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odici D Pensieri di Simona Bonaldi Mario Caffi Vittorio Feltri Il Bepi Strade e quartieri Il Centro Hinterland Stezzano Immobili: il “terremoto” è alle porte Gamec: verso la svolta 13 DICEMBRE 1962 13 DICEMBRE 2012 BERGAMO N. 8 ANNO I // DICEMBRE 2012 1,20 ANTICHI MESTIERI PARETE NORD EX CAVA VAILATA WHAT’S UP INSIDE SCI BACHECA È SUCCESSO MENSILE DI ATTUALITÀ • ECONOMIA • INCHIESTE • OPINIONI E CULTURA DA BERGAMO E DA L MONDO

12 Mesi - BERGAMO - Dicembre 2012

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odiciD

Pensieri di

Simona BonaldiMario CaffiVittorio FeltriIl Bepi

Strade e quartieri

Il Centro

Hinterland

Stezzano

Immobili: il “terremoto” è alle porte

Gamec: verso la svolta

13 DICEMBRE 1962 13 DICEMBRE 2012

bergamo

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DODICI MESI // dicembre 2012

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L’aperitivoVittorio Feltri: “Berlusconi?

Ha tradito la rivoluzione liberale”Prodotto & mercato

Simona Bonaldi: “Mi preoccupail futuro dei nostri giovani”

Strategia d’impresaMario Caffi: “La giunta di Bergamo?

Di una modestia assoluta”Il Bepi: “L’accento bergamasco

ci chiude molte strade”Inchiesta. Immobili:

Il “terremoto” è alle porte Bacheca

IN QUESTONUmerO

Registrazione Tribunale di Bergamo n. 10/12 del 16/03/2012

Hanno collaboratoSilvio Bettini, Donatella Carè, Alessandro Cheula,

Marco Cimmino, Mario Conserva, Laura Di Teodoro, Giovanna Dolci, Fulvio Facci, Bruno Forza, Lorenzo Frizza, Roberto Giulietti, Laura Bernardi Locatelli,

Sara Noris, Antonio Panigalli, Lelia Parisi, Massimo Rossi, Giuseppe Ruggieri, Rosanna Scardi, Daniele

Selini, Giordana Talamona, Donatella Tiraboschi, Alessandra Tonizzo.

FotografieSergio Agazzi, Umberto Favretto Agenzia Reporter,

Rolando Giambelli Il Fotogramma,Vincenzo Lombardi, Patrick Merighi Brescia in Vetrina, Cristina Minini,

Archivio Sale’s Solutions

PubblicitàSale’s Solutions Srl

Via Paglia, 26 - 24122 BergamoTel. 035.19903543

[email protected]: [email protected]

MESI

DODICI MESIMensile di attualità, economia, inchieste,

opinioni e cultura da Bergamo e dal mondo.

Dicembre 2012Anno I - Numero 8

Rivista mensile - € 1,20

EditoreEdizioni 12 Srl

RedazioneVia Paglia, 26 - 24122 Bergamo

Tel. [email protected]

Sede legale: Brescia Viale Duca degli Abruzzi, 163

Direttore Responsabile

Giorgio [email protected]

CoordinamentoDonatella Carè

Giuseppe Ruggieri

ImpaginazioneSale’s Solutions Srl

StampaTiber Spa - Brescia

Inside“Gamec agli ex Magazzini Generali?Un salto di qualità”Inchiesta. Ex Cava Vailata:La guerra che infiamma la BassaHinterland: StezzanoStrade e quartieri: Il CentroQuei mestieri che la modernitànon riesce a sconfiggereParete NordSci: È iniziata la risalitaWhat’s up? Voglio il tuo profumoÈ successo

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13 dicembre 1962

8 L’APERITIVO 9

dormivo totalmente sommer-so dalle coperte, anche il viso. Il freddo era pungente e nel mettere il naso fuori dal

mio rifugio diventava gelato in pochi se-condi. La sera, mio padre chiudeva com-pletamente le tapparelle, per conservare nella camera un po’ del calore diurno ma, dopo poche ore, la stanza diventava quasi un frigorifero. Dal respiro lieve dei miei fratelli che dormivano nei lettini a fianco del mio, capii che era quasi l’alba. Ma io ero sveglio già da molto, anzi non avevo quasi dormito tutta la notte per l’eccita-zione. Mi sfilai dalle coperte e mi alzai in assoluto silenzio mentre gli altri dormiva-no ancora il sonno del giusto. Il maglione indossato tutta la notte sopra il pigiama, non bastò ad evitarmi profondi brividi. Passai a piedi nudi, per non far rumore, davanti alla camera dei miei genitori e aprii con attenzione la porta del tinello senza fare scricchiolii. A tentoni con la mano pigiai l’interruttore della luce. La familiare stanza, dove mangiavamo insie-me tutti e cinque, tutti i giorni dell’anno, a colazione, pranzo e cena, si illuminò ab-bagliandomi. Gli occhi si adattarono su-bito per inquadrare il tavolo dove, in bella mostra, erano allineati tre pacchetti e vari dolciumi. Il timore svanì e la gioia final-mente esplose. Santa Lucia era passata anche quest’anno. Tornai veloce sotto le coperte, dove il mattone scaldato sul gas da mia mamma, infilato in un sacchetto del pane e avvolto in una coperta la sera prima, non serviva ormai più per allevia-re il freddo ai piedi. Alle sei si alzò mio fratello maggiore, si vestì con maglioni, pantaloni di fustagno e giacca a vento. Pronto a scattare come una molla, non capivo perché non andasse diretto verso la stanza dei regali. Finalmente pronto, Paolo bussò alla stanza dei miei genito-ri, aprì e disse “io vado”, entrò in tinello

e scartò il suo pacchetto senza indugi. Conteneva un paio di guanti da monta-gna, li infilò in tasca e scese in garage per mettersi in spalla gli sci. Era in ritardo, il pullman che portava i ragazzi a sciare, partiva alle sei e mezza da piazza Arnal-do. Già, allora, che si andasse a sciare d’inverno o al lago d’estate, si usava solo la “corriera”. I ragazzi tra i quattordici e i ventiquattro anni non avevano certo la macchina, pochissimi il motorino (quei Gerosa, che con l’aggiunta del portapac-chi davanti e dietro, venivano usati dai fornai per portare il pane a domicilio), gli altri, e non tutti, solo la bicicletta. Sdoga-nato dal fratellone, mi avvicinai al magico tavolo e presi il mio regalo, senza dovere leggere il mio nome sulla carta colorata in cui era avvolto. Incurante del freddo del pavimento, mi sedetti per terra e guardai con trepidazione il mio “meccano”, un insieme di listarelle di lamiera forata e bulloncini, antesignano del “Lego”, con cui potevi costruire modellini di gru, ca-mion, auto e quanto di più la tua fantasia ti suggeriva. Si andava comunque a scuo-la il giorno di Santa Lucia, unica conces-sione l’orario: alle nove e non alle otto. A mezzogiorno, a pranzo, la festa fu turbata da un piccolo screzio tra mio padre e mia madre. Era strano, non avevo mai visto mio padre fare il più piccolo rabbuffo a mia madre, ma quando lei portò in tavola un pezzo di Emmenthal, lui la apostrofò: “Maria! Se prepari la carne di secondo, è immorale servire anche il formaggio”. A quei tempi le doppie proteine non erano un problema di colesterolo e forse nean-che di bilancio familiare, nonostante quel giorno fosse già molto intaccato dai tre pacchetti di Santa Lucia. Per mio padre, che aveva fatto la guerra, l’abbondanza di un pezzo di formaggio avrebbe potuto rovinare l’educazione di noi tre fratellini, futuri uomini.

Sto bevendo un aperitivo anal-colico alla frutta in un locale di piazzale Arnaldo, ci siamo seduti fuori perché all’interno

si muore dal caldo. Non so se dentro la temperatura sia effettivamente molto alta, forse è solo che i chili di troppo pesano anche in quello. Il bicchiere di fronte a me ricorda l’opulenza, colora-to, abbondante e decorato. Mi guardo intorno senza alcuna voglia di andare a casa a cena. I “beep” dei telecoman-di accendono con un lampeggio i led dei fari delle auto, per la maggior parte tedesche. Le luminarie natalizie mi ri-cordano quelle foto anni novanta, fatte con scatti lunghi per far sembrare un nastro colorato l’inquadratura notturna di un’autostrada. Sono già le nove, ma nei tavoli vicini al mio, nessuno sem-bra aver fretta di alzarsi. Alcune coppie parlottano sorseggiando bollicine, i bambini, seduti con loro, dondolano le gambe sotto le seggiole troppo alte per loro. Hanno tutti in mano un iPhone (il modello 3 ormai non esiste più, sono quasi tutti iPhone 4, molti 5), sguardo e collo piegato verso l’apparecchio che tengono rigorosamene orizzontale e co-mandano con due mani. Non si capisce se mandino sms, navighino, tweettino o videogiochino. Un ragazzino, visibil-mente annoiato, tira la giacca al papà che parla con un amico. Dopo vari strat-toni del figlio, il padre senza voltarsi, in-fila la mano in tasca e gli passa il suo smartphone. Senza un sorriso, il folletto, che non avrà più di sei anni, si siede con le gam-be incrociate e scarica

una “app” inserendo la password del genitore che, evidentemente, conosce a memoria. Incomincia subito a giocare come se non avesse fatto altro fino ad allora. Penso che conosca quel gioco come le sue tasche, ma si volta verso il fratello e dice: “Matteo guarda, questo è uno sballo”. Il fratello, probabilmen-te tredicenne, si aggiusta la zazzera con una mossa da tronista, butta un’occhiata all’iphone e dice “ma sta zitto! Lo cono-sco da almeno un mese”. Una famiglia di amici si sbraccia per salutarmi venendo verso di me, anche loro con due figli uno di sette e uno di dodici anni. Faccio po-sto al tavolo e il maggiore si siede vicino a me e dice “ciao, devi venire assoluta-mente a casa mia a provare il mio nuovo mitra a pallini! È uno sballo, cinquanta colpi al minuto, e ho anche il paraorec-chie e gli occhiali di protezione” Gli chiedo: “Ma non ti doveva arrivare per Santa Lucia?”. Risponde deciso: “Sono andato a prenderlo io, perché mi avreb-bero sbagliato il modello”. Decido che era il momento di salutare, mi alzo e prima di andare chiedo al piccolo Carlo: “E a te cosa ha portato Santa Lucia?”. Senza alzare gli occhi dalla sua Ninten-do dice: “ Santa Lucia? Cos’è?”. Scon-fortato, abbasso lo guardo e rispondo: “una specie di halloween”.

Giorgio Gosta

13 dicembre 2012

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12MESIdicembre 201212MESI

dicembre 2012

1312 PENSIERI DI

feltri:“berluSconi? ha tradito la rivoluzione liberale”

intervista al direttore editoriale del Giornale. “il cavaliere non s’è reso conto che per cambiare l’italia occorreva modifi care

la costituzione e ha sostanzialmente fallito. Quanto al Pdl, è ormai sgangherato”.

di GiOrdaNa TaLamONa

giornalista di razza, di quelli che annusano l’aria e sen-tono la notizia prima degli altri, Vittorio Feltri non è

uno che le manda a dire. Le sue opinioni sono chiare e senza troppe sbavature, di quel-le che piacciono a taluni e che fanno venire l’or-ticaria ad altri. Sarà per questo, o per quel modo schietto e un po’ ruvido di fare giornalismo su Libe-ro o su Il Giornale, di cui è at-tualmen-

te direttore editoriale, che negli anni si è creato un pubblico di lettori che, fedelis-simi, lo seguono da un quotidiano all’al-tro. Che piaccia o no, si capisce sempre quel che pensa. Il berlusconismo è finito?

“In realtà il berlusconismo è fi-nito già da un anno e mez-

zo, cioè da quando ci fu la lite tra il Cava-liere e Gianfranco Fini. Oggi assi-

stiamo all’ultima fase di questo processo: gli

elettori non riten-gono più adeguato ciò che Berlusconi

può offrire all’Italia, il Pdl è un partito sganghe-

rato, pieno di contraddi-zioni e litigioso. Non c’è più

niente da fare, a meno che non ci sia un miracolo,

come chi ha il cancro e va a Lourdes”.C’è qualcosa che

rimprovera al Cavaliere, politica-mente parlando? “Berlusconi aveva, sin dall’inizio, pro-messo una rivoluzione liberale. Ebbene, quella rivoluzione è sostanzialmente fallita, non in tutti i settori, ma la sen-sazione che rimane al suo elettorato è che sia rimasto 18 anni in politica senza rendersi conto, se non molto tardi, che per cambiare l’Italia occorre modifica-re la Costituzione. Non ha colto al volo l’occasione della Bicamerale del ’97, presieduta allora da D’Alema”. Cosa ne pensa del rottamatore Renzi? “Rottamazione è un termine bruttissimo, ma nella sostanza è un’idea che ha preso piede, tanto da aver contagiato anche il centro destra. L’uscita di Berlusconi ri-entra nel clima creato da Renzi”. Chi butta giù dalla torre, Bersani o Renzi? “Nessuno dei due mi sembra

meritevole di fare una fine del genere. Personalmente preferisco Renzi perché mi sembra più idoneo a portare una ven-tata di cambiamento. Da lui mi aspetto delle novità e visto che in politica ce ne sono ben poche, mi aggrappo anche a quella speranza”. Fini e Bossi rappresentano il passato? “Mi pare che entrambi non siano mes-si molto bene. Bossi è stato relegato al ruolo di presidente onorario della Lega, mentre Fini, dopo aver fatto la lotta al berlusconismo, si trova in difficoltà. Credo, infatti, che dopo aver terminato il suo ruolo alla Camera, se non si alleerà con qualcuno, avrà dei problemi a rien-trare in Parlamento”. Del Governo Monti che pensa? “Ha qualche merito e molti demeriti. Non solo siamo il Paese, forse al mondo, con la pressione fiscale più alta, ma i tec-nici non hanno fatto quei tagli alla spesa pubblica indispensabili per ridurre il debito. Tutte queste operazioni hanno bloccato ulteriormente l’economia, ben lungi dall’essere rilanciata”. Sesso e politica, un’invenzione della Seconda Repubblica? “Non mi sembra che le attività sessuali siano mutate negli anni, semmai oggi c’è meno pudore e ci sono più mezzi di comunicazione che si dedicano al gossip. Certo, una volta il sesso era un tabù, mentre adesso se ne parla non sol-tanto in famiglia, ma anche in politica. Berlusconi ha, in parte, contribuito ad alimentare questa tendenza con i suoi comportamenti disinvolti e, soprattutto, con le sue chiacchiere, ma tutto questo è il frutto di una società che cambia”. Venendo al giornalismo, per fare car-riera occorre essere raccomandati o talentuosi? “Per entrare in una redazione, la spinta può essere molto utile, quando si è gio-vani. Il talento si valuta in base a molte cose, ma in definitiva sono i lettori che decidono se sei un buon giornalista op-pure no”.

Cosa consiglierebbe a un giovane? “Bisogna avere carattere, perché le umiliazioni sono tante, come in molte altre professioni. Penso che il talento conti per il 10%, mentre per il 90% sia una questione di tempra, di voglia di arrivare e, non ultima, di passione. Una sola raccomandazione quando si scrive: avere almeno mezza idea, farsi capire e, soprattutto, non annoiare”. Qual è stata la querela più ingiusta? “Ne ho avute talmente tante, specialmente nel ultimi 25 anni, che non saprei proprio quale scegliere. Posso dire di aver vinto delle cause in cui avevo torto, e di averne perse altrettante, in cui avevo ragione. I ma-gistrati interpretano la legge e possono sbagliare, come ognuno di noi”. Quale futuro vede per l’Europa? “Non faccio il veggente di professione, posso solo auspicare che se ne esca. Quello che osservo è che in Europa abbiamo una moneta unica che non rappresenta Paesi di lingua, economia e tradizioni diverse. Non c’è unità politi-ca, né militare, senza contare che si sta costituendo una specie di quarto Reich. Pensare, dunque, che l’euro possa tene-re assieme tutte queste differenze, mi sembra inconcepibile”. Qual è il suo peggior difetto? “Forse che nel tempo continuo a ripete-re gli stessi errori. Talvolta li combatto, ma non sempre sono abbastanza forte per farlo”. Un pregio che si riconosce? “Credo di essere leale”. Venendo alla sua famiglia, che padre è stato? “Questo bisognerebbe chiederlo ai miei figli. Ho cercato di fare del mio meglio, ma visti i risultati, che mi sembrano de-centi, qualche merito devo pur averlo.

Soprattutto è stata brava mia moglie”. Se avesse trovato suo figlio a letto con un uomo? “Non mi sarei disperato per il fatto di avere un figlio omosessuale, sono al-tre le cose che mi turbano. Semmai mi avrebbe dato fastidio l’idea che uno dei miei figli facesse i suoi comodi in casa mia, e questo anche se l’avessi trovato a letto con una ragazza”. Si sente più milanese o bergamasco?

“Dopo tutti gli anni di lavoro passati a Mila-no, sicuramen-te più milanese, anche se sono molto legato a Bergamo, dove ho una casa in

cui torno nei fine settimana”. A quali luoghi è più legato? “Trovo stupende le mura di Bergamo e la città alta, conservate e restaurate molto bene dai vari amministratori locali succedutisi nei decenni. Sono molto af-fezionato anche alla collina della Mare-sana, dove ho una casa immersa nel ver-de. Dico sempre che se ci fosse il mare, sarebbe meglio di Portofino”.

la scheda

Vittorio Feltri nasce a Bergamo nel 1943. Nel ’62 comincia a collabora-re con l’eco di Bergamo. Trasferito-si a Milano, lavora come praticante per La Notte. Nel ’74 passa al Cor-riere d’Informazione e, dopo tre anni, al Corriere della Sera. Nell’83 è direttore di Bergamo oggi, ma l’anno successivo torna al Corriere come inviato speciale. Nell’89 è di-rettore de L’europeo, dal ’92 al ’94 de L’Indipendente. Nel ’94 sostitu-isce Montanelli alla direzione de Il Giornale, dove rimane sino al ’97. Dopo un periodo in cui è direttore del Borghese e direttore editoriale del Quotidiano Nazionale, nel 2000 fonda Libero. Nel 2009 ritorna al Giornale, nel 2011 è nuovamente alla direzione di Libero. Nello stes-so anno diventa direttore editoriale de Il Giornale.

Preferisco renzi, può portare una ventata di cambiamento

A un giovane oggi consiglio di avere carattere perché le umiliazioni sono tante

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12MESIdicembre 2012

15RUBRICA

di SiLViO beTTiNi

PRODOTTO & MERCATOProduzione e mercatodel tabacco in italia

leggendo il 15° rapporto Nomi-sma, anche per il 2012 l’Italia si conferma il primo produtto-re europeo di tabacco; il nostro

paese è inoltre il decimo produttore al mondo (il Paese leader è la Cina, con il 38% dell’intera produzione mondiale). Le coltivazioni italiane di tabacco co-prono 28.000 ettari in 4 regioni (Cam-pania, Piemonte, Toscana e Puglia), mentre le esportazioni di tabacco greg-gio dall’Italia si assestano sui 218 mi-lioni di euro annui, la filiera dà lavoro a 204.000 addetti di cui oltre la metà nel-le rivendite di tabacchi per un mercato complessivo pari a 18,4 miliardi di euro.Come accade per alcuni altri mercati “controllati” nel nostro paese, per esem-pio quello dei derivati del petrolio, l’in-cidenza delle diverse imposte applicate sui prodotti del tabacco rispetto al valore totale espresso dalla filiera è ampiamente sproporzionato: fatto 100 il prezzo del prodotto, il 75% se ne va in accise e im-poste, il 25% remunera la produzione e la vendita. Ciò significa che su 18,4 miliardi di lire, di cui il 98% circa per consumo di sigarette, che vanno letteralmente in fumo in Italia ogni anno, 13,7 miliardi fo-raggiano le casse del nostro stato, il 3,3% dell’intero gettito fiscale del paese.Non è questa la sede per addentrarci sul-le sproporzioni tra entrate e uscite del bilancio economico/sociale del mercato del “fumo” in Italia, per farci riflettere bastano pochi dati: la dipendenza da tabacco fa perdere al fumatore 13 anni di speranza di vita e, solo in Italia sono attribuibili al fumo circa 90.000 decessi l’anno (fonte: Istituto Superiore della Sanità). Il maggior costo a carico del servizio sanitario nazionale per la cura delle conseguenze da tabagismo è pari

a ca. 7 miliardi, vale a dire l’8,5% del-la spesa sanitaria nazionale, mentre si sono triplicati i costi per lo smaltimento dei quasi 11 milioni di mozziconi gettati per strada che altrimenti impieghereb-bero da uno a cinque anni per degradar-si naturalmente. Elementi questi che, sommati agli altri, fanno affermare ad alcuni che il prezzo di un pacchetto di si-garette dovrebbe essere almeno doppio di quello attuale per ripagare la colletti-vità di tutti i danni che genera.In questa rubrica preferiamo invece ap-profondire l’evoluzione del mercato anche quale conseguenza delle politiche di go-verno attuate sul settore negli ultimi anni.Fino al 2003 il 95% dei 100 miliardi di sigarette consumate in Italia era prodotto dai 5.000 operai che lavoravano nelle 21 “Manifatture Tabacchi” di proprietà dei Monopoli di Stato. In Italia si produce-vano sia i brand italiani, sia, su licenza, quelli d’importazione. In quell’anno, sul-la scia dell’ondata di privatizzazioni che ha caratterizzato il periodo, le manifattu-re italiane furono cedute alla British and American Tabacco (Bat), la potentissima multinazionale delle sigarette, produttri-ce di trecento marchi tra cui Lucky Strike e Pall Mall, che mise sul piatto 2,3 milio-ni di euro il più grande investimento che una società estera abbia mai compiuto in Italia. Le premesse per la crescita del set-tore c’erano tutte invece la Bat una dopo l’altra ha chiuso o dimesso tutte le fabbri-che italiane, l’ultima quella di Lecce il 31 dicembre 2010. Oggi dei 70 miliardi di sigarette fumate in Italia se ne producono circa 300 milioni. Perché?Le motivazioni addotte sono le solite, delocalizzarela produzione costa meno che produrre in Italia, dicono i vertici di Bat, ma forse non sono esaustive.

Per contrastare il tabagismo, il nostro paese, così come altri in Europa ha isti-tuito nel 2005 un prezzo minimo per le sigarette, come a dire: fumare fa male e rappresenta un costo per la collettività, se vuoi fumare fallo, ma assumiti, pa-gando un prezzo più alto che per il 75% va in tasse, un più elevato onere fiscale.Il “prezzo minimo” istituito anche in Francia, Irlanda e Austria, è stato abo-lito dalla Corte di giustizia europea con le sentenze del 4 marzo 2010, ma da noi fatta la legge si è trovato l’inganno, protraendone l’effetto grazie al DL 94 del 23 giugno che ha istituito la cosid-detta “tassa minima”, in questo modo si è di fatto normalizzato il costo di un pacchetto di sigarette, a tutto vantaggio delle multinazionali di settore perché a sostanziale parità di prezzo un consu-matore preferisce acquistare un prodot-to affermato sul mercato.Il prezzo “normalizzato” genera una barriera di ingresso di fatto insormon-tabile a carico di eventuali nuovi inve-stitori e quindi un evidente limite alla concorrenza. Il mercato monopolizzato consente quindi alle multinazionali di applicare il noto “giochino” della trian-golazione commerciale per eludere al fi-sco italiano i profitti realizzati nel nostro paese. Un esempio: produrre un pac-chetto di sigarette della sua marca più nota, costa a Philip Morris circa 12 cen-tesimi, lo stesso pacchetto viene vendu-to alla filiale italiana a 71 centesimi, con utile del 600% che ovviamente rimane all’estero. Grazie a questo meccanismo la società americana fattura in Italia qua-si 1,5 miliardi di euro e dichiara un utile (tassato da noi) di 22,5 milioni, l’1,5% (bilancio Philip Morris 2010) e non è la sola.

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12MESIdicembre 201212MESI

dicembre 2012

1716 PENSIERI DI

“mi PreoccuPa il futurodei noStri giovani”

Parla Simona bonaldi, amministratore delegato dell’omonimo gruppo di bergamo: “Penso spesso alle fatiche che dovranno

affrontare le nuove generazioni per rimettere in piedi un Paese che ha depauperato tante risorse”. “Per di più il nostro tempo è malato di individualismo,

l’attenzione è concentrata molto sul ‘sé’ e poco sul bene collettivo”.

uando era ragazza si immaginava manager? “La mia priorità, a dire il vero, era sempre stata la famiglia. Un’aspirazione

che sono riuscita a conciliare con il lavoro nel segno del 9: laureata il 9 novembre, sposata il 9 dicembre, in azienda dal 9 gennaio del 1990. Tutto in 90 giorni”.Un numero portafortuna?“Un destino, piuttosto”. Lei era una predestinata dell’azienda famigliare…“In effetti ci lavoravano tutti, ma era sta-ta mia madre ad indirizzarmi verso studi universitari che potessero tornare utili nell’azienda di famiglia. Mi sarebbe pia-ciuto laurearmi anche in lettere”.Lei vive in mezzo alle auto. Ne cambia una a secondo dell’abito?“Mi piacciono le auto sportive, adesso guido un Maggiolino, ma l’auto non è un capriccio”.Che cos’è? “Strumento di gioco e divertimento. E anche mezzo di libertà e luogo di pen-siero, quando sono in macchina ascolto musica e penso”.

nelle loro capacità e messi nelle condi-zioni di saperle sfruttare al meglio”.In che Paese?“Il mondo è diventato un Paese unico. Non necessariamente gli Stati Uniti… anche Messico, Brasile e India”.Se lei avesse 20 anni oggi?“Di sicuro non entrerei subito in azien-da come ho fatto. Ma allora volevo met-ter su famiglia, era una priorità”.Lei lavora molto con i tedeschi… che cosa invidia di loro?“L’innovazione tecnologica che ritrovo nei loro prodotti, ma anche a noi italiani non manca nulla”.Come pensa che la vedano i suoi 240 dipendenti?“Come una persona che sa assumersi tutte le proprie responsa-bilità e che li sa ascoltare. Il ruolo di responsabilità ti mette spesso nella condi-zione di operare delle scelte che possono non essere su-bito comprese, ma che han-no un fondamento”.A Bergamo, molti manager uomini ma ancora troppe poche donne…“La nostra realtà rispecchia quella na-zionale. Ma in Confindustria, con me, ci sono donne imprenditrici che godono di grande stima e rispetto e che portano avanti progettualità di rilievo”. Qualche collega industriale che am-mira?“Carlo Mazzoleni ed Ercole Galizzi”.In un settore fortemente maschile come quello delle auto, c’è qualche vantaggio nell’essere donna?“Bisogna saperli conquistare, gli uo-mini. Non si deve imitare un ruolo ma-schile, ma valorizzare le caratteristiche femminili; sensibilità ed emozione con-ciliate con quella razionalità che il mon-do del lavoro richiede”.Cosa richiede d’altro?“Valori fondamentali, e poi coerenza e nessuna fretta per i risultati. Siamo in una fase di cambiamento. Il termine crisi è riduttivo”. Se fosse il sindaco di Bergamo?“Sono una donna poco politica e molto pragmatica. Mi piacerebbe che qualcuno

dei tanti progetti messi in campo venisse realizzato. Ad esempio Porta Sud. Abito in via Angelo Maj, dove vedo spazi de-gradati inaccettabili per una città come Bergamo. Esisteva un progetto per recu-perarli e lo abbiamo lasciato morire”. La politica è malata…“Uno dei mali del nostro tempo è l’indi-vidualismo. Se si è poco orientati al rag-giungimento di un obiettivo comune i ri-sultati non arrivano. Veniamo da periodi in cui l’attenzione si è concentrata molto sul ‘sé’ e poco sul bene collettivo”.Il suo motto?“Questo di Darwin, mi è piaciuto mol-tissimo: “Non è la specie più forte che sopravvive né quella più intelligente, ma quella più ricettiva ai cambiamenti”.

Lei è cambiata? “Tantissimo. Con il passare degli anni si scoprono parti di se stessi che si igno-rano. Conoscersi significa modellarsi sulla vita”.Che rapporto ha con la vita?“Felice, sereno. La amo moltissimo”.Un suo difetto? “Sono severa nei modi, ma non nei con-tenuti. Di duro c’è la scorza”.Un suo pregio?“La generosità, se qualcuno ha bisogno di qualcosa non riesco a dire di no, in-dipendentemente dal ruolo che riveste nella mia vita. E poi sono rigorosa e or-dinata”.Un vezzo a cui non rinuncerebbe?“I miei capelli e le scarpe”.Che rapporto ha con il tempo?“È ciò che abbiamo di più prezioso e cerco di scandirlo con qualche rituale imprescindibile. Al mattino, ad esem-pio, faccio sempre un quarto d’ora di yoga. Aiuta a guardarsi dentro, a pren-dersi spazi solo propri”. Quali sono le sue passioni?“Mi piace cucinare”.La ricetta che le esce meglio?

“La Tarte tatin e i krapfen. Mi piacciono i dolci”.Non si direbbe, ha una linea perfetta…“Consumo molte energie, evidente-mente”. Le piace la convivialità?“Molto, è una propensione che ho tra-sferito anche ai miei figli: ho la casa sem-pre piena di loro amici”. Lei che mamma è?“Una che lavora e che deve gestire sensi di colpa. Ma anche giocosa. Fortunata-mente i miei figli possono contare su un papà molto affettuoso, ma anche fermo. Rispetto a mio marito concedo di più”.Il giorno più bello della sua vita?“Tre giorni, quando mi sono sposata e sono nati i miei due figli”.

Quanto conta l’amore nella vita?“Moltissimo, sono stata una bambina molto amata”.Con suo marito Marco, amore ultratrentennale. Il segreto dell’unione?

“Mettere in conto le fatiche e continua-re a dare il meglio di sé senza mai rinun-ciare a capire l’altro”.Come pensa di invecchiare?“Serena come adesso. E nonna”.Che tipo di nonna?“Giocosa, ovviamente”.

Qdi dONaTeLLa TirabOSchi

la scheda

Nata 47 anni fa sotto il segno del-la Bilancia, Simona Bonaldi è am-ministratore delegato del Gruppo Bonaldi, una delle più importanti realtà nel settore automobilistico, con marchi come Lamborghini, Porsche, Audi, Volkswagen, Skoda e Seat. Un piccolo impero da oltre 200 milioni di euro, guidato da una donna che, pur mettendo tra le sue priorità la famiglia, ha saputo im-porsi in un mondo maschile come quello dei motori. È sposata da 23 anni e madre di due ragazzi. È in-vitata permanente nella Giunta di Confindustria Bergamo, membro del comitato di “ArteImpresa” e fa parte della Commissione Cultura di Confindustria a livello nazionale.

A cosa?“Al futuro dei miei figli e più in generale a quello dei giovani come loro”. Preoccupata?“Per le fatiche che dovranno affrontare per rimettere in piedi un paese che, negli

ultimi decenni, ha depauperato risorse”.E se andassero all’estero?“Non è scelta che imporrò ma se doves-se succedere non mi dispiacerà. I giova-ni devono essere assecondati nelle loro aspirazioni, devono essere valorizzati

Non avanzano i più forti e intelligenti, ma quelli capaci di cambiare

Dei tedeschi invidio l’innovazione tecnologica che ritrovo nei loro prodotti

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di mariO cONSerVa

STRATEgIA D’IMPRESA

19RUBRICA

l’exPort SPinge il manifatturiero e la meccanica tiene

l’Assemblea di Anima, Federa-zione della meccanica varia, tenutasi a Milano ai primi di ottobre, è stata dedicata larga-

mente all’analisi del ruolo dell’industria meccanica nello sviluppo del nostro pa-ese.

Illustrando i dati del settore meccanico italiano, il presidente Sandro Bonomi ha precisato che il 2011 ha avuto diverse sfaccettature: accelerazione nei primi sei mesi, poi una battuta d’arresto in estate, collegata all’aggravamento della situazione economica internazionale, quindi il tracollo della seconda parte dell’anno. Dati negativi per il mercato interno, mentre resta il baluardo dell’ex-port, che per molte aziende rappresen-ta l’unica via per riuscire a mantenere in vita soddisfacenti livelli produttivi. Nell’analisi di Bonomi ci sono stati pun-ti di critica ai freni alla competitività delle aziende costituiti dalla perdurante stretta creditizia, dalla pressione fiscale e dai ritardati pagamenti della pubblica amministrazione; per fortuna che c’è la straordinaria propensione all’esporta-zione di molte imprese, capaci di guada-gnare spazio in mercati emergenti come Siberia, Australia e Brasile.

In definitiva, il dato previsionale della produzione 2012 indica un lieve decre-mento complessivo, ma l’export confer-ma i segnali positivi già emersi lo scorso anno, con una crescita stimata superiore

al 2%; la bilancia commerciale manifat-turiera con l’estero ha raggiunto a giu-gno 2012, sui dodici mesi precedenti, un livello record di quasi 80 miliardi di euro, superiore ai massimi pre-crisi di 64 miliardi toccati nel 2008.

Tra gli interventi all’assemblea, va ricor-dato quello di Marco Fortis, vice presi-dente della Fondazione Edison esperto conoscitore del nostro sistema manifat-turiero e del ruolo del settore della mec-canica nella nostra economia. Fortis è partito da lontano, ricordando che nella tempesta della crisi finanziaria mondiale l’Italia magari non stava così bene come alcuni sostenevano, ma non siamo poi sulla soglia del baratro che ha determi-nato una cura da cavallo con politiche forzate di austerità accompagnate da un poderoso sforzo fiscale. L’economia mondiale sta frenando, però il nostro paese sta pagando un prezzo molto alto. Dai valori dello spread con la Germania deriva ad esempio un’immagine distor-ta e penalizzante che non meritiamo, poiché i fondamentali sono sani, sui mercati esteri continuiamo a competere con i tedeschi e il nostro manifatturiero, grazie all’esportazione, resta un solido pilastro del paese.

Dal punto di vista finanziario infatti l’I-talia sta meglio di altri paesi in Europa, il nostro avanzo statale è di 700 milioni di euro e ci pone tra i paesi più virtuosi, an-che se viene utilizzato per pagare gli in-

teressi di un debito pubblico stratificato-si negli anni. Il sistema è quindi vitale, ci sono imprese competitive che crescono ed esportano e questo avviene soprattut-to nel manifatturiero, dove l’Italia è con Cina, Germania, Giappone e Corea del Sud, tra gli unici paesi del G20 a poter vantare un surplus commerciale.

La meccanica è il nuovo pilastro del made in Italy, al terzo posto a livello mondiale per surplus con l’estero con 53 miliardi di dollari, al quinto per quota di esportazione e in posizione di leader per diversificazione dei mercati e dei prodotti, con un export del valore complessivo di circa 173 miliardi di dol-lari che interessa quasi 1.000 prodotti industriali, un terzo dei quali riguarda-no la meccanica non elettronica ed ap-parecchi e prodotti in metallo.

La conclusione confortante è che nono-stante le difficili condizioni generali e un sistema Paese che fa da freno con le note carenze nelle infrastrutture, nella viscosità delle liberalizzazioni, nell’inef-ficienza logistica, nelle contorsioni della burocrazia, il manifatturiero italiano ri-esce ad essere competitivo. Ancora una volta il comparto, pur in questa fase di crisi, si conferma come uno dei pilastri dell’eccellenza made in Italy, in grado di fornire un contributo decisivo al surplus della bilancia commerciale e al presidio dell’innovazione e delle nicchie ad ele-vati contenuti tecnologici.

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2120 PENSIERI DI

“la giunta di bergamo?di una modeStia aSSoluta”

intervista all’avvocato mario caffi. “Non sono critico verso il sindaco Tentorio, ma verso la sua squadra. La città continua ad avere molti nodi irrisolti, a partire

dalla mobilità”. “il ricambio generazionale è un problema per tante istituzioni, non vedo figure emergenti”.

il suo è uno dei più grandi studi legali di Bergamo. Dal numero di avvocati che ci lavora si direbbe che le cause non conoscono crisi…

“Ci occupiamo, tra l’altro, di ristruttura-zioni societarie e il lavoro, di questi tempi, è perfino aumentato. Ciò nonostante rile-viamo una crisi di liquidità nei pagamenti. Le nostre sono pratiche importanti e le notule sono direttamente proporzionali”. Il suo più grande successo professio-nale?“Il salvataggio della Magrini, 3.500 posti di lavoro e tutto l’indotto. Fare ri-strutturazioni societarie significa essere inseriti nel sociale, nella vita e non sem-plicemente produrre carta”. Come si uscirà dalla crisi?“È una crisi epocale e geografica, nulla a che vedere con le altre crisi della storia. Il mondo è cambiato e cambierà ancora. L’Europa non sarà più un continente ma-nifatturiero. Dovremo ragionare in un’ot-tica nuova, il Vecchio continente e gli Usa non saranno più il centro del Mondo”. Quali sono le tre doti di un bravo av-vocato?“Al primo posto metto la volontà, la voglia di apprendere. Al secondo l’in-telligenza e infine, la pazienza in senso lato, che è la capacità di mediare con le controparti e anche con se stessi”.

Consiglierebbe la facoltà di giuri-sprudenza a un neo diplomato?“Non gli consiglierei di fare l’avvocato. Ce ne sono troppi e non riuscire ad eser-citare la professione per chi ha dedicato sforzi e anni di studio è frustrante”. Come giudica l’Avvocatura berga-masca?“Dal punto di vista tecnico, senz’altro buona fino alle generazioni che ho co-nosciuto. Oltre non saprei, non conosco le nuove leve”.Il miglior avvocato di Bergamo?“Senz’altro Lorenzo Suardi, il mio mae-stro professionale, un uomo di vastissime competenze e dai molteplici interessi”.Anche un uomo di banca: dove sta an-dando il sistema bancario bergamasco?“È un argomento sul quale preferirei non esprimermi, data la mia vicinanza a Ubi e all’Associazione Amici di Ubi”. Momento difficile?“Solo un momento di cambio generazio-nale, che sarà superato con tranquillità” .Quello del ricambio generazionale è un bel problema per tante istituzioni…“Un grosso problema anche perché, a parte alcune figure leader del mondo imprenditoriale, in altri ambiti non vedo figure emergenti. E questo mi rattrista molto. Bisogna poi fare attenzione alla rottamazione indistinta e fine a se stes-sa: unire l’esperienza alla freschezza dà una valenza aggiuntiva”.

Il momento politico di Bergamo?“Per usare un eufemismo, lo definirei drammatico. Lo è nell’ambito di una po-litica nazionale che pure è tragica. Non riesco a vedere quale governo ci sarà dopo le elezioni. Il centrosinistra avrà una prevalenza numerica, ma non è det-to che possa bastare a garantire stabilità. Chi guiderà il Paese dopo le elezioni? Lo scenario non è confortante”.Mai pensato alla carriera politica?“Sono stato segretario del Pri dal ‘70 al ‘75. Mi hanno proposto più volte di fare il sindaco di Bergamo e la cosa ridicola è che la mia candidatura è stata avanzata dalle più diverse frange politiche”.Evidentemente la considerano una “figura bipartisan di raccordo”…“Può darsi. Comunque ho sempre ri-fiutato, commosso, perché penso che il sindaco vada fatto a tempo pieno e io volevo continuare a fare l’avvocato”.Cosa pensa di Tentorio?“L’ho appoggiato in modo deciso alle ultime elezioni, in virtù della grande sti-ma che ho sempre nutrito per lui. È un amico carissimo che ammiro sotto tutti i punti di vista. Lui pensa però che in questo momento io sia in una posizione molto critica nei suoi confronti. Sbaglia però, perché io sono critico verso la sua giunta, composta da personaggi di una modestia assoluta. A Tentorio rimpro-vero di delegare troppo”.

Chi salva dell’esecutivo comunale?“Sicuramente l’avvocato Pezzotta, un fuoriclasse”.Problemi cittadini?“Molti, a partire dalla mobilità. Circola-re a Bergamo è da pazzi. La mobilità non è assolutamente gestita, mentre baste-rebbero pochi accorgimenti per render-la, se non altro, più agevole”.Siamo tra i candidati alla Capitale Eu-ropea della Cultura…“Nessuno ha affrontato seriamente la cosa. Il 2019 è domani e dovrebbero essere già all’opera comitati di altissimo livello, con personaggi di rilievo. Sono state fatte solo delle dichiarazioni di principio su questo tema”.La cultura è una delle grandi chiavi della Bergamo del futuro…“La nostra città deve diventare un centro culturale vero, di rilevanza internaziona-le. Abbiamo un’Accademia Carrara che è chiusa da anni e che non riusciamo a riaprire, manifestazioni di grande mode-stia, ad eccezione di alcune punte rigo-

rosamente privatistiche come Bergamo-Scienza. Il festival è la dimostrazione di cosa potrebbe significare la componente culturale nella nostra città. Invece, vivac-chiamo di manifestazioni frammentate, senza un’unica cabina di regia”.Più cultura e meno capannoni?“Bergamo non deve rinunciare alla sua vocazione manifatturiera. Vantiamo an-cora nicchie imprenditoriali, in questo ambito, di altissimo livello. Siamo all’a-vanguardia nella ricerca e nell’innova-zione grazie all’Università e a Confindu-stria che, a mio avviso, sono le istituzioni che a Bergamo funzionano meglio e che hanno dato impulso all’internazionaliz-zazione. Ma la cultura deve essere con-siderata un fattore innato, un insieme di bellezze naturali e artistiche che sono il nostro patrimonio e che aspettano solo di essere valorizzate. È una chance enorme che stiamo trascurando, siamo incapaci di fare squadra e qui lo si vede”. Che cosa la rende orgoglioso di Ber-gamo?

“Molte cose. Innanzitutto i bergama-schi, lavoratori spettacolari e con capaci-tà creative pratiche in un contesto di low profile; non vanno in prima pagina, non danno consigli a ministri come un certo scarparo delle Marche che si permette di dare consigli alla famiglia Agnelli. E poi la bellezza della città, in cui si vive bene. Una città migliorabile e bella”.Se non avesse fatto l’avvocato?“Il pianista di pianobar. La musica è una “dote” di famiglia, come l’arte. Il perio-do della mia presidenza alla Cobe, con l’organizzazione di grandi mostre, fu straordinario”.Se potesse portare qualcosa a Berga-mo da un’altra città?“Dal punto di vista artistico nulla, solo i sistemi di mobilità interna di città simili alla nostra, come Siena e Perugia”.Che cosa la rende felice?“Essere in pace con me stesso e con le persone cui voglio bene”.Le colpe che inducono indulgenza?“Quelle commesse per generosità. Non tollero la grettezza e l’asocialità, il non partecipare alla vita della comunità so-prattutto se si ricoprono ruoli rilevanti”.Nei momenti di difficoltà fa appello a…“Alla tenacia”.Lo sfizio?“Gli orologi”.Oggi indossa uno Swatch…“Un perfetto antidoto contro la banda dei Rolex”.

di dONaTeLLa TirabOSchi

la scheda

È riconosciuto come il "guru dei concordati". Secondo il Centro Stu-di della rivista TopLegal Elite, l’av-vocato Mario Caffi è tra i migliori 5 “fallimentaristi puri” d'Italia e lo studio Caffi Maroncelli & Associati, da lui fondato nel ’66 e dove oggi operano oltre trenta professionisti, è segnalato tra i 14 studi specia-lizzati per procedure di concorda-to preventivo e amministrazione straordinaria. È professore di Di-ritto Fallimentare all'Università di Bergamo. È presidente provinciale dell'Aci.

il momento politico è drammatico, gli scenari sconfortanti

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24 PENSIERI DI

bepi, lei è stato definito da Lu-ciano Ravasio il Carlo Porta contemporaneo, perché?“Il mio collega è molto aulico,

tanto che il suo alter ego è il poeta ot-tocentesco Pietro Ruggeri da Stabello, ma manca del potere penetrativo verso il popolo. Io, invece, arrivo più facilmente alla massa”. I bergamaschi sono oggetto di stereo-tipi: quale le dà più fastidio? “La discriminazione per l’accento perché ci chiude molte strade. Lo ripeterò finché non vedrò in tv qualcuno che parla con una cadenza simile alla mia senza che lo facciano sentire a disagio. È vero che ci sono città più importanti della nostra, ma è anche giusto giocare ad armi pari”. C’è chi come il poeta dialettale Gigi Merisio sostiene che la nostra lingua sia musicale.“Non so se il suono sia bello o brutto, ma quando ascolto Radio Rai che rap-presenta lo Stato non voglio sentire

conduttori con l’accento delle solite aree geografiche”. Lei sostiene anche che dietro la coraz-za dei bergamaschi ci sia un’anima diversa, meno dura.“Dipingono di noi un ritratto basato sui luoghi comuni, come se un siciliano fos-se solo coppola e lupara. Ammetto che alcuni concittadini indossano il cappello di carta e sono grossolani. Ma è un’im-magine che rispecchia a tratti la realtà. Se solo provi a esplorarla ti accorgi che esiste un labirinto di sfumature. Non vo-glio negare i nostri difetti, ma mi piace mettere tutto sul piatto della bilancia, pregi e non”.

Veniamo all’Atalanta che ha festeg-giato il 105esimo compleanno. Qual è la sua visione del calcio?“Romantica, nel pallone vedo la poesia. Come quando per BG Tv seguivo allo stadio Atalanta-Genoa e immaginavo la storia del tifo avversario dietro le sue

bandiere. Oggi il calcio è cambiato e mi limito a commentare i risultati. Vorrei vedere immagini di gioco diverse e ri-spettose verso i cittadini. Ogni giorno assistiamo a episodi di antisportività, messi in atto da frange di tifoseria non civile, che sono un inno al cattivo gusto. Scomodano la politica e la storia per insultarsi. Uno stile che è accettato da altri vestiti meglio, ma che dentro sono uguali”. Dal calcio agli scandali della politica, è disilluso? “Molto. I politici rispecchiano il loro popolo. In Tirolo, per esempio, c’è una politica diversa perché a monte c’è un

popolo diverso. L’italiano mira a fregar-ti al semaforo o al parcheggio. E il po-litico fa lo stesso a livello esponenziale. L’unica cosa da fare è cercare di limitare i danni con un reset. Bisogna rottamare per forza”. Che ne pensa di Sanremo, le piace-rebbe partecipare?“Ci ho provato un paio d’anni fa pro-ponendo il brano “E cante chi”. Credo che non l’abbiano mai ascoltato. Dietro il Festival ci sono le case discografiche, che tentano un affare di politica e com-mercio. Chi investe quaranta-cinquan-tamila euro su un artista esercita pres-sioni. E di certo un cantante di Rovetta che fa l’indipendente ha poche chance di partecipare, a meno che chi ha voce in capitolo trovi interessante una sua can-zone. Come è successo a Davide Van De Sfroos che è arrivato all’Ariston grazie alla stima di Gianni Morandi”. I talent show le piacciono? “Sono una baracconata, dove io resi-sterei quaranta secondi. Non mi faccio insegnare da chi reputo non essere all’altezza quando devo aprire le braccia o chiudere gli occhi. Queste sono stupi-daggini che con la musica non c’entrano nulla. E poi voglio fare cose che decido

io. In alcune ver-sioni straniere di X Factor arrivano a far innamorare giurato e concor-rente solo per fare audience. È come

per i reality, si spinge tutto all’eccesso, mi stupisco che qualcuno non ci abbia ancora lasciato le penne”. Talento, costanza e fortuna. Cosa conta di più nella vita?“Le prime due doti sono fondamentali. Se le possiedi tutte e tre diventi famoso. Ma di solito chi non arriva è perché non è bravo abbastanza o non ci ha creduto fino in fondo. Il resto sono scuse”.I Rolling Stones compiono mezzo secolo. Lei come si immagina a set-tant’anni?“Loro sono un’icona, e preferisco vede-re sul palco i rugosi piuttosto che certi bambolotti di plastica che sembrano co-

pie di Ken, il fidanzato di Barbie. Credo che anch’io troverò sempre rifugio nella musica fra qualche decennio, a meno che non scopra qualcosa che mi aiuti a vivere meglio, come è successo a Cat Stevens con la conversione all’Islam. Anche se lo stesso cantautore è poi tor-nato alla sua arte”. Qual era il suo sogno da bambino?“È sempre stato fare il cantante. Imma-ginavo che il sifone della doccia con la corda di metallo o la spazzola per capelli cilindrica di mio padre fossero i miei mi-crofoni. Perché un vero cantante non può non essere vanitoso. Anche Ravasio lo è”.Del mondo femminile che dice? “Sono single. Da atavico esempio di ma-schio primitivo amo e detesto al contem-po il vostro essere femmine”.Cosa la irrita? “Mi infastidisce l’ipocrisia di quelle donne che fanno le sensibili a ogni co-sto, dandoci a bere che noi uomini sia-mo i soliti materialisti”. Il suo momento indimenticabile?“Uno di quei concerti, in cui ti guardi attorno, e vedi una marea di fan. È allo-ra che realizzi che tutti gli sforzi fatti, e i pugni sferrati al muro, da qualche parte sono arrivati. Si chiama talento ricono-sciuto”.

il bePi“l’accento bergamaSco ci chiude molte Strade”

a colloquio con il popolare cantautore: “La discriminazione per la nostra inflessione

è una cosa insopportabile. Siamo bersaglio di eccessivi luoghi comuni”. “Nel calcio troppi gli episodi

di antisportività, mentre nella politica bisogna rottamare per forza”.

di rOSaNNa Scardi

la schedaTiziano Incani nasce a Lovere nel 1974. Nel 1990 entra nel team di Antenna 2 a Clusone, dove nasce il personaggio del Bepi. Il suo ruolo era quello di dispensare opinioni sull’Ata-lanta. Nel 1995 registra “L’almanacco delle bolle di sapone”, contenente 23 brani scritti da lui. Il Bepi vuole dimostrare come il dialetto possa es-sere una lingua viva e moderna. Un processo graduale porta l’artista e la sua band, The Prismas, dai primi bra-ni gutturali ad altri molto più sfumati. Tra i pezzi più noti: “Bepijouer”, “Ca-piit?”, “Massimo Carrera” e “Coston Beach”. Il Bepi sforna anche “100 100 100” per festeggiare l’Atalanta. L’al-bum “Gleno” è dedicato al disastro del 1923 che interessò parte della Valle di Scalve e Valle Camonica cau-sando più di 350 vittime.

Amo e detesto al contempo l’essere femmine delle donne

Talento, costanza e fortuna: così si diventa qualcuno

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27INcHIESTA

immobiliil “terremoto”

è alle Porte

Le compravendite sono quasi ferme. domanda e offerta non riescono più a incontrarsi. Olivati (Fiaip bergamo): “bisogna abbassare i prezzi. Ora o mai più, altrimenti non si venderà nulla per anni”. Pasini (Fiaip brescia): “Oggi si possono trovare occasioni molto interessanti, ma poche famiglie riescono ad ottenere un mutuo”. ad allarmare il comparto, l’imminente cessione degli immobili di proprietà delle banche. il mercato, dicono gli addetti ai lavori, subirà un forte contraccolpo. “ora o mai più”, è sta-

to l’appello di Giu-liano Olivati, pre-sidente della Fiaip

di Bergamo, la Federazione degli agenti immobiliari, che in una nota di pochi mesi fa incalzava i proprietari di case a vendere. “Che questo sia il momento di comprare casa ormai l’hanno capito tut-ti, dai due anni d’età in su – commenta Olivati –. Ma ora noi diciamo ai proprie-tari: se volete davvero vendere, questo è il momento, sta passando il midnight ex-press. Una bomba in uno stagno fermo, l’affermazione di Olivati, che inquadra il ritmo del deprezzamento del settore immobiliare al 6% annuo. “Se decidete di non prendere quel fatidico ultimo tre-no, e continuate a chiedere i prezzi di 5 anni fa, oggi matematicamente impossi-bili – prosegue Olivati nella nota – è una vostra libera scelta. Ma sappiate che per il prossimo convoglio se ne riparla tra

di GiOrdaNa TaLamONa

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una decina d’anni (e se siete ottimisti, pensate pure 8 o magari 5)”.Affermazioni dure, che paventano lacri-me e sangue per i proprietari di immo-bili, già vessati dall’Imu, dall’aumento delle imposte e dal ridotto potere d’ac-quisto dell’euro. “Prendi i soldi e scap-pa”, sembra il consiglio implicito, ma in un mercato estremamente complesso come quello edilizio, dove la coperta che bastava per tutti fino al 2008 oggi lascia scoperto qualcuno, merita qualche ap-profondimento.

La riPreSa e La SPecULaziONe ediLizia“Non avremo alcuna ripresa prima del 2017/2018. D’altra parte come pos-siamo pensare diversamente? Chi può permettersi di comprare la prima casa

ha uno stipendio fisso, ma finché non verranno create le condizioni per nuovi posti di lavoro, il settore immobiliare rimarrà stagnante, così come tutto l’in-dotto”. Questa la sconfortante visione di Luciano Patelli, presidente provinciale di Fimaa, la Federazione Italiana Media-tori Agenti d’Affari, che fatica ad intrav-vedere la luce in fondo al tunnel. A dargli supporto sono anche le cifre del “Listi-no dei prezzi degli immobili di Bergamo e provincia”, la guida curata dall’Ascom con il patrocinio di Provincia, Comune, Camera di Commercio, Università di Bergamo e la collaborazione di Appe e Adiconsum. Nell’ultimo anno i prez-zi delle case sono diminuiti del 4,7% a Bergamo e del 4,2% in provincia, dove si registra una contrazione sia nei cen-tri principali per l’aumento dell’offerta, che nei paesi più piccoli. “La verità è che fino al 2008 c’è stata una speculazione edilizia che ha permesso la costruzione di immobili inabitabili, brutti, su terre-ni che non potevano sopportare grosse cubature – precisa Patelli –. Questo è servito sia ai Comuni per fare cassa con gli oneri di urbanizzazione, che ai costruttori per avere molti metri in ven-dita. Finché la domanda era alta hanno costruito come volevano, ma con l’inizio della crisi la clientela ha cominciato a fare scelte diverse, indirizzandosi spes-so verso abitazioni ad alto risparmio energetico. Oggi tutti gli immobili rima-sti invenduti sul territorio non sono più proponibili ai prezzi pre-crisi”.

Un mercato immobiliare drogato dal si-stema creditizio che arrivava a finanziare le imprese sino al 110-120%, nel quale gli imprenditori si sentivano spinti, o ad-dirittura obbligati, a comprare aree su cui costruire, per non perdere delle opportu-nità di guadagno. Questa visione miope ha causato un’escalation di prezzi conti-nua e incontrollata. Finito il finanziamen-

to delle banche, il mercato è crollato. Chi può ancora rivolgersi al mercato della compravendita, oggi tende a indi-rizzarsi verso immobili ad alta efficienza energetica che permettono di limitare consumi e spese. A conti fatti questa rivoluzione tecnologica e culturale in atto, ha preso velocità con la crisi, facen-do uscire dal mercato un segmento di case, nuove o di recente realizzazione, costruite però con concezioni vecchie. “Oggi si piazzano molto bene i tre o quattro locali in classe B – prosegue Pa-telli –, con spazi vivibili e con un prezzo che risponde al potere d’acquisto delle famiglie. Ritengo che un’impresa, cal-colato l’acquisto del terreno e gli oneri, possa vendere una buona classe B, in di-screta posizione, a 1.800-1.900 al me-tro quadro, per una classe A, a poco di più. Mentre per una classe C il valore si

riduce del 30%, rispetto a una classe A, a causa dei materiali utilizzati”. “Sugli im-mobili quotati nel 2006-2008, ci sono stati invece ribassi anche del 40%, ma i proprietari faticano a rendersene con-to – interviene ancora Patelli –. Oggi la difficoltà dell’agente immobiliare non è tanto vendere, quanto portare nel tempo a un prezzo equo, l’immobile che è anda-to ad acquisire”. Accettare il deprezza-mento di un immobile faticato col sudo-re della fronte non è facile, senza contare che per qualcuno ereditare una vecchia casa dai genitori, su cui pagare gli oneri, è diventata una sventura, piuttosto che un’opportunità. “Purtroppo ho dati su ville quotate a 1,2 milioni di euro prima del 2008 – prosegue Patelli – che sono state vendute a 650mila euro. La realtà dei fatti è che, col potere d’acquisto di oggi, il mercato pre-crisi non esiste più”.

Luciano Patelli, presidente provinciale di Fimaa

Giuliano Olivati, presidente della Fiaip di Bergamo

Gianfederico Belotti, direttore del listino “Case&Terreni”

Patelli (Fimaa): “Non ci sarà ripresa per anni. E oggi gli immobili non sono più vendibili ai prezzi pre-crisi”

Ma ciò che allarma Patelli è ben altro: “Quel che mi preoccupa davvero sono tutti quegli immobili di proprietà delle banche che, prima o poi, saranno gettati sul mercato a prezzi bassi, pur di essere venduti. Questo inciderà sul prezzo del-le case ancora invendute, abbassandone ulteriormente il valore”. “Sta accadendo proprio in questo momento. Gruppi di avvocati si stanno occupando, per Uni-credit e Banca Intesa soprattutto, di centinaia e centinaia di immobili su cui fare cassa”, spiega Gianfederico Belotti, esperto del settore e direttore del listino “Case&Terreni”. La questione è seria, perché quando l’ampio patrimonio nella pancia delle banche verrà svenduto cau-serà un ulteriore crollo del prezzo degli immobili più vecchi e obsoleti. “La ten-denza degli acquirenti e degli operatori è di stare alla finestra – prosegue Be-

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belotti (case&Terreni):“La difficoltà di un agente è far accettare il deprezzamento di un immobile a chi ha faticato per realizzarlo”

lotti – in attesa di vedere come reagirà il mercato all’arrivo di questi asset immo-biliari in sofferenza. Le banche sono or-mai arrivate allo stremo, quindi si sono decise a fare il grande passo”. Ma come, visto che le aste pubbliche vanno tutte deserte? Con prezzi al ribas-so: se a fronte di un finanziamento, ad esempio, di 125mila euro, l’immobile va all’asta a 70mila euro ma nessuno si presenta, si dà il via alle libere offerte al ribasso. “È vero che sono tipologie di immobili di medio e basso livello - pre-cisa Belotti - spesso occupati, per lo più da extracomunitari morosi, che magari hanno tenuto male l’immobile, ma è la-palissiano che questo causerà dei con-traccolpi in un settore già gravemente depresso”.

INcHIESTAImmobili

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LE COMPRAVENDITE/1

breScia: comPravendite di immobili reSidenziali in calo del 6%Mauro Pasini (Fiaip): “Anche quei pochi che sono in grado di fare un investimento immobiliare sono spaventati dalla pressione fiscale sul mattone: Imu, patrimoniale, imposizione fiscale”.

C’è stato un momento, nel 2010, in cui il mercato immobiliare bresciano sembrava potesse riprendersi. Ma ci si è dovuti presto ricredere. Anche nel 2011 grafici e tabelle hanno registrato una flessione, consolidando un trend negativo che prosegue dal 2006. Sei anni fa le compravendite in provincia di Brescia avevano raggiunto quota 21.412, lo scorso anno sono scese a

13.402. Un dato peggiore rispetto al biennio precedente, che gli operatori già avevano definito “stagnante”. E se a livello nazionale il calo delle transazioni si è fermato attorno al 2%, nel 2011 nel Bresciano le compravendite di immobili residenziali sono scese del 6%. “La si-tuazione è complessa – spiega Mauro Pasini, presidente Fiaip Brescia, la Fe-derazione degli agenti immobiliari –,

i fattori che hanno determinato questa situazione sono molteplici: la crisi eco-nomica, le difficoltà delle famiglie, gli istituti di credito che non erogano più mutui, le politiche del governo che non fa altro che tassare la casa”. Fatto sta che anche nel 2012 l’andamento è ancora di “grande sofferenza”. Con un’offerta sovrabbondante e una domanda che langue, i prezzi hanno

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“C’è un ampio patrimonio di case in-vendute e probabilmente invendibili sul territorio – ammette spiega Gian-federico Belotti, direttore del listino “Case&Terreni –. Si stavano studian-do con la Regione dei programmi di housing sociale, una sorta di fondo che permetterebbe l’acquisizione di questi immobili a prezzo di costruzione. Pare, infatti, che a quel prezzo i proprieta-ri e i costruttori sarebbero disponibili a vendere. Qualcuno ha cominciato a vendere sottocosto, pur di far fronte alle situazioni debitorie che stanno tra-sformandosi in autentiche voragini che stanno creando una serie di situazioni disperate nel settore. Temo, tuttavia, che di quei programmi di housing socia-le sentiremo parlare tra molto tempo”. In terra bergamasca il numero delle compravendite al 31 dicembre 2011 si è ridotto del 25% rispetto al 2007-2008, mentre i prezzi hanno seguito di-namiche diverse. In Città alta il mercato

ha retto fino a poco tempo fa sugli stessi valori, registrando nell’ultimo periodo una leggera flessione negativa. Nel cen-tro cittadino c’è stata una riduzione li-mitata al 10-15%, mentre nel resto della città, escludendo gli immobili di pregio, i prezzi si sono ridotti di un buon 30%. A questo quadro poco rassicurante per i privati, si aggiunge la drammatica sva-lutazione dei terreni nelle mani degli imprenditori. È il caso di alcune aree di Mapello acquistate nel 2007 da un noto costruttore a 200 euro al metro cubo, sulle quali non verrà più costruito nulla, nonostante una licenza già bell’e pronta, che sono state iscritte a bilancio a 100 euro al metro cubo. L’unica cosa certa, in questo caos immobiliare, è che le banche non intendono più finanzia-re il mattone. “Nella Bergamasca sono stati congelati dei progetti importanti a causa dell’allarmante disimpegno delle banche – prosegue Belotti –. Nel caso della ex Reggiani, che si trova in una

posizione molto favorevole, ai piedi della Maresana, gli operatori avevano in previsione di costruire una serie di pa-lazzine tecnologicamente avanzate. Si sarebbe addirittura superata la circon-vallazione antistante con un sottopas-so, coprendola con del verde collegato al parco Goisis. Gli operatori di questo progetto hanno perso le caparre sul preliminare, hanno pagato fior di soldi ai progettisti e si sono ritirati dall’ini-ziativa”. Ma gli esempi non mancano. E oltre alla ex Reggiani, le aree meritevoli di essere riqualificate sono tutte in un lungo elenco di progetti che rimango-no nel cassetto o che si sono fermati: ex Ospedali Riuniti, ex Ote, ex Molini Mo-retti, ex Ismes, senza contare le grandi scommesse perse con Porta sud e con l’ex Accademia della Guardia di Finan-za. E se anche l’Italcementi, che ha il polso dell’andamento del mercato, ral-lenta nell’ex Gres, un’area tra Bergamo e Ponteranica, non c’è da stare allegri.

LE COMPRAVENDITE/2

tra bergamo e Provincia, un vaSto Patrimonio di caSe invendute e invendibiliLo scorso anno, il numero delle compravendite si è ridotto del 25% rispetto al biennio 2007/2008. Ma i prezzi hanno seguito dinamiche diverse. Fermi i grandi progetti di recupero.

registrato una flessione. Soprattutto gli immobili usati, che scontano una classe energetica bassa e standard qualitativi inferiori a quelli attuali, hanno subito un deprezzamento sensibile. “Difficile fare percentuali, dipende da situazione a situazione – spiega Pasini –. Per gli edi-fici di trent’anni fa si possono strappare sconti importanti. Non così per gli im-mobili di nuova costruzione, per i quali i costi di realizzo lasciano meno margine sul prezzo finale”. Quel che è certo è che oggi si possono trovare “occasioni molto interessanti”. Soprattutto nei bi-locali e trilocali, che oramai vanno per la maggiore. Ma il nodo è che un numero sempre più ridotto di famiglie riesce ad ottenere un mutuo. La stretta ai cordoni della borsa da parte degli istituti di credi-to è un problema che in questi anni non

complessivo e applicano tassi tra il 5 e il 6% mentre loro prendono i soldi da Bru-xelles all’1%”. In questa situazione già difficile, ci si è messo anche il governo Monti: “Anche quei pochi che sono in grado di fare un investimento immobilia-re – spiega Pasini – sono spaventati dalla pressione fiscale sul mattone: Imu, pa-trimoniale, imposizione fiscale. Il tutto a fronte di prodotti finanziari, compresi i Bot, che offrono rendimenti al 5%. In-somma, il giochino è chiaro”. Che fare, allora? “Servirebbe una scossa per inver-tire la rotta, come uno sconto sull’Iva per la prima casa dal 4 all’1%. Dubito però che questa misura verrà presa nei pros-simi mesi. Mi auguro solo che nella se-conda metà del 2013 si muova qualcosa, altrimenti per l’intero settore saranno dolori”.

Mauro Pasini, presidente Fiaip Brescia

si è riusciti a superare. Anzi. “Le banche offrono finanziamenti con il contagocce, erogano risorse che coprono una porzio-ne sempre inferiore dell’investimento

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Se le compravendite sono in calo, si registra in controtendenza un aumento delle richieste di locazione giustificato dall’impossibilità di acquistare casa. Il “Listino dei prezzi degli immobili di Bergamo e provincia 2012” registra, dopo quattro anni di calo dei canoni, una sostanziale stabilizzazione dei prez-zi, con una leggera flessione negativa tra l’1% e il 2% in città. Ma se la quota di chi, gioco forza, è costretto ad anda-re in affitto sta aumentando, la crisi sta specularmente incidendo su quegli in-quilini incapaci di far fronte al canone di locazione. Pietro Roberti del Sunia Cgil di Ber-gamo, il Sindacato Unitario Inquilini e Assegnatari, è molto chiaro in propo-sito. “L’80% degli sfratti è per moro-sità incolpevole, causata dalle difficili condizioni economiche in cui versano le famiglie che non riescono più a far fronte mensilmente al canone”. Gli ultimi dati del ministero degli Interni inquadrano una situazione preoccu-pante, sia per i padroni di casa che per gli inquilini. Nel 2011 su circa 64mila sfratti in Italia, 56mila sono stati per morosità, mentre le richieste di esecu-

zione si attestano a oltre 123mila, di cui 29mila effettuate. La regione col maggior numero di sfratti emessi è la Lombardia, con 12.922 provvedimen-ti pari al 20,2% del totale nazionale, seguita da Lazio (pari all’11%), Emilia Romagna (10,2%), Piemonte (9,7%), Campania (9,9%), Toscana (8,5%) e Veneto (6,7%). Secondo i dati forniti a Sunia dalla Prefettura di Bergamo, nel 2010 gli sfratti eseguiti sono stati 464, nel 2011 ben 481, mentre nei primi sei mesi del 2012 sono stati 258, in au-mento rispetto alla media precedente. Per questo, nell’ambito della campagna Sfratti Zero organizzata nel rispetto del diritto alla casa sancito dall’articolo 11 del Patto internazionale sui Diritti eco-

nomici, sociali e culturali, i sindacati e le associazioni degli inquilini di Bergamo hanno chiesto al Prefetto di sospendere l’esecuzione degli sfratti per il periodo invernale. “Nell’ultimo tavolo di tratta-tive con il Comune di Bergamo e il Pre-fetto – spiega Roberti – abbiamo chiesto che si studi lo scenario degli sfratti nella città e si trovi una metodologia condi-visa. Inoltre abbiamo chiesto che dei 200 alloggi di proprietà del Comune di Bergamo, lasciati in disuso perché pri-vi di manutenzione, l’Amministrazione si impegni a ristrutturarne almeno 50 all’anno. Questo sarebbe un sollievo per quelle 119 famiglie che hanno avuto, nel 2011, un provvedimento di sfratto nella sola città di Bergamo”. Il sinda- s

Antonello Pagani, direttore dell’Appe Confedilizia di Bergamo

LE LOCAzIONI

in creScita le richieSte d’affitto. ma aumentano anche gli Sfratti Per moroSitàRoberti (Sunia): “Con la crisi, molte famiglie non riescono più a far fronte ai pagamenti”. Pagani (Appe): “I proprietari di case vessati dalle imposte”.

L’intero ricavato del nuovo spettacolo teatrale di Gioele Dix – organizzato dalla Fondazione Credito Bergamasco – sarà devoluto alla Caritas Diocesana Bergamasca a sostegno del “Fondo di solidarietà Famiglia – Lavoro”. I biglietti per assistere allo spettacolo saranno in vendita a Bergamo – presso la biglietteria del Creberg Teatro, via Pizzo della Presolana (tel. 035 343434), Dentico, via Cesare Battisti 7/a (tel. 035 217353) – a partire dal giorno 13 novembre 2012 fino a esaurimento. I prezzi dei biglietti, comprensivi di prevendita, sono: primo settore euro 18,00 cad. – secondo settore euro 13,00 cad. – terzo settore euro 7,00 cad. Vendita on line al sito www.vivaticket.it

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DAI CREDITO ALLA SOLIDARIETÀ - 12A EDIZIONE

Creberg TeatroBergamo

13 febbraio 2013alle ore 21.00

GIOELEDIX NASCOSTO

DOVE C’ÈPIÙ LUCED

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cato ha anche chiesto che l’amministra-zione cancelli l’Imu sull’edilizia pubbli-ca. “Se l’Aler fosse costretta a togliere dalle casse quasi 2 milioni di euro per Bergamo e provincia – precisa Roberti –, è chiaro che non sarebbe più in grado di effettuare manutenzione ordinaria e straordinaria sugli immobili, e sarebbe costretta a spingere sull’esecuzione de-gli sfratti, oggi ancora bassi rispetto ai provvedimenti emessi”. Ulteriori problemi in arrivo anche per i padroni di casa. “Hanno spremuto tutto, anche quello che non potevano spremere. Prima della manovra di di-cembre eravamo già adeguati alla media europea in materia di pressione fiscale sugli immobili, oggi siamo ai primi po-sti della classifica”, commenta Anto-nello Pagani, direttore dell’Appe Con-fedilizia di Bergamo a proposito delle novità fiscali in arrivo per i padroni di casa, che si vedranno ridurre la quota esentasse del 15%. “Entrerà in vigo-re da gennaio 2013, ma il suo effetto psicologico pesa già sul mercato delle locazioni – spiega – perché i padroni di casa si vedranno ridurre dal 15% al 5% la percentuale non tassabile sugli affitti percepiti”. In altri termini la tassazione sarà calcolata sul 95% dell’affitto per-cepito e non sull’85%. “È un’assurdità, perché verranno pagate le tasse su red-

diti che non si percepiscono realmente, ma che servono al proprietario per far fronte alle spese amministrative e alle manutenzioni straordinarie”. E sulla questione sfratti, sembra chiaro che si stia combattendo una guerra tra poveri. Senza l’ottenimento del procedimento di sfratto esecutivo, infatti, i proprie-

tari sono tenuti non solo al pagamento delle spese condominiali, ma anche al versamento dell’Irpef sulle somme che avrebbero dovuto percepire dall’inqui-lino moroso. Come sempre nell’ordine di idee che “prima si paga, poi si con-testa”. Per i proprietari, oltre il danno, la beffa.

LE IMPOSTE

PeSante l’effetto imu. e ora SPaventa anche la riforma cataStale“L’Imu è un’imposta che ha avuto un ef-fetto psicologico dirompente sulle tran-sazioni – spiega Antonello Pagani, diret-tore dell’Appe-Confedilizia di Bergamo – sia prima di conoscerne le aliquote, che dopo. Non è un caso che in coincidenza del secondo trimestre del 2012, il nume-ro delle transazioni a Bergamo si sia ri-dotto del 17% circa”. Nelle previsioni del federalismo fiscale, l’Imu sarebbe dovuta essere un’imposta locale, poi trasforma-ta dai tecnici in una tassa mista finita per metà nelle tasche del governo centrale.

“È un’imposta che rispetto all’Ici ha ina-sprito ulteriormente la pressione fiscale – prosegue Pagani – perché le rendite ca-tastali su cui è stato calcolato l’Imu sono state rivalutate del 60%”. Le aliquote base sono presto dette: il 4 per mille per la prima casa e il 10,6 per mille su tutte le altre. “Non si tratta solo di case di villeggiatura, ma spesso anche di immobili dati in affitto o ereditati – prosegue Pagani –. Nella migliore del-le ipotesi, in base al Comune, abbiamo avuto un inasprimento fiscale più alto

dell’Ici del 240-250%”. Nell’Imu, dunque, si legge il sotteso messaggio ideologico che essere pro-prietari di immobili sia un sicuro indi-ce di ricchezza da cui poter attingere a piene mani. Peccato che questo sia val-so solo per i privati cittadini e non per i grandi patrimoni immobiliari delle mul-tinazionali e dei fondi di investimenti, fatti salvi sinora dalla pressione fiscale. Ma le novità per il 2013 non finiscono qui. È in discussione in Parlamento la riforma catastale per adeguare i valori

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Ci hanno detto…

degli immobili al mercato. È in arrivo, dunque, una nuova imposta esponenzia-le, mascherata da riforma, che non con-vince proprio nessuno. Chi sperava in una reale, sensata, riforma del catasto, infatti, è rimasto ancora una volta delu-so. Pochi sanno che in quasi tutta Eu-ropa c’è un catasto delle rendite e non dei valori, che tassa l’immobile in base a quanto realmente produce. Se l’immo-bile non produce ricchezza, non si viene tassati. In Italia, al contrario, c’è un ana-cronistico catasto che, con la riforma in atto, non solo non scomparirà, ma ade-guerà i valori degli immobili al mercato. Come? Non attraverso reali valutazioni affidate ai professionisti del settore, ma con semplici algoritmi, in base ai qua-li verrà assegnato a ogni immobile un nuovo valore. Si passerà, in sostanza, da una vecchia rendita fittizia sulla carta ad un’altra rendita fittizia, ma questa volta più alta. E visto che la base dell’Imu è la rendita catastale, ecco pronto un nuovo inasprimento fiscale per i cittadini.

Giacomina c. di brembate“È da circa un anno che ho messo in vendita la mia villetta perché il mu-tuo è diventato insostenibile, ma io e mio marito non vogliamo svenderla. Abbiamo ricevuto qualche offerta, ma il prezzo era inferiore di 30mila euro, rispetto a quello richiesto, così abbiamo deciso di aspettare. Prima o poi il mercato si dovrà pur ripren-dere, no?”.

Sergio T. di Verdello“Ho messo in vendita il mio trilocale a 2.000 euro circa al metro quadro, senza agenzia, ma dopo sei mesi non ho ancora concluso l’affare. Sono già venute delle famiglie che cercavano di tirare sul prezzo, ma l’appartamento è tenuto bene e ha anche l’idromassaggio. Per ora aspetto”.

Lodovico L. di curno“Sono rimasto letteralmente frega-to dalla crisi! Ho fatto una proposta vincolante per una casa più grande, dato che la mia compagna aspetta

un bambino, impegnandomi nell’ar-co di quattro mesi a firmare il rogi-to. Il problema è che per farcela do-vrei prima riuscire a vendere il mio bilocale, ma per ora tutto è fermo. Andrà a finire che mi toccherà sven-derlo”.

mauro S. di bottanuco“Ho ereditato dai miei nonni una casa in una corte sulla quale dovrò pagare l’Imu come seconda casa. La cosa triste è che dovrò vendere il luogo dove ho passato la mia in-fanzia, ma da quando sono in cassa integrazione non posso che ragiona-re così”.

andrea G. di bergamo“Ho ripetutamente chiesto all’agen-te immobiliare che cura la vendita del mio immobile perché non sia ancora riuscito a venderlo, dopo 11 mesi, nonostante si tratti di una casa di pregio, con un camino in marmo e pavimento in gres. A ridurre il prezzo non ci penso proprio, piuttosto cam-bio agenzia e vedremo”.

mario O. di ciserano“I miei genitori ci hanno messo una vita ad acquistare casa. Per anni sono stati in affitto, poi poco per volta, mio padre ha cominciato a costruirsi la villetta, mattone su mattone. Non avrei mai pensato di seguire un desti-no inverso: fino a pochi anni fa avevo una casa di proprietà che ho venduto e oggi vivo in affitto. La differenza tra la mia generazione e la loro è la man-canza di speranza per il futuro”.

maria di bolgare “Sostenere un mutuo è diventato impossibile da quando ho perso il lavoro. A cinquant’anni non è facile ricominciare tutto daccapo, ma non posso neanche andare in affitto. Mi hanno chiesto 450 euro al mese, ma non so dove trovarli”.

Giulia L. di bergamo“Mio figlio è tornato a vivere con noi da quando si è separato. Ha lasciato la casa alla moglie e con lo stipendio che ha non può permettersi una casa tutta sua”.

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Un gruppo t ante opportunità

Winner of

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BAcHEcA 41

Il “Premio Angiolino Quarenghi” assegnato al professor Di Prampero Nella serata di giovedì 18 ottobre, allʼHotel Bigio di San Pel-legrino Terme, si è tenuta la 12a edizione del Premio Angelo

Quarenghi che viene assegnato al Medico sportivo di chiara fama.Il premio dedicato alla memoria del dottor Angelo Quarenghi, è organizza-to dal Panathlon di Bergamo, dal Coni e dalle fi glie del dottore. Il riconosci-mento è stato assegnato al professor Pietro Emilio Di Prampero, fi siologo di fama internazionale che opera presso lʼUniversità di Udine e che ha dedicato la sua vita alla ricerca nellʼambito della funzionalità muscolare. Alla serata erano presenti il prefetto di Bergamo Camillo Andreana, il gior-nalista Bruno Pizzul, il professor Mario Quattrini, il dottor Marco Venier, il professor Alfredo Calligaris, le fi glie del dottor Angelo Quarenghi, Annama-ria, Michèle e Paola, e il dottor G. Pietro Salvi, organizzatore della serata.

18/10

Rinnovato il Comitato che promuove lʼimprenditoria femminile La Giunta della Camera di Commercio di Bergamo ha nominato le componenti del Comitato per la Promozione dell̓ Imprenditorialità

femminile, che rimarrà in carica per il nuovo mandato triennale. Il Comitato è così composto: Ida Rocca in rappresentanza dell̓ Associazione Artigiani Bergamo; Bam-bina Colombo (Federmanager); Anna Bertoli (Cgil, Cisl e Uil); Maria Luisa Bertu-letti (Apindustria Bergamo); Rosa Lucia Tramontano (Confcooperative Bergamo); Sonia Bonesi (Lia); Simona Zanchi (Confesercenti Bergamo); Giovanna Percio La Ferla (Aidda - Associazione delle imprenditrici e donne dirigenti dʼazienda); Elena Lussana (Unione Provinciale Agricoltori); Anna Chiara Foglieni (Unione Artigiani di Bergamo e Provincia); Norma Scandella (Cna Bergamo); Cinzia Sirtoli (Agci - Associazione generale delle Cooperative italiane); Simona Ghilardi (Fai - Federa-zione autotrasportatori italiani); Annamaria Fortini (Coldiretti Bergamo); Daniela Guadalupi Gennaro (Confi ndustria Bergamo); Delisa Sanzani (Ascom Bergamo).

02/11

Sarnico, allʼAlberghieronuova aula professionale È stato inaugurato il nuovo laboratorio dellʼistituto alberghiero di Sarnico, che lʼamministrazione comunale e la Provincia di Bergamo

hanno realizzato per ospitare le attività degli oltre 70 alunni che dallʼanno scolastico 2012/2013 hanno scelto lʼindirizzo dedicato ai servizi per lʼenoga-stronomia e ospitalità alberghiera dellʼIstituto Serafi no Riva. Il laboratorio, at-trezzato con tutti gli strumenti di una cucina professionale, sarà utilizzato dagli studenti a partire dai prossimi mesi, dopo aver assistito alle lezioni teoriche che i nuovi docenti arrivati a Sarnico stanno tenendo. L̓ inaugurazione, presso la sede dellʼIstituto in via Cortivo 32, è stata aperta da una breve performance teatrale a tema e ha coinvolto anche gli studenti in un interessante confronto sui temi della cucina e della scuola. Con lʼoccasione, tutti coloro che hanno partecipato alla cerimonia hanno visitato il parco completamente riqualifi cato dallʼamministrazione comunale: oltre 3.000 metri di verde pubblico attrezzato a disposizione non solo degli studenti ma anche di tutti i cittadini.

05/11

Terziario, dagli Enti bilaterali un fondo rischi di sette milioni Parte dagli Enti bilaterali del commercio e del turismo, composti dall A̓scom e da Ficalms, Fisascat e Uiltucs della provincia di Berga-

mo, una nuova iniziativa a sostegno del terziario orobico. Si tratta di un fondo rischi che, grazie al coinvolgimento della Cooperativa di Garanzia Fogalco e della società partecipata Asconfi di Lombardia, permette il rilascio di garanzie fi deius-sorie a benefi cio delle aziende del commercio e del turismo per un ammontare complessivo di 7 milioni di euro. Il progetto rientra nellʼimpegno che da anni lʼEnte bilaterale si assume nel riqualifi care e sostenere il commercio e il turismo; è però la prima volta che lʼorganismo bergamasco propone unʼiniziativa fi nalizzata allʼaccesso al credito. Il fondo rischi, primo a livello nazionale voluto dalle parti sociali, nasce dalla capacità di trovare una sintesi comune alle esigenze di im-prenditori e lavoratori, riconoscendo come prima diffi coltà per le imprese quella dellʼaccesso al credito e come conseguenza diretta la potenziale perdita di posti lavoro e al tempo stesso la ricerca della stabilità dellʼoccupazione per i lavoratori.

07/11

Al “Majorana” inaugurato il laboratorio di informatica donato dagli industrialiAllʼIstituto tecnico Majorana di Seriate, nella sede di Corso Europa, è stata inaugurata la nuova aula allestita con 30 computer grazie

allʼintervento di Confi ndustria Bergamo. “Le tecnologie – ha commento Anna Maria Crotti, dirigente scolastico – aiutano ad insegnare in modo diverso e questo nuovo laboratorio di informatica è per noi una risorsa enorme”. Al ta-glio del nastro era presente anche Raffaele Ghilardi, imprenditore, presidente del Gruppo Meccanici di Confi ndustria Bergamo. “La nostra associazione – ha sottolineato – è particolarmente vicina alla scuola e alle scuole tecniche in particolare. Il nostro territorio, nonostante le diffi coltà, offre occasioni di lavoro qualifi cato nellʼambito della manifattura, non a caso la nostra è la terza provincia manifatturiera italiana e il nostro Paese in Europa è secondo solamente alla Germania”. Presente, a nome del Gruppo Giovani di Confi n-dustria Bergamo, anche Christian Raineri, amministratore di Fae++, centro di sviluppo e progettazione, realtà in signifi cativa crescita nella Valle Seriana.

09/11

Chi Siamo:L’ Istituto Vendite Giudiziarie di Bergamo, opera nell’ambito territoriale della Circoscri-zione del Tribunale di Bergamo e per effetto della concessione Ministeriale Assume in-carichi di vendita, di custodia e amministrazione di beni mobili e immobili, a seguito dell’Art. 71 della Legge che disciplina il procedimento coattivo esattoriale, può effettuare le vendite per crediti erariali. La pressante richiesta di informazioni ed il crescente nume-ro di persone interessate alle vendite giudiziarie. Ha portato l’ I.V.G. ad adoperarsi, per poter dare più servizio agli utenti e alla stessa Am-ministrazione Giudiziaria.Per essere più visibile sul mercato, ha deciso di investire sulla piattaforma informatica, creando un minisito sul portale dell’Associazione Nazionale I.V.G.Questo porterà a dialogare “ove possibile”, con un maggiore numero di utenti interessati alle vendite giudiziarie; non solo nella provincia di Bergamo, ma in tutta Italia e in Europa.Si invitano quanti interessati, a visionare sul sito internet www.ivgbergamo.it i dati delle vendite, fotografie, prezzi base, condizioni di vendita ecc. e scaricare il Bollettino Ufficiale delle vendite. Nel sito sono presenti inoltre, gli immobili per i quali l’Istituto Vendite Giudi-ziarie di Bergamo è stato nominato custode giudiziario, per questi, gli interessati possono fare richiesta di visionare l’immobile che interessa e saranno accompagnati da Funzionari direttamente sul posto. In asta giudiziaria vengono venduti all’incanto beni sequestrati su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, frutto di pignoramenti, sequestri,fallimenti, corpi di reato, ecc. Vi si può quindi trovare di tutto: dai mobili moderni o d’antiquariato; arre-damenti e macchine per ufficio; macchinari industriali e attrezzature o prodotti specifica-tamente settoriali; televisori e impianti stereo; quadri, tappeti; auto, gioielli e suppellettili varie; capi di abbigliamento e pellicce; autovetture, autoarticolati, ruspe ecc., fino alle cose più strane e diverse.Tornate d’asta: Tutti i Venerdì ore 16,00 c/o la sede I.V.G. di Bergamo via A. Maj 18/d e tutti i Lunedì direttamente sul posto di custodia dei beni (provincia), saranno posti in vendita tutti i beni ritenuti di difficile asporto. Inoltre l’ I.V.G. assume incarichi a mezzo commissionario da aziende, privati, curatori di interi assetti ereditari ecc., per la vendita, liquidazione, alienazione di beni mobili.

IL Direttore I.V.G.Maria Elvira Caldara

V.G.C. srl Istituto Vendite Giudiziarie di Bergamo via A. Maj, 18/d - 24121 per info: Tel. 035.234967 - Fax 035.236589 - e-mail: [email protected] / e-mail: infopec.ivgbergamo.it

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Sotto la spinta dell’emergenza si può anche puntare sullo stimolo della rea-zione, ma una volta superato il picco della crisi, con il passare del tempo, c’è

il rischio che subentrino l’abitudine e la rasse-gnazione per una situazione di lento declino, con la crescita zero che resta comunque al mo-mento ancora un obiettivo. L’ultimo rapporto congiunturale della Camera di Commercio più che un segnale camerale mostra che nemme-no nel trimestre da giugno a settembre si sono registrati sostanziali cambiamenti del ciclo con-giunturale dell’economia bergamasca, ma si conferma uno scenario di recessione.A fronte di un’attenuazione della caduta del-la produzione (-0,9% nel trimestre, rispetto a -2,2% del trimestre precedente), non si può di-menticare che, rispetto a un anno fa, la flessio-ne è del 6,6%; con il quinto trimestre consecu-tivo in calo, si è ormai definitivamente spenta l’effimera ripresa del 2009-2010 e si allunga ul-teriormente la durata della crisi, arrivata ormai al quinto anno. Di conseguenza, si sono spo-stati ancora in avanti i tempi di una reale cre-scita produttiva, in una situazione d’incertezza che non fa bene alle imprese e non solo perché logora la struttura finanziaria in molte aziende già messa a dura prova. L’indeterminatezza e la scarsa visibilità sul futuro induce infatti a un rin-vio degli investimenti, con la prospettiva che le imprese possano non essere preparate quando si riavvierà il ciclo economico. Un significativo cambiamento di rotta in ogni caso ormai non è atteso prima del secondo trimestre 2013, men-tre già qualche analista parla del 2014, se non del 2015.

La distribuzione di frequenza per classe di va-riazione della produzione pare indicare un ar-resto della caduta produttiva. Si riduce di poco (al 50% contro il 56,8% nella scorsa indagine) la quota delle performance peggiori, con cali superiori al 5%, e aumenta leggermente (dal 20% al 23,4%) l’incidenza delle imprese in forte crescita.

di John Law

la germania che rallentanon è una buona notizia Per bergamo

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Il dato positivo è che, pur parlando sempre di caduta produttiva, questa stia assumendo di-mensioni meno pesanti, tanto che si sta ridu-cendo dal 56,8% al 50% la quota delle aziende con forti cali della produzione (che sono pur sempre la metà del campione), mentre au-menta, seppure di poco, dal 20% al 23,4%, la percentuale (meno di un’azienda su quattro) di chi è in netto recupero. Nel complesso in ogni caso la visione resta negativa e la differenza, anche all’interno dello stesso settore, conti-nua a farla il tipo di clientela. Il fatturato estero continua a tenere (più 0,1%), per lo meno nei termini di una stabilizzazione sui risultati dello scorso trimestre, mentre prosegue il calo del-le vendite sul mercato nazionale (meno 2,5%), dove a fronte di un calo dei consumi a limitare i danni sono ancora una volta le forniture da terzisti verso imprese che esportano. In questa chiave le previsioni per un rallentamento del-la Germania, il principale partner bergamasco, non apre buone prospettive per il futuro. In ogni caso il fatturato totale a prezzi correnti è sceso dell’1,3% nel trimestre, come premessa di una contrazione dei margini e quindi della capacità di tenuta finanziaria e di effettuare in-vestimenti.L’indagine congiunturale conferma una sostan-ziale stazionarietà degli ordini sia interni sia esteri (-0,1%), anche per l’andamento desta-gionalizzato. La variazione su base annua risul-ta invece negativa (-7,3%) per gli ordini interni, positiva (+1,2%) per gli ordini esteri.La preoccupazione principale non è tanto per il livello dell’indice della produzione, che è ridi-sceso ai livelli di una decina di anni fa, quanto

il fatto che le strutture aziendali si sono snellite rispetto al picco del 2007, quando forse con un eccesso di ottimismo ci si stava preparando a un’espansione che non c’è stata, ma non sono ancora adeguate ai nuovi, più bassi, livelli pro-duttivi: lo conferma del resto la decisa ripresa nelle richieste di cassa integrazione ordinaria.I timori più che sull’andamento della produ-zione in questo caso sono sulla tenuta dell’oc-cupazione, con la prospettiva di un futuro ce-dimento se questa situazione di decrescita, seppure modesta, dovesse proseguire a lungo.Al momento, dall’indagine congiunturale non arrivano segnali di un’inversione del ciclo, ma solo indicazioni di un movimento laterale, sem-pre in terreno negativo, anche se un po’ meno lontano dal livello zero. Nel complesso gli or-dini sono stazionari, ma le scorte di magazzino non devono essere ricostituite: le aspettative delle imprese restano in prevalenza negative. In un contesto del genere l’occupazione segue la debolezza della produzione, non tanto per quanto accaduto nel trimestre, ma per quanto sta accadendo da diverso tempo: nel trimestre è scesa dello 0,66% ed ha perso terreno sui li-velli del passato, anche perché c’è un rallenta-mento della dinamica del turnover, come movi-mentazione complessiva di ingressi e uscite. Il calo degli addetti delle imprese del campione è il risultato a saldo di un tasso di ingresso dello 0,94% e di un tasso di uscita che sale all’1,61%. Il deterioramento viene confermato dal fatto che in termini destagionalizzati il calo occupa-zionale è dello 0,56%, ma su base annua il calo è del 2%, un dato in peggioramento dall’inizio dell’anno. SEMPRE APERTO - NEGOZI: LUNEDÌ - SABATO 9.00-22.00, DOMENICA 9.00-21.00 RISTORAZIONE: LUNEDÌ - SABATO 9.00-22.00, DOMENICA 9.00-21.30

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gamec agli ex magazzini generali?

un vero Salto di Qualità

Ubi banca mette sul tavolo il progetto per il trasferimento della Galleria d’arte moderna e contemporanea in via rovelli. ampi i consensi in comune. il direttore del museo, di Pietrantonio: “È una svolta che ci consentirebbe di raddoppiare gli spazi, non tanto per l’esposizione quanto per la possibilità di ampliare la nostra collezione”.

di LaUra berNardi LOcaTeLLi

nata con il Creberg, conta di crescere con Ubi Banca. La Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea (Gamec) –

ospitata dal 1991 nell’ex convento delle Dimesse e Servite di via San Tomaso, di fronte all’Accademia Carrara, negli spa-

zi ristrutturati dal Credito Bergamasco – guarda con favore all’ipotesi di trasfe-rimento in via Rovelli, negli ex Magazzi-ni Generali che la proprietà, Ubi Banca, vorrebbe destinare alla Galleria. Il progetto, a firma dello Studio Traversi, crea scompiglio nel Pgt, che prevede il polo dell’arte alla Caserma Montelungo e un parco agli ex Magazzini generali, ma

non manca di raccogliere consensi: offre alla Gamec una sede perfetta per esposi-zioni e installazioni con spazi raddoppia-ti, valorizza un’area priva di servizi a due passi dalla stazione e, soprattutto, ad oggi è l’unica proposta sul tavolo di PalaFriz-zoni realizzabile sia in termini economici (4,5 milioni di euro a carico dell’istituto di credito contro i 25 tra acquisto e ri- s

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LA cITTà48 49

strutturazione della Montelungo) sia per i tempi di realizzazione, un anno e mezzo di lavori circa. Il “trasloco” entusiasma i vertici del museo e soddisfa l’Ammini-strazione comunale, assessori all’Urbani-stica e alla Cultura in testa, anche se non mancano dei distinguo. L’iter è già avvia-to ma i tempi tecnici per la modifica del Pgt sono nell’ordine di sei mesi.Un esempio di archeologia industriale ritenuto perfetto per ospitare un museo d’arte contemporanea, come il Macro a Roma all’ex stabilimento Peroni e il Mambo a Bologna all’ex forno del pane. Senza citare, al di là della Manica, un’isti-tuzione prestigiosa come la Tate Modern di Londra con sede in un ex centrale elet-trica ed altri illustri esempi stranieri. Costruiti durante il fascismo, nel 1926, i Magazzini Generali hanno fatto da de-posito a prodotti agricoli e granaglie; negli anni Sessanta hanno raccolto do-cumenti dell’archivio dell’istituto di credito e più recentemente, fino a due anni fa, hanno ospitato la dogana. È proprio nel 2010, con il trasferimento di quest’ultima a Levate, che la proposta Ubi ha iniziato a prendere forma, anche per salvare dall’oblio un pezzo di storia della città e riscriverne il destino con l’immediata manifestazione d’interesse

di Mario Scaglia, presidente della Ga-mec. Anche il direttore Giacinto Di Pie-trantonio non nasconde l’entusiasmo per il progetto che raddoppia gli spazi espositivi e “non può che fare crescere ulteriormente un museo che in questi anni ha conquistato prestigiosi ricono-scimenti nazionali e internazionali”. “Il progetto – afferma – ci consente di raddoppiare gli spazi, cosa di cui ab-biamo davvero bisogno, non tanto per l’esposizione ma per ampliare la nostra collezione. In effetti – aggiunge il diret-tore – il nostro Statuto non ci permette di acquisire opere d’arte e ultimamente siamo stati costretti a rifiutare donazio-ni interessanti perché non abbiamo gli spazi per esporle. L’esposizione è una condizione alla base di ogni donazione, che nasce con lo spirito di condividere un’opera d’arte con la città. Settecento metri per le collezioni permanenti ci mettono nella condizione di poter am-pliare la collezione e di valorizzare il patrimonio artistico che i collezionisti hanno donato a noi e alla città”. Soffitti alti cinque metri si prestano ad ospitare installazioni ed altri progetti artistici importanti: “L’arte contempo-ranea ha bisogno di spazi, specialmente per le installazioni, non è come quella

antica. Le installazioni richiedono un grande impegno espositivo e gli spazi degli ex Magazzini Generali sono per-fetti, oltre a rappresentare un esempio mirabile di archeologia industriale. Il progetto ci apre le porte a spazi impor-tanti anche per depositi e prestiti e di ovviare a un costo, anche logistico, visto che sono tre i magazzini esterni a cui sia-mo costretti ad appoggiarci”. Luoghi ampi e spaziosi, molto più mo-derni e funzionali per le esposizioni e ser-vizi, dal bookshop alla caffetteria: “Sono necessari ad ogni museo, perché è un im-portante valore aggiunto per il visitatore. L’istituto di credito si fa tra l’altro carico della gestione di tutti i servizi di cui tutti gli utenti potranno beneficiare”. Duecento posti auto sono una vera man-

na dal cielo per la Gamec che fino ad oggi ha fatto i conti con la cronica assenza di posteggi in via San Tomaso: “Parcheggia-re l’auto ha sempre rappresentato un’im-presa. Un grande parcheggio, tra l’altro a due passi dalla stazione, con tanto di area verde, ovvia a un problema di accessibi-lità che inevitabilmente scontiamo in via San Tomaso”. Quanto all’ubicazione in un’area da ridisegnare, Di Pietrantonio sottolinea la posizione strategica: “La zona viene valorizzata e, grazie alla stra-da di collegamento con via Tommaso e al servizio di trasporto pubblico che sarà potenziato, siamo al centro di un crocevia di collegamenti, dalla stazione dei treni, al centro città, al trenino delle Valli. I ser-vizi presenti non faranno che incentivare le presenze, senza contare il fatto che Ubi Academy porterà da sé 20mila visitato-ri. Un’occasione importante anche per incrementare ulteriormente le visite al Museo. Da non sottovalutare pure il fatto che gli attuali spazi si renderanno dispo-nibili per le attività espositive dell’Acca-demia Carrara”. Pronto il contenitore, spazio ai conte-nuti, gli stessi che hanno permesso alla Gamec di portare Bergamo nel mondo:

“Cerchiamo di supplire agli inevitabili tagli imposti dalla crisi con progetti di valore, che non mancano di riscuote-re successo anche all’estero. Il premio Bonaldi dedicato ai giovani curatori ha inaugurato un format che è stato repli-cato anche all’estero. Con il progetto Alta Tensione-Anno antiaccademico dell’arte ci siamo aggiudicati il premio “Più Energia al Museo” promosso da Premio Terna e Amaci con altri 27 mu-sei in concorso, per citarne uno. Oltre al

Premio Bonaldi, Abbiamo in corso, fino a gennaio, la quarta edizione di Artists’ Film International, un progetto nato da un’iniziativa della Whitechapel Gallery di Londra che vede la collaborazione di importanti istituzioni internazionali; a fine novembre si è chiusa “C@arte dal mondo”, in occasione di Bergamo Scienza, un progetto dedicato a spazia-lità e mondializzazione in un viaggio dal Rinascimento ad oggi, in collaborazione con dodici musei nel mondo”. Il prossimo appuntamento è un omag-gio al territorio, una memoria storica tra industria e lavoro: “Andiamo a sco-vare immagini che altrimenti sarebbero relegate in un archivio per raccontare con uno sguardo nuovo il territorio. Fino a gennaio l’esposizione, realizza-ta in collaborazione con la Fondazione Dalmine, racconta in 140 immagini dello Studio Da Re dell’archivio storico, l’industria attraverso una lettura inedita che, tra incroci e rimandi, testimonia la vitalità delle tracce visive della cultura industriale e dello sviluppo di Bergamo. Accompagnerà la mostra un libro curato da Roberta Valtorta, direttrice del Mu-seo di Fotografia Contemporanea di L’attuale sede della Gamec.

Giacinto Di Pietrantonio,direttore della Gamec

Nei piani previsti anche un ristorante panoramico e un auditorium in grado di ospitare 400 persone

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Cinisello Balsamo/Milano”. In cantiere non mancano progetti importanti, come anticipa il direttore della Gamec: “In collaborazione con il Mac, Museo d’Ar-te Contemporanea di Rio de Janeiro, e la Fundaciòn Proa di Buenos Aires, ci concentreremo sull’arte argentina e bra-siliana degli anni Sessanta. Proporremo la prima mostra di disegni di Luciano Fabro, un’esposizione inedita di grande valore in collaborazione con il museo di Winthertur. Da gennaio a marzo ospi-teremo la personale di Giuseppe Ga-bellone”. In perfetta coerenza e in linea con la filosofia che ha portato a dedicare un premio ai curatori del futuro, la Ga-mec dà il buon esempio con uno staff di giovani dai curatori agli addetti stampa. Perché il futuro del Museo parte proprio da qui: “Chi è più contemporaneo dei giovani per l’arte contemporanea? – scherza Di Pietrantonio – I giovani rap-presentano il futuro e portano sempre nuove idee. Posso contare su uno staff affiatato, su curatori giovani, Sara Fu-magalli, Stefano Raimondi, presidente del progetto The Blank, Sara Mazzocchi

per il cinema, Alessandro Rabottini, per anni alla Gamec e ora curatore esterno. Per non parlare della comunicazione, dell’amministrazione e di tutti gli altri collaboratori”. Non manca una riflessione sullo stato dell’arte contemporanea: “Nei momenti di crisi nascono sempre cose interessan-ti, gli artisti mettono in campo qualcosa in più. Ma di crisi, specialmente nell’ar-te contemporanea, non si può certo parlare: le quotazioni anziché registrare

una flessione aumentano, almeno per quanto riguarda le opere più importanti. Ogni giorno nascono nuove fiere d’arte e stanno aprendo tante gallerie che or-mai da anni vanno ben oltre il tradizio-nale bacino del territorio. Come sempre l’arte è in controtendenza, perché anti-cipa il futuro”.

I numerI del progetto

Il progetto di recupero interviene su un’area di 22mila metri quadri, di cui 13mila destinati ad aree verdi, piazzette e passaggi pedonali, oltre a un par-cheggio da 200 posti auto interrato. Gli ex silos – oltre 5mila metri quadri su 5 piani – ospiteranno il centro servizi Ubi: bookshop e caffetteria al primo piano, la collezione d’arte dell’istituto di credito, il centro di formazione Ubi Academy, che aggiornerà 20mila persone l’anno e un ristorante panoramico all’ultimo piano, il tutto collegato ad un auditorium pronto ad ospitare 400 persone. La Gamec (soci fondatori il Comune di Bergamo e la Tenaris Dalmine) potrà contare su oltre 5mila metri quadri distribuiti su tre piani di cui uno interrato: 1.600 metri quadri destinati a esposizioni temporanee – contro i 975 di via San Tomaso – e oltre 700 alle collezioni permanenti, contro i 155 attuali.

51LA cITTà

In questa e nelle pagine precedenti, i rendering del

progetto della nuova Gamec.

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55INcHIESTA

ex cava vailatala guerra

che infiamma la baSSa L’area dovrebbe diventare una discarica di cemento/amianto. ma un fronte comune, che vede schierati i comuni di Treviglio, calvenzano e casirate, oltre al comitato di Tutela ambientale, si oppone al progetto della società Te.am. il conflitto dura da anni, ma in queste settimane ha subito un’accelerazione. ecco gli ultimi sviluppi.

di rOSaNNa Scardi

il sindaco di Treviglio Giuseppe Pezzoni tenta il tutto per tutto per fermare l’avvio della discarica di cemento/amianto nell’ex Cava

Vailata. Una prova di forza tra il primo cittadino e la società Te.am, proprie-

taria dell’area, che, alla luce del parere di impatto ambientale favorevole della Regione, intende costruire nel sito un impianto di stoccaggio per questo tipo di rifiuti. La capienza è di 390mila metri cubi, più di un terzo di tutto l’amianto censito in Lombardia, da riempire in tre anni. Non solo l’amministrazione,

ma anche associazioni ambientaliste, sindacati, partiti politici, liste civiche, comitati spontanei e privati cittadini, riposte bandiere e ideologie di parte, hanno unito le loro forze nell’intento di opporsi. La paura è quella di appesan-tire ancor di più il tributo da pagare, in termini ambientali, visto il prezzo da s

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traffico pesante nella zona sono elemen-ti che fanno opporre alla discarica an-che Luigia Degeri, sindaco di Casirate d’Adda. “Un’unica strada porta all’ex Cava Vailata, per di più con un difficile accesso. Si creerebbe un via vai di ca-mion con peggioramento della qualità

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corrispondere anche a Brebemi e Tav.“I motivi del dissenso – evidenzia il primo cittadino di Treviglio, Giuseppe Pezzoni – sono dettati dalla localizzazio-ne: la presenza di strutture sensibili nel raggio di un chilometro dal perimetro dell’impianto proposto, quali la scuola professionale Enfapi a 690 metri di di-stanza, la Cooperativa Assopip a 665, l’asilo nido aziendale Bombolandia a 670 metri. È un problema da risolve-re. Siamo contrari a quel sito, non si possono chiedere ulteriori sacrifici ai trevigliesi in un’area già compromessa. Il conflitto – aggiunge il sindaco – è du-rato sei anni, noi stiamo cercando di ri-solverlo. Lo stesso potevano fare i nostri predecessori”. Il sindaco sfodera le sue armi. In primo luogo, presenta il ricorso al Tar contro il parere di compatibilità ambientale dalla Regione, con cui si entra nel merito, te-nendo conto di un futuro impianto con criticità. Secondo, offre una compensa-zione che permetta di uscire dall’affare senza accusare perdite. “La trattativa è complessa, non mi hanno chiuso la por-ta in faccia – afferma Pezzoni che sta ten-tando il dialogo con la società pubblica dal 2011 –. In cambio della rinuncia alla discarica, offriamo volumi per costruire altrove”. E ora sfodera l’asso nella mani-ca, avviando la procedura per cambiare la destinazione dell’area destinandola a parco pubblico con strutture sporti-ve, in modo da renderlo incompatibile

Giuseppe Pezzoni, sindaco di Treviglio

la cava è a pochi metri dalla superficie. Lì hanno già buttato rifiuti e nessuno sa cosa ci sia, coprirebbero lo schifo con al-tro schifo. Il nostro – prosegue il primo cittadino – è un paese esposto a rischi per la prevalenza di venti da Nord/Ovest e Sud/Est, direzione che va a colpire di-

rettamente le scuole. Quando sono arri-vato a Calvenzano, quest’area agricola era tra le migliori. Oggi è avvelenata. La Baslini ha iniziato a bonificare, ma ci sono anche altre aziende e sostanze inquinanti come il cromo e l’atrazina”. Pericolosità e congestione causata dal

56 INcHIESTAVailata

s

Aldo Blini, sindaco di Calvenzano

con la futura discarica. Per certi aspet-ti, è un ritorno al passato dal momento che già l’amministrazione Borghi aveva previsto nel piano regolatore questa de-stinazione d’uso per l’area dell’ex cava. Il Comune mette così per la prima volta nero su bianco che si potrebbe arrivare a un esproprio. L’amministrazione sti-ma il valore dell’ex cava in 2 milioni e 950mila euro e sta valutando come co-prire quella cifra: 1 milione e 200mila euro potrebbero arrivare attraverso un mutuo, 1 milione e 750mila dall’alie-nazione di proprietà. “La trattativa è ancora aperta – chiarisce Pezzoni –. Ma le posizioni non sono del tutto conci-liabili con i nostri interessi. Si tratta di chiudere bonariamente un processo aperto anni fa e noi stiamo facendo tutto il possibile”. Il sindaco tenta di risolvere anche il conflitto di interessi del Comu-ne, contrario al progetto, ma azionista di Saab che partecipa a Team e vuole la discarica. Il 12 dicembre 2011 l’assemblea degli azionisti impegna Saab ad abbandonare la compagine. “Noi usciamo, in un’azio-ne concentrica e sinergica con il Comu-ne di Treviglio che non vuole l’impianto e propone a Saab di recuperare le per-dite, valutate in 500mila euro”, dicono dalla società pubblica. In questa battaglia legale insieme al Co-mune di Treviglio si schierano i sindaci di Calvenzano e Casirate d’Adda, comu-ni che si aggiungono “ad adjuvandum”

al ricorso di Treviglio, sperando che l’u-nione faccia davvero la forza.Spiega Aldo Blini, sindaco di Calvenza-no: “a poca distanza dal Comune, pas-seranno Brebemi e Tav, ci manca solo la discarica di cemento/amianto. Con-sideriamo che il livello delle falde sotto

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L’ex Cava Vailata si trova in via Palazzo, fuori dal centro abitato di Treviglio, al confine con Casirate d’Adda. In quel luogo, trent’anni fa, sorgeva una cava naturale di ghiaia e trasformazione di sabbia, aperta nel 1945 e attiva fino agli Anni Ottanta. In seguito a mancate autorizzazioni è stata dismessa. Nel feb-braio del 2003 Saab, la municipalizzata per la raccolta dei rifiuti controllata da 36 Comuni della Bassa, tra cui quello di Treviglio come primo azionista al 14,86%, presenta insieme al Gruppo Rota Nodari il progetto finalizzato al ripristino ambientale per una disca-rica di rifiuti speciali non pericolosi, non tossici, non nocivi. Dunque nien-te eternit, nome commerciale del ce-mento/amianto, bensì ceneri pesanti, scorie di fonderie o termovalorizzatori, spazzamento stradale. Nel marzo del 2003 il Consiglio Comunale, guidato da Giorgio Zordan, dà parere positivo approvando il progetto. Il giorno dopo dal notaio si costituisce Te.am (formata al 41% da Saab, al 51% da Rota Noda-ri). La nuova società presenta in Re-

gione il primo progetto. Nel frattempo, nel 2006, si insedia il nuovo sindaco, Oriella Borghi, che già da consiglie-re provinciale si era battuta contro la discarica. Come primo atto, revoca la convenzione anche se l’iter era già av-viato. Va detto che la Regione, essen-do nella cava la falda molto alta, aveva sempre emesso pareri negativi. Al socio privato, a questo punto, non resta che rimodulare il programma presentando a fine 2006 un’istanza di modifica, pun-tando a costruire una discarica di solo cemento/amianto. Un progetto, pre-sentato nel 2007, e accolto in maniera molto negativa dall’opinione pubblica trevigliese. Continuano le azioni di maggioranza e opposizione contrarie al deposito che diventa argomento di scontro acceso nell’ultima campagna elettorale. Il neo sindaco Giuseppe Pez-zoni promette che farà di tutto per bloc-carla. Nel frattempo, lo scorso 30 luglio la Regione sblocca l’iter concedendo la compatibilità ambientale alla discarica. L’autorizzazione definitiva potrebbe arrivare tra dodici-diciotto mesi.

LA STORIA DELL’Ex CAVA

diSmeSSa negli anni ottantae ancora in atteSa di un deStino

dell’aria e aumento del rumore – afferma il sindaco –. È un’ubicazione infelice. Il nostro ricorso si basa su un’analisi accu-rata, bisogna vedere se gli atti della Re-gione Lombardia sono in regola”. Un ricorso distinto è quello presenta-to dal Comitato di Tutela ambientale, composto da sessanta attivisti, con uno sportello aperto il sabato, dalle 14.30 alle 16.30, nella biblioteca di zona nord. Si è costituito vent’anni fa in seguito all’emergenza rifiuti: “Esi-stono dieci discariche tra Pontirolo e Treviglio, abbiamo espresso la nostra posizione contraria con picchetti, fa-cendo da precursori a quello che è successo a Napoli”, racconta Giovan-na Galli, presidentessa del movimento

non nel mIo cortIle

Con Nimby (acronimo inglese per Not In My Back Yard, lett. “Non nel mio cortile”) si indica un atteggia-mento che si riscontra nelle proteste contro opere di interesse pubblico che hanno, o si teme possano avere, effetti negativi sui territori in cui ver-ranno costruite, come ad esempio grandi vie di comunicazione, cave, sviluppi insediativi o industriali, ter-movalorizzatori, discariche, depositi di sostanze pericolose, centrali elet-triche e simili.L’atteggiamento consiste nel ricono-scere come necessari, o comunque possibili, gli oggetti del contendere ma, contemporaneamente, nel non volerli nel proprio territorio a cau-sa delle eventuali controindicazioni sull’ambiente locale.L’alternativa che in Italia si usa è di spedire a carissimo prezzo i rifiuti speciali e pericolosi in Germania (che ingrassa alle nostre spalle).

Luigia Degeri, sindaco di Casirate

spontaneo. “Nell’area della Cava Vai-lata c’erano flora e fauna, un laghetto dove i trevigliesi andavano a pescare. Dopo la bonifica del 1924, è sorto un quartiere – aggiunge Galli –. Oggi, a ridosso dell’ex cava ci sono circa tren-ta famiglie, che da anni vivono con una spada di Damocle sulla testa”. “Stanno condannando la prossima generazione a convivere con l’aumento del rischio malattie – ammette Galli –. Il pericolo è dato dalla dispersione per via aerea delle fibrille dell’amianto, capaci di di-sperdersi con un raggio di chilometri”. Il gruppo ha preparato una delibera di ricorso autonomo al Tar, a differenza di Legambiente che si è unita ai Comuni: “Diffidiamo dall’Amministrazione co-

munale per il conflitto d’interesse. Non crediamo nella trattativa con la società, con il Comune che offre cubature edi-ficabili quando in città ci sono 1.400 appartamenti invenduti, puntualizza Galli, aggiungendo che “anche la scel-ta dell’esproprio è solo di facciata dal momento che l’autorizzazione alla di-scarica della Regione modificherebbe automaticamente il piano regolatore”.

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Ci hanno detto…davide, 46 anni, TreviglioLei è favorevole alla discarica?“No, direi che abbiamo pagato già un prezzo elevato in quest’area”.Ma gli esperti rassicurano…“Siamo in Italia e quando c’è di mez-zo l’ambiente le garanzie non sono mai suffi cienti”.

Ornella, 31 anni, casirateÈ convinta che la discarica prima o poi si farà?“Purtroppo gli interessi privati sono sempre più forti di quelli pubblici”.Quindi è una battaglia lunga ma già persa in partenza?“Direi che è proprio così”.

enrico, 56 anni, TreviglioQui nella vostra zona convivete da anni con episodi di inquinamento.“È così. E siamo stanchi di dover su-bire ancora”.Quindi niente discarica?“Assolutamente no. Non credo ci si-ano garanzie totali”.

armando, 66 anni, TreviglioDiscarica sì o no?“Mah, non vedo problemi così gravi. I tecnici hanno dato ampie rassicura-zioni”.Quindi si fi da?“Se è vero che l’amianto dà problemi solo quando viene manipolato, deve essere altrettanto vero che una vol-ta sepolto non fa male a nessuno. O no?”.

eleonora, 41 anni, calvenzanoCome vive questo braccio di ferro sulla discarica?“La risposta è scontata: male. Ho tre fi gli e mi preoccupo per il loro futu-ro”.Cosa suggerisce?“La cosa più semplice: trovare un’al-tra località, lontana da centri abitati e falde acquifere dove smaltire l’a-mianto”.

L’ex cava Vailata, va detto, trova anche i suoi alfieri. A sostenere il progetto di trasformazione in discarica c’è il Comi-tato Città dell’Adda guidato da Rober-to Fabbrucci. “L’eternit – afferma – è pericoloso solo se, mentre è esposto al sole, si sfibra e con le intemperie rila-scia i polimeri. È da folli lasciarlo lì dove è, sui tetti. Ma non esiste un pericolo in discarica perché viene messo in sicu-rezza. Mandarlo all’estero aumentereb-be i costi e si indurrebbero l’ecomafia e lo smaltimento abusivo. Purtroppo i sindaci sono allineati con i comitati am-bientali”. Il Comitato Città dell’Adda, a soste-gno della sua tesi, chiama in causa Franco Pellaschiar, docente di Inge-gneria Chimica all’Università di Ber-gamo, che ha collaborato al gruppo di lavoro per la legge sull’incapsulamen-to dell’amianto. “Si tratta di un ma-teriale naturale che ha avuto un largo impiego nell’edilizia. Dalle rocce delle Alpi si estraevano fibre con cui fare coperte, simili a canape, da usare in caso di incendio in quanto ignifughe. È anche un isolante termico, mentre le fibre mescolate con cemento legavano come armature di ferro per dare robu-

stezza alle travi. I laminati sono usati per la copertura dei garage e dei tubi negli acquedotti e nelle fognature, tra cui parte di quelli gestiti da Cogeide”, spiega Pellaschiar. Una leggenda riguarda l’eventuale pe-ricolosità nell’acqua. “L’eternit non è solubile e non penetra in falda. Nel terreno sono presenti argille e cioto-li e l’acqua che lava non scioglie, ma filtra le fibre. Dunque, l’amianto non arriva all’acqua potabile”, afferma l’e-sperto. La pericolosità è dovuta alle capacità di questi materiali di rilascia-re fibre piccolissime, potenzialmente respirabili. E a Treviglio l’area è trop-po vicina al centro abitato. “Tutto è relativo. Sono indispensabili attenzio-ne e procedure nella movimentazio-ne e messa in discarica dei manufatti

favorevole il comitato città dell’adda: “riSchi PiuttoSto contenuti”

Franco Pellaschiar, docente di Ingegneria Chimica

all’Università di Bergamo,

in eternit. Se si opera male, certo, si può verificare lo sminuzzamento del-le fibrille che raggiungono gli alveoli e causano mesotelioma e cancro. Un po’ come se si respirasse un borotal-co altamente nocivo. Occorre però che ci sia un’esposizione in quel mo-mento”. Cosa stabilisce la procedura? “Quando gli addetti tolgono dal tetto le vecchie coperture devono indossare indumenti adatti a tutelarsi, poi si ver-nicia e imballa il materiale e lo si mette sul camion per il trasporto. In disca-rica viene depositato e ricoperto con terra di coltura. Qualsiasi vigile può verificare come viene conferito l’eter-nit. Il vero rischio amianto è dato da quello che può essere presente nella vita di tutti i giorni”, conclude il chi-mico.

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62 HINTERLAND

Stezzanonuovi Servizi Per SoStenere il babY boom

il paese alle porte di bergamo continua ad attrarre coppie e giovani famiglie e ora punta su qualità e vivibilità del centro

di Sara NOriS

il suo centro storico è ricco di ville e palazzi antichi (il Municipio ha sede nelle belle sale di Villa Gru-melli) benché il paese abbia sempre

avuto una vocazione agricola. Ma oggi di agricolo c’è davvero ben poco. Stezzano, una manciata di chilometri dalla città, negli ultimi anni ha cambiato volto e so-prattutto numero di abitanti: oggi sfiora quota 13mila residenti. Di questi, circa il 10% sono stranieri. Una trasforma-zione iniziata negli anni Novanta, grazie al boom delle nuove costruzioni e delle prime villette a schiera che hanno richia-mato l’attenzione di quanti – soprattutto giovani coppie – hanno scelto di abban-

donare la città per vivere in centri più a misura di famiglia. Ed è ancora così, no-nostante il “piccolo” paese nel frattem-po si sia fatto più grande. Nuove costru-zioni hanno preso sempre più il posto di campi e terreni e, vuoi per i costi delle case inferiori a quelli della città, vuoi per la vicinanza al capoluogo (Stezzano di-sta solo cinque chilometri da Bergamo), giovani famiglie hanno scelto di stabilir-si qui. Soltanto nel 2010, sono nati 184 bambini. I servizi non mancano – scuole, cinema, piscina e anche il centro commerciale “Le due Torri” (del quale, però, molti commercianti al dettaglio non sono par-ticolarmente soddisfatti per le evidenti ripercussioni subite) – e, come precisa il

sindaco Elena Poma della Lega Nord, “se c’è una rete sociale che sostiene il paese la qualità non può mancare. L’oratorio, ad esempio, è stato realizzato dal Comune ed è costato un milione e mezzo di euro”. Resta, però, il nodo della viabilità. Per-ché Stezzano ora è un passaggio obbli-gato per quanti da Bergamo si devono immettere sulla strada provinciale che porta a Treviglio o per chi deve raggiun-gere Azzano e Zanica e anche il centro del paese deve fare i conti con il traffico: piazza Libertà è letteralmente tagliata in due. Il sindaco Poma non ha dubbi: “La tangenziale Sud (che collegherà Dalmine con Zanica, ndr.) sarà una vera boccata d’ossigeno”. Ma ci vorranno al-meno due anni.

mireLLa camPaNa(carTOLeria e FaNTaSia)Via zanchiCome si lavora a Stezzano?“A rilento. La crisi si sente. Anche se io ho un’attività particolare ed è l’unica cartoleria in paese. Ma i bei tempi non ci sono più”. Il paese offre tanti servizi?“Sì, abbastanza. C’è un po’ di tutto. Io non ho figli ma mi sembra che le famiglie qui trovino tanti servizi”.È un paese tranquillo?

“Direi di sì. Anche se manca un po’ di controllo, un po’ di vigilanza. Ci sono molti stranieri in paese; non vuol dire necessariamente delinquenza, ma fino a poco tempo fa passavano i vigili ogni tanto, adesso nulla”. Si organizzano eventi?“Abbastanza spesso. È nata una Pro Loco che si occupa di organizzare ini-ziative e feste a tema come notti bian-che, mercatini o la festa del Santuario”.

VaLeNTiNa criPPa(edicOLa) Via Santuario Da quanto tempo ha aperto la sua at-tività?“Sono tre anni che siamo qui”.

Quali sono i problemi del paese?“Non abitiamo a Stezzano. L’unica cosa di cui mi posso lamentare è che in que-sta zona del paese siamo tagliati fuori. Iniziative ed eventi vari trovano posto sempre e solo in piazza. Tutto viene concentrato là, e invece ci siamo anche noi. Ogni tanto potrebbero coinvolgere anche queste vie”. Un pregio del paese?“È servito dalla ferrovia. Ed è davvero un vantaggio”.Ci sono molti stranieri?“Sì, parecchi”.C’è un’associazione dei commercian-ti?“Non c’è una vera associazione dei com-mercianti. È stata costituita però una Pro Loco che organizza gli eventi. In piazza, appunto!”.

chiara zaNa (PrOFUmeria LUiSa) Via AduaCosa ha di bello Stezzano?“Per me tutto. Ci lavoro, ci abito e ci sono anche nata. È un paese che ha tut-to, ha molti servizi, ed è anche vicino a Bergamo”.Cosa invece non le piace?“Non mi piace il fatto che negli ultimi

CI RACCONTANOSTezzaNO

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

Piazza Libertà è il vero centro del paese. Qui ci sono molti negozi e anche palazzi storici. Peccato per i parcheggi, voluti dall’amministrazione comunale per venire incontro alle esigenze dei commercianti, men-tre la precedente giunta li aveva eliminati: se non ci fossero, la piazza ne guadagnerebbe. Certo, l’ideale sarebbe chiuderla completamente al traffi co: la stu-diata pavimentazione, i negozi e i bar che la circon-dano la renderebbero una bella isola pedonale.

Mirella Campana

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anni è cresciuto molto diventando un po’ un paese dormitorio. I nuovi arri-vati, per esigenze diverse, non vivono il centro abitato, la comunità, e così si va perdendo un po’ l’atmosfera del paese”. Ci sono parcheggi?“Ce ne sono pochi e sono tutti rego-lamentati a disco orario per mezz’ora, massimo un’ora. Ed è troppo poco”.Il traffico è un problema?“Da anni l’attraversamento del paese è vietato ai mezzi pesanti. Non è più inva-

so da tanto traffico. Anzi. Ci vorrebbe un maggiore passaggio”.

rOberTO FaLGari(eUrO KaSa) Piazza LibertàCome vanno le compravendite a Stez-zano?“C’è un calo nelle vendite, soprattutto per quanto riguarda le nuove case. Nel corso del 2012 non abbiamo venduto nulla. Vanno molto meglio gli affitti. Perché chi aveva intenzione di vendere

case e non riesce nell’intento decide di affittare l’immobile”.Quali potrebbero essere i motivi per acquistare casa a Stezzano?“La vicinanza alla città, i tanti servizi per le famiglie, i centri commerciali vicini. Non manca proprio nulla”. Quindi è un paese vivibile?“Sicuramente è molto servito. Certo se la piazza fosse chiusa al traffico sarebbe un’altra cosa. Ma i commercianti certa-mente non sarebbero contenti!”.

Chiara Zana

Le nostre domande a…

eLena PoMa, SindaCo di SteZZano

“Il paese negli ultimi anni è cresciuto bene, non in modo disordinato. Ma per il futuro non favoriremo le nuove costruzioni”. Il sindaco Elena Poma, dal 2009 primo cittadino di Stezzano, mette le mani avanti. Il paese che am-ministra ormai da tre anni è ben orga-nizzato, dice con un pizzico di orgo-glio, con tanti servizi e un alto tasso di natalità, appunto. Ma ora serve un freno alle nuove residenze e ad altre costruzioni, a meno che non si tratti di edifici necessari alla vita del paese, come la nuova biblioteca o il palaz-zetto dello sport, che possano così “rivitalizzare il centro storico”.C’è un progetto dedicato alla ri-qualificazione del centro storico?“Sì, tra i nostri obiettivi c’è quello di rivitalizzarlo. Appena sarà pronto presenteremo il progetto ai residenti e speriamo anche di ottenere il mar-chio di qualità per questo lavoro. In questo grande progetto si inserisce anche la realizzazione della nuova biblioteca, che ora trova posto nei locali a piano terra del Municipio, mentre è nostra intenzione realizzar-

la dietro villa Moroni”. E il palazzetto è ancora in program-ma?“È un progetto già pronto ma mol-to oneroso, visto che costerà cinque milioni di euro. Speriamo di riuscire a realizzarlo, nonostante tutti i tagli con cui abbiamo a che fare, anche perché in previsione c’è pure l’ampliamento della scuola materna. Quest’anno ab-biamo attivato l’ottava sezione della scuola dell’infanzia: i bambini sono tanti e vogliamo prestare attenzione al sociale. Anche l’oratorio è stato re-alizzato dal Comune”.Stezzano ha avuto un incremento notevole della popolazione negli ultimi anni. Colpa anche delle tante costruzioni?“È vero, ha avuto un vero incremen-to, ma non parlerei di colpe. C’è stato un boom negli anni Novanta quando le giovani coppie hanno cer-cato un’alternativa alla città ed è an-cora così, considerato che il tasso di natalità è molto alto. Stezzano offre tanti servizi, spazi verdi, piste ciclabi-li, c’è anche la piscina”.

Avete riportato i parcheggi in piaz-za Libertà che la precedente Giunta aveva eliminato. Perché?“La scelta di riportare i parcheggi in piazza è unicamente finalizzata a dare una mano ai commercianti che in questo periodo stanno soffrendo il periodo di crisi. Condivido con i residenti che ritengono la piazza più bella senza auto parcheggiate, ma rispetto anche le necessità dei com-mercianti”. Il traffico è un problema? “Il traffico è soprattutto esterno al centro, ma senz’altro la nuova tan-genziale sud offrirà una soluzione”.

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chirUrGia reFraTTiVa e LaSer: addiO aGLi OcchiaLi

Grazie alle nuove tecnologie fruibili dalla Chirurgia Re-frattiva, ovvero quella branca dell’oculistica che si occupa

della correzione dei difetti visivi (miopia, ipermetropia e astigmatismo) mediante tecniche parachirurgiche (laser) o chi-rurgiche, è possibile eliminare l’incon-veniente di un difetto visivo che impone l’uso di occhiali o lenti a contatto, con un intervento privo di rischi e con risultati precisi e duraturi nel tempo. Nella fattispecie gli interventi con la-ser vengono effettuati mediante un tipo di laser chiamato ad eccimeri che dal 1982 si è scoperto potesse avere non solo applicazioni industriali (industria aereospaziale o dei semiconduttori, ma anche in campo medico (oculistica e der-matologia). In particolare l’utilizzo dei laser ha rappresentato ultimamente un importante cambiamento, grazie alla sua ridotta invasività e all’alta precisione con cui è possibile correggere in modo per-manente problemi alla vista, senza tagli e cicatrici e riducendo al massimo i rischi. Questo apparecchio è un laser a raggi ultravioletti che mediante il contatto con la superficie di un tessuto la fa evaporare permettendone un suo rimodellamento. “Nel caso dell’occhio si opera sulla su-perficie della cornea, che è la lente natu-rale del nostro apparato visivo – spiega il dr. Giovanni Fumagalli, referente del Servizio di Chirurgia Refrattiva di Habilita San Marco Bergamo – e la si rimodella a scopo correttivo con un in-tervento di tipo parachirurgico in cui il

medico non tocca l’occhio del paziente né vi produce tagli o contatti con ferri chirur-gici: questo permette di evitare qualsiasi rischio di tipo intra-operatorio e rende così estremamente sicuro l’esito.”L’intervento è denominato PRK e si svolge in maniera molto semplice: poche gocce di collirio anestetico, poi ci si sdraia su di un lettino con il viso esposto al micro-scopio del laser. Si deve fissare una luce rossa di puntamento con cui lo strumento determina la perfetta centratura sulla cornea automaticamente; a quel punto in 30 secondi avviene l’applicazione correttiva senza il minimo fastidio, bruciore, senso di toccamento. Alla fine si applica una lente a contatto che rimane a proteggere l’occhio per circa 4 giorni di convalescenza a casa e si dimette il paziente.Poiché l’intervento è un contatto dell’occhio con una luce ultravioletta per 36 ore si può sentire il fastidio dovuto da una congiuntivite da ustione, simile a quella del saldatore che non mette la maschera o come quella di chi fa una lampada abbronzante senza occhialini. Passato il forte fastidio, dopo 4 giorni si tolgono le lenti a contatto e il paziente può riprendere le normali attività di vita quotidiana e lavoro. Il risultato finale in precisione e qualità visiva avviene dopo circa 3-4 mesi durante i quali il pa-ziente deve solo istillare giornalmente qualche goccia di collirio e proteggere i propri occhi dagli agenti atmosferici con occhiali da sole.È ormai provato scientificamente che questa tecnica è la più sicura, affidabile e precisa; inoltre quella che permette di avere più stabilità anche dopo parecchi anni. Con il laser a disposizione del Centro Habilita San Marco di Bergamo, è possibile correggere con molta precisione fino a 10-12 diottrie di miopia, 5 diottrie di ipermetropia e astigmati-smo. Quando un paziente è arrivato ad un’età adulta, dopo i 20 anni e il difetto ha criteri di stabilità si può eseguire la correzione che viceversa non ha un limite massimo di età.“L’intervento ha delle controindicazioni anatomiche nei casi di patologie corneali o di cornee troppo sottili per sottoporsi ad un ulteriore asportazione di tessuto (anche se minimo) – prosegue il dr. Giovanni Fumagalli – ma nei Centri come il nostro che si dedicano specificatamente a questa chirurgia vi sono attrezzature diagnostiche d’avanguardia che eliminano i rischi di cattiva valutazione pre-operatoria”.In conclusione si può affermare che oggi eliminare l’uso degli occhiali non è più un sogno ma una realtà possibile, affidandosi all’esperienza e alla professionalità di Centri specializzati come Habilita San Marco.

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bergamoluci e ombre Sul centro

Traffico e parcheggi restano nodi cruciali, come il degrado in alcune aree e la chiusura di esercizi storici. Gli ultimi eventi, dalla movida alla Notte rosa, hanno ridato vitalità al tessuto sociale (pur con qualche

contrasto con i residenti) e fa ben sperare la voglia degli operatori commerciali

di rimboccarsi le maniche.

Per un turista ha senz’altro il suo fascino: ai piedi di Città Alta, movimentata e con di-verse opportunità di shopping

(portafoglio permettendo, ovviamente). Insomma, chi arriva a Bergamo scopre un centro cittadino piacevole e a portata di mano. Un centro che si gira in fretta, tagliato tuttavia letteralmente in due da viale Papa Giovanni prima e via Roma. Un fattore strutturale, che costringe ad una convivenza forzata il traffico e la vita e lo shopping cittadino. E il traffico, con tutte le sue variabili (parcheggi, zone a traffico limitato, corsie preferenziali), resta da sempre il nodo cruciale di Ber-gamo, l’annoso argomento di discussio-ne di commercianti, giunte comunali e residenti. Viale papa Giovanni, il biglietto d’in-gresso della città, è ovviamente l’arte-ria più trafficata, complice la presenza delle autolinee accanto alla stazione ferroviaria e il percorso principale per raggiungere Città Alta. Un paio d’anni fa, sul Viale, sono comparsi nuovamente i parcheggi sul lato destro della carreg-giata (salendo verso il borgo antico) che le precedenti Amministrazioni avevano eliminato. Una piccola svolta, che non ha mancato di creare polemiche e che, per diversi commercianti, non basta a rendere la zona più appetibile e attrat-tiva. “Benché in pieno centro, questa arteria, pur ricca di esercizi e dehors che hanno trovato posto lungo i larghi mar-ciapiede, resta un luogo di passaggio”, dicono quelli che sul Viale ci lavorano da anni. Segni dei tempi. Del resto, da anni il viale ha cambiato volto. Molti negozi storici sono scomparsi, dal macellaio alla librerie Seghezzi e Lorenzelli fino alla vecchia Latteria val Seriana. Sono calati anche i residenti. Oggi, dopo anni di dibattiti e polemi-che, gli operatori si accontenterebbero, vista la crisi che ha segnato i bilanci pub-blici e privati, di un viale più curato e

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controllato, soprattutto per porre un freno al crescente fenomeno dell’accat-tonaggio, spesso davanti agli ingressi dei negozi. Da Viale Papa Giovanni ai propilei di Porta Nuova il percorso è breve. E da qui si apre il cuore dello shopping: da via Tiraboschi a Zambonate, da piazza Pontida a piazzetta santo Spirito pas-sando per la centralissima via XX Set-tembre, il Sentierone e poi via Tasso. I negozi cambiano aspetto o chiudono del tutto, ma i problemi restano quelli di sempre: non solo il traffico e le zone a traffico limitato – da sempre al centro della discussione politica cittadina e che saranno definite entro la fine del 2013 – ma anche l’illuminazione, in alcune vie è ritenuta piuttosto povera, la pulizia, l’arredo urbano limitato, che potrebbe fare la differenza e valorizzare il contesto urbano. Il centro ha i suoi punti di for-za, innegabile. Piazza Pontida e Largo Rezzara, con i nuovi esercizi e dehors, hanno cambiato volto, hanno acquisito vitalità, regalando nuove suggestioni. E qui si apre un altro nodo. La convivenza tra residenti e attività ricreative e com-merciali. Un punto di equilibrio spesso difficile da trovare. Non è facile, del re-sto, conciliare le esigenze di chi cerca

L’ASSESSORE ALLA MOBILITÀ

ceci: “dall’anno ProSSimo centro Senz’auto col Sentierone allargato”

Gianfranco Ceci,vicesindaco di Bergamo

avere le corsie preferenziali degli autobus”. Assessore, il Piano urbano del traffi-co è stato approvato. Ma quando verrà davvero attivato?“Per ora parliamo del controllo delle ztl: le telecamere sono già accese ma per quanto riguarda le sanzioni aspetteremo ancora qualche mese visto che siamo vi-cini alle feste natalizie. Dopo una cam-pagna informativa, le sanzioni saranno attivate attorno a febbraio, marzo”.Ma si pedonalizzerà il centro cittadi-no o no?“Intanto si consoliderà l’area già speri-mentata per la movida. Poi dal prossi-

“Il Piano è stato rispettato, il controllo del-le ztl (zone a traffico limitato) è partito e le sanzioni non ci saranno prima di febbraio”. Il vicesindaco, nonché assessore ai Tra-sporti e alla gestione della Mobilità, Gian-franco Ceci, è soddisfatto: le telecamere serviranno a tenere lontano i furbi nelle zone a traffico limitato. Non solo. L’idea di un “Sentierone allargato”, che però non ci sarà prima del prossimo anno, potrà essere il primo passo verso la pedonalizzazione del centro. E se non vuol sentir parlare di “parcheggi cari” perché “Bergamo è in media con le altre città lombarde” precisa anche che la nostra città “non si presta ad

il divertimento, di chi, come l’Ammini-strazione, punta ad animare il centro e le giuste aspettative dei residenti. Così, che si parli di movida, di feste in piazza, di bancarelle o di eventi lungo il Sentie-rone e di spazi estivi, i motivi di contra-sto non si fanno attendere. Un punto di incontro va comunque trova-to, anche perché rianimare la città bassa, vuol dire anche porre un freno al degrado

sociale, soprattutto nella vicinanza della stazione, da tempo teatro di spaccio, di risse e considerata una zona poco sicura dai cittadini. Il centro dunque convive tra punti di forza e di debolezza, consapevo-le di dover concorrere con l’altro centro molto più “seducente”, Città Alta, ma altrettanto consapevole di avere il poten-ziale per poter essere un vero polo attrat-tivo, con le carte in regola.

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

Il centro è sicuramente vivibile, gradevole, idea-le per una pausa shopping. Però restiamo convinti che il nodo del traffi co vada risolto con un approc-cio organico e complessivo, così pure la questione parcheggi su strada. Non da meno è l’accessibilità al centro, poco soddisfacente. Anche l’illuminazione delle vie è debole, e i cestini dell’immondizia sono pochi e soprattutto datati. Alcune zone, come il la-ghetto dei cigni di fi anco al teatro donizetti, abban-donate al loro destino. Il degrado in alcune zone, come la stazione – dove sono in corso lavori di riqua-lifi cazione – è ancora un problema irrisolto.

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L’ASSESSORE AL COMMERCIO

foPPa Pedretti: “la città ha biSogno di iniziative ed eventi”Troppe bancarelle sul Sentierone? “Non è così”. Tanti eventi in concomi-tanza? “Assolutamente no, sono solo coincidenze”. L’assessore al Commer-cio del Comune di Bergamo, Enrica Foppa Pedretti, non ci sta. Non vuol sentir parlare di “presenza eccessiva” di banchetti e stand lungo il Sentiero-ne o di un calendario di iniziative con-centrate negli stessi weekend. Perché, dice, “in realtà è sempre stato così. Di cosa stupirsi?”. E precisa che, anzi, “la presenza delle bancarelle è diminuita rispetto a due anni fa”. Spesso, però, la domenica il Sentiero-ne è affollato di stand. C’è chi lo ritie-ne eccessivo...“Ma non è così. La presenza del com-mercio ambulante c’è sempre stata e peraltro adesso è anche in calo. Tenga conto che i nuovi operatori che chiedo-no spazi per i propri stand non vengono presi in considerazione. Le intenzioni sono quelle di contenere le presenze, non di eliminarle, ovviamente. Non solo. Oltre al Sentierone si è puntata l’attenzione anche al piazzale degli Al-pini dove si sta cercando di rivitalizzare tutta la zona. Tre anni fa, quando era stato ristrutturato il piazzale, abbiamo cominciato a realizzare qualche evento per utilizzare quello spazio, e soprattut-to per rendere più presidiata e sicura la zona”.

È capitato, anche di recente, di ritro-varsi con più eventi e iniziative orga-nizzate contemporaneamente nello stesso periodo, poi, nelle settimane successive nulla…“Non è proprio così. Se ciò è accaduto è solo frutto di coincidenze. Tenga conto che tutte le iniziative vengono stabilite per tempo”.Appunto, non crede che una miglio-re pianificazione eviterebbe questi sovraffollamenti?“Ribadisco, non si organizzano eventi tutti insieme e può capitare qualche sfa-samento. L’equilibrio non è semplice da raggiungere, è vero. Ma se si vuole rivi-talizzare il centro cittadino bisogna con-tinuare sulla strada dell’organizzazione di eventi”.Ha parlato del piazzale Alpini. È la nuova area da sfruttare e rilanciare?“Assolutamente sì. Quest’estate ha avu-to un grande successo con gli europei di calcio e con un’attività di ristorazione che ha fatto un po’ più di fatica ma ha avuto il suo seguito. Speriamo di ricon-fermare questo spazio anche per il pros-simo anno”. Ma Bergamo ha bisogno di iniziative ed eventi costanti?“Direi di sì. La movida estiva, gli spazi sulle mura, le serate in Borgo Santa Ca-terina sono ormai una costante da due, tre anni. Sono appuntamenti che la città

sembra gradire. Quest’anno si è cercato di portare un maggior equilibrio anche per non scontentare i residenti e avere così rispetto per tutte le realtà”. Tra poco è Natale. Che progetti avete in cantiere?“Con il Distretto del Commercio ci occuperemo di illuminare tutta la città, compresi i diversi quartieri. Non ci sarà l’albero di Natale davanti alla stazione a causa dei lavori, ma con il contributo dei commercianti, che aderiscono con ge-nerosità, si cercherà di estendere l’illu-minazione in modo più completo. Non mancheranno i due Capodanni in piaz-za, sia sul Sentierone sia in Città Alta, e poi le casette di legno sul piazzale degli Alpini e in piazza Dante”.

Enrica Foppa Pedretti,assessore al Commercio

mo anno si penserà a una sorta di “Sen-tierone allargato”, ovvero la chiusura al traffico, dalle 14 del sabato alle 24 della domenica, dell’area tra piazza Pontida, piazzetta Santo Spirito e via Roma”. La Giunta ha stabilito che sarà il Con-siglio comunale a decidere sulle corsie preferenziali. Perché invece non esse-re decisi e inviare un messaggio chiaro anche sull’uso dei mezzi pubblici?“Bergamo in realtà non si presta ad ave-re corsie preferenziali. Le uniche che

potrebbero essere realizzate sarebbero quelle di via Borgo Palazzo e via Broseta e la decisione di farle o meno spetterà al Consiglio comunale”.Ma non crede che le corsie preferen-ziali possano aiutare a diminuire il traffico? Più i pullman sono veloci, più la gente li utilizza…“Sì, se ci fossero le condizioni che a Ber-gamo non ci sono. Comunque non ci fac-ciamo mancare nulla in fatto di mobilità”.Le tariffe orarie dei parcheggi su stra-

da sono reputate care dagli automo-bilisti. Cosa dice?“Siamo nella media, come altri centri della Lombardia”. Altre città, come Brescia per esem-pio, propongono da anni anche il bi-glietto dell’autobus gratis abbinato al parcheggio. Bergamo? “Per farlo bisogna indire un bando e tenteremo di farlo l’anno prossimo. Ma comunque i bilanci dell’Atb sono al limi-te, non ci sono fondi”.

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DISTRETTO BERgAMO CENTRO

riva: “gli oPeratori hanno voglia di reagire.il ProSSimo natale Sarà un evento SPeciale”Per lui il bicchiere è sempre più “mezzo pieno”. È ottimista, insomma. Dopo la “notte rosa” dello scorso settembre, che “ha dato una scossa alla città e al commer-cio, ora la strada non può che essere in discesa e la ruota girare nel verso giusto”. Alessandro Riva, amministratore delegato del Distretto Bergamo Centro (Comune, Camera di Commercio, Associazioni di categoria e commercianti) e titolare di un negozio storico in via Paglia, si dice convinto che è il momento di rimboccarsi le maniche perché c’è più ottimismo tra i commercianti del centro cittadino che hanno voglia di reagire, creare eventi, “ri-empire la città di gente”. “La notte rosa ha funzionato – spiega Riva – perché ab-biamo valorizzato quel che di buono c’è in città, abbiamo giocato le nostre carte sen-za ricorrere al personaggio di richiamo per attirare il pubblico. Ed è su questo che bisogna continuare a lavorare: su quanto la città offre e sulle sue potenzialità anco-ra inespresse. Un centro vivo fa bene ai residenti, al commercio. Indice anche sui livelli di sicurezza complessiva”. Ecco quindi, l’idea di eventi, negozi aperti

anche di sera, punti d’incontro per tutti i gusti. Come avverrà nel periodo natalizio. Vita serale non solo d’estate, quindi?“Esatto. L’evento del prossimo Natale sarà speciale, coinvolgerà molte zone della città. Sarà un Natale particolare e la città sta rispondendo benissimo. I com-mercianti adesso iniziano ad essere più ottimisti, si sentono parte della città”.Ma non crede che servirebbe una mag-giore pianificazione degli eventi? O ci

sono tanti appuntamenti contempora-neamente oppure non c’è nulla…“È vero, bisogna coordinare gli eventi, mettersi insieme e fare rete anche per va-lorizzare meglio la città. Compito del Di-stretto del Commercio è anche questo: co-ordinare il tutto. Per questo si è pensato ad avere una vera e propria sede di riferimen-to che troverà posto all’Urban Center”. Cosa ne pensa delle Ztl (Zone a traffi-co limitato) in centro?“Non ho ben chiaro come si approcci la mobilità in città. Si parla di chiudere il centro. Ma chiudere senza una vera progettualità significa creare la deser-tificazione, soprattutto senza un po-tenziamento dei parcheggi. Andrebbe discussa, anche con i commercianti. Il distretto del commercio, secondo me, ha anche questa funzione”. Di cosa ha bisogno Bergamo?“Lavorare sul tessuto cittadino è molto delicato. Bisogna fare marketing. Mi aspetto che per il futuro la politica cit-tadina prenda in considerazione questa possibilità: una persona super partes che si occupi di marketing della città”.

Alessandro Riva, a.d. del Distretto Bergamo Centro

CI RACCONTANOiL ceNTrO

GLOria TreSOLdi(PaNiFiciO) V.le Papa giovanni xxIIIUn pregio del viale?“Ci devo pensare bene! Sicuramen-te offre tantissimi punti di vendita e di ogni genere. Oltre ai bar, ci sono negozi d’abbigliamento, una cartoleria, l’unico negozio di giocattoli rimasto in centro, farmacia. È una zona completa. L’offerta non manca, anche se nessuno ci fa caso”.Cosa invece non le piace?“Come viene trattato. Non c’è una gran-de pulizia della strada e delle aiuole s

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neanche a parlarne. Ho chiesto tantis-sime volte di sostituire i cestini dell’im-mondizia che sono ormai tutti rovinati e anche di aggiungerne altri lungo il viale, ma niente. Non ci sono rastrelliere per le biciclette. È l’ingresso in città, ci sono anche molti alberghi all’inizio del viale e potrebbe essere tenuto molto meglio”. Cosa chiede quindi al Comune? “Di fare di più. Sistemare le aiuole, una maggiore pulizia e soprattutto rivedere l’organizzazione del ritiro dell’immon-dizia. Non è possibile che si debba siste-mare i sacchi di rifiuti fuori dai negozi alle 18. Si figuri d’estate…”.

Cosa ne pensa della Ztl?“Bellissima. Condivido la chiusura al traffico. La gente verrebbe comunque. Quando ci sono le domeniche di chiu-sura al traffico qui è pieno. Si potrebbe provare a chiudere il centro almeno il sabato e la domenica. Moltissime città, come Bolzano, Trento, Ferrara hanno chiuso l’accesso alle auto. Potremmo farlo anche noi ”.

aTTiLiO NeSSi(PaNiFiciO) Largo Porta NuovaQuali problemi riscontra?“Nonostante ci troviamo nel cuore della

città, spesso fatichiamo. Il periodo non è dei migliori e gli eventi sul Sentierone, che ormai sembrano essere una priorità, non ci aiutano”.Come si lavora?“Noi siamo un negozio storico, è vero. Siamo un punto di riferimento in Porta Nuova, ma questo non basta a trattenere la clientela, che in generale oggi preferi-sce andare nei centri commerciali piut-tosto che venire in centro. Abbiamo una ventina di dipendenti, ma non è facile in questo momento”. Mancano parcheggi?“Non è quello il problema, perché i par-cheggi ci sono. S’investe poco sul cen-tro cittadino, questo è il nodo”.

aNdreiNa GaLLONi(TOrreFaziONe JUba) Via TiraboschiDa quanto tempo è aperto il negozio?“È un esercizio storico. Ha più di cin-quant’anni”.Cosa manca in centro?“Mancano parcheggi comodi e soprat-

Gloria Tresoldi

Attilio Nessi

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tutto più economici. Non parlo dei silos sotterranei, ma di quelli su strada. Non è possibile pagare quasi 2 euro per un’ora. Chi arriva in centro per fare acquisti non ha nemmeno il tempo di muoversi. È ov-vio che poi sceglie i centri commerciali”.Iniziative come la movida servono?“Servono per attirare gente e vedere un po’ di via vai. Ma dal punto di vista delle vendite poco. Non c’è guadagno per i commercianti. Il vantaggio c’è per bar e ristoranti”. Cosa vorrebbe trovare domani matti-na in questa via?“La coda fuori dal negozio”.

ariSTide e daNieLa cOLOmbO (OrTOFrUTTa) Via TiraboschiIl vostro è uno dei pochi negozi di ge-neri alimentari rimasti in centro.“Questo negozio c’è da una vita. Ho ini-ziato che ero piccolissimo, oggi ho 62 anni. Ma non so quanto riusciremo ad andare ancora avanti. Fino a poco tem-po fa eravamo in quattro. Adesso sono da solo, con l’aiuto di mia figlia”.Ha visto cambiare molte cose in cen-tro in questi anni?“È cambiato tutto. A partire dai negozi. Molte vie hanno proprio cambiato fac-

cia. Via Quarenghi? Chi ricorda com’e-ra prima? E via Paglia? Adesso sono peggiorate”. È una città sicura Bergamo?“Sì, non possiamo dire il contrario. A noi non è mai successo nulla. Anche quando di sera il centro e le vie sono vuote”.È d’accordo nell’organizzare eventi e iniziative serali?“Se pensiamo a un ritorno economico, il guadagno è solo di bar e ristoranti. Gli altri non è che vendano poi molto”.

TiNO acQUarOLi(bar haiTi) P.zza PontidaQuali sono i problemi del centro?“Al primo posto direi l’illuminazione: è povera. L’hanno fatta dieci anni fa ma andrebbe rivista perché, soprattutto in piazza, non è efficace. E poi ci sono vie difficili, come via Moroni e via san Ber-nardino, che purtroppo stanno soffren-do non solo la presenza degli extraco-munitari ma anche il problema della ztl”.Un fatto positivo, invece?“Si organizzano più eventi, iniziative che portano gente. È come se si fosse

allungato il centro, la gente arriva fin qui. Certo, la concorrenza è aumentata in piazza, sotto i portici ora ci sono molti locali, ma va bene così”.C’è collaborazione tra i commercian-ti?“Non più di tanto. Alla fine ognuno guarda in casa propria”. Molti negozi hanno chiuso…“La crisi si sente. E se si pensa che chiu-dono anche nomi “grossi” del centro, c’è di che preoccuparsi. Sarà che molti hanno affitti alti da pagare, ma comun-que le spese sono tante e i soldi sono calati per tutti. Sono trent’anni che sono qui e prima o poi dovrò anche andare

Andreina Galloni

Daniela e Aristide Colombo

Tino Acquaroli

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78 STRADE E quARTIERIIl Centro

in pensione. Per ora è la passione che mi manda avanti”.

PieraNGeLO cÈ(PaSTicceria GiULiO baLzer) Via xx SettembreCosa le piace del centro?“La via è piena di negozi e l’offerta è ampia”.Cosa invece non sopporta?“È un po’ trascurato, soprattutto nella puli-zia, e potrebbero esserci più controlli verso i mendicanti che entrano nei negozi”.È d’accordo con la Ztl?“Non molto. Perché porta sempre meno gente e diventa sempre più difficile lavo-rare. Senza contare che i parcheggi sono anche cari. Perché la gente dovrebbe ve-nire in centro? Così se ne va nei centri commerciali”.

aNdrea PraderiO(PraderiO-caSa deLLa LaNa) Via xx SettembreIl vostro è un negozio storico…“Sì, è stato aperto il 20 settembre del 1917 dal mio bisnonno. Oggi siamo alla quarta generazione”.Se potesse, cosa cambierebbe nella via?“Lascerei un maggiore accesso, favori-rei il traffico. Il centro è sempre meno accessibile e le ztl previste finiranno per penalizzare ancora di più il commercio. Anche perché parcheggiare a Bergamo è costoso”. Ma la gente arriva comunque, soprat-tutto se ci sono iniziative ed eventi…“La movida dice? Le notti bianche non servono per il commercio. Forse ai bar. Portano gente, danno un segnale di vi-vacità al centro, come le bancarelle, ma non ci aiutano”.

Ci hanno detto…antonio, 65 anniLe piace il centro di Bergamo?“Abbastanza. Ci sono buoni negozi e ci si muove con facilità. Quando pos-so faccio sempre una passeggiata”.C’è qualcosa che cambierebbe?“L’illuminazione. In alcune zone è un po’ scarsa”.

claudio, 43 anniCome si vive in centro?“Mi sono trasferito da poco e mi tro-vo bene. È comodo e ho molti servizi a portata di mano”.Cosa manca?“I parcheggi per i residenti, soprat-tutto, e una migliore organizzazione per gli orari di chiusura dei locali”.

mariangela, 72 anniCom’è cambiato il centro cittadino?“Ho sempre abitato in viale Papa Giovanni. Una volta c’erano tanti ne-gozi. Adesso devo andare al super-mercato per fare la spesa. Prima era tutta un’altra cosa”.Ci sarà qualcosa che le piace…“La chiesa delle Grazie e la sua cupo-la illuminata di sera sono bellissime. E poi il Sentierone”. enrico, 24 anniTi piace l’idea della movida?“Sì, mi ci sono immerso a volte. Pec-cato che sia solo estiva”. Per i giovani cosa offre il centro?“Non molto. Io e miei amici, alla fine, andiamo al pub”.

mirella, 56 anniCosa non le piace del centro citta-

dino?“La pulizia delle strade di notte. È rumorosissima. E poi non sopporto il traffico. Sarebbe bello se fosse tutto isola pedonale”. Ci sono molti stranieri?“Abbastanza, anche se dipende dal-le vie”.

Paolo, 34 anniUn difetto della città?“Dopo le otto di sera non c’è in giro nessuno. D’inverno, poi, è ancor più desolante”. È povera di iniziative, quindi?“Non credo sia una questione di eventi organizzati. È un discorso più generale. Trovare, per esempio, un bar aperto tra via XX Settembre e Viale papa Giovanni dopo le 21 è un’impresa”.

monica, 39 anniCosa preferisce del centro?“Mi piacciono alcuni negozi, che fre-quento, e poi la vista di Città Alta dal Sentierone”.Cosa non sopporta?“Le auto che non si fermano sulle stri-sce pedonali di viale Papa Giovanni e le panchine sporche sul Sentierone”.

emilio, 60 anniSarebbe favorevole alla pedonaliz-zazione del centro?“Sì, senz’altro. C’è troppo traffico, tutti vogliono arrivare ovunque con la macchina. Il centro è piccolo e sen-za auto sarebbe meglio”.L’arredo urbano?“Un po’ datato”.Andrea Praderio

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81ANTIcHI mESTIERI

Quei meStieriche la modernità

non rieSce a Sconfiggere

dal liutaio al maniscalco, dal mugnaio all’arte di rifilare i coltelli e riparare materassi e divani, anche a bergamo resistono le vecchie attività “offuscate” dalla vorticosa crescita industriale e tecnologica. ben 130 le attività antiche censite.

di LaUra berNardi LOcaTeLLi

nell’era post-industriale e della globalizzazione, c’è ancora spazio per gli anti-chi mestieri artigianali, da-

gli arrotini alle ricamatrici, dai mugnai ai canestrai, dal liutaio al maniscalco. Esistono settori e lavori manuali che la modernità ha offuscato, ma non can-cellato del tutto: in base a una recente elaborazione della Camera di Commer-cio di Milano, sono infatti circa 9mila le imprese attive che svolgono ancora oggi un’attività antica. Con le sue 130 imprese di vecchi mestieri, Bergamo rappresenta l’1,5% del settore in Italia: nella nostra provincia sopravvivono gli ultimi canestrai e mugnai e qui si sono trasferite famiglie di arrotini dalla “pa-tria dei coltelli”, Premana in Valsassina. La tradizione della mascalcia è portata avanti a Camerata Cornello da un mani-scalco che con la sua passione fa tornare a correre cavalli malati e ha portato al traguardo più di un campione seguendo prestigiose scuderie.Nonostante le difficoltà, tirano dritto per la strada tracciata nel solco della tradizione i venditori di legna da ardere e, a dispetto di chi sostiene che le nuove generazioni non vogliono più darsi s

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ANTIcHI mESTIERI82

LA STORIA/1

redondi, il maniScalco che SuSSurra e guariSce i cavalli

Nella patria del casato che inventò il si-stema postale moderno a Cornello dei Tasso, tra via Priula e via Mercatorum, rotte commerciali percorse da cavalli e mercanti di tutta Europa, sopravvive an-cora l’antica arte della mascalcia. Riccardo Redondi è cresciuto con la passione dei cavalli, ereditata dai nonni che avevano una ditta di trasporti, ma è dopo il congedo militare dagli alpini, a Silandro, dove scelse già la mascalcia come reparto, che il mestiere diven-ta una vera e propria professione. Nel 1985 va a scuola da Antonio Rottigni, maniscalco di Albino, depositario ed erede di una tradizione lunghissima, raccolta oggi in un libro, con tanto di mostra dei ferri del mestiere al Museo Etnografico. Appresa l’arte lavorando gomito a gomito con Rottigni, rubando il mestiere con gli occhi, Riccardo Re-dondi, che all’epoca faceva l’operaio, inaugura il suo laboratorio. Le richieste non tardano ad arrivare, soprattutto dal mondo sportivo, dalle scuderie che sfor-nano campioni al galoppo, al salto ad ostacoli ed endurance. “Per un cavallo da corsa la ferratura conta tantissimo, come le gomme per un’auto da corsa, anzi forse di più” spiega il maniscalco, che per seguire da vicino i campioni ha trasformato il furgone in laboratorio di mascalcia. Ma la soddisfazione è immen-sa quando, oltre ad accompagnare al

I numerI

Se calzolai e corniciai hanno dimo-strato di poter comunque resistere allo scorrere del tempo e allo svi-luppo delle tecnologie (in Italia le attività odierne sono rispettivamen-te 4.390 e 3.323), più esiguo è il nu-mero di mugnai (63), canestrai (10) e ombrellai (8) rimasti operativi lungo lo Stivale. I 381 arrotini e i 274 spaz-zacamini presenti nel nostro Paese, invece, nella maggior parte dei casi hanno riconvertito l’antica arte incor-porandola in più moderne attività di installazione di impianti termici e va-ria ferramenta. Roma (8,8% del tota-le nazionale), Milano (4,8%) e Torino (4,2%) sono le province dove è più alta la concentrazione delle profes-sioni in disuso mentre è Bologna, a pari merito con la capitale, la provin-cia in cui resiste il maggior numero di arrotini (17 attività). La provincia di Caltanissetta raccoglie poi i più antichi calzolai d’Italia: ben 8 tra le prime 10 imprese più remote hanno sede nella provincia siciliana (5 nel solo comune di Mazzarino).

traguardo o all’ultima falcata splendidi arabi e belgi, riesce a far tornare a corre-re e a star bene cavalli malati. “Lavoro fianco a fianco con i veterinari – spiega Redondi –. Rimettere in piedi, grazie a una ferratura su misura, cavalli con diverse patologie, dalla laminite alla navicolite al rifondimento, è la più grande ricompensa di ogni sacrificio”. Un me-stiere – sottolinea – che non è per tutti, ma che bisogna avere e sentire dentro: “Bisogna entrare in contatto, intendersi a vista con ogni cavallo – spiega Redondi, che da sempre alleva cavalli –. Per questo non lego mai nemmeno i cavalli da corsa durante la ferratura”. I rischi? “Non esi-stono pericoli. Il cavallo è un animale sin-cero, ma non bisogna mai costringerlo a fare ciò che non vuole, basta convincerlo con dolcezza e movimenti leggeri”.

all’artigianato, non mancano giovani in controcorrente che recuperano anti-chi mestieri, dal ricamo alla tessitura di tappeti, dal rifacimento materassi al re-stauro di vecchie sedie a molle, magari con tanto di lavorazione capitonné. Con la passione si riportano in vita tradizioni e leggende legate alla nostra storia che altrimenti andrebbero perse. Valter Biella, per esempio, ha scelto di abbandonare un lavoro sicuro in un’of-ficina elettromeccanica per inseguire la sua passione per la musica e mettere a frutto la propria abilità manuale sce-gliendo l’antica professione del liutaio e facendo riemergere dal silenzio baghèt, flauti della Valle Imagna e strumenti mu-sicali realizzati con la corteccia dei nostri boschi. E ora che la crisi ha fatto abbassa-re la sua saracinesca, non smette di por-tare avanti il suo progetto di ricerca per tramandare ai posteri una tradizione che dura più a lungo di quella scozzese.

A portare a Bergamo l’arte di affilare e rifilare coltelli sono stati gli artigiani provenienti dalla Valsassina, da Prema-na, patria di forgiatori. In città la tradi-zione degli arrotini è legata ai Berera di via San Bernardino e di via Pignolo e agli Ambrosioni (La Bottega del Coltello) in via Pitentino e continua dietro alle in-segne, cui continuano a rivolgersi chef, artigiani, tipografi, macellai, salumieri, sarte, parrucchieri e calzolai per rimet-tere a nuovo gli attrezzi del mestiere. A Curno è ancora in funzione il mulino

quattrocentesco Innocenti, voluto dal nobile condottiero Bartolomeo Colle-oni: qui continua la tradizione nell’arte della molitura della famiglia che macina ancora all’antica il mais autoctono ber-gamasco. A proposito di giovani che decidono di portare avanti antichi mestieri, a Gorla-go Silvia Ondei ha lasciato il lavoro di camiciaia specializzata in taglio e cuci-to presso una grande azienda per cre-are un laboratorio, Silvia Sofà, specia-lizzato nel rimettere a nuovo materassi

in lana, imbottiture di divani e nel dare nuova vita al sofà vestendolo di nuovi colori e fantasie, anche con lavorazione capitonné. Elena Marchesani, dopo il diploma al Liceo artistico, ha inaugu-rato il negozio laboratorio in città Arts and Crafts – nome ispirato al movimen-to di rivincita delle arti e dei mestieri sull’industria – dove su commissione esegue con antichi telai il ricamo Cor-nely che valorizza l’abilità dell’artigia-no e realizza tappeti, i famosi pezzotti valtellinesi. Riccardo Redondi

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85ANTIcHI mESTIERI

LA STORIA/2

biella, il liutaio che ha regiStrato l’ultimo Suono del “baghèt”

La crisi si fa sentire anche per chi intra-prende arti affini alla cultura, come quella di liutaio, professione scelta nel 1996 con grande passione abbandonando l’impiego in un’officina elettromeccani-ca. Ma Valter Biella non è certo tipo da arrendersi, tanto che oggi intende anco-ra investire nel progetto di ricerca sugli strumenti etnici, che in questi anni l’ha portato a sottrarre all’oblio un patrimo-nio inestimabile di tradizioni e leggende, a scrivere libri su libri sul nostro patri-monio popolare e a rimettere a nuovo gli ultimi sette baghèt, ancestrale cornamusa che dalla notte dei tempi ha accompagna-to la vita delle nostre comunità, ha reso propizi i raccolti, esorcizzato la cattiva stagione nei riti invernali e sottolineato i momenti di liturgia popolare nell'inver-no contadino. Una tradizione orale, tra balli, canti popolari, storie e magie sus-surrate nelle stalle, recuperata con uno studio incessante negli ultimi trent’anni ed oggi strappata al silenzio e custodita nel Registro delle Eredità Immateriali della Regione Lombardia, con una bi-bliografia che attraversa i confini, oltre che nell’archivio personale di Valter Biel-la che ha immortalato su nastro le rare melodie del baghèt suonate dal Fagòt – al secolo Giacomo Ruggeri di Casnigo – ul-timo baghèter bergamasco scomparso nel 1990, che ha donato la sua piva al paese. Una tradizione ancora più antica di quella scozzese, la cornamusa per antonomasia, visto che la presenza del baghèt ("piccola borsa", per gli scozzesi “the bag”, sen-za troppi giri di parole, o piva “pipe”) è attestata sin dall’autunno del Medioevo: “L’albero della vita di Bonaventura in Santa Maria Maggiore del 1347 ritrae un suonatore visto di spalle, mentre è della fine del Trecento un affresco nel castello di Bianzano – sottolinea Biella –. Gli af-freschi della Chiesa di Sant’Agostino del 1475 ritraggono un angelo e un buffone con il baghèt tra sacro e profano e Le

Danze Macabre del Baschenis, a Pinzo-lo, del 1539 si aprono con la cornamusa e due bombarde. Se gli scozzesi vantano un primato nella divulgazione della cor-namusa (non dimentichiamo però che la grande famiglia di suonatori dei Mac Crimmon qualcuno vuole fosse origi-naria di Cremona), possiamo dire che quando la cornamusa in Scozia è diven-tata quella che oggi conosciamo, noi ber-gamaschi eravamo già stanchi di suonare il baghèt da almeno un paio di secoli e il nostro strumento può essere considerato tra i più antichi d’Europa”. Da allora si può dire che la musica non ab-bia mai smesso di risuonare nelle nostre valli: fino agli anni Cinquanta la si poteva ascoltare ancora nelle stalle, nelle sere invernali. Oggi, grazie ai baghèt nuovi di zecca costruiti a mano da Biella – che

ne ha realizzato anche uno per il senatùr Bossi – sopravvive sotto la spinta della Associazione fondata con Carminati, il pronipote del “Fagòt”: “Un patrimonio contadino che con la conversione indu-striale è andato perso, ma oggi che l’in-dustria sta soffrendo può rappresentare un’opportunità. La cultura musicale va lontano, offre visibilità, richiamo. All’e-stero con molto meno costruiscono un’e-conomia legata alla cultura del territorio e avviano studi universitari, da noi si fa fatica a portare una mostra in biblioteca”. Lo stesso dicasi per il flauto della Valle Imagna, altra chicca musicale rivalutata da Biella e per gli strumenti costruiti con la corteccia degli alberi, un sottofondo musicale per secoli familiare riemerso da lontano e intimamente legato alla nostra storia.

Valter Biella

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bergamo, dalle antiche muraine all’“incubo” delle StriSce blu

Monteriggion di torri si corona… ma anche noi, in quei tempi di procella, non scherzavamo affatto. Bergamo, nel XIV secolo, era già, in un certo

senso, se stessa: i meno avvertiti tendono ad immaginarsela da sempre chiusa nelle sue mura strapiombanti, arroccata sui colli della Città Alta, ma è solo dalla fine del Cinquecento che il capo-luogo orobico appare in questa forma. Da quan-do, cioè, la Dominante, che sarebbe poi Venezia, stabilì che eravamo una fortezza di confine: pri-ma, le mura cittadine, ossia le cosiddette “Mu-raine”, seguivano un ben più ampio percorso, a proteggere ed inglobare attività e commerci pedecollinari. Erano mura viscontee, nate prima dell’avvento delle artiglierie: dalle pareti diritte e piuttosto basse. La superstite torre del Galgario ne fa buona testimonianza, ed aveva consorelle numerose, lungo il vasto perimetro, in corrispon-denza delle molte porte e degli annessi borghi, da cui transitavano uomini e merci: Palazzo, Co-

logno, Osio, Broseta. Chi viveva all’interno delle Muraine, non solo poteva dormire sonni relativa-mente tranquilli, Suardo e Rivola permettendo, ma godeva di una condizione di privilegio giuri-dico, rispetto alla gente di fuori porta, i contadi-ni, ossia chi abitava nel contado. Di quelle vestigia, oggi, rimane davvero poco: a parte la torre predetta, qualche brandello mer-lato al Lapacano o vicino a porta Osio, fino alla postierla gotica della Benaglia. I tempi cambiano e, qualche volta, oltre a mutare l’urbanistica, an-che i privilegi fanno cippirimerli ai privilegiati, e li piantano in asso. Se, oggi, voleste ricostruire il perimetro della Bergamo tre-quattrocentesca, la cosa più semplice da fare sarebbe osservare attentamente l’asfalto delle strade. Se vedeste i due lati della via percorsi da misteriose linee az-zurre, significherebbe che vi trovate sul territorio urbano: in caso contrario, molto probabilmente, il vostro sguardo indugerebbe dove un tempo si stendeva il contado, il cui asfalto oggi è,

di Marco Cimmino

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PARETE NORD88

quasi onninamente, e benignamente, felicitato da linee candide. Come si diceva, i privilegi van-no con le epoche: in questa in cui ci troviamo, i bergamaschi che abbiano la ventura di vivere in centro, hanno, tra le molte gioie, un privilegio alla rovescia. Quello di non avere posti dove par-cheggiare, se non delimitati da quelle pervasive ed inquietanti strisce bluastre. Le ragioni di que-sta decorazione stradale sono molteplici, e tutte dettate da un fondamentale buon senso orobi-co, che, spesso, ahinoi, si sposa col proverbiale braccino corto. A pochi verrebbe in mente di an-dare, chessò, a Campagnola o a Boccaleone, per sbrigare le proprie minute faccende. Dunque, chi viene in macchina in centro lo fa per il tempo, giusto giusto, di andare in banca, dall’avvocato, in un negozio: ha fretta e gli occorre un posto dove lasciare l’automobile, mezz’oretta, un’oret-ta al massimo. È questo il punto chiave, che ingolosì gli appe-titi dei nostri fantasiosi amministratori. Se noi gli facciamo pagare una cifra ragionevole, diciamo un euro, per questa comodità, lui, il baggiano, pagherà di buon grado e noi ci ripianeremo il bilancio dell’azienda trasporti: è un’idea genia-le! Pensate a quante monetine da un euro, ogni giorno che Dio manda in terra, prendono la via delle anemiche casse dell’aziendona suddetta: per tacere delle contravvenzioni, implacabilmen-te comminate da dei semivigili, appositamente creati, sub anulo legis. Tutto il ragionamento non fa una grinza: se non che, in quei miseri spazi az-zurrati, in tempi meno bui per le finanze azien-dotrasportative, ci parcheggiavano serenamente anche gli abitanti del centro, sprovvisti di appo-sita autorimessa, aliter garage. Anche loro hanno qualche ragione, poveretti: un garage in centro costa come un monolocale e, soprattutto le case vecchiotte non ne possiedono o ne possiedono pochissimi. Cosa devono fare questi privilegiati

alla rovescia? Andare, ogni giorno, a parcheg-giare alla Celadina o al Monterosso? Scendere in strada ogni due ore a rimpinzare di monetine i parchimetri? Vedete bene che così non è vita, per quei bergamaschi che hanno sbagliato epo-ca, onde abitare entro le Muraine. Va detto che questo apprezzato controprivilegio si accompa-gna ad altri benefici, altrettanto gradevoli, come il traffico, la spazzatura fuori dai cancelli o le gra-ditissime minzioni estemporanee di qualche zuc-ca vuota, in concomitanza con le feste di piazza, nei dì comandati. A quello, come alle tasse, ci si abitua e si abbozza: vuoi vedere Città Alta dal balcone? È giusto che qualcosina in più, rispetto a chi vede un passaggio a livello, lo paghi. Ma questa dei parcheggi a pagamento è ve-ramente un’imposizione che sa di iniquo: è un modo diabolico di complicare l’esistenza di migliaia di cittadini qualunque, che devono combattere, quotidianamente, con giri e giri dell’isolato, alla caccia di un posto per resi-denti. Mamme coi bambini, anziani, impiegati, commercialisti, tutti accomunati nella medesi-ma, diuturna, caccia al tesoro: fanno eccezio-ne i medici, che parcheggiano dove gli pare e, qualche volta, mentre gli passi accanto la terza volta, ti fanno anche il segno dell’ombrello, ghi-gnando. Te possino! Una volta, al tempo delle Muraine, c’era la pena di morte: se facevi qual-che marachella grossa ti decollavano, erano tempi bui. Ma nelle cose spicciole, perlomeno, governava il buon senso: se un artigiano entrava e usciva dalle porte dieci volte al giorno, mica gli chiedevano un soldino ogni volta, come nei film di Benigni! Oggi, in tempi di “smart city” e di “governance”, invece, funziona proprio così. Monteriggion di torri si corona… Bergamo, in-vece, si corona di grappoli di dita tese, a due alla volta, indirizzate a chi dico io: l’indice e il mignolo, per la precisione.

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Sci,è iniziata la riSalita

in bergamasca i praticanti sono circa 15mila, di cui 4mila tesserati alla Federazione, equamente divisi tra discipline nordiche e alpine. carminati (Fisi): “i costi hanno determinato un calo sensibile degli iscritti già prima della crisi economica. Ora siamo in leggera ripresa”.

di FULViO Facci

con buona approssimazione si può affermare che in Berga-masca sono circa 15.000 le persone che praticano lo sci.

Per gran parte di loro si tratta sempli-cemente di un’attività ricreativa, che fa seguito, magari, a un’attività agonistica praticata in gioventù o associata all’amo-re per la montagna. Del resto, non man-cano nella nostra provincia le località in grado di far crescere questa passione.Se la stima ufficiosa fornisce questi valo-ri sulla dimensione del fenomeno, i dati ufficiali della Federazione Italiana Sport Invernali indicano a loro volta una vitalità nel settore che, come accade spesso an-che con altre discipline, pone Bergamo ai primi posti in termini numerici su base nazionale. Sono infatti 4.000 i tesserati alla sezione provinciale della Fisi, dei quali 2.600 svolgono attività agonistica mentre i restanti sono affiliati con scopi associativi e in particolare, quindi, per assicurazioni

e convenzioni. La platea degli iscritti si divide equamente tra discipline alpine e nordiche, poi ci sono circa 200 atleti che praticano sezioni di nicchia come il biath-lon, lo snowboard e il freestyle. Sempre in riferimento ai numeri ufficiali, ci sono cir-ca 2.000 tesserati con il Csi e c’è anche il circuito Old Stars per i veterani.“In provincia abbiamo 52 sci club – rac-conta Paolo Carminati che dal 2010 è pre-sidente del Comitato di Bergamo della Fisi –, alcuni dei quali come lo sci Club Radici e lo sci Club Goggi per le discipline alpine e lo sci Club 13 di Clusone per le specia-lità nordiche svolgono un’attività partico-larmente intensa. Le categorie dei nostri tesserati sono Baby, Cuccioli, Ragazzi, Allievi, Senior e Master. Si inizia attorno ai sette/otto anni, ora c’è anche la categoria Superbaby per i piccoli di sei anni”.Per le fasce più giovani le gare si svolgo-no in un circuito provinciale che prevede sei appuntamenti stagionali. Poi si passa alle gare regionali, zonali e nazionali e la selezione, quindi, si fa dura. “Nel circuito

provinciale ci sono due gare di Speciale, due di Slalom Gigante e due di Super G – continua Carminati –. Ci sono comunque delle distinzioni in base all’età. Per i più piccoli c’è la Gimkana, che è una specie di gioco, ma ha la sua classifica. Vogliamo che si divertano. Abbiamo anche una gara di Parallelo che cambia un po’ la prospet-tiva rispetto alla gara da soli contro il tem-po, c’è infatti un avversario da osservare e quindi ci sono stimoli diversi”.Se è affascinante seguire le evoluzioni degli atleti, dai più piccoli ai più grandi, impegnati nelle gare, non deve sfuggire la considerazione di quanti sacrifici richiede questa disciplina. Monte Pora, Spiazzi di Gromo, Foppolo e Lizzola sono le locali-tà della provincia più gettonate come basi nelle quali svolgere gli allenamenti. Sono posti che in media richiedono circa un’ora e un quarto per essere raggiunti, e poi c’è il ritorno. Per i ragazzi è un notevole im-pegno riuscire a conciliare lo sport con la scuola. Senza dimenticare i costi, che pos-sono anche lievitare in relazione al livello s

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agonistico raggiunto. Michele Gualazzi, ad esempio, terminata la trafila sulle nevi di casa, ha deciso di frequentare uno ski college: si studia e si scia.“Quello dei costi – evidenzia il presiden-te – è l’aspetto che ha determinato un calo sensibile dei tesserati rispetto agli anni del boom. Adesso siamo in lieve ripresa, pur con la convinzione che certi numeri non saranno più raggiunti. La nostra discipli-na, in realtà, è andata in flessione prima

dell’attuale crisi economica”. I conti per una giornata sulle piste sono subito fatti. “Tralasciando l’attrezzatura – spiega Car-minati –, ci si trova di fronte a 30 euro di spesa per il giornaliero e almeno a 15 euro per generi di ristorazione, e poi ci sono le spese dell’auto. Per una famiglia media di quattro persone si può dire che lo sci sia un’attività costosa, soprattutto nella fase economica attuale. Nemmeno le settima-ne bianche sono sostanzialmente econo-

SCUOLE DI SCI

ghiSlandi: “Per metterSi in PiSta baStano dalle Quattro alle otto lezioni”Un paio di lezioni per incominciare a sciare? Forse ce ne vuole qualcuna in più, ma nemmeno tante. Non è una statistica ufficiale, ma in generale chi si accosta allo sci frequenta dalle quattro alle otto lezio-ni di due ore. Circa il 70% di questi “al-lievi” è rappresentato da ragazzi con età che vanno dai 3 ai 14 anni.“I bambini imparano velocemente ma anche i giovani fanno presto ad organiz-zarsi tra di loro. Fanno competizione, emulazione, girano da soli, creano dei gruppi spontanei. Con le nuove speciali-tà come il freestyle, il freeride e lo snow board è diventato anche più facile”. Aldo Ghislandi, presidente del Collegio dei Maestri di sci della Lombardia, disegna così i contorni generali delle scuole che operano nella nostra provincia. “Abbia-mo delle realtà importanti – prosegue –, con situazioni che nei giorni feriali vedono impegnati una decina di maestri su ogni stazione sciistica, mentre nei mo-menti di punta dei fine settimana si arriva a 70-90 maestri. Il maestro di sci segue un percorso formativo non indifferente. C’è una preselezione, quindi si deve se-guire un corso di 90 giorni suddivisi in diversi periodi e poi c’è l’esame. Si stu-diano tutte le specialità, quelle alpine, le nordiche e lo snow board. Dal punto di vista giuridico siamo forse un’eccezione in campo sportivo. Non proveniamo dalla Federazione ma, dal ’91, ogni regione ha il suo Collegio. Siamo dei professioni-

miche, ecco quindi che la scelta prevalente è per i fine settimana o i ponti lunghi”.Stante questo problema di fondo, i de-boli ma significativi cenni di ripresa sono letti con ottimismo, per una disci-plina che nella nostra provincia ha sfor-nato campioni del calibro di Fausto Ra-dici, Lara Magoni, Paola Magoni per le specialità alpine, Renato e Fabio Pasini, Giulio Capitanio e Fabio Mai per quelle nordiche. Ora si aspettano i loro eredi.

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SPORT92

sti, insomma”. Viene spontaneo pensare che, probabilmente, nell’esercizio della loro attività i maestri di sci si divertano di più rispetto alle categorie citate ad esem-pio. Ma se il legislatore ha ritenuto di dover intervenire in tal senso, evidente-mente, è stata riconosciuta la delicatezza della materia. “Anche quando si tratta di poche lezioni c’è sempre una program-mazione – precisa Ghislandi –. L’allievo espone al direttore della scuola le sue esigenze e possibilità e su queste basi si stila un calendario con degli obiettivi. Anche l’organizzazione ora è più facile. Il direttore sceglie il maestro che ha le caratteristiche maggiormente adeguate al caso, si formano quindi dei gruppi e con la radio vengono indicate l’ora e il punto di ritrovo, poi si parte. È sempre una bella esperienza vedere gli allievi che imparano e migliorano. I bambini danno grandi soddisfazioni, imparano in fretta, è bello vederli”.

LO SCI CLUB

borSatti (radici): “Si Sta inSieme tutto l’anno, in PiSta e fuori”Lo sci club non va mai in vacanza. Que-sta è una delle regole dello Sci club Ra-dici, uno dei più importanti della pro-vincia, che svolge attività agonistica con circa 120 atleti tesserati. Nel periodo estivo ci sono la preparazione atletica, lo sci acrobatico e lo sci tradizionale nelle località in quota dove si può praticare. Nella stagione invernale, invece, c’è l’attività giornaliera: i pulmini partono tutti i giorni dalla città per raggiungere le località di montagna, in particolare il Monte Pora, e poi ci sono le gare. Un’at-tività senza soste.“Stiamo insieme tutto l’anno – racconta Erri Borsatti, direttore tecnico dello sci club – perché l’obiettivo della nostra so-cietà non è solo quello della crescita spor-tiva, ma curiamo in particolare la crescita sul piano umano e comportamentale. Vi-vere insieme tanto tempo è molto forma-tivo, i ragazzi vengono da realtà diverse, dalla città o dalla montagna ad esempio, e

ci sono perciò tante opportunità di scam-biarsi le esperienze”.Allo Sci club Radici si fa quindi di tutto, dai campeggi alle feste di compleanno, ma al centro, ovviamente, c’è l’attività agonistica. I ragazzi hanno dai sei ai 21 anni: i nati nel ’91 sono Senior, mentre tutti gli altri rientrano nelle categorie gio-vanili. “È uno sport che richiede grandi sacrifici – continua Borsatti, che è istrut-tore nazionale e allenatore federale di terzo livello – e una grande passione per la montagna. Si arriva a casa da scuola e si parte per le piste, è un impegno inten-so. Al di là degli aspetti sportivi, mi piace sempre sottolineare come i nostri atleti si arricchiscono di esperienze. Pensiamo al distacco dalla famiglia per partecipare alle gare, quando i ragazzi insomma stan-no fuori casa e devono agire in autono-mia, sono momenti fondamentali. Per noi lo sci è questo, stare insieme sia sui campi di gara che fuori”.

Nelle pagine precedenti, Michela Azzola, vincitrice dell’ultima gara EC sci alpino e Giorgia Bertoncini della nazionale freestyle.

In questa pagina, sopra, Michela Moioli, campionessa italiana di snow board; sotto, Renato Pasini della nazionale di sci nordico.

Località Figara, 40 - Bussolengo Verona - Tel. 045 7170113 - [email protected]

Centro Tutela Specie Minacciate

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Aperto tutti i giorni* solo Parco Faunistico dalle 9,30 alle 16,00Laboratori, giochi e arricchimenti per scoprire come i nostri amici animali si preparano all’inverno

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Apertura Eccezionale Promozione Inverno

Natale 2012

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dicembre 2012

9594 wHAT’S uP?

VoglIo Il tuo profumo!le mIlle stranezze dell’allure olfattIVo

di aLeSSaNdra TONizzO

Cantava così, nel lontano 1986, la mitica Gianna Nannini, susci-tando non poco scalpore con i versi dall’esplicito doppio senso della sua intramontabile Profumo. “Con tutte quelle essenze che ti dai, non so chi sei non sudi mai…”: eh già, cara Gianna, oggi più

d’allora gli uomini si profumano tanto quanto le donne, se non di più e, in generale, l’odore della pelle al naturale sembra essere talmente

retrò da venire classificato come “antico” senza nemmeno passare per la (felice) categoria vintage. Bei tempi, quelli in cui ci si sceglieva perché il nostro lui o la nostra lei, ai ricettori delle proprie personalissime cavità nasali, sapeva semplicemente “di buono”? A sentire – è proprio il caso di dirlo – le fragranze che imperversano oggigiorno, beh, verrebbe da dire sì.

Superate, concettualmente, le fragranze unisex – con le qua-li, a guadagnarci qualcosa, for-se forse è la donna, che gioca

spregiudicatamente con la propria immagine, evocan-

do a tratti l’androginia, civettando “ti ho rubato i pantaloni, ti frego anche il profumo!” – e i sentori

“chimici”, si torna alle origini, all’infanzia: l’aroma del buca-to steso al sole, dell’erba appe-na tagliata, della macchia mediter-ranea, del pepe macinato o del vino (dal Chian-ti al Fragolino, al Pinot nero, il Bru-nello di Montalci-no e il Passito di

Pantelleria) sono solo alcune delle scel-

te più natural tra le qua-li sbizzarrirsi.

Come se la città ci avesse tolto tutto, anche le es-senze più banali, anestetizzan-do i nostri sensi a tal punto da dover ricreare, che so, l’odore della pioggia (lo ha fatto Sarah Jessica Parker nel 2008!) per imbottigliarlo e ricordarce-lo: una “banca dati” odorifera, questa, che, magari, sarà utile ai posteri se… non diamo un ta-glio allo smog. E chi lo spiega, alle nostre nonne – le quali cu-cinavano a piè sospinto, ritira-vano i panni, si sfregavano con il sapone di Marsiglia e cam-minavano nell’erba alta – che quelli sono profumi e non odo-ri, sebbene piacevoli?

Difatti, tranne che per una ristretta e fortunata cerchia di perso-ne che si serve di nasi à porter (i professionisti dell’olfatto, adde-strati a riconoscere centinaia di scie odorose, creando bouquet unici), i comuni mortali devono profumarsi con ciò che offre il mercato e, per stupire, non resta che osare secondo i dettami de-gli “stilisti dell’eau de toilette”. Dimentichi, dunque, delle piccole botteghe parigine – costosissime e bohémienne – nelle quali farsi

confezionare il profumo su misura, unico e irripetibile, ci rivolgiamo a ciò che è di grido, ma che, ultimamente, può sembrare esagerato, quasi di cattivo gusto.

Ma se chiedete ai tipi giusti, quelli tosti, vi diranno che, per es-sere up to date, occorre odorare di sangue. Ebbene sì. Il con-tagio delle serie vampiresche si è esteso anche al beauty case. Confezione “sterile” di cartoncino bianco, fragranza in fialetta: è il caso di Blood Concep, un’idea tutta italiana (fiorentina, per la precisione), quella di ricreare olfattivamente il proprio grup-po sanguigno. C’è il gruppo 0 - zero -, “animalesco, selvaggio, come impregnato dell’aria della savana e del deserto”; il gruppo A, “più fresco, simile all’odore del bosco bagnato del mattino”; gruppo B, “forte dei sentori aromatici della stiva di una nave carica di spezie”; il gruppo AB, “un rincorrer-si di molecole sintetiche che rafforzano il sottile odore di metallo”, presente in tutte le boccette perché evocati-vo, appunto, del sangue. Che bello. Ne sentivamo proprio l’esigenza.

Ma, parallelamente, c’è anche chi si è spinto oltre – al sangue, difatti, la pazzerella Lady Gaga aggiunge addirittura lo sperma per la sua fragranza top-secret –, e chi, invece, si è adoperato per vincere il Pulitzer del “sentore androide”: ideato apposita-mente in Australia, selezionando un miscuglio di colla, plasti-ca, gomma e carta, il “MacBook-Pro profumo” ricrea il parti-colare odore generato da plastica, metallo e carta subito dopo la produzione del laptot, che permane per pochissimo tempo dopo l’unboxing, per il piacere di tutti gli Apple-dipendenti (e di qualche nerd smanettone).

Ergo, non sembra esserci via di scampo. Chanel n°5, oramai, fa “vecchia zia”, e le alternative sono quantomeno inquietanti. Però, a pensarci bene, si potrebbe tentare una piccola rivolu-zione: quella dell’acqua e sapone (banditi deodoranti, profumi e conservanti sottocute), che ha portato tanto bene, idiomatica-mente, a nugoli di femminee “faccette pulite” hollywoodiane. Sì, si può fare! Che dite, aspettiamo cali il solleone e la mettiamo in pratica in autunno?

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//02.ottobre2012

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MONDOsuccesso...èArabia Saudita: via le donne dal catalogo Ikea. Il gigante

dei mobili ammette d’aver rimosso tutte le foto con la presenza femminile. Lo riporta l’edizione svedese del free

press Metro, che confronta le immagini con quelle presenti nei listini illustrati europei. Ed è subito polemica.

Indonesia, forte terremoto di magnitudo 7,8 sulla scala

Richter colpisce il nord di Su-matra, innescando un breve

allarme tsunami e un’ondata di panico. Nella regione della pro-

vincia di Aceh, la più colpita dal devastante tsunami del 2004, non si registrano danni gravi.

2012 //08.ottobreVenezuela, rieletto Chavez con il

54,4% dei voti. Il leader politico, arri-vato al governo nel 1999, conquista il

suo quarto mandato, e resterà in carica fino al 2019. “E’ stato un giorno memo-rabile” ha detto dal balcone di palazzo Miraflores. Battuto il rivale Henrique

Capriles.

//02.ottobre

Muore lo storico Eric Hobsbawm nato ad Alessandria d’Egitto nel 1917. Il “Secolo breve” è l’opera più nota

in Italia. Cresciuto a Vienna e a Berlino, laureatosi in Inghilterra, Hobsbawm influenzò generazioni di studiosi. Il collega Niall Ferguson ha definito i suoi libri “il miglior

punto di partenza per capire la storia moderna”.

Londra, James Bond com-pie 50 anni. Partono nella

capitale britannica i festeg-giamenti per celebrare l’e-popea dell’agente segreto, proiettando un documen-

tario sui Bond storici: Sean Connery, Roger Moore,

Timoty Dalton, Pierce Bro-snan e Daniel Craig.

2012 //12.ottobrePremio Nobel per la pace all’UE, per aver “contribuito

per oltre sei decenni a promuovere pace, riconciliazione, democrazia e diritti umani”. Il premio coincide con una

delle fasi più critiche dell’Unione, messa a dura prova dal-la crisi economica. Monti: “questo riconoscimento potrà

aiutare a superare le difficoltà”.

//17.ottobre2012

Russia, festeggiamenti per Putin. Il presidente russo

compie 60 anni, e il Giubileo in suo onore coinvolge tutta la Federazione. Mostre, voli

con le gru, i viaggi con i moto-ciclisti e i cani labrador, tanto

amati dal leader del Cremli-no. Presente anche l’ex pre-

mier Silvio Berlusconi.

Global Hand wash day. Dall’Africa all’India, si cele-bra il giorno dell’igiene tra-mite il lavaggio delle mani,

per evitare le molte malattie trasmesse per contatto, an-cora mortali nei paesi in via

d’espansione.

New York, muore Barry Commoner scienziato e atti-vista, pioniere del movimen-to ambientalista. Tra i primi

a evidenziare gli effetti della ricaduta radioattiva, contribuì

alla decisione del governo Usa di mettere parzialmente al bando

alcuni tipi di test nucleari.

2012

ITALIAsuccesso...è//02.ottobre

2012 //01.ottobre

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//26.settembre2012

//06.ottobre2012

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2012 //03.ottobre

2012 //10.ottobre

2012 //18.ottobre

Protesta sul cupolone. Imprenditore triestino dorme sulla cupola di San Pietro per la seconda volta dopo 2 mesi:

Marcello Di Finizio, calatosi fino a una sporgenza su una delle finestre del Cupolone, ha esposto

uno striscione di protesta. “Non sono un pazzo suicida - ha detto - sono solo disperato”.

Tre anni di reclusione per Paolo Gabriele, il “Corvo”

dello scandalo Vaticano, ridotti a 18 mesi, per il furto

di documenti papali. Concessi gli arresti domiciliari. Il

maggiordomo del Pontefice: “Non mi sento un ladro, ho

agito per amore della Chiesa”.

Napoli, lotta tra i clan camorristi ‘Ascione-

Papale’ e ‘Iacomino-Birra’. 21 gli arresti effettualti

dai carabinieri della com-pagnia di Torre del Greco

per estorsione e tentato omicidio.

Caos per le manifestazioni studentesche in tutta Italia.

I giovani dicono “no” alla riforma della scuola e dell’Università, rivendi-cando il diritto alla lotta contro le po-litiche di Austerity del governo Monti

e della Banca Centrale Europea. Taf-ferugli a Milano.

Arriva Cleopatra, perturbazione meteo,

ed è già allerta civile, soprat-tutto a Roma. Alemanno:

“Sarà un’emergenza abba-stanza forte’’. Sotto controllo gli argini di Tevere e Aniene. Forti precipitazioni su Ligu-ria, Piemonte e Lombardia.

Fiorito in carcere. L’ex capogruppo Pdl alla Regione Lazio, detto

Batman per i suoi festini, finisce in manette con

l’accusa di peculato. “Meglio qui che nel Pdl”.

Beppe Grillo arriva in Sicila a nuoto, attraversando lo stretto di Messina dopo una traversata di oltre un’ora, per sostenere i candidati del Movimento

Cinque Stelle, di cui è leader.

Milano, scontro tra metrò, alla fermata Gioia della linea verde. Per un malore del macchinista, verifica

un leggero tamponamento tra due convogli, causando una ventina tra feriti e contusi. Atm: “Il sistema di

sicurezza ha funzionato”.

Scandalo Regione Lombardia: continuano le indagini che hanno portato all’inquisizione di ben 15 consiglieri

su ottanta della Regione Lombardia. Ultimo scandalo, l’inchiesta sulla discarica di amianto di Cappella

Cantone. Chieste le dimissioni al presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, indagato per corruzione

nell’inchiesta sulla Fondazione Maugeri per i benefit ricevuti in viaggi, soggiorni lussuosi ai Caraibi e yacht.

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BERgAMOsuccesso...è

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2012 //21.ottobre

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2012

//17.ottobre

2012

A Sotto il Monte gli stranieri sono cittadini onorari. Presentato il progetto “Carta dei diritti” della Cisl per sti-molare le amministrazioni della provincia a riconoscere,

seppur in via informale, la cittadinanza ai ragazzi che vivono sul territorio, a prescindere dalla loro origine.

Immediata l’adesione del sindaco Eugenio Bolognini: “Nel mio comune la presenza di stranieri è molto limitata ma

per me il riconoscimento non solo è un gesto simbolico, ma anche un dovere morale”.

Palio degli asini. Pieno di spettatori per il Palio dei cantù di Martinengo. La manifestazione (32ª edizione) continua

a richiamare visitatori anche da fuori regione, con la sfilata in costumi d’epoca da parte dei sette cantù, le

recite d’epoca medievale, l’esibizione degli sbandieratori e dei tamburini, le performance dei figuranti (ben 510).

A vincere per la prima volta il cantù Valere e Murnighèl: prima a tagliare il traguardo l’asina Monica, guidata con

grande fatica da Gaetano Romano.

Spirano: allarme furto su Facebook. Per contrastare i furti nelle case il sindaco

Giovanni Malanchini invita i suoi concittadini a segna-

lare movimenti sospetti e casi di tentati furti diretta-mente sulla bacheca che la polizia locale ha aperto su

facebook. Con un’assicura-zione: le segnalazioni ven-gono lette in tempo reale.

Seriate: inaugurato il ponte sul Serio. È stato finalmente aperto il ponte ciclopedonale fra Oasi Verde 1 e Oasi Verde 2 e si è creato un parco enorme di circa

200mila metri quadrati, oltre ad aprire un anello ciclope-donale di circa 30 km da Seriate a Ghisalba. Uno dei più bei percorsi dell'intero Parco del Serio per la presenza di due castelli, del santuario della Basella e paesaggi unici.

//06.ottobre

Distretto Asl in Valle Seriana. La nuova sede del

distretto socio-sanitario della Valle Seriana Superiore e della Valle di Scalve sarà ospitata in una porzione

dell’ex ospedale S. Biagio di Clusone, di proprietà del

Comune di Clusone.

//12.ottobre

//24.ottobreVal Brembana, fondi

per lo sci. Dalla Regione Lombardia sono pronti

otto milioni di euro per lo sviluppo del comprensorio sciistico brembano. I fondi dovrebbero favorire anche la realizzazione della cabi-novia e di nuove seggiovie.

//17.ottobre

2012 //30.ottobreAnche Bergamo bassa

avrà il suo piano del co-lore. Entro aprile 2013, le

tinte delle case saranno mappate prendendo in con-siderazione non solo le zone

più pregiate, ma anche quelle con i problemi più

gravi. L'obiettivo è evitare le “stecche” che, proprio in città bassa, purtroppo non

erano mancate.

//30.ottobre2012

Violenza sulle donne in crescita. Secondo il Centro Aiuto Donna di Bergamo il 2012 sembra essere desti-

nato, purtroppo anche in Bergamasca, a diventare un anno record. A ottobre sono già 196 le donne che hanno

avuto il coraggio di rivolgersi al centro antiviolenza: il re-cord precedente era di 212

in un anno, il 2009.

Seriate: “Comune no tax”. Niente stangata per gli abitanti

di Seriate: né per l'Imu né per l'addizionale Irpef né per la

Tarsu. L’amministrazione tro-verà altre soluzioni “per non gravare sulle famiglie già in

difficoltà per la crisi economica e occupazionale”.

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