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20.00 Benedetto XVI ha dedicato l’Udienza Generale di mercoledì 7 dicembre 2011 nell’aula Paolo VI all’ Inno di giubilo messianico di Gesù

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  • Benedetto XVI ha dedicato lUdienza Generale di mercoled 7 dicembre 2011 nellaula Paolo VI all Inno di giubilo messianico di Ges
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  • LInno di giubilo messianico di Ges Cristo lapice di un cammino di preghiera in cui emerge chiaramente la profonda e intima comunione di Ges con la vita del Padre nello Spirito Santo e si manifesta la sua filiazione divina.
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  • In quel tempo Ges disse: "Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perch hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. S, o Padre, perch cos hai deciso nella tua benevolenza.
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  • Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi dar ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Matteo 11, 25-26. 28-29
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  • Inno di giubilo messianic o
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  • Nelloriginale greco dei Vangeli il verbo con cui inizia questo inno, e che esprime latteggiamento di Ges nel rivolgersi al Padre, exomologoumai, tradotto spesso con rendo lode (Mt 11,25 e Lc 10,21). Ma negli scritti del Nuovo Testamento questo verbo indica principalmente due cose: la prima riconoscere fino in fondo ad esempio, Giovanni Battista chiedeva di riconoscere fino in fondo i propri peccati a chi andava da lui per farsi battezzare (cfr Mt 3,6) ; la seconda cosa trovarsi daccordo.
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  • Quindi, lespressione con cui Ges inizia la sua preghiera contiene il suo riconoscere fino in fondo, pienamente, lagire di Dio Padre, e, insieme, il suo essere in totale, consapevole e gioioso accordo con questo modo di agire, con il progetto del Padre. LInno di giubilo lapice di un cammino di preghiera in cui emerge chiaramente la profonda e intima comunione di Ges con la vita del Padre nello Spirito Santo e si manifesta la sua filiazione divina.
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  • Lo vediamo chiaramente nellultima parte dellInno, che illumina lintero testo. Ges dice: Tutto stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi il Figlio se non il Padre, n chi il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorr rivelarlo (Lc 10, 22).
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  • Ges quindi afferma che solo il Figlio conosce veramente il Padre. Ogni conoscenza tra le persone - lo sperimentiamo tutti nelle nostre relazioni umane comporta un coinvolgimento, un qualche legame interiore tra chi conosce e chi conosciuto, a livello pi o meno profondo: non si pu conoscere senza una comunione dell'essere.
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  • NellInno di giubilo, come in tutta la sua preghiera, Ges mostra che la vera conoscenza di Dio presuppone la comunione con Lui: solo essendo in comunione con l'altro comincio a conoscere; e cos anche con Dio, solo se ho un contatto vero, se sono in comunione, posso anche conoscerlo. Quindi la vera conoscenza riservata al Figlio, lUnigenito che da sempre nel seno del Padre (cfr Gv 1,18), in perfetta unit con Lui. Solo il Figlio conosce veramente Dio, essendo in comunione intima dell'essere; solo il Figlio pu rivelare veramente chi Dio.
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  • Padre Signore del cielo e della terra
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  • Ges, con questa espressione, ricapitola la fede nella creazione e fa risuonare le prime parole della Sacra Scrittura: In principio Dio cre il cielo e la terra (Gen 1,1). Pregando, Egli richiama la grande narrazione biblica della storia di amore di Dio per luomo, che inizia con latto della creazione. Ges si inserisce in questa storia di amore, ne il vertice e il compimento.
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  • Nella sua esperienza di preghiera, la Sacra Scrittura viene illuminata e rivive nella sua pi completa ampiezza: annuncio del mistero di Dio e risposta delluomo trasformato. Ma attraverso lespressione Signore del cielo e della terra possiamo anche riconoscere come in Ges, il Rivelatore del Padre, viene riaperta alluomo la possibilit di accedere a Dio.
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  • A chi il Figlio vuole rivelare i misteri di Dio?
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  • In questa espressione della sua preghiera, Ges manifesta la sua comunione con la decisione del Padre che schiude i suoi misteri a chi ha il cuore semplice: la volont del Figlio una cosa sola con quella del Padre. La rivelazione divina non avviene secondo la logica terrena, per la quale sono gli uomini colti e potenti che possiedono le conoscenze importanti e le trasmettono alla gente pi semplice, ai piccoli. Dio ha usato tuttaltro stile: i destinatari della sua comunicazione sono stati proprio i piccoli. Questa la volont del Padre, e il Figlio la condivide con gioia.
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  • Dice il Catechismo della Chiesa Cattolica: Il suo trasalire S, Padre! esprime la profondit del suo cuore, la sua adesione al beneplacito del Padre, come eco al Fiat di sua Madre al momento del suo concepimento e come preludio a quello che egli dir al Padre durante la sua agonia. Tutta la preghiera di Ges in questa amorosa adesione del suo cuore di uomo al "mistero della... volont" del Padre (Ef 1,9) (2603).
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  • Da qui deriva linvocazione che rivolgiamo a Dio nel Padre nostro: sia fatta la tua volont come in cielo cos in terra: insieme con Cristo e in Cristo, anche noi chiediamo di entrare in sintonia con la volont del Padre, diventando cos anche noi suoi figli. Ges, pertanto, in questo Inno di giubilo esprime la volont di coinvolgere nella sua conoscenza filiale di Dio tutti coloro che il Padre vuole renderne partecipi; e coloro che accolgono questo dono sono i piccoli.
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  • Ma che cosa significa essere piccoli, semplici?
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  • Guardiamo al Discorso della montagna, dove Ges afferma: Beati i puri di cuore, perch vedranno Dio. la purezza del cuore quella che permette di riconoscere il volto di Dio in Ges Cristo; avere il cuore semplice come quello dei bambini, senza la presunzione di chi si chiude in se stesso, pensando di non avere bisogno di nessuno, neppure di Dio.
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  • E interessante anche notare loccasione in cui Ges prorompe in questo Inno al Padre. Nella narrazione evangelica di Matteo la gioia perch, nonostante le opposizioni e i rifiuti, ci sono dei piccoli che accolgono la sua parola e si aprono al dono della fede in Lui. LInno di giubilo, infatti, preceduto dal contrasto tra lelogio di Giovanni il Battista, uno dei piccoli che hanno riconosciuto lagire di Dio in Cristo Ges (cfr Mt 11,2-19), e il rimprovero per lincredulit delle citt del lago nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi (cfr Mt 11,20-24).
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  • Il giubilo quindi visto da Matteo in relazione alle parole con cui Ges constata lefficacia della sua parola e della sua azione: Andate e riferite a Giovanni ci che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri annunciato il Vangelo. E beato colui che non trova in me motivo di scandalo! (Mt 11,4-6).
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  • Anche Luca sottolinea il rifiuto incontrato nelle citt in cui il Signore ha predicato e ha compiuto segni prodigiosi. Ma i settantadue discepoli tornano pieni di gioia, perch la loro missione ha avuto successo; essi hanno constatato che, con la potenza della parola di Ges, i mali delluomo vengono vinti. E Ges condivide la loro soddisfazione: in quella stessa ora, in quel momento, Egli esult di gioia.
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  • Ges esult di gioia nello Spirito Santo.
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  • Ges gioisce partendo dallintimo di se stesso, in ci che ha di pi profondo: la comunione unica di conoscenza e di amore con il Padre, la pienezza dello Spirito Santo. Coinvolgendoci nella sua figliolanza, Ges invita anche noi ad aprirci alla luce dello Spirito Santo, perch come afferma lapostolo Paolo (Noi) non sappiamo come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili secondo i disegni di Dio (Rm 8,26-27) e ci rivela lamore del Padre.
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  • Nel Vangelo di Matteo, dopo lInno di Giubilo, troviamo uno degli appelli pi accorati di Ges: Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi dar ristoro (Mt 11,28). Ges chiede di andare a Lui che la vera sapienza, a Lui che mite e umile di cuore; propone il suo giogo, la strada della sapienza del Vangelo che non una dottrina da imparare o una proposta etica, ma una Persona da seguire: Egli stesso, il Figlio Unigenito in perfetta comunione con il Padre.
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  • Anche noi, con il dono del suo Spirito, possiamo rivolgerci a Dio, nella preghiera, con confidenza di figli, invocandolo con il nome di Padre, Abb. Ma dobbiamo avere il cuore dei piccoli, dei poveri in spirito (Mt 5,3), per riconoscere che non siamo autosufficienti, che non possiamo costruire la nostra vita da soli, ma abbiamo bisogno di Dio, abbiamo bisogno di incontrarlo, di ascoltarlo, di parlargli.
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  • La preghiera ci apre a ricevere il dono di Dio, la sua sapienza, che Ges stesso, per compiere la volont del Padre sulla nostra vita e trovare cos ristoro nelle fatiche del nostro cammino.
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