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Spirito e parola Mensile della parrocchia dello Spirito Santo - N°19 - 6 Settembre 2009 EDIZIONE SPECIALE Lo scorso 16 agosto, il ricordo, a tre anni dalla scomparsa, del priore di Taizè (si legge Tesè), monaco e innovatore Il Pastore della Chiesa Riformata Ro- ger Louis Schutz, più conosciuto come frere Roger di Taizé, è nato a Provence, nella Svizzera francese, il 12 maggio 1915. Sua madre, appassionata di can- to, gli trasmise l’amore per la musica, mentre il padre, Pastore protestante svizzero, lo iniziò alla teologia. Duran- te l’adolescenza, Roger si ammalò di tubercolosi, che minò seriamente la sua salute. Guarito, nonostante dolo- rose ricadute, Roger si iscrisse alla fa- coltà di Teologia di Strasburgo, anche se la speculazione teologica non era al centro dei suoi interessi. Roger, infatti, aveva in cuore il desiderio di costituire una comunità monastica, dove vivere una vita accogliente e scandita dalla lode. Nel 1940, Roger, in uno dei suoi giri in bicicletta trovò uno sperduto villaggio nella Francia meridionale, Taizé, che sentì adatto al suo sogno. Un episo- dio curioso segnò la sua scelta: una donna del villaggio gli disse: “Pastore, resti qui con noi, siamo così soli”. In quelle parole, parve a Roger che il Cri- sto desse risponda alla sua ricerca, quindi comprò una casa a Taizé per starci. Da quel giorno, tutta la vita di fr.Roger divenne una parabola di lode, accoglienza e riconciliazione. Durante il duro periodo della guer- ra, fr.Roger, a rischio dell’arresto da parte delle truppe d’occupazione, dette ospitalità a fuggiaschi, ricer- cati ed ebrei in attesa di passare il confine con la Svizzera. Max Thurian e Pierre Souvairan, dopo aver letto il suo scritto: “Note esplicative”, lo raggiungono per vi- vere con lui l’innovativa esperienza monastica. Numerosi fratelli si uni- rono poi ai primi, vedendo nell’espe- rienza monastica ed ecumenica di Taizé la risposta adatta al loro desi- derio di vivere, seppur da riformati, la vita monastica. Un grande aiuto a fr.Roger e i suoi monaci, venne dal nunzio di Parigi, futuro papa Gio- vanni XXIII, che diede loro a totale disposizione la chiesetta cattolica di Taizé. Quando Taizé, più avanti, divenne proposto da Giovanni Dazzi mèta e riferimento per migliaia di giovani, il cuore di fr.Roger non venne meno allo spirito di accoglienza. Questo monaco, figlio della Chiesa Riformata, seppe vedere oltre gli stret- ti orizzonti di altri uomini di chiesa e fu un genio della spi- ritualità e del rinnovamento monastico. Fr.Roger morì da monaco come era vissuto, as- sassinato, durante la celebra- zione dei Vespri nella chiesa della Riconciliazione di Taizé, per mano di una squilibrata, il 16 agosto 2005. Nonostante le critiche che si levarono nei suoi confronti e del monachesimo di Taizé, gli venne poi ricono- sciuto da tutti, il grande merito di essere stato un anticipatore dei “tempi nuovi” per le Chiese, le quali devono essere luoghi di accoglienza per tutti gli uo- mini, sull’esempio del cuore di Cristo che non volle conoscere esclusioni. Un monaco, alla notizia della morte di fr.Roger, ebbe a dire: “Tutti hanno criticato Taizè! Ma tutti hanno attinto da Taizé e ricevuto ispirazione dalle intuizioni del Priore di Taizé! Fr.Roger, questo uomo stra- ordinario di comunione, che ha camminato sulle tracce lu- minose del Cristo, ha avuto il grande merito di aver ridona- to il monachesimo alle Chiese della Riforma. Fr.Roger, questo monaco che ha dato ai cristiani e agli uomini qualcosa di im- mensamente grande: la gioia di un monachesimo, libero da orizzonti asfittici e chiusi, per- ché ha saputo aprire per le gio- vani generazioni e per tutti le porte della lode”. Grazie frere Roger Dio non ha etichette

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Spirito e parolaM e n s i l e d e l l a p a r r o c c h i a d e l l o S p i r i t o S a n t o - N ° 1 9 - 6 S e t t e m b r e 2 0 0 9

E D I Z I O N E S P E C I A L E

Lo scorso 16 agosto, il ricordo, a tre anni dalla scomparsa, del priore di Taizè (si legge Tesè), monaco e innovatore

Il Pastore della Chiesa Riformata Ro-ger Louis Schutz, più conosciuto come frere Roger di Taizé, è nato a Provence, nella Svizzera francese, il 12 maggio 1915. Sua madre, appassionata di can-to, gli trasmise l’amore per la musica, mentre il padre, Pastore protestante svizzero, lo iniziò alla teologia. Duran-te l’adolescenza, Roger si ammalò di tubercolosi, che minò seriamente la sua salute. Guarito, nonostante dolo-rose ricadute, Roger si iscrisse alla fa-coltà di Teologia di Strasburgo, anche se la speculazione teologica non era al centro dei suoi interessi. Roger, infatti, aveva in cuore il desiderio di costituire una comunità monastica, dove vivere una vita accogliente e scandita dalla lode. Nel 1940, Roger, in uno dei suoi giri in bicicletta trovò uno sperduto villaggio nella Francia meridionale, Taizé, che sentì adatto al suo sogno. Un episo-dio curioso segnò la sua scelta: una donna del villaggio gli disse: “Pastore, resti qui con noi, siamo così soli”. In quelle parole, parve a Roger che il Cri-

sto desse risponda alla sua ricerca, quindi comprò una casa a Taizé per starci. Da quel giorno, tutta la vita di fr.Roger divenne una parabola di lode, accoglienza e riconciliazione. Durante il duro periodo della guer-ra, fr.Roger, a rischio dell’arresto da parte delle truppe d’occupazione, dette ospitalità a fuggiaschi, ricer-cati ed ebrei in attesa di passare il confine con la Svizzera. Max Thurian e Pierre Souvairan, dopo aver letto il suo scritto: “Note esplicative”, lo raggiungono per vi-vere con lui l’innovativa esperienza monastica. Numerosi fratelli si uni-rono poi ai primi, vedendo nell’espe-rienza monastica ed ecumenica di Taizé la risposta adatta al loro desi-derio di vivere, seppur da riformati, la vita monastica. Un grande aiuto a fr.Roger e i suoi monaci, venne dal nunzio di Parigi, futuro papa Gio-vanni XXIII, che diede loro a totale disposizione la chiesetta cattolica di Taizé. Quando Taizé, più avanti, divenne

proposto da Giovanni Dazzi

mèta e riferimento per migliaia di giovani, il cuore di fr.Roger non venne meno allo spirito di accoglienza. Questo monaco, figlio della Chiesa Riformata, seppe vedere oltre gli stret-ti orizzonti di altri uomini di chiesa e fu un genio della spi-ritualità e del rinnovamento monastico. Fr.Roger morì da monaco come era vissuto, as-sassinato, durante la celebra-zione dei Vespri nella chiesa della Riconciliazione di Taizé, per mano di una squilibrata, il 16 agosto 2005. Nonostante le critiche che si levarono nei suoi confronti e del monachesimo di Taizé, gli venne poi ricono-sciuto da tutti, il grande merito di essere stato un anticipatore dei “tempi nuovi” per le Chiese, le quali devono essere luoghi di accoglienza per tutti gli uo-mini, sull’esempio del cuore di Cristo che non volle conoscere esclusioni. Un monaco, alla notizia della morte di fr.Roger, ebbe a dire: “Tutti hanno criticato Taizè! Ma tutti hanno attinto da Taizé e ricevuto ispirazione dalle intuizioni del Priore di Taizé! Fr.Roger, questo uomo stra-ordinario di comunione, che ha camminato sulle tracce lu-minose del Cristo, ha avuto il grande merito di aver ridona-to il monachesimo alle Chiese della Riforma. Fr.Roger, questo monaco che ha dato ai cristiani e agli uomini qualcosa di im-mensamente grande: la gioia di un monachesimo, libero da orizzonti asfittici e chiusi, per-ché ha saputo aprire per le gio-vani generazioni e per tutti le porte della lode”.

G r a z i e f r e r e R o g e r

Dio non ha

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N°19, Settembre 2009 Spirito e parola 2

I l “r i t o r n o ” d e l l a p a r r o c c h i aVi proponiamo la prima parte delle riflessioni del vescovo Adriano per la stesura della Relazione Pastorale che ogni parrocchia stilerà in occasione della sua visita. La Relazione ha come intento la lettura della realtà attuale della parrocchia in vista di un progetto pastorale coeso. Le prossime note verranno riportate nei numeri successivi del giornalino.

1. La parrocchia come figura di ChiesaSi ritorna a scommettere sulla parrocchia. è la prima acquisizione che sembra emergere dal dibattito. Non mancano anche recenti riferimenti autorevoli in proposito, quali quelli richiamati da Giovanni Paolo II nella lettera post-sinodale sulla figura del Vescovo, là dove raccomanda “un’attenzione

privilegiata alle parrocchie...ricordando che di queste comunità, eminenti tra tutte quelle presenti in una Diocesi, il Vescovo è il primo responsabile: ad essa, pertanto egli deve riservare la sua cura” (Pastores gregis 45). Si ritorna a scommettere sulla parrocchia? Qui ovviamente il discorso si fa impegnativo.La parrocchia oggi ci appare come una realtà in forte movimento. che per tanti versi sembra sfuggire ad una presa solida e rendere, in qualche misura, provvisori i nostri discorsi. Si può, tuttavia, verificare una certa convergenza su alcuni punti che si riferiscono alla “figura di Chiesa che la parrocchia custodisce”.Una prima figura è quella di custodirsi come “Chiesa radicata

in un luogo”. Attraverso questa sua istituzione che è la parrocchia, la Chiesa riesce ad abitare territori e spazi sociali diversissimi e allo stesso tempo, attraverso questa istituzione, la società con tutte le sue diversità, ricchezze e tensioni riesce a prendere contatto con la Chiesa. Questa capacità di abitare spazi e territori diversi è stata riconosciuta in passato alla parrocchia, e continua ad esser riconosciuta tuttora, anche di fronte a segni evidenti di crisi, legati al forte cambiamento conosciuto dal territorio italiano.Di solito, come fattore di cambiamento del territorio, si porta il fenomeno della mobilità sociale della gente per ragioni di trasferimento di casa, lavoro, scuola: fenomeno in parte già conosciuto in passato, anche se

oggi è più accentuato. Fattore di cambiamento del territorio sembra oggi piuttosto il diverso rapporto tra Chiesa ed esso stesso: in passato era il territorio ad appartenere alla Chiesa ed a vivere tanti aspetti della sua vita quotidiana (casa, lavoro, festa e tempo libero, malattia e morte) come all’ombra del campanile. Oggi al contrario, è la Chiesa che fa parte del territorio, ed è chiamata a leggere i cambiamenti, ad interpretare i bisogni, esercitando una forte capacità di ascolto e di discernimento dei rivolgimenti in atto ( a livello di tipologia delle famiglie, di mentalità e costume, di immigrazione). Una seconda figura è quella di “Chiesa che accoglie ed accompagna”. Si tratta di rendere visibile una Chiesa che accoglie tutti, nelle situazioni più disparate, e tutti accompagni, con fiducia e pazienza all’Unico e medesimo Salvatore. per questo suo carattere di vicinanza ed accoglienza, la parrocchia continua ad

Indicazioni del vescovo Adriano Caprioli in relazione alla visita pastorale che si terrà a dicembre

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N°19, Settembre 2009 Spirito e parola 3

I l “r i t o r n o ” d e l l a p a r r o c c h i aesser vista dalle persone come la figura più conosciuta di Chiesa. è, tuttavia, ricorrente, l’obiezione di chi sostiene che in riferimento a questa figura di Chiesa chi accoglie ed accompagna sia quanto mai debole, sotto il profilo sia delle relazioni personali sia dei risultati modesti rispetto agli sforzi. Ci si deve chiedere però se tale obiezione ( che certamente contiene un giusto richiamo alla vigilanza) possa invece p a r a d o s s a l m e n t e indicare un punto di forza della parrocchia: proprio questa sua debolezza le consente il vantaggio di presentarsi come un’istituzione vicina a tutti, capace di valorizzare ogni occasione di contatto come possibile punto di partenza per un reale cammino di fede, di ingresso nell’esperienza cristiana. Diversamente si finirebbe nell’idea

di Chiesa come setta, comunità elitaria, perfetta, che comunica solo al suo interno e richiede la condivisione di molte cose, cancellando la stessa figura di Chiesa e di Popolo: comunità aperta a tutti, alla quale è possibile

accedere a partire da ogni età è da ogni condizione di vita, dando origine a figure concrete di parrocchia, anche molto diverse tra loro.

Domandiamoci dunque:

1- Quali sono le peculiarità, i punti di forza della vostra Parrocchia od Unità pastorale?

2- Quali cambiamenti che più la mettono alla prova?

NDR: Queste domande sono rivolte all’intera comunita: collaboriamo attivamente per la buona riuscita di questo documento.

Foto a pagina 2: Il vescovo Adriano Caprioli che ci pungola coi suoi interrogativi “scottanti”.Foto a sinistra: Don Mario, nostra guida nonchè attore principale di questa Relazione.

a cura di Sara Fiorini

- La voce dei giovani -

Eccoci ragazzi!!!E, velocemente, è passata la nostra estate! Ci eravamo lasciati salutandoci ed ora ci ritroviamo carichi per il weekend, a Vetto, che ci aspetta il prossimo fine settimana, ovvero l’11-12-13 settembre. Il tema trattato non verrà rivelato dal momento che sarà una sorpresa per i ragazzi stessi, ma si preannunciano tre giorni di amicizia, condivisione e preghiera, che speriamo possano darci una sferzata di energia, soprattutto in questi mesi in cui il nostro caro don Mario ha ancora più bisogno della nostra vicinanza!Allora vi aspettiamo ragazzi, per tre giorni lontani dalla quotidianità e dalla fretta per assaporare le cose semplici che sanno davvero appagarci!

Indicazioni del vescovo Adriano Caprioli in relazione alla visita pastorale che si terrà a dicembre

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C a l e n d a r i o