1966 06 La Buona Parola

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Giornalini della Parrocchia di Ronago: 1940-1966 Don Carlo Porlezza

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  • Il matrimonio felice:PARLARSI

    In ogni matrimonio, anche nel pi felice, giunge ilmomento della crisi in una delle sue varie forme. Dalla pi lieve, che la tacita intesa sul campo di unafiduciosa amicizia, fino alla peggiore in cui ci si accorgedi non avere pi niente in comune se non la casa e leabitudini quotidiane. Certamente nell'ordine provvidenziale che la caricaemotiva e fisiologica iniziale si trasformi col tempo (nelmigliore dei casi) in una tenerezza e in una volont dimigliorarsi a vicenda e - in fine - in un tacito appoggioscambievole dove ciascuno trova nell'altro ci che innessun' altra persona sulla terra potrebbe trovare. Tappe di una evoluzione della quale ogni istante buono e completo in s, n possibile dire qual ilmigliore. La gioia dell'inizio, la novit esistenziale di ritrovarciin un'altra creatura, la sicurezza che da l'essere in due, lapossibilit di donarci totalmente rompendo il limitedell'io, sono tutti elementi che producono l'unione delledue persone con una certa facilit. Per in questa - non meno che nelle fasi successive -c' il suo pericolo psicologico: quanto maggiorel'entusiasmo iniziale, tanto pi forte la delusione per illimite presto raggiunto ed avvertito. Si tocca facilmente il limite delle cose umane. Inoltre - appunto perch c' un mistero in ognipersona umana - vi sono momenti in cui il coniugesembra veramente sfuggirci; sembra irraggiungibilecome se fosse d'altra natura o provenisse da spondesconosciute. Momento in cui ci si scoraggia. Ma sappiamo bene che non c' al monda posizionedialettica o contrapposizione alcuna che non si

    componga quando si voglia e si sappia dialogare. Al dialogo ci si deve educare; esso deve diventare ilponte tra i coniugi. Trovare il tempo per parlare. Ma non parlare solodelle cose organizzative pur tanto necessarie, o solodelle cose di comune interesse. Saper parlare di noi stessi, non autoanalisi oautoaccusa (che pur potrebbero essere benefiche sulpiano psicologico come liberatrici di talune animeinquiete), ma apertura, che si sforzi di essere utileall'altro e che sappia contenere ci che non fa parte delpatrimonio comune, gi sapendo che resta sempre in noiquel tanto di incomunicabile che solo Dio conosce.Saper soprattutto far parlare l'altro. spesso la donnache deve aiutare il compagno e che non deve esseretroppo sicura della sua intuizione per conoscerlo.L'uomo fa pi fatica di solito a parlare e forse non credenemmeno che sia importante. Per la donna forse pidifficile ascoltare. Fa parte del dialogo anche il saper attendere i tempifavorevoli, come anche la delicatezza che ad ogni anima dovuta. Educarsi al dialogo gi da fidanzati perch l'amore siasubito coniugale e unitivo. Il fidanzamento il periodo per mettere le basidell'edificio, per porre le cose fondamentali: essereconcordi nel costruire la stessa realt, la stessa famigliavitale, la stessa testimonianza della societ. Sapere divolere veramente le stesse grandi cose.

    cos che si fonda l'apertura dei cuori, il riposo e lafiducia reciproca.

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  • ORARIO FESTIVO

    Ore 7,- S. MessaOre 10,- S. MessaOre 15,- Dottrina dei ragazziOre 14,30 Vespro, Benedizione Eucaristica.

    ORARIO FERIALEOre 8,- Santa Messa ed ufficiatura.

    15 luglio:

    S. Messa ed ufficiatura solenne Don CARLO PORLEZZAin memoria di Don Carlo Porlezza. il 15 giugno 1966I suddetti orari sono suscettibili di salito alla Gloria del Padrevariazioni in dipendenza dello Como 19-11-1908"stato vacante" detta Parrocchia. Ronago 15- 6-1966

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  • Don CARLO PORLEZZA

    non pi fra noi.

    Un improvviso aggravarsi del male che da tempo lo

    minava ha stroncato la Sua esistenza nel pieno della

    maturit.

    Dire che Don Carlo stato un buon Parroco dir

    poco: Egli stato per noi un Padre e Maestro di vita.

    Ampliamento della Chiesa, Casa parrocchiale, Asilo,

    sono le opere materiali che a lungo ricorderanno Don

    Carlo ai ronaghesi: ma soprattutto rimarr vivo il ricordo

    di quel Prete che, arrivato fra noi poco pi che trentenne,

    seppe subito cattivarsi la devozione e l'affetto dei suoi

    parrocchiani, portando una parola di conforto a chi la

    guerra colpiva crudelmente e di fiducia a coloro che

    avevano perso la speranza in un avvenire migliore.

    Dietro un sorriso bonario nascondeva un grande cuore

    ed una intelligenza vivida e pronta: ben lo sano coloro

    che a Lui si rivolgevano per un aiuto od un conforto.

    I Suoi consigli per la guida del paese furono sempre

    ascoltati da chi lo vide all'opera negli anni tristi, quando

    ogni autorit terrena sembrava distrutta, perch ben si

    sapeva che il Suo fine era il benessere morale e

    materiale di tutti i ronaghesi, che tanto amava senza

    preconcetti e distinzioni.

    II Suo ricordo non si canceller presto dal cuore di

    tutti noi, e guidati dai chierichetti che particolarmente

    amava, riverenti ci inginocchiamo sulla Sua tomba, certi

    che da Lass continuer a vegliare sui suoi parrocchiani.

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  • La pazienza una delle virt fra le pi indispensabiliai giovani genitori, soprattutto per la mamma quando sovraccarica di tante cose, come avviene nellamaggioranza dei casi e questa pazienza assai difficileda conservare. Il padre , ordinariamente, pi paziente e pu averesulla sua moglie un'influenza salutare. Per lo pi difficile che un padre si impazientisca per delle piccolecose: risparmia cos la sua resistenza e la sua autorit. Certi ragazzi sono, nei loro gesti, di una lentezzairritante. Sono lenti in tutto, mentre la madre ha sempre frettae qualche volta addirittura sotto pressione il che mettela sua pazienza a dura prova. Occorrer allora insegnarel'arte di economizzare il tempo e perci di fare ognicosa presto e bene.

    Se ci sono dei giovani attivi e destri, altri non losono.

    Molti poi sono assai maldestri. Quanta lentezza nellallacciarsi le scarpe enell'abbottonarsi gli abiti!

    - Su, lascia fare a me : faccio pi presto ! - dice lamadre. E si occupa del ragazzo pieno di buona volontquanto di lentezza. Lo strapazza magari, ma in un batter d'occhio loveste dicendogli:

    - Da solo non sei capace di fare nulla! Quandoimparerai a vestirti da solo? La pazienza una pausa, un arresto, una specie diriposo disciplinato. calma, dolce e feconda.Potremmo dire che la pazienza un soffio calmantedello spirito che frena i riflessi inconsiderati dellanatura.

    IL TUO SACRIFICIO VALE

    - Lire 60 un caff: un pacco di biscotti.- Lire 200 quindici sigarette: mantenimento di un indigente per un giorno.- Lire 1200 due spettacoli: adozione per 15 giorni di un bambino (Lire 30.000 all'anno).- Lire 3.000 una giornata di lavoro : aiuto per 30 giorni a una persona negli SLUMS di Londra.- Lire 20.000: un bue per arare il campo o una mucca per la cooperativa del latte.- Lire 35.000: un impianto di purificazione per l'acqua.- Lire 200.000 : la riabilitazione di una famiglia.

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  • Aveva esitato molto prima di affittare unappartamento in piena campagna e molto

    lontano dalla citt ove aveva sempre vissutoprima; ma l'alloggio offertole era assai

    confortevole: una cucina luminosa, una sala bensituata e una camera da letto. Che desiderare dipi? Due grandi finestre davano su un bel parco ilquale con i suoi, ombrosi viali e con le suepanchine sembrava un grazioso giardino. Fu l che la signora Janvier, vedova, senzafigli e in pensione, fece la conoscenza di moltemamme giovani che nei giorni d bel tempovenivano a portarvi i loro piccoli figli.

    Sempre sorridente, attir ben presto la

    simpatia dei bimbi e dopo i primi sei mesi dipermanenza, fu dato il nome di "nonna" a lei cheaveva avuto un solo desiderio, un sogno: dioccuparsi di bambini. Cos la sua vita, sino allora molto solitaria, sitrasform.

    Disponendo di molto tempo, lei lo mise aservizio delle giovani mamme. Paziente, dolce, prudente e gaia, divent pocoper volta "la nonna".

    L'entrata in pensione le aveva aperto davantiuna via che non si aspettava certo di percorrere,quello di una nonna in una folla sprovvista dinonne.

    Ma se le affidavano sovente la custodia deibimbi, le famiglie provviste di auto si facevanopremura di condurla in citt quando nemanifestava il desiderio. Rivedere la sua Parrocchia e qualche suavecchia conoscenza era per lei una gioia.

    Una foto presa di recente la raffiguravaattorniata da cinque piccoli bimbi: lei sorridevaraggiante.

    Temevo la solitudine, sperduta fra gentesconosciuta ed eccomi attorniata da unanumerosa famiglia .

    Un bambino sofferente: si avverte la nonnae subito lei accorre al suo capezzale. Vicino a lei, in un angolo c' il canestro deigiocattoli per trattenere i bimbi quando bruttotempo e c' anche la scatola dei dolci. Era fatta per essere nonna: ne ha pertanto le

    funzioni e la gioia.

    , (G. M.)

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  • Dio scrive dritto per righe storte. La storia di Gatai l'ultima conferma di questo proverbio portoghese. Gatai, diplomata brillantemente alla scuola mediasuperiore, s'era iscritta all'Universit. Quando passeggiavaper le contrade di Seul, in Corea, la gente si voltava aguardarla, Un giorno incapp nella trappola comunista. Fu un intellettuale a fare da uccellatore ; un giovanefanatico se la port a lungo, in tutte le librerie e lebiblioteche della citt. Sai? le aveva detto chi vuoi essere per lagiustizia e per la verit non pu ignorare il comunismo, E, sciorinandole i guai di una societ in decadenza,l'aveva condotta a giudicare il mondo diviso in due grossefette: la prima composta di sfruttatori che costringevano inegri a una vita miserabile e praticavano il linciaggio aogni ruberia ricoperta spesso di'

    belle maniere; la seconda, composta di gente ches'ispirava ai principi della giustizia ed era votata a ognisacrificio, pur di recarla al mondo. Vedi, Gatai le diceva la differenza riposa sullapace e sull'ordine, quello capitalista sul delitto e sullacolpa.

    Quindici giorni dopo, Gatai scomparve da Seul e and aPiongiang nella Corea del Nord. L'Universit comunistadel luogo la sforn laureata e iscritta come volontaria nelServizio segreto del partito. Venne la guerra. La citt di Hamhung cadde sotto ilfuoco delle artiglierie americane. Gatai cadde gravementeferita. Un sergente americano e un autista negrol'accompagnarono all'ospedale di Homhung. Un medico si prese cura di lei. Venne don Giorgio, il cappellano. Quando Gatai seppe che don Giorgio era il cappellanoamericano, gli lanci uno sguardo irritato: Non hobisogno di voi disse seccamente. E si volt dall'altraparte. L'altro continu imperterrito: Mi hanno detto che visiete rifiutata di accettare medicine; noi per vi vogliamoguarire . La ragazza non diede segno di vita. Don Giorgio,mentalmente l'affid a S. Teresa, il piccolo fiore diLisieux, e poi disse ancora: Voi covate l'odio, ma nonimporta... Addio Teresa. Io vi chiamer cos e un giornove ne dir la ragione. Addio. Ritorner. Dopo alcuni giorni, Don Giorgio torn alla carica. Gataiera sempre chiusa in se stessa. La primavera scioglieva lezolle indurite e le inghirlandava qua e l di piccoli fiori. bella la vostra Corea disse D. Giorgio. Gatai lo guard abbozzando una specie di sorriso. A un certo punto Gatai domand: Da quando sonoqui, distesa, mi chiedo sempre la stessa cosa: perch moltagente dice che morto il corpo morto tutto e molti, invece,come voi sostenete, che l'anima non muore mai? . Don Giorgio non attacc una predica: con pochebattute, limpide e precise, condusse Gatai a considerarecome il culto dei morti presso ogni popolo fosse una provairrefutabile della sopravvivenza umana. Gatai si sent soggiogata da quell'argomentarestringente e lucido. Per la prima volta, quando DonGiorgio s accomiat, ella disse: Torni presto, ho altrecose da chiederle .

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  • Ti prometto che torner . A ogni visita l'argomento delle conversazioni divenivapi impegnativo. Una volta la ragazza, con voceirriconoscibile, gli chiese d'impeto. Mi dovete spiegare una cosa: perch mi chiamateTeresa? . Don Giorgio non si sent colto alla sprovvista. Conlieve battito delle ciglia sugli occhi luminosi, prese aparlare di Teresa di Lisieux, la giovane francese che avevascelto nella Chiesa di essere l'amore e aveva lasciato tuttoper farsi carmelitana. Gatai volle sapere tutto sul conto di colei che amavachiamarsi il piccolo fiore . Non per nulla, da buonaorientale, amava le immagini e i simboli floreali! Ma una cosa le pareva inammissibile: che fosse tantogenerosa, tanto prodiga di amore e non fosse comunista. Solo pi tardi riusc a capire che nella Chiesa cattolical'amore la divisa di ogni autentico figlio del PadreCeleste: addirittura il suo distintivo di riconoscimento. Intanto la guerra rincrud la situazione. I proiettili delcannone a lunga gittata cadevano nei pressi dell'ospedale efu necessario lo sgombero. Dal canto suo Don Giorgio soffriva e pregava. La vitain prima linea era dura. Un giorno and peggio del solito.Che cosa fosse avvenuto, Don Giorgio decisamente non loseppe dire. Ricordava solo in modo vago il lampeggiaredegli ultimi scoppi, l'ultimo ferito raccolto sulla linea delfuoco e una detonazione fortissima. Lo portaronoall'ospedale. Quando rinvenne, gli stava ritto, accanto il suo amico, ildottor Paolo, il quale gli tese una lettera. Era di Gatai.Diceva: Padre, voi mi avete parlato di una giovane chesi chiamava Teresa. Ho preso il suo nome per vivere diamore e non di odio. Sono felice: appartengo alla Chiesadi Roma . Pass altro tempo. Il Card. Spellman atterr in Corea,per la sua visita di Natale. Gatai, l'amazzone rossa, non disdegn di avvicinare ilPrincipe della Chiesa di Roma. Era ormai nata in lei lacreatura nuova: una Teresa forte e generosa che confid alCardinale la sua decisione di farsi suora a imitazione dellapiccola Teresa di Francia. Oggi l'ex-studentessa di filologia vive a Seul. La trovateal Liceo cattolico. la preside: Teresa Gatai.

    Giovanni Barra

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  • Da dove provengono le vocazioni religiose

    Un recente studio ha indicato da quali famiglieprovengano i candidati al sacerdozio. Solo l'1 per cento di vocazioni ha il suo nascere trafamiglie facoltose ed il 2,4 per cento tra i poveri. L'11 per cento si sviluppano invece tra famiglie dicondizioni agiate, il 13,6 per cento in ambienti dovesussistono necessit economiche e ben il 71,5 percento in famiglie di condizioni modeste. Laeccessiva ricchezza e la miseria risulterebbero quindii terreni meno fecondi di vocazioni. Anche un altro fattore stato preso in esame :quello relativo alle famiglie numerose.

    Un'inchiesta in territorio svizzero ha rilevato tra iseminaristi appena l'1,6 per cento di figli unicimentre la media proviene da famiglie con 6 figli. Danoi risulterebbe che la famiglia in cui si sviluppanopi vocazioni quella formata da tre o quattro figli,quasi sempre a tipo operaio o medio-borghese conuna punta di regresso nella tradizionale feracitreligiosa delle zone rurali. La statistica non dice naturalmente tutto in talesettore. Dio infatti raccoglie dove vuole i suoi frutti,ma chiama l'uomo - e quindi ognuno di noi - adissodargli il terreno per raccolti e messi pi copiose.

    Carlo Cavigliene

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  • Olga scriveva: ...stai tranquilla cara mamma, che igemelli crescono a vista d'occhio; soltanto che io nonce la faccio pi a sfamarli e accudirli da sola! Il dottorBrunetti, che tu conosci bene, consiglia l'allattamentomisto e: dello stesso parere anche suo nipote .Gastone,il figlio del Sindaco che si laurea a ottobre in medicinae vuole specializzarsi in pediatria. Ma, coll'allattamentoartificiale mi cresce il lavoro... Di queste campagnolemi fido poco. Tu non puoi lasciare il babbo e i ragazzi,ma potresti mandarmi Ginia: guarda se la persuadi arinunziare per quest'anno al mare e ai monti, per uncorso di puericultura pratica che non potr farle altroche bene! . Cos fu che Ginia, otto giorni dopo questa lettera,partiva per Campolungo, Sul primo, aveva storto un po'la bocca, ch dover saltare a pi pari, per quell'anno, lesue ardite rampicate sulle Dolomiti e le bagnature colbel crocchio giovanile della sua citt marinara, non erauna piccola rinunzia per Ginia, la quale, in fatto disacrifici, era meno allenata che a scalare una montagna. Ma Mimmo e Mimma costituivano, dall'altro canto,un'attrattiva nuova e potente, e Ginia fin col partireentusiasta, portando nella valigia, quali capi piconsiderevoli del suo guardaroba estivo, duegrembiuloni di percalle, uno rosa e l'altro azzurro, edelle cuffiette bianche inamidate che parevan fiocchi dineve.

    Olga ne rise, protestando ch'ella non aveva davverointeso d'assumere la sorellina in qualit di bambinaia;ma Ginia era troppo compresa del suo nuovo ufficio pernon prenderlo alla lettera. Capirai, Olga, che non ho rinunziato a tutto pernulla! Io sono qua in funzione di bambinaia... E per tre mesi di seguito, Ginia si dimostr labambinaia pi intelligente e pi instancabile che Olgaavesse mai osato d'augurarsi.

    * * *

    I contadini di Campolungo ebbero assai da divertirsi,i primi tempi, a incontrare, in certe ore del giorno, lasorella della padrona vestita da bambinaia, o tutta inrosa, a spingere la carrozzina per una redola del podere,o tutta in celeste, a sedere sull'argine d'un fosso, con

    Mimmo addormentato in grembo. Ma non solamente i contadini eremo solitid'incontrarla in rosa o celeste per le prode e gli arginidel podere. Gastone Brunetti, il pediatra in erba, nonmancava pi di fare ogni giorno una visita ai gemelli. AOlga bastava cos poco, anche l'occhio pi curioso checlinico del dottorino, per tranquillizzarsi di tanteapprensioni immaginarie! E Gastone tutti i giorni era l;non parve neppure che gli dispiacesse di dover fare duevisite, che sceglieva sempre appunto l'ora che Ginia eraa spasso col suo allevo . Ginia non si riconosceva pi. Gastone era pure ungiovanotto allegro come tanti, e forse anche pi allegro,perch pi semplice, ma fra .di loro non erano maipassate delle parole vane. I loro argomenti erano statisempre di una portata eccezionale: ogni giorno c'erastato qualche cosa di nuovo e di meraviglioso. Quandoil miracolo non avveniva in presenza d'entrambi, eranole prime parole che Ginia rivolgeva a Gastone, al suoprimo apparire: Le spunta un dentino! . Mimmo,stamani, s' alzato in piedi! . Ginia faceva, pi spesso, per non dire troppo; s'eraaccorta che pi uno ha da pensare e meno gli vien fattodi discorrere. Ma una sera Ginia parl pi del solito. O che il faredi lui, pi grave, o il suo sguardo, pi tenero, l'avesseroincoraggiata, o che il cuore di lei fosse gi pieno da nonsaper pi contenere le tante impressioni che nel corso diquelle settimane vi s'erano accumulate, fatto sta cheGinia, la ragazzetta leggera e chiassosa della montagnae del mare, torn a parlare.

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  • E parl con una voce nuova, di una gravita cheintimid lei stessa, addolcendone i tratti a un punto cheGastone ne fu definitivamente conquistato. Io credo che avr da benedire questi mesi pertutto il corso della mia vita! ella aveva esclamato,mentre camminavano lungo lo stradone provinciale,l'uno a fianco dellaltra. Gastone spingendo lacarrozzina e lei cogitabonda, senza accorgersi che leloro ombre si allungavano su l'asfalto arrossato daltramonto.

    Egli avrebbe voluto dire: Perbacco, se li benedicoanch'io! Ma Ginia prosegu, senza dargliene iltempo: E mi pare che anche questo tirocinio prepari allesorprese e alle difficolt di domani, meglio che quellanostra vita di scherzi... Io credo che non sarsopraffatta dalla realt, come successo a Olga! Il pensiero di Olga riport in entrambi la coscienzadel luogo e dell'ora. Gastone si ferm di botto erivoltando la carrozzina prese per un braccio Ginia,costringendola a seguirlo a passo svelto sulla via delritorno, mentre diceva, grave: E un altro vantaggio hanno la verit e la serietdella vita che ci accomuna: quello di poterci conosceremeglio a vicenda. Gastone si volse a Ginia, schiarendosi la voce comeper dirle qualche cosa, ma una macchina chesopraggiungeva alle loro spalle, lo fece voltare di scattoda quella parte. La macchina prosegu, ma a una decina di metri pi

    avanti s'arrest di botto con una potente frenata. Giniasi trov colle mani sulla carrozzina, mentre Gastone sene staccava di corsa per raggiungere l'automobile, dadove qualcuno di dentro, gli faceva dei cenni imperiosi.Quand'egli vi fu vicino, la medesima mano imperiosaapr lo sportello, e Ginia ud un: Sali! secco comeuna frustata. Il Sindaco! Gastone borbott qualche cosa, come:aspett... ti sp... ma di dentro tuon pi forte un altro: Sali!, ti dico! Parleremo a casa! . E Ginia non intese altro. Vide Gastone sparire infondo allo stradone. Che pensare? Ella sapeva che Gastone aveva unpadre molto severo, ma che ragioni poteva egli avereavuto da confonderlo fino al punto di fargli commettereuna villania? Stanca e avvilita, in mezzo alla campagna chelombre della sera velavano di una nebbiolina grigia equasi fredda, Ginia misur colle lacrime agli occhi illungo rettilineo che le rimaneva da fare prima dirientrare a Campolungo. E... avrebbe rivisto Gastone? Sarebbe almeno venutoa scusarsi, a spiegarsi? Il mutamento di scena era stato troppo fulmineo einaspettato per non abbattere i nervi gi tesi di Ginia, eGastone, che poco dopo ritornava solo, colla macchinadel Sindaco, trov una piccola bambinaia sgomenta etutta in lacrime, intenta a spingere avanti, a grandi zig-zag, la carrozzina, mentre Mimmo di dentro, risvegliatodi soprassalto da quelle scosse urlava a squarciagola. Gastone salt dall'automobile ridendo come unmatto! Ginia! O allora? Non dicevamo d'essere preparatialle sorprese dell'avvenire? Ah! Un tiro di quel generenel momento che stava per scoccare l'ora pi solennedella nostra vita! Ma ormai l'equivoco chiarito, Ginia,ed mio padre che mi rinvia a scusarmi e... scusarlo.Eh, s, il babbo un po' eccessivo... Pensa pi assai dime alla laurea e alla tesi, e non mi vede mai a studiare esente dire che vo tutto il giorno a spasso collebambinaie... Ma si fa buio! Vieni, che parleremo poi! Ginia non sa pi se piangere (ne vogliono venireancora tante, di quelle lacrime!) o ridere con lui. Nonha pi forza, lascia fare a Gastone. Egli l'accompagna asedere in automobile, vicino al volante, le mette ingrembo Mimmo che non piange pi e spalanca gliocchi stupefatti, alza di peso la carrozzina e l'adagia pertravers sui sedili di dietro. La macchina riparte, a passo d'uomo, e arriva, cinonostante, troppo presto. Non fa pi buio: Ginia ride.

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  • La citt si svuota poco a poco; le strade sono menoaffollate, molte finestre sono chiuse, un relativosilenzio par che sia sceso su certi casamenti. Ogni mattina si vedono ferme davanti ai portonidelle case, macchine cariche di valige, i facchini dellastazione passano di casa in casa a ritirare i bauli, lestazioni brulicano di partenti. Per chi rimane, per chi costretto a rimanere, questoesodo collettivo ha un sapore un po' amaro, come sesolo lui, fra tanti fortunati, fosse, il diseredato, ilsacrificato. Fra i tipici costretti ,a rimanere sono gli uominiche lavorano e che pur inviando la famiglia invilleggiatura rimangono, fedeli ai propri doveri, negliappartamenti vuoti e deserti, nelle camere che a poco apoco si fanno polverose e inaccoglienti, davanti ai pastisolitari presi in trattoria, o alle uova al burro malamentecucinate da s. Si fatta tanta cattiva letteratura a base di vignette edi barzellette umoristiche sul marito che rimane in cittche, col parlarne di un caso un poco patetico, rischierdi far a mia volta ridere alle mie spalle. Lo so, il fatto della moglie che se ne va invilleggiatura e del marito che rimane a sgobbare, unfatto talmente comune, talmente ammesso e banale chenessuno vi fa pi caso, che lo si accetta come cosaovvia e naturale, anzi ci si fa sopra dello spirito a buonmercato: il marito che rimane il personaggio dabarzelletta che, partita la moglie, tira un sospirone disollievo e pregusta la libert ritrovata. E le mogli, purnon credendovi, vanno a cuor leggero. Forse le cose saranno state cos un tempo, quando illavoro dell'uomo era meno impegnativo, menopreoccupante, meno assillante: oggi l'uomo che rimanein citt, permettendo alla moglie la luna villeggiatura, a parer mio.. un piccolo eroe. Ci sar forse il caso sporadico dell'uomo felice diliberarsi per qualche tempo di una moglie bisbetica,pesante, insopportabile, ma io sono persuasa che, oggicome non mai, l'uomo che lavora ha bisogno di avervicino a s la buona compagna, il conforto della casa, latranquillit delle sue abitudini e allora lo dico a tantegiovani mogli che cos, casualmente accettano lavilleggiatura-separazione: non appagatevi del comodo anche lui lo desidera o dell'ancor pi sciocco tuttelo fanno . Il desiderio di vostro marito non che undesiderio riflesso del vostro, il "tutte lo fanno" la

    banale scusa del vostro egoismo, se non (ancorpeggio) uno di quegli insulsi timori di perder la faccia se non si seguono certe consuetudini di lusso e dispreco. Naturalmente quando vi in gioco la salute deibambini o la vostra, il problema non si pone, ma se lavilleggiatura costituisce semplicemente un diversivo,una cosa piacevole, un piccolo apporto in pi di salute edi benessere alle vostre preziose persone, io viconsiglio, piccole mogli distratte, a rifare un po' diconti con la vostra coscienza. Il caldo lo soffre lui quanto voi, il bisogno di riposo edi svago necessario a lui quanto a voi, lui che halavorato e che lavora per voi ne ha pi diritto di voi...non lasciatelo cos, come delle testoline sventate, pi alungo del necessario, non permettete che in unmomento di irritazione o di stanchezza (momento cheverr fatalmente), egli possa pensare

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  • che, in fondo, siete delle belle egoiste. Il pensiero sarinespresso, sar soffocato da tanti pensieri affettuosi, datanta comprensione del vostro giovanile desiderio digioia e di svago, per una piccola traccia la lascer nelcuore di colui che non dovrebbe mai dubitare del vostroaffetto e della vostra generosit. Gli verr magari perun paio di calzini che non trova o per il caff che non sidecide a passare o perch avr bruciacchiato le uova operch in trattoria avr mangiato male, ma gli verr. Ionon considero le lunghe separazioni estive comepericoli per le fedelt reciproche (pericolo che pure vatenuto presente) ma per quella brisure come diconoi francesi, nei rapporti che a volte li svisa e li travisairrimediabilmente.

    Pensateci due volte prima di dargli il bacetto d'addiocon: l'assicurazione banale che vi dispiace tantolasciarlo, ricordatevi che gli assenti han sempre torto. Non siate delle assenti. Le foglie sono verdi anche nei giardini cittadini, lenuvole passano anche sui cicli al disopra delle strade, ipasseri cinguettano anche sui tetti, non pensate diessere delle vittime se sarete costrette a rinunciare alleagognate vacanze, pensate che essere vittime in duenon gi pi l'esserlo, e che un'estate cittadinaaffrontata con buon umore e senso di collaborazioneconiugale, pu essere la pi bella, la pi proficua, la pidolce delle villeggiature.

    Maria Luisa Fehr

    notte inoltrata una notte rigida di questo marzo,duro come i tempi che viviamo. Presso una chiesa un povero disoccupatosessantenne, senza casa, batte i denti e geme, mezzonudo com'. Un signore elegante che passa, frettoloso dirincasare, nel vederlo si ferma, lo interroga; e sente, eosserva. Sente che ha freddo, osserva che non ha soprabito,non ha camicia... Ha soltanto un paio di calzoni cheattraverso gli sbrani lasciano intravvedere la carneintirizzita. E che fa? Sveltamente si spoglia; offre al vecchio ipropri calzoni, la camicia, la cravatta, il panciotto e pi sveltamente ancora se ne va. Se come pare e come la cronaca registra losconosciuto era un signore elegante, noi pensiamo chequalche cosa nel portafogli doveva bene avere e chesarebbe stato per lui pi spiccio e pi comodo mettermano a quello. Fare cio quel che di solito fa la comunedegli uomini dinanzi alla miseria che batte i denti egeme.

    Ma evidentemente lo sconosciuto signore non era unuomo qualunque. Era, pi probabilmente, un fratelloche nel povero ha riconosciuto il fratello ; un cristianoche sotto gli stracci sbranati, in quella carne intirizzita,ha ravvisato la carne stessa di Cristo. Ed a Cristo che non ha casa e geme e batte i denti, dinotte, presso una chiesa, chiaro che non si puallungare una moneta, passando... A Cristo bisogna offrire ben altro! Un gesto di amore una prova di fraternit un desiderio dicondividere con Lui, almeno per qualche momento,l'umiliazione e la sofferenza. A questo certamente lo sconosciuto ha pensatoe questo, senza dubbio, ha voluto. Lontano dalle chiese dalla Chiesa corremoneta; presso le Chiese presso la Chiesa esplode l'amore. E certe manifestazioni di fraternit oggi come ieri,di giorno come di notte non si possono verificareche l. Presso la Chiesa!

    Icilio Felici

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  • Lui uno scienziato, un vecchio scienziato. Il suo ufficio corazzato di scaffali in cui, stretti gliuni contro gli altri, si allineano dei poderosi volumi... diquei volumi che un profano rinchiude precipitosamentecome se fossero scritti in cinese. Brav'uomo, dopo tutto, specialmente quando lascia isuoi logaritmi per sedersi, il tovagliolo legato attorno alcollo, a tavola, dove l'attende il suo buon pranzo. Questo scienziato, da molti anni, ha al suo serviziouna vecchia domestica, Maria, che egli prese inprovincia. Cotesta Maria cristiana come il suo respiro. Malgrado la vicinanza quotidiana del padrone,scettico e senza principi religiosi, lei conserva laserenit assoluta della sua fede. Si tratt, sin da principio, di prendere o di lasciare...Lei avrebbe potuto andare alla S. Messa e anche aiVespri a cui ci teneva in modo particolare senza che luifacesse obbiezione. Lo scienziato aveva pertanto accettato tutto. Ma, da un po' di tempo, questa fede tranquilla dellasua vecchia bretone, sembrava interessarlo. Al ritorno dalla S. Messa della domenica, le facevadelle domande... Oh, in modo scherzoso... ma tuttavia gliele faceva ! - Ebbene, Maria, il tuo Parroco... che cosa haraccontato questa mattina? Ha detto che c' una folla di gente senza

    un'abitazione decente; e che lui si felicitava con queiparrocchiani che li aiutavano...

    La domenica dopo, medesima domanda: Il tuo Parroco ha parlato? Parla tutte le domeniche... Ha dette che bisognaessere sempre preparati... Preparati a che cosa? A comparire davanti a Dio. E lui lo ha visto cotesto Dio?... No... non diversamente di quello che lei puvedere la sua intelligenza.

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  • Un'altra domenica, ancora la stessa domanda : E il tuo Parroco? Il mio Parroco ha detto che la scienza unabuona cosa in certi casi... Ma che avvelenaterribilmente in altri... Per esempio?... Una stalla di mucche assai meglio di unabomba all'idrogeno. Sovente, lo scienziato, mentre riempiva la sua pipaconstatava che la sua vecchia Maria aveva sempre uncavicchio per ogni buco. Ma qualche volta rideva giallo. Una specie di inquietudine inconfessata... la ricercadi qualche cosa si nascondeva nelle sue domande delladomenica. Il tuo Parroco ha ancora parlato? S... solo che-oggi montato in collera. Come salito in collera?... Ma un peccato ! Oh, era una santa collera... Ce l'aveva, perchmolta, troppa gente vive pensando solo a se stessa, a fardenaro, a star bene, senza preoccuparsi dei milioni dipersone che muoiono letteralmente di fame. Gente chenon sa fare il sacrificio di rinunciare a una sigaretta, aun caff, a un cinema, per il suo prossimo. Oh, parlavadavvero con il cuore. Eh, mia povera Maria, quando c' l'egoismo, ilcuore non conta nulla.

    * * *

    Eppure esso tutto!... E la vecchia domestica, conchiudeva con una voceardente: Il signor Parroco ha detto che l'ora grave... chetutti devono pregare la Santa Vergine... tutti... quindianche lei... Con il suo dito nodoso, Maria indicava il suopadrone. Ah, io... non so pregare. Ma se non sa pregare a che cosa serve tutta la suascienza... non sa il principale, quello che io sapevo acinque anni !

    Dovrebbe pregare anche solo un poco, perch ilmondo si commuova e aiuti quelli che stanno morendodi fame, e questo mentre lei prende tranquillamente ilsuo caff! E prendendo il vassoio del caff e latte, Maria andin cucina. Lui rimase solo scuotendo la cenere della sua pipa. E mormorava fra di s : Va forte oggi la mia vecchia Maria... Chi sa!Potrei anche provare. In fondo, non sono tranquillo...

    (P. l'E.)

    Un uomo pu ignorare d'avere una religione, comepu ignorare d'avere un cuore; ma senza religione,come senza cuore, l'uomo non pu esistere.

    (L. Tolstoi: La religione e la morale).

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  • Nel terzo anniversario della morte del grande PapaGiovanni XXIII, avvenuta ai primi di giugno del 1963,pensiamo che la pubblicazione del suo testamentospirituale sia uno dei pi graditi omaggi che si possanorendere alla sua memoria, perch esso ci rivela le pinascoste virt di umile e generosa fede e bont cheilluminarono sempre l'azione del santo Papa.

    * * *

    Ecco il testo del documento:

    Venezia, 29 giugno 1954.

    Testamento spirituale e mie ultime volont. Sul punto di ripresentarmi al Signore uno e trino, chemi cre, mi redense, mi volle suo sacerdote e vescovo, micolm di grazie senza fine, affido la povera anima mia allaSua misericordia: Gli chiedo umilmente perdono dei mieipeccati e delle mie deficienze: Gli offro quel po' di beneche con il Suo aiuto mi riuscito di fare anche seimperfetto e meschino, a gloria Sua, a servizio della S.Chiesa, ad edificazione dei miei fratelli, supplicandoLoinfine di accogliermi, come padre buono e pio, coi santiSuoi nella beata eternit! Amo di professare ancora una volta tutta intera la miafede cristiana e cattolica, e la mia appartenenza esoggezione alla santa Chiesa Apostolica e Romana, e lamia perfetta devozione ed obbedienza al suo capo augusto,il Sommo Pontefice, che fu mio grande onore dirappresentare per lunghi anni nelle varie regioni di Orientee di Occidente, che mi volle infine a Venezia comecardinale e patriarca, e che ho sempre seguito conaffezione sincera, al di fuori e al disopra di ogni dignitconferitami. Il senso della mia pochezza e del mio niente

    mi ha sempre fatto buona compagnia tenendomi umile equieto, e concedendomi la gioia di impiegarmi del miomeglio in esercizio continuato di obbedienza e di caritper le anime e per gli interessi del regno di Ges, mioSignore e mio tutto. A Lui tutta la gloria: per me ed a merito mio la Suamisericordia. "Meritum meum miseratio Domini. Domine,tu omnia nosti: tu scis quia amo te", questo solo mi basta.Chiedo perdono a coloro che avessi inconsciamenteoffeso: a quanti non avessi recato edificazione. Sento dinon aver nulla da perdonare a chicchessia, perch inquanti mi conobbero ed ebbero rapporti con me miavessero anche offeso o disprezzato o tenuto, giustamentedel resto, in disistima, o mi fossero stati motivo diafflizione non riconosco che dei fratelli e deibenefattori, a cui sono grato e per cui prego e preghersempre. Nato povero, ma da onorata ed umile gente, sonoparticolarmente lieto di morire povero, avendo distribuito,secondo le varie esigenze e circostanze della mia vitasemplice e modesta, a servizio dei poveri e della SantaChiesa che mi ha nutrito, quanto mi venne fra mano inmisura assai limitata, del resto durante gli anni del miosacerdozio e del mio episcopato. Apparenze di agiatezzavelarono, sovente, nascoste spine di affliggente povert emi impedirono di dare sempre con la larghezza che avreivoluto. Ringrazio Iddo di questa grazia della povert di cuifeci voto nella mia giovinezza, povert di spirito, comeprete del S. Cuore, e povert reale, e che mi sorresse a nonchiedere mai nulla, n posti, n danari, n favori, mai, nper me, n per i miei parenti o amici.

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  • Alla mia diletta famiglia "secundum sanguinem'' dacui del resto non ho ricevuto nessuna ricchezza materiale,- non posso lasciate che una grande e specialissimabenedizione con l'invito a mantenere quel timore di Dioche me la rese cos cara ed amata, anche semplice emodesta, senza mai arrossirne: ed il suo vero titolo dinobilt. L'ho anche soccorsa talora nei suoi bisogni pigravi, come povero coi poveri: ma senza toglierla dallasua povert onorata e contenta. Prego e pregher sempre per la sua prosperit, lietocome sono di constatare anche nei nuovi e vigorosigermogli la fermezza e la fedelt alla tradizione religiosadei padri, che sar sempre la, sua fortuna. Il mio fervidoaugurio che nessuno dei miei parenti e congiunti manchialla gioia del finale eterno ricongiungimento. Partendo, come confido, per le vie del Ciclo, saluto,ringrazio e benedico i tanti e tanti che composerosuccessivamente la mia famiglia spirituale, a Bergamo, aRoma, in Oriente, in Francia, a Venezia, e che mi furonoconcittadini, benefattori, colleghi, alunni, collaboratori,amici e conoscenti, sacerdoti e laici, religiosi e suore, e dicui, per disposizione di Provvidenza, fui, bench indegno,confratello, padre o pastore. La bont di cui la mia povera persona fu resa oggettoda parte di quanti incontrai sul mio cammino rese serenala mia vita. Rammento bene, in faccia alla morte, tutti eciascuno, quelli che mi hanno preceduto nell'ultimo passo,quelli che mi sopravviveranno e che mi seguiranno.Preghino per me. Dar loro il ricambio dal Purgatorio odal Paradiso dove spero di essere accolto, ancora lo ripeto,non per i meriti miei, ma per la misericordia del mioSignore. Tutti ricordo e per tutti pregher. Ma i miei figli diVenezia : gli ultimi che il Signore mi pose intorno, adestrema consolazione e gioia della mia vita sacerdotale,voglio qui nominarli particolarmente a segno diammirazione, di riconoscenza, di tenerezza tutta singolare.Li abbraccio in ispirito tutti, tutti del clero e del laicato,senza distinzione, come, senza distinzione li amai,appartenenti ad una medesima famiglia, oggetto di unamedesima sollecitudine e amabilit paterna e sacerdotale."Pater Sancte serva eos in nomine Tuo quos dedisti mihi:ut sint unum sicut et nos" (Giov. XVII, 11). Nell'ora dell'addio, o meglio, dell'arrivederci, ancorarichiamo a tutti ci che pi vale nella vita: Ges Cristobenedetto: la Santa Chiesa, il Suo Vangelo, e nel Vangelo,soprattutto il "Pater noster" nello spirito e nel cuore diGes e del Vangelo, la verit e la bont, la bont mite ebenigna, operosa e paziente, invitta e vittoriosa. Miei figli: miei fratelli, arrivederci. Nel nome delPadre, del Figliolo, dello Spirit Santo. Nel nome di Ges,

    nostro amore; di Maria, nostra e Sua dolcissima madre; diSan Giuseppe mio primo e prediletto protettore. Nel nomedi San Pietro, di S. Giovanni Battista e di San Marco; diSan Lorenzo Giustiniani e di San Pio X. Cos sia .

    (F.to) card. Angelo Giuseppe Roncalli, patriarca.

    Il testo reca, di pugno del Santo Padre, la seguenteintegrazione: ...Queste pagine scritte da me valgonocome attestazione della mia volont assoluta per il caso diuna mia morte improvvisa .

    Venezia, 17 settembre 1957

    Angelo Giuseppe card. Roncalli

    * * *

    E valgono anche come testamento spirituale daaggiungersi alle disposizioni testamentarie qui unite sottola data del 30 aprile 1959.

    Joannes XXIII P.P.

    Castelgandolfo, 12 settembre 1961.

    Sotto l'auspicio caro e confidente di Maria, mia madreceleste, al cui nome sacra la liturgia di questo giorno enell'anno della mia et, depongo qui e rinnovo il miotestamento, annullando ogni altra dichiarazione circa lemie volont, fatta e scritta precedentemente, a pi riprese. Aspetto e accoglier semplicemente e lietamentel'arrivo di sorella morte, secondo tutte le circostanze concui piacer al Signore di inviarmela. Innanzi tutto, chiedovenia al Padre delle misericordie "pro innumerabilibuspeccatis, offensionibus et negligentiis meis", come tante etante volte dissi e ripetei: nell'offerta del mio sacrificioquotidiano. Per questa prima grazia del perdono di Gessu tutte le mie colpe e della introduzione dell'anima mianel beato ed eterno Paradiso, mi raccomando allepreghiere suffraganti di quanti mi hanno seguito,conosciuto durante la mia vita di sacerdote, di vescovo, edi umilissimo ed indegno servo dei servi del Signore. Poi, mi esultanza del cuore rinnovare integra efervida la mia professione di fede cattolica, apostolica eromana. Tra le varie forme e simboli con cui la fede vuoleesprimersi preferisco il Credo della Messa sacerdotale epontificale della elevazione pi vasta e canora come inunione con la Chiesa universale di ogni rito, di ognisecolo, di ogni regione: dal Credo in deum Patremomnipotentem all' Et vitam venturi saeculi .

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  • da escludere ogni forma di dialogo con uomini diidee diverse ed opposte a quelle cristiane? Si chiede la Civilt Cattolica , nel suo ultimo fascicolo commentandoil discorso rivolto dal Papa alle ACLI il 19 marzo scorso. Non questo, afferma la rivista dei Gesuiti, il senso diquelle parole del Papa. Certamente scrive la rivista da escludere ogniintesa pratica, ogni forma di collaborazione sul pianopolitico, economico e sindacale con i comunisti (poich diessi si tratta, come appare chiaramente dal discorsopontificio): sarebbe, per i cattolici, una forma di suicidiopolitico; da escludere, anche, ogni dialogo che porti icattolici a transigere sui loro principi e ad accettare, percondiscendenza ed ingenuit, le idee ed i metodidell'avversario: ci che potrebbe succedere quando adintrecciare il dialogo con i marxisti fossero personeche, da una parte, ignorano la dottrina sociale della Chiesa(non basta, per conoscerla, una lettura frettolosa della Mater et magistra e della Pacem in terris!), edall'altro, conoscono poco o nulla o solo per sentitodire il marxismo nella teoria e nella realt.Disgraziatamente, dobbiamo aggiungere che non sonopochi oggi i cattolici particolarmente tra i giovani che si credono in grado di affrontare un dialogo con imarxisti, con i risultati che facile prevedere: disagio econfusione tra i cattolici: soddisfazione dei marxisti peressere riusciti ad agganciare i cattolici ad un dialogo, che essi sperano di trasformare nell'unico dialogo chead essi interessa: il dialogo politico, l'intesa sulle cose. I cattolici dovranno, allora prosegue la "CiviltCattolica" tagliare i ponti con coloro che noncondividono la loro fede? No. Questo, oltre ad esserepraticamente impossibile, non sarebbe un agire dacristiano. Poich per il cristiano anche il pi "lontano" un fratello; , perci, da rispettare e, da amare. PerciPaolo VI pur esortando i lavoratori cristiani a restare"fermi ben fondati" nelle proprie convinzioni, li invita aconservare "atteggiamenti leali e rispettosi verso tutti i

    colleghi di lavoro". Ma un cristiano non pu contentarsi diessere fedele alle norme del galateo: egli deve essere,innanzi tutto, fedele al Vangelo ed alla propria vocazionecristiana. Ora la vocazione cristiana vocazioneall'apostolato, vocazione ad, uscire dal piccolo fortiliziodella propria fede per andare a testimoniarla in mezzo acoloro che non credono, prima di tutto con l'esempio dellavita, ma poi anche con la parola. Cos, il cristiano entra,per vocazione, in "dialogo" con tutti gli uomini. Ma dovressere un "dialogo" condotto con benintesa intransigenza:cio non duro n scostante, non intollerante n fazioso. Laintransigenza, infatti, di cui parla Paolo VI, la fedeltalla propria fede, alle proprie convinzioni, a se stessi; ilrifiuto di mettersi al servizio degli altri o di farsistrumentalizzare per fini politici ed economici difformidall'ispirazione cristiana, fino a perdere la propriafisionomia ed a rendere vana la presenza dei cattolici nellavita politica e sociale. Ma, l'intransigenza cattolica nonteme il dialogo, il confronto con le posizioni degli altri,anzi, lo ricerca, perch il cattolico sa di avere qualcosa daportare agli altri.

    Quale dovr essere l'oggetto di questo dialogo? prosegue la "Civilt Cattolica" . Il cristiano, dice ancoraPaolo VI, cercher di far comprendere ai suoi colleghi dilavoro "come i loro pregiudizi verso la religione e verso leespressioni della vita cristiana siano spesso non fondati espesso non siano degni di gente che pensa onestamente colproprio cervello, mentre essi fanno torto a se stessi,privandosi della verit, della speranza, della forza propriadel messaggio cristiano". Si tratta, di compiere una opera di illuminazione e dibonifica intellettuale. Molti lavoratori, oggi, in Italiaaccettano il comunismo perch non conoscono la fedecristiana o nutrono contro di essa pregiudizi di ognigenere; oppure perch ignorando la dottrina sociale dellaChiesa, non sanno che la Chiesa con loro, che nondevono scegliere tra la fede e le giuste rivendicazionisociali, che, anzi solo l'insegnamento della Chiesa puassicurare un assetto sociale ed economico in cui nonsiano sacrificate n la giustizia n la libert n gli altrivalori umani.

    Ora, chi pu c0ompiere quest'opera di illuminazionenel mondo del lavoro conclude la "Civilt Cattolica" se non i lavoratori cristiani che, per la loro inserzione nelmondo del lavoro, devono "essere la Chiesa" in questoparticolare settore della realt umana, che il lavoro, ecompiervi l'opera della Chiesa? Alle ACLI spetta, perci,una parte importante in questo "dialogo" che la Chiesa haoggi aperto col mondo e, in modo particolare, con i"lontani" .

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  • Quanto bello essere cristiani! Mentre gli altri, con gli occhi rivolti alla terra,lottano unicamente per il denaro, per le loro ambizionio per i loro piaceri, il cristiano, durante l'anno trovasulla sua strada delle festivit confortanti che lostrappano ai legami terreni e gli fanno respirare l'ariadelle vette.

    * * *

    II cuore!... Gli uomini hanno sempre avuto un culto per il cuore,dai pi selvaggi sino ai pi civilizzati. Quel missionario belga, atrocemente torturato dagliindiani, ispir loro una tale ammirazione per cui sidivisero il suo cuore per mangiarlo e divenirecoraggiosi come lui. Quante nazioni conservano il cuore dei loro santi edei loro eroi! Perch? Ma perch esso il simbolo dell'Amore. E l'amore tutto!

    * * *

    Senza dubbio il cervello che percepisce. Ma ilcuore che reagisce e a volte con tale violenza dascoppiare. Si pu avere una grande intelligenza ed essere solouna miserabile persona. Quando si ha del cuore, vi saranno certo dellemancanze che si esposti a commettere appunto acausa del cuore. Ma ce ne saranno altre che non sicommetteranno mai. E anche nel male, l'uomo di cuore conserver unacerta nobilt. Avr dei gesti di rinsavimento cheillumineranno la sua notte.

    * * *

    Non c' quindi da stupirsi che la Chiesa onori ilCuore di Ges. Questo culto ha cominciato ai piedi stessi dellaCroce, quando la lancia brutale del Centurione apr il

    cuore del maestro da cui usc sangue e acqua. Ma ci che curioso che celesta divozione abbiasonnecchiato come le radici di certi alberi destinati poia divenire molto imponenti. Dio ha riservato questa divozione per i nostri tempidurante i quali l'umanit si divide in due blocchi: ilcristianesimo e il materialismo... l'amore o l'odio... lapace o la guerra.

    * * *

    Inquieta, con il presentimento dell'abisso, bencompresa che l'immenso progresso industriale in mezzoalla decadenza di tutto il resto, non la rende felice,l'umanit cerca la sua via a tentoni, in un deserto diamore. Se l'odio che la trasporta, allora bisogna guardarein faccia al suicidio collettivo delle nazioni rivolte leune contro le altre, non dei mezzi allucinanti didistruzione massiccia. Maledetta sia la scienza che non si cambia inamore , lasci scritto Bossuet. Non inventate pi nulla... ha scritto Carrell... Tutto quello che scoprirete si volter contro di voi . Ecco perch l'umanit deve rivolgersi al l'Amore sevuole evitare la sua distruzione.

    * * *

    Noi cristiani crediamo che l'Amore pi fortedell'odio e che verr un giorno in cui, malgrado dellecurve profonde e delle ore spaventose, egli dominer ilcampo di battaglia sul quale si gioca il destino delmondo. Questo contrasto fra la pace serena dei Cieli e lesterili dispute di quaggi, l'immagine di quello chepassa in un'anima cristiana unita a Dio al disopra dellepassioni umane. Ma pi ancora di quello che passer quando sarsuonata l'ora di Dio... l'ora della disfatta dell'odio... l'oradell'Amore. Felici quelli che amano. Essi saranno amati.

    (dal francese)

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  • Dobbiamo avere il coraggio di riconoscerlo: nonabbiamo stima di noi, non sappiamo amarci davvero. Accade che, spesso, amiamo di noi ci che menodegno d'amore: coccoliamo i nostri difetti eaccarezziamo le nostre piaghe con flebili lamenti,invece di essere felici di noi. Nel corso degli anni inseguiamo tanti sogni chesvaniscono puntualmente, lasciandoci nel cuorescontentezza e malinconia; l'ideale pi grande --essere figli di Dio, vivere per sempre nella felicitpi piena - invece, a portata di mano e non fallisce. Non si pu dire di credere se non si convintidella urgenza di questo ideale sublime e non si pucredere in un Dio-Amore se non si reagisce al suoamore.

    Ges ha detto che la misura dell'amore fare lavolont del Padre, osservare i comandamenti,ascoltare la sua voce che ci indirizza verso altezzeche possono apparire vertiginose e impossibilisoltanto a chi non vuole fare nemmeno il primopasso sulla strada che vi conduce. Una strada stretta, che impegna tutto di noi, mache, appunto perch stretta, porta sicuramente allameta. E' terribile, ma, purtroppo, gli uomini si sonoabituati ad avere Dio in mezzo a loro fino al punto didimenticarlo. Sugli altari, noi crediamo e sappiamo che ilCristo vivo e vero. Nella Eucaristia, sotto le speciedel pane e del vino, presente il corpo, il sangue,l'anima e la divinit di Ges, il quale ci ha ordinatodi nutrirci della sua carne per poter avere la vita,eppure, bisogna far fatica a convincere molti credentiad osservare questo preciso comandamento. La scusa di molti che non se la sentono , non sono disposti , aspettano di pensarci bene e di

    sentirne il bisogno, e poi .non ci pensano mai ! E l'anima non vive, perde ogni contatto con Dio,muore d'inedia. Si disabituano ad essere uomini, perchdimenticano di amare o perch pongono il loroamore a un livello che non da la misura dellastupenda capacit di amare che nell'uomo. Dio si definito Amore e soltanto amando Luiliberamente, coscientemente l'uomo pu "finalmentecapire che cosa significa essere figlio di Dio eche cosa significa amare.

    SALVATORE GAROFALO

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