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_____________________________________________________________________________________ Deliberazione n. 10 del 2 febbraio 2017 Piano Triennale di prevenzione della corruzione e della trasparenza (PTPCT) – Triennio 2017-2019 – Approvazione. Sono presenti: Presidente: Maurizio de Pascale Componenti: 1. Emanuele Garzia in rappresentanza del settore commercio 2. Gianfrancesco Lecca in rappresentanza del settore industria 3. Efisio Perra in rappresentanza del settore agricoltura 4. Patrizia Pinna in rappresentanza del settore artigianato Esercita le funzioni di Segretario il dott. Luca Camurri, Segretario Generale della Camera, assistito dal dott. Stefano Carta, funzionario camerale. Sono assenti giustificati il Dott. Quirino Cervellini Revisori, il dott. Enrico Gaia e la dott.ssa Simonetta Negrini, rispettivamente Presidente e componenti del Collegio dei Revisori dei Conti. Partecipa, altresì, alla seduta il Presidente dell’Azienda Speciale Centro Servizi Promozionali per le Imprese, sig. Mauro Murgia su invito della Giunta. La Giunta camerale VISTA la legge n. 580/1993, così come modificata dal decreto legislativo n. 23/2010 e dal decreto legislativo n. 219/2016; VISTO il D.Lgs. n. 165/2001 recante “Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche”; VISTO lo Statuto camerale, approvato dal Consiglio camerale con deliberazione n. 2 del 17 luglio 2001, modificato da ultimo con deliberazione n. 5 del 27 ottobre 2016; VISTA la legge n. 190/2012, come modificata dal decreto legislativo 197/2016, recante “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella Pubblica amministrazione” ed, in particolare, l'articolo 1, comma 8, che stabilisce che “l'organo di indirizzo politico adotta il piano triennale di prevenzione della corruzione, su proposta del responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza,

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    Deliberazione n. 10 del 2 febbraio 2017

    Piano Triennale di prevenzione della corruzione e della trasparenza (PTPCT) – Triennio 2017-2019 – Approvazione.

    Sono presenti:

    Presidente:

    Maurizio de Pascale

    Componenti:

    1. Emanuele Garzia in rappresentanza del settore commercio 2. Gianfrancesco Lecca in rappresentanza del settore industria 3. Efisio Perra

    in rappresentanza del settore agricoltura 4. Patrizia Pinna

    in rappresentanza del settore artigianato

    Esercita le funzioni di Segretario il dott. Luca Camurri, Segretario Generale della Camera, assistito dal dott. Stefano Carta, funzionario camerale.

    Sono assenti giustificati il Dott. Quirino Cervellini Revisori, il dott. Enrico Gaia e la dott.ssa Simonetta Negrini, rispettivamente Presidente e componenti del Collegio dei Revisori dei Conti. Partecipa, altresì, alla seduta il Presidente dell’Azienda Speciale Centro Servizi Promozionali per le Imprese, sig. Mauro Murgia su invito della Giunta.

    La Giunta camerale

    VISTA la legge n. 580/1993, così come modificata dal decreto legislativo n. 23/2010 e dal decreto legislativo n. 219/2016;

    VISTO il D.Lgs. n. 165/2001 recante “Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche”;

    VISTO lo Statuto camerale, approvato dal Consiglio camerale con deliberazione n. 2 del 17 luglio 2001, modificato da ultimo con deliberazione n. 5 del 27 ottobre 2016;

    VISTA la legge n. 190/2012, come modificata dal decreto legislativo 197/2016, recante “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella Pubblica amministrazione” ed, in particolare, l'articolo 1, comma 8, che stabilisce che “l'organo di indirizzo politico adotta il piano triennale di prevenzione della corruzione, su proposta del responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza,

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    entro il 31 gennaio di ogni anno, e ne cura la trasmissione all’Autorità Nazionale Anticorruzione”;

    VISTO l'articolo 1, comma 59, della legge n. 190/2012, che stabilisce che “le disposizioni di prevenzione della corruzione di cui ai commi da 1 a 57 del presente articolo, di diretta attuazione del principio di imparzialità di cui all'articolo 97 della Costituzione, sono applicate in tutte le Amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165/2001, e successive modificazioni”, ivi comprese, dunque, le Camere di Commercio;

    VISTO il Piano Nazionale Anticorruzione (PNA), approvato dall’ANAC con deliberazione n. 72 dell’11 settembre 2013; l’Aggiornamento al PNA per l’anno 2015, approvato con deliberazione ANAC, n. 12 del 28 ottobre 2015; il Rapporto ANAC sullo stato di attuazione e la qualità dei piani triennali di prevenzione della corruzione nelle amministrazioni pubbliche 2015-2017, pubblicato in data 16 dicembre 2015;

    VISTO il PNA 2016, approvato dall'ANAC con Delibera n. 831 del 3 agosto 2016;

    CONSIDERATO che con i predetti documenti si illustrano le strategie e le misure di prevenzione, e si stabilisce, con riferimento alle comunicazioni dei piani anticorruzione, che essi devono essere pubblicati esclusivamente sui siti istituzionali delle amministrazioni e degli enti, nella sezione “Amministrazione trasparente”, sotto sezione “Altri contenuti”, “Corruzione”, e che, pertanto, in una logica di semplificazione degli oneri, essi non devono essere trasmessi all’ANAC; CONSIDERATO che il menzionato Rapporto ANAC sullo stato di attuazione e la qualità dei piani triennali di prevenzione della corruzione nelle amministrazioni pubbliche del 2015 evidenzia l'elevata rispondenza, anche sotto il profilo qualitativo, degli elaborati delle Camere di Commercio a quanto richiesto dalla normativa in materia di prevenzione della corruzione; CONSIDERATO che tale esito è dovuto al rispetto delle coordinate impartite dalle Linee Guida elaborate da Unioncamere, aggiornate sulla base delle determinazioni dell’ANAC, e pervenute con mail del 30 dicembre 2015; VISTE le predette Linee Guida Unioncamere che determinano, nell’ambito del sistema camerale, un elevato grado di omogeneità sul territorio nazionale nella gestione del rischio di corruzione; CONSIDERATO che secondo le direttive ANAC il PTPCT deve prendere le mosse dalla relazione annuale del R.P.C.T.;

    VISTA la deliberazione della Giunta camerale n. 65 del 28 giugno 2013, con la quale, il Segretario Generale, dott. Luca Camurri, è stato nominato Responsabile per la prevenzione della corruzione, e che, ex lege, a norma dell’art. ai sensi dell’art. 43 del D. Lgs. 33/2013, lo stesso ha anche funzioni di Responsabile della Trasparenza, nel rispetto della previsione di cui all’art. 1, comma 7 della L. 190/2012 (come sostituito dall’art. 41, comma 1, lett. f) del decreto FOIA) che stabilisce che il RPCT è individuato di norma, nel segretario o nel dirigente apicale, salva diversa e motivata determinazione;

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    CONSIDERATO che la Relazione annuale del R.P.C.T, di cui all’art.1, comma 14, della Legge 190/2012, è stata adottata e pubblicata secondo le istruzioni dell’ANAC dell’11 dicembre 2015, aggiornate in data 5 dicembre 2016, nel rispetto del termine da queste prescritto, ossia in data 15 dicembre 2016, nonostante che, per l’annualità 2016, tale termine sia stato spostato dall’ANAC al 16 gennaio 2017;

    VISTO il D.Lgs. 14 marzo 2013, n. 33, recante “Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni”, come modificato dal decreto 197/2016 che ha previsto che il Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità confluisca in un’apposita sezione del PTPCT;

    VISTA la proposta del Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza – Triennio 2017/2019 e gli allegati che ne fanno parte integrante e sostanziale elaborata dal RPCT a norma di legge;

    RITENUTO che la predetta proposta con i relativi allegati si attiene ai nuovi indirizzi del PNA 2016 e prende le mosse dalla relazione del RPCT, come richiesto dall’ANAC;

    PRESO ATTO che, in ottemperanza alle indicazioni ANAC, la proposta è stata preceduta da una procedura aperta di consultazione, avviata dal RPCT con pubblicazione di apposito avviso del 15 dicembre 2016 sulla home page del sito istituzionale con il quale tutti gli stakeholders dell’ente sono stati invitati a formulare proposte di modifiche o integrazioni al Piano di Prevenzione della corruzione vigente, entro il 5 gennaio 2017; PRESO ATTO, altresì, che, in data 20 dicembre 2016, con apposita mail, sono state avvisate dell’avvenuta pubblicazione del predetto avviso pubblico tutte le associazioni di categoria; con mail del 21 dicembre 2016 sono stati invitati anche tutti i dipendenti camerali a presentare, entro il 10 gennaio 2017, eventuali osservazioni, proposte e contributi; con nota n. 830 del 17 gennaio 2017, lo stesso invito, con termine al 25 gennaio 2017, è stato rivolto ai consiglieri camerali;

    TENUTO CONTO delle osservazioni pervenute, in particolare, dagli uffici camerali;

    SENTITO il Vice Segretario Generale,

    Delibera 1) di adottare l’allegato Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e della

    Trasparenza – 2017/2019, unitamente ai suoi allegati che ne fanno parte integrante e sostanziale;

    2) di dare mandato al Segretario Generale di darne la più ampia diffusione mediante la

    pubblicazione sul sito istituzionale nella sezione “Amministrazione trasparente”, sottosezione livello 1 – Altri contenuti – Anticorruzione;

    3) di dare mandato al Segretario Generale di provvedere a inviarne copia via mail a

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    tutti i consiglieri, dipendenti e collaboratori, con contratto o incarico a qualsiasi titolo, i quali dovranno accusare espressa ricevuta;

    4) di rendere la presente deliberazione immediatamente esecutiva.

    La presente determinazione sarà pubblicata all’Albo camerale informatico di questa Camera di Commercio, istituito ai sensi dell’art. 32, Legge n. 69/2009, conformemente a quanto previsto dall’art. 34 dello Statuto camerale.

    Cagliari, 2 febbraio 2017

    Il Segretario Generale Il Presidente (Luca Camurri) (Maurizio de Pascale) (firma digitale ai sensi del D.Lgs 82/2005) (firma digitale ai sensi del D.Lgs 82/2005)

  • 1

    Piano triennale di prevenzione della corruzione e della trasparenza (P.T.P.C.T)

    Triennio 2017-2019 Approvato con deliberazione della Giunta camerale n. 10 del 2 febbraio 2017

  • 2

    INDICE

    PREMESSA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 3

    1. INTRODUZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 7

    1.1 Oggetto e finalità

    1.2 Ambito di applicazione

    1.3 Responsabile della Prevenzione della corruzione e della trasparenza (RPCT)

    2. CONTESTO ESTERNO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 10

    3. CONTESTO INTERNO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 17

    3.1 Assetto istituzionale

    3.2 Assetto organizzativo

    3.3 Attività istituzionali

    3.4 Soggetti coinvolti nella prevenzione

    4. IL PROCESSO DI ELABORAZIONE E ADOZIONE DEL P.T.P.C. . . . . . . . . . pag. 22

    5. AREE DI RISCHIO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 23

    5.1 Le aree di rischio generali per tutte le Amministrazioni

    5.2 Le aree di rischio specifiche per la Camera di commercio

    5.3 Gestione del rischio e misure per neutralizzarlo - Le schede di rischio

    6. TEMPI E MODALITÀ DI CONTROLLO DELL’EFFICACIA DEL P.T.P.C.T.

    E DELLE MISURE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 29

    7. TRASPARENZA E INTEGRITÀ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 30

    8. LA FORMAZIONE IN TEMA DI ANTICORRUZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 33

    9. CODICE DI COMPORTAMENTO E DIFFUSIONE DI BUONE PRATICHE . . . . pag. 34

    10. ALTRE INIZIATIVE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 37

    10.1 Criteri di rotazione del personale

    10.2 Incarichi d’ufficio – Attività ed incarichi extra-istituzionali

    10.3 Inconferibilità e incompatibilità

    10.4 Definizione di modalità per verificare il rispetto del divieto di svolgere attività

    incompatibili a seguito della cessazione del rapporto (pantouflage – revolving doors)

    10.5 Elaborazione di direttive per formare commissioni, effettuare controlli su

    precedenti penali ai fini dell’attribuzione degli incarichi e dell’assegnazione ad uffici

    10.6 Adozione di misure per la tutela del whistleblower

    10.7 Predisposizione di protocolli di legalità per gli affidamenti – Patti di integrità

    ALLEGATI:

    ALLEGATO 1 – MAPPATURA PROCEDIMENTI CAMERALI E MAPPATURA PROCESSI UNIONCAMERE

    ALLEGATO 2 – REGISTRO DEL RISCHIO

    ALLEGATO 3 – SCHEDE DI RISCHIO

    ALLEGATO 4 – OBBLIGHI DI TRASPARENZA ASSEGNATI ALLE STRUTTURE

  • 3

    PREMESSA

    La Legge 6 novembre 2012 n. 190 “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della

    corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione” ha introdotto l’obbligo per tutte le

    Pubbliche Amministrazioni di redigere, approvare e aggiornare nel tempo un proprio Piano di

    prevenzione della corruzione, quale strumento mediante il quale viene fornita una valutazione

    del diverso livello di esposizione degli uffici al rischio di corruzione e vengono indicati gli

    interventi organizzativi volti a prevenire il medesimo rischio.

    L’art. 1, comma 8, della legge, come sostituito dall’art. 41, comma 1, lett. g) del D. Lgs. 25

    maggio 2016, n. 97 (così detto decreto FOIA) stabilisce che “l'organo di indirizzo adotta il

    Piano triennale per la prevenzione della corruzione su proposta del Responsabile della

    prevenzione della corruzione e della trasparenza entro il 31 gennaio di ogni anno, e ne cura la

    trasmissione all’Autorità nazionale anticorruzione”.

    Le Prime linee guida recanti indicazioni sull’attuazione degli obblighi di pubblicità, trasparenza

    e diffusione di informazioni contenute nel d.lgs. 33/2013 come modificato dal d.lgs. 97/2016

    adottate dall’ANAC con deliberazione n. 1310 del 28 dicembre 2016, chiariscono che tra le

    modifiche più importanti del d.lgs. 33/2013 si registra quella della piena integrazione del

    Programma triennale della trasparenza e dell’integrità nel Piano triennale di prevenzione della

    corruzione, ora anche della trasparenza (PTPCT).

    Le amministrazioni e gli altri soggetti obbligati sono tenuti, pertanto, ad adottare, entro il 31

    gennaio di ogni anno, un unico Piano triennale di prevenzione della corruzione e della

    trasparenza in cui sia chiaramente identificata la sezione relativa alla trasparenza.

    Nella predisposizione del Piano si deve tener conto delle indicazioni fornite dal Piano Nazionale

    Anticorruzione (P.N.A.) che, a norma dell’art. 1, comma 2-bis (introdotto dall’ art. 41, comma

    1, lett. b) del menzionato decreto FOIA) costituisce atto di indirizzo per le pubbliche

    amministrazioni.

    Presso la Camera di Commercio di Cagliari, il primo Piano triennale di prevenzione della

    corruzione per il triennio 2013-2015 è stato adottato con determinazione d’urgenza del

    Presidente n. 12 del 2 aprile 2013, ratificata dalla Giunta Camerale con deliberazione n. 38 del

    5 aprile 2013, ossia anche prima dell’approvazione del P.N.A. intervenuta con delibera A.N.A.C.

    n. 72 dell’11 settembre 2013.

    Per il secondo triennio di applicazione della norma, 2014-2016, si è proceduto

    all’aggiornamento del piano adottato nel corso del 2013, anche al fine di riallinearlo alle linee

    guida contenute nel P.N.A., e il Piano è stato adottato con deliberazione della Giunta Camerale

    n. 10 del 30 gennaio 2014.

    Per il triennio 2015-2017, a causa delle vicende politico-istituzionali che hanno portato al

    commissariamento della Camera, il Piano è stato approvato con determinazione del

    Commissario Straordinario n. 38 del 29 dicembre 2015, ed è stato seguito, sulla base del

    comunicato ANAC del 13 luglio 2015, da un aggiornamento annuale per l’anno 2016, a valere

    per il triennio 2016-2018, approvato preventivamente con determinazione del Segretario

    Generale n. 8 del 28 gennaio 2016 e in via definitiva con determinazione del Commissario

    Straordinario n. 3 del 16 febbraio 2016.

    L’Aggiornamento 2016 ha tenuto conto dell’Aggiornamento al Piano Nazionale Anticorruzione

    del 2015, approvato dall’ANAC con Determinazione n. 12 del 28 ottobre 2015, contenente, in

    particolare, l’invito ad ampliare le aree di rischio oltre quelle “obbligatorie” (ora ridefinite

    “generali”) in considerazione delle specificità dei compiti svolti da ciascuna tipologia di enti, e

    ad adeguare l’area di rischio relativa agli approvvigionamenti (scheda di rischio Area B),

    recependo le puntuali indicazioni dell’ANAC stessa; e ha tenuto conto, altresì, del Rapporto

    ANAC sullo stato di attuazione e la qualità dei piani triennali di prevenzione della corruzione

    nelle amministrazioni pubbliche 2015-2017, pubblicato in data 16 dicembre 2015, nel quale si

    evidenzia l'elevata rispondenza, anche sotto il profilo qualitativo, degli elaborati delle Camere

    di commercio a quanto richiesto dalla normativa in materia di prevenzione della corruzione.

  • 4

    Il presente Piano Triennale 2017-2019 è adottato nel rispetto delle indicazioni fornite dal PNA

    2016, approvato dall'ANAC con Delibera n. 831 del 3 agosto 2016, di conferma e integrazione

    del precedente Piano Nazionale 2015, il quale prevede che ciascuna amministrazione dovrebbe

    inserire nel proprio documento un'analisi del contesto esterno, volta a evidenziare come le

    caratteristiche dell’ambiente nel quale l’amministrazione opera, con riferimento, in particolare,

    alle variabili criminologiche e sociali del territorio, possano favorire il verificarsi di fenomeni

    corruttivi al proprio interno. Infatti, comprendere le dinamiche territoriali di riferimento e le

    principali influenze e pressioni a cui una struttura è sottoposta consente di indirizzare con

    maggiore efficacia e precisione la strategia di gestione del rischio.

    Nella predisposizione del presente Piano Triennale si sono seguite, inoltre, le Linee-guida

    Unioncamere trasmesse al sistema camerale in data 30 dicembre 2015, aggiornate sulla base

    delle ultime menzionate determinazioni dell’ANAC, e che assicurano un elevato grado di

    omogeneità sul territorio nazionale.

    Infatti, l’adozione del format comune a tutte le Camere di Commercio conferma, anche per le

    finalità di contrasto alla corruzione, l’intento di avvalersi della forza del sistema camerale per

    declinare quanto previsto dalla normativa all’interno della specifica realtà organizzativa

    camerale.

    Inoltre, il Piano 2017-2019 risulta il frutto dell’auspicato confronto con tutti gli stakeholders

    interni ed esterni dell’amministrazione e con l’organo di indirizzo politico il quale non è solo

    tenuto alla approvazione del documento ma, al fine di migliorare la strategia complessiva di

    prevenzione della corruzione, deve essere pienamente coinvolto anche nella fase della

    predisposizione. Infatti, l’interlocuzione e la condivisione degli obiettivi di prevenzione della

    corruzione, derivanti dalla partecipazione degli organi di indirizzo, porta alla piena

    consapevolezza degli strumenti operativi di lotta alla corruzione e delle misure organizzative

    necessarie.

    In particolare: in data 15 dicembre 2016, è stato reso pubblico, con apposito avviso pubblicato

    nella sezione Amministrazione Trasparente del sito della Camera di Commercio, l’avvio della

    procedura di approvazione del PTPC 207-2019, con contestuale invito per tutti gli stakeholders

    a presentare, entro il 5 gennaio 2017, eventuali contributi per la predisposizione del Piano; in

    data 20 dicembre 2016, con apposita mail, sono state avvisate dell’avvenuta pubblicazione del

    predetto avviso pubblico tutte le associazioni di categoria; con mail del 21 dicembre 2016 sono

    stati invitati anche tutti i dipendenti camerali a presentare, entro il 10 gennaio 2017, eventuali

    osservazioni, proposte e contributi; con nota n. 830 del 17 gennaio 2017, lo stesso invito, con

    termine al 25 gennaio 2017, è stato rivolto ai consiglieri.

    Il Piano 2017-2019 prende le mosse dalla Relazione annuale del R.P.C., predisposta secondo le

    istruzioni dell’ANAC (diramate in data 11 dicembre 2015 e aggiornate in data 5 dicembre

    2016), e adottata e pubblicata in data 15 dicembre 2016, ossia nel rispetto del termine

    prescritto dall'art. 1, comma 14, L. 190/2012, nonostante che, per l’annualità 2016, tale

    termine sia stato spostato dall’ANAC al 16 gennaio 2017.

    Nel rispetto del menzionato art. 1, comma 14, L. 190/2012 la relazione è stata trasmessa

    all’OIV con nota n. 765 del 16 gennaio 2017 e all’organo di indirizzo politico con nota n. 1095

    del 20 gennaio 2017.

    Il presente piano ribadisce quanto già espresso nei piani precedenti in ordine al concetto di

    corruzione che viene preso a riferimento nel presente documento, il quale deve essere inteso

    in un’accezione ampia, tale da comprendere le varie situazioni in cui, nel corso dell’attività

    amministrativa, si riscontri l’abuso da parte di un soggetto del potere a lui affidato al fine di

    ottenere vantaggi privati, “coincidente con la “maladministration”, intesa come assunzione di

    decisioni (di assetto di interessi a conclusione di procedimenti, di determinazioni di fasi interne

    a singoli procedimenti, di gestione di risorse pubbliche) devianti dalla cura dell’interesse

    generale a causa del condizionamento improprio da parte di interessi particolari. Occorre, cioè,

    avere riguardo ad atti e comportamenti che, anche se non consistenti in specifici reati,

    contrastano con la necessaria cura dell’interesse pubblico e pregiudicano l’affidamento dei

  • 5

    cittadini nell’imparzialità delle amministrazioni e dei soggetti che svolgono attività di pubblico

    interesse.”

    Le situazioni rilevanti sono più ampie della fattispecie penalistica, che è disciplinata negli artt.

    318, 319 e 319 ter, c.p., e sono tali da comprendere non solo l’intera gamma dei delitti contro

    la pubblica amministrazione disciplinati nel Titolo II, Capo I, del codice penale, ma anche le

    situazioni in cui - a prescindere dalla rilevanza penale - venga in evidenza un

    malfunzionamento dell’amministrazione a causa dell’uso a fini privati delle funzioni attribuite

    ovvero l’inquinamento dell’azione amministrativa ab externo, sia che tale azione abbia

    successo sia nel caso in cui rimanga a livello di tentativo.

    La nuova nozione di “rischio” introdotta dalla legge 190/2012 è, quindi, intesa come possibilità

    che in precisi ambiti organizzativo-gestionali possano verificarsi comportamenti corruttivi.

    Scopo del Piano è, quindi, quello di prevedere le misure ritenute maggiormente utili a

    prevenire il rischio di corruzione, garantendo al contempo un’adeguata tutela ai dipendenti

    presenti nelle aree potenzialmente più esposte al rischio, attraverso l’individuazione di

    strumenti e percorsi operativi idonee ad orientare in modo univoco e corretto, sia sotto il

    profilo formale che sotto quello sostanziale l’azione amministrativa, prevenendo possibili errori

    riconducibili alla eccessiva proliferazione legislativa spesso di difficile interpretazione ed

    applicazione e all’assenza di regole e comportamenti omogenei.

    Con la definizione ed attuazione del presente Piano la Camera di Commercio di Cagliari

    intende:

    a) assicurare l’accessibilità ad una serie di dati, notizie ed informazioni concernenti il proprio

    Ente ed i suoi dipendenti;

    b) consentire forme diffuse di controllo sociale dell’operato dell’Ente, a tutela della legalità,

    della cultura dell’integrità ed etica pubblica;

    c) garantire una buona gestione delle risorse pubbliche attraverso il “miglioramento continuo”

    nell’uso delle stesse;

    d) ridurre le opportunità che si manifestino casi di corruzione;

    e) aumentare la capacità di scoprire casi di corruzione;

    f) creare un contesto sfavorevole alla corruzione.

    Questi obiettivi sono perseguiti attraverso la previsione di varie misure di prevenzione, che

    nell’ambito del nostro ordinamento sono state disciplinate mediante la L. n. 190 del 2012.

    Dette finalità sono coerenti con i valori cui la Camera, anche nel suo Statuto, informa la sua

    azione identificandosi quale luogo di sintesi nell’ambito locale delle esigenze provenienti dal

    mondo dell’imprenditoria, del lavoro e dei consumatori.

    Con l’adozione del piano la lotta alla corruzione viene assunta quale ambito di miglioramento

    continuo della gestione.

    L’assetto normativo in materia di prevenzione della corruzione è completato con il contenuto

    dei decreti attuativi della legge 190/2012 ai quali si ispira il presente piano per prevenire il

    rischio della corruzione e dell’illegalità:

    -Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche

    elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi, a

    norma dell'articolo 1, comma 63, della legge 6 novembre 2012, n. 190, approvato con il

    decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235;

    - Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di

    informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni, approvato dal Governo il 15 febbraio

  • 6

    2013, in attuazione di commi 35 e 36 dell’art. 1 della l. n. 190 del 2012, decreto legislativo 14

    marzo 2013, n. 33, come modificato dal D. Lgs. 25 maggio 2016, n. 97 (così detto decreto

    FOIA, di attuazione della Legge 7 agosto 2015, n. 124, recante “Deleghe al Governo in materia

    di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche” che, all’art. 7, (Revisione e semplificazione

    delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza),

    sottolinea (al comma 1, lettera d) la necessità della “precisazione dei contenuti e del

    procedimento di adozione del Piano nazionale anticorruzione, dei piani di prevenzione della

    corruzione e della relazione annuale del responsabile della prevenzione della corruzione, anche

    attraverso la modifica della relativa disciplina legislativa, anche ai fini della maggiore efficacia

    dei controlli in fase di attuazione, della differenziazione per settori e dimensioni, del

    coordinamento con gli strumenti di misurazione e valutazione delle performance nonché

    dell'individuazione dei principali rischi e dei relativi rimedi; conseguente ridefinizione dei ruoli,

    dei poteri e delle responsabilità dei soggetti interni che intervengono nei relativi processi”);

    - Disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche

    amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico, a normadell'articolo 1, commi 49

    e 50, della legge 6 novembre 2012, n. 190, decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39;

    - Codice di comportamento per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni, approvato con

    d.P.R. 16 aprile 2013, n. 62 in attuazione dell’art. 54 del d.lgs. n. 165 del 2001, come

    sostituito dalla l. n. 190;

    - Decreto legge 21 giugno 2013, n. 69 (c.d. decreto del fare) – art. 28 Indennizzo da ritardo

    nella conclusione del procedimento;

    - Decreto legge 90/2014 convertito, con modificazione nella legge 11 agosto 2014 n. 114

    (definizione dell’assetto istituzionale per il contrasto alla corruzione, compiti ANAC e Funzione

    Pubblica);

    - Legge 27 maggio 2015, n. 69 - vigilanza e controllo A.N.A.C. sugli appalti pubblici relativi a

    lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e obbligo per le

    stazioni appaltanti di trasmetterle le relative informazioni ogni semestre;

    http://www.normattiva.it/atto/caricaDettaglioAtto?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2015-05-30&atto.codiceRedazionale=15G00083&atto.articolo.numero=8&atto.articolo.tipoArticolo=0

  • 7

    1. INTRODUZIONE.

    1.1 Oggetto e finalità.

    Ai sensi della vigente normativa già richiamata in premessa, la Camera di Commercio di

    Cagliari ogni anno adotta un Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione (di seguito

    P.T.P.C.), con la funzione di fornire una valutazione del diverso livello di esposizione degli uffici

    al rischio di corruzione, e stabilire gli interventi organizzativi volti a prevenire il medesimo

    rischio.

    Il P.T.P.C. rappresenta lo strumento attraverso il quale la Camera sistematizza e descrive un

    processo, articolato in fasi e azioni tra loro collegate concettualmente e temporalmente,

    finalizzato a formulare una strategia di prevenzione del fenomeno corruttivo mediante

    l’individuazione di misure concrete, da realizzare con certezza e da vigilare quanto ad effettiva

    applicazione.

    Il presente Piano si sostanzia in un programma di attività, derivante da una preliminare fase di

    analisi che consiste nell’esaminare l’organizzazione camerale, le sue regole e le sue prassi di

    funzionamento in termini di possibile esposizione al fenomeno corruttivo con indicazione delle

    aree di rischio e dei rischi specifici, delle misure da implementare per la loro prevenzione in

    relazione al loro stesso livello di pericolosità, dei responsabili per l’applicazione di ciascuna

    misura e dei tempi.

    L’obiettivo del Piano è dotare la Camera di Commercio di un sistema di prevenzione che non

    possa essere aggirato se non fraudolentemente, così da creare un ambiente di diffusa

    percezione della necessità di rispettare le regole, tanto che definisce anche procedure

    appropriate per selezionare e formare i dipendenti chiamati ad operare in settori

    particolarmente esposti alla corruzione.

    1.2 Ambito di applicazione.

    Le disposizioni del presente Piano si applicano a tutti i dipendenti, compresi i dirigenti (a tempo

    indeterminato e determinato) della Camera di Commercio di Cagliari, ai dipendenti comandati

    e ai lavoratori con contratto di lavoro flessibile (somministrati, a tempo determinato,

    collaborazione coordinata e continuativa) nonché a personale con altri rapporti formativi

    (tirocini, stages, master and back, volontari), al personale delle Aziende Speciali.

    Gli obblighi di condotta previsti dal presente Piano si estendono, per quanto compatibili, a tutti

    i collaboratori o consulenti (con qualsiasi tipologia di contratto o incarico e a qualsiasi titolo) di

    cui la Camera di Cagliari si avvale nonché ai componenti degli organi, di cui all'art. 9 della L.

    580/1993, come modificata dal D.Lgs.vo 23/2010 e dal D.Lgs. 219/2016, e ai titolari di

    incarichi negli uffici di diretta collaborazione dell’organo politico.

    1.3 Responsabile delle prevenzione della corruzione e della trasparenza (RPCT).

    Il Responsabile della Prevenzione della Corruzione della Camera di Commercio di Cagliari è

    stato nominato con deliberazione della Giunta Camerale n. 65 del 28 giugno 2013, nella

    persona del Segretario Generale, Dott. Luca Camurri, dirigente amministrativo a tempo

    determinato, il quale svolge ex lege, ai sensi dell’art. 43 del D. Lgs. 33/2013, anche funzioni di

    Responsabile della Trasparenza, nel rispetto della previsione di cui all’art. 1, comma 7 della L.

    190/2012 (come sostituito dall’art. 41, comma 1, lett. f) del decreto FOIA) che stabilisce che il

    RPCT è individuato di norma, nel segretario o nel dirigente apicale, salva diversa e motivata

    determinazione.

    Il Responsabile della Prevenzione della Corruzione deve essere adeguatamente formato e

    aggiornato, e il relativo nominativo deve essere comunicato all’ANAC.

  • 8

    I compiti attribuiti al responsabile non sono delegabili, se non in caso di straordinarie e

    motivate necessità, riconducibili a situazioni eccezionali, mantenendosi comunque ferma nel

    delegante la responsabilità non solo in vigilando ma anche in eligendo.

    La revoca dell’incarico dirigenziale del soggetto cui sia stato conferito l’incarico di Responsabile

    deve essere espressamente e adeguatamente motivata; inoltre, la revoca è comunicata

    all’A.N.A.C., che entro 30 giorni può formulare richiesta di riesame qualora rilevi che la revoca

    sia correlata alle attività svolte dal responsabile in materia di prevenzione della corruzione (art.

    15 d.lgs. n. 39 del 2013); rimane fermo l’obbligo di rotazione e la conseguente revoca

    dell’incarico nel caso in cui nei confronti del dirigente responsabile della prevenzione siano

    avviati procedimenti disciplinari o penali per condotte corruttive (ex art. 16, comma 1, lett. l

    quater d.lgs. n. 165 del 2001).

    Al Responsabile, competono le seguenti attività e funzioni:

    a. elaborare la proposta di piano della prevenzione, che deve essere adottato dall’organo di

    indirizzo politico entro il 31 gennaio di ogni anno (art. 1, comma 8, L.190/2012), e che deve

    essere trasmesso all’ANAC e pubblicato sul sito internet della Camera nella apposita sezione:

    Amministrazione Trasparente – Altri contenuti – Anticorruzione;

    b. definire procedure appropriate per selezionare e formare i dipendenti destinati ad operare in

    settori particolarmente esposti alla corruzione (art. 1, comma 8, L.190/2012);

    c. verificare l’efficace attuazione del piano e della sua idoneità (art. 1, comma 10 lett. a

    L.190/2012);

    d. proporre modifiche al piano in caso di accertamento di significative violazioni o di mutamenti

    dell’organizzazione (art. 1, comma 10, lett. a, L.190/2012);

    e. verificare, d’intesa con i dirigenti/P.O. delle strutture e servizi camerali competenti,

    l’effettiva rotazione degli incarichi negli uffici preposti allo svolgimento delle attività nel cui

    ambito è più elevato il rischio che siano commessi reati di corruzione (art. 1, comma 10, lett.

    b, L.190/2012);

    f. individuare il personale da inserire nei percorsi di formazione sui temi dell’etica e della

    legalità (art. 1, comma 10, lett. c, L.190/2012);

    g. redigere e pubblicare, entro il 15 dicembre di ogni anno, sul sito web della Camera, una

    relazione recante i risultati dell’attività e redatta secondo lo schema e le indicazioni fornite di

    anno in anno dall’ANAC (art. 1, comma 14, L.190/2012), da trasmettere all’OIV e all’organo di

    indirizzo politico;

    h. assicurare i compiti previsti dal D.Lgs. n. 39 del 2013 in ordine alla vigilanza sul rispetto

    delle norme in materia di inconferibilità e incompatibilità;

    i. assicurare i compiti previsti dal D.P.R. 62/2013 recante il codice di comportamento dei

    dipendenti pubblici, a norma dell'articolo 54 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.

    2) In capo al Responsabile incombono le seguenti responsabilità sancite dalla Legge n.

    190/2012 (art. 1, commi 12, 13 e 14):

    a. in caso di commissione, all'interno dell'amministrazione, di un reato di corruzione accertato

    con sentenza passata in giudicato, il Responsabile della prevenzione della corruzione risponde

    ai sensi dell'articolo 21 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive

    modificazioni, nonché sul piano disciplinare, oltre che per il danno erariale e all'immagine della

    pubblica amministrazione, salvo che provi tutte le seguenti circostanze:

    i. di avere predisposto, prima della commissione del fatto, il piano di cui al comma 5 e di aver

    osservato le prescrizioni di cui ai commi 9 e 10 dell’art.1 della L.190/2012;

  • 9

    ii. di aver vigilato sul funzionamento e sull'osservanza del piano, secondo quanto sarà

    successivamente meglio esplicitato;

    La sanzione disciplinare a carico del responsabile non può essere inferiore alla sospensione dal

    servizio con privazione della retribuzione da un minimo di un mese ad un massimo di sei mesi.

    b. In caso di ripetute violazioni delle misure di prevenzione previste dal Piano, il responsabile

    risponde ai sensi dell'articolo 21 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive

    modificazioni, nonché, per omesso controllo, sul piano disciplinare, salvo che provi di avere

    comunicato agli uffici le misure da adottare e le relative modalità e di avere vigilato

    sull'osservanza del Piano. La violazione, da parte dei dipendenti dell'amministrazione, delle

    misure di prevenzione previste dal Piano costituisce illecito disciplinare.

    3) Il Responsabile per la Prevenzione della Corruzione, in qualità di Responsabile della

    trasparenza, ai sensi dell’art. 46 del d.lgs. n. 33 del 2013, è responsabile, sempre che

    l’inadempimento non sia “dipeso da causa a lui non imputabile”, per la violazione degli

    seguenti obblighi di trasparenza:

    a. obblighi di pubblicazione previsti dalla normativa vigente;

    b. rifiuto, differimento e limitazione dell’accesso civico.

    A supporto del Responsabile possono essere nominati dalla Giunta, come meglio precisato nel

    successivo paragrafo 3.4, referenti camerali per la corruzione, individuati dal Segretario

    Generale con propria disposizione organizzativa nell’ambito dei poteri del privato datore di

    lavoro.

    In ogni caso, il Segretario generale provvede al coinvolgimento e alla responsabilizzazione di

    tutta la dirigenza. Ciascun dirigente, infatti, per la propria area di competenza, in materia di

    anticorruzione, è tenuto a svolgere attività informativa nei confronti del R.P.C.T., degli

    eventuali referenti e dell’autorità giudiziaria, partecipare al processo di gestione del rischio,

    proporre le misure di prevenzione, assicurare l’osservanza del Codice di comportamento e

    verificare le ipotesi di violazione, adottare le misure gestionali, quali l’avvio di procedimenti

    disciplinari, la sospensione e rotazione del personale e comunque osservare le previsioni

    contenute nel P.T.P.C.

    Il presidio degli aspetti disciplinari dell’anticorruzione è affidato all’Ufficio procedimenti

    disciplinari (U.P.D.), tenuto a svolgere i procedimenti disciplinari di competenza e a effettuare

    le comunicazioni obbligatorie nei confronti dell’autorità giudiziaria. Trattandosi della struttura

    che opera costantemente in relazione al Codice di comportamento, è competente altresì a

    proporne gli eventuali relativi aggiornamenti.

  • 10

    2. CONTESTO ESTERNO

    Il Rapporto ANAC del 16 dicembre 2015 ha sottolineato la particolare rilevanza da attribuire,

    tra i passaggi attraverso i quali le amministrazioni devono addivenire al piano anticorruzione,

    all’analisi degli elementi di contesto esterno e interno che possono incidere sul rischio di

    corruzione, la quale, pertanto, deve essere accuratamente svolta.

    Essa è, infatti, considerata “elemento qualificante di ogni Piano Triennale per la Prevenzione

    della Corruzione. L’accuratezza di tale analisi è condizione necessaria per far sì che il Piano sia

    “specifico” e, quindi, sia costruito in termini non generici”.

    In particolare, poi, quanto all’analisi del contesto esterno, il Rapporto rileva che “un primo

    elemento rilevante è la capacità di tenere conto del contesto socio-territoriale nella fase di

    redazione del Piano (ad esempio, è importante considerare le dinamiche relative alla

    delittuosità nel contesto territoriale in cui opera l’amministrazione)”.

    L’Aggiornamento PNA 2015 del 28 ottobre 2015, come confermato, sul punto, dal PNA 2016

    del 3 agosto 2016, al riguardo, meglio precisa il valore dell’analisi del contesto esterno: essa

    ha come obiettivo quello di evidenziare come le caratteristiche dell’ambiente nel quale

    l’amministrazione o l’ente opera, con riferimento, ad esempio, a variabili culturali,

    criminologiche, sociali ed economiche del territorio possano favorire il verificarsi di fenomeni

    corruttivi al proprio interno.

    A tal fine, sono da considerare sia i fattori legati al territorio di riferimento dell’amministrazione

    o ente, sia le relazioni e le possibili influenze esistenti con i portatori e i rappresentanti di

    interessi esterni.

    Comprendere le dinamiche territoriali di riferimento e le principali influenze e pressioni a cui

    una struttura è sottoposta consente di indirizzare con maggiore efficacia e precisione la

    strategia di gestione del rischio, soprattutto per le amministrazioni collocate in territori

    caratterizzati dalla presenza di criminalità organizzata e da infiltrazioni di stampo mafioso,

    posto che, come risulta dagli studi sulla criminalità organizzata, la corruzione è proprio uno dei

    tradizionali strumenti di azione delle organizzazioni criminali.

    Presso la Camera di Commercio di Cagliari, il contesto esterno statistico-economico è già

    oggetto di analisi e approfondimento in altri atti generali di programmazione, come la Relazione

    Previsionale e Programmatica, il Piano triennale della Performance e la Relazione sulla

    Performance, ai quali, pertanto, si ritiene di poter rinviare.

    Per quanto attiene, invece, al contesto esterno dal punto di vista del fenomeno corruttivo, si è

    proceduto, secondo le indicazioni dell’Aggiornamento PNA 2015:

    1) avvalendosi degli elementi e dei dati contenuti nelle relazioni periodiche sullo stato

    dell’ordine e della sicurezza pubblica, presentate al Parlamento dal Ministero dell’Interno e

    pubblicate sul sito della Camera dei Deputati (Ordine e sicurezza pubblica);

    2) avvalendosi, altresì, su richiesta del RPC, del supporto tecnico della Prefettura, ai sensi di

    quanto previsto dall’art. 1 co. 6 della l. n. 190/2012, nell’ambito della consueta

    collaborazione.

    All’esito dello studio, nel presente PTPC, si fornisce, di seguito, evidenza sintetica e

    comprensibile degli esiti delle analisi svolte.

  • 11

    La Camera ha proceduto a inoltrare la richiesta alla Prefettura competente con nota n. 393 del

    27 dicembre 2016, senza ricevere alcun riscontro.

    Pertanto, le fonti dalle quali sono state attinte le informazioni utili a descrivere il

    contesto esterno sono:

    - la Relazione del Ministro dell'Interno al Parlamento del 12 luglio 2016 relativa all’attività

    svolta e ai risultati conseguiti dalla direzione investigativa antimafia nel secondo semestre

    2015, reperibile nel sito della Camera dei Deputati al seguente indirizzo:

    http://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/documentiparlamentari/IndiceETesti/074/007_RS/I

    NTERO_COM.pdf;

    - la Relazione del Ministro dell'Interno al Parlamento del 14 gennaio 2016 relativa all’attività

    delle Forze di Polizia, sullo stato dell’ordine e della sicurezza pubblica e sulla criminalità

    organizzata, per l’anno 2014, reperibile al seguente indirizzo:

    http://www.interno.gov.it/sites/default/files/relazione_al_parlamento_2014.pdf;

    - la relazione del Procuratore della Corte dei Conti – Sezione Giurisdizionale della Regione

    Sardegna, del 25 febbraio 2016, reperibile nel sito della Corte dei Conti all’indirizzo:

    http://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/documenti_procura/sardegna/

    relazione_per_lxinaugurazione_dellxanno_giudiziario_2016.pdf;

    - la relazione del Presidente della Corte dei Conti - Sezione Giurisdizionale della Regione

    Sardegna, del 25 febbraio 2016, reperibile nel sito della Corte dei Conti all’indirizzo:

    http://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/documenti_giurisdizione/sarde

    gna/inaugurazione_dellxanno_giudiziario_2016.pdf.

    Dalla lettura delle relazioni ministeriali emerge che la Sardegna è caratterizzata da

    manifestazioni delinquenziali di matrice autoctona, talvolta anche a carattere organizzato, ma

    estranee alle modalità ed alle finalità criminali tipiche dei sodalizi mafiosi tradizionali.

    Tuttavia, si sono rafforzati, proprio prevalentemente nel cagliaritano, i legami tra strutture

    locali e criminalità organizzata, soprattutto di provenienza campana.

    Al contrario, non emergono evidenze in merito all'operatività di famiglie mafiose riconducibili a

    cosa nostra. Al pari di altre realtà nazionali, la Regione Sardegna non può, tuttavia, ritenersi

    immune dal rischio di infiltrazione, laddove si profilino redditizi settori di interesse, primo fra

    tutti quello degli appalti. Tant’è vero che l'attività di prevenzione disposta dal Prefetto di

    Sassari ha consentito di accertare, presso i cantieri dei lavori di adeguamento della strada

    Sassari - Olbia, la presenza di imprese catanesi affidatarie di alcuni lotti, risultate destinatarie

    di interdittive antimafia da parte della Prefettura di Catania.

    Inoltre, un altro settore di intervento strategico nell'azione delle mafie è l'uso del sistema

    finanziario a scopo di riciclaggio, e, dalla elaborazione dei dati ministeriali (tabella a p. 194

    della Relazione del Ministro del 12 luglio 2016) emerge che, in Sardegna, le operazioni

    sospette sono state n. 1977, pari all’1,09%.

    Il crescente grado di finanziarizzazione dei circuiti economici evidenzia come, da una

    prospettiva investigativa, sia fondamentale garantire la più ampia tracciabilità dei flussi

    finanziari, attraverso la previsione di modalità standardizzate di registrazione e conservazione

    delle informazioni che consentano di individuare origine, destinazione e beneficiari dei

    movimenti.

    In conclusione, la relazione ministeriale pone l’accento sulla forte propensione delle

    organizzazioni mafiose ad operare oltre le Regioni di origine, avendo preso coscienza che

    l'ambiente su cui applicare il "protocollo di infiltrazione mafiosa" non è tanto "geografico'',

    quanto sociale e conseguentemente economico. Questo perché le mire espansionistiche delle

    http://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/documentiparlamentari/IndiceETesti/074/007_RS/INTERO_COM.pdfhttp://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/documentiparlamentari/IndiceETesti/074/007_RS/INTERO_COM.pdfhttp://www.interno.gov.it/sites/default/files/relazione_al_parlamento_2014.pdfhttp://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/documenti_procura/sardegna/relazione_per_lxinaugurazione_dellxanno_giudiziario_2016.pdfhttp://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/documenti_procura/sardegna/relazione_per_lxinaugurazione_dellxanno_giudiziario_2016.pdfhttp://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/documenti_giurisdizione/sardegna/inaugurazione_dellxanno_giudiziario_2016.pdfhttp://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/documenti_giurisdizione/sardegna/inaugurazione_dellxanno_giudiziario_2016.pdf

  • 12

    mafie ormai puntano non tanto sui territori, quanto sui mercati o su nuovi settori economici, la

    cui estensione è per definizione trasversale e la cui complessità richiede l'integrazione di

    competenze diversificate in grado anche di operare sul web, che, a livello globale, offre infinite

    opportunità criminali.

    Al riguardo, le evidenze investigative fanno emergere forme di aggregazione e collaborazione

    sempre più strutturate tra le diverse organizzazioni mafiose grazie proprio al web e ai canali di

    comunicazione non convenzionali, anche tramite apparati satellitari.

    Tali strumenti hanno imposto una riflessione a se stante perché, oltre che per la pianificazione

    e realizzazione di traffici illeciti transnazionali rappresentano lo strumento relazionale chiave

    tra diverse organizzazioni criminali, anche di matrice straniera, operanti su contesti territoriali

    diversi.

    Tali fattori sembrano aver favorito più di altri l’espansione delle aggregazioni mafiose, ma vi

    sono altre dinamiche che potrebbero provocare ulteriormente l’infiltrazione se non addirittura il

    radicamento.

    In primo luogo, la sottovalutazione del fenomeno, in alcune aree non ancora avvertito come

    pervasivo per il solo fatto di non essersi esteriorizzato sprigionando una capacità di

    intimidazione non soltanto potenziale ma attuale, effettiva, ed obiettivamente riscontrabile.

    In secondo luogo la corruzione, di per sé gravissima e in grado di creare il terreno ideale per

    far permeare la mafia, diventa anche reato spia di un meccanismo perverso la cui unica finalità

    è quella di infiltrare e condizionare i processi della pubblica amministrazione.

    Le investigazioni confermano come la corruzione sia funzionale al perseguimento di affari

    illeciti di ampia portata, quali il riciclaggio di denaro, l’acquisizione illecita di finanziamenti e

    l’accesso a notizie riservate utili per l’aggiudicazione delle gare d’appalto.

    Proprio il settore degli appalti pubblici e, più in generale, la tendenza a condizionare il buon

    andamento della pubblica amministrazione continuano a rappresentare un forte centro di

    interessi per la mafia, in quanto utili non solo a intercettare fondi e a mantenere produttive le

    imprese infiltrate, ma anche a monopolizzare interi comparti dell’economia. Cordate di imprese

    mafiose fanno cartello avanzando offerte pilotate per aggiudicarsi le gare con grave

    penalizzazione dei concorrenti che non potendo accedere alle commesse pubbliche vengono

    progressivamente estromessi dal mercato.

    In Sardegna il numero delle persone denunciate e arrestate per corruzione e concussione sono

    state:

    corruzione

    anno 2013 - 1° Semestre: n. 6; 2° Semestre 2013: n. 6

    anno 2014 - 1° Semestre: n. 5; 2° Semestre 2014: n. 11

    anno 2015 - 1° Semestre: n. 50; 2° Semestre 2015: n. 24

    concussione

    anno 2013 - 1° Semestre: n. 9; 2° Semestre 2013: n. 2

    anno 2014 - 1° Semestre: n. 2; 2° Semestre 2014: n. 6

    anno 2015 - 1° Semestre: n. 6; 2° Semestre 2015: n. 1

  • 13

    Dal prospetto si evince che il territorio sardo è storicamente afflitto da fenomeni criminosi

    specializzati, per la maggior parte, in fattispecie diverse da quelle di stampo corruttivo, come

    delitti contro il patrimonio e contro la persona, originati, questi ultimi, nella maggior parte dei

    casi, dalla volontà di risolvere dissidi privati.

    L'attenzione dei sodalizi criminali autoctoni risulta, altresì, indirizzata alla ricerca di possibilità

    di inserimento stabile nel mercato, anche tramite l'acquisizione di immobili, con il fine

    prevalente di poter riciclare le somme di denaro, provenienti dalle attività illecite tradizionali.

    Nello specifico, il fenomeno del riciclaggio di capitali interessa gli insediamenti turistici di

    maggior rilievo, situati lungo i tratti costieri dell'isola, con precipuo riferimento non solo a

    proprietà immobiliari, ma anche a terreni ed imbarcazioni.

    Gli atti intimidatori nei confronti di pubblici amministratori e di rappresentanti delle istituzioni,

    ma anche all'indirizzo di imprenditori e titolari di esercizi commerciali, costituiscono una

    costante peculiarità squisitamente "sarda" e sono ascrivibili ad una distorta interpretazione dei

    diritti del cittadino, ossia ad un'impropria rappresentazione delle prerogative e delle

    attribuzioni dei gestori la "cosa pubblica".

    Al riguardo, in data 13 giugno 2014 la "Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno

    delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali" si è recata in "missione" in

    Sardegna, procedendo all'audizione di prefetti, vertici delle forze dell'ordine e capi degli uffici

    giudiziari dell'isola. Dalla relazione finale della medesima - licenziata all'inizio del 2015 -

    emerge un'assoluta unanimità di giudizio nell'escludere, testualmente, "la matrice riconducibile

    alla criminalità organizzata o all'eversione, se non come mera possibilità in alcune aree

    caratterizzate da forti investimenti provenienti dall'esterno". Un fenomeno, dunque,

    "inquadrabile in un clima più generale di comportamenti arcaici fortemente caratterizzato da

    una cultura di vendetta e di revanche che non riconosce nello Stato la capacità di fare giustizia

    adeguatamente e tempestivamente".

    Dunque, l'analisi delle informazioni afferenti agli incendi dolosi, esplosioni di colpi d'arma da

    fuoco, collocazione di ordigni, ecc., evidenzia e conferma la specificità e tipicità della loro

    natura, assolutamente da non sovrapporre ed assimilare ad episodi maturati nel resto della

    "penisola", sostanzialmente da ricondurre nell'alveo delle modalità parassitarie e predatorie,

    propedeutiche a richieste estorsive.

    Comunque, i numerosi episodi verificatisi negli ultimi anni, evidenziano come l'area cagliaritana

    non sia davvero interessata, risultando maggiormente sensibile la provincia di Nuoro, ove l'atto

    delinquenziale finisce spesso per essere negato o, quantomeno, minimizzato dal c.d.

    "ordinamento barbaricino" secondo cui la vendetta ed il regolamento di conti sono addirittura

    elevati al rango di "valori" del "balente", intanto che la sopportazione del torto subìto o

    presunto anche se di minima entità - è pur sempre una "macchia" che incide sulla reputazione.

    La non infrequente indisponibilità a forme di apertura e collaborazione con gli organi

    investigativi giudiziari da parte dello stesso destinatario dell'atto criminoso, non consente

    sovente neppure di delineare la fondatezza, o meno, di distinte ipotesi sulla matrice privata o

    istituzionale all'origine del gesto criminoso. Per la comprensione e la conseguente repressione

    del fenomeno - anche e soprattutto per una "politica" di carattere preventivo -appare

    indispensabile una diuturna collaborazione degli stessi amministratori locali che, più di ogni

    altro, dispongono di quegli strumenti idonei ad intercettare e comprendere il contesto

    ambientale nel quale gli episodi delittuosi trovano la loro "incubazione”.

    Per quanto attiene più specificamente l’area geografica della provincia di Cagliari

    coincidente con l’area di competenza della Camera di Commercio di Cagliari, essa risulta,

    rispetto alle altre tre province, più moderna ed evoluta, e interessata da forme di delittuosità

    tipiche dei contesti urbani (traffico e spaccio di stupefacenti, rapine compiute perlopiù, in

    danno di Istituti di credito).

  • 14

    Nella provincia di Cagliari, pur evidenziandosi le tipiche problematiche dei centri urbani medio-

    grandi, non si sono distinti aspetti di particolare rilievo concernenti la sicurezza pubblica, grazie

    anche all'incisiva opera di prevenzione e repressione svolta dalle Forze di polizia.

    Non si rilevano segnali di operatività e/o di infiltrazione da parte delle tradizionali

    organizzazioni malavitose di tipo mafioso. Tuttavia, come già sopra evidenziato, è stato

    riscontrato il coinvolgimento di elementi di clan camorristici in alcune operazioni illecite

    condotte da imprenditori locali, soprattutto per quanto concerne il fenomeno dell'illecito

    condizionamento nella fase di aggiudicazione delle gare di appalto1.

    Inoltre, nel capoluogo sardo, sono risultati attivi esponenti della criminalità organizzata

    georgiana, dediti a reati contro il patrimonio e altre evidenze investigative hanno confermato la

    presenza di gruppi criminali anche locali dediti alle frodi alimentari, alla contraffazione di

    marchi e prodotti nonché al contrabbando di sigarette. In questo senso, particolare attenzione

    viene rivolta alla vigilanza nell'area portuale, dove vengono registrati i maggiori sequestri di

    merce contraffatta, generalmente proveniente dalla Cina atteso che i gruppi più cospicui di

    immigrati cinesi sono presenti soprattutto nelle aree urbane di Cagliari. In particolare, la

    comunità cinese di Cagliari appare connotata da una forte presenza illegale. I principali settori

    di impiego sono quelli della ristorazione, della vendita ambulante ed all'ingrosso. Il processo di

    diversificazione delle attività viene realizzato attraverso l'acquisto in contanti di negozi

    distribuiti nelle varie zone della città o rilevando i locali abbandonati dai commercianti

    autoctoni a seguito di fallimento o di trasferimento. Invece i cittadini romeni risultano dediti a

    furti e rapine, nonché alla clonazione di carte di credito.

    La criminalità comune si riscontra soprattutto nei quartieri cittadini ove il disagio sociale è

    maggiore, nonché nei comuni dell'hinterland cagliaritano (Quartu Sant'Elena, Sestu,

    Monserrato, Assemini, Selargius e Sinnai), caratterizzati da una notevole densità demografica.

    Si registrano anche reati di criminalità informatica, quali truffe su rete internet.

    Degni di nota sono i numerosi episodi di attentati dinamitardi ed incendiari verificatisi negli

    ultimi anni nei confronti di rappresentanti di istituzioni imprenditori ed esercizi commerciali,

    solitamente operati con modalità non tipicamente "professionali", con utilizzo di ordigni

    rudimentali o attraverso colpi di arma da fuoco indirizzati a beni (generalmente autovetture o

    immobili) di proprietà della vittima.

    Persiste, infine, il fenomeno degli incendi dolosi, specie quelli che interessano le zone boschive,

    con finalità speculative rivolte in larga misura all'indebito sfruttamento del territorio

    (speculazione edilizia, rimboschimenti, pascoli ed attività venatoria).

    Le relazioni della Corte dei Conti - Sezione Giurisdizionale della Sardegna evidenziano,

    in un quadro generale, come le novità legislative intercorse negli ultimi anni si siano mosse con

    l’obiettivo del contrasto ai fenomeni corruttivi, alla evasione fiscale, alla cattiva gestione della

    cosa pubblica da conseguire anche attraverso la semplificazione e la razionalizzazione

    dell’intero sistema delle regole. Infatti, gli interventi frammentari privi di una visione globale e

    l’adozione di disposizioni di eccessivo dettaglio si risolvono spesso in un intralcio al regolare e

    1 23 Ottobre/22 dicembre 2014 - Cagliari - La Guardia di Finanza, nell'ambito dell'operazione "Little Lord"', ha dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo su un complesso di beni, tra cui immobili, terreni, autoveicoli, numerosi rapporti finanziari e diverse società, per un valore complessivo di euro 21.451.743,89, nei confronti di n. 17 soggetti campani operanti nel settore dei LL.PP., legati a due distinti clan camorristici. Tale provvedimento ablativo trae origine da approfondite indagini di P.G., svolte a partire dal 2010, rientranti nella più ampia attività di contrasto alle infiltrazioni criminali nel settore turistico ed immobiliare della Sardegna. L'attività investigativa è riferita a un rilevante investimento immobiliare nel settore turistico alberghiero, avviato nel 2003 e tuttora in fase di espansione, posto in essere da una cordata di imprenditori campani. In particolare, è stato riscontrato il riciclaggio di denaro proveniente dai noti clan camorristici dei c.d. "casalesi" e "D'Alessandro", in occasione della realizzazione del villaggio turistico "Resort's'incantu" a Villasimius (CA).

  • 15

    sollecito svolgimento dell’attività, e non consentono di raggiungere lo scopo voluto, giocando,

    al contrario, a favore di quanti intendano agire in spregio dell’interesse della collettività e dei

    principi di legalità e di buon andamento della cosa pubblica.

    Le relazioni offrono un’ampia casistica dei comportamenti illeciti e di mala gestio nelle

    amministrazioni sarde ove si sono tenute condotte illecite a elevata offensività.

    In particolare, si evidenzia l’assenteismo abusivo e l’indebito riconoscimento di benefici

    retributivi o di carriera, che nell’attuale fase storica incontrano il generale disfavore della

    collettività ormai intollerante verso tale diffuso malcostume.

    Inoltre, emerge l’illecito utilizzo di finanziamenti pubblici2 a sostegno dell’economia delle zone

    depresse, ottenuti attraverso la produzione di documentazione contabile, riferita a operazioni

    inesistenti o sovrafatturate, volta a rappresentare la realizzazione, nei modi e nei termini

    convenuti, del programma imprenditoriale, allo scopo di conseguire la liquidazione del

    contributo, con contestazioni di danno per complessivi euro 8.486.630,00. Il fenomeno in

    questione, diffuso da anni, non accenna a diminuire, e, accanto alle fattispecie relative a

    investimenti di rilevante entità, cui corrispondono indebite erogazioni assai cospicue, si

    registrano anche quelle di minore importo, se singolarmente considerate, ma che hanno una

    significativa incidenza in ragione della loro diffusione, soprattutto per i contributi “de minimis”,

    o per le agevolazioni a favore dell’agricoltura o dell’allevamento. In tale settore, gli

    accertamenti hanno consentito di riscontrare, in capo ai beneficiari delle sovvenzioni pubbliche,

    l’inesistenza delle condizioni per accedervi, falsamente attestate, tra cui lo status di agricoltore

    o la disponibilità di terreni sui quali esercitare l’attività finanziata in realtà mai svolta o

    condotta in difformità dalle modalità prescritte per accedere ai benefici di legge.

    Nella materia degli appalti si è riscontrata l’elusione delle regole dell’evidenza pubblica con

    l’indizione di procedure solo esteriormente idonee a realizzare un sistema concorrenziale, in

    quanto, in realtà, dirette e concluse attraverso l’individuazione di requisiti di partecipazione

    abnormi rispetto all’oggetto delle gare e tali da limitare a un ridotto numero le ditte in grado di

    2 Con sentenza n. 121/2015 è stato condannato un imprenditore agricolo al risarcimento del danno derivante da indebita percezione di contributi comunitari, a sostegno della pastorizia, per avere falsamente attestato di condurre in affitto terreni per il pascolo del bestiame. Una società privata ed il suo amministratore sono stati condannati per il danno derivante da indebita percezione di contributo pubblico erogato ai sensi della legge 488/92 (sentenza n. 57/2015). Nei comportamenti di detti convenuti la sentenza ha ravvisato l'elemento soggettivo del dolo per essere stati consapevolmente violati gli obblighi di servizio discendenti dal contratto di concessione delle agevolazioni richieste, unitamente alla consapevolezza delle conseguenze dannose della condotta. La sentenza n. 83/2015 ha condannalo una società privata ed i suoi amministratori per il danno derivante da indebita percezione di contributo pubblico erogato ai sensi della legge 488/92. Il danno è stato accertato sia in termini di ingiusta diminuzione patrimoniale, corrispondente al contributo erogalo, per mancato conferimento di capitale proprio da parte della società e dei soci, e per sovrafatturazione dei costi di realizzazione dello stabilimento, che di mancato conseguimento dell'utilità prevista, per mancato raggiungimento dell'obiettivo pubblico, non avendo l'iniziativa economica apportato, nei tempi e nei modi stabiliti, l'incremento occupazionale preventivato e la creazione di una nuova attività imprenditoriale. In fattispecie di indebita percezione di sovvenzioni economiche previste dalla legge regionale n. 15 del 15 aprile 1994, la sentenza n. 24/2015, oltre ad avere condannato in solido la società beneficiaria ed il suo amministratore per l'importo di € 2.875.273,08, ha ritenuto la responsabilità dell'Istituto bancario/istruttore in via sussidiaria per l'intero importo contestato, sia perché il controllo esercitato dalla banca non è limitato alla correttezza meramente formale del titolo di spesa presentato, ma riguarda anche la congruità della spesa, sia perché il detto controllo non si esaurisce in un unico, atto ma si protrae dalla concessione provvisoria sino a quella definitiva, sia perché è risultato che la banca non aveva rilevato l'aumento dei costi, con conseguente riduzione delle somme destinate all'acquisto dei macchinari, indispensabili per l'iniziativa imprenditoriale. Con la sentenza n. 237/2015 sono stati condannati una ditta privata ed il suo legale rappresentante per avere indebitamente percepito contributi ai sensi della legge regionale n. 51/93 avendo simulato pagamenti al fine di rendicontare le spese sostenute ed ammesse a finanziamento come avvenute prima della presentazione della domanda.

  • 16

    formulare un’offerta, oppure con la previsione di un tempo esiguo, limitato a pochi giorni, per

    presentare l’offerta.

    Altre condotte dannose rilevate sono state: comportamenti omissivi dei funzionari pubblici

    rispetto a voci di entrata relative a somme spettanti alle amministrazioni di appartenenza non

    conseguite, o rispetto a pagamenti dovuti dalla amministrazione per prestazioni regolarmente

    ricevute, e non eseguiti, con conseguente attivazione della procedura ingiuntiva o del giudizio

    di ottemperanza e sopportazione dei relativi oneri, o rispetto alla gestione del patrimonio delle

    amministrazioni, con inosservanza della normativa di riferimento e aggravio di spese

    sostenute; indebiti rimborsi per false spese di viaggio, pernottamento e pasti, connesse

    all’espletamento di mandati pubblici, effettuati in assenza di autorizzazioni preventive e idonei

    giustificativi di ammissibilità e inerenza ai fini propri dell’ente.

    Dai dati analizzati e dai fattori considerati emerge la necessità per la Camera di commercio di

    Cagliari di confermare, tra le misure di prevenzione, la tracciatura dei flussi monetari, il

    controllo sulla erogazione dei contributi camerali alle attività imprenditoriali, con particolare

    riferimento alla sussistenza dei presupposti e alla rendicontazione delle spese sostenute, il

    controllo sui rimborsi delle spese sostenute per le missioni dei dipendenti e dei componenti

    dell’organo di indirizzo politico, e ogni strumento preventivo utile al monitoraggio delle gare

    d’appalto, anche se il ricorso al mercato elettronico e alle convenzioni Consip hanno

    sensibilmente ridotto il numero di procedure camerali a evidenza pubblica.

    Inoltre, appare necessario per la Camera perseguire, quale strumento finalizzato alla

    prevenzione e repressione della corruzione e dell’illegalità, la semplificazione procedimentale e

    organizzativa degli uffici, attesi i rischi connessi all’eccesso di norme particolareggiate e al

    rispetto di procedure articolate e complesse.

  • 17

    3. CONTESTO INTERNO

    Come affermato dall’ANAC nel Rapporto sullo stato di attuazione e la qualità dei piani triennali

    di prevenzione della corruzione nelle amministrazioni pubbliche 2015-2017, pubblicato in data

    16 dicembre 2015: “L’analisi del contesto “interno” è il secondo elemento che definisce

    l’ambiente specifico entro cui deve essere sviluppata la valutazione dei rischi di corruzione e la

    successiva adozione di misure preventive.”

    La Camera di Commercio di Cagliari è un ente pubblico dotato di autonomia funzionale che

    svolge, nell’ambito della circoscrizione territoriale di competenza, funzioni di interesse generale

    per il sistema delle imprese, curandone lo sviluppo.

    A tal fine, è dotata di potestà statutaria, regolamentare, organizzativa e finanziaria ed esplica

    attività di osservazione, regolazione, promozione e tutela del mercato.

    Essa può esercitare, oltre alle funzioni espressamente attribuite dalla legge, tutte le funzioni

    nelle materie amministrative ed economiche concernenti il sistema delle imprese.

    La Camera di Commercio nel perseguimento delle proprie finalità e per la realizzazione di

    interventi a favore del sistema delle imprese e dell’economia provinciale, ispira la propria

    azione al principio di sussidiarietà valorizzando la realizzazione di servizi da parte delle

    associazioni imprenditoriali.

    La Camera di Commercio è chiamata, pertanto, a promuovere, regolare e tutelare l’interesse

    generale del sistema delle imprese, di cui è espressione, secondo un modello operativo che si

    ispira alla prossimità rispetto alla propria utenza, principalmente di natura imprenditoriale, teso

    a garantire servizi e risposte efficaci, tempestive e di qualità, coerenti con i bisogni della

    stessa.

    Una più ampia ed esaustiva descrizione delle funzioni camerali è contenuta negli

    approfondimenti pubblicati nel sito istituzionale camerale.

    3.1 Assetto istituzionale

    Gli organi della Camera di Commercio di Cagliari sono: il Consiglio, la Giunta, il Presidente e il

    Collegio dei Revisori dei Conti.

    Il Consiglio elegge il Presidente e la Giunta al proprio interno e nomina il Collegio dei Revisori

    dei Conti.

    Il Consiglio è composto da 33 membri, 30 dei quali in rappresentanza delle associazioni di

    categoria imprenditoriali maggiormente rappresentative (Agricoltura, Artigianato, Assicurazioni

    e servizi alle Imprese, Commercio, Credito, l’’Industria, Trasporti e Spedizioni, Turismo,

    Pesca), 2 in rappresentanza rispettivamente delle organizzazioni sindacali e delle associazioni

    di tutela degli interessi dei consumatori, e 1 in rappresentanza dei liberi professionisti.

    Con decreti del Presidente della Regione Sardegna n. 47 dell' 11 agosto 2016, n. 51 del 13

    settembre 2016 e n. 63 del 18 novembre 2016, a conclusione del periodo di

    commissariamento decorrente dal 25 giugno 2015, è stato nominato il nuovo Consiglio Camerale, il quale si è insediato in data 28 settembre 2016.

    La struttura amministrativa della Camera è guidata dal Segretario Generale e dai dirigenti.

    http://images.ca.camcom.gov.it/f/procedurerinnovo/de/decreto_ras47_2016.pdfhttp://images.ca.camcom.gov.it/f/procedurerinnovo/de/dec_ras_51_13_9_2016.pdfhttp://images.ca.camcom.gov.it/f/procedurerinnovo/de/dec_ras_51_13_9_2016.pdfhttp://images.ca.camcom.gov.it/f/amministrazionetrasparente2/de/decr_nomina_schirru_ign.pdf

  • 18

    Per ulteriori approfondimenti, si segnalano i link del sito istituzionale www.ca.camcom.gov.it,

    sezione “Amministrazione trasparente” che riportano le informazioni in maniera dettagliata:

    Statuti e Regolamenti camerali:

    http://www.ca.camcom.it/IT/Page/t01/view_html?idp=466

    Organi di indirizzo politico-amministrativo:

    http://www.ca.camcom.it/IT/Page/t01/view_html?idp=442

    Gli organi camerali sono affiancati dall’Organismo Indipendente di valutazione (OIV) che a

    norma dell’art. 1, comma 8 bis, L. 190/2012, introdotto dall’art. 41 del decreto FOIA, verifica,

    anche ai fini della validazione della Relazione sulla performance, che i piani triennali per la

    prevenzione della corruzione siano coerenti con gli obiettivi stabiliti nei documenti di

    programmazione strategico-gestionale e che nella misurazione e valutazione delle performance

    si tenga conto degli obiettivi connessi all'anticorruzione e alla trasparenza. Esso verifica i

    contenuti della Relazione annuale del RPCT in rapporto agli obiettivi inerenti alla prevenzione

    della corruzione e alla trasparenza. A tal fine, l'Organismo medesimo può chiedere al

    Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza le informazioni e i

    documenti necessari per lo svolgimento del controllo e può effettuare audizioni di dipendenti.

    L'Organismo medesimo riferisce all'ANAC sullo stato di attuazione delle misure di prevenzione

    della corruzione e di trasparenza.

    3.2 Assetto organizzativo

    L’assetto organizzativo della Camera di Commercio, vigente al 31 dicembre 2016, è

    rispecchiato nell’organigramma così come appresso riportato e pubblicato nella sezione

    Amministrazione trasparente - Articolazione degli uffici – Anno 2016 – Organigramma:

    http://www.ca.camcom.it/IT/Page/t01/view_html?idp=444

    Il modello organizzativo attuale è il risultato della riorganizzazione attuata dal Segretario

    Generale, nell’esercizio dei poteri del privato datore di lavoro di cui all’art. 5 del D. Lgs.vo

    165/2001, con Disposizioni Generali n. 3 del 15 giugno 2015, n. 4 del 16 settembre 2015 e n.

    5 del 18 settembre 2015, n. 1 del 29 giugno 2016, n. 6 del 2 novembre 2016, e con

    Disposizioni organizzative n. 22 del 29 luglio 2016 e n. 25 del 16 dicembre 2016.

    http://www.ca.camcom.it/IT/Page/t01/view_html?idp=466http://www.ca.camcom.it/IT/Page/t01/view_html?idp=442http://www.ca.camcom.it/IT/Page/t01/view_html?idp=444

  • 19

    Alla data del 31 dicembre 2016, il personale di ruolo della Camera di Commercio di Cagliari

    risultava pari a 71 unità, così suddivise:

    Uomini Donne

    Segretario Generale 1

    Dirigenti 2

    Categoria D 6 11

    Categoria C 10 24

    Categoria B 2 8

    Categoria A 3 5

    per un totale di 22 uomini e 50 donne, di cui: • n. 3 risorse a tempo determinato

    • n. 8 risorse in part time

    • n. 1 risorsa comandata presso la Regione Sardegna.

    Ulteriori approfondimenti sull’assetto organizzativo sono contenuti nella sezione

    Amministrazione trasparente - Personale:

    http://www.ca.camcom.it/IT/Page/t01/view_html?idp=387

    Il personale dell’Azienda Speciale Centro Servizi Promozionali per le Imprese, alla quale si

    estende l’applicazione del presente Piano, era pari, al 31 dicembre 2016, a 30 unità di cui 13

    donne e 17 uomini (dato comprensivo dell'unità attualmente in aspettativa non retribuita per

    incarico politico).

    3.3 Attività istituzionali

    Le funzioni della Camera di commercio si esplicano attraverso le seguenti attività:

    - attività amministrative: tenuta di albi, elenchi, ruoli, nei quali vengono registrati e certificati

    i principali eventi che caratterizzano la vita di ogni impresa;

    - attività promozionali: sostegno alle imprese e allo sviluppo dell'economia locale;

    - attività di monitoraggio, studio, analisi dei dati sull'economia locale: fornire un'informazione

    necessaria a una migliore conoscenza della realtà socio-economica da parte delle imprese e

    per le imprese;

    - attività di regolazione del mercato: promuovere e aumentare la trasparenza, la certezza e

    l'equità delle relazioni economiche tra imprese e tra imprese e cittadini.

    Le attività camerali sono principalmente autofinanziate mediante il diritto annuale pagato dalle

    imprese per l'iscrizione al Registro Imprese; i diritti di segreteria pagati per le certificazioni e le

    iscrizioni ad albi, registri e ruoli; i proventi derivanti dalla gestione di attività e prestazione

    servizi; i contributi dello Stato o della Regione previsti in relazione alle funzioni delegate alle

    Camere.

    Le attività camerali sono svolte nelle sedi sotto riportate:

    sedi centrali: Cagliari, Largo Carlo Felice nn. 66, 70 e 72;

    sede decentrata: Cagliari, via Mameli n. 65; Carbonia (temporaneamente chiusa).

    E’ stata soppressa a decorrere dal mese di gennaio 2014 la sede di via Malta e i relativi servizi

    e uffici sono stati trasferiti nella nuova sede centrale per garantire una migliore organizzazione

    e risposta alle richieste dell’utenza.

  • 20

    Gli orari di apertura al pubblico per gli sportelli camerali e l’URP sono: di mattina dal lunedì al

    venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e di pomeriggio, il martedì e giovedì dalle ore 15.30 alle

    ore 17.00.

    Per maggiori dettagli sugli orari e sulle sedi si rinvia alla pagina del sito camerale Orari e Sedi:

    http://www.ca.camcom.it/IT/Page/t01/view_html?idp=788

    3.4 Soggetti coinvolti nella prevenzione

    A integrazione del sopra delineato quadro rappresentativo del contesto interno della Camera di

    Commercio di Cagliari, si evidenzia la numerosità dei soggetti che, nell’ente, unitamente al

    Responsabile della prevenzione della corruzione, hanno il dovere di operare correttamente in

    tema d’integrità e rispettare il dettato normativo, efficacemente sintetizzata nella seguente

    illustrazione:

    La figura di primo piano del Responsabile della prevenzione può essere coadiuvata da una rete

    di soggetti referenti per la prevenzione, nominati dalla Giunta camerale, tenuto conto delle

    esigenze espresse dal Responsabile stesso che li individua, o da particolari situazioni che ne

    suggeriscano l’opportunità.

    Per scongiurare l’isolamento organizzativo del Responsabile ed evitare che il contrasto alla

    corruzione si riduca a un mero adempimento burocratico, è essenziale che il processo che

    conduce alla redazione dei Piani anticorruzione coinvolga tutti i soggetti interessati.

    In particolare, occorre fare in modo che gli organi d’indirizzo siano adeguatamente coinvolti

    nello sviluppo degli interventi di lotta alla corruzione e che delle strategie adottate per il loro

    coinvolgimento si dia espressamente conto nei PTPC. Sebbene a norma di legge competa

    proprio a tali organi designare il RPC e deliberare il Piano triennale di prevenzione della

    http://www.ca.camcom.it/IT/Page/t01/view_html?idp=788

  • 21

    corruzione, per fare sì che essi compiano adeguatamente tale loro funzione è bene ipotizzare

    un coinvolgimento che vada oltre l’adempimento formale.

    Infatti, come indicato nell’Aggiornamento PNA 2015, una ragione della scarsa qualità dei PTPC

    e della insufficiente individuazione delle misure di prevenzione è, senza dubbio, il ridotto

    coinvolgimento dei componenti degli organi di indirizzo della “politica” in senso ampio. Diviene,

    quindi, un obiettivo importante del presente piano prevedere soluzioni che portino alla piena

    consapevolezza e condivisione degli obiettivi della lotta alla corruzione e delle misure

    organizzative necessarie.

    Alla luce delle disciplina vigente, infatti gli organi di indirizzo dispongono di competenze

    rilevanti nel processo di individuazione delle misure di prevenzione della corruzione ovvero la

    nomina del RPCT e l’adozione del PTPC. La responsabilità sulla qualità delle misure del PTPC è

    però molto attenuata. I componenti degli organi di indirizzo possono essere chiamati a

    rispondere solo in caso di mancata adozione del PTPC, a cui è equiparata, nel regolamento

    ANAC sull’art. 19 co. 5 lett. b) del d.l. n. 90/2014, l’assenza di elementi minimi.

    Manca, invece, una più accurata disciplina del processo di formazione del PTPC che imponga

    una consapevole partecipazione degli organi di indirizzo. Secondo le raccomandazioni espresse

    dall’ANAC nell’Aggiornamento 2015, la Camera conferma l’individuazione, già operata nei

    precedenti Piani 2015 e 2016, di due momenti meditativi:

    1) approvazione della proposta del PTPC a opera del RPCT, con proprio atto, previo

    coinvolgimento di tutti i soggetti interessati mediante pubblicazione di apposito avviso di

    avvio della procedura di aggiornamento del piano, e previo coinvolgimento e

    partecipazione dei titolari degli uffici di diretta collaborazione e dei titolari di incarichi

    amministrativi di vertice, i quali svolgono sia fondamentali compiti di supporto conoscitivo

    e di predisposizione degli schemi di atti per gli organi di indirizzo, sia compiti di

    coordinamento e di interpretazione degli atti di indirizzo emanati nei confronti degli organi

    amministrativi, e rivestono, dunque, un ruolo chiave per il successo delle politiche di

    prevenzione della corruzione;

    2) analisi della proposta del RPCT da parte del Consiglio che potrà esprimersi con un

    provvedimento di carattere generale sul contenuto del PTPC e da parte della Giunta

    competente all’adozione finale, allo scopo di ottenere la più larga condivisione delle

    misure, sia nella fase dell’individuazione, sia in quella dell’attuazione.

    In questo modo l’organo esecutivo e il suo vertice (Presidente) ha più occasioni di esaminare e

    condividere il contenuto del PTPC, e il RPCT, che deve partecipare alla riunione dell’organo di

    indirizzo, sia in sede di prima valutazione che in sede di approvazione, deve illustrarne

    adeguatamente i contenuti e le implicazioni attuative.

    Una volta approvato il PTPC, il Responsabile cura, ove richiesto dagli organi camerali o

    dall’OIV, un’azione di reporting semestrale agli organi, avente ad oggetto le azioni intraprese e

    lo stato di avanzamento degli obiettivi.

    Inoltre, per fare in modo che il tema della trasparenza e della lotta alla corruzione sia

    nell’agenda operativa degli organi di vertice devono essere individuati tre specifici componenti,

    uno della Giunta e due del Consiglio, appositamente delegati sulla materia, con il compito di

    veicolare in sede decisionale l’esigenza di adottare atti di indirizzo di carattere generale

    finalizzati alla prevenzione della corruzione.

    Dal punto di vista più operativo, l’attività di risk management, meglio dettagliata in seguito, è

    promossa e sviluppata dal Segretario Generale, indipendentemente dal fatto che egli sia il

  • 22

    Responsabile della prevenzione della corruzione, ovvero abbia delegato tale funzione ad altro

    soggetto per motivate esigenze organizzative. Il Segretario generale in ogni caso deve:

    assicurare la piena funzionalità dell’organismo di valutazione (OIV), del RPCT e degli

    eventuali auditor esterni;

    assicurare i collegamenti informativi e funzionali tra organi interni di controllo e organi di

    indirizzo;

    proporre agli organi di indirizzo e attuare ogni iniziativa, anche esterna, tesa a diffondere la

    cultura dell’integrità e della trasparenza e della legalità.

    In particolare, con riguardo all’attività di iniziativa, si dà conto del fatto che la Camera ha già

    adottato il codice di comportamento, cura attentamente l’attività di comunicazione e

    formazione del personale, gli obblighi di trasparenza.

    L’organismo di valutazione ha funzioni proprie in tema di accountability e trasparenza,

    rinnovate dal legislatore con l’introduzione del comma 8 bis nell’articolo unico della legge

    anticorruzione (L. 190/2012) a opera del decreto FOIA (art. 41), come già esposto nel

    precedente paragrafo 3.1, nonché una specifica funzione in tema di codice di comportamento,

    atteso che ai sensi dell’art. 54 comma 5 del d.lgs. n. 165/2001 deve rilasciare un parere

    obbligatorio sullo stesso e, ai sensi del comma 6 del medesimo articolo, è tenuto a

    supervisionare sulla sua applicazione, con particolare attenzione al dirigente di vertice in

    relazione alla formulazione della proposta per la sua valutazione annuale, secondo anche

    quanto indicato nella delibera ANAC n. 75/2013.

    Dipendenti e collaboratori dell’ente, infine, sono chiamati all’osservanza del PTPC e del Codice

    di comportamento e sono tenuti a segnalare le situazioni di illecito, tutelati dagli opportuni

    strumenti di garanzia. Il coinvolgimento di tutto il personale in servizio (ivi compresi anche gli

    eventuali collaboratori a tempo determinato o i collaboratori esterni) è decisivo per la qualità

    del PTPC e delle relative misure, così come un’ampia condivisione dell’obiettivo di fondo della

    lotta alla corruzione e dei valori che sono alla base del codice di comportamento

    dell’amministrazione. Il coinvolgimento nella predisposizione del presente piano è stato

    assicurato in termini di partecipazione attiva al processo di autoanalisi organizzativa e di

    mappatura dei processi con invito alle strutture di rivedere o confermare le rispettive schede di

    valutazione degli indici di probabilità e di impatto del rischio per i processi-procedimenti più

    significativi (mail del 21 dicembre 2016).

    4. IL PROCESSO DI ELABORAZIONE E ADOZIONE DEL PTPC

    Il presente piano prende le mosse dalla Relazione del RPCT 2016 pubblicata nel sito camerale

    nella sezione Amministrazione Trasparente a far data dal 15 gennaio 2016.

    Essa evidenzia che un primo fattore che ostacola l'azione e il ruolo del RPCT è rappresentato

    dalla molteplicità degli adempimenti formali che distoglie spesso tempo dalle attività "core"

    della gestione dell'Ente. Come altre Camere, anche la Camera di Cagliari raccomanda uno

    sforzo per un maggiore coordinamento tra i vari soggetti vigilanti e l'acquisizione di info dai siti

    Internet istituzionali per ridurre - anche per gli Enti pubblici - i tempi di gestione degli aspetti

    procedurali (la burocrazia della burocrazia) così da poter dedicare più energie a rafforzare

    efficienza, efficacia e qualità dei servizi. Inoltre, si rileva la criticità di impiegare risorse

    dedicate atteso il numero delle risorse umane disponibili a fronte dei sevizi da garantire

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    all'utenza per qualità e quantità e del forte incremento degli adempimenti amministrativi

    burocratici a carico dei servizi di supporto. Infatti, la mole di adempimenti previsti dalla

    normativa anticorruzione ha, talvolta, l'effetto di aggravare il procedimento amministrativo

    inficiandone la ratio. In particolare, nel formulare un giudizio sulle iniziative intraprese per la

    verifica delle situazioni di inconferibilità per incarichi dirigenziali, la Relazione evidenzia che

    mancano a livello nazionale specifiche direttive che definiscano le procedure corrette nonché i

    destinatari a cui trasmettere le richieste sulla veridicità delle dichiarazioni rese dagli

    interessati.

    Le predette osservazioni, pur rispecchiando le criticità da affrontare nell’azione di prevenzione

    alla corruzione, non possono, tuttavia, operativamente portare a incidere marcatamente

    sull’impianto di prevenzione sino a ora adottato dalla Camera nel rispetto delle previsioni

    legislative, ma possono essere di stimolo, piuttosto, per future modifiche legislative che ne

    tengano conto.

    Nel processo di elaborazione e adozione del presente piano si è ripetuta l’iniziativa introdotta

    per la prima volta in occasione dell’adozione del Piano 2016, di dare pubblico avviso dell’inizio

    dell’attività di aggiornamento, con avvio di una procedura aperta di consultazione alla quale

    sono stati invitati tutti gli stakeholders dell’ente per la formulazione di proposte di modifiche o

    integrazioni e per la presentazione di eventuali contributi per la predisposizione del Piano di

    prevenzione della corruzione 2017-2019 entro il 5 gennaio 2017.

    Con lo stesso avviso si è comunicato agli stakeholders che possono proporre eventuali

    osservazioni o modifiche anche dopo l’approvazione del Piano.

    Come già indicato nella Premessa è stato garantito anche il coinvolgimento interno di tutti i

    dipendenti e di tutti i compone