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I n un contesto sto- rico in cui sembra prevalere il cosid- detto “pensiero debole” e nel quale sono evidenti una certa mancanza di valori, offerte edu- cative carenti, fragi- lità generalizzate, l’impegno educativo della Pia Società di Don Nicola Mazza acqui- sta significato e valore nuovi, nella confer- ma della particolare attenzione ai giovani “più poveri, capaci e meritevoli” con un fon- damentale atteggiamento di fiducia nei loro confronti. «I giovani sono la nostra speranza, il nostro futuro» si dice abitualmente; anche in virtù di questo dobbiamo loro accostarci con sim- patia, con positività, per evitare una chiusu- ra determinata da senso di naturale difesa, di timore “conservativo”, di desiderio di fuga. Questa fiducia noi educatori mazziani ten- tiamo di coniugarla con un aiuto, una pro- posta di valori e un quadro di riferimento precisi, affinché essi riescano a realizzare le loro potenzialità in una prospettiva di futu- ro e perché se ne facciano carico in prima persona, assumano cioè atteggiamenti di servizio, di attenzione agli altri, in ambito professionale e con apertura umana. Potendo scegliere uno slogan per i nostri educandi, la formula «sii come devi essere», dove quel devi essere indica l’obbedienza a un disegno specifico, un progetto per ogni uomo nel rispetto della libertà e della digni- tà di ciascuna creatura, mi sembra la più adatta anche a sottolineare che il diventare è uno scoprire e un lasciarsi aiutare a sco- prire. C’è una componente etica in questa sottolineatura, la stessa che in tempi più antichi gli educatori mazziani indicavano con “l’essere utili alla società e alla Chiesa”. L’essere davvero preparati in qualsiasi campo professionale e lo svolgere con dedi- zione, onestà, preparazione sempre aggior- nata e amore il proprio ruolo è la “santità” cui il mazziano è chiamato. Ma questi obiet- tivi saranno realmente raggiunti solo quan- do l’educato saprà farsi a sua volta educato- re, conservando lo “stile” di sobrietà, rigore e libertà che ha informato il suo cammino di crescita intellettuale e spirituale. Una prima problematica che urge affrontare in ambito universitario è quella di trovare il significato profondo e nuovo delle povertà di oggi, confermandole comunque come scelta di vita e cardine del nostro stile educativo, sia in quanto stile delle attività educative, sia in quanto educazione al valore della sobrietà Il carisma educativo di don Mazza oggi Formazione Cinquant’anni di Residenze di Padova - Verona - Roma 25 DON CORRADO GINAMI Superiore Generale della Pia Società di don Nicola Mazza

1954-2004 Cinquant'anni

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In un contesto sto-rico in cui sembra

prevalere il cosid-detto “pensierodebole” e nel qualesono evidenti unacerta mancanza divalori, offerte edu-cative carenti, fragi-lità generalizzate,l’impegno educativo

della Pia Società di Don Nicola Mazza acqui-sta significato e valore nuovi, nella confer-ma della particolare attenzione ai giovani“più poveri, capaci e meritevoli” con un fon-damentale atteggiamento di fiducia nei loroconfronti. «I giovani sono la nostra speranza, il nostrofuturo» si dice abitualmente; anche in virtùdi questo dobbiamo loro accostarci con sim-patia, con positività, per evitare una chiusu-ra determinata da senso di naturale difesa,di timore “conservativo”, di desiderio difuga. Questa fiducia noi educatori mazziani ten-tiamo di coniugarla con un aiuto, una pro-posta di valori e un quadro di riferimentoprecisi, affinché essi riescano a realizzare leloro potenzialità in una prospettiva di futu-ro e perché se ne facciano carico in primapersona, assumano cioè atteggiamenti di

servizio, di attenzione agli altri, in ambitoprofessionale e con apertura umana. Potendo scegliere uno slogan per i nostrieducandi, la formula «sii come devi essere»,dove quel devi essere indica l’obbedienza aun disegno specifico, un progetto per ogniuomo nel rispetto della libertà e della digni-tà di ciascuna creatura, mi sembra la piùadatta anche a sottolineare che il diventareè uno scoprire e un lasciarsi aiutare a sco-prire. C’è una componente etica in questasottolineatura, la stessa che in tempi piùantichi gli educatori mazziani indicavano con“l’essere utili alla società e alla Chiesa”.L’essere davvero preparati in qualsiasicampo professionale e lo svolgere con dedi-zione, onestà, preparazione sempre aggior-nata e amore il proprio ruolo è la “santità”cui il mazziano è chiamato. Ma questi obiet-tivi saranno realmente raggiunti solo quan-do l’educato saprà farsi a sua volta educato-re, conservando lo “stile” di sobrietà, rigoree libertà che ha informato il suo cammino dicrescita intellettuale e spirituale.Una prima problematica che urge affrontarein ambito universitario è quella di trovare ilsignificato profondo e nuovo delle povertà dioggi, confermandole comunque come sceltadi vita e cardine del nostro stile educativo,sia in quanto stile delle attività educative, siain quanto educazione al valore della sobrietà

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DON CORRADO GINAMISuperiore Generale della Pia Società di don Nicola Mazza

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e del non sprecare. Si tratta quindi di indivi-duare le nuove forme di povertà, perché aquella economica si sommano quelle di valo-ri, di relazioni, di cultura.Una seconda consiste nel ribadire che ilCollegio, sullo sfondo della trasformazionedell’Università, ha il compito di precisare icriteri per la valutazione di una formazioneglobale di alto profilo. Un fatto senz’altroaccademico, che implica il raggiungimentodi un certo livello di capacità e conoscenze,ma anche pertinente ad altri valori, come lamaturazione di atteggiamenti di servizio, diaccoglienza, di mondialità. Nei prossimianni, in tempi di mobilità universitaria e perl’evoluzione determinata dalla riforma,

occorrerà mettere meglio a fuoco con corsidi formazione adeguati la presenza di stu-denti di altri paesi, specie quelli con graviproblemi economici e politici, e contempo-raneamente l’esperienza all’estero dei nostristudenti. Secondo la logica del Fondatoreche, come recita la nostra preghiera quoti-diana, donava gratuitamente ai destinataridelle sue cure la parola, cioè la possibilità diesprimere compiutamente se stessi. 26

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Il Collegio universitario Don Nicola Mazza èindissolubilmente associato alla figura di

don Giuseppe Tosi (1918-1975), il quale l’haavviato a Padova nel1948 a nome dellaPia Società eriprendendo l’anti-ca realizzazionedel Fondatore.Settimo di ottofigli, Giuseppe nac-que a Illasi, in pro-vincia di Verona, il27 gennaio 1918;morì a Verona il18 aprile 1975,all’età di 57 anni.Allievo dell’IstitutoDon Nicola Mazzae del Liceo statale“Scipione Maffei”,conclusi gli studiteologici fu ordina-to sacerdote il 22aprile 1945 eassegnato dalVescovo di Verona,dopo alcuni incari-chi diocesani,all’Istituto DonMazza, dapprimacome insegnante,poi con l’incaricodi perseguire ilriconoscimentocanonico della PiaSocietà di don Nicola Mazza per dare conti-nuità e sviluppo alle opere mazziane, soprat-tutto con la ripresa del Collegio universitarioa Padova. Tra il 1948 e il 1965, in un vorticoso susse-guirsi di iniziative, don Tosi visse a Padoval’intensa fase della rifondazione del Collegiouniversitario: nel novembre 1948 ne diede

l’avvio in corso Umberto 10, nel palazzoArrigoni degli Oddi dei Conti Ruffo diCalabria. Nell’estate 1952 a Bressanone il

Collegio fu presenteai corsi estividell’Università diPadova. Due annipiù tardi, conDecreto delPresidente dellaRepubblica del 26ottobre n. 1308,l’Istituto vennericonosciuto comeEnte Morale diCultura eAssistenza, otte-nendo, nello stes-so anno, l’assegna-zione della nuovasede di via deiSavonarola. Nel1957 fu acquisitala nuovaResidenza collinaredi Costagrande, anord di Verona,destinata ad attivi-tà di formazione. Solennementeinaugurata nel1959 la sede cen-trale di viaSavonarola, donTosi cominciò acercare nuovi spazi

per far fronte alle sempre maggiori richieste,fino all’ipotesi della cittadella ‘G. Tovini’. Allanascita nel 1965 dell’Università di Verona,egli firmò le convenzioni con i due Istitutimazziani di via San Carlo e delle Suore maz-ziane di via Nicola Mazza per due nuoveResidenze universitarie nella medesima città.Contemporaneamente, in pieno accordo con il

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Il monumento a san Daniele Comboni (1831-81),allievo di don Nicola Mazza, innalzato a Verona nel1957 a cent’anni dalla prima missione mazziana in Africa.

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Il sacerdote vero-nese don Nicola

Mazza (1790-1865) fondò aVerona, nel 1818,un Collegio femmi-nile per orfane, unCollegio per studen-ti poveri e merite-voli che avviò nel1833 e diede inizio

nel 1857 ad una iniziativa missionaria,abbandonata dopo la sua morte, ma ripresae continuata da San Daniele Comboni, fon-datore dell’istituto delle Missioni per l’AfricaCentrale sparso oggi provvidenzialmenteper tutto il mondo. L’Istituto maschile per studenti poveri emeritevoli era destinato a raccogliere giova-ni dotati di intelligenza e buona volontà maprivi di mezzi, per promuovere la loro edu-cazione superiore fino alla laurea. Dal 1833al 1865 il Collegio di Verona visse un perio-do molto fecondo fino a raggiungere la pre-senza di duecento studenti. Dopo la mortedel Mazza, per difficoltà economiche e perlo scarso numero dei collaboratori, ilCollegio conobbe un periodo di difficoltà.Dal 1915, per merito di don EmilioCrestani, quarto successore del Mazza, e delDirettore don Pietro Albrigi, l’istituto vero-

nese cominciò la sua rinascita che, a partiredalla fine della guerra, lo riportò alla pie-nezza della sua vitalità.Una prima concretizzazione della presenzaeducativa a livello universitario si realizzògià al tempo del Fondatore che allo scopoaprì a Padova un “Collegino” in contradaOgnissanti, guidato da alcuni suoi collabora-tori. Con alterne vicende, a causa dellaprima e della seconda guerra di Indipen-denza, quella prima fondazione visse unaventina di anni, dopodiché l’Istituto di Ve-rona continuò ad assistere in maniera occa-sionale, e nel limite del possibile, gli studen-ti che concludevano il corso inferiore deglistudi appoggiandoli presso qualche famiglia.Dopo la ripresa dell’istituto veronese, giàprima degli anni Trenta del Novecento, donPietro Albrigi e i suoi collaboratori comin-ciarono a pensare da un lato alla prepara-zione dei sacerdoti che avrebbero dovutocontinuare l’opera, dall’altro al prosegui-mento degli studi da parte dei giovani cheterminavano il corso liceale. L’iniziativa veni-va messa in atto nei confronti dei singoliappoggiandoli presso istituzioni milanesi opadovane. Decine e decine di professionisti,che si fecero onore nella professione aVerona ed altrove e che rimasero sempreprofondamente legati all’Istituto, si laurea-rono in quel periodo a Milano, Padova e

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DON LUIGI PRETTOConsigliere di amministrazione, già Direttore della Residenza maschile di Padova

Superiore mons. Pietro Albrigi, don Tosi pro-gettò e portò a compimento un ampio pro-gramma di rinnovamento edilizio dell’Istitutoveronese nella sede storica attorno alla chiesadi San Carlo che ospita la tomba di don NicolaMazza. Tale programma si realizzò nella fidu-cia nella Provvidenza di Dio, dapprima nell’au-dacia dell’iniziativa poi con una inattesa grossaeredità, da parte della contessa Clara Ferraridalle Spade, che sanava una drammatica situa-zione debitoria da fallimento. Don Tosi raggiunse tali risultati con la strate-gia dei contatti personali con uomini digoverno, come i ministri Guido Gonella eLuigi Gui, per arrivare a provvedimenti dilegge che si sono sperimentati fecondi nonsolo per il nostro Collegio, e con dirigenti diIstituti di Credito e professori universitaricome Alberto Trabucchi per acquisire alCollegio il credito necessario. Nell’ambitoecclesiastico don Tosi coltivò contatti conecclesiastici di primo piano come GiovanniBattista Montini, Girolamo Bortignon, PrimoMazzolari, Giulio Bevilacqua e Luigi Pepe. Unriscontro di tali contatti sono i successiviriconoscimenti civili ed ecclesiastici: delMinistero di Grazia e Giustizia con Medaglia

d’Oro, il 30.4.59, per meriti di Redenzionesociale e del Ministero della PubblicaIstruzione con Medaglia d’Oro nel 1970 per ibenemeriti della Scuola, della Cultura edell’Arte, e per l’ambito ecclesiastico il titolodi Cappellano di Sua Santità.Don Tosi è stato un protagonista che pensavae progettava in grande: affettuoso nelle rela-zioni, attento alle vicende della vita di tutticoloro che incontrava, convinto delle idee delMazza, stratega delle amicizie alte per la rea-lizzazione delle idee mazziane, educatore cheinfondeva fiducia ed incoraggiamento, pretegeneroso, credente sensibile, uomo ricono-scente, innamorato di Cristo e leale con laChiesa. Egli ha coltivato relazioni dirette escritte, anche mediante le sue ‘encicliche’. Masuo capolavoro è stato e rimane il Collegiouniversitario “Don Nicola Mazza”, pensato evoluto come facilitazione economica che offri-va opportunità ai giovani che ne fosserosprovvisti o ne avessero di meno, comeambiente che facilita la frequenza delle lezio-ni universitarie e stimola allo studio persona-le, come clima sereno di vita giovanile cheaiuta a crescere in relazioni e nella condivisio-ne dei valori.

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Fu una grande intuizione. Don Tosi avevacapito che l’Istituto sarebbe stato propositi-vo se l’istituzione fosse stata “grande”, chela sua presenza avrebbe avuto significato sefosse risultata anche numericamente consi-stente; e intorno a questa idea riuscì a rac-cogliere l’appoggio delle forze politiche chesi accordavano con il suo obiettivo: eglipoteva contare sull’amicizia di uomini poli-tici di grande prestigio a Padova, Roma eVerona. Era quasi riuscito a far passare allaCamera una proposta di legge, poi blocca-ta, che riconosceva il diritto dell’Istitutoall’assistenza da parte dello Stato. Fu cosìimpostata la base istituzionale del Collegio,fondata sul rapporto esistente tra don Tosi,promotore e fondatore dell’istituto, il dot-tor Puppi, rappresentante del Ministero, eil superiore della Pia Società, mons. Albrigi.In un secondo tempo fu costituito ilConsiglio di Amministrazione, con la pre-senza del responsabile dell’Opera, don Tosiappunto, di un rappresentante della Pia

Società di don Mazza, di un rappresentantedel Ministero, e inoltre di un rappresentan-te del Vescovo locale e di unodell’Università di Padova. Fu ottenuto dalMinistero il riconoscimento legale stabilitala sede a Padova in via Savonarola. LoStatuto fu firmato dal Presidente dellaRepubblica Luigi Einaudi, e da allora siapprofondì sempre di più la collaborazionecon la Chiesa e l’Università. Collaborazioneche si rivela realmente importante, quandopermette all’istituto di confrontare le pro-prie prospettive e finalità con altri punti divista. Il Collegio, infatti, richiede per primacosa un confronto sulle idee portanti dellafondazione, sul loro valore oggettivo,dichiarato e riconoscibile, cioè l’aiuto aglistudenti economicamente e socialmentemeno favoriti e la richiesta del consegui-mento di ottimi risultati, perché i giovanisiano sempre spronati a dare il meglio di sestessi, con la prospettiva di fornire allasocietà persone che si inseriscano appor-

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Pavia. Tra essi personalità di primo pianonella cultura, nella scuola, nonché nellaChiesa veronese. L’iniziativa trovò una migliore strutturazionecon la fondazione della “Cassa scolastica”.Alimentata dai contributi degli ex allievi e diistituzioni benefiche veronesi, la Cassa eradestinata ad aiutare gli allievi durante ilperiodo universitario con l’impegno a rein-tegrare il prestito a laurea ottenuta.Contemporaneamente il Collegio a Verona siapriva all’ospitalità di alcuni studenti univer-sitari che trovassero comodo risiedervi perfrequentare l’Università a Milano, Padova oPavia. Questa situazione durò fino allaseconda guerra mondiale. A guerra conclusa, si cominciò a rifletterepiù sistematicamente sul problema. Dopoqualche anno di tentativi e di preparativi,un sacerdote della Pia Società di donMazza, don Giuseppe Tosi, con un gruppodi giovani che arrivavano alloraall’Università o che egli raccolse dalla dis-

persione e delle interruzioni degli anni pre-cedenti (difficile è immaginare quel periodoper chi non lo ha vissuto), aprì a Padova incorso Umberto il “Collegio universitarioDon Nicola Mazza”. Il grande merito di donTosi, dovuto al suo carattere, alla sua intra-prendenza, e reso possibile dalle opportuni-tà che maturavano in quegli anni, è statopensare che quello, gli anni immediatamen-te successivi alla guerra (1945-48), era ilmomento giusto per dare consistenza, e uncerto spessore, all’aspirazione del Mazza.Egli immaginava un Collegio universitariosempre più grande, aperto e ampio, fino adiventare una sorta di cittadella universita-ria capace di accogliere cinquecento studen-ti. E che fosse il momento favorevole lotestimonia il fatto che, proprio in quei gior-ni, la Costituzione italiana in formazione,con coincidenza di varie ideologie, propone-va l’articolo in cui si sanciva il diritto allostudio anche per i bisognosi, purché meri-tevoli e capaci (art. III). 30

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In questi oltre cin-quant’anni

Collegio ha portatopiù di tremila giova-ni alla laurea, equasi sempre iprimi laureati dellaloro famiglia, con-tribuendo alla loroglobale maturazioneintellettuale,

umana, spirituale, e continua tutt’oggi a“produrre” allievi. L’ex allievo chi è? È colui che rimane inCollegio per l’intero corso degli studi, maanche colui che per i motivi più vari hadovuto interrompere gli studi ed intrapren-dere un’altra via. Ex allievo è dunque chiun-que è stato, per un tratto più o meno lungodel suo percorso universitario, allievo delCollegio. Quanto poi all’aggettivo “mazzia-no”, si applica per la vita: si diventa mazzia-ni e non si cessa più di esserlo, nella misurain cui se ne condivide lo spirito. Ci sono gliex allievi mazziani, non gli “ex mazziani” ameno che un ex allievo rinneghi esplicita-mente gli ideali mazziani. Il quale spirito diventa stile di vita nel lavo-ro, nella famiglia, nella partecipazione socia-le e politica. I mazziani si riconoscono per illoro modo di essere e di relazionarsi, più

che per il fatto di dichiararsi tali. Pur essendo forte il senso di appartenenza,i mazziani non hanno mai formato unalobby: troppo forte è il senso di libertà indi-viduale per rinunciarvi in un “partito” etroppo radicata è la coscienza della profes-sione come servizio soprattutto ai più svan-taggiati e non come occasione di potere aproprio vantaggio. Se numerosi e stimatisono i professionisti nei vari ordini provin-ciali o settori di lavoro, il loro favorire i col-leghi “mazziani” non è motivato dalla comu-ne provenienza o appartenenza, ma dallacompetenza riconosciuta ed esigita, cosìcome per gli studenti mazziani il logo delCollegio esibito sulla polo non assicura negliesami domande più facili quanto piuttostopiù impegnative. Se l’essere conosciuti comemazziani è spesso un titolo di preferenzanell’inserimento lavorativo ciò avviene per-ché oltre alla preparazione accurata chi pro-viene da una intensa esperienza comunitariaporta con sé una apprezzata capacità direlazione e di collaborazione. Gli ex allievi, insieme con gli attuali allievi,sono la migliore promozione di conoscenzae di stima del Collegio, e su questa promo-zione il Collegio conta molto come pubblici-tà gratuita e credibile per garantire allostesso candidati che rientrano nelle caratte-ristiche mazziane. Ma gli ex allievi possono

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DON FRANCESCO MASSAGRANDEDirettore Generale del Collegio universitario “Don Nicola Mazza”

tando contributi adeguati, positivi, signifi-cativi. La collaborazione con l’Università di Padovasi svolge a diversilivelli: il Rettoredell’Universitànomina il suo rap-presentante nelConsiglio di ammi-nistrazione e la suavoce ha peso nonsoltanto numerico,in quanto è impor-tante perl’Istituzione tenerpresente degliorientamenti edella realtà univer-sitaria. In secondoluogo il Collegiosceglie tra i suoi exallievi o tra gliamici dell’Opera ilPresidente dellaCommissione uni-versitaria, il cuicompito è di esa-minare i concor-renti all’ammissio-ne e, ogni anno, lasituazione accade-mica di ciascuno.La collaborazione èdata dall’apportodel Presidente e dicirca un centinaiodi docenti universi-tari, ex allievi edamici, che parteci-pano in mododiverso a questaCommissione.Inoltre, da molti anni e con l’approvazionedel Ministero, è presente nel Consiglio diamministrazione anche un rappresentantedegli studenti, da loro eletto e dotato divoto deliberativo, oltre a un secondo stu-

dente eletto con voto consultivo. In questomodo anche coloro che usufruiscono delCollegio possono portare la loro voce ai

livelli della massimaresponsabilità. Citroviamo oggi inun contesto storicoe sociale alquantodifferente dal1954: allora vi erachi non poteva stu-diare e don Tosi haaccolto e offertopossibilità a moltiche avevano com-battuto in guerra,che erano statideportati nei campidi concentramento.Oggi da noi giun-gono anche giovaniche potrebberoproseguire la loroformazione conaltri mezzi. C’è dachiedersi: ilCollegio ha ancoraragione di esistere?La risposta è affer-mativa, se essocontinua a costitui-re e a garantireuna possibilità dimaturazione cultu-rale e umana signi-ficativa. E soprat-tutto il Collegiocostituisce con lasua storia e la suapresenza l’afferma-zione tangibile deldiritto di tutti a

realizzarsi nella maniera più piena in corri-spondenza dei doni ricevuti da Dio e dell’im-pegno profuso per metterli a profitto, indi-pendentemente dalle situazioni economichee sociali della propria provenienza familiare.32

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Ricordo gli annidel mio impe-

gno nella Direzionedel Collegio comefecondi di relazioniumane, ricchi diincontri, densi eintensi. Forse è dacollegarsi a unaqualche predisposi-zione naturale,

all’attitudine del carattere, sicuramente auna convinzione personale: di certo imomenti più belli di quell’esperienza, chenon significa però i più facili, mi rimandanoalla condivisione di vita con gli studenti.Occasione importante, forse privilegiata,considerato che tale condivisione non è con-sueta per questo tipo di strutture. Soprattutto in occasione del concorso edella revisione, ma anche nei vari momentidella vita di tutti i giorni, si creano opportu-nità di relazione con i singoli studenti, conl’Assemblea studentesca, con i rappresen-tanti degli allievi, con le varie Commissioni.Il Collegio, infatti, si è sempre dimostratopronto a dialogare con gli allievi sia nelleforme previste dallo statuto sia in altre piùpersonali. Come Direzione ricordo che a Padova, inquegli anni, ci si era proposti di incontrare

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DON GERMANO PAIOLAGià Direttore delle Residenze maschili di Padova e di Verona

collaborare anche nell’offrire possibilità ditirocini nelle aziende in cui lavorano o checonoscono. I segni di appartenenza al Collegio da partedegli ex allievi sono molteplici e di variaintensità, e vanno dal partecipare agli incon-tri annuali, al comunicare i cambi di indiriz-zo, dal trasmettere notizie di famiglia perNote mazziane e Pianeta Università all’ab-bonamento alla rivista, dalle visite fisichenelle Residenze o informatiche sullo weball’adesione ai vari progetti mazziani. Da collegamento interno funge l’Unionedegli Allievi di don Nicola Mazza, associazio-ne riconosciuta con atto notarile del gen-

naio 1982, che convoca un paio di assem-blee l’anno e promuove attività culturali.Per statuto vi appartengono tutti colorosono stati allievi delle Opere di don NicolaMazza (convitti, semiconvitti, scuole, Collegiuniversitari) e si propone di diffondere laconoscenza della figura e delle opere di donMazza, di collaborare con i continuatoridell’Opera nell’azione formativa, di divulga-re le idee e i programmi del Fondatore,attraverso la partecipazione a iniziative cul-turali e religiose e il sostegno concretoall’Opera mazziana. Un senso di coesioneradicato sul carisma del Fondatore che fa diogni allievo un “mazziano” per sempre.

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Apartire daglianni Ottanta il

Collegio ha avviatoscambi culturali conalcune Universitàeuropee, con loscopo di facilitareun migliore appren-dimento o il perfe-zionamento dellaconoscenza dellelingue straniere in

previsione dell’utilizzo per il lavoro di tesi oper ricerche specialistiche, e non ultimonella prospettiva di fornire più opportunitàdi sbocchi occupazionali. Anche a livello per-sonale lo studio delle lingue è sempre parsoun’ottima palestra in cui lo studente puòrafforzare la propria apertura al mondo eorientare la personalità in un’ottica dialogi-ca, indispensabile per entrare in contattocon realtà umane e culturali diverse e com-plesse. Già alla fine degli anni Settanta, si concre-tizzò lo scambio con l’Università di Warwich(Coventry) in Inghilterra; dal decennio suc-cessivo divennero però frequenti quelli conil Polytechnic of Central London, in cui piùallievi si sono recati per il periodo di circaun mese, e con la University of Sussex

(Brighton), da cui giungeva un ospite che sifermava per un anno in Italia, mentre trestudenti italiani vi si recavano per un trime-stre di permanenza ciascuno. In Germania lerelazioni con l’Università di Augsburg preve-devano l’ospitalità ad uno studente tedescoper sei mesi, mentre cinque italiani vi sog-giornavano per un mese. Lo scambio culturale con studenti stranieridiventava un incentivo per i ragazzi, che,altrimenti e senza aiuti, non avrebberopotuto recarsi all’estero: in Collegio fre-quentavano corsi di lingua, al termine deiquali la Direzione svolgeva una piccola sele-zione e così ogni anno, per la solaInghilterra ad esempio, partivano una doz-zina di studenti. Con la Francia gli scambi, acarattere specificatamente culturale, avveni-vano con le residenze universitarie diAngers: per una decina di giorni, a gruppi,si ospitava e si veniva ospitati seguendo unitinerario culturale composto da incontri ebrevi conferenze con docenti universitari,che riguardavano anche il cursus universita-rio e le prospettive professionali.Con l’avvio del Progetto Erasmus da partedelle Università, lo studio della lingua stra-niera è divenuto obbligatorio, e più fre-quenti si sono rivelate le occasioni per com-piere stages o svolgere tesi di laurea all’e-

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DON SANDRO CORAZZAResponsabile progetti missionari in Brasile

gia Direttore Generale del Collegio universitario “Don Nicola Mazza”

tutti, uno a uno, almeno un paio di voltel’anno. Mi sono ben chiari l’attesa e il biso-gno degli studenti, riscontrati sul piano psi-cologico, di essere ascoltati non solo inassemblea, ma anche e soprattutto perso-nalmente. Al Collegio i ragazzi giungono inetà giovane ma per molti aspetti già matu-ra, e ciò costituisce una possibilità enormedi scambio, conoscenza, ricchezza umana,incontro. Così sono nate speciali forme diamicizia continuate oltre la conclusione deglistudi universitari, anche al di fuori deimomenti di ritrovo ufficiali. Ma i rapporti e le relazioni del Collegiocomprendono prima di tutto i membri dellaDirezione, che si incontrano periodicamenteper condividere le modalità di conduzionedell’istituzione e l’organizzazione delle varieattività; quelli poi con l’amministrazione,con il personale, gli altri Collegi e la Chiesalocale, la società civile, l’Università, gli exallievi…Il Direttore è coadiuvato da collaboratori ealtri responsabili, per lo più sacerdoti dellaPia Società Don Mazza, per condividere conloro le responsabilità, anche attraverso imomenti decisionali che si concretizzano

nelle riunioni periodiche. La Direzione tieneanche costanti rapporti con il Consiglio diamministrazione e con tutto il personale pergarantire il buon funzionamento dell’interastruttura. Le visioni possono essere unilate-rali, perciò il dialogo risulta fondamentaleper rispondere in maniera equa alle attesedegli studenti e alla “missione” dell’istituzio-ne.Per il personale sono previsti momenti diincontro precisi in cui si rinsalda la conoscen-za reciproca con iniziative di festa e occasioniformative. Si creano in tal modo rapportisignificativi e si condividono le finalità. Gli stessi docenti della CommissioneUniversitaria sono disponibili a collaborarenon solo nei momenti istituzionali del con-corso e della revisione, ma anche nella pro-mozione delle varie attività culturali. È cosìche il Collegio diventa presenza significativa epropositiva per la società civile tutta. Lo rico-nobbe anche l’allora sindaco di Padova nelleparole rivolte in occasione del quarantesimoanniversario dell’apertura della Residenzapatavina, definendo la nostra istituzione «unastraordinaria offerta di momenti culturali eformativi per l’intera città».36

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Il Reale Decreto 31agosto 1933 n.

1592 (Testo unicodell’istruzione supe-riore) stabiliva all’ar-ticolo 191 che «leOpere e le fondazio-ni che hanno perfine l’incrementodegli studi superiorie l’assistenza nelle

sue varie forme agli studi nelle Università enegli Istituti di Istruzione Superiore, sonosottoposte alla vigilanza del Ministero dellaPubblica Istruzione». Tale norma costituiva ilfondamento giuridico del riconoscimento del-l’esistenza di alcune istituzioni, anche private,che, per statuto, si proponevano il fine diampliare l’accesso agli studi superiori e diassistere gli studenti nel corso degli studi uni-versitari. Proprio in virtù di queste finalitàistituzionali, tali soggetti venivano sottopostialla vigilanza del Ministero. Il Collegio Don Mazza è stata una delleprime di queste istituzioni ad ottenere ilriconoscimento del Ministero come Entelegalmente riconosciuto. A seguito del gran-de impegno profuso da Giuseppe Tosi ilCollegio universitario, costituito con attopubblico del 3.05.1954 n. 16953 di reper-torio del dottor Gregorio Todeschini, notaio

in Padova, viene eretto in Ente morale diCultura e Assistenza con D.P.R. n. 1308 del26.10.1954 e quindi posto sotto vigilanzadel Miur ai sensi dell’articolo 191 del testounico 1592/1933 delle leggi sull’istruzionesuperiore. All’articolo 1 dello Statuto sidefiniscono gli scopi dell’opera, quelli cioè di«accogliere gli studenti universitari delle

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FRANCESCO GASPARISegretario Generale del Collegio universitario “Don Nicola Mazza”

stero. L’antica struttura è dunque venutameno e il Collegio Don Mazza è stato coin-volto nel progetto accademico affinché con-tinuasse a garantire servizi logistici e attivi-tà culturali. Fu stipulata una convenzionecon l’Università per la gestione dell’ospitali-tà a Padova, come appoggio logistico all’uf-ficio Erasmus patavino. Venne a questoscopo ristrutturata la palazzina di viaCollegio San Marco, destinata alla conviven-za tra studenti stranieri e allievi del DonMazza, all’ospitalità di ragazzi e docentistranieri anche per brevi periodi, e in cui sisvolgevano corsi di lingua straniera e conve-gni organizzati con l’apporto dei docentistranieri sullo stesso progetto Erasmus. Il Collegio ha però continuato a mantenerele sue iniziative, quali le convenzioni con leassociazioni di figli di emigranti italiani, chesi ospitavano per consentire la frequenza acorsi culturali di perfezionamento, e l’ospi-talità agli studenti stranieri, soprattutto deiPaesi del sud del mondo, indicati dai missio-nari per i loro meriti. Negli anni si è regola-

mentato l’ingresso di questi studenti nelCollegio con la richiesta formalizzata di unsupporto esterno in Italia, di una famigliacioè che garantisse per il ragazzo e rispon-desse di eventuali problemi disciplinari o disalute. Con l’apertura dell’Europa verso est,sono giunti molti allievi anche da questearee e dalla fine degli anni Novanta, grazieai rapporti con la Diocesi, studenti di teolo-gia ortodossi. Ma l’internazionalità del Collegio si esplicaanche nel servizio civile internazionale, scel-to da alcuni allievi in alternativa al serviziomilitare, e nell’ambito del volontariato, conla collaborazione con i missionariComboniani, con i gruppi Tenda, con l’orga-nizzazione non governativa Cuamm e con ilMovimento Laici America Latina. E ora inBrasile, dove dal 1978 la Pia Società operanel campo socio-educativo con bambini eadolescenti, sono in atto il progetto “CasaMelotto” per lo scambio con studentidell’Università Federale di Recife, e a Joãopessoa il progetto “Beira da Linha”.

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Il D.M. 9 maggio 2001, volto a definire icriteri di riparto del contributo ai Collegiuniversitari, nelle sue premesse riconoscel’espletamento di un servizio di pubblicointeresse da parte di tali istituzioni. A ulte-riore conferma dell’alto valore formativo deiCollegi universitari legalmente riconosciuti, il15 maggio 2002 è stato firmato il protocol-lo d’intesa tra la C.R.U.I. e la C.C.U., per ilriconoscimento in crediti formativi universi-tari delle conoscenze acquisite dagli studentianche all’esterno degli Atenei e, in particola-re, di alcune delle attività formative offertedai Collegi, ritenute qualificate e idonee asoddisfare le crescenti e differenziate esigen-ze degli studenti universitari.Se, dunque, dall’esercizio della loro autono-mia statutaria è estrapolabile un minimocomune denominatore tra i Collegi universi-tari legalmente riconosciuti, questo è sen-z’altro l’esistenza di un preciso progetto for-mativo personalizzato, fondato su un chiaropresupposto: la libera adesione dello studen-te a un impegnativo programma di forma-zione intellettuale, sia sul piano universitarioche umano, anche mediante l’utilizzo di ser-vizi di orientamento e di tutorato. I Collegiuniversitari legalmente riconosciuti sono cosìchiamati a svolgere attività di carattere cul-turale e didattico in collaborazione con i sin-

goli Atenei: in tal senso il “Don Mazza”, inquesti due ultimi anni accademici, ha pro-mosso tre propri corsi di studio accreditatidalle Università di Padova e Verona.La Fondazione nasce quale espressione dell’e-sperienza maturata dal Collegio universitario,in continuità con le attività culturali, formati-ve ed educative svolte, quale strumento dipromozione sul territorio di percorsi forma-tivo/culturali legati alla crescita personale eprofessionale della persona. La Fondazioneha il fine di promuovere iniziative ed attivitàdi interesse culturale, sociale, civile e religio-so, indirizzate alla formazione culturale,umana e professionale dei giovani, in partico-lare di quelli residenti nella regione Veneto oche vi soggiornano per motivi di studio o dilavoro (art. III dello Statuto). Per il raggiun-gimento dei suoi scopi la Fondazione assumei compiti di progettare e realizzare iniziative(corsi, conferenze, seminari, eventi, ecc.) diinteresse culturale, educativo, professionale;promuovere incontri di studiosi italiani estranieri anche allo scopo di favorire lo scam-bio tra aree culturali e sociali diverse, conparticolare riferimento a docenti e studentidei paesi in via di sviluppo operanti nellaregione Veneto; progettare e realizzare atti-vità di formazione per lo sviluppo delle com-petenze dei giovani e degli operatori di

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classi più povere, dotati di eccellenti capaci-tà intellettuali e morali, offrendo vitto,alloggio, nonché assistenza culturale e reli-giosa e di integrare gli studi universitarimediante corsi interni, di storia religiosadell’oriente cristiano, di storia della Chiesa,di filosofia della religione, e di svilupparenel modo più completo la conoscenza dellelingue straniere».La Direzione del Collegio è affidata a unDirettore (art. IV) nominato dal Superioredell’Opera Don Nicola Mazza di Verona,mentre l’amministrazione è affidata a unConsiglio di Amministrazione che compren-de un membro designato dal Ministero dellaPubblica Istruzione; un membro designatodall’ordinario diocesano di Padova tra i con-tinuatori dell’opera; il magnifico Rettoredell’Università di Padova o un membro delcorpo accademico dell’Università da lui desi-gnato; un membro designato dal SuperioreGenerale della Pia Società Don Mazza; ilDirettore del Collegio; un rappresentantedegli studenti del Collegio con voto delibe-rativo e uno con voto consultivo, eletti ascrutinio segreto da almeno 2/3 degli stu-denti residenti in Collegio. I posti gratuiti presso le Residenze sonoconferiti in seguito a concorso (art. VIII) e,accertate le condizioni disagiate del richie-

dente, questi è ammesso a uno speciale“esame/colloquio” a carattere generale. Lecommissioni giudicatrici, composte dadocenti universitari, attraverso l’esame deirisultati scolastici e il colloquio, formulanoun giudizio sulle doti intellettuali dell’aspi-rante (art. IX). L’attività culturale e l’assi-stenza morale e religiosa che vengono svol-te all’interno del Collegio, sono svolte inmodo tale che lo studente abbia sempre dimira i seguenti princìpi: consideri un’essen-ziale attività lo studio accademico eseguitocon il massimo impegno; partecipi ai corsiinterni di perfezionamento culturale, conparticolare riguardo alle lingue straniere,per prepararsi anche ai corsi di perfeziona-mento all’estero; completi e perfezioni lapropria cultura e formazione religiosa peradeguarla a quella professionale (art. XI);prosegua l’opera di perfezionamento dellasua formazione orientandola alle particolariesigenze della vita universitaria e ai proble-mi della futura vita professionale.Nel 1997 i Collegi universitari legalmentericonosciuti decisero di costituire un organoche li rappresentasse all’esterno e che svol-gesse funzioni di coordinamento e di pro-mozione di azioni comuni. Nacque così laConferenza permanente dei Collegi universi-tari legalmente riconosciuti (C.C.U.).40

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La validità di isti-tuzioni quali

sono i Collegi uni-versitari è concettofondamentale radi-cato nella società enella cultura.Essi, infatti, costi-tuiscono una validarisposta alla doman-da di educazione

propria della vita universitaria; domandatesa non solo alla necessità di un alloggio,di una mensa, di un posto dove studiare,ma anche e soprattutto a vivere valori piùprofondi in termini di comunicazione con glialtri, di esperienza sociale, di approfondi-mento culturale, di verifica e maturazionedell’individuo.Molteplici studi, progetti e programmi negliultimi trent’anni hanno arricchito il dibattitosociologico-educativo sui Collegi universita-ri, sulla cui formula è stato possibile rileva-re un certo consenso, se pure tardivorispetto ad altri Paesi, di docenti, politici edesperti. La situazione collegiale ha avuto sensibilimutamenti in Italia negli anni Sessanta,nonostante i sussulti cui è stata sottopostal’intera struttura accademica dopo ilSessantotto; è agevole infatti verificare la

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TERESA PELLEGRINIConsigliere di Amministrazione in rappresentanza del MIUR

imprese, di enti pubblici e privati, favorendolo sviluppo della cultura imprenditoriale (art.IV dello Statuto). La Fondazione è stata eret-ta con atto pubblico del 9.07.2002 n.26187 del repertorio del dottor FrancoCardarelli, notaio del collegio di Padova. Èretta da un Consiglio di amministrazione,composto dal presidente del Collegio univer-sitario don Nicola Mazza (che lo presiede);dal Superiore generale della Pia Società DonNicola Mazza; dal Direttore del Collegio uni-versitario di Padova; dal Presidente della“Unione Allievi Don Nicola Mazza”; da unconsigliere nominato dal Consiglio di ammini-strazione del Collegio Universitario.

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la riserva di una aliquota in materia diinterventi per alloggi e residenze per glistudenti universitari. Questa breve disamina della legislazionevigente costituisce la premessa per poteraffermare il costante impegno e la notevoleattuazione che nel tempo hanno ispiratol’attività governativa in materia di offertaformativa universitaria. Recentemente ilMinistro Letizia Moratti, nel convegno tenu-tosi a Roma il 18 febbraio 2004 su “Ilruolo dei Collegi nella formazione universi-taria”, ha dichiarato la volontà del Governodi rafforzare l’impegno per migliorare laqualità dell’offerta formativa universitaria eha individuato i Collegi legalmente ricono-sciuti dal MIUR quali istituzioni che esercita-no funzioni di interesse pubblico, il cuiobiettivo principale è quello di «valorizzarelo studente come persona (…) capace dicostruire consapevolmente il proprio curri-

culum aprendosi ad una cultura interdiscipli-nare che sviluppi le sue potenzialità per unavita sociale di relazione» nella complessasocietà di oggi.Lo stesso Ministro ha inoltre evidenziatocome le attività didattiche, scientifiche, diorientamento e di tutorato svolte dai Collegid’intesa con la Conferenza dei Rettori delleUniversità Italiane e con le singole Universitàsiano coerenti con gli indirizzi programmati-ci del Ministero e ha confermato l’intenzionedel MIUR di garantire con ogni possibile ini-ziativa l’effettivo perseguimento degli obiet-tivi posti alla base di tali istituzioni.Gli impegni e traguardi dell’evolversi dellacultura, sempre più tesa ad allargare i pro-pri orizzonti per una efficace integrazioneeuropea, danno la misura dello sforzo cui èchiamato chi responsabilmente è prepostoall’attuazione del dettato costituzionale dicui all’articolo 34.

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costante espansione dei Collegi, i cui conte-nuti educativi hanno sollecitato l’interessedel legislatore nei vari progetti sulla riformauniversitaria. Sia nei testi legislativi divenutioperanti, sia nei progetti di legge emergeun costante apprezzamento per la loro atti-vità e per la formula in generale. L’evoluzione della politica del diritto allostudio che ha visto prevalere negli anniSettanta il concetto di “servizio” su quello di“assistenza” ha favorito il riconoscimentodel ruolo dei Collegi universitari per la lorofunzione poliedrica e di elevata qualità. Ècon la legge 31 ottobre 1966, n. 942, rela-tiva al finanziamento del piano di sviluppodelle scuole per il quinquennio 1966/1970,che si manifesta il processo evolutivo afavore dei Collegi universitari, allorché,all’articolo 33, si prevede la ripartizione disomme stanziate ad hoc tra le varie formedi attività e di assistenza delle singole opere

universitarie, nonché “tra i Collegi legal-mente riconosciuti”. Questo finanziamentoalla gestione «è effettuato ogni anno, conproprio decreto, dal Ministero della PubblicaIstruzione, sentito il Comitato Nazionaledelle Opere Universitarie».Ancora importanti riconoscimenti sono con-tenuti nella legge 28 luglio 1967, n. 641,relativa al piano di edilizia scolastica e uni-versitaria per il quinquennio 1967/1971.L’articolo 33 e l’articolo 38 definiscono ifruitori dei contributi e l’entità di questi, el’articolo 42 precisa che le istituzioniammesse a godere dei contributi sono, trale altre, i Collegi universitari. Le successiveleggi, la n. 331 del 25 giugno 1985(Provvedimenti urgenti per l’edilizia univer-sitaria), la n. 449 del 27 dicembre 1997 e,da ultima, la legge n. 350 del 24 dicembre2003 hanno ancora previsto a favore deiCollegi universitari legalmente riconosciuti

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Agli inizi della storia del Collegio, anniCinquanta, era compito principale della

Commissione universitaria controllare ilmerito dei candidati all’ingresso al “DonMazza”. Merito anche formativo, masoprattutto intellettuale: i docenti potevanoallora contare sulle pagelle scolastiche, percontribuire ad assegnare al Collegio personeaffidabili sul piano dell’intelligenza e dellacredibilità dell’impegno; ma il colloquiocompletava in ogni caso l’impressione finalesull’esaminando. Oggi, con i voti di maturitàin generale ben più elevati, risulta più diffi-cile valutare il curriculum scolastico dei gio-vani desiderosi di entrare, perciò il colloquioassume una maggiore importanza al fine diporre in evidenza la maturità, l’equilibrio, ladeterminazione.Dopo l’ammissione al Collegio per lo stu-dente cominciava un periodo di impegnosevero e molto stimolato dall’esempio altrui.Il rendimento universitario veniva esamina-to, una volta l’anno, a fine di ottobre-inizionovembre, all’aprirsi cioè dell’anno accade-mico. La Commissione era unica, mista, evedeva rappresentati, con un docente perogni principale gruppo di discipline, i varisettori scientifici della didattica universitaria.Dal commento del professore di competen-

za, docente alla facoltà di iscrizione del can-didato, i colleghi si configuravano una suaimmagine, ne capivano la figura ed esprime-vano il proprio giudizio, giudizio che eraquasi da “padre di famiglia”. C’era, insiemecon la serietà che caratterizzava l’esame deirisultati, molta comprensione per la realtàumana dello studente. Don Tosi intervenivapersonalmente per esporre problemi cheavessero afflitto la persona o la famiglia,eventuali difficoltà di salute, un passato dif-ficile: alla vivace intelligenza quell’illuminatosacerdote univa un’appassionata, profondaconoscenza dello spirito dei giovani. Tra gliallievi di quei tempi vi sono stati ancheuomini provati da esperienze di guerra com-battuta, i quali hanno potuto ricostruirsi unaprospettiva di vita, oltre che accendere unasperanza di affermazione intellettuale e pro-fessionale. Se per caso avveniva qualche inci-dente di percorso, un esame non superato,la media dei voti abbassata, il ragazzo del“Don Mazza” veniva soccorso, eventualitàcerto non ammessa dai regolamenti di altreistituzioni pubbliche di assistenza agli stu-denti. Nel Collegio si sono così ottenutianche sorprendenti recuperi, perché le per-sone in situazioni tribolate venivano sorrettecon comprensione pari alla fermezza, tenuto

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LUIGI MASUTTIGià Presidente della Commissione universitaria di Padova

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dine e immersa ormai la gioventù in solidepreoccupazioni per la futura sistemazionenel campo del lavoro, i livelli di rendimentonegli studi si sono nuovamente elevati.L’attività della Commissione negli ultimi ven-t’anni, sotto i residui contraccolpi deglieventi trascorsi e nella previsione di unnuovo possibile adeguarsi dell’istruzioneuniversitaria alla realtà dell’occupazione edei rapporti sociali, ha ritenuto essere suocompito assicurare una continuità di com-prensione degli ideali che ispirano l’operamazziana nel susseguirsi dei numerosidocenti impegnati a valutare le attitudini e ilrendimento negli studi dei giovani, senzainterferire nell’attività formativa delCollegio. L’aver goduto per tale lungo perio-do del privilegio di partecipare all’operacompiuta con appassionata dedizione datanti professori e di conoscere tanti aspettidell’impegno studentesco nelle varie facoltàdell’Ateneo, ha concesso di seguire lo svol-

gersi della vita universitaria in una raravisione complessiva delle sue manifestazionidi maggior interesse culturale e umano.A partire dagli anni Ottanta si è avvertita lanecessità di istituire altri momenti di con-trollo dell’attività degli studenti, che ingenerale dimostravano una crescente esi-genza di essere sostenuti nell’affrontare ilprocesso dell’apprendimento. Chi in passatoveniva dall’esperienza della povertà e dellaguerra e aveva sperimentato tante asprezzedella vita era capace di superare autonoma-mente varie difficoltà; i ragazzi delle gene-razioni successive hanno dimostrato didover essere seguiti più da vicino. LaCommissione si è gradualmente adeguataalle istanze giovanili, senza nulla perderedella scrupolosa serietà richiesta nella valu-tazione del rendimento degli studi. Con l’av-vio della “semestralizzazione” si è così opta-to per un’ulteriore fase di verifica a metàdell’anno accademico, in marzo. Ciò ha

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conto della storia di ciascuno, nello spiritodell’originaria preoccupazione del grandeFondatore dell’opera. Oggi i ragazzi scelgo-no il Collegio per vivere insieme, costruirequalcosa di gratificante, far parte di un com-plesso di persone destinato a dare sempre ilmeglio di sé alla società; nei primi tempi, equesta è la notevole differenza, era evidentel’urgenza di dover salvare l’avvenire di gio-vani meritevoli, cristianamente formati, nonabbienti e, con ciò, risorse di intelligenza edi sicuro impegno, che altrimenti si sarebbe-ro perdute. Con la crisi del Sessantotto e glistrascichi degli anni Settanta, modificatosi

alquanto l’assetto delle civili relazioni, laCommissione universitaria ravvisò altre esi-genze a mano a mano che aumentavano gliaspiranti all’ingresso in Collegio, e dovetteripartire in più gruppi: umanistico, scientifi-co s.l., medico ecc.Questo ha comportato ovviamente il sacrifi-cio dell’omogeneità del giudizio sia all’entra-ta sia in seguito e ha reso sempre piùimportanti i colloqui del candidato con ilDirettore e con Commissioni interne oppor-tunamente istituite. Si è sempre mantenuta,però, la possibilità di intervenire in secondaistanza: se lo studente incontrava difficoltànell’ iter universitario, per il tramite delDirettore, egli poteva prendere contatto conun professore della Commissione, che siassumeva un compito di guida e che lo con-sigliava sul da farsi. Nessun professore si èmai rifiutato di prestare il proprio aiuto.Negli anni della contestazione, i ragazzi vis-sero animatamente la tensione del momentoe la Commissione, guidata dal PresidenteProfessor Antonio Servadei in provvidenzia-le concordanza di vedute con l’AvvocatoCarlo Fornalè, Presidente del Consiglio diamministrazione, si sobbarcò un compitodifficile quanto delicato. Occorreva pazienzanon meno che saldezza e lungimiranza perintervenire efficacemente e chiedere aglistudenti un comportamento serio, ricordarloro il compito di non sciupare i propritalenti, mantenerli coscienti di essere statiscelti in quanto meritevoli e dotati di unaparticolare formazione spirituale. Il momen-to sociale sorresse la convinzione che sipotesse attenuare entro certi limiti l’impera-tivo di eccellenza per conseguire un fine diconveniente sostegno anche morale dei gio-vani coinvolti in una temperie mai da nessu-no prima sperimentata.Superato da tempo il periodo dell’inquietu-48

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Oggi, sullo sfondo della riforma universi-taria, ancora maggiormente il Collegio

Don Mazza può giocare un ruolo importan-te: oltre alla tradizionale “memoria e pre-senza” di luogo storico di ospitalità e for-mazione personale, esso può fornire unvalido aiuto per affrontare le difficoltà dichi lavora in Università. La riforma, infatti,richiede grandi energie per orientare all’in-gresso universitario, sia in itinere sia inuscita. Tutto l’orientamento, perciò, deveessere frutto di fattiva collaborazione tradocenti, mondo del lavoro e ambienti edu-cativi. In primis il Collegio. Ecco perché è necessario valorizzare di più emeglio il suo ruolo di sensore della sensibilitàdegli studenti su questi temi: stiamo giocan-do una partita legata anche ai futuri sbocchiprofessionali (master, laurea specialistica,corsi di formazione…), perciò chi lavora nelCollegio può cogliere in profondità i bisogni,le difficoltà, le attese dei giovani. La riforma ha caricato il corpo docente dipiù didattica e più studenti: risulta difficolto-sa, ora, l’azione di orientamento, l’aiuto aeffettuare scelte importanti per la vita,anche sotto il profilo umano. Si è poi ridottoil tempo di formazione: agli studenti vienerichiesta maggiore abilità in ingresso e

durante il corso degli studi si necessita distrumenti più sofisticati per acquisire leconoscenze di base. Nella fase iniziale i gio-vani mostrano di avere bisogno di essereintrodotti ai linguaggi delle singole scienze,per inquadrarle e poter proseguire adegua-tamente. Il Collegio potrebbe allora pensare

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VINCENZO PACEPresidente della Commissione universitaria di Padova

reso, tra l’altro, più stretti i rapporti trastudenti e singoli docenti dellaCommissione; molti di questi ultimi hannodiversificato il loro impegno, con la parteci-pazione a varie attività culturali promossedal Collegio.Il nuovo ordinamento degli studi universita-ri ha prospettato un ventaglio di formazio-ne, oltre che di istruzione, quanto maiampio: perciò gli studenti, incalzati dalnuovo ritmo, hanno più che mai bisogno diessere sostenuti nella scelta e nello svolgi-mento del loro curriculum. Si è così fattopiù complesso il lavoro della Commissione;

non pochi docenti hanno da tempo assuntole funzioni di autentici tutor e alcuni addi-rittura prestano lodevolmente la loro com-petenza per arricchire la preparazione deglistudenti interni tenendo anche corsi inte-grativi. Ci si augura che questo possa esserel’avvio di uno sviluppo didattico-formativotale da assicurare al Collegio una posizionedi avanguardia nell’offrire agli studenti unabase culturale ed etica all’altezza di quantotra poco la società chiederà a ciascuno dicoloro che concorrono a reggerla operandoin disparati settori della funzione pubblica edella libera professione.

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Ho conosciuto il Collegio Don Mazza unadecina di anni fa. Ricordo bene l’occa-

sione: fu per una conferenza rivolta ai geni-tori e agli allievi delle due Residenze vero-nesi. In seguito ho iniziato a collaborare conla Commissione Docenti, con lo scopo di“vigilare” sulla carriera degli studenti e dicoordinare le attività culturali dell’Istituto.Un’entrata in scena arricchente, perché viho trovato un ambiente stimolante e la pos-sibilità di incontrare gli studenti in manieradiretta, in un contesto alquanto diverso daquello accademico. Il numero di docenti e professoridell’Ateneo disponibili a collaborare con ilCollegio, che vede rappresentate nel gruppoun po’ tutte le facoltà, parlano chiaro sullastima e sulla simpatia che esso riscuote:anche i momenti conviviali ottengono sem-pre un buon successo. I meriti principalisono da attribuirsi alla Direzione, all’inde-fessa attività di suor Germana: negli ultimianni ho assistito all’intensificazione delleproposte del Collegio, in sintonia con l’o-rientamento della riforma universitaria chetende a integrare il mondo esterno, attra-verso gli eventi culturali, all’attività didatticaaccademica. In sostanza non solo abbiamoassistito a un processo di avvicinamento

dell’Università al Collegio grazie alle molteiniziative, ai corsi e ai convegni organizzatiall’interno del Collegio con la presenza uffi-ciale dell’Università, ma anche a quelloinverso che ha visto il Collegio in veste diente promotore di iniziative di alto prestigiosvolte entro le mura universitarie. Ciò hacomportato una progressiva apertura delCollegio verso la totalità del mondo studen-tesco universitario. Un Collegio, insomma,sempre meno chiuso, autoreferenziale, mavivo in un contesto più ampio, che dà il suocontributo all’elevazione del livello culturaledella vita universitaria nel suo complesso.Nell’attuale contesto di lavoro, in cui la

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MARIO LONGOPresidente della Commissione universitaria di Verona

all’organizzazione di cose semplici, comescrivere un curriculum vitae o un paper, ini-ziative che serviranno per l’inserimento lavo-rativo e la vita concreta. Corsi, insomma, disostegno per abilità specifiche. Esso potreb-be inoltre potenziare alcune sue abituali pro-poste: accentuare i rapporti con l’Universitàsugli stages attraverso un’accurata azione diorientamento, coinvolgendo esperti. Cosìdiventerebbe riferimento per l’Universitàtutta, non solo per gli allievi residenti. In una prospettiva, anche di carriera scola-stica, sempre più aperta all’Europa, la for-mazione dovrà ripensarsi in base al profilomedio dello studente universitario europeo;

anche il “Don Mazza” dovrebbe riflettere ecompararsi con una formazione allargataall’Unione. Contemporaneamente diventafondamentale l’educazione all’interculturali-tà, anche per gli studenti di materie scienti-fiche: pensiamo quanto possa tornar utile aifuturi medici, per esempio, conoscere le cul-ture “altre” per avvicinarsi ai pazienti di ori-gine straniera nella maniera più adeguata erispettosa. È un altro caso in cui l’azione delCollegio potrebbe risultare essenziale. Questo è il ruolo importante che esso puògiocare, di fronte alle attuali difficoltà:sostegno e interpretazione di ciò chel’Università svolge. 52

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La funzione del Collegio universitario oggiè forse più necessaria, o utile, se si

vuole, di quanto lo sia stata fino a ieri.Come ieri, con la Residenza in sede universitaria il Collegio consente allo studente non solo la possibilità dellafrequenza assidua alle lezioni, ai seminari,ai laboratori, alle biblioteche, ma anche il confronto quotidiano con coetanei impegnati nello stesso percor-so e quindi alle prese con gli stessi o analo-ghi problemi. In minimis, ciò può costituireuna facilitazione nell’accesso al mondonuovo che è l’Università, un mondo neppuresso privo di tagliole burocratiche e non. Inuna considerazione di più ampio respiro,quel confronto favorisce di per sé l’acquisi-zione di esperienze scientifiche e umanenecessarie alla crescita di ognuno: un’acqui-sizione, del resto, che il Collegio per partesua incrementa con le iniziative (corsi dilezioni, incontri e così via) che ritieneopportune o necessarie. Fondamentale,naturalmente, è la figura del responsabiledella struttura a cui il ruolo istituzionaleconsente di diventare anche sul pianoumano un costante, affidabile punto di riferimento. Particolarmente privilegiatoè lo studente del Collegio universitario

di Roma perché, non occorre ricordarlo,Roma offre un ventaglio amplissimo di sedie di iniziative non solo culturali, che posso-no stimolare, ampliare e consolidare la suaformazione.Oggi più di ieri è importante questa funzio-ne del Collegio perché, per motivi che sonosotto gli occhi di tutti, il periodo universita-rio, il periodo in cui un ragazzo diventauomo, è oggi nei giovani più inquieto diquanto fosse nei tempi passati. Perciò, piùimportante di ieri è l’opportunità, che ilCollegio può favorire, anche di rapportiinterpersonali capaci di dare serenità e sicu-rezza.Si aggiunga la crisi profonda in cui, comedel resto l’intero sistema dell’istruzione,versa l’istituzione universitaria: per quantoconcerne nell’immediato lo studente, sitenga presente che la recente riforma uni-versitaria, che qui non importa giudicare,privilegiando la didattica a scapito dellaricerca, ha posto lo studente davanti a unadidattica estesa oltre ogni dire, generalmente parcellizzata e non di rado dequalificata. Cosicché il Collegio ha davanti a sé nuovi compiti di orientamento e di supplenza.

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RINO AVESANIPresidente della Commissione universitaria di Roma

riforma risulta attuata in forma stabile edefinitiva solo per il triennio, il Collegio, inquanto servizio aperto anche agli studentinon residenti, si pone come modello perrealizzarla al meglio. Tra la rassegna degli eventi desidero ricor-dare le conferenze, su temi di alto profilo econ la presenza di relatori di chiara fama,che si tengono in autunno nelle aule univer-sitarie; incontri frequentati da studenti,docenti e semplici cittadini che in tutte leedizioni hanno dato luogo a intensi dibattiti.Un’altra iniziativa di elevatissimo livello èstata l’organizzazione di un corso di bioeticariconosciuto dall’Università, svolto inveceall’interno del Collegio femminile, che havisto la partecipazione costante di numerosistudenti, segno non solo dell’attrattiva del-l’argomento ma anche del bisogno di confronto, tra coetanei

e con esperti, su argomenti di attualità. Il coordinamento delle iniziative formativecoinvolge i direttori delle Residenze, loStudio Teologico San Zeno, docenti univer-sitari, ma si tratta di attività finalizzate siaal Collegio, sia all’Università, sia agli stessicoordinatori; il Collegio favorisce dunque lacrescita non solo dei suoi membri, maanche del mondo che vi ruota intorno. Unpo’ come se la “mission” inizialedell’Istituto si fosse allargata alla città, allapromozione della cultura per tutti. La fina-lità del Collegio risulta cioè ripensata sullabase delle esigenze di una cultura che nonsi realizza più soltanto all’internodell’Università, ma in un contesto piùampio perché molto più ampio e complessoè lo stesso scenario culturale e sociale. Uncambiamento votato all’apertura verso ilmondo.

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Ho incontrato per la prima volta il nomedi don Nicola Mazza, e dell’Opera da lui

voluta, più di cinquant’anni fa. In modiriflessi, quasi mitici. Dalle parole di unamico d’infanzia, che aveva avuto la fortunadi essere accolto fra gli allievi della casa divia San Carlo. I suoi racconti mi dipingeva-no una realtà comunitaria fatta di studiointenso, di apertura ai problemi sociali, difruttuose discussioni sulla religione e sumodi nuovi di viverla. L’effetto Don Mazzasi riverberava così sulla mia formazione diadolescente, anche se le mie esperienze spi-rituali e di impegno sociale erano ritmatedal lento fluire del tempo in un paese diprovincia, dall’esperienza, a volte deludente,nell’associazionismo cattolico, nel movimen-to aclista, nelle prime adesioni al partito diispirazione cristiana. E, sempre di riflesso,ebbi la buona sorte di conoscere la vita stu-dentesca del Collegio universitario Mazzianodi Padova. Ancora attraverso il filtro, certa-mente ottimista, dell’amico avviato a unabrillante esperienza accademica nel lumino-so universo degli studi letterari.Solo nel 1966, quando iniziai la mia carrie-ra universitaria come esercitatore volontariopresso la facoltà di Economia e Commercio- allora unica iniziativa accademica a Verona

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ELIO MOSELEPresidente della Provincia di Verona, già Rettore dell’Università di Verona

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conferenze, nell’organizzazione di servizi diassistenza, nella celebrazione di momenti direligiosità comunitaria, in felici incontri con-viviali. Ho davanti a me, sulla mia scrivania,i programmi dei vari cicli di conferenze e ivolumi che hanno raccolto, in modo siste-matico, le riflessioni e i dibattiti su argo-menti scelti con oculatezza da Commissionicomposte equilibratamente da docenti, stu-denti ed educatori mazziani. I titoli si dipa-nano davanti ai miei occhi e mi riportanocon la memoria a quei fortunati incontri,ritmati nel tempo, senza mai scadere in unastanca ritualità, ma mantenendo una fre-schezza e una attualità valoriale di grandepregio. I partecipanti venivano sempre invi-tati ad approfondire i problemi presentati -si trattasse dell’eredità del XX° secolo, deiparadigmi di una società aperta, del limitecome risorsa, della cultura della responsabi-lità - per meglio orientarsi in un mondo invorticosa mutazione e per seguire un arduo

cammino “di virtù e conoscenza”.È con profonda nostalgia e con un pizzico dicomprensibile tristezza che scorro le paginedegli Atti dei tanti cicli di conferenze. Unavita dedicata all’Università e all’insegnamen-to non si può cancellare con un tratto dipenna. Resto, nell’intimo, un professoredell’Università di Verona, cui ho dedicatocon autentica passione gli anni migliori dellamia vita. Anche se altri problemi mi chiama-no con urgenza, il mio cuore e il mio sguar-do restano puntati sulla “nostra” Università,su tanti educatori che con il loro impegnodiuturno assicurano serietà ed efficacia all’a-zione didattica, alla ricerca scientifica, all’at-tività organizzativa. Un caloroso grazierivolgo al Collegio universitario Don NicolaMazza nelle sue varie Residenze che, conuna partecipazione esemplare, assicura ladiffusione, fra gli studenti, i docenti e lapopolazione di un messaggio culturale allaluce vivificante dell’interpretazione cristiana.

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-, cominciai a conoscere più direttamente larealtà educativa mazziana attraverso l’in-contro con sacerdoti, religiose, ma soprat-tutto con docenti formati nel Collegiomaschile di Padova. Da quel momento, ebbeinizio una collaborazione ininterrotta che,spero, non si chiuderà a causa del mionuovo assorbente impegno amministrativo,ma continuerà nel tempo, con lo stesso spi-rito, in modi altrettanto fruttuosi.Parlare di Don Mazza, a Veronetta, vuol direevocare la storia dell’evoluzione degli studiuniversitari, del proliferare delle Facoltà, delvorticoso aumento del numero degli studen-ti, delle innumerevoli iniziative svolte in per-fetta sintonia con i docenti, con apprezza-mento reciproco e positivi risultati formativi.I miei primi esitanti passi nell’insegnamentosuperiore, li mossi proprio in casa di DonMazza, nei locali di via Campofiore, presi inlocazione per ospitare il fiorente corso dilaurea in Lingue e Letterature Straniere

della facoltà di Economia e Commercio.Migrai poi, con tutto il corso, a PalazzoGiuliari per approdare infine nella nuovasede di via San Francesco. In tutti quei pas-saggi, si affacciò nella mia vita, e nella vitadi molti studenti e docenti, una persona diun dinamismo travolgente che, con modiaccattivanti, ci legò poco a poco, ma defini-tivamente, all’esperienza mazziana. Pensoche, chi mi legge, abbia capito chi voglioevocare. Si tratta, certo, di suor GermanaCanteri, educatrice inarrivabile, dotata di uncoinvolgente entusiasmo ottimista, vulcanicaideatrice di molteplici iniziative in campoculturale, che, recentemente, ha avuto l’o-nore di ricevere dal Capo dello Stato unmeritato riconoscimento pubblico per la suapreziosa opera formativa. Come docente, come preside, come Rettorevenni coinvolto a vario titolo nelle attivitàmazziane. Nelle prove di ammissione dellestudentesse nel Collegio femminile, nelle58

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Nel 1948 donGiuseppe Tosi

riprese l’idea, speri-mentata per circaun ventennio nelsecolo precedenteda don NicolaMazza, di garantireai giovani di inge-gno, ma in condi-zione di indigenza,

istruzione e formazione di alto livello, ospi-tandoli in una struttura adeguata. La primaResidenza universitaria a sorgere con questiintenti e grazie al suo impegno fu quella diPadova, nel centralissimo Corso Umberto,spostata negli anni Cinquanta in viaSavonarola, attorno alla chiesa diSant’Antonio Abate. Questa Residenza, che ha preso il suonome, attualmente ospita circa duecentocin-quanta persone, di cui duecento studentiinterni, alcuni esterni, che vivono la norma-le vita di Collegio ma dormono altrove oper il reddito familiare alto o perché inritardo con gli esami, oltre a specializzandie docenti ospiti. Talora si fermano quianche religiosi e studenti delle Chiesedell’Est, grazie ad un accordo con il Vescovodi Padova, e ospiti internazionali per scambiculturali reciproci.

Se nel passare degli anni la finalità dell’isti-tuzione può considerarsi invariata, con stu-denti che vi entrano dopo aver superato unConcorso e la richiesta, da parte dellaDirezione e della Commissione universitaria,di “dare sempre il massimo” durante l’iterdi studi, quello che appare ora mutato è ilconcetto di povertà. La maggior parte deinostri studenti appartiene al ceto socialemedio e medio-basso, ma oggi, ben oltre ilsignificato meramente economico di pover-tà, diventa impellente tener conto anchedella situazione familiare della persona, del-l’assenza dei genitori, della provenienza dafamiglie disunite; si accolgono poi ragazziche giungono da paesi svantaggiati: moltisono gli albanesi e i brasiliani, per esempio,che si rivolgono a noi. «Fare la carità ai ric-chi - diceva don Mazza - è cosa da pazzi. Imiei istituti sono per i poveri». Oggi, con ladisponibilità di aiuti e sovvenzioni da partedello Stato, cosa che certo non avvenivaall’inizio dell’Opera, i poveri occorre cercar-li. Ecco perché l’azione degli ex allievi, cheforniscono informazioni dirette sul loropaese di residenza e sul circondario segna-lando persone meritevoli, si rivela uno stru-mento importante. Lo stile della vita nella Residenza è quellodella partecipazione attiva e della responsa-bilizzazione: un gruppo di allievi partecipa

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DON FLAVIO GELMETTIVicedirettore della Residenza maschile di Padova

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La Residenza fem-minile di Verona

è sorta nel 1966 edè diretta dalle suoredi don Mazza; èdiventata sezionedel CollegioUniversitario DonNicola Mazza diPadova nell’a. a.1987-1988.

Fu istituita in concomitanza con la nascitadell’Università a Verona, grazie all’incorag-giamento di mons. Pietro Albrigi, superioredelle Opere Mazziane, e di madre ReginaGentilin, superiora generale delle suore didon Mazza, che ha creduto fortemente eagito con tenacia ai fini della sua realizza-zione. Fin dall’apertura la Residenza haospitato una settantina di studentesse;attualmente ne accoglie circa ottanta.È una Residenza femminile, per cui noiresponsabili abbiamo sempre cercato di pro-muovere la riflessione sulla donna e sul suoruolo nella Chiesa e nella società secondo lospirito e l’opera di don Mazza e come“segno dei tempi”. Si sono organizzati ciclidi incontri tenuti da donne emergenti inambito filosofico, teologico, storico, politi-co, economico, artistico, della comunicazio-ne, delle pari opportunità, della famiglia e

della maternità. La “questione femminile”non ha ancora trovato soluzioni chiare edefinitive, ma siamo convinte che sia compi-to particolare della giovane generazione

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SUOR GERMANA CANTERIDirettrice della Residenza femminile di Verona

alla selezione dei nuovi candidati durante ilconcorso di ammissione e alla verifica neilavori di revisione, attraverso unaCommissione studentesca che decide insie-me con la Direzione. Anche nel Consiglio diAmministrazione gli studenti hanno parteattiva: sono due, di cui uno con diritto divoto. Essi partecipano alle attività interne delCollegio nelle varie iniziative delleCommissioni, elette dall’Assemblea deglistudenti, e/o nei gruppi di adesione sponta-nea. Sono nati così la Commissione musica,quella sportiva, quella del giornalino, quellainformatica, quella liturgica… E il gruppoliturgico, il gruppo del coro, quello ad gen-tes che si occupa di aspetti missionari e divolontariato, il gruppo del Mazzurro cheorganizza uno spettacolo annuale, il gruppociclistico che cura pellegrinaggi in bicicletta.

In gruppi di anno, poi, i ragazzi seguonodue incontri di formazione, con carattereresidenziale, in cui approfondiscono temi“mazziani”. Gli studenti del primo anno siritrovano a Verona per conoscere il pretedon Mazza nei suoi luoghi, i suoi metodi e iltema a lui caro della libertà; quelli delsecondo approfondiscono la povertà, e neglianni successivi la cultura, la spiritualità, lamondialità e la missione; per i laureandi si èpensato al tema dell’impegno dei laici maz-ziani per la società e la Chiesa. Il risultato di questo fermento di proposte edi aggregazione è un clima positivo, di cuigli studenti apprezzano i rapporti, l’ambien-te, le amicizie: la “festa dei piani”, all’iniziodell’anno, quella delle matricole, le feste dilaurea sono momenti in cui si respira tuttoil calore umano che caratterizza la vita chequi scorre.

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C’è una lapidenel cortile della

Residenza SanCarlo, datata 10febbraio 1968, chericorda l’aperturadel Collegio univer-sitario maschile aVerona insieme agliscopi che hannodato il senso a quel-

l’avvenimento: promuovere e svilupparenegli studenti «impegno culturale, di-sponibilità apostolica, sensibilità sociale». Don Nicola Mazza aveva concepito giànell’Ottocento la necessità di accogliere iragazzi bisognosi per portarli fino al massi-mo grado di formazione, nel suo significatopiù ampio di istruzione ed educazioneumana e spirituale. A Verona, nei luoghi storici del Fondatore,l’apporto all’istruzione si è concretizzatocon l’istituzione delle scuole medie, delliceo e, in seguito all’apertura del polo uni-versitario nella città, con il Collegio per glistudenti dell’Ateneo. Oggi, comunque,anche a Verona, è sicuramente laResidenza universitaria quella che connotada subito il “mazziano”: come dire che ilmazziano vero è quello uscito dal Collegiouniversitario, sinonimo di cultura, la prima

cosa da noi coltivata, e soprattutto, nelnostro contesto, di una cultura accessibilea tutti. La nostra Residenza si distingue dalle altreper il numero ridotto di studenti ospitati,che sono una cinquantina, provenienti dalVeneto, dalle province di Trento e Mantova,più qualche presenza internazionale. Nellamaniera più naturale si instaura allora unclima sereno di amicizia tra i ragazzi, checollaborano facilmente tra loro e con laDirezione; sono poche le difficoltà di rela-zione e, qualora sorgessero, la struttura ditipo familiare, facilita subito i chiarimenti,l’apertura e la disposizione al dialogo. Il tro-varci nei luoghi e negli ambienti in cui è vis-suto don Mazza favorisce ulteriormentequesto spirito comunitario di amicizia e fra-ternità. Una conquista ottenuta una decina di annifa, dopo un periodo di sospensione, è statala possibilità di trovarsi tutti insieme per lacena: i ragazzi, che frequentano facoltàdiverse, presi da mille impegni, a volte nonriescono a vedersi mai, a causa di orarisfasati. La cena diventa per noi il momentodel ritrovo, dell’aggregazione e della socia-lità, in cui finalmente ci si ferma e si con-divide. Il Collegio si è sempre proposto di rispon-dere alle esigenze di ospitalità, offrendo

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DON SILVIO ARIETIDirettore della Residenza maschile di Verona

farsi carico del progresso umano e cristianocon la riflessione e l’assunzione di responsa-bilità. Abbiamo sempre operato affinché questeriflessioni non rimanessero solo a livellointellettuale, ma fossero di stimolo per ten-dere costantemente e concretamente a unostile caratterizza-to da ciò che con-nota la donna apartire dal quoti-diano, dai rap-porti interperso-nali, dal prendersicura dell’altro,dal promuoverela vita in tutte lesue espressioni. Èun compitoimportante eurgente che cer-chiamo di assu-mere per esseredi aiuto alla for-mazione di donneche possanooffrire una pre-senza significativae indicare il cam-mino verso unfemminismonuovo di ispira-zione cristiana. La Residenza, perla sua configura-zione logistica,offre molte occa-sioni quotidiane di incontrare tutta laComunità delle suore, tra le quali ci sonoanche le suore anziane: un fatto positivo,sia per le giovani sia per le religiose, per ilrapporto semplice, informale, di reciprocointeressamento e di scambievole aiuto.Grazie alla consolidata collaborazione conl’Università e il suo consiglio degli studenti,con l’ESU, con lo Studio Teologico SanZeno, con il Centro di Pastorale universita-

ria, la Residenza organizza corsi accreditatidi carattere culturale che coinvolgono atti-vamente un buon numero di persone, stu-denti, docenti e cittadini interessati alletematiche proposte; si tengonoall’Università, sono presieduti dal Rettore oda un suo rappresentante, con relatori di

notevole prepara-zione e competen-za. La Residenzaha inoltre attivatoil servizio di con-sulenza psicologicamediante una con-venzione conl’ESU e con l’EnteCollegio universi-tario “DonMazza”: un servi-zio gratuito, svol-to da uno psicolo-go e psicoterapeu-ta all’interno dellefacoltà umanisti-che dell’Università,aperto a tutti glistudentidell’Università.È di importanzafondamentale peruna Residenzauniversitaria“stare dentro ilsistema” coltivan-do costantementerelazioni, ancheinformali, con stu-

denti, docenti, personale tecnico-ammini-strativo, Rettore e partecipando alla vitadell’Università, ai momenti significativicome pure ai momenti più semplici chefavoriscono l’incontro con le persone e ilrinsaldarsi dei rapporti personali e di colla-borazione. È anche questo il modo con cuila Residenza “Campofiore” contribuisce all’i-dentità e alla storia del Collegio universita-rio “Don Nicola Mazza”.64

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APadova laResidenza fem-

minile è nata nel1997 e nel suoprimo anno di vita èstata ospitata pres-so la Residenzamaschile. Allora eradiretta dalle suoredella Congregazionedel Sacro Cuore didon Mazza, mentresolo a partire dalsettembre del 2001la Direzione del

Collegio è stata affidata, per la prima volta,ad una laica, scelta questa decisamentecoraggiosa per l’Ente e per l’Istituzione nel-l’ambito dell’attuale contesto della pastoraleuniversitaria.L’anno in cui le ragazze hanno vissuto nellaResidenza “Tosi” ha dato l’imprinting allanostra sede, perché si è preso spunto dalpreesistente per organizzare le accoglienzee pensare alle attività. Dal canto suo la Residenza femminile si è dimostrata una svolta per il Collegio,che si è trovato a fare i conti con una realtà non più solo maschile. Si tratta di un percorso a tutt’oggi in itinere: due Residenze nella stessa città

comportano dei passi in più da compierenella ricerca di un reciproco equilibrio e peculiarità distinte. Se da una parte iragazzi si trovano a confrontarsi con unarealtà diversa dalla loro, per esigenze e stilicomportamentali differenti, le ragazzedevono trovare la giusta dimensione dellaloro storia, l’equa distanza dal modellomaschile, una certa autonomia nel rispettoreciproco. In una tradizione storicamenteconsolidata, è una grande sfida il cammina-re così! I primi anni, in cui le ospiti ammontavano auna ventina, sono stati preziosi per il sensodi collegialità e dello spirito comunitario.Inoltre si sono consolidati alcuni strumentidi partecipazione ereditati dalla sedemaschile, quali l’Assemblea, le Commissioni,così come la spinta alla responsabilizzazionepersonale e del proprio tempo con la conse-gna delle chiavi, che permettono di rientra-re a qualsiasi orario: il nostro è attualmentel’unico Collegio femminile a Padova che lopermette. Il confronto con la Residenza “Tosi”, con ilsuo bagaglio storico ed il grande patrimoniodi conquiste, ci ha stimolato e pungolatoper adeguarci da un lato al suo livello quali-tativo, e dall’altro per scoprire ed affermareuna specifica identità ed autonomia. Sceltaquesta obbligata, data la differenza di inter-

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ROBERTA DE ROSSIDirettrice della Residenza femminile di Padova

vitto, alloggio, sostegno per lo studio, maciò è stato anche arricchito dall’organizza-zione di attività formative, incontri cultu-rali, iniziative che favorissero ulteriormen-te la crescita della persona nella sua inte-rezza. Le Commissioni, le Assemblee, leconferenze culturali e formative interne

danno un volto nuovo al Collegio, quello dipiccolo laboratorio. Siamo cresciuti in que-sto senso: lo attestano le testimonianze deiragazzi che, dopo un’esperienza pressoaltri Collegi o in appartamento, preferisco-no inserirsi qui. E qui rimangono fino allaconclusione degli studi.

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La sede di Roma,per il Collegio

Don Nicola Mazza, èun po’ come queifigli nati da genitorianziani, più pereccesso d’entusia-smo che per un cal-colo ponderato. Unparagone forseardito, che tuttavia

rende l’idea dell’inizio quasi pionieristicodell’esperienza mazziana nella capitale.Fu la presenza a Roma di don ClaudioGugerotti a determinarne l’avvio. DonClaudio, dopo essersi laureato in lingueorientali a Venezia e ormai membro della PiaSocietà di Don Nicola Mazza, venne chiama-to in Vaticano a disposizione dellaCongregazione delle Chiese Orientali. Si eraalla fine degli anni Ottanta: don Gugerottitrovò ospitalità presso la Curia generaliziadei Benedettini Sublacensi, nel ghetto diRoma, uno dei luoghi più affascinanti delcentro storico dell’Urbe. Ben presto, fedelealla vocazione mazziana, don Claudio comin-ciò a raccogliere attorno a sé un piccologruppo di studenti universitari da ospitarenelle stanze inutilizzate dei monaci. Sorsecosì la “Comunità universitaria Don Mazza”,come ancora recita la scolorita etichetta sul

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MICHELE DOMASCHIODirettore della Residenza maschile di Roma

locutori che, nel nostro caso, sono appuntoragazze e studentesse universitarie. Se continuiamo ad organizzare insieme,Residenza maschile e Residenza femminile,su tematiche di interesse comune i cicli diconferenze che annualmente proponiamoattraverso le rispettive CommissioniCultura, gli approfondimenti del percorsoculturale li pensiamo invece su argomentilegati all’identità di genere delle dueResidenze. Recentemente, per esempio, perrispondere a esigenze interne espresse dalleallieve, si è svolto un corso sull’alimentazio-ne e l’aspetto nutrizionale dal titolo“Apparire più che essere”, che si è a lungosoffermato sulle implicazioni psicologichedel rapporto con il cibo ed i connessi distur-bi alimentari.Attualmente le ragazze sono una ottantina,

per la maggior parte provenienti dalTriveneto, ma anche dall’Italia meridionale:venti, a volte trenta, si trattengono inCollegio nei fine settimana. Teniamo moltoalla specificità femminile del Collegio, percreare consapevolezza della propria identità,non in termini rivendicativi ma di accoglien-za, e nel rispetto globale della persona. Laverifica annuale che le allieve compiono conla Direzione si basa sui passi compiuti nellacrescita intellettuale, ma soprattutto umana.La nostra attenzione di educatori non fasolo riferimento ai risultati accademici: ci siaugura che l’esperienza residenziale si rivelirealmente formativa per tutte le allieve,un’opportunità di consapevolezza di quelloche sono e di quello che faranno, quale chesia la scelta di vita che compiranno, nell’ot-tica del servizio. 68

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campanello di viaSant’Ambrogio3/a. La Residenza sidistinse subito peril suo aspettocomunitario, favo-rito anche dall’esi-guità del numerodi studenti alloraaccolti: dieci, dodi-ci al massimo. Siviveva assiemenella condivisionedi compiti, respon-sabilità, incarichi. Iragazzi, prove-nienti dal centro-sud Italia, si fer-mavano a Romaper lunghi periodi,mesi interi, primadi fare ritorno acasa. La stanzialitàdei residenti diven-ne presto una suacaratteristica,recuperando inqualche modo lostile originario delCollegio. Aspettiquesti che, adattatia una realtà dioltre sessanta per-sone, sono rimastisostanzialmenteimmutati anchedopo il ‘trasloco’nella nuova sede divia Trasone. Con lafine degli anniNovanta, infatti, ilCollegio ha conso-lidato la propriapresenza di Roma,giungendo così -grazie all’apporto

dei finanziamentiministeriali -all’acquisto e allarisistemazionedell’edificio cheospitava l’amba-sciata dellaGermania dell’Est,nelle vicinanze delparco di Villa Ada.La nuova sede havisto l’ingressodei primi ventiduestudenti nell’otto-bre del 2001: orai ragazzi sono piùdi sessanta. La Direzione, poi,per la prima voltanella storia dell’i-stituzione, è stataaffidata a un ex-allievo laico. LaPia Società haritenuto di scinde-re la figura delresponsabile edu-cativo da quelladel padre spiritua-le della Residenza,incarico attual-mente ricopertoda don Ugo Ghini.Ma sono soprat-tutto l’apertura almondo, con lapresenza di moltistudenti stranieri,e la possibilità diessere vicini aibisogni del sudItalia la vera chia-ve mazziana percogliere appienol’occasione di unasede del Collegioa Roma. 70

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Quest’invito a fare memoria mi riportaagli anni di vita universitaria, quando

ero un “mazziano” e studiavo a Padova,proprio nell’epoca in cui quell’Università erarivestita per me di un alone persino mitico.Provo nostalgia: questa memoria dei senti-menti si differenzia dalla memoria della cro-naca, dei fatti, perché è l’insieme di partico-lari, di sguardi, di rapporti di solidarietà chequalche volta è silenzioso.Il Collegio “Don Mazza” è stato, per me eper molti, un luogo della sfida: eravamopoveri. Sapeste con quale entusiasmo oggiuso questa parola, perché so quanto poverasia la ricchezza. Era una povertà che si doveva sfidare. Permolti di noi l’Università era una follia. Permolti di noi arrivarci per poter ottenere unalaurea era una piccola rivoluzione nella pro-pria storia familiare. Il Collegio è statoimportante perché ci ha permesso di entra-re nel gioco della sfida sociale.Ricordo esattamente quali fossero le difficoltà all’inizio degli anni Cinquanta,quando arrivavamo al Collegio: da soli non ce l’avremmo fatta a sostenereun curriculum universitario, che aveva degliimpegni particolari proprio dal punto divista economico. Quando io studiavo, ilCollegio non era solo una scelta di doveandare, ma era l’unica possibilità di portare

a termine il proprio progetto, che era quel-lo di raggiungere una laurea e farlo con unaforza e una dignità tali che cancellassero illimite iniziale. Il Collegio ci aiutava, ci era necessario.Spingeva ciascuno di noi, persone nonabbienti ma desiderose di mostrare chel’uomo esiste al di fuori dei simboli dellaricchezza e della povertà. E innescavamouna gara con noi stessi, con quello chepoteva essere il nostro io ideale rispettoall’io attuale, cioè quello delle condizioni incui ci trovavamo. Frequentare un corso di laurea significavacercare di raggiungere degli obiettivi da cuiprima sembravamo esclusi.

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VITTORINO ANDREOLIPsichiatra

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Il Collegio “Don Mazza” lo conosco bene: vi sono stato allievo interno, ci sono

ritornato. Eravamo nei primi anni del secondo dopoguerra, nel momento dipiù intensa mobilità sociale che l’Italia abbiaconosciuto negli ultimi secoli. Ed era, noncasualmente, il periodo di più grande e rapi-do progresso. L’Università è stato lo stru-mento, il luogo in cui questa mobilità èmaturata. Occorrevano posti gratuiti perraccogliere i miglio-ri che non avevanomezzi. Parecchi diquesti, se non cifosse stato ilCollegio, semplice-mente non avrebbe-ro fatto l’Università.Al Collegio DonMazza arrivavanoliceali da ogni partedi Italia, tuttiammessi per con-corso, cioè permerito. Si rimanevadentro se la mediaera alta e se si face-vano gli esami pre-scritti; se no, purcon una certa tolle-ranza, si usciva.

I Collegi sono sempre stati, in tutta la storiadell’Università, pensionati e/o luoghi dieccellenza, fino a diventare e rimanere, spe-cie nel mondo anglosassone, centri universi-tari tout court. Pensionati e/o luoghi dieccellenza… Il “Mazza” è l’una e l’altracosa: si ha un tetto, si vive a Padova, manello stesso tempo si sta insieme con imigliori della tua e delle altre facoltà.Io sono stato al “Mazza” in un momento

particolarmente feli-ce. Era finita la fasepionieristica, i duris-simi primi anni deldopoguerra; il mira-colo economico ita-liano scoppiava inquel periodo, il ‘68era ancora di là davenire, con tutti isuoi radicalismi, lesue improvvisazioni.I problemi, le ideeerano però già sultappeto: si discute-va, si discuteva ditutto. Le discussionitra di noi eranoimportanti come lelezioni all’Università,se non di più. E vi

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GIULIANO ZOSOGià Sottosegretario al Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica

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era una giusta emulazione. A pranzo e acena il Direttore chiamava al tavolo chiaveva preso trenta o trenta e lode nellevarie discipline: in tempo di sessione diesame le chiamate erano frequenti. Quandoti chiamava, gli altri ti spernacchiavano, mati invidiavano. E poi studiavano.Adesso per un Collegio è molto più difficileessere luogo di eccellenza nel modo semplice e spontaneo del Mazza dei mieitempi. È molto più difficile la selezione per-ché è assai diminuito il bisogno ed è di molto aumentato l’individualismo; in più sta svanendo la funzione di mobilitàsociale dell’Università. Dobbiamo disperaresulla sorte dei Collegi e quindidell’Università? No. Tutti i nuovi prestigiosiluoghi di eccellenza sono, ora come allora,luoghi comunitari. Iniziare il proprio percor-so formativo post secondario da un’espe-rienza comunitaria, in un’epoca in cui i luo-ghi di aggregazione giovanile tendono afarsi alienanti e non formativi, significa par-tire col piede giusto. E se i Collegi ci sannofare, significa inserirsi in una comunità chenon si dissolve con il diploma, ma può rima-nere come una grande, preziosa fonte diesperienze e di confronto per tutta la vita.

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ciascuno si sentiva impegnato a dare ilmeglio di sé. Ma fu grande la mia sorpresaquando, durante quell’estate, il Direttore edalcuni altri sacerdoti del Collegio, che avevonel frattempo conosciuti, si fermarono persalutarmi mentre in bicicletta attraversava-no le Dolomiti. Un bel gesto di attenzionealla persona che mi convinse definitivamen-te della bontà della mia scelta. Una voltaentrato, ciò che più mi sorprese fu la con-segna della chiave dell’ingresso principale:

L’estate precedente l’inizio dell’Universitàavevo deciso di lavorare per contribuire

economicamente al proseguimento dei mieistudi: trovai un posto come cameriere pres-so alcune strutture alberghiere sulle Dolo-miti. Prima dell’estate mi ero comunqueorientato a chiedere di entrare al CollegioDon Mazza: alcuni amici mi avevano riferitoche lì avrei potuto continuare a studiare. Già la selezione sulla base dei risultati scola-stici mi aveva dato l’idea di una realtà in cui

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FLAVIO RODEGHIERODeputato al Parlamento, membro della VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione

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Parecchi studentilo scoprono

dopo, il Collegio. Quando si arrivanella città scelta per frequentarel’Università, cittànuova e qualchevolta lontana daquella di residenza,per prima cosa sicerca il posto in cuiandare a dormire.Alcuni conoscono già la struttura, magari perché qual-che parente o amicol’ha frequentata in precedenza. Io al Collegio “Don Mazza” sonoarrivato per caso:avevo deciso diiscrivermi alla facol-tà di Ingegneria aPadova, e cercandotra le possibilità di alloggio sonovenuto a conoscerequesto Collegio, chemi pareva simile a

quello di Pavia. Poi, una voltadiventati allieviinterni, dipendedagli studenti stessiil partecipare inmodo attivo e gioio-so alle diverse ini-ziative proposte perun ulteriore arric-chimento della pro-pria formazione.Sono davvero innu-merevoli i corsi e leconferenze organiz-zati; alcuni, comequelli di informaticae di inglese, sonoanche riconosciuti.Quest’anno abbiamoripreso le proiezionidi film a tema,seguiti dalla letturacritica e da dibatti-to, una sera a setti-mana aperte anchealla città. Stimoliche si uniscono aglialtri, quelli che deri-vano dal frequenta-re gli allievi del

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SAVERIO CIAVARELLAPresidente dell’Assemblea studentesca della Residenza maschile di Padova

quel senso di libertà e contemporaneamente la promozione alla responsabilità nellagestione del tempo furono per me fonda-mentali.L’offerta culturale del Collegio si è rivelatafondante nella mia esperienza per almenotre aspetti: l’essere seguiti nei primi passidai compagni più anziani, contributo impor-tante per affrontare con serenità il primoimpatto con l’Università e le difficoltà neglistudi; la vita di comunità, con il suo coinvol-gimento diretto e costante che facilita l’inte-grazione; la relazione continua con i compa-gni di altre facoltà, che favorisce l’arricchi-mento umano e la cultura personale.

Il rapporto con il Collegio dura nel tempo,perché gli ex allievi possono parteciparealle attività e proposte odierne,

con senso di responsabilità per chi vienedopo, perché anche ad altri sia garantita lacontinuità di questa opportunità formativa.Impegno che mi sento di dover offrire personalmente sia per il ruolo istituzionaleche rivesto, sia per assicurare l’alto fine dipromozione sociale, ancor oggi validissimo e attualissimo, intuito quasi duecento anni fa da don Nicola Mazza e solennementesancito dalla nostra Costituzione, con il suoassicurarla anche “ai capaci e meritevoli maprivi di mezzi”.

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Quando dueanni fa, la mia

amica ed io siamoentrate inCollegio, cercava-mo una sistema-zione ideale che ciconsentisse diconcentrarci sullostudio, senza dis-trazioni.Inizialmente era-vamo orientatealla ricerca di unappartamento, mapoi abbiamo presoin considerazione l’ipotesi del Collegio “DonMazza”. Non è stata scelta derivante da una ricerca: la facoltà di Economia si trova proprio di fronte alla Residenza, quindi abbiamo provato. Ovviamente il nostro desiderio dientrare era grandissimo, ma ci rendevamoconto che, essendo già avanti con gli studi eabitando in provincia di Verona, le possibili-tà di essere ammesse non erano tante. Però avevamo delle valide motivazioni edimostrando di portare tutta la nostra buona volontà, determinate a concluderepresto gli studi, abbiamo avuto la fortuna diottenere una stanza. Questo è stato

un granderegalo per me,e per questo mi sono sem-pre impegnata, fin dal primogiorno, a “dare qualco-sa”. Avrei volu-to passarci più tempo,entrare sin dalprimo anno: ma chissà,magari avreiapprofittato

dell’opportunità in modo diverso, non con lamaturità e l’entusiasmo di questi due annida “anziana” dell’Università.Il Collegio mi ha dato tanto. Vi ho trascorsomomenti e vissuto esperienze molto impor-tanti, conoscendo tante realtà diverse dallamia, imparando ad adattarmi, a dare aglialtri e per il Collegio, fino a capire che sen-tivo questa struttura proprio come unacasa, non un semplice edificio in cui dormi-vo e mi veniva dato da mangiare insieme apersone che non conoscevo. Mi sono confrontata con le altre studentes-se, ho imparato da loro, dalle suore, da me.Alcune ragazze sono veramente straordina-

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LUISA INDOVINOPresidente dell’Assemblea studentesca della Residenza femminile di Verona

Collegio: in genere la media dei voti deicompagni è più alta di quella dei colleghi difacoltà, e questo sprona a migliorarsi sem-pre, ad aiutare chi è indietro o in difficoltà. Non sarei nel giusto se poi non aggiungessiche un aspetto di questa esperienza rivela-tosi fondamentale è quello relazionale elegato alla crescita umana favorita dallaconvivenza, con i compagni di stanza chediventano la nostra nuova famiglia. E ancheil Direttore ci ascolta e ha instaurato unbuon rapporto con noi. Come Presidente dell’AssembleaStudentesca, in particolare, mi trovo a lavo-rare in stretta collaborazione con gli altri studenti, e ho sperimentato quanto siaessenziale e arricchente il confronto: c’èsempre chi la pensa in un modo e chi in unaltro, ma la voglia di dialogo, il desiderio diaprirsi alla fine prevalgono. Sono diventato

Presidente grazie a un intervento fattodurante la prima assemblea cui ho parteci-pato da matricola, che deve aver fatto rile-vare il mio interesse verso ciò di cui si stavadibattendo e la partecipazione studentescain generale. Mi è stato proposto di candi-darmi, sono stato votato, poi confermatol’anno successivo per il lavoro svolto. È disollievo per noi tutti sapere che il cinquantaper cento della Commissione esaminatrice ècomposta da studenti, che decidono perl’ammissione degli altri. Credo sia proprio questo ciò che mi rimarràdi questi anni trascorsi al Don Mazza: l’ami-cizia con le persone e questa esperienza daPresidente che, dal punto di vista umano edelle relazioni, mi ha dato tantissimo.Rapportarsi con il Rettore, con il Sindaco,non è cosa da poco, e neppure facile, allamia età. Già so che mi mancherà. 82

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Parlare del Collegio “Don Nicola Mazza” acinquant’anni dal Riconoscimento con gli

occhi di chi lo vive come studente non ècerto semplice.Quando conobbi il Mazza tramite un caroamico, la cosa che per prima mi attirò fu lacomodità che si esprimeva con il fatto dipoter alloggiare, cenare e stare insieme achi, come me, stava per intraprendere glistudi universitari. Quando però mi si parlòdi Commissioni, Assemblea ed altre attivitàproposte, storsi il naso e mi chiesi se ciòfosse davvero necessario: di sicuro nonsapevo ancora cosa fosse veramente ilCollegio. Spinto così, un po’ dalla curiosità emolto più dalla necessità di trovare unluogo dove stare per studiare, affrontai ilconcorso e, con mio grande sollievo, entraiin quella che sarebbe divenuta la mia “casa”per i seguenti quattro anni. Devo ammettere che, salvo il primo meseda vera “matricola”, appena feci conoscenzadegli studenti “anziani” capii che quella dirivolgermi al “Mazza” fu sicuramente lascelta giusta. Mi ritrovavo in un ambientefamigliare e caloroso dove potevo studiare,divertirmi, crescere. Crescere credo sia la parola più corretta perdescrivere ciò che il Collegio mi ha permes-so di fare. Tutto quello che in un primomomento avevo disdegnato, grazie ai miei

nuovi amici mi è parso interessante, coin-volgente, utile a me stesso e agli altri. Ilpartecipare alle Commissioni, il lavorareinsieme per dare forma alle proprie idee easpirazioni si è rivelato molto bello. Vederela buona riuscita del canto della Stella, chenella sede veronese è ormai appuntamentostorico, riempie il cuore ben oltre i piccolisforzi che si fanno per organizzarlo. È statoproprio l’insieme dei piccoli sforzi profusida studenti e Direzione che ha contraddi-stinto la mia crescita all’interno del Collegio,perché gli stessi si sono tramutati in tanteoccasioni da cogliere al volo. Molte volte la diffidenza e la pigrizia di ren-dersi disponibili e, soprattutto, responsabiliallontana da queste possibilità facendo pen-sare che, forse, è meglio siano gli altri amettersi in gioco: personalmente, grazieanche a qualche energica spintarella, credoperlomeno di averci provato, avendone incambio un’esperienza molto intensa, fatta diarrabbiature, sfoghi, risate e soddisfazionipiù intime che apparenti. Il partecipare allavita del Collegio, anzi il far vivere ilCollegio, è la grande opportunità che questaistituzione mi ha offerto per crescere. In questi anni ho “scalato” le vette istituzio-nali del Collegio di Verona, da Presidentedella Commissione cucina a Presidente (dit-tatore) dell’Assemblea degli studenti. Ironia

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ENRICO TAPPARELLOPresidente dell’Assemblea studentesca della Residenza maschile di Verona

rie, delle vere amiche. Ovviamente non èsempre e con tutti così: qualcuna vive malele “regole” date e non mostra grande interesse per le attività proposte. Io, in que-sti due anni, mi sono ritrovata impegnata inmille iniziative, cercando sempre di coinvol-gere le altre. È ovvio che il mio impegnoprincipale è rimasto lo studio: infatti trapoco mi laureo… Ma ciò che per me è statoinaspettato è proprio il coinvolgimento cheho sentito dentro per la vita in Collegio: maiavrei pensato che sarebbe stato così entu-siasmante!Essere poi la rappresentante delle altre ra-gazze, in qualità di Presidente dell’Assem-blea, significa tanto, soprattutto se si rive-ste questa carica coscientemente e attiva-mente. Già il primo anno mi sentivo parteattiva del Collegio, così quest’anno è venutoquasi naturale propormi all’Assemblea,insieme alla mia compagna di stanza.Rivestire questa carica è stato delicato e

non sempre facile, ma mi sono adoperata per coinvolgere tutte, senza creare gruppet-ti e a prescindere dalla facoltà di apparte-nenza e dall’età. Anzi, per le matricole mi sono sentita ancora più responsabile:avevo un occhio di riguardo per loro perchéil mio compito era anche quello di faramare il Collegio. In questa mia esperienza ho apprezzatomolto le iniziative intercollegiali. Ritengosiano decisamente da promuovere perchépermettono di conoscere le realtà delle altresedi e questo contribuisce a creare e tenerevivo lo spirito di appartenenza alla “comuni-tà del Mazza”. E credo sia molto importante anche il cono-scere la vita di don Nicola Mazza. Io, chesento in modo molto forte il suo carisma,ho voluto leggere la sua biografia: trovogiusto che tutti i mazziani ne abbiano unacopia, per approfondire meglio il legamecon il Fondatore del nostro Collegio.

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La scelta delCollegio universi-

tario, e del CollegioDon Mazza in parti-colare, è stata deter-minata dal vissutodei nostri rispettivifratelli, che qualcheanno prima avevanocompiuto lo stessopercorso e ne eranorimasti soddisfatti.Anche il pensiero diconvivere con piùpersone, rispettoalle solite quattro-cinque con cui gene-ralmente si divide unappartamento, hainciso sulla decisione,scalfendo la paura dell’ambientazione in unanuova città, tra persone non conosciute. L’accoglienza da parte delle ragazze giàospiti, l’apertura e la disponibilità con cui dasubito si rivolgono alle “nuove” colpiscono esorprendono. È netta dal principio la sensa-zione che si è in Collegio, non in apparta-mento e sole: c’è qualcuno pronto ad aiu-

tarti, a consigliarti,a dipanare il filo diquella matassa unpo’ nebulosa che èla vita da matrico-le… Stare tra tantepersone, coetanee odi poco più grandi,a volte anche obbli-gatoriamente acausa dell’aspettocomunitario dellastruttura, permettedi “aprirsi”. Siincontrano tanti sti-moli, le proposteallettano e spingonoa svolgere attivitàche altrimenti non si

farebbero, e così siriescono a conciliare studio, frequenza allelezioni, nuoto, inglese, organizzazioni difeste… È molto forte tra noi il senso diappartenenza, lo spirito di gruppo, l’entu-siasmo, la voglia di creare.Dal punto di vista della crescita umana, poi,si arriva in Collegio che si è appena uscitedal periodo dell’adolescenza, per lo più timi-

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a parte, quest’ultima possibilità mi ha per-messo di dialogare con gli studenti dellealtre Residenze e di conoscere realtà diversee aspetti nuovi dell’Istituzione mazziana. Misono scontrato con i lati più burocraticidell’Ente e in alcuni casi mi sono sentito unpo’ il “politico” che cerca di difendere gliinteressi della propria sede: di certo misono ritrovato a fare cose che quattro anniprima non mi avrebbero nemmeno sfiorato

la mente e per cui non mi sarei certamentesentito adatto.Sì, credo di essere cresciuto. Il Collegio “Mazza” è per me una sorta digrande laboratorio dove coltivare le proprieidee e in cui non si è soli, ma circondati daamici pronti a mettersi in gioco per gli altricon quella humilitas che don Nicola Mazza ciha insegnato: le porte delle stanze sonosempre aperte. 86

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ELENA CASANOVAGià Segretaria dell’Assemblea studentesca della Residenza femminile di Padova

ELISABETTA FREGONESEGià Segretaria dell’Assemblea studentesca della Residenza femminile di Padova

Lapide nella Residenza maschile di Verona

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Roma nei primissimi giorni di settembre è una città stupenda. Lo fu anche

quella volta nell’autunno del 2001. In verità non potevo immaginare che lofosse al punto tale da rimanere in silenzio,insieme ai mille accenti che, danzando sulle parole, colorano le musiche-parlate del centro-sud: gustavo la inebriante fragranza di una nuova vita.Nel difficile compito di offrire una testimo-nianza per i cinquant’anni dal riconoscimen-to del Collegio, mi sembra giusto tessere latrama e l’ordito del vissuto, cominciando dalsenso immediato di quotidianità, di sconvol-gimento, di stupore e curiosità, elementiche non hanno mai tradito l’esperienzamazziana dal suo esordio. Per noi, infatti,primi studenti mazziani della sede di Roma,vivere la realtà residenziale significavacostruire, tracciare un solco, porre le basiper instaurare una tradizione, che muovevai primi passi raccogliendo dalle moltepliciesperienze umane, territoriali, interiori.In verità la prima volta che entrai al numero56 di via di Trasone, la fisionomia delCollegio era da completare anche da unpunto di vista architettonico e strutturale.Le scale e i terrazzi erano imbrigliati inimpalcature, che risuonavano dei caricaturalischiamazzi dei muratori, i quali sedevanotuttavia con noi a sera, per vedere e soprat-

tutto commentare le partite della squadradel cuore nella sala TV, al cui allestimentopartecipai in prima persona con la scelta e iltrasporto dello stesso televisore.In questo dinamismo nacque anche la primaAssemblea della sede di Roma, di cui fuieletto Presidente. Percepita da ognuno dinoi come importante opportunità e nonopprimente vincolo, è divenuta subito sinte-si della fucina del nuovo e ferventissimoprocesso di allestimento e organizzazionedelle idee e delle personalità. La mia preoc-cupazione fu di scavare e pescare in questodivenire in modo da creare una casa umana,fatta per fratelli, uomini, amici, che coope-rano per uno stesso fine: il compito non fufacile. Sembravo e sembravamo tutti così pieni di statiche certezze, o meglio avevamo la necessità di ostentare certezze, speciequando arrideva il successo accademico;atteggiamenti magari volti a nasconderedubbi, insicurezze più profonde, che si rite-neva poco decoroso e rigoroso fare emerge-re. Ben presto però la necessità di gestirespazi comuni, o la voglia di crearne di nuovinon solo fisici, fece nascere spontaneamenteCommissioni, che si riunivano nelle stanze ediscutevano fino a notte fonda fra un caffèed un “maritozzo”, fra il ricordo di unaragazza e la chiarezza e competenza di un

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DOMENICO D’AMARIOPresidente dell’Assemblea studentesca della Residenza di Roma

de, chiuse: trovarsi qui aiuta a crescere, a uscire dal guscio.Aiuta a prendere posi-zione, a non temere di rivendicare ciò chenon piace. Si è a contatto con studentesse di tutte le facoltà uni-versitarie e questo consente un confrontoquotidiano, un arricchi-mento di prospettivecontinuo. In questosenso anche parteciparealle attività dell’Assem-blea aiuta: permette di venire a conoscenzadi informazioni“ di prima mano”, di avvicinarsi maggior-mente sia alla Direzionesia alle ragazze, e di vedere la realtà da entrambe le pro-spettive. Ci si rende conto di poter farequalcosa, anche se non si possono stravolgere le situazio-ni; ci si può contrap-porre all’Assemblea o alla Direzione e si riesce a dare la giu-sta dimensione alle“cose” del Collegio.È questo rapporto profondo con le persone, le compagne,la Direzione, che resterà nel tempo:come dire che, delperiodo dell’Università,il ricordo del Collegiosarà quello che portere-mo con noi. 88

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docente, circa le scelte più giuste. Nacquefinanche una Commissione festeggiamenti,per dare un giusto risalto ai compleanni diognuno e per preparare di volta in voltauna sorpresa al festeggiato. Sotterranea, ambiziosa, mi colpì la forza con cui io e gli altri pochi amici residentiacquisivamo o portavamo a migliore sviluppo il gusto, l’arte anche un po’ perversa del dialogo, della discussione, del dubbio costante prima di tutto in noistessi, con noi stessi. Era fondamentalepercepire l’importanza del rimettersi ingioco, tenuti fermi alcuni importanti essen-ziali principi, quelli del progetto educativo mazziano.Oggi, dopo tre anni, vivo e godo i frutti di90

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quei primi passi compiuti insieme: ognigiorno che varco la soglia del Collegio perandare in facoltà, in corsia, so di poterattingere ad una sorgente di esperienze,sensibilità, conoscenze, capacità relazionalidel tutto mie, peculiari; un quid la cui cara-tura ed importanza, che costituirà sensovivo della vocazione genitoriale e dell’eserci-zio della professione medica, è maturata ematurerà in maniera direttamente propor-zionale alla volontà di rischiare, di credere,di affidarsi. Il fascino di vivere il Collegiosta forse proprio nel mutare e nella coscien-za del mutamento e dell’essere diversi dasé, non di meno di quanto lo si è dagli altri,con cui pure tanti elementi ci rendono aprima vista simili.

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