E questo fa diminuire il tasso di abbandonoPossibilità di creare un questionario multimediale3

L’intero progetto può esser seguito da un solo ricercatoreSemplicità della realizzazione del questionario2

I dati sono ottenuti automaticamente codificati e archiviaticonsentendo di realizzare analisi più semplici anche durantela rilevazione.

Analisi dei dati in progress1

Tra gli svantaggi vanno invece ricordati:

wCosto della connessionewScarsa confidenza con il canale ecc

Bassa percentuale di risposte3

I questionari sofisticati e complessi richiedono un tempo dicaricamento elevato2

Costo economico per l’intervistatoL’obbligo di compilazione online del questionario1

6. Software applicativi per le tecniche CawiI prodotti software per il Cawi offrono le seguenti funzioni:

I. Sviluppo del questionario

II. Distribuzione del questionario

III. Raccolta risposte

IV. Analisi delle risposte

V. Creazione report riassuntivi

VI. Gestione di una libreria quesiti/questionari

VII.Gestione di una base dati di destinatiari

Tecniche qualitative di rilevazione on line Le interviste on line

1. IntroduzioneSe il questionario hanno una immutabile natura quantitativista, le interviste standardizzate sono un passo verso il qualitativismo.Rappresentano un ibrido metodologico.Spostandoci ancora più decisamente nella prospettiva qualitativa le tecniche di rilevazione si caratterizzano secondo i seguentilivelli:

ü Il livello di standardizzazione delle domande e delle risposte

ü Il ruolo dell’intervistatore e il grado di direttività che egli esercita sulla situazione comunicativa

ü Maggiore o minore focalizzazione dei contenuti e dei temi affrontati

ü La finalità della rilevazione

ü L’orizzonte teorico e paradigmatico attraverso i quali il ricercatore utilizza e concettualizza la situazione di rilevazioneCiò che maggiormente condiziona le capacità euristiche dell’intervista è la sua natura di situazione comunicativa e relazionale.L’intervista infatti è una forma di interazione sociale nella quale due o più soggetti vengono a trovarsi, per un certo periodo ditempo per condividere il fine comune di un asimmetrico scambio di conoscenze e significatiIn una relazione di questo tipo intervengono:

q Status dell’intervistato

q Giochi che coinvolgono gli attori impegnati nell’intervista in quanto persone condizionate da una serie di fattori

q Temi trattati

q Ambientazione -> specifico contesto spazio-temporale in cui si svolge

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L’efficacia euristica dell’intervista qualitativa è connessa soprattutto con la situazione relazionale che viene a generarsi tra isoggetti in essa coinvolti e che tale situazione è il risultato di una serie di fattori strutturanti di natura:

1. Sociale: attribuzioni di ruolo, collocazioni di status...

2. Personale: caratteristiche fisiche dei partecipanti

3. Relazionale: dinamiche comunicative

4. Contestuale: ambientazione spazio-temporale

2. Caratteristiche delle interviste onlineCi sono diverse declinazioni possibili della tecnica on line.

Il loro essere digitali ridefinisce la logica delle interviste faccia a faccia . Se, infatti, l’elemento più caratterizzante dell’intervistatradizionale è il suo generarsi attraverso un’interazione fisica e diretta tra sue o più soggetti all’interno di una situazionecomunicativa finalizzata, in quella on line i soggetti si incontrano rimanendo tuttavia distanti nello spazio e, se è realizzataattraverso forme di comunicazione asincrona, anche nel tempo.L’insieme delle mediazioni imposte dalla rete, che si realizzano su vari livelli, se da un lato penalizzano alcuni tratti dellasituazione comunicativa, dall’altra ne rinforzano e ne producono altri potenzialmente valorizzanti e positivi. La comunicazione inrete va concettualizzata come una forma di interazione dotata di logiche proprie.Alcuni degli aspetti che caratterizzano le situazioni comunicative on line maggiormente strutturanti sulle interazioni finalizzatealla condivisione di significati quali appunto sono le interviste.

Cmc come opportunità per le interviste on linew Possibilità di rispondere rimanendo comodamente seduti davanti al proprio computer

w L’intervistato sa che qualunque cosa dirà non subirà alcuna conseguenza diretta nell’immediato

w L’impossibilità di cogliere i segnali analogici può incoraggiare i soggetti più timidi e evita problemi legati allo status e al ruoloLA COMUNICAZIONE IN RETE SI TRADUCE IN UNA SORTA DI DEINDIVIDUALIZZAZIONE DEL SOGGETTO E DI ANONIMATO VISIVO.

In altri termini, l’intensità dell’interazione personale associata alla potenziale libertà di esprimersi senza essere giudicati, puòcontribuire a realizzare relazioni particolarmente intime.

w Paiono del tutto ridimensionati i timori che la comunicazione in rete, soprattutto se di gruppo, debba tradursi inatteggiamenti di anarchia e di assoluta libertà di espressione

w Risparmio di tempo e di denaro

w Inoltre vanno sottratti i costi relativi a:

q Trascrizione delle verbalizzazioni raccolte

q Registrazione delle interviste

q Eventuale affitto spazi

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Due diverse posizioni.

Approccio costruttivista

Approccio neo-positivista

Attribuisce all'intervistatore il ruolo di somministratore di stimoli standardizzati ai diversi rispondenti. In questa prospettiva quantitativista si prescrive un atteggiamento del somministratore neutro e distaccato che non deve in alcun modo influenzare

Qui ci si pone in una prospettiva qualitativa. Scopo dell'intervistatore è quello di generare una situazione relazionale e di ascolto empatica e coinvolgente, all'interno della quale l'intervistato dovrebbe avere la possibilità di far emergere i contenuti più profondi e sinceri del proprio modo di essere e di pensare.

Tipo di comunicazione on lineSincrona Asincrona

Uno Chat interview e-mail interview

Più di uno Chat interviewFocus group on line

Gruppi e-mail moderati(Gem) Forum di discussione

Delphi on line

Soggetticoinvolti

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q Incentivi ai partecipanti

3. Modalità di realizzazioneLa preparazione delle interviste on line.Le ricerche di impianto qualitativo basate sulle interviste implicano quasi sempre il ricorso a campioni di piccole dimensioni,spesso generati secondo processi di estrazione non probabilistica. L’accento è posto sulla profondità dei significati raccolti piùche sulla rappresentatività dei risultati conseguiti.La possibilità di internet di abbattere le barriere spaziali e sociali consente di ricorrere a logiche di reperimento anche molto piùselettive e mirate, ad esempio quelle a valanga.Le interviste implicano sempre un certo grado di impegno, sia per gli aspetti logistici (essere in chat a una certa ora) sia,soprattutto, per il grado di coinvolgimento emotivo.È importante che l’argomento trattato susciti interesse nell’intervistato perciò il conduttore deve essere in grado di presentare larilevazione in modo stimolante e consono al tipo di relazione generabile attraverso la rete

La conduzione delle interviste on line.Le competenze richieste per produrre interviste on line sono il risultato di abilità di tipo:

a. Comunicativo: cioè relative alla capacità di generare una dinamica relazione sufficientemente empatica, rassicurante

b. Metodologico: direttamente connesse con le tecniche di conduzione dell’intervista

c. Tecnologico

Competenze comunicative.Nelle interviste on line le strategie attraverso cui si può giungere a generare un clima relazionale empatico adatto alla rilevazionesono diverse da quelle delle interviste tradizionali:

l Generare un clima di fiducia: l’intervistato deve essere rassicurato rispetto alle finalità della rilevazione e all’uso cheverrà fatto delle verbalizzazioni, ai tempi su cui essa si dispiegherà e al tipo di impegno che sarà richiesto. È utile nelnostro caso inviare frequenti messaggi di conferma e di assenso “ho ricevuto la tua mail” “grazie per la rapidità con cuihai risposto”

l Stimolare la disponibilità dei rispondenti: scopo dell’intervista qualitativa è quello di comprendere il punto di vistadell’altro perciò è necessario che questi sia disponibile a concedere il proprio sguardo. Un atteggiamento altrettantoaperto e disponibile è richiesto anche all’intervistatore che deve mettersi in una condizione di ascolto empatico edimostrarsi in grado di esprimere con sincerità e naturalezza i sentimenti e le emozioni stimolate dai contenuti chel’intervistato andrà a condividere con lui.

l L’uso dei rilanci: nelle interviste face to face un tipico rilancio è quello di riformulare la domanda. Nelle interviste viae-mail tali strategie possono essere usate ma con parsimonia e decidendo caso per caso

l Le “non risposte”: La totale non risposta è rara nelle face to face ma nella rete questo comportamento è più diffuso. Sela mancata risposta perdura per un certo tempo (1 settimana) conviene ritenere “perso” il soggetto e provvedere alla suasostituzione

l Pause e silenzi: Pause e silenzi non sono dannosi nelle face to face e invece nelle indagini on line assumono unsignificato totalmente diverso: vengono percepite come indice di disattenzione o di assenza piuttosto che come frutto diproblemi di collegamento. L’intervistatore deve evitarle tra una mossa comunicativa e l’altra

l Ordine e successione temporale delle domande

4. Le interviste individuali via e-mailNel caso delle mail alle mediazioni comunicative già citate e dovute al mezzo si aggiunge anche quella temporale impostadall’a-sincronicità. Questa però può avere delle valenze positive infatti non essendo costretto a rispondere subito, l’intervistatopuò organizzare con calma le sue risposte soppesando le parole e dedicando del tempo a comprendere quale sia la suaposizione.Nel caso del questionario cartaceo l’intervistato ha a disposizione una sola copia perciò non può modificare molto la sua rispostadopo averla scritta: le cose sono molto diverse nel caso di una e-mail che consente di fare infinite correzioni poco time-consuming.Scrivere ciò che si pensa è un’operazione meno naturale di quanto non sia esprimerlo verbalmente. L’autoselezione di utilizzatoridi Internet aumenta la probabilità che i soggetti contattati siano in grado di esprimere i propri pensieri in forma scritta.

5. Le interviste di gruppo via e-mailL’intervista qualitativa di gruppo svolta via e-mail è definita Gem.Gem sono una sorta di ibridazione tecnologica della metodologia Delphi da cui differiscono, oltre che per il canale anche per lanatura prettamente qualitativa. I gruppi non devono essere molto numerosi perchè diventerebbero ingestibili, è utile piuttostocreare più gruppi.La procedura: il conduttore invia una prima domanda a tutti i partecipanti invitandoli a rispondere entro un certo periodo ditempo. Ricevute le risposte, il conduttore ne redige una breve sintesi in grado di riprodurre tutte le posizioni. Le varieverbalizzazioni, riportate in forma anonima, permettono di aprire un confronto sulle stesse.

è Questa procedura consente di generare un dialogo interattivo.È molto importante al fine di generare un clima amichevole e collaborativo una breve fase di riscaldamento che può avvenire conun primo giro di e-mail in cui ognuno si presenta.Una conduzione del gruppo efficace e attenta negli interenti richiede un notevole investimento temporale non strutturabilesecondo un’agenda troppo rigida. Aspetti valorizzanti specifici della tecnica:

A. Possibilità di fare valutazioni con calma grazie all’a-sincronicità

B. La mediazione tecnologica e quella del ricercatore riduce la possibilità di fenomeni di acquiescenza sociale

C. Le verbalizzazioni raccolte si rivelano di solito focalizzate sul temaI limiti invece sono:

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a. Scarsa possibilità di rilanci

b. Ridotta possibilità di interazione tra i partecipanti

c. Rischio di interruzioni della partecipazione

d. Impegno temporale e organizzativo

6. Le interviste individuali via chatSi tratta di una forma di intervista sincrona, si può parlare di e-interview. La qualità del materiale è penalizzata dai limiti di unacomunicazione che passa per una tastiera ma è favorita dagli alti livelli di intimità che il canale si dimostra spesso in grado digenerare velocemente.Un uso originale di questa tecnica è stato quello di integrarla con la tecnica Cawi.

I focus group online1. La tecnica del focus groupIl focus group è una strategia di rilevazione di tipo qualitativo che presenta diverse varianti introdotte dai ricercatori nel tentativodi rispondere alle molteplici esigenze dettate dagli ambiti della ricerca.Morgan: “There is no one way to do focus group”.

Si tratta di una tecnica di rilevazione per la ricerca sociale basata sulla discussione tra un piccolo gruppo di persone, allapresenza di uno o più moderatori, focalizzata su un argomento che si vuole indagare in profondità.L’intervista di gruppo focalizzata nasce negli anni 40 nell’ambito della communication research per poi affermarsi nell’ambito delmarketing.Negli anni 80 questa tecnica è stata riscoperta nella ricerca accademica e in quella valutativa.L’attenzione del ricercatore è focalizzata soprattutto sull’interazione socio-relazionale che si instaura tra i componenti delgruppo.La discussione in un focus group si articola secondo una traccia.Il moderatore o facilitatore ha il ruolo di permettere al gruppo di funzionare regolando gli interventi, richiamando alla chiarezza ealla sintesi. Il suo ruolo varia in relazione al grado di strutturazione del focus group.

NON ESISTONO VERE E PROPRIE REGOLEIl gruppo è costruito ad hoc dal ricercatore per rispondere a una specifica esigenza conoscitiva.Le variabili rilevanti per la composizione del gruppo sono:

w Età

w Sesso

w Titolo di studio

w Caratteristiche di rilievo in relazione all’oggetto di indagineIl numero dei partecipanti è variabile da 4 a 12.I risultati ottenuti non possono essere ritenuti statisticamente rappresentativi, in quanto i partecipanti vengono individuati concampionamento di tipo non probabilistico.La durata media di un focus group è di circa due ore.La base di analisi è la trascrizione completa della discussione integrata da note

2. Il focus group on lineSi hanno focus group on line di tipo:

+ SINCRONO

+ ASINCRONO

+ Web based

+ Mail basedIn ogni focus group il moderatore pone all’attenzione dei partecipanti spunti di discussioneNella CMC le persone interagiscono tramite una serie di interfacce che fanno cadere due dei presupposti fondamentali dei focustradizionali:

a. La presenza comune in uno stesso luogo fisico

b. Interazione basata sul complesso delle relazioni tra comunicazione verbale e non verbaleLa CMC da una parte limita le potenzialità espressive di tipo analogico ma dall’altra, in ragione di una maggiore possibilità ditutela dell’anonimato, consente di generare un’interazione più spontaneaSi riduce notevolmente il fenomeno della desiderabilità sociale.Per contro, bisogna rilevare il fatto che la ricchezza espressiva con cui si rivolgono al gruppo i soggetti dipende molto dallaconfidenza che hanno con il mezzo e la velocità di scrittura. Inoltre il grado di controllo dell’ambiente in cui avviene lacompilazione è decisamente minore nel caso del focus group on line, i soggetti possono essere distratti dalla televisione o dallaradio.Anche la natura degli stimoli che è possibile introdurre durante un focus group on line differisce da quella della tecnicatradizionale. Anche per far fronte a tutte queste problematiche alcuni ricercatori hanno proposto l’uso della web cam.Molti sono i vantaggi del focus group on line: i principali sono quelli tipici delle tecniche di rilevazione qualitativa via rete(riduzione costi, possibilità di abbattere barriere geografiche o sociali. A proposito dei costi però quelli relativi alla stesura delprogetto, costruzione della traccia, conduzione e analisi dei dati non sono trascurabili.

3. L’uso della tecnologia nei focus-group on linePer realizzare i focus group on line è necessario scegliere l’hardware e il software che supporteranno le funzioni di comunicazionenecessarie all’interazione di gruppo.Il software deve garantire la possibilità di:

w Gestire uno o più aree chat di tipo testuale

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w Archiviare le risposte ottenute consentendo eventualmente una loro prima elaborazione

w Identificare gli interventi di ogni singolo intervistato

w Garantire la privacy

w Consentire la gestione della traccia e la somministrazione degli stimoli.Possono rivelarsi utili tutti i software che supportano l’analisi qualitativa dei dati tipici della ricerca sociale tradizionale

4. Realizzazione di un focus-group on lineCi sono alcune specificità della tecnica, imputabili all’influenza della tecnologia utilizzata, che vale la pena analizzare dividendolea seconda del momento della ricerca in cui si manifestano:

: Il reclutamento: può avvenire:

w On line utilizzando liste di nominativi acquisiti

w Off line attraverso metodi tradizionali come il reclutamento telefonico.Nel caso di reclutamento on line sarà necessario inviare una e-mail di invito (vedi quello che si è detto per i questionari viae-mail). Il grado di partecipazione è influenzato da:

w Modalità di reclutamento

w Semplicità delle procedure di accesso

w Familiarità con gli strumenti informatici

w Ostacoli tipici anche del focus group tradizionale

: “Welcome message” e test informatico: Una volta ricevute le adesioni sarà inviata una e-mail in cui vengono specificati un nomeutente e una password e la data e ora in cui dovranno connettersi alla rete per interagire con gli altri partecipanti. Convieneinoltre invitare i partecipanti a effettuare una prova preliminare di accesso al sito utilizzando la password

: Predisposizione della traccia: Le varie domande stimolo devono essere redatte in maniera completa in modo da essere giàpronte senza che il conduttore debba scriverle mentre interagisce con i partecipanti. La stesura deve essere chiara esemplice. Gli stimoli dovrebbero essere in un numero di 30 40 domande, ma tale numero può variare a seconda dellacomplessità dell’argomento

: Preparazione del gruppo: almeno mezz’ora prima del focus group il moderatore e lo staff si collegano in attesa deipartecipanti. Al momento del log in ognuno entrerà nella waiting room dove sarà sottoposto a una piccola intervista discreening per verificare l’identità del partecipante e per sottoporre le domande socio-anagrafiche

: La discussion room: qui ha inizio il colloquio. I messaggi sono di tre tipi:

w Msg dei partecipanti

w Msg del moderatore

w Msg in forma privata (a due)Esiste anche la possibilità di spiare la discussione senza entrare nella discussion room.

: Conduzione del gruppo: All’inizio il moderatore si presenta e espone gli obiettivi della ricerca e le regole attraverso cuiavverrà la comunicazione:

w Ognuno è libero di dire la sua

w Non si deve per forza giungere a un accordo

w Durata del focus

w Info circa eventuali problemi tecniciE poi lancia il primo stimolo che può anche essere filmato o musicale... Il moderatore deve essere veloce con la tastiera edeve essere in grado di mettere a proprio agio i partecipanti

: Supporto tecnico: è opportuno che ci sia accanto al moderatore qualcuno in grado di risolvere gli eventuali problemi tecniciche si possono verificare

: Rapporto finale: niente di nuovo rispetto al focus group tradizionaleIn conclusione non si può non ricordare che la possibilità di impiegare efficacemente le tecniche di ricerca sociale on line dipendedalla penetrazione dell’utilizzo di Internet fra i potenziali rispondenti.

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