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ANNO XXXVI - N. 2 - GIUGNO 2015 - Pubblicazione trimestrale - 3 0,05 Pubbl. inf. 50% BELLUNO TAXE PERÇUE TASSA RISCOSSA Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/BL PERIODICO INFORMATIVO RISERVATO AI SOCI DELLA SEZIONE DI FELTRE DELL’A.N.A. IN CASO DI MANCATO RECAPITO RINVIARE ALL’UFFICIO P.T. DI BELLUNO DETENTORE DEL CONTO PER RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA 17-18-19 Luglio Primo Raduno del Battaglione “Feltre”

17-18-19 Luglio Primo Raduno del Battaglione “Feltre”files.ana-feltre.webnode.com/200012367-96927978b9/Alpini sempre p... · periodico informativo riservato ai soci della sezione

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ANNO XXXVI - N. 2 - GIUGNO 2015 - Pubblicazione trimestrale - 3 0,05 Pubbl. inf. 50%

BELLUNOTAXE PERÇUE

TASSA RISCOSSA

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/BL

PERIODICO INFORMATIVO RISERVATO AI SOCI DELLA SEZIONE DI FELTRE DELL’A.N.A.

IN CASO DI MANCATO RECAPITO RINVIARE ALL’UFFICIO P.T. DI BELLUNO DETENTORE DEL CONTO PER RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA

17-18-19 LuglioPrimo Radunodel Battaglione “Feltre”

2 Alpini… Sempre!2

ANNO XXXVI - N. 2 - GIUGNO 2015 - Pubblicazione trimestrale - 3 0,05 Pubbl. inf. 50%

BELLUNOTAXE PERÇUE

TASSA RISCOSSA

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/BL

PERIODICO INFORMATIVO RISERVATO AI SOCI DELLA SEZIONE DI FELTRE DELL’A.N.A.

IN CASO DI MANCATO RECAPITO RINVIARE ALL’UFFICIO P.T. DI BELLUNO DETENTORE DEL CONTO PER RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA

17-18-19 LuglioPrimo Radunodel Battaglione “Feltre”

DI QUESTO NUMERO SONO STATE STAMPATE 5.100 COPIE

PRESIDENTE:

Carlo Balestra

DIRETTORE RESPONSABILE:

Gianpaolo Sasso

ADDETTO ALLA PUBBLICITÀ:

Sergio Caddeo

ADDETTO AGLI INDIRIZZI:

Giancarlo Garbuio

REDAZIONE DIRETTORE: Roberto CasagrandeVICE DIRETTORE: Italo Riera Collaborano: Lusa Dorino, Paolo Gris, Carlo Tirel, Bruno Saccaro e Ivo Dalla Mora

Direzione, Redazione e Amministrazionepresso la sede ANA - Via Mezzaterra, 11/AFELTRE - Tel. 0439/80992 - Fax 0439.83897E-mail: [email protected] del Tribunale di BellunoN. 6/79 - Prot. N. 23337 del 22 ottobre 1979Editore ANA Feltre - Via Mezzaterra, 11/A Iscr. repertorio ROC n. 23842Stampa DBS - Rasai di Seren del Grappa (BL)

IN COPERTINA:

2002: il Battaglione “Feltre”rientra dalla missione

in Bosnia(Foto Dalla Corte)

IN 4ª DI COPERTINA:

I reduci del gruppo Monte Miesna Bortolo Maccagnan

e Romolo Turrin.(Foto Enio Curto)

IL SALUTO DELL’EX CONSIGLIERE NAZIONALE MIOTTO

Carissimi Alpini e Amici delle sezioni di Belluno, Cadore, Feltre, Valdobbiadene.

Sono passati sei anni ed al termine della mia esperienza in Consiglio Direttivo Nazionale, sento il dovere di rivolgermi a Voi tramite le testate dei rispettivi giornali sezionali e rin-grazio i direttori per l’ospitalità.

Il mio vuol essere un grazie personale per il supporto che mi avete dato per poter svolgere al meglio il compito e ruolo che il CDN mi ha assegnato. Certamente ci saranno state delle mancanze ma Vi posso assicurare che l’impegno non è mai venuto meno, un impegno doveroso nei Vostri confronti che tanto date a questa nostra amata Associazione.

Sotto la guida dei Vostri Presidenti, restate fedeli ai doveri che abbiamo assunto nel rispetto ai nostri padri fondatori: Vivere e tramandare le tradizioni degli Alpini.

Stiamo entrando di fatto nelle celebrazioni commemorati-ve della “Grande Guerra”. Una guerra che ha visto il nostro territorio sopportare in maniera massiccia il gravoso peso, sia a causa delle fasi belliche che alle loro conseguenze quali ad esempio la povertà, la sofferenza e la gogna del profugato.

La forza del volontariato applicato (non teorico) di ogni Gruppo nel proprio ambito operativo, e non solo, a sostegno dei più deboli per sopperire spesso alla mancanza o ineficacia delle istituzioni, rappresemta il volano trainante che fa onore a Voi ed alla Associazione tutta.

Vi invito pertanto a continuare su questa strada con passio-ne e determinazione ma sempre restando sui binari guida e nel rispetto dei propri ruoli.

Solo così la nostra Associazione non avrà alcun timore per

la sua sopravvivenza, pur nell’assenza della leva obbligatoria.I politici possono toglierci tutto, ma non potranno mai pri-

varci dei nostri valori, pietre angolari e portanti della nostra identità alpina.

Vi abbraccio tutti con infinita simpatia alpina.Onorio Miotto.

UMBERTO TURRIN:ALPINO FELTRINO IN CANADA

Con questa foto l’amico Umberto Turrin vuole salutare tutti i lettori di “Alpini…Sempre!”. L’immagine lo ritrae ad un’adunata con il vessillo della Sezione canadese di Vancouver ed insieme ad altre penne nere, tra le quali si riconoscono l’ex presidente nazionale Giuseppe Parazzini e l’ex direttore de “L’Alpino” Vittorio Brunello. La redazione ringrazia il socio per le numerose oblazioni che ci fa perve-nire dal Canada.

Alpini… Sempre! 33

Come non mai l’Italia è sotto pressione, compressa da fenome-ni uguali e contrapposti che rischiano di paralizzare ogni sforzo del Paese in direzione della ripresa economica, di maggiore giustizia sociale e di affermazione della legalità sostanziale.

Il riferimento non è in alcun modo alla battaglia politica per le elezioni regionali che pur c’è stata e che ha dato i risultati che sappiamo, ma invece riguarda talune vicende accadute negli ultimi tempi che rappresentano la cartina da tornasole di una democrazia in fibrillazione e di un ordine costituzionale piut-tosto rigido in base all’impostazione ricevuta al momento della adozione della Carta fondamentale avvenuta nel 1948, ma nello stesso incapace di governare con efficacia e legalità appunto sostanziale, non solo formale, le nuove emergenze presenti nella comunità nazionale. Il quadro che ne esce è purtroppo ricco di contraddizioni e assomiglia a un gomitolo inestricabile dove è difficilissimo recuperare il bandolo della matassa.

Il primo caso, piuttosto emblematico, è quello che si riferi-sce alla sentenza della corte costituzionale che ha dichiarato costituzionalmente illegittimo il blocco dell’adeguamento delle pensioni deciso dal governo Monti e approvato dal parlamento. Quel denaro dovrà essere restituito, sia pure gradualmente, ai pensionati che giustamente lo vantano come un loro diritto in base ai contributi versati. Anche nella meno costosa delle ipotesi il conto è molto salato e sposta comunque debito sul futuro a svantaggio delle generazioni più giovani che già dispongono di pochissime certezze nell’ambito previdenziale.

Del resto il settore pensionistico è davvero un campo minato nel quale è difficile intervenire senza toccare i cosiddetti diritti quesiti. Nel momento in cui i diritti menzionati vengono intac-cati è pressoché automatica, (si fa per dire, perché di solito non interviene subito ma magari a distanza di anni come nel caso citato ) una pronuncia della suprema corte che ripristina quanto tolto. Tutto ciò nonostante che al momento dell’approvazione delle leggi di tal fatta si sappia perfettamente che i profili di costituzionalità sono piuttosto fiacchi …

Ed è un campo quello pensionistico dove fioriscono diritti ma anche molti privilegi. Basti pensare alle pensioni d’oro o a quelle molto ricche ovvero oltre una soglia ragionevole, basti pensare ai vitalizi di parlamentari e consiglieri regionali, basti pensare alla moltitudine di pensioni elargite sulla base di pochissimi anni di lavoro effettivamente svolto, ecc.

La casistica è molto ampia ma spesso è difficile la distinzione tra diritto e privilegio. Se distinguere è una manovra incerta, è invece certo che in caso di messa in discussione di privilegi ci saranno ottime possibilità di ricorsi, come già avvenuto, miranti a riconoscere il diritto quesito con altrettante ottime possibilità di accoglimento del ricorso.

È evidente che per materie come questa, e non è la sola, non basta più legiferare con una semplice legge ordinaria. L’intervento legislativo per superare la contrapposizione tra diritto quesito e privilegio, per azzerare determinate posizioni e ricominciare da capo su presupposti corretti, ha bisogno di avere una fonte legislativa di un rango superiore: ha bisogno di essere consacrata da una legge di livello più elevato di quella ordinaria. Magari proprio di una legge avente valore costitu-zionale. Per questa ragione la riforma costituzionale è ben più ampia di quella che alcuni ritengono. Limitarla alla riconside-razione del Senato della Repubblica e a poche altre cose è assai insufficiente. C’è bisogno invece di un nuovo patto, di un nuovo ordine costituzionale che adegui il Paese a nuove regole formali

e sostanziali capaci di disegnare un’Italia diversa. Ispirata a giustizia sociale e a giustizia tra le generazioni eliminando gli errori del passato ma anche preservatrice dei diritti delle fasce più giovani di età.

Altra questione è quella degli immigrati e dei rifugiati. Arrivano in gran copia soprattutto dal mare. Nei primi cinque mesi del 2015 si parla di oltre 50.000 persone. I servizi di intel-ligence britannici, all’inizio di giugno, stimano in circa 500.000 i soggetti presenti sulle coste libiche in attesa di prendere il largo sui barconi. Molti fuggono da guerre o da condizioni di vita disumane con fame sete e pestilenze, altri fuggono da con-dizioni di sfruttamento e di intolleranza e si sobbarcano viaggi pericolosissimi attraverso il continente nero e poi la traversata del mare che per molti diventa fatale. Insomma un esodo biblico che non smette di terminare perché molti altri ce ne saranno. A dir la verità, in quantità notevole entrano anche dal nostro con-fine orientale che da questo punto di vista pare sia diventato un colabrodo: arrivano dalla penisola balcanica e dal medio orien-te. Ormai è assodato che non potendo rimanere in Austria, o in Slovenia, entrano da Tarvisio e da qualche altro valico.

Tutti questi immigrati alla fine vengono sostenuti a spese dell’Italia e dell’Europa, la quale peraltro fino a questo punto ha fatto pochi modestissimi passi in avanti nell’assunzione delle proprie responsabilità. Le decisioni dell’ultimo vertice europeo sul tema hanno dato l’idea del pannicello caldo e non quello dell’adozione di misure di grande spessore fortemente condivise dai paesi membri. D’altra parte, nella concretezza dei compor-tamenti nel rapporto con l’Italia è emblematico l’atteggiamento sia dell’Austria a Tarvisio, sia della Francia alla frontiera di Ventimiglia. La loro parola d’ordine è più fondata sul respingi-mento che sull’accoglienza.

In conclusione gran parte degli arrivati pesano sull’Italia sotto vari profili e i nostri cittadini si chiedono se al netto di garantire il diritto umanitario di essere salvati dall’annegamento in mare e altri diritti elementari sia giusto che la collettività nazionale ed europea spenda per lungo tempo per ognuno di loro più di 30 euro al giorno per il mantenimento, cifra che non è garantita nemmeno a molte persone con cittadinanza italiana sprovviste di ammortizzatori sociali o a molti pensionati al minimo.

La sensazione che hanno molti è che si sia perso, anche nei centri decisionali preposti al governo del bene comune il senso della gerarchia, della priorità dei bisogni e della graduatoria delle persone che li incarnano.

L’inbufalimento della pubblica opinione poi diventa espo-nenziale quando nella gestione del fenomeno si inseriscono, come dimostrato da recenti inchieste giudiziarie, episodi di corruzione ramificata elevati a sistema che dietro al soccorso e all’assistenza degli immigrati testimoniano l’insorgenza diffusa del business illecito.

“Gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare” diceva spesso il grande Gino Bartali. Forse non è proprio del tutto così. Ma poco ci manca.

Dunque, anche in questo caso si tratta di procedere a un azze-ramento delle posizioni per ricominciare su presupposti diversi con nuove leggi e nuove priorità e soprattutto con un effettivo bilanciamento tra le tutele accordate ai cittadini e il dovere di solidarietà e di garanzia dei diritti naturali per i rifugiati e gli immigrati.

L’ITALIA SOTTO PRESSIONE ALLA RICERCA DI UN NUOVO PATTO COSTITUZIONALE

Tra diritti quesiti e privilegi (degli italiani) e diritti umanitari (di rifugiati e immigrati) Sullo sfondo il duello logorante tra legalità zoppicante e corruzione ramificata

di Gianpaolo Sasso

4 Alpini… Sempre!

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PROGRAMMA

1° RADUNO BTG. “FELTRE” 2° RADUNO GR. ART.

MONTAGNA “AGORDO”17/18/19 LUGLIO 2015

VENERDÌ 17 LUGLIO17.00 SALA DEGLI STEMMI – FELTREIncontro con il Sindaco e la delegazione Ungherese.Presentazione del Libro “1918 Sui Cieli del Grappa Un aviatore ungherese al fronte” a cura di Marco Rech 18.30 SEMINARIO VESCOVILE – FELTREInaugurazione delle Mostre “Gli Aviatori Ungheresi a Feltre” e “Valore Alpino” 20.45 AUDITORIUM CANOSSIANO – FELTRE20° Festival Internazionale della Fisarmonica “Dolomiti 2015” a cura della Fisorchesta “G. Rossini”.

SABATO 18 LUGLIO9,00 CASERMA “A. ZANNETTELLI” - FELTREAmmassamento dei partecipanti al raduno.9.30 Corteo dalla Caserma A. Zannettelli al Monumento ai Caduti.10.00 MONUMENTO AI CADUTIOnori alle Bandiere Ungherese e Italiana e ricordo dei Caduti. 11.00 HOTEL RISTORANTE “LA CASONA” – FELTREScoprimento di una targa commemorativa dove sorgeva il Campo d’Aviazione Ungherese.16.00 MUNICIPIO SALA CONSILIARE – FELTREConferimento Cittadinanza Onoraria al 7° Rgt. Alpini.17.00 CAMPO GIORGIO – FELTREAmmassamento e corteo fino alla Caserma A. Zannettelli, dove sarà celebrata una Santa messa in ricordo dei Caduti di tutte le guerre.20.30 CITTÀ STORICA – FELTRESpettacolo Itinerante sulla Grande Guerra nelle vie della Cittadella, “Silenzio!” a cura del Gruppo Teatrale “Tarantâs” di Borgo Valsugana e il coro Sintagma di Feltre.22.30 PIAZZA VITTORIO EMANUELE II – FELTRE Rassegna Corale. In caso di maltempo, la rassegna corale si svolgerà presso l’Auditorium dell’Istituto Canossiano alle ore 20.30.

DOMENICA 19 LUGLIO8.30 PIAZZA BTG. FELTRE – FARRA Momento di riflessione al Monumento dei Caduti in Afghanistan.

9,00 PARCHEGGIO BIRRERIA PEDAVENA – PEDAVENA Ammassamento partecipanti al Raduno.

9.30 Inizio sfilata.

12.30 Conclusione sfilata.

Questa la motivazione con la quale nel 1987, in occa-sione dei suoi cent’anni, la città di Feltre concesse la cittadinanza onoraria al Reparto che porta il suo nome.

CITTÀ DI FELTREILCONSIGLIO COMUNALE DI FELTRE

CONSIDERATOche il Battaglione Alpini “Feltre”, dopo la sua costitu-

zione avvenuta il 1° agosto 1887IN VISTA

della sua gloriosa storia che lo vide partecipare alla campagna d’Africa della fine del secolo scorso, alla campagna di Libia del1912, alla prima guerra mondiale 1915-1918, alle operazioni in Albania, alla guerra italo-etiope e all’ultima guerra 1940-1945, dando prova di sacrificio e di eroismo al punto da meritare una medaglia di bronzo ed una d’argento.

RICORDANDOinoltre la sua meritoria opera per la prestazione effet-

tuata nel disastro del Vajont del 1963 per cui fu decorato della Medaglia d’Oro al Valore Civile.

SENZA DIMENTICAREi suoi interventi durante l’alluvione del Primiero ed il

terremoto del FriuliESPRIMENDO

ancora il suo più vivo elogio e plauso per il civilissimo comportamento sempre tenuto dai suoi soldati nella plu-riennale permanenza nella nostra città nei confronti degli abitanti, alla unanimità

DECIDEdi conferire al Battaglione “Feltre” la cittadinanza ono-

raria della Città di Feltre.

5Alpini… Sempre!

z.i. Rasai di Seren del Grappa (BL)Tel. 0439.44111 - Fax 0439.394112

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STAMPA DIGITALE

Via Quattro Sassi, 4Rasai di Seren del Grappa (BL)

Tel. [email protected]

Orari libreria: da martedì a sabato 9.00-12.30 e 15.00-19.00Siamo aperti anche domenica e lunedì dalle 15.00 alle 19.00

La libreria del territoriocon sconti e promozioni tutto l’anno

In occasione del primo raduno del Battaglione Alpini “Feltre” ritenia-mo importante ricordare sintetica-mente le vicende, gli uomini, le date che ne hanno segnato i suoi 128 anni di storia.

Il Battaglione “Feltre” nasce uffi-cialmente il 1° agosto 1887 con la costituzione del 7° Reggimento Alpini, formato oltre che dal nostro Reparto anche dai Battaglioni “Pieve di Cadore” e “Gemona”. Trova la sua naturale sede nella città di cui porta il nome e dove gli alpini erano già presenti fin dal 1878 con la 33a Compagnia del 10° Battaglione Alpini.

L’esordio operativo risale all’inverno 1895/96 quando alcuni suoi elementi vanno a comporre la 4a Compagnia del 1° Btg. Alpini d’ Africa.

Nel luglio 1909 si definisce la nuova composizione del 7°, che ha ancora in forza i Battaglioni “Feltre” (nappina bianca) e “Pieve di Cadore” (nappina rossa), ai quali si aggiunge il “Belluno” (nappina verde). Nel 1911 il “Feltre” si trasferisce alla “Zannettelli”, da poco edificata. Nell’estate del 1912 il Reparto è mobilitato e, in forza al 1° Rgt. Alpini Speciale, parte per la Libia. È impegnato nella battaglia di Assaba, dove si merita la prima Medaglia d’Argento.

Dopo aver preso parte ad altri com-battimenti in terra d’Africa, rientra in Patria nell’agosto del 1914, quan-do da poche settimane era già in corso la prima guerra mondiale. Nel corso della Grande Guerra il nostro Battaglione è schierato in particolare sul settore Brenta - Cismon, dove scri-verà una delle pagine più importanti della sua storia con la conquista del Monte Cauriol.

A seguito della disfatta di Caporetto anche il”Feltre” è costretto al ripiega-mento e si attesta inizialmente sulla “montagna di casa”, il Tomatico. In

seguito sarà impegnato a presidiare la zona fra il monte Fontana Secca e il monte Spinoncia, poi in Val Cancino e sul Valderoa. Qui cadono e saranno insigniti di Medaglia d’Oro al V. M. il capitano Guido Corsi e il tenente Giuseppe Caimi.

Al termine di duri scontri sul Valderoa, nei quali aveva ottenuto una Medaglia di Bronzo, il Reparto ridot-to ormai ad un centinaio di effettivi, viene mandato a riposare a Paderno d’Asolo e Onè di Fonte. Ricomposte le fila, dal fronte del Valderoa, dopo essere stato incorporato nel 10° Corpo d’Armata, scende nella valle dell’A-stico e poi in val Posina.

Il 3 novembre 1918, alle ore 15.30, il Plotone Arditi del “Feltre” entra a Trento liberata. Nel primo dopoguerra il Battaglione viene inviato in Albania con il Gruppo “Rambaldi”, formato anche dai Battaglioni “Fenestrelle” e “Monte Dronero”. Nei Balcani è impegnato in un anno di guerriglia, nel corso del quale il tenente Vittorio Montiglio è decorato con Medaglia d’Oro al V. M. Rientrato in sede nel giugno 1920 il Reparto passa con il 9° alpini fino all’ottobre del 1926, quindi rientra nel 7° Rgt., alla fine del 1935 viene costituita la nuova “Divisione Pusteria” con destina-zione Africa orientale. Della nuova Divisione fa parte anche il nostro Battaglione e a Feltre viene creato il 7° Btg. Complementi che a gennaio del 1936 sbarca a Massaua.

Dal febbraio al maggio 1936 è impe-gnato in diverse operazioni militari: dalla conquista dell’ Amba Aradam a quella dell’Amba Uork, dove il tenen-te Efrem Reatto merita la Medaglia d’Oro alla memoria. Dopo altri com-battimenti il Reparto è impegnato nella battaglia di Ascianghi. Al ter-mine degli scontri armati gli alpini feltrini resteranno in Etiopia ancora

STORIA DEL BTG. “FELTRE”

Maggio 1915: il “Feltre” parte per il fronte.

Baraccamento del “Feltre” sul monte Cauriol durante la Grande Guerra. Continua a pag. 6

6 Alpini… Sempre!

un anno per sistemare ponti e strade. Nel 1939 una nota di colore tipicamente alpino: il “Feltre” partecipa alla ventesima adunata nazionale dell’ANA a Trieste.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale il Reparto viene mandato sul fronte occidentale inizialmente e in seguito parte ancora una volta per l’Albania. Sono tante le località che hanno segnato la presenza del “Feltre” nella campagna greco - albanese: Ciafa Galina, la linea Sirak – Novani – Tomori, il settore dello Sparadit e Muri. Nei diversi combat-timenti in cui furono impegnati i suoi alpini si meritarono la Medaglia d’Oro al V. M. alla memoria il caporal maggio-re Solideo D’Incau, sovramontino, il sottotenente Vittorio Zanibon, comandante del Plotone Arditi e il tenente Luigi Rendina, comandante della 65a Compagnia, la cui medaglia impreziosisce il vessillo della Sezione Abruzzi, organizzatri-ce della recente adunata nazionale a L’Aquila.

Nell’ottobre del 1942 il Battaglione rientra in Italia ed è nuovamente dislocato sul fronte occidentale, in Francia l’anno successivo, il 12 settembre, pochi giorni dopo la firma dell’armistizio, il Reparto si scioglie. Alcuni alpini del Battaglione entreranno nelle fila partigiane. Si meriteranno la Medaglia d’Oro al V. M. alla memoria il sergente maggiore Gino Agostino Antoniol, caduto sulle montagne piemontesi e il sottotenente Spolidoro Ruruch, che morì nel campo di concentramento di Mathausen.

In questo ambito ricordiamo anche il tenente colonnello Angelo Zancanaro, anch’egli Medaglia d’Oro al V. M. alla memoria. Dopo il secondo conflitto mondiale il “Feltre” viene ricostituito e inquadrato nell’8° Reggimento Alpini, con il “Tolmezzo e “L’Aquila” e si trova di stanza in Friuli. Nel 1949 vengono ricostruite le fila anche della Brigata “Julia”, che assorbe anche il “Feltre” e nel 1956 fa ritorno alla storica caserma “Zannettelli” incorporato ancora una volta nel 7°

Rgt. Nel 1957 il Reparto è presente alla trentesima adunata nazionale ANA di Firenze. Nell’ottobre del 1963 il “Feltre” partecipa alle operazioni di soccorso e recupero delle vittime dopo la sciagura del Vajont. In occasione dell’alluvione del novembre del 1966 il Battaglione è impegnato in aiuto alle popolazioni dei comuni del Feltrino e del Primiero colpite dalla calamità naturale.

Tra il 1963 e il 1968 gli alpini dalla nappina bianca sono periodicamente impegnati nel servizio di vigilanza e di con-trollo ad obiettivi sensibili in Alto Adige. Nell’ottobre del 1975 il “Feltre” è reso autonomo per effetto del nuovo orga-nigramma militare e riceve in consegna la bandiera di guerra del 7° Rgt. Alpini. Tra il gennaio e il marzo del 1979 presta servizio d’ordine pubblico sulla tratta ferroviaria appenninica in val Bisenzio.

Nel novembre del 1980 il Reparto partecipa alle operazioni di soccorso alla popolazione colpita dal terremoto in Irpinia.

Fine prima parte

Una seconda parte della storia del Btg. “Feltre” sarà pub-blicata sul prossimo numero e riguarderà soprattutto la pre-senza del Reparto nelle missioni internazionali di peacekee-ping e in quelle di ordine pubblico sul territorio nazionale.

R.C.

Cerimonia con il “Feltre” in piazza Maggiore.

Marzo 1978: il “Feltre” rientra dal servizio d’ordine pubblico pre-stato in Val Bisenzio. (Foto Frescura)

Salmerie del “Feltre” sfilano per il centro cittadino, al ritorno da un campo.

segue da pag. 5

Nel corso di una breve cerimonia lo scorso 20 maggio la proprietà della caserma “Angelo Zannettelli” è stata tra-sferita dal’Agenzia del Demanio al Comune di Feltre. Una parte vincolata dell’area del vasto complesso militare sarà definitivamente di proprietà comunale dopo la presenta-zione di un progetto che ne illustri la nuova destinazione a scopi culturali e sociali. L’intenzione dell’attuale ammini-strazione comunale della Città è di creare il centro logistico intercomunale della Protezione Civile e una sorta di casa delle associazioni. In parte gli ampi spazi scoperti saranno adibiti probabilmente a zona parcheggio auto, vista anche la prossimità dell’ex area militare con il centro cittadino.

AL COMUNE DI FELTRE LA CASERMA ZANNETTELLI

Alpini… Sempre! 7

L’Aquila è una città ferita con un profilo segnato dalle gru che si protendono verso il cielo. Ma L’Aquila è soprattutto una città di forte tradizione alpina, lo si capisce ammirando il panorama che la circonda e la mole del Gran Sasso che accoglie il visitatore svelando tra le nubi i suoi canaloni inne-vati. A L’Aquila c’è il 9° Reggimento Alpini che ha scritto gloriose e drammatiche pagine della nostra storia. La città è poi custode di un prezioso patrimonio stori-co artistico segnato dal terremoto del 2009.

Ma L’Aquila è più di ogni altra cosa una città fiera che accoglie con riconoscenza chi l’ha sorretta, chi le ha teso la mano. Girando tra i borghi che la circondano è facile legge-re sui muri degli ambulatori o delle chiesette parole ricorrenti: Alpini, A.N.A. … e spesso a queste parole si accostano nomi di località venete, trentine o bergamasche. È una sorta di strano gemellaggio che lega idealmente la città alle Sezioni Alpine d’Italia. La scelta di fare qui un’Adunata si capisce allora che è un modo per dire grazie, per ritrovarsi e allo stesso tempo far ritrovare alla città identità e vitalità.

Se poi vogliamo addentrarci in questa 88a Adunata, bisogna calarsi nei panni dell’alpi-no e pensare ai lunghi viaggi per raggiunger-la, agli attendamenti più o meno organizzati, ai dialetti mischiati, ai brindisi con gli amici ritrovati, alle camicie di Gruppo, alle scarpi-nate infinite, alle mappe da consultare, alle musiche che l’accompagnano, al profumo degli arrosticini, al sapore della porchetta. E poi serve anche tener conto delle molte anime che inevitabilmente la compongono, spesso con forti contrasti tra folklore e tradizione, eccessi e compostezza. Si fa presto a dire “Adunata” perché ci sono molti modi per viverla, specialmente nei giorni che precedono lo sfilamento.

Attraversando le vie del centro tra palazzi puntel-lati oppure racchiusi da impalcature, può capitare di riflettere sulla tragedia vissuta oppure di intra-vedere semplicemente un comodo orinatoio; si può partecipare alla Messa alla chiesa di San Bernardino o essere trovati distesi privi di conoscenza per le bevute; si può visitare la Fontana delle 99 cannelle o girare su improvvisate falciatrici con rimorchio per dimostrare il proprio “valore alpino”, magari davanti alle Forze dell’Ordine. A ognuno il suo si potrebbe dire. Di certo talvolta servirebbe una seria riflessione sull’es-sere alpini nei valori e non solo negli eccessi, per rispetto di

sé, degli altri, della città e dei propri simboli. Sicuramente il comune denominatore alpino ha fatto di questo variegato ammassamento di uomini e famiglie uno spettacolo particolare che ha raccolto 300.000 persone.

A L’Aquila Feltre è stata ben rappresentata da oltre 500 magliette verdi alloggiate in città e nel circondario pronte sin dal mattino alla sfi-lata e dai molti volontari di Protezione Civile ritornati in città dopo il terremoto con il loro responsabile Giovanni Boschet. Sfilamento ordinato lungo un piacevole percorso in discesa uniti attorno al Vessillo Sezionale: Presidenza, Consiglio, Sindaci, Alpini. Tutti eravamo semplicemente …“Feltre”. E poi applausi, strette di mano, saluti di amici, rin-graziamenti dalla folla fino alle tribune dove lo speaker ci annuncia. E allora i volti si fanno più seri, i cuori accelerano il battito, i passi sono un po’ più ordinati: per orgoglio d’essere alpini, per l’orgoglio di essere noi, gli alpini di Feltre! E poi via verso i camper, le auto o i pullman pronti per ritornare alla vita di ogni

giorno, al lavoro o alla famiglia, lieti di esserci rivisti ancora. Grazie L’Aquila: il tuo abbraccio ci accompagnerà nel

tempo, di te riparleremo a lungo rivangando aneddoti e ricor-di a te legati, riconoscendoti nelle foto, lieti di averti cono-sciuta, onorati di esserci stati.

SI FA PRESTO A DIRE ADUNATAdi Nicola Mione

Lo striscione che la nostra Sezione ha dedicato a L’Aquila.

Giuseppe D’Alia, autore delle foto che accompagnano l’articolo sull’adunata, insieme al sindaco di Longarone Roberto Padrin.

Il presidente Carlo Balestra scorta il Vessillo sezionale porta-to dall’alfiere Antonio Sebben.

I nostri gagliardetti sfilano a L’Aquila.

8 Alpini… Sempre!

I partecipanti della nostra Sezione al campionato nazionale di sci alpinismo.

Cronaca Sportiva SezionaleSI È CHIUSA LA STAGIONE INVERNALE

Dopo il campionato di sci di fondo a Asiago, con la vittoria di Ernesto Gaio nella sua categoria e le belle prestazioni dei nostri atleti, la Sezione di Feltre ha partecipato l’8 marzo al 38° campionato di sci alpinismo, che si è svolto a Schilpario per l’organizzazione della Sezione di Bergamo. Sabato 7 si é tenuta la parte istituzionale con sfilata di vessilli e gagliardetti e presenza di autorità e alpini in armi. Il giorno successivo la competizione, con il contorno di una giornata limpida, che ha consentito a tutti di ammirare il bellissimo panorama costituito dalle vette imbiancate che circondavano il campo di gara. La nostra Sezione era presente con due squadre for-mate rispettivamente da Giovanni Argenti / Roberto Ben e da Floriano Bee / Fernando Minazzato. Bella gara, dura, molto competitiva e ben organizzata. I nostri atleti hanno consegui-to un buon risultato. Bravi e grazie di essere sempre presenti alle competizioni. Il 21 marzo a Pian Dei Frais a Chiomonte, a cura delle Sezioni di Torino e della Val Di Susa doveva svolgersi il 49° campionato di slalom gigante. Purtroppo per le avverse condizioni meteorologiche la gara è stata annul-lata. Erano iscritti oltre 340 atleti. Speriamo in condizioni di tempo migliori per il 2016. Prossimo impegno il 21 giugno

a Bedonia, dove organizzato della Sezione di Parma, si terrà il 39° campionato di corsa in montagna a staffetta, al quale saremo presenti con diverse squadre, visto il rapporto di ami-cizia sportiva che ci lega con la Sezione parmense. Un since-ro ringraziamento a tutti gli atleti che partecipano sempre con molto entusiasmo alle gare.

Walter Sossai

L’ADUNATA VISSUTA DA CASAA volte nella vita bisogna rinunciare a qualcosa, dispiace

ma è così. Quest’anno per me non è stato possibile parteci-pare all’adunata nazionale di L’Aquila e per un alpino saltare l’appuntamento più importante dell’anno rappresenta sempre un grande dispiacere, solo in parte lenito dalla speranza di essere presente alla prossima edizione. Come tanti di noi anch’io solitamente prendo parte alla trasferta nella città che ospita l’adunata con alcuni amici del mio Gruppo, con i quali si trascorrono due, tre giorni in allegria, senza l’assillo dei pensieri della normale routine quotidiana. Facendo buon viso a cattiva sorte questa volta ho immaginato di essere relegato ad una sorte di campo base, dal quale tenevo i contatti con coloro che erano partiti.

La prima telefonata mi è pervenuta il venerdì verso mez-zogiorno, quando la comitiva del mio Gruppo ha fatto sosta a Senigallia per il pranzo, a base di frittura di pesce, se non ricordo male. Più tardi, verso le cinque da una nuova chia-mata apprendevo che la meta era raggiunta e che era in corso il montaggio delle tende, un compito che solitamente vede il capogruppo impegnato nel ruolo di “direzione lavori”. In serata un ulteriore contatto per descrivere la condizione attua-le del centro storico de L’Aquila, ancora fortemente segnato dalle conseguenze del terremoto di sei anni fa. Al sabato mat-tina la prima chiamata giunge dopo le otto, a colazione fatta e dopo il riordino dei posti branda. Mi viene chiesto l’indirizzo di casa perché mi possa pervenire con una cartolina un ricor-do dell’adunata.

Verso le cinque ci sentiamo per una descrizione dell’ atmo-sfera che solitamente si vive il sabato pomeriggio, continuan-do poi alla sera, nell’ incessante “peregrinare” tra una via e l’altra, tra l’ascolto di un improvvisato concerto di una fanfa-ra e la visita ad una mostra o alla cittadella militare, interval-

lati dalla sosta rinfrancante presso qualche punto di ristoro. Arriva la domenica e con essa il momento culminante

dell’adunata, quello della sfilata. Accendo la televisione sul terzo canale della Rai, dove come avviene da diversi anni, vengono trasmesse un paio d’ore dell’avvenimento. I com-menti dei conduttori della diretta non sono particolarmente interessanti, per cui “giro” canale e passo su Telebelluno, che trasmette quasi per intero la manifestazione, terminando il collegamento verso le diciotto. Molto più stimolante ascolta-re i nostri impareggiabili speakers che, da “naturali” esperti della materia, sanno esprimere gli accenti migliori dell’alpi-nità. E a questo proposito mi piace qui riportare quanto detto da uno di loro, Manuel Principi: “Lo spirito di servizio verso la comunità, il senso del dovere quando si interviene in aiuto di chi ha bisogno non è un’esclusività alpina, un “difetto” di chi porta la penna sul cappello, ma tutti, anche coloro che non sono alpini, possono scegliere di aderirvi!” In televisione poi appare imponente la sfilata del blocco che comprende i nostri volontari della Protezione Civile, numerosissimi anche i conduttori con i loro cani.

Gli ultimi contatti prima della partenza della nostra Sezione, per avvisare di chi stava passando davanti alle tribune, quasi a dare il “Pronti…via!” Al momento della ripresa televisiva sul cartello “Feltre” l’emozione forse più forte e la sensa-zione per un attimo di essere lì, insieme a tanti altri alpini in maglietta verde a testimoniare la nostra presenza a L’Aquila. Questo il racconto della “mia adunata” 2015. Dimenticavo che con un’ultima telefonata ho salutato nel tardo pomeriggio i “miei compagni di viaggio”, giunti ormai a Bologna, ringra-ziando Fiore, Virginio, Jean Claude, Bruno, Rino, Pierino e Savino per un’esperienza diversa, quella di vivere “in diretta” l’adunata da casa. Roberto Casagrande

Alpini… Sempre! 9

SIAM PRONTI ALLA VITA…CONTRO L’INCIVILTÀMilano 1° maggio 2015: si

inaugura, tra speranze e vio-lenze, l’ Expo, l’ Esposizione Universale che terrà aperti i suoi battenti sino al 31 ottobre ed ha come temi l’alimen-tazione e la nutrizione. Due argomenti di vitale rilevanza per l’umanità in un mondo globalizzato in mille altri aspetti, ma profondamente diviso per quanto riguarda il sostentamento alimentare e

che, insieme a guerre e persecuzioni in nome di deviate lettu-re religiose, rappresenta anche una delle maggiori cause delle drammatiche migrazioni di genti cui assistiamo negli ultimi anni. Sinceramente non so se la manifestazione riuscirà a sensibilizzare il mondo per riuscire a garantire in un prossi-mo futuro cibo sano e sufficiente per tutta la popolazione del nostro pianeta. Per l’Italia l’organizzazione di un evento di questo tipo costituisce comunque, nel difficile momento eco-nomico che si sta attraversando, un’occasione importante per promuovere l’occupazione e sostenere l’andamento di molte attività ora in crisi. Della giornata di apertura dell’Expo però, purtroppo, si ricorderanno soprattutto le devastazioni pro-dotte da un movimento di protesta incivile, che si dice rap-presenti l’espressione di malcontento di gruppi contrari alla globalizzazione e al capitalismo. Ma la caratteristica princi-pale di questa “banda di delinquenti”, come molti la hanno definita, è quella di cercare lo scontro violento con le forze dell’ordine e soprattutto la volontà di devastare comunque tutto ciò che trova sul suo percorso: distruggere per il gusto di distruggere. Un modo di agire intollerabile per ogni società

che si definisca civile. Per tutti noi, alpini e non, che faccia-mo parte della società defini-ta come civile è inconcepibile manifestare la protesta verso un modello sociale “non gradito” con la violenza e la distruzio-ne. È insopportabile assistere di continuo a scene come quelle viste a Milano. Nell’anno che apre le manifestazioni per ricor-dare il centenario della Grande Guerra, siamo tutti sul balcone con l’ex presidente nazionale Giuseppe Parazzini quando ha voluto esporre il Tricolore durante il corteo dei manifestanti, a ribadire che gli alpini e il popolo italiano sono per la convivenza pacifica e non tol-lerano più le gesta vandaliche di questi nuovi, beceri barbari vestiti di nero. Nero come la bandiera di coloro che in altra parte del mondo, ispirandosi a deviate motivazioni religiose, uccidono in modo barbaro quelli che ritengono i loro nemici e distruggono le vestigia di antiche civiltà solo perché le ritengono ispirate e riferite a divinità diverse dalla propria. Modelli sociali e religiosi che basano la loro legittimità sulla violenza e il terrore. Per questo, nel concludere questa mia breve riflessione voglio prendere a prestito la “variazione” sul testo del nostro Inno nazionale che il coro di bambini ha cantato nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’Ex-po: “…siam pronti alla vita, l’Italia chiamò!” Sì, l’Italia, il mondo intero ci chiama alla vita, ad una vita migliore che possa vincere la fame nel mondo ed eliminare ogni atto vio-lento di inciviltà.

R.C.

Giuseppe Parazzini La forza della bandiera… anche contro l’inciviltà.

Lo scorso 24 gennaio in occasione di una riunione del Consiglio Direttivo Sezionale, riunitosi nella sala della Pro Loco di Soranzen, vi è stato in apertura il saluto del sindaco di Cesiomaggiore Michele Balen. Le sue non sono state poche parole di circostanza, ma hanno sviluppato un articolato pensiero sul tema degli alpini, una sorta di “lectio magistra-lis”. Quelle lezioni che solitamente fanno poli-tici, artisti, uomini di cultura o di sport quando intervengono nelle sedi universitarie per riti-rare lauree ad honorem o altri riconoscimenti. Balen ha fatto un’analisi della prospettiva futura della presenza degli alpini nella società, partendo dalla storia delle penne nere e dalla loro presenza nella società attuale. Una sua osservazione ha sottolineato come fin dai tempi della Serenissima Repubblica e più tardi con Napoleone i Bellunesi non fossero mai stati per loro natura particolarmente portati per la vita militare, ma forse questa è una caratteristica comune anche alle altre popolazioni di montagna. Con l’istituzione degli alpini, che reclutavano la loro forza nei territori in cui andavano ad operare, si è riva-lutato anche il ruolo militare delle nostre genti che in guerra prima e in tempo di pace poi, hanno sempre difeso le loro montagne dal nemico, ma anche dall’imperizia dell’uomo e dalle avversità naturali. Oggi gli alpini, anche grazie alla loro collaudata esperienza sul piano operativo e logistico, rappre-sentano una componente rilevante nell’ambito del volontariato

organizzato, oltre a costituire un insostituibile baluardo a difesa di una cultura di civiltà che presenta molte corrispondenze nei valori dell’”alpinità”. Il Sindaco si è poi sofferma-to sulla situazione attuale delle penne nere, che purtroppo non trovano più il necessario ricambio generazionale, essendo venuto meno il naturale serbatoio di forze giovani che era il servizio di leva. Questo stato di cose preoccu-pa non solo i diretti interessati, ma anche gli amministratori locali che vedono negli alpini un’insostituibile risorsa in tanti nostri piccoli comuni e in molteplici occasioni.

Una soluzione, forse la sola attualmente per-corribile, sarebbe quella di agevolare l’adesio-

ne all’associazione alpini di tutte quelle persone che condivi-dono quei valori che nel tempo hanno saputo creare un’aggre-gazione di intenti difficilmente riproponibile da altri. In parte questo già si fa con gli amici degli alpini, ma in un prossimo futuro si dovrebbe dar loro ancora maggior spazio anche sul piano delle responsabilità e degli incarichi associativi.

Il sindaco Balen ha concluso riaffermando che la battaglia degli alpini deve essere oggi combattuta sul fronte della difesa delle istituzioni e dei valori morali da sempre ricchezza del patrimonio dei soldati con la penna. Ringraziamo il nostro amico Michele Balen per queste attente osservazioni sugli alpini e il loro futuro.

R. C.

RIFLESSIONI DI UN SINDACO SUGLI ALPINI

Il sindaco Michele Balen nel cor-so del suo applaudito intervento.

10 Alpini… Sempre!

Protezione Civile Sezionale

SEZIONALE DELL’ALTIPIANO DI LAMON 2015I volontari del Radio Club Feltrino allertano i C.O.C. (centri

operativi comunali) dei vari Comuni che a loro volta mettono in allarme i vari capizona della Unità di Protezione Civile dell’ANA (Associazione Nazionale Alpini) Feltre, affinché in breve tempo ogni squadra converga verso il campo base in Comune di Lamon.

Inizia così “Sezionale dell’altopiano Lamon 2015”, per proseguire con la consegna delle liste dei volontari alla sala regìa che provvederà a coordinare tutte le operazioni della mattinata.

L’esercitazione, che si ripete ogni anno in un Comune diverso, si è posta i seguenti obiettivi: testare la validità dei collegamenti radio alternativi tra squadre dislocate sul territo-rio e campo base, verificare la formazione ed addestramento appresi nei vari corsi dedicati all’uso dei dispositivi di prote-zione individuali e delle attrezzature e principalmente attuare una serie di interventi idraulico-forestali tesi alla mitigazione del rischio idrogeologico e al miglioramento della fruibilità turistica del territorio lamonese.

Dopo il disbrigo di alcune formalità burocratiche presso la segreteria del campo base, ogni squadra si dirige verso il proprio cantiere di lavoro individuato tempo prima.

Nel frattempo, viene attivata la cucina presso la sede del Gruppo alpini di Lamon, ove i volontari-cuochi del settore logistico dell’ANA Feltre preparavano i pasti per gli oltre 300 volontari.

Ventidue i cantieri attivati. Il più impegnativo nei pressi

della presa dell’acquedotto comunale in località Boal Santo, non distante dalla frazione di San Donato, finalizzato alla pulizia della zona circostante le opere di presa ove i volontari della unità di sicurezza hanno proceduto al disgaggio di una parete rocciosa.

Sul colle di San Pietro manutenzione dell’area turistico-ricreativa dove sono intervenuti anche 15 ragazzi minorenni, molti dei quali hanno partecipato alle edizioni del 2011 e del 2014 dei campi scuola Ana Feltre a Lentiai. Interventi di ripristino dei sentieri sono stati effettuati tra la frazione di

Giovanni Tonni, Roberto De March e Paolo Rossi nella tenda comando.

Squadra alpinistica a Boal Santo.

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Alpini… Sempre! 11

Rugna e Lamon, tra la località Bus della Bela e San Donato, tra Rugna e Col De Med. È stata altresì realizzata una nuova area per pic-nic in località Saline lungo la strada che colle-ga Lamon alla località Le Ei. Interventi di raccolta rifiuti e pulizia sono stati effettuati nei pressi della frazione di Arina. Un’importante opera di regimazione delle acque è stata realizzata lungo la strada denominata delle Debite, ovvero la strada percorsa dai lamonesi debitori verso qualcuno che non volendo incontrare i creditori la percorrevano in quanto lontana dal centro abitato.

A sostegno delle squadre di protezione civile hanno opera-to anche alcune ditte locali di lavori boschivi che con trattori e rimorchi hanno portato via l’enorme quantità di tronchi e ramaglie tolta dagli alvei, mentre altre con l’uso di minie-scavatori hanno aiutato i volontari nella manutenzione del territorio.

L’impegno della domenica è stato preceduto da decine di sopralluoghi effettuati a partire dal mese di febbraio dai capi-zona accompagnati dal coordinatore delle squadre di Lamon Alessandro Facchin.

Si trattava di pianificare i lavori, stimare il numero di volontari necessari, i mezzi e i materiali che poi il Comune avrebbe dovuto far pervenire in loco.

Tutte le operazioni si sono svolte con un tempo ideale e nella tempistica prevista. Ad osservare le operazioni sul posto sabato c’era il responsabile del Dipartimento della

Ragazzi dell’ex Campo Scuola al cantiere Colle di San Pietro. Giovanni Boschet, Carlo Balestra e il capitano Andrea Trevisson.

protezione Civile del Veneto ing. Roberto Tonnellato men-tre domenica oltre al Sindaco di Lamon Vania Malacarne , che si è attivata con i suoi tecnici per l’ottenimento di tutti i nulla-osta di rito, l’assessore alla protezione civile dello stesso Comune Nicola Pradel, il coordinatore dell’Unità di Protezione Civile ANA Feltre Giovanni Boschet e il capo-zona della P.C. ANA di Lamon Alessandro Facchin, il pre-sidente sezionale Carlo Balestra, il vice coordinatore della P.C. Ana del 3° Raggruppamento Ivo Gasperi e il Capitano Roberto Trevisson del 7° Reggimento Alpini Belluno.

Significativo è stato anche il prologo delle operazioni nella mattinata di sabato che ha visto anche la partecipazione di numerosi alunni dell’Istituto Comprensivo di Lamon, che hanno ripulito la scalinata che porta al monumento dedicato ai Caduti in guerra. A tutela dei volontari sono stati schierate anche alcune squadre sanitarie in parte appiedate e in parte motorizzate appartenenti all’Ana Belluno e alla Associazione Stella Alpina di Lamon.

Giovanni Boschet

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12 Alpini… Sempre!

ESERCITAZIONE ANTISISMICA NELLE SCUOLE

Organizzata dal Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, in collaborazione con le amministrazioni comunali di Cesiomaggiore e Feltre, con la Direzione Scolastica dell’I-stituto Comprensivo di Cesiomaggiore, venerdì 8 maggio ha visto svolgersi una manovra di evacuazione e soccorso presso i sette plessi scolastici situati tra Cesiomaggiore, Soranzen, Pez, Villabruna e Nemeggio. L’evento sismico simulato con una magnitudo pari al grado 4 della scala Richter ha movimentato circa 650 tra alunni, docenti, per-sonale ATA e di segreteria, complice una bella giornata di sole che ha permesso un’ottima riuscita logistica a coloro che hanno curato nei minimi dettagli tutte le operazioni. Il tutto è avvenuto intorno alle ore 9.30, momento in cui è stato simulato il sisma. Alunni e docenti sono usciti ordinatamente dagli edifici scolastici e si sono raccolti negli spazi previsti all’esterno. Dopo l’arrivo del personale della Sezione Ana di Feltre, con il contributo delle squadre di Arson, Celarda, Cesiomaggiore, Feltre, Lamen, Pez, San Gregorio, Seren del Grappa, Sovramonte, Vignui e della Logistica, che hanno messo a disposizione, dislocati a soccorso dei vari plessi, una quarantina di volontari, i quali hanno provveduto ad accompagnare le scolaresche presso le aree di ricovero e a montare una tenda pneumatica presso il campo sportivo di Villabruna. I soccorritori hanno raggiunto e superato il cen-tinaio di unità, suddivisi in personale dei Vigili del Fuoco, volontari della P.C. Ana, personale dei Radio Club Feltrino, volontari delle squadre Cinofili di Feltre, Santa Giustina e San Gregorio, personale delle ambulanze dell’Ass.ne Vol.A. e molti altri volontari delle varie Pro Loco (Soranzen e Busche), Gruppo Alpini “Amici del Casel” di Villabruna, Ass.ne “Virtus” di Nemeggio, Ass.ne Donatori di Sangue – Sezione di Cesiomaggiore, Ass.ne Cesiosolidarietà, Ass.ne Anteas Monte Perina. Il tutto è avvenuto con il supporto nelle comunicazioni radio garantito dalle due sale C.O.C. (Centro Operativo Comunale) presso i magazzini comunali

di Feltre ed il Municipio di Cesiomaggiore, in sinergia con il Coordinamento feltrino di Protezione Civile presso la sede dell’Unione Montana di Feltre. Le squadre dei VV.d.F. hanno operato direttamente presso le due scuole dell’Infanzia di Pez e Villabruna, eseguendo in entrambe il recupero di persone disperse ed impiegando una squadra Cinofila (Pez). Al termi-ne dell’operazione gli osservatori dei VV.d.F. hanno potuto verificare il grado di efficienza della manovra di soccorso ed hanno testato la preparazione e la conoscenza dei piani di emergenza previsti nell’ambito di ogni plesso evacuato. Rivolgo a tutto il personale volontario e a tutti coloro che hanno collaborato alla prova di soccorso ed assistenza, un sincero ringraziamento per quanto svolto con attenzione e professionalità, in sinergia con la Dirigenza provinciale dei VV.d.F.

Sergio Battistella (coord. Squadre P. C. Ana di Cesiomaggiore e Pez)

Il campo sportivo di Villabruna (area di ricovero) dove i volontari Ana hanno montato la tenda pneumatica.

Alunni di una scuola con i loro insegnanti insieme ai volontari al termine dell’esercitazione.

Il capogruppo di Vignui Ivo Dalla Mora con alcuni soci del Gruppo e l’alpino canadese Umberto Turrin.

UN’ALTRA IMMAGINE DA L’AQUILA

Alpini… Sempre! 13

L’ANGOLO DELLA STORIA

Padri e figli: il valore dell’esempio“Gli eroi si accettano o si rifiutano, non si spiegano; e per conto nostro ci ostineremo sempre a non rifiutarli”

Eugenio Montale

Ragionavo tra me e me sul fatto che presto sarà il 19 giugno, che per i Feltrini è ancora una ricorrenza impor-tante: settantuno anni dalla morte di Angelo Zancanaro (a sinistra il suo medagliere) e di suo figlio Luciano nella ‘Notte di Santa Marina’. Sull’onda dei pensieri mi sono venuti alla mente altri episodi simili: quello di Alessandro Tandura e di suo figlio Luigino, anch’egli morto nel giugno ’44, quello di Corrado Venini e di suo figlio

Giulio, quello di Guido Paglia e di suo figlio Giorgio. Non sono episodi isolati, se ne potrebbero citare tanti altri, anche se non tutti esaltati dalla concessione di una onorificenza, ma credo che quelli proposti possano bastare per sottolineare uno dei valori più alti che animano l’Associazione: l’esempio.

Ho pensato allora di rammemorare le figure di questi soldati attraverso le motivazioni delle loro medaglie, che al di là della prosa spesso retorica rimangono, a mio parere, documenti importanti della nostra storia.

Angelo Giuseppe Zancanaro fu Giacomo e fu Antonia Zancanaro, nato ad Incino (Arsiè) il 21 maggio 1894. Sotto-tenente dal 13 giugno 1915 al Battaglione Susa, del 3° Alpini, meritò sulle Alpi Giulie una Medaglia di Bronzo al Valor Mili-tare perché «Con intelligente sorpresa ed energia ammirevole riusciva ad occupare una caponiera avversaria, facilitando l’azione successiva del proprio battaglione, nella quale poche ore dopo rimaneva ferito. Vodil, 21 ottobre 1915»1.

Tenente nel maggio 1916, rimase al Susa fino al 10 ottobre 1917, quando fu promosso Capitano per meriti speciali. Passò quindi al XVIII Reparto d’Assalto (Zona Carnia), che poi con-fluì nel VI Reparto d’Assalto Fiamme Nere (costituito a Zortea nell’agosto 1917). A gennaio del ’18 meritò un’altra Medaglia di Bronzo perché «Comandante interinale di un reparto di arditi, lo guidò all’assalto con intelligenza, calma e sagacia e sventando una minaccia di aggiramento, contenne abilmente il nemico, che in forze preponderanti aveva contrattaccato, sbarrandogli la strada a fucilate ed a colpi di bombe. Monte Asolone, 15 gennaio 1918». Nelle giornate della Battaglia del Solstizio, col IX Reparto d’Assalto Fiamme Nere (il VI aveva cambiato ordinativo dal 10 maggio), meritò sul campo una Medaglia d’Argento al Valor Militare in quanto «Nella con-quista di alcune posizioni di vitale importanza, conduceva la propria compagnia con slancio e forza travolgente. Alla testa dei suoi arditi, primo fra i primi, magnifico per sereno corag-gio e sprezzo del pericolo, con scatto fulmineo raggiungeva l’obiettivo, circondava il nemico molto più forte di numero e, dopo fiera lotta, l’obbligava alla resa. Coronava l’ardita azione, catturando 27 ufficiali, 250 uomini di truppa, 17 mitragliatrici e numerosissimo materiale bellico. Col Fenilon - Col Moschin, 15-16 giugno 1918»2.

Fra i Fondatori della nostra Sezione, fu poi in Africa Orien-tale, Comandante della 3ª Compagnia del V Battaglione Libico del 1° Reggimento Fanteria Coloniale Libia (guidato allora dal

Tenente Colonnello Etelvoldo Pascolini, futuro Comandante della Divisione Vicenza in Russia) della Divisione Libia; vi meritò una terza Medaglia di Bronzo perché «Comandante di compagnia, in due giorni di aspri combattimenti, dava ripetute prove di perizia, di tenacia e di esemplare ardimento. Giana-gobo, 16-17 aprile 1936-XIV»3, una quarta perché «Incari-cato di contrattaccare con la propria compagnia e con carri d’assalto rilevanti forze nemiche, che avevano investito una posizione da poco tempo occupata, assolveva brillantemente l’incarico affidatogli, infliggendo sensibili perdite all’avversa-rio e dimostrando durante più ore di combattimento coraggio e capacità. Uadi Gobelli, 30 giugno 1936-XIV»4, una quinta dato che «Comandante di compagnia avanzata, durante aspro combattimento, in terreno coperto ed insidioso, guidava il proprio reparto con perizia e valore. Ricevuto ordine di disim-pegnarsi eseguiva la manovra con calma ed avvedutezza. Successivamente alla testa dei suoi ascari, contrattaccava animosamente all’arma bianca e a colpi di bombe a mano il nemico superiore di forze, volgendolo in fuga, inseguendolo e infliggendogli perdite sensibili. Costante esempio ai propri dipendenti di capacità, slancio e sprezzo del pericolo. Guré, 5 maggio 1937-XV»5. Gli fu decretato inoltre l’avanzamento straordinario a Maggiore per meriti eccezionali in quanto «Combattente della grande guerra più volte ferito e decorato al valor militare, ha dato nelle recentissime operazioni per la totalitaria conquista dei territori dell’Impero, ripetute prove di possedere eccezionali qualità di comandante, di organiz-zatore sagace ed intelligente, di educatore e di animatore, guidando sempre i propri gregari alla vittoria. Comandante della compagnia di destra di un battaglione d’avanguardia impegnato in un cruentissimo combattimento contro forze sette volte superiori attaccò ripetutamente il nemico all’arma bianca ricacciandolo e sventando col suo intervento pronto e deciso una minaccia di aggiramento. Harar - Beggi, 2 feb-braio 1937-XV»6.

Rientrato dall’A.O.I., agli inizii del 1940 era a capo del Bat-taglione Val Fella dell’8° Alpini, con cui nella seconda decade di novembre partì per l’Albania dove, nell’aspra giornata dell’8 marzo 1941, guadagnò una sesta Medaglia di Bronzo perché «Comandante di battaglione, in aspra zona montana fortemente contesa, guidava con slancio il suo reparto al con-trattacco, ricacciando il nemico. Ferito ad una gamba conti-nuava nell’azione con animo sereno, incitando i dipendenti e dando reiterate prove di fermezza, coraggio e sprezzo del peri-colo. Quota 1615 di M. Golico (fronte greco), 8 marzo 1941»7.

L’8 settembre 1943 comandava da Tenente Colonnello il Battaglione Gemona, della Julia, e riuscì a non far catturare i suoi uomini. Rientrato a Feltre operò con il C.L.N. - ‘sog-giornò’ anche a Baldenich dal 7 febbraio alla seconda metà di aprile del 1944, venendo poi rilasciato per mancanza di prove della sua partecipazione alle attività clandestine - sino a quando, la notte del 19 giugno 1944, la Gendarmeria tedesca coinvolse lui ed il figlio Luciano nella rappresaglia all’attacco al carcere di Baldenich condotto il 15 giugno precedente dal Distaccamento Frediani della Brigata Partigiana Pisacane, fucilandoli entrambi fuori dall’Albergo Feltre, fatti per cui gli fu (tardivamente) concessa la Medaglia d’Oro al Valor Mili-tare alla memoria: «Tenente colonnello degli alpini, sette volte

14 Alpini… Sempre!

decorato al valor militare, all’atto dell’armistizio, benché anziano, non esitava a partecipare alla lotta di liberazione apportando alla causa partigiana oltre all’impulso prezioso di un’intensa passione quello delle sue esperienze di valoroso combattente. Capo di Stato Maggiore di un gruppo di bande alpine dimostrava eccezionali doti organizzative e pari virtù di comandante. Ad avvenuto arresto del responsabile di tutte le formazioni partigiane della zona, lo sostituiva mantenen-done la compattezza morale e l’efficienza operativa anche nei momenti più critici della lotta. Con grande generosità, cosciente del pericolo a cui si esponeva, si presentava in tri-bunale a testimoniare in favore dello stesso superiore e dei di lui figli anch’essi catturati, riuscendo a smontare le numerose prove d’accusa e salvandoli così da sicura condanna a morte. Caduto, su vile delazione, in un’imboscata notturna tesagli dal nemico, anziché tentare la fuga, ingaggiava un’impari lotta, finché, colpito a morte, immolava, insieme all’unico figlio, la vita per la causa della libertà della Patria. Fulgido esempio di dedizione assoluta agli ideali di giustizia e libertà. Feltre, 10 ottobre 1943 - 19 giugno 1944»8.

Luciano Zancanaro di Angelo e Margherita andolfato, nato a Pove del Grappa (Vicenza) il 16 dicembre 1924, seguì il padre nell’attività clandestina sino ad essere ucciso con lui. Alla sua memoria fu concessa la Medaglia di Bronzo al Valor Militare, perché «Cresciuto alla scuola dell’onore e dell’amor di patria, benché giovanissimo, benché ancora convalescente di grave malattia, non esitava a entrare nelle file partigiane, trascinando col suo esempio e colla sua infaticabile opera di persuasione molti giovani compagni ancora incerti della via da seguire. A fianco del padre, attorno al quale si era venuto accentrando tutto il movimento di liberazione della zona, senza un attimo di incertezza e di timore, senza abbandonare mai il suo posto di combattimento, per tutto il corso della guerra partigiana faceva rifulgere doti eccezionali di corag-gio e di dedizione alla causa della libertà. In Feltre, tratto in agguato notturno insieme col padre, con lui cadeva trucidato dai mitra fascisti. Feltre, ottobre 1943 - giugno 1944»9.

Alessandro tandura fu Luigi e di Maria de negri, nato a Serravalle (Vittorio Veneto) il 17 settembre 1893, si arruolò volontario il 14 settembre 1914. Allo scoppio della guerra si trovava inquadrato nel 1° Reggimento Fanteria della Brigata Re, con il quale partecipò da subito alle operazioni, rimanendo gravemente ferito ad un braccio il 1° luglio 1915, sul Podgora, per cui fu dichiarato inabile al servizio in linea; promosso Sergente per merito di guerra, si ripresentò però volontario il 17 gennaio 1917, venendo assegnato alla 333a Compagnia Mitragliatrici fiat. Transitato nel Ruolo Ufficiali e promosso Sottotenente il 15 maggio 1917, contrasse una grave infermità dovuta a cause di servizio, fu ricoverato e posto in convale-scenza; rinunciò però a portare a termine la propria licenza, raggiungendo il XX Reparto d’Assalto Fiamme Nere, con cui combatté sul Basso Piave, partecipando fra l’altro agli scontri delle Grave di Papadopoli e di Caposile.

Fu promosso Tenente nel febbraio 1918 e nell’agosto-otto-bre di quell’anno, come agente dell’Ufficio ‘I’, compì la sua famosa missione segreta, probabilmente la prima al mondo di un paracadutista, che gli valse la Medaglia d’Oro al Valor Militare perché «Animato dal più ardente amore di Patria, si offriva per compiere una missione estremamente rischiosa: da un aeroplano in volo, si faceva lanciare con un paracadute al di là delle linee nemiche nel Veneto invaso, dove, con alacre intelligenza ed indomito sprezzo del pericolo, raccoglieva nuclei di ufficiali e soldati nostri dispersi e, animandoli col proprio coraggio e con la propria fede, costituiva con essi un servizio di informazioni che riuscì preziosissimo ausilio alle operazioni. Due volte arrestato e due volte sfuggito, dopo tre mesi di audacie leggendarie integrava l’avveduta e feconda

opera sua, ponendosi arditamente alla testa delle sue schiere di ribelli e con esse insorgendo nel momento in cui si deli-neava la ritirata nemica, ed agevolando così l’avanzata vit-toriosa delle nostre truppe. Fulgido esempio di abnegazione, di cosciente coraggio e di generosa, intiera dedizione di tutto sé stesso alla Patria. Piave – Vittorio Veneto, agosto-ottobre 1918»10. Fu poi assegnato al 23° Reggimento Fanteria della Brigata Como e, il 9 novembre 1919, fu posto in congedo.

Fino al 1921 fu Commissario Prefettizio del Comune di Cordignano (Treviso), ma dall’ottobre 1921 fu nominato Tenente in s.p.e. e fu assegnato al Corpo degli Alpini, pre-stando servizio al Feltre, al Pieve di Cadore e al Belluno. Il 20 gennaio 1925 fu trasferito in Cirenaica al XXI Battaglione Eritreo Misto, con il quale partecipò alle operazioni di Poli-zia Coloniale sul Gebel, rimanendo ferito gravemente ad una gamba nello scontro del 7 luglio 1926 lungo lo Uadi el-Cuf, dove meritò una Medaglia d’Argento al Valor Militare perché «Aiutante maggiore di una colonna attaccata su un fianco, percorreva sotto intenso fuoco di fucileria il fronte del com-battimento per recare ordini ai reparti, dimostrando grande slancio e sprezzo del pericolo. Ferito da pallottola rimaneva al suo posto rendendosi di grande e valido aiuto al coman-dante e contribuendo alla buona riuscita dell’azione. Uadi el-Cuf – Gereieb, 7 luglio 1926»11.

Rientrato in Italia il 21 gennaio 1927, fu promosso Capi-tano per meriti eccezionali e fu destinato all’8° Alpini, Bat-taglione Tolmezzo; chiese però subito di essere assegnato al Regio Corpo Truppe Coloniali della Somalia, andando il 7 febbraio a comandare la 3a Compagnia del II Battaglione Arabo-Somalo Benadir. Partecipò con il II alla Guerra d’Etio-pia, sul Fronte Sud, rimanendo ferito all’occhio sinistro nella Battaglia dell’Ogaden, ai Pozzi di Birgot, combattimento per il quale ebbe (postumamente) una seconda Medaglia d’Argento al Valor Militare perché «Comandante di due compagnie fuci-lieri e di due plotoni mitraglieri dislocati in una posizione particolarmente insidiosa ed importante, respingeva con incrollabile fermezza accaniti e ripetuti attacchi del nemico, che sgominava infine con un violento contrattacco. Birgot (A.O.I.), 24-25 aprile 1936-XIV»12 e la promozione (postuma) a Maggiore per merito di guerra perché «Al comando di due compagnie fucilieri e di due plotoni mitraglieri, occupava sal-damente una posizione particolarmente premuta dal nemico, respingeva con fermezza incrollabile ripetuti e irruenti attacchi e, contrattaccando decisamente, fugava il nemico infliggendo-gli gravi perdite. Birgot (A.O.I.), 24-25 aprile 1936-XIV»13. Duramente provato dalle ferite subite, morì il 28 dicembre 1937 al porto di Mogadiscio per l’emozione di veder scendere dalla nave che le aveva portate dall’Italia la moglie Maddalena e le figlie Dellavittoria e Carla; aveva quarantaquattro anni.

La sorella Emma e la fidanzata - poi moglie - Maddalena Petterle furono ambedue decorate di Medaglia d’Argento al Valor Militare per la collaborazione all’impresa dell’agosto-ottobre 1918, con identica motivazione: «Con elevatissimo sentimento patriottico, rafforzatosi durante la occupazione nemica, sfidando il pericolo gravissimo di essere scoperta e quindi esposta a gravi sanzioni, collaborava con un suo congiunto ufficiale nel Regio Esercito, calatosi nottetempo con un paracadute oltre le linee nemiche, ad [Petterle: per] un’audace impresa di guerra, fornendogli assistenza ed aiuto con fede mai doma, fino al ritorno nella sua terra delle truppe liberatrici. Vittorio Veneto, agosto-novembre 1918» 14.

Luigino tandura fu Alessandro e Maddalena Petterle, nato a Vittorio Veneto (Treviso) il 26 aprile 1921, studente di Chimica Industriale all’Università di Padova, fu chiamato alle armi nel gennaio 1942 e assegnato al Battaglione Pieve di Cadore del 7°; nel luglio fu trasferito al VI Battaglione Complementi e avviato al Fronte Russo, dove combatté con

Alpini… Sempre! 15

la Compagnia Comando del 6° Alpini. Rientrato a Belluno, al 7°, nel dicembre 1942, fu trasferito nel febbraio 1943 a Merano, come Caporale Allievo Ufficiale al 5° Alpini in fase di ricostituzione. Datosi alla macchia dopo l’8 settembre si aggregò - col nome di ‘Nibbio’ - al Battaglione Mazzini della Brigata Natisone della Divisione Partigiana Garibaldi Osoppo Friuli. Cadde il 28 giugno 1944 a Premariacco (Udine) e alla sua memoria fu concessa la Medaglia d’Oro al Valor Mili-tare perché «Giovane combattente della lotta di liberazione, animato per suo sentimento e per tradizione familiare da vivo amore di Patria, si distingueva ripetutamente per fermo coraggio e per slancio generoso. Ancora febbricitante per ferita riportata in combattimento, chiedeva di partecipare ad una ardita impresa. Riuscita l’azione, si attardava cosciente-mente per coprire la ritirata dei suoi. Ferito ad una gamba continuava a combattere e, sollecitato a porsi in salvo, rifiutava di farlo. Rimasto solo, ferito una seconda ed una terza volta, teneva eroicamente il posto da lui scelto sino a che si abbatteva esanime sull’arma, ormai vuota. Zona del Collio (Gorizia), 28 giugno 1944»15. La sorella Dellavittoria (Belluno, 20 dicembre 1922 - Vittorio Veneto, 19 aprile 2010) fu staffetta partigiana/interprete e le fu poi concessa per questo la Croce al Merito di Guerra.

Corrado Venini, nato a Como il 4 gennaio 1880. Intra-

presa la carriera militare, entrò a Modena per uscirne nel 1900 Sottotenente assegnato al 3° Alpini; al 3°, dove si sperimentavano gli sci come strumento bellico, divenne in breve istruttore e nel 1909 compose anche l’Inno degli alpini sciatori. Trasferito al 5° Alpini, Battaglion Vestone, ne comandò da Tenente una Compagnia durante la Guerra Italo-Turca; promosso Capitano il 31 dicembre 1912, dallo scoppio della Grande Guerra guidò la sua 91ª Compagnia in Val di Ledro e nelle Giudicarie, sino a quando essa andò a formare il Battaglione Monte Suello. Con tale Battaglione fu trasferito in Val Pòsina a contrastare il passo agli Austriaci nelle prime fasi della Strafexpedition, comportandosi in modo da meri-tare la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria perché «Comandante di reparti alpini e di fanteria, in aspro ed effi-cacissimo combattimento, eccezionalmente arduo per spe-ciali condizioni del terreno e per l’intenso bombardamento nemico, dirigeva l’azione con piena sicurezza di comando, esponendosi costantemente per infondere nelle sue truppe, con la parola e con l’esempio, coraggio ed energia. Caduto mortalmente ferito, rifiutava di farsi trasportare al posto di medicazione, e continuava per ben 7 ore a dirigere l’azione e ad incitare i suoi uomini alla più strenua resistenza, offrendo fulgide prove di altissime virtù militari. Cima Maggio (Posina), 18 maggio 1916»16.

Poco prima di morire aveva indirizzato al figlio questa lettera:

Figlio mio,

mentre ti scrivo, tu, piccolo essere appena nato alla vita, starai sug-gendo dal seno materno, con le care piccole mani irrequiete, con gli occhioni fissi in quelli di tua madre. Io ti penso così, mentre poco lontano tuona il cannone nemico che incendia i nostri paesi, mentre da un giorno all’altro, da un’ora all’altra può venire l’ordine del-l’«Avanti » ordine di gloria e di morte. L’animo mio è saldo: è saldo tanto più quanto so che, mancando io, tu saprai riempire il vuoto da me lasciato presso la mamma, che tu saprai circondarla, finché giovanetto, di amore e poi di cure e pro-tezioni. È saldo ancora l’animo mio, perché son certo che educato dalla mamma a un giusto concetto dell’onestà e del lavoro e a sen-timenti nobili quali animano Essa stessa, a prezzo anche di mute lagrime in questi giorni, son certo dico che la vita per te sarà fonte di intime soddisfazioni. E queste sole contano, Giulietto! Troverai ostacoli, troverai delusioni, incontrerai forse nemici: non dubitare mai di te stesso quando senti la tua coscienza sicura, la tua volontà ferma, il tuo intelletto chiaro. Cerca sempre il bene, e cerca di farne agli altri. Quando talvolta l’egoismo ti tenterà, ricaccialo: esso è fonte di rimorso. Potrebbe darsi che inconsciamente, irrifles-

sivamente, tu facessi del male: ripara sempre subito, non temere di riconoscere un torto tuo; il ricredersi è dell’uomo degno. Abbi soprattutto un concetto chiaro e netto dell’onestà senza transazioni, senza eccezioni, senza restrizioni mentali e ricordati che il nome che porti deve essere purissimo, deve essere simbolo di onestà, di labo-riosità e di integrità. Se io cado per la Patria, dovrai nella mia morte trovare una ragione di più per amare questa nostra Italia che, sentendo in sé la miseria di tanti secoli e pure la forza di superarla, si è cimentata in una lotta aspra, difficile e lunga, che potrebbe mettere a rischio tutto il suo avvenire. Ama la libertà, ma non eccedere: ogni libertà deve avere un limite nella libertà altrui: diffida di chi in nome di essa spregia la disciplina sociale, quella della spirito e anche del corpo. Difficilmente, se io cado, potrò dormire accanto ai miei cari a Varenna. Ma là verrà inciso il mio nome; e quando in qualche gior-nata chiara e folgorante, o in un mesto rosso tramonto del lago, ti recherai a portare un fiore ai Morti, comprendimi nel tuo pensiero, sentimi là vicino e allontanati da quel luogo sacro più sereno più forte di prima. Mio Giulietto, figlio mio, tieni queste poche righe come una guida di chi nella vita ha provato e sa cosa è dolore, sforzo, lotta, ma che morendo è tranquillo, poiché ha sempre compiuto il proprio dovere. La mamma ti dirà che cosa per me ha sempre rappresentato questa parola. Addio, ti bacio, creatura mia e ti unisco con un sol bacio all’adorata mamma tua.

Il tuo papà

Giulio Venini fu Corrado e di Natalia aZZolini, nato a Milano il 6 novembre 1915, seguì le orme del padre abbrac-ciando la carriera militare. Destinato a guidare la 9ª Com-pagnia del II/3° Reggimento Granatieri di Sardegna e d’Albania sul Fronte Greco-Albanese meritò (postuma) una Medaglia d’Argento perché «Comandante di compagnia fucilieri, accortosi che un reparto del proprio battaglione era stato attaccato da forze soverchianti, non esitava ad accor-rere sul luogo del combattimento con i pochi elementi del suo comando di compagnia partecipando alla testa di essi, con slancio e sereno sprezzo del pericolo, a ripetuti accaniti con-trassalti. Successivamente, visto ferito il comandante di un battaglione cc.nn., incurante dell’intenso fuoco avversario, si lanciava in suo soccorso e, nonostante che il superiore lo invitasse a desistere dal suo atto, dopo lunghi sforzi riusciva a sottrarre il ferito da sicura cattura. Bell’esempio di gene-rosità, di cameratismo e di grande coraggio. Monte Morzina - Q. 1155 (fronte greco), 3 dicembre 1940»17.

Cadde il 1° gennaio 1941 e alla sua memoria fu concessa la Medaglia d’Oro perché «Comandante di compagnia fuci-lieri, già distintosi per valore in precedenti azioni, durante un violentissimo attacco nemico, ridottosi il suo reparto a soli venti uomini, teneva testa valorosamente al preponderante avversario, battendosi coi suoi Granatieri al canto degli inni nazionali, animato dal più puro ed elevato sentimento del dovere, spinto fino al sacrificio, con gagliardia ed ecce-zionale audacia, si esponeva ove maggiore era il pericolo e dimostrava colla virtù dell’esempio ai suoi uomini la ferrea decisione di resistere e di vincere ad ogni costo. In un aspro contrassalto finale, che stroncava l’ultimo tentativo nemico, ferito rifiutava ogni soccorso e continuava a combattere. Nuovamente colpito da raffica di mitragliatrice, si abbatteva al suolo, ma trovava ancora l’energia, in un supremo sforzo, per risollevarsi, incitare i dipendenti a lanciare bombe a mano, fino a quando colpito per la terza volta, mortalmente, segnava col suo sangue l’estremo limite oltre il quale l’avver-sario non doveva passare. Costone Est di Lekdushai (Fronte Greco), 30 dicembre 1940 - 1° gennaio 1941»18.

Guido Paglia di Calisto e Giulia PeZZoli, nato a Bolo-gna il 30 novembre 1897, Centurione della 114ª Compagnia Mitraglieri della 114ª Legione CC.NN. Garibaldina (2ª Divi-sione CC.NN. 28 Ottobre), Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria perché «Volontario in Africa Orientale; ani-matore instancabile, guidava audacemente i suoi mitraglieri

16 Alpini… Sempre!

all’attacco di aspra posizione montana. In una fase critica del combattimento personalmente appostava un’arma, riuscendo a volgere in fuga il nemico. Colpito, continuava a combat-tere, deridendo con frase arguta la ferita, finché, raggiunto una seconda volta dal fuoco nemico, cadeva eroicamente sul campo. Esempio di superbe virtù militari. Uork Amba, 27 febbraio 1936-XIV»19.

Prima di cadere in Africa Orientale in quella battaglia - che, lo ricordo, diede il nome al VII Battaglione Complementi della Pusteria, che divenne Battaglione Alpini Uork Amba e si coprì poi di gloria a Cheren nel febbraio-marzo 1941 con la Divisione Granatieri di Savoia - Guido Paglia aveva com-battuto nella Grande Guerra, prima col 6° Bersaglieri e poi, Aspirante Ufficiale e quindi Sottotenente, col 21°, un Reggi-mento di Milizia Mobile che ricevette il battesimo del fuoco il 15 maggio 1917 attaccando Q. 535, a NO di Monte Cucco, col 127° Fanteria Firenze. In quell’occasione Paglia meritò la Medaglia d’Argento al Valor Militare perché «Chiamato ad entrare in combattimento, sebbene in accompagnamento di complementi, assolveva con slancio ed entusiasmo il proprio compito, dando mirabile esempio di fermezza e di coraggio. Ferito, rimaneva al suo posto di combattimento, sino a quando, colpito una seconda volta e più gravemente, dovette essere condotto al posto di medicazione. Monte Kuk, 16 maggio 1917»20. Promosso Tenente nel dicembre 1918, fu congedato nel 1920. Si trasferì poi a Nese, una frazione di Alzano Lombardo (Bergamo).

Giorgio Paglia di Guido e Maria Teresa Pesenti, nato a Bologna il 9 marzo 1922, studente del quarto anno di Inge-gneria presso il Politecnico di Milano, Allievo Ufficiale degli Alpini, coinvolto nei combattimenti di Cerveteri (Roma) dell’8 settembre 1943, Tenente Partigiano (dal 14 luglio 1944) col nome di ‘Giorgio’ nella 1ª Squadra della 53ª Brigata Gari-baldi Tredici Martiri di Lovere, che operava fra la Presolana e la Valcamonica, fu catturato il 17 novembre 1944 insieme a sette dei suoi (quattro dei quali erano ex-prigionieri sovie-tici) dopo uno scontro con un distaccamento della 1ª Legione G.N.R. Tagliamento a Malga Lunga sul Monte di Sovere; portato a Costa Volpino, fu processato il 19, rifiutò la grazia che gli veniva concessa in memoria di suo padre, e affrontò per primo il plotone di esecuzione al cimitero del paese il 21 novembre. Alla sua memoria fu quindi concessa la Medaglia d’Oro al Valor Militare perché «Valoroso ufficiale partigiano durante un violento scontro contro preponderanti forze fasci-ste, dopo strenua resistenza veniva sopraffatto e catturato con pochi superstiti dei suoi eroici partigiani, ormai stremati di forze e privi di munizioni. Per non esporre i propri compagni

alla rappresaglia nemica, neppure tentava la possibilità di fuga offertagli da un audace contrattacco di altri partigiani accorsi per salvarlo. Condannato a morte sdegnosamente rifiutava la grazia della vita concessa a lui solo, perché figlio di eroico decorato di medaglia d’oro al valor militare e, in un sublime impeto di fraterno amore, dichiarava di voler seguire la sorte dei suoi compagni e chiedeva di essere fucilato per primo. All’atto dell’esecuzione bollava i suoi carnefici con roventi parole e orgogliosamente si dichiarava reo della più nobile delle colpe: di amare la Patria. Fulgido esempio di incomparabile spirito di sacrificio e di altruismo. Costa Vol-pino (Bergamo), 21 novembre 1944»21.

Prima di morire vergò due toccanti biglietti, per la mamma e il fratello, che mi sembra giusto riportare:

Costa Volpino, 21.11.1944

Cara mamma

Poco prima di essere fucilato rivolgo il mio pensiero a te, mia ado-rata mammina, ti domando perdono di quanti dispiaceri ti ho dato nella mia vita.Ma sappi che ti ho sempre adorato e che sei l’unico mio pensiero in questo momento e mio grande dolore è quello di non poterti vedere.Sii orgogliosa di tuo figlio perché come credo di aver saputo com-battere, così credo che saprò morire da soldato.Negli uomini che mi hanno catturato ho trovato dei nemici leali in combattimento e degli uomini buoni durante la prigionia.Dato che credo nell’aldilà sono sicuro che mi incontrerò con mio padre e che insieme proteggeremo te e Toty. Il mio immenso amore non vi abbandonerà mai.Saluti a tutti e prega per l’anima mia.

Giorgio

Caro Toty,

io non ti vedrò più, ma ti proteggerò sempre.Sappi che combattendo io combattevo solo per ottenere un’Italia libera da ogni straniero. Ricorda anche tu quanto nostro Padre ci ha insegnato “la Patria sopra tutto ed il suo bene”. Sii onesto nella tua vita che ti auguro lunga e cerca di dare alla mamma poverina un po’ di consolazione in questo suo nuovo grande dolore, stalle vicino con il tuo amore e vedrai che saprai consolarla. Studia e fatti onore, nella vita ti sarò sempre vicino.Abbraccio ancora te e la mamma con tutto il mio amore.

Vostro Giorgio

Se queste brevi note saranno servite a rafforzare in qual-cuno la voglia di conoscere, di ricordare, di ispirarsi potremo dire, una volta ancora, che non sono morti invano.

Italo Riera

NOTE

1 [Bollettino Ufficiale 1924, p. 1491, come ‘Zanganaro’, emendato in B.U. 1927, p, 3021].

2 [B.U. 1919, p. 5393].3 [B.U. 1938, p. 4083].4 [B.U. 1938, p. 4824].5 [B.U. 1939, p. 7173].6 [B.U. 1938, p. 4172].7 [B.U. 1950, p. 1954].8 [B.U. 1977, p. 703].9 [B.U. 1950, p. 392; degna di nota la qualifica di ‘mitra fascisti’ data nella motiva-

zione alle armi tedesche].10 [B.U. 1923, p. 1209, che sostituiva la motivazione precedentemente pubblicata sul

B.U. 1919, p. 1340: «Offertosi spontaneamente, per altissimo sentimento patrio, ad una missione altamente difficile, la conduceva a termine con fulgido ardimento e con fede sagace, per tre mesi lottando con ferrea volontà e vincendo in diuturna sfida rischi e pericoli di ogni specie. Piave – Vittorio Veneto, agosto-ottobre 1918»].

11 [B.U. 1929, p. 2012].12 [B.U. 1938, p. 5458].13 [B.U. 1938, p. 5311].14 [Emma Tandura: B.U. 1921, pp. 1352 e 1795; Maddalena Petterle, che Alessandro

Tandura chiama Emma in Tre mesi di spionaggio oltre il Piave. Agosto - Ottobre

1918, Treviso 19341; 19932, così come negli atti viene detta Emma Peterle: B.U. 1921, pp. 1351 e 1792].

15 [B.U. 1952, p. 4518].16 [B.U. 1922, p. 94, in commutazione di una Medaglia d’Argento la cui motivazione,

pubblicata a p. 6652 del B.U. 1916, recitava. «Comandante di reparti alpini e di fan-teria, fatto segno coi suoi uomini a fuoco intensissimo di artiglieria, mitragliatrici e fucileria, vi si esponeva costantemente per infondere alle sue truppe con l’esempio coraggio ed energia. Caduto mortalmente ferito, rifiutava di essere trasportato al posto di medicazione e continuava ad incitare i suoi uomini alla resistenza, dando mirabile prova di fermezza e di valore. Cima Maggio (Posina), 18 maggio 1916»].

17 [B.U. 1951, p. 294].18 [B.U. 1946, p. 2153 in commutazione della Medaglia d’Argento pubblicata a p.

7421 del B.U. 1941 con una motivazione evidentemente non più in linea coi tempi: «Durante un attacco nemico violentissimo, ridottosi il suo reparto, dopo vari combattimenti, a soli venti uomini, teneva testa valorosamente al nemico prepon-derante, battendosi egli ed i suoi granatieri al canto degli inni della Rivoluzione Fascista. Esempio di indomito coraggio e di purissima fede nei destini della Patria. Costoni di Lekdushaj (Albania), 30 dicembre 1940-XIX»].

19 [B.U. 1937, p. 769].20 [B.U. 1920, p. 1786].21 [B.U. 1949, p. 2302].

Alpini… Sempre! 17

FESTA A SORPRESA PER IL MAESTRO WILLIAM FACCINIIn un recente numero de “L’Amico del Popolo” è stato

pubblicato l’articolo che qui di seguito viene riportato dell’amico prof. Gabriele Turrin che da sempre scrive per il settimanale della diocesi di Belluno-Feltre. L’articolo racconta di una “festa a sorpresa”che alcuni miei ex alunni hanno voluto organizzare in mio onore. Desidero riproporre tale articolo anche per il giornale “Alpini…Sempre!” perché sulla targa argentea che nell’occasione mi è stata donata e che conserverò per sempre, con molta riconoscenza, compare un cappello alpino. Con questo particolare i miei ex alunni hanno dimostrato di conoscere bene la mia storia di vita! Ho chiesto questo spazio sul nostro giornale anche per rin-graziare dell’indimenticabile serata i miei alunni e l’amico Gabriele. Sicuramente conserverò con affetto questa pagina di “Alpini…Sempre!” che io stesso fondai 35 anni fa e che diressi per una ventina di anni.

W. F.

Ci sono esperienze scolastiche e umane che riaffiorano a distanza di decenni. È quanto hanno avvertito gli ex alunni che avevano frequentato la quinta elementare del Boscariz nell’anno scolastico 1983/84.

Il loro desiderio era quello di incontrare il maestro William Faccini che li aveva accompagnati nel cammino educativo. C’era però qualche problema da risolvere: come riuscire a farlo partecipe a una cena di rimembranza, senza che l’inte-ressato sospettasse qualcosa e come schiodarlo da casa, viste le sue non perfette condizioni di salute. A sciogliere ogni nodo ci ha pensato un suo ex allievo che abita nel suo stesso condominio.

L’invito che gli ha rivolto era quello di presenziare a una sua mostra di quadri allestita al ristorante “La Casona”. Un pretesto per farlo partecipare ai festeggiamenti che, a sua

insaputa, erano stati preparati.Vinta ogni titubanza, il maestro Faccini sabato 11 aprile si

è fatto accompagnare da una figlia al ristorante per non venir meno alla parola data. La prima sorpresa l’ha avuta subito dopo l’ingresso: nella saletta indicatagli non c’era traccia dei quadri che il suo ex allievo avrebbe dovuto esporre. Incerto sul da farsi, decide di entrare in un’altra stanza dove si imbat-te in una ventina di persone che, appena lo hanno visto, hanno cominciato ad applaudire con grande entusiasmo. Erano i suoi ex bambini delle elementari, ora uomini e donne con 42-43 anni sulle spalle, che l’hanno invitato a tavola per cenare, rievocare il tempo passato e aggiornarsi sull’oggi. C’era chi era medico, chi ingegnere, chi diplomato al conservatorio, chi carabiniere, chi professionista inserito nel mondo del lavoro col diploma della scuola media superiore.

Organizzare questo “scherzo” non deve essere stato faci-le, ma per non venir meno a questo appuntamento c’è chi è giunto da Milano, da Cortina e da alcune località non proprio vicine a Feltre. Dopo alcune ore trascorse in spirito di amici-zia, gli ex alunni hanno voluto far dono al loro maestro di una targa d’argento in segno di riconoscenza. Inutile dire della commozione provata da William Faccini, tanto più che quella classe fu l’ultima da lui seguita prima di essere trasferito in Provveditorato ed essere poi messo in pensione nel 1992.

Una serata difficile da dimenticare per tutti, per chi tena-cemente l’ha organizzata (in prima linea l’ex alunno Andrea Zanetti), per quanti vi hanno partecipato e per lo stesso maestro che tutto s’aspettava, ma non certo un incontro del genere che resterà impresso nel suo cuore e nella sua mente. Un’esperienza inaspettata che forse contribuirà a fargli dimenticare gli acciacchi dell’età. G. T.

Questi gli alunni che hanno dato vita a questa bellissima iniziativa, in ordine alfabetico come si usa sul registro di ogni buon maestro:

Beppiani FrancoBianchi MassimoBoscariolo LauraBrustolin DomenicaCorrenti LivioDalla Balla SoniaDalla Costa AndreaDe Cet VittorioDell’Oste PietroFancello MiriamFasolo ChiaraGarbin Rosalinda

Lezzi StefanoMelchiorri LorenzoPagano NunzioPontin AlessandroRubin MauroScipioni MichelaSoligo AntonioTurrin AlessandroVillanova IvanZanetti AndreaZannin Diego

Il maestro William Faccini tra i suoi vecchi alunni.

18 Alpini… Sempre!

UNA STORIA RACCONTATA DAI NONNI

CUCINA PIZZA

CANTINA

loc. S. FermoVillaga di

FELTRE0439.880133

CHIUSO IL MARTEDÌ

CUCINA PIZZA

CANTINA

loc. S. FermoVillaga di

FELTRE0439.880133

CHIUSO IL MARTEDÌ

Nel numero di marzo di “Alpini…Sempre!” avevamo dato notizia della realizzazione di due tesine su tematiche legate agli alpini da parte di un paio di studenti dell’istitu-to “Negrelli” di Feltre. Qui invece vogliamo proporre all’attenzione dei nostri lettori uno scritto che ci ha fatto pervenire Silvia Pinter De Martin, autrice di uno dei lavori. La sua é una testimonianza molto sentita, ricca di profondi sentimenti e tanta sensibilità nei confronti della storia della propria famiglia e del territorio in cui vive, che come lei stessa afferma è l’espressione più genuina del suo DNA.

Alle porte dei tristemente noti esami di maturità, uno dei mille pen-sieri dei ragazzi di quinta è la tesina. L’odiata, noiosa e preoccupante tesi-na d’esame. Tutti si scervellano per trovare un argomento, per nasconde-re le lacune e per occupare la mag-gior parte del tempo con l’unica cosa sicuramente nota dell’orale. Per me, invece, è stato diverso. O perlomeno il risultato mi ha sorpresa.

All’inizio cercavo nelle mie espe-rienze scolastiche qualcosa che potesse andare bene, ma poi, durante una lezione un po’ noiosetta (il cui argomento mi porterò fino nella tomba), mi fiorì tra le mani il primo raccon-to. Era una storia di famiglia, una di quelle che i nonni narra-no ai bambini per farli stare zitti e tranquilli, ed era una storia che mi apparteneva da sempre. Era scritta nel mio DNA.

La lessi una moltitudine di volte fino a quando capii che quelle righe mi rappresentavano più di ogni esperienza vis-suta durante le superiori. Ne scrissi altre sei, poi tradussi una poesia dal ladino all’inglese ed ecco che la tesina era finita.

Sono cresciuta in una comunità come quella in cui vivono tanti di voi, un piccolo paese di montagna radicato nella propria cultura, non ignorante o scontroso come a volte ho dovuto sentire, ma orgoglioso e dove la vita costa fatica, ma è migliore che in qualsiasi altro posto. Con questo spirito ho raccontato il Comelico dal 1917 al 1967, simile, con un po’ di presunzione, a quello alpino che mi ha sempre circondata e che ho sempre ammirato.

Forse è anche per questo che alcu-ni miei racconti parlano di Alpini, di gente forte, di gente che non si piega facilmente agli avvenimen-ti, di gente che ci ha permesso di stare come stiamo oggi. La voglia di conoscere me l’avete trasmessa proprio voi, voi che con un cappello simboleggiate un’idea, voi che siete l’Italia che funziona, voi che ci siete sempre ed ovunque, nascosti nell’ombra, silenziosi, ma efficienti, laboriosi, immensamente solidali, voi che siete capaci di commuovervi per quattro righe di una ragazzina, ma nello stesso tempo combattete con fierezza. Voi che mi avete sem-pre e comunque fatto capire che gli uomini, i soldati, sono qualcosa di più che carne e ossa.

Il mio bisogno, il mio intimo bisogno di raccontare quelle storie viene anche da questo, dal males-sere nel sapere che se certe storie non venissero scritte, prima o poi sarebbero dimenticate. Troppo spes-so i libri di storia ci raccontano solo la versione inumana, quella del

potere, delle alleanze, ma ci si sofferma sempre troppo poco sui personaggi poco blasonati, sui personaggi veri, privi di corone e ritratti, ma che meritano forse di più di non cadere nel dimenticatoio.

Spero, almeno in parte, di essere riuscita a fare questo. Di essere riuscita a rendere giustizia alle persone che hanno contribuito a creare la mia storia. Spero di essere riuscita ad insinuarmi tra la realtà e la magia del racconto.

Vorrei concludere ringraziando tutti coloro che hanno con-tribuito a questo lavoro e a chi ha voluto regalarmi l’onore di veder pubblicati i miei racconti assieme alla meravigliosa tesina di Lorenzo De Bortoli, in particolare il professor Enrico Marchet, il professor Federico Dalla Torre, il sindaco di Comelico Superiore Marco Staunovo Polacco e i miei alpini d’eccellenza, mio padre Marco e mio nonno Costanzo.

Silvia De Martin Pinter

La copertina del fascicolo che contiene la tesina di Silvia Pinter De Martin.

Alpini… Sempre! 19

Autorità e alpini di Zorzoi davanti al monumento ai Caduti.

GRUPPO di ARSIÉ GRUPPO di ARTEN

Cronache dai Gruppi

FESTA DEL GRUPPO Domenica 26 aprile, festa annuale del Gruppo celebrata in

collaborazione anche con la locale associazione “Famiglia ex emigranti Arsedesi”.

Dopo l’ammassamento davanti la sede e l’alzabandiera, con in testa la banda cittadina di Arsié, sfilata verso la chie-sa per la santa messa e poi al monumento per gli onori ai Caduti di tutte le guerre. Subito dopo la cerimonia il Gruppo per mano del suo capogruppo Valerio Faoro ha donato a tre bambini delle scuole elementari del Comune le tre bandiere (italiana, veneta ed europea).

Presenti le nostre due madrine, il presidente Balestra con il vessillo della Sezione, i gagliardetti dei Gruppi del Comune e molti altri gagliardetti dei Gruppi ANA nostri vicini. Presenti inoltre il nostro sindaco Luca Strappazzon, i rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri, del Corpo Forestale dello Stato. Per gli emigranti erano presenti i vessilli di Arsié e Fonzaso e il presidente provinciale Oscar De Bona.

Il tutto, come da consuetudine, si è concluso con il pranzo al ristorante “Centrale” di Arsié.

50° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO DELL’EX CAPOGRUPPO

Lo scorso 23 gennaio l’ex capogruppo di Arten, Marcellino Zanolla, e la moglie Nadia Zanolla, hanno festeggiato il loro 50° anniversario di matrimonio. Da tutti gli associati e amici del Gruppo un sincero augurio per il raggiungimento di un traguardo davvero importante. Un percorso costellato di tante soddisfazioni e certamente anche di momenti difficili. Un cammino fatto di impegno, sacrificio, costanza e dedizione: esattamente i valori che da sempre sono alla base dello spirito alpino. Valori che Marcellino ha saputo travasare anche nel suo impegno a supporto del Gruppo di Arten, dapprima come consigliere e poi, negli ultimi 18 anni portando sulle spalle il peso del ruolo più alto in una associazione locale, quello di capogruppo. Ruolo che ha lasciato lo scorso anno per favo-rire un ricambio generazionale, anche in questo dimostrando saggezza e lungimiranza.

La famiglia Zanolla ha dentro di sé il senso della comunità e della solidarietà, visto che anche il figlio di Marcellino, Alberto, è stato responsabile della Protezione Civile del Gruppo di Arten, anche lui per ben 18 anni.

La consegna delle bandiere agli alunni delle elementari.

Al centro della foto Marcellino e Nadia Zanolla, i figli Alberto e Anita, la nuora Rossella e il genero Sandro, i nipoti Giada e Yuri, nuove leve della famiglia.

OFFERTE AL GIORNALE G.V. De Bacco € 10; Vinco Gallina € 50; Umberto Turrin € 93; Marcellino Zanolla € 20; Gruppo Arson € 20; Gruppo Cesiomag-giore € 150; Gruppo Lamon € 100; Gruppo Lentiai € 10; Gruppo Mellame/Rivai € 60; Gruppo San Vito € 20; Gruppo Vas € 30.

20 Alpini… Sempre!

Bar Cavallinodi Perotto Flavio

Via Garibaldi 8 - 32032 FELTRE (BL) - Tel. 0439.83341

GRUPPO di CESIOMAGGIORE

GRUPPO di LAMEN

GRUPPO di LAMON

QUARANTACINQUE ANNI DI STORIA IN UN’IMMAGINE

Questa foto ritrae parte della storia del Gruppo alpini di Cesiomaggiore, infatti ci sono ben quattro dei cinque capi-gruppo che dal 1970 ad oggi si sono susseguiti alla giuda del “Monte Cimonega”; dal leggendario Enzo Cadore, recen-temente scomparso, al giovane Sisto Antiga, passando per Loris e Demis Broccon. Molte cose sono cambiate e, come si suol dire, tanta acqua è passata sotto i ponti, ma come si vede l’orgoglio di indossare il Cappello Alpino e stare insieme è sempre lo stesso.

ANCHE QUESTA È L’ADUNATACampo base del Gruppo di Lamen all’adunata nazionale di

L’Aquila. Gianluca, figlio del capogruppo Marino Bortoluz, impegnato in “appassionante” partita a carte con il decano dei nostri alfieri sezionali Vittorio Ferracin. Anche momenti di questo tipo sono caratteristici dei nostri raduni, ai quali sempre più spesso partecipano le mogli, le compagne, le fidanzate e i figli degli alpini. Ritornando alla partita a carte, al momento di andare in stampa non ci era ancora pervenuto il nome del vincitore.

LE FOTO DEI NOSTRI REDUCI IN COPERTINA

Le foto ritraggono i reduci di Russia Giuseppe Cecconello e Giuseppe Da Rugna insieme al capogruppo Italo Poletti e al direttore di “Alpini…Sempre!” Roberto Casagrande mentre ricevono in anteprima il nume-ro di marzo del nostro giornale, nel quale una loro foto insieme fa da quarta di copertina.

OSPITE INATTESO IN SEDELo scorso 21 marzo è stato inaugurato il nuovo Centro

Giovani di Lamon con la presenza di Enrico Letta, ex pre-sidente del Consiglio dei Ministri. Al termine della cerimo-nia ufficiale l’onorevole, accompagnato dal sindaco Vania Malacarne, si è recato nei locali della sede del Gruppo lamo-nese per un breve saluto e un brindisi con gli alpini presenti, che hanno gradito l’inattesa visita dell’ospite.

L’ex presidente del consiglio Enrico Letta nella sede del Gruppo di Lamon con accanto il sindaco Vania Malacarne e il capogruppo Italo Poletti.

Alpini… Sempre! 21

GRUPPO di MUGNAIGRUPPO di LASENRITROVATA DOPO 47 ANNI LA PICOZZA DI GIANCARLO POLLA

È stata consegna-ta alla moglie dello scomparso capogrup-po di Lasen.

Di un simpatico e nello stesso tempo significativo episodio che merita di essere raccontato si sono resi protagonisti recente-mente gli alpini del Gruppo di Lasen guidati dal capogruppo Gino Tatto.

C’è però un antefatto ed è questo. Rovistando tra alcune masserizie di famiglia Luciano Dal Zotto di Feltre ha ritrova-to una picozza di quelle che si usavano acquistare un tempo al momento del congedo. La picozza riporta il nominativo di Giancarlo Polla, alpino del Btg. “Feltre”, che dopo il servizio militare per molti anni è stato dinamico capogruppo del-l’ANA di Lasen.

In effetti, Il manufatto fu commissionato ad Aldo Turrin (Batocie) di Farra, maestro nella cromatura dei metalli, ma evidentemente non venne mai ritirato dal diretto interessato. Molto gentilmente Luciano Dal Zotto, che con Aldo Turrin era legato da un filo di parentela, ha informato del ritrova-mento Gino Tatto.

Dopo un’opportuna sistemazione, la picozza - nel corso della festa del Gruppo di Lasen, svoltasi il 15 marzo scor-so, con una piccolissima ma emozionante cerimonia è stata consegnata ad Elsa Boz vedova di Giancarlo Polla.

G. Sasso

LUIGI LUSA CONFERMATO ALLA GUIDA DEL GRUPPO

Luigi Lusa è stato riconfermato alla guida del Gruppo di Mugnai e potrà contare sulla collaborazione di vecchi consiglieri e di nuove forze alpine. Questi gli altri incarichi distribuiti fra i consiglieri: vice capogruppo Daniele Lusa, segretario e tesoriere: Mauro Fent, responsabili della Baita: Piergiorgio Maccagnan, Alessandro Maccagnan e Roberto Carazzai, alfiere: Luciano Polesana Il consiglio direttivo è completato da: Gianpietro Carazzai, Giuliano Maccagnan, Marco Dal Zotto, Camillo Sartor, Nicola De Carli e David De Carli. Sulle linee guida espresse dal Capogruppo in occa-sione dell’assemblea annuale si svilupperanno tutta una serie di iniziative con lo scopo di migliorare la vita aggregativa dell’importante frazione feltrina; vanno ricordate le iniziati-ve ispirate al principio della solidarietà che si concretizzano materialmente nel dare un aiuto alle persone che vivono momenti di difficoltà e quelle ispirate ad un rinnovato senso civico con l’organizzazione di giornate ecologiche. Nel pros-simo consiglio direttivo verranno stabilite le date della festa del Gruppo, delle giornate ecologiche e della consegna del tricolore ai ragazzi della scuola elementare di Mugnai.

Il capogruppo Luigi Lusa con Il sottosegretario Barbara Degani ospite degli alpini di Mugnai in occasione dell’iniziativa pro-grammata con le scuole “Adotta un corso d’acqua di Mugnai”.

Il capogruppo Gino Tatto consegna la picozza alla vedova di Giancarlo Polla.

La picozza di Giancarlo Polla.

22 Alpini… Sempre!

GRUPPO di PEDAVENA

GRUPPO di SAN VITO

GRUPPO di SANTA GIUSTINA

GRUPPO di PEZ

Viale Monte Grappa - Ex Tecnogroup32032 FELTRE (BL) - Tel. e Fax 0439.2427

E-mail: [email protected] - Web: www.bitenero.com

S.N.C.

FESTA DEL GRUPPODomenica 8 marzo si è svolto la classica festa del Gruppo

di Pedavena. La mattinata è iniziata presto con la santa messa celebrata nella chiesa del paese ed a seguire si è tenuta la ceri-monia di deposizione della corona di alloro al monumento ai Caduti presso l’asilo a loro intitolato. A seguire il pranzo presso il ristorante “Il Palio” di Feltre, dove in molti tra alpini e amici hanno preso parte alla festa.

Durante il pranzo è stato conferito un premio in segno di riconoscenza all’alpino Adriano Menegat classa 1932, uno dei fondatori della sede del gruppo a Norcen, che per tanti anni ha dedicato il suo tempo libero con la massima disponi-bilità operando a favore dell Gruppo e degli altri soci.

Il premio è stato consegnato dal presidente della Sezione Carlo Balestra in presenza del vice sindaco di Pedavena Nicola Castelaz e del capogruppo Alessandro Bortolas come si può vedere nella foto.

RICOLLOCATA LAPIDE COMMEMORATIVA

MOSTRA FOTOGRAFICAIl Gruppo alpini di San Vito ci tiene a ricordare che il 12

luglio prossimo verrà allestita una importante mostra fotogra-fica avente come tema la Grande Guerra. La mostra troverà spazio in piazza a S. Vito, in quello che era il bar più cono-sciuto del paese.

IL 24 MAGGIO SULLE RIVE DEL PIAVEDomenica 24 Maggio, il Gruppo Alpini “Sincero Zollet” di

Santa Giustina in occasione dell’ anniversario dei cent’ anni dall’ inizio della Prima Guerra Mondiale ha portato lungo le rive del fiume Piave, in località Campo di Santa Giustina, uno spettacolo teatrale messo in scena da giovani attori della scuola media “G. Rodari” guidati dalla professoressa Lucia Fontana, mentre la parte musicale è stata affidata ai picco-li delle elementari di Meano e Santa Giustina diretti dalle

Per molti anni quella lastra di marmo bianco era rimasta appoggiata alla parete nord della chiesa di Pez, seminasco-sta alla vista dei cittadini, poi il parroco don Claudio Centa si è fatto carico delle richieste di alcuni parrocchiani ed in occasione della messa per la festa del Gruppo, il 6 gennaio scorso ha proposto agli alpini di aiutarlo per trovare una degna collocazione e onorare così il ricordo dei nostri Caduti. La ricorrenza del centenario dell’inizio della Grande Guerra sarebbe stato il momento più adatto così la proposta è stata accolta e il gruppo alpini di Pez, nella persona del capo gruppo Roberto Bof, si è impegnato a portare a buon fine l’intenzione.

Il 24 maggio, esattamente cent’ anni dopo l’inizio della dolorosa guerra, al termine della messa domenicale è stato reso l’onore ai Caduti. Adesso tutti possono fermarsi a leg-gere quei nomi e pensare con riconoscenza al loro sacrificio.

Un momento della cerimonia del 24 maggio davanti alla lapide commemorativa.

Una panoramica dell’area interessata alla manifestazione.

Alpini… Sempre! 23

SETTANTESIMO DEL GRUPPOGli alpini di Vas hanno celebrato il 70° anniversario di

costituzione del loro Gruppo. La data scelta è sicuramente tra le più significative della storia del nostro Paese: domenica 24 maggio, il giorno che ricorda il centenario dell’inizio della Grande Guerra per l’Italia. La manifestazione ha avuto inizio al mattino, dopo il ritrovo delle penne nere presso la sede del Gruppo, con lo scoprimento di una targa commemorativa e

Cerimonia in onore dei Caduti.

GRUPPO di SEREN del GRAPPA

GRUPPO di VAS

insegnanti Sonia Garna e Alessandra Sgrò, supportati dalle voci del Coro Oio che recentemente ha dedicato proprio agli Alpini il suo quarto CD. Il titolo dello spettacolo è “Pietro e Angelo perché?” una domanda in cui si rifletteva tutta l’in-comprensione di un bambino di fronte al grande conflitto mondiale. L’intento era di far vivere ai ragazzi questi ricordi che con il passare delle generazioni si fatica a tramandare, pagine di storia del paese, di ragazzi partiti e caduti in trincea, di altri uccisi alle porte di casa quando la guerra doveva esse-re finita. Altri due momenti emozionanti sono stati l’esecu-zione di una canzone inedita di Carlo Cassol, scritta apposita-mente per l’occasione e, a sorpresa, l’intonazione dell’inno di Santa Giustina, scritto negli anni sessanta, da parte dei cantori sapientemente diretti da Sonia Garna. L’aver portato circa ottocento persone sulle sponde del fiume Piave, il fiume sacro alla Patria proprio il 24 maggio, cent’anni dopo, ha rappre-sentato un’evento di grande impatto emozionale. Possiamo dire che siamo stati bravi! Doveroso ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile tutto ciò. Grazie a Tutti!

Danilo Zanin

Il coro formato dagli alunni delle scuole elementari di Santa Giu-stina e Meano.

Alpini del Gruppo di Seren del Grappa in Valle posano davanti al locale monumento ai Caduti con il presidente sezionale Carlo Balestra.

IL PRESIDENTE BALESTRA CON GLI ALPINI DEL GRUPPO

il saluto portato dal capogruppo Romeo Mazzalovo. Sono seguiti gli interventi delle autorità presenti. Di seguito i par-tecipanti alla manifestazione si sono recati in corteo, sfilando per il centro del paese e con l’accompagnamento del Corpo bandistico di Alano di Piave, sino al monumento ai Caduti, dove si è tenuto l’alzabandiera e si sono resi gli onori a quanti hanno dato la vita per la Patria. A fine mattinata si è celebrata una santa messa e un rinfresco presso la sede alpina ha concluso la celebrazione di questo significativo traguardo raggiunto dal Gruppo di Vas.

I ”SINTAGMA” PRESENTANO UN NUOVO DISCO

Il Gruppo vocale “Sintag-ma” é nato nel 2006 ed é attualmente composto da: Cristian Facchin (alto), Enrico Lanciano (tenore), Cristiano Perenzin (barito-no, tenore), Marcello Zanin (baritono-coordinatore) e Luciano Gasperin (basso). In occasione del centenario della Grande Guerra il Gruppo ha ideato un lavoro discografico intitolato “100”. In esso trovano spazio alcuni brani considerati pietre miliari, come “La battaglia di Gorizia”, “La leggenda del Piave” o “Sul cappello”, insieme ad inediti scritti da autori contemporanei, tutti reinterpretati ed adattati al modo del complesso vocale di cantare a cappella. Il disco è stato registrato all’ inizio di quest’anno nel teatro La Sena di Feltre e proprio in questo splendido scenario alla fine del mese maggio si è tenuto un concerto-spettacolo per la presentazione ufficiale del disco.

Contatti del Gruppo: [email protected]/SintagmaGruppoVocaleyoutube.com/grupposintagma

24 Alpini… Sempre!

GRUPPO DI AUNE

Il socio Fabio Spada e la gentile con-sorte Loredana sono diventati nonni per la seconda volta, è infatti nata la piccola Matilda, con loro nella foto. Tanti cari auguri a Matilda, ai genitori Domenico e Diba e, ovviamente, ai nonni dagli alpini del Monte Pavione.

GRUPPO DI CAORERA

La foto ritrae Vinco Gallina, clas-se 1924, uno dei fondatori del Gruppo. Svolse il servizio militare nel Battaglione “Feltre”, presso la caserma di Agordo. Accanto a Vinco il nipotino Lorenzo.

GRUPPO DI FARRA

Ilenia Grando con il papà Giannino, socio del locale Gruppo alpini. Lo scor-so 11 marzo Ilenia ha conseguito, la lau-rea in Scienze e Tecniche di Psicologia Cognitiva presso l’Ateneo di Trento.

NOTIZIE LIETE E ANNIVERSARIGRUPPO DI LENTIAI

Cinquant’anni sono un traguardo importante. Per tutti. A maggior ragio-ne se a tagliare questo traguardo è una coppia. Non a caso, d’altra parte, nella tradizione popolare questo momento è – da sempre – identificato come le “nozze d’oro”. E l’oro era, per i nostri avi, il metallo più prezioso; l’unità di misura delle cose importanti. Ebbene, questo traguardo l’hanno tagliato Alessandra e Remo Tres. Una vita operosa, aperta al sociale, la loro. Lui, Remo, punto di riferimento per il volontariato (Alpini e Pro Loco) e per l’amministrazione (consigliere e assessore a Lentiai); lei, Alessandra, a confermare come, a fian-co di un uomo impegnato, ci sia sempre una grande donna. Logico allora che, al momento di festeggiare, assieme alla figlia Giacinta, al genero Romeo e ai nipoti Francesca e Antonio, si siano ritrovati tanti amici. Auguri!

GRUPPO DI PEDAVENA

Daniela Zuglian presenta durante la festa del Gruppo di Pedavena le future amiche degli alpini Ginevra e Aurora, qui insieme allo zio Donato vice Capogruppo e coordinatore di zona della Protezione Civile e al nonno Roberto volontario di P.C. da monti anni.

Vittorio De Bortoli ex capogruppo di Pedavena con i nipotini Matteo, Elena e l’ultimo arrivato Davide, tutti figli di Marco De Bortoli anche lui iscritto con il Gruppo di Pedavena.

Il 24 aprile è nato Jason De Lunardi figlio del consigliere sezionale e del Gruppo di Pedavena Omar De Lunardi, nella foto compare anche il nonno Silvano De Lunardi, anche lui consi-gliere del Gruppo.

GRUPPO DI SAN GREGORIO

Lo scorso 19 aprile sono stati battez-zati a San Gregorio Manuel Cadorin e Cesare Minella, entrambi classe 2014. Eccoli fotografati con i papà alpini Luciano e Fabio, entrambi classe 1981. Mille auguri dalle penne nere del Nasci.

Lo scorso 29 maggio l’alpino Primo Silvio Bortoluzzi ha festeggiato i 94 anni! Tanti sinceri auguri da tutte le penne nere del Gruppo.

Alpini… Sempre! 25

GRUPPO DI VILLABRUNA

Il 23 gennaio scorso il socio del Gruppo di Villabruna Armando Maoret, classe 1940, alpino del Btg Feltre, ha festeggiato il 50° anniversario di matrimonio con la gentile signora Rita Miniati.

Ai due festeggiati giunga, oltre agli auguri, l’affettuoso abbraccio di tutti gli alpini del Gruppo di Villabruna.

GRUPPO DI ZORZOI

Il 7 marzo a Verona Manola Reato ha conseguito il diploma di specializzazio-ne in psicoterapia cognitiva. Lo comu-nica con orgoglio il papà Luigi, artiglie-re da montagna del Gruppo Agordo.

Ernesto Antoniol e Rina Baron annun-ciano il 30° di matrimonio. Tantissime felicitazioni dagli alpini del Gruppo di Zorzoi.

UN FIORE PER AIUTAREIl vice presidente Paolo Zanella

comunica che il progetto legato all’iniziativa “Un fiore per aiutare” che quest’anno ha inteso fornire un servoscala meccanico a Casa Coletti ha avuto impedimenti di natura tec-nica, in quanto la soluzione che era stata adottata dalla direzione lavori non è risultata attuabile per l’insuf-ficienza dello spazio esistente. La stessa direzione ha quindi dovuto presentare una variante che non ha ancora ottenuto l’autorizzazione dall’ufficio tecnico del Comune di Feltre. A breve comunque l’impor-tante ausilio tecnico dovrebbe esse-re montato per poter svolgere l’im-portante funzione a cui è destinato.

INCONTRO CON IL MINISTRO DELLA DIFESANel corso dell’e-

vento celebrativo del 24 maggio a Trieste per ricordare il cen-tenario della Grande Guerra, il nostro pre-sidente Carlo Balestra e il suo vice Francesco Mungo hanno potuto incontrare la ministra della Difesa Roberta Pinotti, come si vede nella foto.

La storia dell’eroe volante autore nel 1918 della “Beffa di Feltre”.Il libro, con prefa-zione del gen. Di Martino è impre-ziosito da nume-rosissime foto d’epoca e gode del patrocinio del Vittoriale.Ed. DBS, € 10,00.

NOVITÀ IN LIBRERIA

26 Alpini… Sempre!

LA REDAZIONE DI ALPINI…SEMPRE!

ESPRIME LE PIÙ SENTITE

CONDOGLIANZE AI FAMIGLIARI DEGLI

ALPINI E DEGLI AMICI ANDATI AVANTI.

SONO ANDATI AVANTIGRUPPO ARSIÈ

Il 7 giugno è andato avan-ti il Capogruppo Sergio Valerio Faoro. Sentite con-doglianze ai familiari da tutti gli alpini del Gruppo e dalla Sezione tutta. Un suo ricordo sarà pubblicato nel prossimo numero.

Qualche settimana prima è scomparso anche il Cav. Vittorio Maddalozzo redu-ce di Russia e anche lui ex capogruppo. Riportiamo alla pagina seguente alcuni passi tratti dall’intervento letto in chiesa in sua memoria.

GRUPPO AUNE-SALZENIl 26 aprile ci ha lascia-

to Evelino De Bortoli, clas-se 1941, alpino della Julia. Le penne nere del gruppo Monte Pavione lo ricorda-no per la bonarietà del suo carattere ed esprimono alla mamma Carlina e a tutti i familiari la loro vicinanza.

GRUPPO CESIOMAGGIOREDal “ Monte Cimonega”,

oltre alla notizia della scom-parsa dell’ex capogruppo Enzo Cadore ci comunicano che hanno messo lo zaino a terra anche i soci Primo Budel e Renzo Casagrande. Alle famiglie degli alpi-ni andati avanti il rinnova-to cordoglio da parte delle penne nere cesioline.

GRUPPO FARRALo scorso inverno un male

incurabile ha prematuramen-te strappato ai suoi cari e al Gruppo di Farra il socio Adriano Beppiani, andato avanti a soli cinquantasette anni. La grande partecipa-zione alle esequie testimonia quanto fosse stimato e ben-voluto da tutti. Alla famiglia intera vanno le nostre sentite condoglianze.

È tragicamente anda-to avanti Angelo (Nano) Canova, amico degli alpi-ni di Farra, ma si può dire amico di tutti, vista anche la numerosa partecipazione al funerale, tra cui spiccavano parecchi cappelli d’alpino.

Ha messo lo zaino a terra Luciano Cason, da anni amico degli alpini del grup-

po di Farra. La sua scompar-sa lascia tutti noi costernati e tristi. Vanno ai familiari le nostre più sentite condo-glianze.

GRUPPO MARZIAILo scorso 15 maggio è

andato avanti il socio Walter Solagna, classe 1947. Aveva prestato servizio militare nel Btg. “Val Cismon”. Le penne nere del Gruppo rinnovano le più sentite condoglianze ai suoi cari.

GRUPPO LENTIAIÈ andato avanti il socio

Aldo Beppiani, classe 1924, ex combattente. Alla fami-glia giungano rinnovate le condoglianze e la vicinanza di tutto il Gruppo.

GRUPPO SANTA GIUSTINAGregorio Dal Molin, clas-

se 1918 e De Nadai Giulio, classe 1915, ex combattenti, iscritti al Gruppo “Sincero Zollet”, sono andati avanti nel mese di maggio. Da parte del consiglio direttivo e di tutte le penne nere del soda-lizio giungano ai familiari le più sentite condoglianze.

GRUPPO SERVOIl 3 Febbraio ha improv-

visamente e prematuramen-te posato lo zaino a terra il socio Loris Dalla Corte, classe 1948. Il Direttivo e i soci del Gruppo porgono alla famiglia le più sentite condoglianze.

Evelino De Bortoli

Adriano Beppiani

Walter Solagna

Gregorio Dal Molin

De Nadai Giulio

Loris Dalla CorteAldo Beppiani

Angelo Canova

Luciano Cason

Alpini… Sempre! 27

Ricordo di VITTORIO MADDALOZZO

Questi alcuni passi tratti dall’intervento che il consi-gliere del Gruppo di Arsié Antonio Faoro ha letto duran-te la cerimonia funebre per il Cavalier Vittorio Maddalozzo.

“Ciao Cavaliere. È così che ti salutavo quando ti incontravo. Quando salutavo un Amico. È così che anche oggi voglio salutarti….sei stato un uomo esemplare per noi tutti che ti abbiamo conosciuto. Semplice, generoso e schietto, a volte rude ma sincero. Laborioso e instancabile trascinatore. Mi piaceva ascoltarti quando mi parlavi di te e della tua intensa vita….degli orrori della guer-ra, di cosa significava il ta-pum e del 1° maggio di 70 anni fa ad Arsié.

Quando mi raccontavi dei tuoi viaggi con il camion e rimorchio e le “cipolle” piene di cemento per costruire la diga di Val Noana e del Vajont. Ti ho incontrato da ragazzo nella banda comunale, io col trombone di accompagnamento e tu che alternavi la tromba ai piatti e se mancava l’addetto suonavi anche al tamburo.

Quando un giorno, da Capogruppo degli Alpini di Arsié, mi hai convinto ad iscrivermi al Gruppo, lì cominciò la mia avventura assieme a te. A partecipare ai raduni dei Reduci di Russia dei quali eri degno rappresentante. Mi hai convinto che con gli Alpini oltre a commemorare i nostri gloriosi Caduti si poteva fare anche dell’ altro e così avevi creato la squadra antincendio degli Alpini. Abbiamo condiviso poi con la Sezione ANA di Feltre la creazione della Protezione Civile…

Quanti anniversari, quante ricorrenze e quanti compleanni festeggiati con te nella nuova sede degli Alpini, quanti salami tagliati a casa tua dopo le feste del Gruppo e con la tua Anna che ci sopportava….certamente l’onorificenza di Cavaliere ti è stata doverosamente riconosciuta per quanto hai dato al Paese e alla Nazione. Perché sono gli Uomini semplici come te che veramente la meritano.

A nome degli Alpini di Arsié un doveroso grazie è il mini-mo che ti dobbiamo.

Grazie Cavaliere Vittorio, ciao Cavaliere, ciao VittorioAntonio Faoro (consigliere del Gruppo)

Ricordo di ENZO CADORE

E così, anche lui, dopo aver posato lo zaino a terra, s’è incamminato nel sentie-ro che porta al Paradiso di tutti gli alpini. Il paradiso di Cantore. Enzo Cadore, storico Presidente per 23 anni del Gruppo “Monte Cimonega” di Cesiomaggiore, è andato avanti! Nella sua lunga vita, dedicata alla famiglia e al lavoro, egli ha voluto donare un grosso ritaglio della sua esistenza al prossimo; “ ai meno fortunati soleva dire”. Con questo spirito vogliamo rispolverare alcuni dei suoi passi importanti. Lo ricordiamo raccogliere il testimone di Renzo Corrà nel proseguire e implementare notevolmente la “Festa delle Vigne”.

Poi nel terremoto del Friuli, donare tutte le proprie ferie, assieme ad altri soci del Gruppo, per aiutare nel cantiere di Attimis le popolazioni disastrate nella ricostruzione. Ancora in prima linea nello spendersi con tanto entusiasmo e costan-za nella raccolta sezionale di fondi per l’acquisto e successiva donazione all’ospedale di Feltre del rene artificiale. Sempre impegnato a stimolare col proprio esempio e con notevole pressing di persuasione tanti alpini a diventare donatori di sangue. Ideatore della “Befana Alpina” in favore dei bambini del territorio comunale in età di asilo, manifestazione che riscuote ancor oggi molto successo.

Tantissime altre attività hanno preso vita sotto la sua guida. Lui, Alpino nel profondo del cuore, immensamente innamo-rato del suo simbolo: il cappello, lascia un vuoto difficile da colmare, ma nel contempo un’eredità importante da valoriz-zare.

Ci rimane il suo ricordo di alpino vigile, attento, fortemente interessato alla vita del nostro sodalizio fino al primo marzo quando dopo l’Assemblea del Gruppo durante il pranzo chiese con la consueta discrezione e riservatezza, se il nuovo “bocia” alla guida del suo Gruppo fosse una “garanzia nella tradizione” Ricevutane la conferma, il suo viso si illuminò e mi disse: “Allora anca el l’è an vero alpin, un de quei che pensa a chi che ha pi bisogn de noi!!” Poche ma importanti e incisive parole che danno l’immagine della persona che ci ha lasciato.

Un grandissimo grazie. Ciao Enzo.I tuoi alpini

DUE ALPINI MORTI DURANTE L’ADDESTRAMENTO

Nelle ultime settimane due alpini in servizio sono deceduti nel corso di opera-zioni addestrative. Il primo incidente è costato la vita del caporal maggiore Fabio Comini, nato ad Ascoli Piceno, 26 anni, paracadutista alpino, in forza al 4° Rgt. “Monte Cervino” con sede a Montorio Veronese. La tragedia si è consumata presso l’aeroporto di Tassignano in provincia di Lucca, a seguito della mancata apertura del paracadute, per un problema tecnico, nel corso di un lancio.

Nell’altro evento è morta la caporal maggiore Alessia Chiaro, originaria della provincia di Rieti, anche lei di 26 anni. L’incidente è accaduto a Falzeben, in Alto Adige. La giovane alpina ha perso l’equilibrio ed è precipitata lungo una via ferrata nel tentativo di lasciare il passo ad alcuni escursionisti impegnati sullo stesso per-corso. Era in forza al Reggimento Logistico della Julia, di stanza a Merano.

Alle famiglie dei due giovani giunga il cordoglio degli alpini della nostra Sezione.

QUARTA DI COPERTINAVisto il gradimento ottenuto da

parte di molti lettori, prosegue l’ini-ziativa redazionale di proporre le foto-grafie dei reduci del secondo conflitto mondiale ancora in vita. In questo numero sono ritratti i soci del Gruppo “Monte Miesna” Bortolo Maccagnan, classe 1919, reduce di Russia con il Battaglione “Val Cismon” e Romolo Turrin, classe 1920, reduce della cam-pagna greco-albanese e combattente sul fronte occidentale. Quest’ultimo ha patito anche un periodo di prigio-nia in Germania.

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