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Parrocchia S. Maria della Visitazione Pace del Mela IL NICODEMO Anno XII - Numero 110 pro-manuscripto Dicembre 2003 Fogli della Comunità v http://web.tiscali.it/smariavisitazione [email protected] Scenette natalizie per capire meglio il mistero della salvezza

110 - dic 2003 · Il Nicodemo - Dicembre 2003 - n. 110 4 Ma non li odieremo di Angela Calderone La strage di Nassiriya ha sconvolto l’Italia e ha unito l’intera nazione in un

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ParrocchiaS. Maria

della VisitazionePace del Mela

IL NICODEMO

Anno XII - Numero 110 pro-manuscripto Dicembre 2003

Fogli della Comunità

http://web.tiscali.it/smariavisitazione [email protected]

Scenette

natalizie

per capire

meglio

il mistero

della salvezza

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Rinnovare la Parrocchiadi Mario Rossi

Seneèparlatomoltoneldecen-nio passato per dire che eraforma storica ormai superatadalla mobilità delle persone,

dalle nuove condizioni sociali…L’argomento ritorna con forza negli ultimitempiper riaffermarne il valoreeproporrenuovemodalitàdi vita.Nehanno trattato inostri Vescovi in Italia nella loro recenteriunione ad Assisi. Il nostro arcivescovoMons. Giovanni Marra, nel proporre ilprogramma pastorale del triennio2003-2006 “Alla Sorgente zampillante”delpozzodiSicàr,per il primoannoci sti-mola a “rinnovare la parrocchia”. E nelleultime lettere apostoliche del papa Gio-vanni Paolo II ci sono frequenti accenni estimoli a rivitalizzare la parrocchia.

Nell’esortazione apostolica postsi-nodale di Giovanni Paolo II, intitolata“Christifideles Laici”, si legge che "laparrocchia è la Chiesa stessa che vive in

mezzo alle case dei suoi figli e delle sue fi-glie” (n. 26). Quindi la Parrocchiaassume la missione della Chiesa. DallaParrocchia l’azione pastorale si allarga pernutrire la vita spirituale delle famiglie. LaParrocchia non è il parroco o l’edificiodella chiesa con gli uffici o le strutture an-nesse, ma è la comunità dei battezzati edei credenti attivi e consapevoli che parte-cipano, assumono in prima persona lamissione della Chiesa.

E la Chiesa sempre e dovunque conti-nua la missione di Gesù: è suo misticocorpo. Essa deve: 1) annunciare il Vange-lo; 2) celebrare l'Eucarestia e i Sacramen-ti; 3) attuare il precetto della carità.

Ora ogni cristiano assume questamissione con il battesimo. “La parolad’ordine della parrocchia-comunità èquella della corresponsabilità e qui sitocca uno dei punti più dolenti dellaconfigurazione parrocchiale che in

molti casi vive ancora di un dualismopartecipativo, lasciando i “semplici”fedeli nella convinzione di non essererealmente un soggetto, ma di dover vi-vere alla dipendenza del clero, lascian-d o s i g u i d a re p a s s i v a m e n t e elimitandosi ad essere oggetto delle suecure” (Presbyteri, 9/2003, p. 672).

Il rinnovamento della parrocchia av-viene man mano che tutti si sentono re-sponsabili dell’evangelizzazione in varimodi; tutti si ritrovano puntualmenteall’Eucarestia la domenica, come pun-to di arrivo e di partenza della vita dellacomunità di fede; quando tutti i battez-zati si sentono solidalmente impegnatia farsi carico dei problemi del territorio(cfr. Orientamenti pastorali della dio-cesi 2003-2006, n. 24).

Occorre tuttavia oggi rendersi contoche una comunità parrocchiale, peroperare efficacemente, non può rin-chiudersi nel proprio territorio. Occorreassolutamente cercare di aprirsi alle nu-ove realtà, cosiddette zone pastorali:aree vicine, omogenee, in cui si analizza,si riflette, si progetta e si realizza in co-mune accordo con le altre parrocchie vi-cine. Lo esige il mistero di comunioneche è il cuore della Chiesa; lo richiede laricerca di incisività ed efficacia: l’unionemoltiplica l’efficacia della testimonianzae le capacità operative. Da qui nasce an-che la necessità dei Consigli pastoraliVicariali. Il Signore Gesù ci chiede unimpegno nuovo, illuminato, generoso,entusiasmante.�

Questo mondo può cambiaredi Emanuela Fiore

Lo spettacolo che la realtà quo-tidianamente propone è estre-mamente negativo per chicerca di aprirsi un varco guar-

dando al futuro. Mi vengono in mente ipoveri della terra, uomini, donne, bambi-ni: il loro deserto è la fame, il loro pianto èla sete. E poi mi ricordo di coloro che peruna fede “assurda” si fanno esplodere uc-cidendo tanti altri esseri umani incolpevo-li. Sento parlare ancora di drammi di vita,dai pedofili che abusano di bambini inno-centi alle prostitute che hanno smarrito ilrispetto e la dignità di se stesse, dai giova-ni che si perdono nella droga fino a coloroche per un motivo recondito arrivano alsuicidio tanto da spegnere il sorriso di in-tere famiglie. Solo così mi rendo contodella vita che muore a poco a poco.

Ma forse non serve andare lontano peraccorgersene. Le guerre esistono, hannofatto parte di ogni epoca e diventano spes-so parte anche del nostro vissuto. Troppofacilmente un banale litigio si trasforma inuna lotta ad oltranza e, ahinoi, può culmi-nare in una tragedia, come l’amico cheammazza l’altro amico.

Mi dico e mi convinco che questo mon-do può cambiare, che noi possiamo cam-biare, che basta poco per trasformarequesto lembo di terra che ci appartiene.Nonbisognaattenderechequalcunocatturiil Saddam Hussein di turno per sconfiggereil male, né che una nuova Madre Teresametta la sua vita al servizio degli ultimi.

Basta poco. Basta incontrare Dio e re-galarci di vivere nel Suo nome. A Natalecome ogni giorno. Anche la Sua vitaall’inizio è apparsa sprecata: è nato poveroper poi morire a soli 33 anni. Ma inun’esistenza tanto breve si nasconde lasalvezza per gli uomini perché, come lostesso S Francesco d’Assisi ripeteva, è do-nando che si riceve, è morendo che si ri-nasce a vita eterna.

Il Natale non deve essere dunque sdol-cinato sentimentalismo, ma un misterod ’ a m o r e c h e s i c o n c r e t i z z anell’incarnazione di Dio. Ogni bimbo na-scendo viene alla luce, mentre Dio porta laLuce con sé. Luce del Natale è tornarebambini e credere negli ideali più belli, ca-paci di illuminare i sentieri della vita e difar nascere l’uomo nuovo.�

�L'Arcivescovo Mons. Giovanni Marra

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XX CONVEGNO DIOCESANO DEI CATECHISTI

I primi catechisti sono mamma e papàdi Rosamaria Lipari

Anche quest’anno si è ripetutol’appuntamento che ogninovembre i catechisti delladiocesi di Messina-Lipa-

ri-Santa Lucia del Mela si danno per ilconvegno-festa. Questa volta eraun’occasione importante, perché ricor-reva il ventesimo anniversario del Con-vegno Diocesano dei Catechisti. Comeper il passato, anche questa volta ci sia-mo ritrovati alla Fiera di Messina, loscorso 9 novembre, con un programmaricco di avvenimenti, che ha interessatotutta la giornata, dalle nove del mattinoalle cinque del pomeriggio, per rifletteresul tema: Famiglia, tempo di primo an-nuncio. Vi abbiamo preso parte in 1200,con grande entusiasmo, spirito di colla-borazione, tanta gioia e speranza per unnuovo anno di catechesi.

Come al solito, Mons. Pietro Aliquò,direttore e responsabile dell’Ufficio Ca-techistico Diocesano, insieme agli ani-matori zonali e agli altri collaboratori, sisono impegnati tantissimo per la buonariuscita della giornata. Hanno saputoorganizzare il tutto con molta precisio-ne, sia nella scelta degli ospiti enell’animazione che nelle varie rappre-sentazioni e nell’accoglienza, facendocitrovare una sala pronta, con carpette in-dividuali e segni da portare come ricor-do (1200 coroncine in pasta al salepreparate una ad una da una animatri-ce). Tutto è stato curato nei dettagli: ilpalco, le scenografie, i segni visibili, icartelloni, lo schermo gigante per le im-magini e le parole dei canti. Mons. Ali-quò è un trascinatore coinvolgente,grazie all’esperienza che ha maturato inquesti anni, all’amore che mette in ogniiniziativa, alla buona volontà e alla gioiache esprime, frutto della sua profondafede.

La mattinata ha avuto inizio conl’accoglienza attraverso canti mimati ela presentazione da parte dello stessoMons. Aliquò. La realizzazione di que-sta giornata, che sempre lascia in ognu-no un segno spirituale e materiale, èstata frutto dell'impegno di vari gruppidi giovani provenienti da diverse par-rocchie della diocesi. La Gioventù Fran-

cescana ci ha fatto pregare con canti emimi, seguiti poi da una drammatizza-zione rappresentata dai seminaristi, daltitolo “Acqua viva”. Inoltre quest’annoc’è stata anche la presenza di un gruppo

folkloristico, La Zagara, per ricordare lenostre radici siciliane. Ospite illustre,conosciuta da tempo da noi catechisti, èstata la cantautrice suor Cristina Da-monte che con i suoi canti-preghiera haanimato, fatto riflettere, riempito di gio-ia il cuore.

A conclusione della prima parte dellag iorna ta non poteva mancarel’appuntamento centrale, attorno alquale ruota la vita personale, comunita-ria, diocesana: la celebrazioned e l l ’ E u c a r e s t i a , n e l l a q u a l el’Arcivescovo mons. Giovanni Marra hadato a tutti i catechisti il mandato per ilnuovo anno, consegnando ad alcunecoppie di genitori una brocca di terra-cotta, rappresentante l’episodio dellaSamaritana, in quanto tutta la giornataè stata riferita al pozzo, all’acqua chezampilla per la vita eterna e alla famiglia.

Consegnata proprio ai genitori,quali rappresentanti delle nostre fami-glie parrocchiali, in quanto è propriola famiglia l’ambiente educativo pri-mario, in cui si trasmette la fede pereccellenza. Spetta dunque alla fami-glia comunicare i primi elementi dellafede ai propri figli. Proprio come dice

il papa Giovanni Paolo II: “La cate-chesi familiare precede, accompagnaed arricchisce ogni altra forma di cate-chesi”. E ancora: “L’azione catecheti-ca della famiglia ha un carattereparticolare e, in un certo senso, inso-stituibile, giustamente sottolineatodalla Chiesa e dal Concilio VaticanoII” (Catechesi Tradendae, n. 68).

È importante puntare tutto il nostrolavoro parrocchiale proprio sulle famigliee sulla catechesi familiare, perché èun’occasione per sperimentare la comu-nione e aiuta nello stesso tempo a forma-re tutta la comunità, cercando diinstaurare un momento di incontro, didialogo e di collaborazione.

Oggi non basta più il contributo chedanno i catechisti o il parroco per la cre-scita spirituale e di fede dei nostri figli, ènecessario il coinvolgimento delle fami-glie, prima chiesa domestica. Renden-doci conto che la Parrocchia non è soloun erogatore di servizi ecclesiali, ma unacomunità di credenti che insieme cam-minano, pregano, lodano, collaborano,sperimentano la gioia di stare insiemenella celebrazione eucaristica e nei varimomenti di preghiera, fanno insiemecomunione, sono portatori di fede, disperanza e carità come la Chiesa dei pri-mi cristiani (Atti 2, 42-48), proiettatinon alla vita di questo mondo, ma alla“vita eterna”, alla “gloria futura”, percui Cristo è la meta ultima del nostro pe-regrinare, faticare, soffrire e vivere.

La seconda parte della giornata si èsvolta con varie testimonianze di fami-glie, catechesi familiari e missioni nelmondo, inoltre tre minirecital molto si-gnificativi, che hanno lanciato messaggie fatto riflettere sulla famiglia di oggi, deivalori che mancano e dell’assenza di Cri-sto come guida delle nostre case, luceche illumina, acqua che disseta e sazia.

A conclusione della giornata, tutti cisiamo sicuramente portati dentro la gio-ia della condivisione, dello stare insie-me, di lodare e pregare l’unico ecomune Redentore, la speranza e i pro-positi di trasmettere agli altri quello cheinsieme abbiamo vissuto: essere la fami-glia di Dio, la Chiesa.�

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Ma non li odieremodi Angela Calderone

La strage di Nassiriya hasconvolto l’Italia e ha unitol’intera nazione in un ab-braccio commosso ai fami-

liari delle 19 vittime. Se il giorno deifunerali ci fosse stato modo di sorvola-re il Paese, osservando le piazze, lescuole, le chiese, i luoghi di lavoro, sisarebbe avuta una visione memorabi-le: dappertutto, negli stessi momenti,suonava il Silenzio. La gente smettevadi lavorare, si alzava in piedi, restavacomposta. Chi si trovava in casa, se-guiva la diretta da Roma. Ed è statoproprio nella capitale il culminedell’emozione. Nella lunga cerimoniad’addio, una solenne compostezza. Leincarnazioni perfette di questa dignitàerano i familiari dei caduti, special-mente i genitori. Avevano perduto il

massimo che si può perdere, i figli, uc-cisi nel pieno della vita.

Non ogni morte è una morte. C’èuna morte naturale, che fa parte delgiro della vita. Ma c’è una morte cherovescia quel giro e svuota di senso chisopravvive: la morte dei figli. Togliendoun figlio a un padre, gli togli più dellavita. Un dolore profondo ha segnato 19famiglie. Gli eroi caduti in Iraq, in granparte carabinieri, sono morti a causa diuna potente deflagrazione.

Ricordo ancora quel 12 novembre.Le agenzie avevano battuto in matti-nata la notizia di un’autobomba esplo-sa all’interno della base italiana diNassiriya. Gli annunci si rincorrevanosenza sosta. Il numero dei morti e deiferiti non faceva che aumentare. Pocoprima dei telegiornali locali, che vanno

in onda alle 14, arriva il fatto più scon-volgente. Tra le vittime anche due ca-rabinieri messinesi.

Per far fronte agli obblighi checomporta la mia professione in casicome questo, mi sono recata personal-mente nelle abitazioni dei loro familia-ri. A Messina, nella frazione di SantoStefano Briga c’è la casa in cui viveva ilmaresciallo Alfio Ragazzi, 39 anni,esperto di balistica al Ris (Reparto in-vestigazioni scientifiche) di Messina.Il cognato ha mostrato le foto che ri-traevano il suo parente nei vari mo-menti della missione irachena. Lochiamavano “Water man”, l’uomodell’acqua. Alfio Ragazzi, infatti, ri-servava tante piccole attenzioni allapopolazione locale, come quella di di-stribuire da bere.

Ma non è bastata al carabinieremessinese la cordialità. A nulla sonoserviti i sorrisi, l’assenza di ogni arro-ganza, le armi leggere, il garbo verso ibambini. Il terrorismo non fa sconti einsegue logiche devastanti. Alfio Ra-gazzi ha lasciato una moglie di 32 annie due figli, Salvatore ed Enrico, di 13 e7 anni. Avrebbe dovuto fare ritorno acasa appena tre giorni dopo.

L’altra vittima è il maresciallo Gio-vanni Cavallaro. 47 anni, originariodi Messina, era in servizio al Coman-do Provinciale di Asti. In Piemonte vi-veva con la seconda moglie, dallaquale aveva avuto una bambina, Lu-crezia, di 5 anni. Il figlio Diego, di 19anni, avuto dalla prima moglie, si tro-va invece a Santa Teresa Riva insiemealla madre. A Torre Faro abita il fratel-lo Paolo, autista dei mezzi della Pro-cura della Repubblica.

A San Fratello, in provincia di Mes-sina, è stato reso omaggio invece al vi-cebrigadiere Ivan Ghitti, anche luimorto in Iraq. Nel paesino nebroideovivono la madre, il padre e la sorella.

“Non fuggiremo davanti ai terrori-sti, anzi, li fronteggeremo con tutto ilcoraggio, l’energia e la determinazio-ne di cui siamo capaci – ha detto il car-dinale Camillo Ruini, vicario del Papa,nel corso dell’omelia ai funerali di Sta-to a Roma - Ma non li odieremo”.�

Mio figlio a Nassiriyadi Lillo Romano

Poco tempo è passato dal gra-ve attentato di Nassiriya cheha fatto vittime fra i militariitaliani e i civili iracheni. Con

rispetto, voglio riportare un breve collo-quio avuto con mio figlio, che si trova inquella terra senza pace.

In quei giorni funesti, con molta ap-prensione cercai di entrare in contattotelefonico e, dopo tante ore, per graziadi Dio, potei sentire la voce di mio fi-glio. Ecco le sue parole: "Papà, staitranquillo, per il momento a me non èsuccesso niente. Purtroppo, per il gio-co del destino, ho perso tre carissimiamici commilitoni. Questo avveni-mento di dolore mi ha imposto di guar-dare la vita in modo diverso. Nelcontesto in cui opero, riscontro la real-tà del dramma umano, dove consolarsiè consolare, aiutare senza distinguere ilcolore nero o bianco, convivere con lasofferenza e la rabbia di tanto scempio,avere il coraggio di guardare chi ti os-serva, senza scalfire la paura".

Riflettendo, mi viene da pensare:portare aiuto ad un popolo oppresso erassegnato, privato della propria liber-tà, è un gesto di grande sacrificio, e gli

eventi lo dimostrano; ma ognuno deveessere lasciato libero di accettare ilbene o meno, anche se è sommamentedeplorevole il gesto di questi “suicidi-omicidi”.

La morte degli innocenti e il piantoche rimane, deve togliere l’indifferenzadalle nostre coscienze. Osservando igiornali e la televisione notiamo, conorrore, ragazzini armati,giovani ai qualiè stata negata l’adolescenza, offrendoloro in cambio un futuro di assassini.

Purtroppo la colpa ricade su coloroche comandano male e sacrificano gio-vani vite, convinte di essere i giustizieridi Dio, candidati al paradiso. Mi do-mando chi andrà all’inferno.

Non c’è altra spiegazione: il malecerca di confondere il mondo nei suoilabirinti, e in noi resta, oggi più di ieri,la convinzione della fede in Cristo, Fi-glio di Dio, perché vogliamo un mondodove l’erba e la terra non si sporchinodi sangue, dove il rumore del vento siaun’armonia e non un boato di morte,dove il nostro riposo dalle fatiche delgiorno sia un ringraziamento a questaesistenza generosa, che solo Dio puòdonare.�

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A PROPOSITO DI SVILUPPO ALTERNATIVO

L’Auditorium è la cilieginadi Franco Biviano

Sabato 6 dicembre. Aprirela "Gazzetta del Sud" ede s s e r e i n v e s t i t o d aun’intera pagina dedicata

all'Auditorium di Pace del Mela dàuna sensazione così piacevole, cheda sola copre tanti peccati. Campeg-gia in alto a destra l’immagine pa-ciosa e invitante del “tendone”,creata dalla fantasia del progettista,l’ing. Carmelo Caliri, sorvegliata dauna squadra di palme nane in vigileattesa.

In altra parte del Nicodemo pub-blichiamo il programma della nuovastagione artistica, al quale va il nostroplauso, ma non è di questo che voglioparlare. Il discorso deve necessaria-mente farsi più ampio, deve andareoltre le colonne d’Ercole della cultu-ra, allargarsi alla dimensione del futu-ro sviluppo comprensoriale.

L’Auditorium è una struttura poli-valente. Giustamente l'Amministra-zione guidata da Carmelo Pagano el’attuale sindaco Antonio Catalfamohanno puntato sugli spettacoli e sullacultura, ma nessuno intende dimenti-care che l’edificio può ospitare con-vegni, incontri, seminari, dibattiti.

Nella pagina pubblicitaria del 6 di-cembre, il Sindaco Catalfamo scrive:“Noi crediamo che in una forma con-creta il nostro Auditorium possa con-tribuire a soddisfare alcune esigenzedei cittadini, ma nello stesso tempopossa st imolare ul ter iormentel’interesse per la cultura e le sane for-me di svago creando condizioni dinuovo sviluppo economico”.

E più avanti: “L’Auditorium […] èdiventato per gli abitanti di tutto ilcomprensorio del Mela e per i citta-dini della costa tirrenica un punto diriferimento non trascurabile e digrandi potenzialità. Pensiamo cheanche in questo settore le iniziativenon debbano essere considerate a li-vello campanilistico, ma valorizzatenel contesto con possibili forme dicollaborazione che possano metterein rete strutture e potenzialità che ilcomprensorio possiede e che vanno

senz’altro valorizzate e sfruttate peruno sviluppo alternativo possibile”.Chi potrebbe non essere d’accordo?

L’Auditorium rappresenta in pri-mo luogo una scommessa vinta dachi ha voluto il disperato, sofferto econtorto completamento del la

struttura e poi la sua fruizione, conautorizzazioni succedanee e provvi-sorie perché le commissioni compe-tent i a ver i f icare la s icurezzadell’edificio e delle attrezzature nonhanno mai fretta.

Ma l’Auditorium è molto di più. È ilguanto di sfida che la comunità diPace del Mela lancia agli amministra-tori provinciali e regionali che si osti-nano a progettare per noi soltantouno sviluppo industriale e inquinato,è la prova concreta che si possonopercorrere strade nuove, che la cartadel turismo non è utopistica e velleita-ria. È la base per uno sprint psicologi-co di prim’ordine, il trampolino dilancio per il grande balzo verso un fu-turo pulito. È la prima cosa che i sin-d a c i d e i s e t t e C o m u n i d e lcomprensorio del Mela dovrannomettere sul tavolo al momento dellaredazione del piano di bonifica e di ri-lancio economico dell’area.

L’Auditorium è la muraglia che noipacesi innalziamo contro ogni colo-nizzazione del territorio, è il contralta-re all’inceneritore, alle piattaforme peri rifiuti, ad aeroporti, autoporti, inter-porti ed altre diavolerie simili.

Vedo in giro occhi increduli e diffi-denti. E non a torto. Perché la svolta

non s’inventa dall’oggi al domani: bi-sogna innanzitutto crederci e poi pro-gettarla, pianificarla, conquistarla,prepararla, realizzarla. Questo vuoldire che se io vengo da turista a Pacedel Mela, tu cittadino pacese mi devifar trovare accoglienza, pulizia,

tranquillità, servizi adeguati, cibi ge-nuini, pesce fresco, piscine. Mi devi“catturare” almeno per una settima-na. Inventatevi un festival qualun-que, un premio internazionale, unconcorso per il migliore aquilone.Riattrezzate la spiaggia di Giammo-ro, cacciate via quello stomachevoledepuratore (qualcuno sa spiegareperché i depuratori devono stare vici-no al mare?).

Prepariamo una bella guida turisti-ca del comprensorio, dove si descri-vano le bellezze paesaggistiche delleValli del Mela e del Niceto, si parli deiprodotti delle nostre campagne. Sistabilisca un circuito di fruizione deibeni culturali ed artistici di Pace delMela, di Santa Lucia del Mela, diGualtieri, di Condrò, di San Pier Ni-ceto, di Monforte, di Rometta.

E che c’è di male se tutto questoruota attorno all’Auditorium? Pacedel Mela già da tempo svolge un ruo-lo di polo d’attrazione, con le indu-strie, con l’offerta scolastica, conl’offerta commerciale, con le banche,con la disponibilità di alloggi, col cli-ma invidiabile. Pace del Mela è, in-somma, una bella torta appetitosa. El’Auditorium è la sua ciliegina.�

�L'Auditorium Comunale di Pace del Mela (foto Santino Sciotto)

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Desiderio di chiarezza

Il Nicodemo e gli amministratori comunalidi Franco Biviano

Il Nicodemo trae la ragionedella sua esistenza, spessocompromessa e compro-mettente, dall’essere voce

interna ed esterna di una comunitàcristiana che di mese in mese intenderiflettere sulla propria attività, sul pro-prio essere e divenire, sul propriocammino di fede, senza chiudersinell’ambito ristretto della sacrestia,ma cercando di tenere gli occhi apertisulla realtà circostante, con particola-re attenzione a quella locale. Seguen-do questa traccia, il Nicodemo hariflettuto su problematiche di vastaportata come la pena di morte,l’aborto, il divorzio, l’eutanasia; si èsoffermato su temi di valenza nazio-nale e regionale; ma non ha tralascia-to, né avrebbe potuto farlo, argomentidi carattere locale e cittadino.

Sin dal primo numero (aprile1992), si è prestata attenzione al disa-gio dei nostri giovani per la carenza diluoghi d’incontro e di spazi per il tem-po libero e si sono commentati i risul-tati elettorali. E poi, da un numeroa l l ’ a l t r o , c i s i è s o f f e r m a t isull’assistenza agli anziani, sul pianoregolatore, sulla crisi delle Acciaierie,sulla crisi politica, sulla situazionedell’edilizia scolastica, sugli impiantisportivi, sulla spiaggia di Giammoro esu mille altri aspetti che di volta in vol-ta sono sembrati degni di attenzione.

Ora, quando si parla e si scrive dicose troppo vicine, geograficamente ecronologicamente, si corrono diversirischi, uno dei quali è sicuramentequello di vedersi accusati di scarsaobiettività. Purtroppo bisogna render-si conto che, anche se risulta difficileda accettare, il “cronista obiettivo” èun’astrazione, un pio desiderio, un so-gno irrealizzabile nella realtà, perchéogni giornalista esprime, scrivendo, ilproprio pensiero ed è in ogni caso con-dizionato dalla propria cultura, dallapropria formazione e qualche voltapersino dalla propria appartenenza.Nessuna legge di questo mondo po-trebbe costr ingere l ’operatoredell’informazione ad essere asettico e

ininfluenzabile, perché significhereb-be costringerlo a chiudersi dentro unacampana di vetro e da lì osservare e de-scrivere una realtà esterna che non lo“tocca” e non lo riguarda.

Altra cosa è il “cronista informato”:è giustissimo pretendere che tuttoquello che il giornalista scrive sia do-cumentato e documentabile. Anche sepuò accadere che specifiche situazionidi lavoro costringano l’operatore a“confezionare” la notizia in fretta e fu-ria. Ma su questo aspetto non possonoesistere scusanti. Personalmente misono sforzato sempre di rispettarequesta regola e questo dovere, mal’infortunio può capitare a tutti. Micorre l’obbligo, dunque, di chiederescusa agli interessati per le notizie im-precise da me pubblicate a pagina 16del n. 109, a proposito dell’appalto delservizio integrativo di raccolta e smal-timento dei rifiuti solidi urbani alla dit-ta Siculcoop di Rometta Marea (unantiestetico foglio allegato forniva alriguardo alcune precisazioni e, ahimé,nuovi dubbi).

C’è, però, un rischio ancora piùgrosso, al quale va incontro colui chescrive di realtà locali. Dovendo, perforza di cose, esprimere, senza pelisulla lingua, giudizi sugli amministra-tori e sul loro operato, egli viene im-mediatamente accusato di essere“contro”. Io non so se gli amministra-tori in carica avranno la bontà di leg-gere questo mio scritto, ma ritengo

che su questo aspetto ci sia bisogno diestrema chiarezza.

Il Nicodemo svolge, nel suo picco-lo, un servizio ai cittadini. Chi scrive,guarda la realtà dall’ottica del cittadi-no. Ora il cittadino ha sempre da la-mentarsi e lo fa in mille modi:imprecando e sbraitando ogni voltache intoppa in un disservizio, scriven-do al responsabile del settore, imbrat-tando i muri del paese, componendopasquinate e via di questo passo.

Chi amministra, per quanti sforzifaccia, resterà sempre “sotto”. Anchequando, a furia di mettere acqua nelbicchiere, si sarà raggiunta la metà, ilcittadino dirà sempre che il bicchiere èmezzo vuoto, anche se sarebbe piùcorretto dire che esso è mezzo pieno,perché prima era vuoto del tutto.

Ma tutto questo non è per nullastrano e non è neanche sbagliato. Lo“scontento” del cittadino costituisce,anzi, la molla del miglioramento con-tinuo e progressivo, perché impedisceagli amministratori di sedersi, anchesolo per un attimo, a gustare il già fat-to, costringendoli ad avanzare il passoverso la meta successiva.

Al cavallo già lanciato, il fantinocontinua a far sentire lo schiocco dellafrusta, in maniera che non abbassi ilritmo della corsa. Se il fantino non fa-cesse schioccare la frusta, sarebbe col-pevole (più del cavallo) del cattivoandamento della gara. Vedendo rotea-re quella frusta sul suo capo, il cavalloè convinto che il fantino sia “contro”di lui e, se potesse, lo sbranerebbe. Inogni caso cerca di morderlo e di but-tarlo giù, dimenticando che il fantino ècolui che gli dà da mangiare e che, li-berandosi della sua presenza, appa-rentemente fastidiosa, egli rischia dinon raggiungere la meta.

Amministratore e cittadino devonoconvivere in una inscindibile simbiosi,l’uno per correre, l’altro per incitare.Con una certezza: che il fantino nonvuole che il cavallo muoia, ma che cor-ra e vinca. E lo zucchero, se meritato,si dà solo alla fine della gara.�

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Natale RecitatoQuest’anno il nostro parroco ha voluto che, per una mag-

giore comprensione del mistero dell’Incarnazione di Gesù,la celebrazione della Novena di Natale comprendesse, ognisera, la recita di una breve scenetta. Qui di seguito riportia-mo il testo delle otto rappresentazioni, per consentire unacomoda riflessione domestica sugli eventi della storia dellasalvezza che ruotano intorno alla nascita del Salvatore dallaVergine Maria.

PRIMA SCENETTA (15 dicembre) –IL FIDANZAMENTO DI MARIA E GIUSEPPE

Maria - (alla madre Anna) Madre, prima di dare una rispostadefinitiva, vorrei parlarne con il sacerdote con cui mi sono sempreconsigliata.

Anna - Si, figlia mia, il sacerdote è già qui e sta parlando contuo padre. Non dimenticare però, figlia mia, quello che ti hosempre raccomandato: la decisione ultima sarà quella tua,dopo aver molto pregato.

Maria - Si madre, non l’ho mai dimenticato e ho molto pregato.Gioacchino- (entra con il sacerdote). Ecco, figlia mia, il

sacerdote è qui. Adesso ti lasciamo sola con lui. Dai ascolto aDio e al tuo cuore. La tua decisione per noi è legge. (esce con

Anna).

Sacerdote - Maria, il tuo voto di verginità sarà rispettato.Giuseppe è un uomo giusto e anche lui si è consacrato al Signo-re con il voto di verginità perpetua. Vivrete come fratello e sorel-la per tutta la vita. Ho scrutato le Scritture e sono sempre piùconvinto che il Messia verrà da una Vergine; sono certo che iltempo è ormai compiuto. Quindi accetta Giuseppe come tuo spo-so. Egli è già qui.

Maria - lo sono la serva del Signore. Sarà Lui a disporre di me.Sacerdote Ti ringrazio, Maria. II Signore a voi due riserva

molte cose. Vado a chiamare Giuseppe. (esce)Maria - (prega recitando il Salmo19)“Cantate al Signore un

canto nuovo, cantate al Signore, voi tutti del mondo. Parlate e an-nunciate di giorno in giorno la sua salvezza. Raccontate tra legenti le sue meraviglie, la sua gloria. Gioiscano i cieli, esulti laterra, si commuova il mare e ciò che contiene. Gioiscano gli alberidelle foreste davanti al Signore, poiché egli viene. Viene il Signo-re, viene a giudicare la terra." (entrano Giuseppe, Anna, Gio-

acchino, Sacerdote)

Gioacchino - Figlia, ecco Giuseppe, che ti ha chiesto comesposa.

Sacerdote - Lasciamoli soli, per decidere in piena libertà.(escono)

Giuseppe - Il sacerdote mi ha confidato il tuo segreto, e io gliho confidato il mio. È il Signore che ci ha illuminati. Anch’io hoconsacrato la mia verginità al Signore, eppure sento che que-sto matrimonio è voluto da Dio, anche se non so come e perché.

Maria - Rinnoviamo il nostro voto di verginità al Signore, pri-ma di impegnarci nella promessa di matrimonio.

Giuseppe - Si, è giusto che sia così.Maria e Giuseppe - Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di

Giacobbe, noi ti promettiamo solennemente di non venire menoal nostro voto di verginità e rinnoviamo tutta la nostra disponibi-lità alla tua santissima volontà. Fai di noi ciò che a te piace, sia-

mo i tuoi umili servitori.Giuseppe - (chiamagli altri) Entrate. Siamo sicuri che que-

sta unione è volontà di Dio. Il Signore vuole unire le nostre viteper realizzare i suoi disegni. Vogliamo fare subito la nostra so-lenne promessa, davanti al sacerdote e a tutti voi.

Sacerdote - (unendo le mani di Maria e Giuseppe) Il Dio deinostri Padri unisca le vostre vite ora e per sempre. Trascorso iltempo dovuto, andrete a vivere insieme fino alla fine dei vostrigiorni, cantando le lodi del Signore e accettando la sua volontà.

Tutti - Amen.

SECONDA SCENETTA (16 dicembre) -ANNUNZIO A ZACCARIA

Cronista - (fuori scena) Al tempo di Erode, re della Giudea,c’era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, eaveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabet-ta. Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte leleggi e le prescrizioni del Signore. Ma non avevano figli, perchéElisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Men-tre Zaccaria officiava davanti al Signore (entrano Zaccaria e i

due sacerdoti) nel turno della sua classe, secondo l’usanza delservizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio perfare l’offerta dell’incenso.

1° Sacerdote - Ecco l’incenso, Zaccaria, entra nel Santo deiSanti e offrilo al Signore.

2° Sacerdote - Secondo il profeta Daniele, il tempo della Pro-messa del Messia dovrebbe essere vicino. Prega Iddio chemandi colui che deve venire per liberare il popolo di Israele dallasua schiavitù.

Zaccaria - Sostenete voi la mia preghiera, poiché il Signorenon mi esaudisce. Sin dalla mia giovinezza io e mia moglie ab-biamo pregato il Signore perché ci mandasse un figlio. Ormaiabbiamo perso ogni speranza.

1° Sacerdote - Ricordati di Abramo e di Sara e non disperare.2° Sacerdote - Zaccaria, tu conosci le Scritture e sai che nul-

la è impossibile a Dio.Zaccaria- Voi cercate di consolarmi, ma io e mia moglie ci

chiediamo dove abbiamo sbagliato. Adesso vado e voi restatein preghiera fuori con il popolo. (entra al di là della tenda e si

prostra, i 2 sacerdoti escono)

Zaccaria- Santo, santo, santo sei tu, o Signore, nessuno èdegno di comparire davanti a te, e io sono più indegno di tutti. Libe-ra il tuo popolo Israele dal peso della schiavitù e del peccato. (ri-

mane assorto in preghiera)

Angelo - Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esa-udita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Gio-vanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della suanascita, poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berràvino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dalseno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loroDio. Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ri-condurre i cuori dei padri verso i figli, i ribelli alla saggezza dei giu-sti e preparare al Signore un popolo ben disposto.

Zaccaria - Come posso conoscere questo? lo sono vecchio emia moglie è avanzata negli anni. Non posso credere! Se il Si-gnore voleva darmi un figlio poteva pensarci molto tempo prima.

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Angelo - lo sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sonostato mandato a portarti questo lieto annunzio. Ed ecco, saraimuto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avver-ranno, poiché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempi-ranno a loro tempo. (esce)

Zaccaria - (esce, senza poter parlare, e posa l’incenso)

1° Sacerdote - Zaccaria, come mai tutto questo tempo, saiche non è permesso sostare più del necessario?

2° Sacerdote - Perché non parli? Cosa è successo? Ti sentimale?

Zaccaria - (Fa cenno di no e gesticola)

1° Sacerdote - Hai avuto una visione? (Zaccaria fa cenno

di si)

2° Sacerdote - Andiamo, ci farai capire tutto con calma.Insieme, lodiamo il Signore.

Cronista - (mentre escono) Compiuti i giorni del suo servi-zio, Zaccaria tornò a casa. Dopo quei giorni, Elisabetta, sua mo-glie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: “Eccoche cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnatodi togliere la mia vergogna tra gli uomi-ni”.

TERZA SCENETTA(17 dicembre) -ANNUNZIO A MARIA

Gioacchino- (in scena con Anna)

Nostra figlia Maria è stata una benedi-zione del cielo. Iddio non poteva man-darci di meglio.

Anna - Si, mio caro Gioacchino,Maria è stata una vera benedizione delcielo. Non ci ha dato mai il minimo di-spiacere. Sempre obbediente e deditaal lavoro e alla preghiera.

Gioacchino - Sempre allegra conle compagne e premurosa nell’aiutarle.Spesso si priva delle cose necessarieper aiutare le vedove e gli orfani.

Anna - Si impegna molto, non solo a leggere e studiare leSacre Scritture, ma anche a far conoscere alle sue amiche legrandi meraviglie del Signore.

Maria - (entrando) Madre, il sacerdote, oggi nella Sinagogaci ha detto che il Messia sta per venire e forse è già in mezzo anoi e sarà un discendente di Davide. Ha letto e commentato ilbrano del profeta Daniele e secondo lui le settanta settimanestanno per finire.

Anna - Sia benedetto Dio che è fedele alle sue promesse.Gioacchino- Lode e onore al nostro Dio. (esce)

Anna- Maria, tu sei la benedizione della nostra casa. lo vadoa preparare qualcosa da mangiare, tu continua a preparare iltuo piccolo corredo da sposa. (esce)

Maria - Prima voglio lodare e ringraziare Dio per il Messiache verrà a liberare il suo popolo dal peccato e dalla corruzione.Sarà lui a cambiare il cuore degli uomini e ricondurre i traviati sul-la retta via, sulla via della pace, della giustizia e della fratellanza.(prega)

Angelo - (apparendo) Ti saluto, o piena di grazia, il Signoreè con te.

Maria - (spaventata e confusa, cerca di fuggire)

Angelo - Non temere, Maria, (Maria si ferma) perché hai tro-vato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai allaluce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato figliodell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo Padree regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno nonavrà fine.

Maria - Come è possibile? lo non conosco uomo e il mio Si-gnore sa il perché. Come devo comportarmi? Devo rinunciarealla mia promessa?

Angelo - No! Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stende-rà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nasceràsarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisa-betta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio equesto è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile. Nulla èimpossibile a Dio.

Maria - (mettendosi in ginocchio) Eccomi, sono la servadel Signore, avvenga di me quello che hai detto. (l’Angelo

esce e Maria rimane in contemplazione)

Gioacchino - (entrando con Anna) Figlia, Giuseppe è arri-vato e il pranzo è pronto, vieni.

Maria - Padre, madre, sento un vivodesiderio di andare da Elisabetta eZaccaria; sono avanzati nell’età e for-se hanno bisogno di qualcuno che dialoro una mano.

Gioacchino e Anna - Siamo con-tenti e potrai partire quando vorrai.

Maria - Grazie, so che mi acconten-tate sempre. (escono)

QUARTA SCENETTA(18 dicembre) -VISITA AD ELISABETTA

1°Sacerdote - (rivolto a Zaccaria e

2° Sacerdote) Sono già passati seimesi e tutto procede bene.

2° Sacerdote - Anche tua moglieElisabetta è talmente sicura che dopo cinque mesi non si è te-nuta più nascosta, ma ha divulgato la sua gravidanza.

1° Sacerdote - Ormai non ci sono più dubbi, e questo bambi-no che nascerà sarà un grande profeta e “ricondurrà i figli diIsraele a Dio" come ti ha detto l’angelo del Signore.

2° Sacerdote - Zaccaria, noi ti lasciamo e ci vedremo al tempodella nascita del bambino e abbi fede, perché tutto si realizzeràcome ti è stato annunziato. (escono tutti)

Elisabetta - (entra e si mette a ricamare. Poi sente bussa-

re e va ad aprire)

Maria - Salute a te, Elisabetta! Come stai?Elisabetta - (con le mai sul grembo, sussulta e poi dice)

Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! Ache debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco,appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambinoha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha credutonell’adempimento delle parole del Signore.

Maria - (esultando nello spirito) L’anima mia magnifica ilSignore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché haguardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazionimi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotentee Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua mi-

Personaggi e interpreti

CRONISTA - Lori D’Amico

MARIA - Claudia Schepis

GIUSEPPE - Sergio Russo

ANNA - Angela Salvatore

GIOACCHINO - Salvatore Cannistrà

SACERDOTE - Franco Biviano

1° SACERDOTE - Luigi Passeri

2° SACERDOTE - Alberto Borgia

ZACCARIA - Nino Colosi

ANGELO - Antonella Giunta

ELISABETTA - Giacomina Murachelli

OSTE - Pietro Cerasuolo

1° PASTORE - Francesco Campagna

2° PASTORE - Mimma Morina

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sericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la po-tenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del lorocuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ri-colmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi.Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua miseri-cordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e allasua discendenza, per sempre.

Elisabetta - Vieni, Maria, riposati. Sono piena di felicità. Midevi scusare, non sapevo quello che dicevo perché sono stataspinta da una forza interiore irresistibile.

Maria - Non temere, Elisabetta, è lo Spiri-to che ti ha fatto parlare, ed è stato Lui a rive-larti che nel mio grembo porto il Messia. loancora non l’ho rivelato a nessuno e a nes-suno lo rivelerò, sarà Lui a rivelarlo come hafatto con te. Come sta Zaccaria?

Elisabetta - Bene! Non può parlare per-ché non ha creduto alle parole dell’angeloche gli ha annunziato la nascita del figlio cheporto in grembo. Lo chiameremo Giovanni,perché così ha detto l’angelo del Signore.

Maria - lo resterò qui con te fino al tempodella nascita. So che sei forte, ma avrai certa-mente bisogno di me. Adesso che ci sono io,tu ti devi solo riposare perché a tutto penseròio, ed insieme loderemo e ringrazieremo il Si-gnore che si è degnato di salvare non soloIsraele, ma tutto il mondo.

Elisabetta - Non merito tanto! La tua solapresenza mi è di grande gioia. Il Signore fi-nalmente ha tolto la mia vergogna tra gli uo-mini. Questo mio figlio sarà colui che prepareràla strada a tuo Figlio. Per una simile degna-zione non mi basterà tutta la vita per magnifi-care Dio. Andiamo da Zaccaria, che è inpreghiera, e poi vai a riposarti perché seimolto stanca per il viaggio. (escono)

QUINTA SCENETTA (19 dicembre) -NASCITA DI GIOVANNI

Cronista - Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto ediede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signoreaveva esaltato in lei la sua misericordia e si rallegravano con lei.All’ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevanochiamarlo col nome di suo padre Zaccaria.

1° Sacerdote (in scena: 2° Sacerdote, Maria, Elisabetta) Ilnome del bambino sarà Zaccaria.

Elisabetta - No, il suo nome sarà Giovanni.2° Sacerdote - Come Giovanni!? Non c’è nessuno della tua

parentela che si chiama con questo nome.Elisabetta - Si chiamerà Giovanni!1° Sacerdote - Ma, ti rendi conto che ciò che fai è contro la

tradizione?Maria - Rispettate la sua volontà. Al di sopra della tradizione

c’è il disegno di Dio.2° Sacerdote - È meglio parlare con Zaccaria. Vado a chia-

marlo. (esce)1° Sacerdote - Zaccaria non ci ha fatto mai capire che il nome

dei bambino doveva essere Giovanni.

2° Sacerdote - (entrando conZaccaria)Tua moglie non vuo-le che il bambino si chiami Zaccaria come te. Tu cosa ne dici?

Zaccaria - (fa cenno che portino qualcosa per scrivere e

poi scrive "Giovanni è il suo nome" e mostra la tavoletta)

1° Sacerdote - Ma come è possibile! È una cosa inaudita! Ècontro la tradizione!

Zaccaria - (pieno di Spirito Santo,esclama)Sì, Giovanni è ilsuo nome perché così mi ha rivelato Dio per mezzo dell’angelo.

2° Sacerdote - (pienodimeraviglia)Ha riacquistato la parola!Zaccaria - Benedetto il Signore Dio d’Israele, perché ha visi-

tato e redento il suo popolo, e ha suscitato pernoi una salvezza potente nella casa di Davi-de, suo servo, come aveva promesso perbocca dei suoi santi profeti d’un tempo: sal-vezza dai nostri nemici, e dalle mani di quantici odiano. Così egli ha concesso misericordiaai nostri padri e si è ricordato della sua santaalleanza, del giuramento fatto ad Abramo,nostro padre, di concederci, liberati dallemani dei nemici, di servirlo senza timore, insantità e giustizia al suo cospetto, per tutti inostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamatoprofeta dell’Altissimo perché andrai innanzial Signore a preparargli le strade, per dare alsuo popolo la conoscenza della salvezzanella remissione dei suoi peccati, grazie allabontà misericordiosa del nostro Dio, per cuiverrà a visitarci dall’alto un sole che sorgeper rischiarare quelli che stanno nelle tene-bre e nell’ombra della morte e dirigere i no-stri passi sulla via della pace. (tutti si

inginocchiano con le braccia alzate)

Cronista - Tutti i loro vicini furono presi datimore, e per tutta la regione montuosa dellaGiudea si discorreva di queste cose. Coloroche le udivano, le serbavano in cuor loro:“Che sarà mai questo bambino” si dicevano.Davvero la mano del Signore stava con lui. Il

fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regionideserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele. (esco-

no tutti)

SESTA SCENETTA (20 dicembre) -SOGNO DI GIUSEPPE

Sacerdote - (sulla scena con Giuseppe) Giuseppe, hai fat-to bene a chiamarmi. Se il bambino che Maria aspetta non è tuo,secondo la legge di Mosè, puoi dare l’atto di ripudio.

Giuseppe - Se dò l’atto di ripudio, Maria viene condannata edio non mi sento di fare del male a Maria.

Sacerdote - Tu hai parlato con lei? Ti ha dato una spiegazione?Ti ha detto come è successo? Forse è stata violentata!

Giuseppe - Non ho il coraggio di avvicinarla per non darle un al-tro dispiacere. lo ho pregato abbastanza, ho chiesto luce al Si-gnore e desidero avere un consiglio dal suo sacerdote prima diprendere qualsiasi decisione.

Sacerdote - Cosa devo dirti io? Mi trovo nelle tue stessecondizioni. Reputo Maria innocente, ma i fatti dimostrano ilcontrario.

Giuseppe - Tutti mi dicono la stessa cosa. I miei amici non san-

�Claudia Schepis e GiacominaMurachelli nel ruolo di Maria edElisabetta. (foto Santi Sciotto)

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no cosa consigliarmi, gli altri mi dicono di attenermi ai fatti e diagire secondo la Legge, altri ancora mi deridono.

Sacerdote - Lascia stare quelli che ti deridono. Però voglio sa-pere cosa hai in mente di fare tu.

Giuseppe - Veramente ho pensato, però non so se è giusto,di licenziarla in segreto. Non la prenderò come sposa, ma nep-pure la denuncerò.

Sacerdote - Se il tuo cuore ha deciso così, agisci secondo il tuocuore. lo pregherò per te e se hai bisogno vieni a trovarmi omandami a chiamare.

Giuseppe - Grazie, adesso mi sento più sicuro nella mia de-cisione. (il sacerdote esce e Giuseppe si assopisce)

Angelo- (apparendo) Giuseppe, figlio di Davide, non teme-re di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è gene-rato in lei viene dallo Spirito santo. Essa partorirà un figlio e tu lochiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati.

Giuseppe - Grazie, Signore! Chi sono io per essere il custo-de del Messia!?

Angelo - Tutto questo avviene perché si adempia ciò che erastato detto dal Signore per mezzo del profeta: “Ecco, la Vergineconcepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emanuele”.(esce)

Giuseppe - (destatosi, si inginocchia) Ecco, la Vergineconcepirà e partorirà un figlio!... Ora tutto è chiaro... Maria portain grembo l’Emanuele che significa “Dio con noi”. Come ho fattoa non capire le Scritture? Quale onore per me essere lo sposodella prescelta di Dio e padre putativo del Messia! Il Messia è undiscendente di Davide, Maria ed io siamo discendenti di Da-vide! Le opere del Signore sono veramente grandi!Ho persomolto tempo. Vado subito a prendere Maria come mia sposae in eterno renderò le lodi del Signore Dio di Abramo, di Isac-co e di Giacobbe. (esce)

SETTIMA SCENETTA (22 dicembre) -VIAGGIO A BETLEMME

Cronista - (mentre entrano in scena Maria e Giuseppe) Inquei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse ilcensimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fattoquando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti afarsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, cheera della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret edalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Bet-lemme, per farsi registrare insieme con Maria che era incinta.

Maria - Giuseppe, fermiamoci, sono stanca e sento che staper nascere il bambino.

Giuseppe - Coraggio Maria, siamo arrivati, questa notte cifermeremo in questo albergo.

Maria - Presto Giuseppe, bussa alla porta.Giuseppe - (si avvicina e bussa. Esce l’oste) Sono Giusep-

pe di Nazaret e qui accanto c’è mia moglie Maria. Siamo venutiper il censimento e questa notte vorremmo alloggiare da voi.

Oste - Impossibile, questo è un albergo di lusso e non c’è postoper voi.

Giuseppe - È tardi e non sappiamo dove andare!Oste - Mi dispiace ma, anche volendo, non abbiamo più posti,

aspettiamo altri personaggi importanti che hanno già prenotato.Giuseppe - Mi scusi se insisto, ma mia moglie deve partorire

e non può più aspettare. Qualsiasi posto per noi è buono.

Oste - (avvicinandosi a Maria) In fondo, nella apertacampagna abbiamo una stalla ove teniamo un bue e un asi-nello. Vi possiamo alloggiare solo là. lo però non posso ac-compagnarvi perché ho molto da lavorare, ma seguendoquesto viottolo arriverete alla stalla che non è molto lontana.Auguri e buona fortuna.

Maria - Grazie, signore, Iddio vi ricompenserà. (oste esce)

OTTAVA SCENETTA (23 dicembre) -NASCITA DI GESÙ

Angeli - (attorno al presepe cantano il Gloria)

Maria - (davanti al presepe con Giuseppe) Giuseppe, eccoil Salvatore del mondo, ecco l’atteso delle genti.

Giuseppe - Colui che ha creato il cielo e la terra, colui che èonnipotente, ha fatto nascere il Messia in una grotta, in mez-zo alle sperdute campagne di Betlemme. Come sono imper-scrutabili i disegni di Dio.

Maria - Dio opera meraviglie con le cose e le persone piùumili e più deboli.

Giuseppe - Benedetto il nome del Signore e benedetto questobambino. Certamente il Signore farà cose grandi per mezzo di lui.

Maria - La sua concezione e la sua nascita sono misteriosee nascoste come è misteriosa e nascosta la nostra scelta adessere la madre e il tutore di questo bambino. Anche in noi il Si-gnore ha fatto grandi cose.

1° pastore - (entrando insieme al 2° pastore) L’Angelo ci hadetto: troverete un bambino avvolto in fasce che giace in unamangiatoia.

2° pastore - Come può essere nostro Salvatore un bambinoche non ha neppure una casa dove nascere?

1° pastore - Le parole dell’Angelo sono state queste e noidobbiamo credere.

2° pastore - Si è vero! Quanti poveri, si legge nella Scrittura, hascelto il Signore per fare grandi cose! Ricordiamoci di Sansone, diDavide e di altri.

1° pastore - Sarà il Signore ad investirlo di una grande mis-sione e forse sarà questo bambino a liberarci dalla schiavitù edalla miseria.

2° pastore - Ecco il bimbo avvolto in fasce in una mangiato-ia! Anche il padre e la madre sono poveri come noi. Andia-mo, adoriamolo e lasciamo i nostri doni. (vanno, adorano e

lasciano i doni)

1° pastore - (a Maria e Giuseppe) Un angelo ci ha dettoche questo bambino è il Cristo Signore e noi siamo venuti peradorarlo.

2° pastore - Poi sono apparsi altri angeli che lodavano Dio edicevano: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uo-mini che egli ama". E noi vogliamo essere questi uomini.

1° pastore- lo sento una pace e una gioia immensa che vor-rei stare sempre qui.

2° pastore - Anch’io mi sento pieno di felicità, ma sento an-che il desiderio di lodare, glorificare Dio e far conoscere a tuttiquello che abbiamo udito e visto.

1° pastore - Andiamo e gridiamo a tutti che il Messia è in mez-zo a noi e che noi abbiamo contemplato la sua gloria e quella diDio.

(escono tutti gioiosi mentre gli angeli attorno cantano).�

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Nove domande all’assessore

all’urbanistica Alberto Calderonea cura di Franco Biviano

Lei porta con sé un bagagliodi esperienza dirigenzialeall’interno di una grossastruttura imprenditoriale

privata e una precedente attività am-ministrativa in un Comune limitrofoal nostro. Ritiene che ciò possa age-volarLa in relazione al particolaresettore che Le è stato affidato?

È nella natura delle cose che ognipersona, per quello che fa o che sia riu-scito a fare nel corso della sua vita, siformi un proprio bagaglio di espe-rienza. Credo che tutte le esperienzeportano gli individui ad una maggio-re maturazione e possono essere tra-sformate in bene collettivo nelmomento in cui si pensa di poter dareil proprio modesto contributo met-tendosi a disposizione della collettivi-tà di cui fa parte.

Durante il decorso quinquennioamministrativo venne portato atermine l’impegno dell'approva-zione del nuovo Piano RegolatoreGene ra l e de l Comune . Mal’attuale amministrazione nonsembra esserne particolarmenteorgogliosa. Quali problemi impe-discono di portare lo strumento ur-banistico in Consiglio Comunaleper la ratifica?

Portare a compimento l’iter perl’approvazione di un nuovo stru-mento urbanistico credo che sia moti-v o d i o r g o g l i o p e r t u t t i g l iamministratori che hanno dato il lorofattivo contributo. Non capisco per-ché non dovrebbe esserlo anche perl’attuale Amministrazione. Forse èbene chiarire che il nuovo PRG è datempo una realtà, nel senso che lostrumento urbanistico è in già operati-vo sin dalla pubblicazione del decretodi approvazione dello stesso sullaGazzetta Ufficiale della Regione Sici-lia avvenuta in data 22 Agosto 2003. Icittadini possono stare tranquilli per-ché non c’è alcun problema dal puntodi vista pratico. A breve il PRG saràportato in Consiglio Comunale per lapresa d’atto di alcuni adempimenti di

l e g g e c u i è s t a t a c h i a m a t al’Amministrazione in conseguenza aldecreto stesso di approvazione delPiano Regolatore, adempimenti cheormai stanno per essere tutti espletati,come quello di fare apportare al pro-gettista le modifiche e le correzioniagli elaborati di Piano per renderecompleto il testo definitivo.

Può sintetizzare in poche battutele principali novità introdotte dal nu-ovo Piano Regolatore?

Le novità più importanti riguarda-no l’inserimento di nuove aree edifica-b i l i i n zone re s idenz i a l i e d icompletamento urbano, a Giammoroe Pace centro, e suburbano nei nucleiabitati minori, le nuove aree di espan-sione residenziale; la previsione dispazi per nuovi servizi comunali e nu-ovi spazi per attività di culto; inoltrealcune parti del territorio sono statedestinate ad insediamenti turistici ed aville per residenza stagionale. Altranovità è la previsione a Giammoro diuna zona destinata ad insediamentiresidenziali commerciali, direzionalied all’artigianato non molesto mentrealtre nuove zone sono state destinatead insediamenti produttivi artigianalie commerciali. Sono previsti nuovi

spazi per verde, per parcheggi e perpiazze ed un’area destinata a verde at-trezzato per lo sport estesa circa 5 ha.Infine tante altre novità sono rappre-sentate dalla previsione della nuovaviabilità con l’obiettivo di facilitare icollegamenti interni sia a Pace che aGiammoro e di migliorare i collega-menti fra Pace e la Strada Statale 113.

Quali sono le maggiori carenzeurbanistiche di questo Comune e inquale modo intende dare il Suo con-

tributo per eliminarle?Credo che l’attuazione del nuovo

PRG ci darà una visione del territo-rio diversa da quella attuale. Al mo-m e n t o n o n s i p e rc e p i s c o n oparticolari carenze. Sarà compitodell'Amministrazione, in futuro,unitamente a tutti i soggetti prepo-sti, evidenziarle – se ci saranno – edattivarsi per eliminarle.

Il progetto per la metanizzazionedi Pace del Mela, attualmente infase di realizzazione, non copre tut-to il territorio comunale. Metà sì,metà no! Pare che rimangano esclu-se intere contrade, come Torrecam-pagna e Mandravecchia. Comeintende intervenire per evitare di-sparità tra abitanti del centro e abi-tanti della periferia?

Ciò che Lei sostiene è vero solo inparte. Ci sono alcune zone periferi-

che del territorio dove al momentonon è prevista la metanizzazione equesto non certamente per scelta del-l'Amministrazione Comunale. Leg-gendo la relazione generale delprogetto elaborato a cura della Societàconcessionaria (la GAS S.p.A.), nellaparte relativa al calcolo dello sviluppoammissibile della rete principale di di-stribuzione si evincono, a mio avviso,le motivazioni economiche che hannoindotto tale Società, che sostiene il65% del costo di realizzazione (il 35%è finanziamento pubblico), a metaniz-zare - in prima istanza – le zone delterritorio comunale ad alta densitàabitativa. La lunghezza complessivadella rete è stata determinata infatti se-

�L'assessore Alberto Calderone

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guendo il criterio (uguale per tutti iComuni della Sicilia) del numero dellefamiglie residenti nel Comune al 13°censimento (1800 circa), con esclu-sione delle case sparse, per la lunghez-za specifica di primo impianto che èpari a circa 10 ml: ne consegue unalunghezza della rete principale del me-tano di circa 18.000 ml che servirà acoprire, in questa fase, almeno l’80%d e l t e r r i t o r i o c o m u n a l e .L’Amministrazione comunque è benconsapevole di questo problema e si ègià attivata per risolverlo al meglio pri-ma del completamento dei lavori pre-visto fra tre anni.

Pace del Mela conta ancora alcuneopere pubbliche “incompiute”. Unadi queste è la fontana del Cavalluc-cio, rimasta senza liquido. Qualisono gli ostacoli che impediscono ilcompletamento dei lavori di restauroe come pensa di eliminarli?

I lavori di completamento del resta-uro della fontana del Cavalluccio sonostati recentemente appaltati alla dittaCristaudo di Acireale. Il contratto èstato stipulato nel mese di Ottobrementre la consegna dei lavor iall’impresa appaltatrice è avvenuta il18 Novembre. Secondo le previsionidel capitolato speciale d’appaltol’ultimazione dei lavori è prevista in120 gg. dalla consegna e pertanto en-tro Marzo 2004.

L’acquedotto civico e la condottafognaria risentono le conseguenzedella loro vetustà. In un periodo divacche magre, dopo avere raschiatoil fondo del barile, quali interventisono possibili su queste due infra-strutture che creano problemi quoti-diani ai cittadini?

Gli interventi che riguardano sia lamanutenzione che la realizzazione dinuovi impianti idrici e/o fognari sono,come si sa, di competenza dell’ATO 3a par t i re da l p ros s imo anno .L’Amministrazione Comunale ha giatrasmesso a questo Ente l’elenco ditutti gli investimenti che ritiene neces-sario effettuare in questi due settoriindicandone anche le priorità.

La Piazza Municipio, rimessa a nu-ovo dalla precedente amministrazione,non ha incontrato la totale approvazio-ne dei cittadini, soprattutto per la suailluminazione. È previsto qualche in-tervento per ridarle “visibilità”?

Si, è intenzione dell'Amministra-

zione programmare nel breve periodoalcuni interventi migliorativi che ri-guardano anche l’illuminazione ed al-cuni aspetti in termini di sicurezza.

Ogni assessore vorrebbe lasciaretraccia della sua gestione ammini-strativa. Lei ha in mente qualcheprogetto particolare?

Credo che questo concetto sia or-mai superato. Sono convinto che oggidevono realizzarsi progetti condivisi

dove tutte le componenti attive –Amministrazione, Consiglio Comu-nale, Associazioni presenti nel territo-rio, i Cittadini – diano il propriocontributo affinché, insieme, si lascinon una semplice traccia ma unagrande impronta della gestione pub-blica nel periodo considerato.

La ringrazio per la Sua gentiledisponibilità.�

ANAGRAFE PARROCCHIALEOttobre - Novembre 2003

Battesimi12/10 – Cirino Rachele01/11 – Davide Luca

Defunti16/10 – Torre Pietro29/10 – Pizzimenti Letterio21/11 – Addamo Piana30/11 – Rizzo Nicolina

Matrimoni08/10 – Vaccarino Giovanni e Maimone Daniela

AuguriNasca Gesù nei nostri cuorie divenga nostro pastore e guida:allora sarà gioia intorno a noi,“misericordia e verità s’incontreranno,giustizia e pace si baceranno” (Salmo 84).

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La “lividdara” di Nino Paganodi Mimmo Parisi

Molti ragazzi di oggi si chie-deranno, giustamente, checosa sia mai questa “livid-dara”, parola d’altri tempi,

quasi scomparsa dal nostro dialetto,ma ancora in uso tra la gente di unacerta età per indicare un pergolato diviti. Sparirà anche questa fra non mol-to, al pari di tante altre che facevanoparte del nostro idioma e che io stessoebbi modo di conoscere negli anni del-la mia fanciullezza. Pensateche i fagioli si potevanochiamare anche “buttu-niaddu”, le arance “pattual-li”, la giacca “ippuni”, laforchetta “broccia”, assie-me a tanti altri termini cheadesso non ricordo. Pertornare alla nostra “lividda-ra”, posso benissimo con-fermare che nel nostropaese ce n’erano tante e chipossedeva un orto dietrocasa, come minimo ne ave-va una o molte di più, tuttecoltivate con grande curaper la produzione di unaspeciale uva da tavola detta appunto“livedda”. Buonissima al palato, conacini robusti, quasi al dente, di trequalità differenti, aveva la particolaritàdi giungere a maturazione quandotutt’intorno l’uva da vino era finita datempo. La più longeva era quella “na-talina”, di colore quasi rossiccio, che siraccoglieva appunto nei giorni di Na-tale, preceduta nella maturazione daquella nera e dalla corniola. Tra le uveda tavola di un certo pregio non biso-gna dimenticare l’insolia e lo zibibbo,coltivate però su filari che coprivanoquasi per intero l’attuale zona indu-striale, detta allora “Marina”, ma chematuravano nei mesi di luglio ed ago-sto. L’uva “Italia”, oggi disponibile sututti i mercati fino ad inverno inoltra-to, doveva ancora fare la sua appari-zione.

Proprio pensando ad una “lividda-ra”, mi viene in mente un episodio ca-pitato a due passi da casa mia,nell’orto di compare Cola Minniti, cheera posto sul davanti della sua abita-

zione, dove oggi inizia la Via Don Sil-vio Cucinotta. Per preservare igrappoli d’uva dalle insidie delle api edi altri insetti nocivi, il buon uomo,non avendo a disposizione altri mezzidi difesa, aveva pensato bene di co-prirli tutti con delle vecchie calze fuoriuso. Non poteva certamente prevede-re che da lì a qualche giorno il figlioNicolino, con i compagni di gioco e diavventure Melo Gallo e Totuccio Parisi

(mio fratello), si sarebbero introdottinell’orto a tarda sera per portare viabuona parte di quell’uva e poi man-giarla. Per fare in modo che quel “pre-lievo” fosse notato il più tardipossibile, i tre bricconi non avevanotrovato di meglio che rimettere al loroposto le calze di copertura, anche permitigare in tal modo l’effetto sorpresa.Qualche giorno dopo, uno di loro futalmente sprovveduto da confidare lacosa a Don Giovanni Bonarrigo, sim-patico personaggio della nostra stra-da, già comparso sulle pagine del“Nicodemo” per la sua spiccata attitu-dine a combinare scherzi di ogni gene-re a chiunque. Costui, ricordandosiche nei giorni precedenti c’erano stateabbondanti piogge, fece spargere lavoce che i carabinieri, a seguito delladenuncia presentata da compare Cola,erano già andati sotto la “lividdara”per rilevare le impronte delle scarpe egiungere così ai colpevoli del furto nelpiù breve tempo possibile. Melo Gallo,preso dal panico, andò a nasconderenel fienile l’unico paio di scarpe che

possedeva ed alla mamma, che lo stavarimproverando per averlo visto a piedinudi, trovò la scusa che le scarpe era-no strette e gli facevano male. Ci volle-ro due giorni di tempo perché anchelui si convincesse che pure quella erastata una burla giocata dal solito donGiovanni Bonarrigo e decise di rimet-tersi le scarpe prima che i giorni fred-di, che di solito precedono il Natale, glicongelassero i piedi.

Per fortuna, ancora oggic’è ancora qualcuno che rie-sce a coltivare quell’uva “na-talina”, che io stesso nonvedevo da a lmeno c in-quant’anni. Mi riferisco aNino Pagano, padre della si-gnora Maria Rosa, mia coin-quilina e dirimpettaia. Lavitalità di quest’uomo è dav-vero sorprendente, nonostan-te egli abbia già festeggiato ilsuo ottantacinquesimo com-pleanno e si avvii felicementea festeggiarne chissà quantialtri. Darebbe sicuramente deipunti anche a giovani ventenni

per l’entusiasmo e la passione che ponenelle mille attività che svolge nel corsodella giornata. Sale sugli alberi per rac-cogliere olive e frutta di ogni genere,pota, innesta e coltiva molte specie dipiante, alcune tropicali, su un terrenodi sua proprietà, in fondo ad una valleche si raggiunge percorrendo la stradache passa davanti alla trattoria “LaCampagnola”.

Ma il suo fiore all’occhiello rimanesempre una grande pergola di uva “na-talina”, che lui stesso piantò qua-rant’anni fa nel piccolo orto dietrocasa sua. Essa si espande in parte suuna balconata ed in parte sta sollevatasul tetto di un piccolo edificio in mura-tura adibito a ripostiglio, che contienepure un forno a legna tuttora funzio-nante. Osservando il pergolato, si pos-sono contare oltre duecentocinquantagrappoli d’uva in ottimo stato di con-servazione.

Giustamente orgoglioso di questorisultato, qualche tempo fa Nino havoluto festeggiare i quarant’anni della

�La “lividdara” di Nino Pagano

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sua “li vid da ra” in com pa gnia di fa mi -lia ri e pa ren ti. Dopo un la u to pran zocon tor na to da dol ci, ca sta gne ar ro sti -te e vino no vel lo, Nino ha vo lu to stap -pa re la clas si ca bot ti glia di spu man tepro prio lì, sot to la per go la, im prov vi -san do un pic co lo di scor so e te nen donel con tem po per mano le pic co le Eri -ka ed Eli sa, due bel lis si me ge mel li ne,sue pro ni po ti, che era no sa li te sul tet to in sie me a lui. La ce ri mo nia è sta ta im -mor ta la ta dal la ci ne pre sa azio na tadal la ni po te Lori, con gli ap pla u si ditut ti i pre sen ti.

Col go l’occasione per in vi ta re i gio -va ni ad ac co star si an che loro alla na tu -

ra, sa cri fi can do ma ga ri qual che oradel loro tem po li be ro. Po tran no in talmodo ren der si con to di come a vol tean che un seme che si tra sfor ma inpian ta o una pian ta im pro dut ti va cheini zia a dare frut ti a se gui to di un in ne -sto, pos sa no co sti tu i re per tut ti mo ti vo di sod di sfa zio ne. È un hobby per si nodi sten si vo, che può ser vi re tra l’altro ascac cia re dal la men te tut ti i pen sie ricat ti vi. Chi è in te res sa to a que stohobby si fac cia ami co sin da ades so dei vari Nino Pa ga no, San to Cal de ro ne,Sal va to re Ci ri no, Melo Cam bria,Antonio Tri firò ed al tri che non ri cor -do, per car pi re i loro se gre ti e met te re

a frut to la loro espe rien za. Ognu no di noi po treb be la scia re

trac cia del la pro pria esi sten za an chemet ten do a di mo ra o in ne stan do unapian ti na d’ulivo che, es sen do se co la re,po treb be un gior no of fri re la sua om bra a qual cu no che ver rà dopo di noi. Nonpos so fare a meno di ri vol ge re un gra topen sie ro al no stro in se gnan te ele men ta -re Nino Amal fi ogni qual vol ta os ser vo ilSer ro Fi na ta e vedo an co ra sul la suacima quei po chi pini so prav vis su tiall’incuria de gli uo mi ni e alle av ver si tàdel tem po, che egli mise a di mo ra, in sie -me ai suoi alun ni di quin ta ele men ta re,nei lon ta ni anni 1934-35.q

IL FENOMENOEMIGRAZIONE NELNOSTRO PAESE

di Ma rio Min ni ti

Chi ha me mo ria an ti ca ri cor -de rà al cu ni av ve ni men ti delpas sa to re la ti vi agli annipre ce den ti la se con da gran -

de guer ra mon dia le - dal 1938 ai gior -ni no stri.

Qu el li del la mia età (clas se 1933),che han no la pre sun zio ne di ri co no -scer si nel le per so ne an ti che, han no in -te gra to i loro ri cor di con quel li deige ni to ri e dei non ni che si ri fe ri sco noagli ul ti mi de cen ni dell’ 800 e dei pri mide cen ni del 900 con tut ti gli av ve ni -men ti che ri guar da no quel pe rio do.Inol tre, dai li bri, ab bia mo ap pre so del le ori gi ni: del bor go ru ra le, del con ven todei pa dri Be ne det ti ni e del loro fe u doed inol tre cosa c’era? Cosa man ca va?

Le case abi ta bi li era no po chis si me,esi ste va no mol ti tu gu ri, non esi ste va -no stra de, man ca va la luce, l’acqua ed i ser vi zi igie ni ci.

La gen te vi ve va con un equi li briomol to pre ca rio di spo nen do di ri sor sein suf fi cien ti trat te da un’economia ru -ra le che non sem pre riu sci va a dare ciò che era ne ces sa rio al so sten ta men todel la fa mi glia.

In quei pe rio di di ri stret tez ze, mol tidei no stri con cit ta di ni, spin ti da unvero e pro prio sta to di ne ces si tà, conl’intento di mi glio ra re le loro con di zio -ni di vita, emi gra ro no ver so il nord, ver -so i Pa e si Eu ro pei e ver so le Ame ri che.

Il fe no me no mi gra to rio, che ebbe ini -zio nel 1876, si ar restò nel 1913, annodi vi gi lia del la pri ma guer ra mon dia le,

che troncò que sta trat ta sino alla finedel le osti li tà per for ni re car ne da can no -ne, in ab bon dan za, alle of fen si ve.

Chiu sa la pa ren te si del la pri maguer ra mon dia le, l’esodo ri pre se finoad ar re star si con l’avvento del fa sci -smo. Infat ti, du ran te il ven ten nio, èsta ta at tua ta una po li ti ca eco no mi ca eso cia le tesa a tro va re e dare agli ita lia ni un la vo ro en tro i con fi ni del la Pa tria edell’Impero. Ine vi ta bil men te, con lafine del con flit to, ri pre se il for za toeso do, no no stan te il con si de re vo leaiu to ma te ria le de gli Sta ti Uni ti, chemi se ro a di spo si zio ne de gli ita lia ni piùdi sei mi liar di di dol la ri - sot to for ma di cre di ti e di mer ci - per fi nan zia re e ren -de re pos si bi le la ri co stru zio ne del Pa e -se, la ri pre sa e l’espansione del lein du strie na zio na li.

Pur trop po dal le no stre par ti si è vi -sto ben poco. Non c’è sta ta nes su naspin ta ca pa ce di as si cu ra re, in casa, aipro pri fi gli, un la vo ro che des se loro ed alle pro prie fa mi glie di che sfa mar si,ve stir si, go de re di un al log gio de cen te. Po te va va le re come at te nuan te le scar -se ri sor se del pa e se in quan to pret ta -men te agri co lo.

A ben va lu ta re esi ste va no ed esi sto -no al tre op por tu ni tà che ci com pen sa -no am pia men te nei con fron ti di al tripa e si. Sono le mag gio ri pos si bi li tà of -fer te dal la na tu ra, dall’amenità deisuoi lu o ghi e dal la mi tez za del suo cli -ma. Quan to det to pri vi le gia lo svi lup -po del tu ri smo, so prat tut to quel loso cia le (cam ping e vil lag gi tu ri sti ci).

Co lo ro che han no af fer ma to chel’agricoltura ed il tu ri smo sa reb be sta -ta un’accoppiata vin cen te cre do cheaves se ro per fet ta men te ra gio ne.

I no stri con cit ta di ni che sono sta ti

co stret ti ad al lon ta nar si dal la pro priater ra d’origine, dal le loro fa mi glie eda gli af fet ti più cari era no ben de ter -mi na ti: per pri ma cosa do ve va noestin gue re il de bi to con trat to per po ter espa tria re; se gui va l’ambizione di re a -liz za re il so gno di una vita (una casacon i com fort ne ces sa ri e qual che ap -pez za men to di ter ra da col ti va re perquan do sa reb be ro rien tra ti). Pos sia -mo dire che la cre sci ta di Pace del Mela - ri fe ri ta alle abi ta zio ni - nel la mag gior par te dei casi , è sta ta pos si bi le per leri mes se dei no stri emi gran ti. Va pre ci -sa to che le ri mes se di que sti ul ti mi allefa mi glie qua le mer ce de: è esat ta men tequel la va lu ta este ra che da tem po (as -sie me alla va lu ta este ra pro dot ta daltu ri smo) ha per mes so alla lira ita lia nadi evi ta re , come è suc ces so an che dire cen te alla mo ne ta sud - ame ri ca na,una ca sca ta inin ter rot ta di sva lu ta zio -ne in ter mi ni di oro e di al tre va lu te.Per dare un’idea, nel solo de cen nio1960, sono en tra te nel le cas se del laBan ca d’Italia va lu te este re per un va -lo re su pe rio re a quel lo dell’intero Pia -no Mar shall (6 mi liar di di dol la ri).

Ri tor nan do a par la re di case, co lo ro che han no co stru i to - an che in tem pire cen ti - han no re a liz za to abi ta zio nisu per di men sio na te per ché do ve va noser vi re ad ospi ta re i pro pri fi gli con leloro ri spet ti ve fa mi glie.

Pur trop po, ora come al lo ra, mol tigio va ni sono co stret ti ad al lon ta nar sidal la pro pria ter ra e dal le loro fa mi gliedi ori gi ne per as si cu rar si un av ve ni re.

Con qual che al tro ar ti co lo pro ve -re mo ad az zar da re qual che nu o vaidea nel ten ta ti vo di in ver ti re que stapur trop po ese cra bi le ten den za migratoria.q

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Programma stagione teatrale AuditoriumAutunno - Inverno 2003/2004

08/12/2003 ore 17,15 e 21,15BOLERO di RAVELcon GRAZIA GALANTE

***13/12/2003 ore 17,15 e 21,15LA VEDOVA ALLEGRA di FRANZLEHAR con GIORGIO VALENTE -ANITA VENTURIRegia di TONY MUSUMECI

***19/12/2003 ore 17,15 e 21,15CHE RIMANGA TRA NOIcon PIPPO FRANCO

***27/12/2003 ore 17,15 e 21,15CONCERTO DI NATALEOrchestra Filarmonica Nazionale del-la REPUBBLICA MOLDAVADirige il Maestro VALENTIN DONI

***03/01/2004 ore 17,15 e 21,15L’AVARO di MOLIEREcon ENRICO GUARNERIRegia di TONY MUSUMECI

***10/01/2004 ore 17,15 e 21,15IL MISTERO DELLE ROSESCARLATTE Tre atti brillanti di AldoDe Benede t t i con MASSIMOMOLLICA e VANNA BATTAGLIARegia di MASSIMO MOLLICA

***17/01/2004 ore 17,15 e 21,15SERGIO SCAPPINI - FisarmonicaGIOVANNI SARDO - Violino

***23/01/2004 ore 17,15 e 21,15SERATA DI CABARETcon FRANCESCO SCIMEMI

***31/01/2004 ore 21,1501/02/2004 ore 21,15THE PRET TY STORY OF AWOMAN di F. BELLOMO e A.BRANCATIcon MANUELA ARCURI - GIULIOBASE - NINI’ SALERNORegia di ENNIO COLTORTI

09/02/2004 ore 17,15 e 21,15IL PARADISO PUO’ ATTENDEREdi Harry Segallcon Gianfranco D’AngeloRegia di Sergio Japino

***12/02/2004 ore 21,1513/02/2004 ore 21,15METTI UNA SERA A CENAdi G. PATRONI GRIFFIcon CATERINA VERTOVA, GASPARK A P P A R O N I , S T E F A N OS A N T O S P A G O , M O N I C ASCHETTINIRegia di PATRONI GRIFFI

***28/02/2004 ore 17,15 e 21,15GIOVANNI RENZO ENSEMBLEJAZZ STANDARD

***06/03/2004 ore 17,15 e 21,15GIOCHI DI FAMIGLIA (LAGRIFFE) di CLAUDE D’ANNA eLAURE BONINtraduzione CLAUDIO FORTIcon VALERIA VALERI, DOMENICOBRIOSCHI, SIMONA CELI

***13/03/2004 ore 17,15 e 21,15IL MIO NOME È CAINOdi CLAUDIO FAVAmusiche DOUNIARegia di NINNI BRUSCHETTA

***18/03/2004 ore 17,15 e 21,15L’UOMO DAL FIORE IN BOCCA -L A PA T E N T E d i L U I G IPIRANDELLORegia di Puccio CurtòProduzione Auditorium Comunale diPace del Mela

***27/03/2004 ore 17,15 e 21,15LORENZO PARISI - Vio l inoGIUSEPPE MAIORCA - Pianoforte

***29/03/2004 ore 21,1530/03/2004 ore 21,15IL BERRETTO A SONAGLIdi LUIGI PIRANDELLOcon SEBASTIANO LO MONACO,MARINA BIONDIProduzione TEATRO DI MESSINA

11/04/200 ore 17,15 e 21,15LA BARONESSA DI CARINI –MUSICAL di TONI CUCCHIARAcon ANNALISA CUCCHIARARegia di ANGELO TOSTO

***17/04/2004 ore 17,15 e 21,15L’ANATRA ALL’ARANCIAdi WILLIAM DOUGLAS HOME EMARC GILBERT SAUVAJONcon GIANCARLO ZANETTI -LAURA LATTUADA - LORENZOCIOMPI - NATALIE CALDONAZZO

***30/04/2004 ore 17,15 e 21,15ANGELI MINORIdi NINNI FERRARAcon MAURIZIO MARCHETTI ePATRIZIA ROMEORegia di NINNI FERRARA

***09/05/2004 ore 17,15 e 21,15GIUSEPPE NOVA - FlautoGIANMARIABONINO-Clavicembalo

***16/05/2004 ore 17,15 e 21,15ROBERTO METRO ed ELVIRAFOTI - Pianoforte a quattro mani

***22/05/2004 ore 17,15 e 21,15CONSERVATORIO ARCANGELOCORELLI di Messina

***29/05/2004 ore 17,15 e 21,15FILUMENALibera traduzione in dialetto Sicilianoda FILUMENA MARTURANOdi EDUARDO DE FILIPPORegia di PUCCIO CURTO’Produzione Auditorium Comunale diPace del Mela

Segreteria organizzativa:Ufficio Beni Culturali, Sport eSpettacolo presso cui si effettua laprevendita dei biglietti.Telefono: 090/9347215-216�

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I FATTI

NOSTRIa cura di Franco Biviano

� L’8 dicembre, in una giornataparticolarmente piovosa, ha presol’avvio all’Auditorium Comunale lanuova stagione teatrale 2003/2004.La prima rappresentazione è stata de-dicata al Bolero di Maurice Ravel e alTango di Aster Piazzolla. Protagonistadella serata l’étoile Grazia Galante.Quest’anno, per soddisfare le nume-rose richieste del pubblico, sono previ-ste due rappresentazioni per ognispettacolo: alle 17.15 e alle 21.15.

� L’impresa Gringeri Antonino,che ha eseguito i lavori di ristruttura-zione e di ampliamento del cimitero( p r i m o s t r a l c i o ) h a c h i e s t oall'Amministrazione Comunale un in-dennizzo di 48 milioni di lire per le so-spensioni dell’attività che non sonodipese né dalla volontà dell’impresa,né dal direttore dei lavori, né sono ad-debitabili a motivi di forza maggiore oa condizioni climatiche o ad altre simi-li circostanze speciali. L'amministra-zione, prima di pagare, ha ritenutoopportuno chiedere un parere legaleall’avv. Raffaele Tommasini.

� Due progetti di interventi percombattere la diffusione della drogafra i giovani sono stati approvati dallaGiunta Comunale. Uno è denominato“Peer Educators” e riguarda i Comunidi Milazzo (capofila), Santa Lucia delMela, Pace del Mela, Monforte SanGiorgio, Rometta, Saponara e Villa-franca Tirrena. L’altro prende il nomedi “Spazio Giovani 2003” e prevedel’istituzione di centri di ascolto e di ag-gregazione per giovani ed adolescentinei Comuni di Pace del Mela (capofi-la), San Pier Niceto e Monforte SanGiorgio.

� Per procedere alla stampa deiprossimi due numeri del notiziario co-munale “L’Informazione” (uno perNatale e uno per Pasqua; tiratura2.200 copie) è stata preventivata una

spesa di 1.920,00 euro (IVA compre-sa). Il Direttore responsabile presteràla sua opera gratuitamente.

� Un’anziana signora ha intentatocausa al Comune per ottenere il risar-cimento dei danni subiti a seguito diun incidente occorsole il 22 gennaio diquest’anno, mentre tentava di attra-versare la Piazza Municipio, a causadei numerosi e insidiosi ostacoli cheimpediscono la libera circolazionedelle persone. Il Comune ha affidato ladifesa delle proprie ragioni all’avv.Giovanni La Malfa.

� Un protocollo di intesa perl’attivazione di piani di inserimentoprofessionale di giovani privi di occu-p a z i o n e è s t a t o s o t t o s c r i t t odall’Amministrazione Comunale conla ditta Prefabbricati del Tirreno. Èprevista l’assunzione a tempo indeter-minato con contratto a contenuto for-mativo di almeno il 60% dei giovaniimpegnati nei piani predetti.

� Nominati i nuovi rappresentantidel Comune in seno al Consorzio ASI diMessina per il prossimo quinquennio.Sono il dott. Francesco Pagano (PiazzaMunicipio, 30), l’ing. Pietro Milicia(Via Operai, 24) e Giuseppa Caminiti(Via Pace-Giammoro, 114/B).

� All’équipe del dott. GiuseppeZaffino è stato affidato l’incarico dipreparare il Piano comunale perl’effettuazione della raccolta differen-ziata. Il compenso previsto è di euro5.000,00.

� Il 22 gennaio 2004, presso laSezione staccata di Milazzo del Tribu-nale di Barcellona Pozzo di Gotto, sisvolgerà la prima udienza del processocontro alcuni dirigenti della Raffineria

di Milazzo per reati ambientali. IlConsiglio Comunale, nella seduta del9 dicembre, ha deliberato la costitu-zione di parte civile.

� Si è vociferato, ultimamente, diun autoporto (un immenso piazzale di220.000 mq per la sosta dei TIR) dalocalizzare a Giammoro, perché Mi-lazzo non intende averlo nel proprioterritorio, dove dovrebbe nascere se-condo le previsioni del Piano Regola-tore Generale dell’ASI. Il ConsiglioComunale si è dichiarato nettamentecontrario all’ubicazione nell’area ASIdi Giammoro.

� Nella seduta del 13 novembre2003, il Consiglio Comunale ha chie-sto all’Assessore Regionale del Terri-torio ed Ambiente, ing. MarioParlavecchio, di convocare con urgen-za la Commissione Stato-Regio-ne-Provincia-Enti Locali per ladefinizione del piano di risanamentodell’area a rischio del Comprensoriodel Mela. L’intervento del Consigliointende porre fine all’inerzia dellaCommissione che in un anno si è riu-nita una sola volta, per procedere alproprio insediamento. Una analogamozione, firmata da tutti i gruppi con-siliari, è stata approvata dal ConsiglioProvinciale di Messina per iniziativadel Consigliere ing. Amedeo Gitto. Aseguito di queste pressioni, la Com-missione si è riunita il 15 dicembre.

� Prossimamente sessanta anzianip a c e s i a n d r a n n o i n g i t a . . .all'Auditorium. Lo ha deciso il Consi-glio Comunale nella seduta del 27 no-vembre, destinando a questo scopo unasomma di 10.000 euro, facenti parte diun contributo regionale di 90.000 eurofinalizzato a iniziative sociali.

�LadittaE.S.I. vuoledalComune(equindi da noi cittadini) un risarcimentodi 150 milioni di euro per presunta diffa-mazione della Società e dei suoi ammini-stratori, cagionata da un volantino che ilsindaco Carmelo Pagano ha fatto circo-lare all'epoca del sequestro dell'impianto.Ci auguriamo che i cittadini pacesi sap-piamo rispondere con fermezza e corag-gio al gesto intimidatorio dell'ing.Vincenzo Franza. La causa si terrà il 15febbraio a Milazzo.�