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L'Araldo Sant'Antonio di di Trani Anno 63 - n° 5 - Settembre 2012 Associato USPI € 0,13 PERIODICO DI CULTURA E D'INFORMAZIONE SOCIALE E RELIGIOSA - Direttore resp.: P. VITO MAGNO Poste Italiane S.p.A. - Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 - Aut. GIPA/C/Roma - Reg. Trib. di Trani n° 13 del 31 Gennaio 1949 - Iscrizione ROC n. 5853 del 19.03.2012 - Tassa Pagata/Taxe perçeu/ - Stampa Valsele Tipografica "Io sono la vite, voi i tralci" (Gv 15,5)

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Anno 63 - n° 5 - Settembre 2012Associato USPI€ 0,13

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"Io sono la vite,voi i tralci"

(Gv 15,5)

L'Araldo di Sant'Antonio

Letteradel

Direttore

Carissimi amici e benefattori,trascorso il periodo estivo, in cui per i più, i ritmi si sono un po’ allentati per un salutare

riposo, eccoci alla ripresa di un nuovo anno scola-stico. Non è venuto mai meno durante questo perio-do il nostro pensiero per voi,carissimi, specie verso gli anziani e i malati, che pur provati dalla vita, non vi siete chiusi in voi stessi ma attraverso la vostra solidarietà avete messo le ali alla speranza dei no-stri ragazzi.

Alcuni di essi, hanno concluso con gli esami del-la terza media, un tratto del loro cammino nella vita, ora li attende un percorso ancora più impegnativo nella scuola superiore. Il Signore continui ad assi-sterli con la sua paterna Provvidenza.

Settembre è il mese della vendemmia, del rac-colto di un frutto, l’uva, che ha richiesto per la sua produzione, fatica, impegno, scelte decise da parte del contadino. La vigna, completamente scomparsa dalle nostre città, è una immagine che molte volte troviamo nella Sacra Scrittura, per evidenziare l’A-more di Dio per il suo popolo. Dio, il vignaiolo, pos-sedeva una vigna sopra un fertile colle: Egli l’aveva sgombrata da sassi, vangata, circondata da siepe, dotata di un torchio e di un tino, l’aveva affidata a dei vignaioli perché la facessero produrre. Ma essi invece di curarla, si ribellarono contro il Padrone della vigna, nonostante questi avesse mandato an-che Suo Figlio, che invece di essere ascoltato, ven-ne ucciso dagli stessi vignaioli, infingardi ed omicidi. ( Mt. 21,33-44 ).

Un Amore, quello di Dio-vignaiolo che non ri-sparmia alla vite, le potature, desideroso che la sua vigna, libera, porti frutto e lo porti in abbon-danza. Le potature alla vite, sono le potature che a vario titolo sperimentiamo nella nostra vita, che attraverso tante circostanze ci interessano e posso-no essere se accolte, occasioni provvidenziali per li-berarci dal vano, e farci tendere così all’essenziale.

Così stretti e uniti a Cristo, che dice a noi :” Io sono la vite, voi i tralci” (Gv 15,5) porteremo quei

frutti che sono oggi più che mai necessari. S. Paolo li chiama i “Frutti dello Spirito”: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, do-minio di sé (Gal 5,22).

Tutto è grazia, anche la prova e il martirio, ma occorre imparare a riconoscere il dono che viene dall’alto, così come si presenta ogni giorno a ciascu-no di noi, travestito nelle mille forme e sembianze terrene, anche nell’evento inatteso, e forse sgradito, della pur sempre misteriosa mediazione del divino.

Ora, con l’inizio del nuovo anno scolastico, ri-prendiamo più intensamente la nostra opera, sem-pre rivolta ai fanciulli delle fasce deboli nello Spiri-to del nostro Santo Fondatore, Annibale Maria Di Francia, Padre degli orfani e dei poveri, che nella sua missione , spesso ha battuto a ferree porte in-vano, per raccogliere il necessario per essi. Ma la Provvidenza non lo ha mai abbandonato, anzi lo ha sostenuto alla grande, perché grande è la Provvi-denza di Dio, verso coloro che con semplicità a Lui si rivolgono. La Provvidenza di Dio, che auguriamo di cuore a tutti, a noi giunge tramite la vostra gene-rosità, della quale sinceramente vi ringraziamo con la preghiera.

Padre Carlo

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L'Araldo di Sant'Antonio

I figli e nipotini dei nostri affezionati lettori, saranno già pronti. Dopo la rivitalizzante pausa estiva, eccoli di

nuovo alle prese, con propositi e promes-se per il nuovo anno scolastico. I nonni hanno già messo qualche soldino da parte per l’acquisto di un quaderno dalla copertina parti-colarmente attraente o che riporti l’eroe del cartone animato preferi-to. Ma al di là di questi riti formali e verbali d’inizio anno è importan-te ripensare alla scuola non come ad un luogo in cui “parcheggiare” i ragazzi per qualche anno; non come un luogo utile per tenerli impegnati nell’ar-co d’una mattinata o d’un pomeriggio, ma come occasione per ricreare quell’ “ascensore sociale”, di cui di tanto in tanto si ritorna a parlare. Un’occasione cioè, che offra a tutti, lo strumento ed il terreno fertile per farsi una posizione, acquisire delle competenze o, meglio an-cora, specializzarsi in un settore profes-sionale precipuo (che è quello che oggi il mercato richiede, in particolare). Una scuola che non sia intesa esclusivamen-te come una macchinetta che impartisca nozioni, ma che insegni a diventare uo-

Tornare a scuola, tornare a salire in “ascensore”

mini e cittadini degni di questa etichetta nel futuro. Se il bambino parte, nel primo segmento del suo itinerario scolastico, da una posizione di svantaggio, dovrà con-

tare su di una scuola, e perché no, un’università che, alla fine di quel percorso, lo portino ad essere un uomo migliore ed un professioni-sta affidabile. Una scuola pronta ad accogliere chiunque abbia buo-na volontà e voglia d’imparare, ma privo di mezzi, sarà vicina al messaggio, non solo della Costitu-zione ma anche di Sant’Annibale,

che fece proprio dell’accoglienza la paro-la chiave. Quella frase: “Io l’amo, i miei bambini”, voleva significare che con le scuole o i centri di formazione professio-nale, il fondatore dei Padri Rogazionisti era pronto a “spedire” su quell’ascensore sociale i giovani che accoglieva. L’amore era, nella pratica, proprio quello: non ab-bandonare ma offrire una chance. Non disperdere un patrimonio umano, ma valorizzarlo attraverso lo studio, la cura e poi la preghiera. Oggi, al di là del sem-piterno dualismo tra scuola pubblica e privata, bisogna centrare un comune de-nominatore per entrambe le realtà, al di là della scelta: il problema da porre è se ci siano, e noi riteniamo di si, docenti capa-ci di formare uomini e donne, cittadini responsabili. Docenti in grado di attivare quell’ascensore …

Se la scuola tornerà a funzionare in questo modo, torneremo a parlare di una futura classe dirigente italiana, che possa davvero rilanciare la nostra nazione. Al-tro che spread … Giovanni Ronco

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L'Araldo di Sant'Antonio

Credo che con il legno della vite si possa fare poco o nulla. Non si co-struiscono case, né tetti, né mobili.

Non si costruisce nulla di utile. Il legno della vite è un legno inutile. Quel legno inutile, però, dà l’uva e l’uva dà il vino. Il vino, in ogni cultura, è il simbolo dell’ab-bondanza e della gioia. Senza il legno inutile della vite non ci sarebbe la gioia dello stare insieme a tavola. Mancherebbe qualcosa alla gioia dello stare insieme.

Legno inutile e vino della gioia

Aspettavano un re forte e potente, ma si sono ritrovati, dinanzi, un re fragile, un re nudo, un re inutile, proprio come il legno inutile della vite. Quel legno inutile ha donato, al mondo, il vino della gioia: la gioia che nasce dal sapere di non dover più morire; dal sapere di poter vivere in eterno, per i meriti del Sangue di Cristo.

Legno inutile per il mondo ma vino della gioia per i fratelli. Così, per Gesù; così, per te, se rimani in Lui e nella sua inutilità.

Don Vito MartinelliChissà se Gesù, dicendo di sé: Io sono la vera vite, abbia tenuto conto, oltre che del frutto della vite, e, quindi, del vino, anche della inutilità del suo legno! Chissà che non abbia messo, volu- tamente, in-sieme legno inutile e vino della gioia, per farci comprendere che la gioia, donata e condivisa, è quella che passa dall’essere legno inutile!

Mi piace leggere in quel rimanete in me, pronunciato da Gesù, un te-nero invito del Maestro a rimanere nella sua inutilità. In fondo, proprio così, cioè inutile, devono averlo visto coloro i quali aspettavano il messia.

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VERSO L’ANNO DELLA FEDE4a parte

Per fede Maria accolse la parola del-l’Angelo e credette all’annuncio che sarebbe divenuta Madre di Dio

nell’obbedienza della sua dedizione (Lc 1,38). Visitando Elisabetta innalzò il suo canto di lode all’Altissimo per le meravi-glie che compiva in quanti si affidano a Lui (Lc 1,46-55). Con gioia e trepidazione diede alla luce il suo unico Figlio, mantenendo intatta la verginità (Lc 2,6-7). Confi-dando in Giuseppe suo spo-so, portò Gesù in Egitto per salvarlo dalla persecuzione di Erode (Mt 2,13-15). Con la stessa fede seguì il Signore nella sua predicazione e ri-mase con Lui fin sul Golgota (Gv 19,25-27). Con fede Ma-ria assaporò i frutti della risurrezione di Gesù e, custodendo ogni ricordo nel suo cuore (Lc 2,19.51), lo trasmise ai Dodici riuniti con lei nel Cenacolo per ricevere lo Spirito Santo (At 1,14; 2,1-4).

Per fede gli Apostoli lasciarono ogni cosa per seguire il Maestro (Mc 10,28). Credettero alle parole con le quali annunciava il Regno di Dio presente e realizzato nella sua persona (Lc 11,20). Vissero in comunione di vita con Gesù che li istruiva con il suo insegnamento, lasciando loro una nuova regola di vita con la quale sarebbero stati riconosciuti come suoi discepoli dopo la sua morte (Gv 13,34-35). Per fede i martiri donarono la loro vita, per testimoniare la verità del

Vangelo che li aveva trasformati e resi capaci di giungere fino al dono più gran-de dell’amore con il perdono dei propri persecutori.

Per fede uomini e donne hanno consa-crato la loro vita a Cristo, lasciando ogni

cosa per vivere in semplicità evangelica l’obbedienza, la povertà e la castità. Per fede tanti cristiani hanno promosso un’azione a favo- re della giustizia per ren-dere concreta la parola del Signore.

Per fede, nel corso dei se-coli, uomini e donne di tutte le età, hanno confessato la bellezza di seguire il Signore Gesù, là dove venivano chia-mati a dare testimonianza

del loro essere cristiani: nella famiglia, nella professione, nella vita pubblica.

Per fede viviamo anche noi: per il ri-conoscimento vivo del Signore Gesù, la Porta presente nella nostra esistenza e nella storia. Buon cammino.

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L'Araldo di Sant'Antonio

Qualche giorno fa, ho incontrato un amico che non vedevo da tempo. Un tipo ruvido, freddo, sbrigativo, sempre sicuro di sé. Tra-

spariva, dal suo modo di fare, uno scarso interesse per il prossimo. Insomma, lo incontro e questa volta viene diritto verso di me e sorridendomi mi invita a prendere un caffè. Allora gli dico, ti trovo bene e anche più sereno. Si, sono cambiato o almeno ci sto provando. Ora ti spiego.

Due mesi fa mi è crollato il mondo addosso. Ho un bel lavoro, una bella moglie, una bella macchi-na. E poi c'è mia figlia di tre anni, la luce dei miei occhi. Mi sentivo un “vincente”, come si dice oggi, e non temevo nulla e nessuno.

Poi un giorno tutto è cambiato. Da un banale mal di capo della bam-bina ci siamo imbucati in un tunnel oscuro, con una diagnosi terribile. Una notte non riusci-vo ad addormentarmi perché il giorno dopo avremmo avuto il responso della risonanza magnetica. Fu allora che, quasi istintivamente, cominciai a pregare. E credo di es-sermi addormentato, pregando. Ho fatto uno strano sogno. Una voce calda e profonda rispondeva alla mia invocazione: “Dimmi figlio, cosa vuoi?”. E io su-bito: “Signore, salva mia figlia!”. E Lui: “Bene, ora ti ricordi di me?”. “Ma come, insorgevo io, sono sempre stato un cattolico praticante. E Lui: "Pensi di potertela cavare così, timbrando qualche cartellino? Oggi mi vieni a parlare di tua figlia, ma dimentichi che io non ho esitato a sacrificare il mio unico Figlio per indicarvi la via dell’Amore universale che ha percorso fino in fondo, senza sconti, a costo dell’umiliazione, della passione e della morte. Mi offri piccoli, insignificanti

Una vita... potata

riti formali nei tuoi ritagli di tempo. Vai a messa la domenica, sempre con l’orologio in mano. E di me, ti dimentichi, appena esci dalla chiesa. Che ne è di me nella tua vita familiare, nel tuo lavoro, nelle tue relazioni sociali? Ora piangi per tua figlia, ma ti dimentichi continuamente di mio Figlio, che continua a soffrire in quel tuo vicino di casa anziano e malato che non riesce più a fare le scale e non sa come fare la spesa; in quello straniero che incontri tutti i giorni mentre, a piedi, va a lavorare in campagna, e tu gli passi accanto con la tua macchina; in quel

tuo parente anziano, disabile e solo; o in quell'altro che non ri-esce più a pagare le rate del mutuo. Ma ora ti ricordi di me, perché tua figlia sta male ...”.

Quelle parole mi trapassarono l’anima come una spada affila-ta, vidi la miseria della mia vita, dei miei ideali, delle mie aspirazioni. Allora piansi, piansi a

lungo, come un bambino. La sveglia squillò peren-toria, mi alzai rapidamente, per andare in ospedale a ritirare il referto medico.

Ciò che mi faceva star male, erano i rimpianti per tutti i momenti che non avevo vissuto con mia figlia, con mia moglie, con gli amici e con i parenti e che avevo sacrificato per correre dietro a effimere vanità. Arrivai all’ospedale, lessi il referto, nella testa di mia figlia non c’era alcun tumore!

Allora capii. Era stata una “potatura”, di quelle che ti svegliano, ti aprono gli occhi e ti fanno capire tante cose. E dissi ripetutamente alzando gli occhi a quel cielo irreale ma bellissimo, ho capito, ho capito. Grazie! Ci proverò...

Avv. Francesco Stolfa

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IO E L’ALTRO, LA DIVERSITà ChE UNISCE

“Io e l’altro, la diversità che unisce”, è il lei-motiv di quindici giorni di anima-

zione in un campo scuola appositamente studiato e realizzato per un folto gruppo di ragazzi e ragazze diversamente abi-li. Essi durante questi giorni seguiti da animatori esperti hanno ulteriormente solidarizzato, fatto amicizia e confrontati attraverso varie espressioni artistiche,

teatro, pittura, musica, giochi vari. Alla fine del cam-po hanno messo in scena una semplice rappresen-tazione che ha richiamato i temi più significativi del musical “La Bella e la Bestia”, ricavandone un motivo di riflessione per amici, conoscenti accorsi numerosi alla rappresentazione. Unanime è stato il consenso da parte di tutti per un lavoro così mirato che in breve tempo ha portato frutti concreti e gioiosi che hanno riempito il cuore di tutti i presenti.

“MITICO INCONTROCON LA ZOOANTROPOLOGIA”

Su interessamento del Rotaract Club di Trani, si è svolto nel nostro Centro Edu-

cativo un incontro tra i nostri fanciulli e Michele Sfregola, esperto educatore cinofilo. L’ evento ha avuto lo scopo, di sensibilizzare i ragazzi all’amore nei confronti anche dei cani e degli animali in genere e ad insegnare loro il canale di comunicazione ed il modo in cui interagire in maniera corretta con loro. E’ superfluo dire, che i ragazzi sono rimasti affascinati da tutto quello che hanno sentito e visto, specie quando davanti ai loro occhi l’istruttore con il suo cane hanno dato dimost-razione di intesa e bravura, attraverso diverse e impegnative prove di obbedienza e di intel-ligenza da parte del cane. Alla fine una foto ricordo e l’impegno ad ancora rivederci ha chiuso il pomeriggio.

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Preghiera aSant'Antonio di Padova

Amabilissimo Santo,arricchito di grazie speciali dal Signore,volgi su di me il tuo sguardo amorevole.Ottienimi dal Signore le virtù della fede, speranza e carità, la pace della coscienza, la purezza dei comportamenti, la difesa dal male, il conforto nelle prove della vita, la

perseveranza nel bene. Provvedimi caro Santo di grazie celesti e assistimi nell'ora della mia morte, dopo aver lodato, benedetto e ringraziato il Signore della vita. Amen

• Scrivere sempre ben chiaro e completo il vostro indiriz-zo; non dimenticare il codice di avviamento postale della vostra città.

• Se ricevete più copie della stessa stampa, onde evitare spese inutili, segnalatecelo.

• Saremo grati a tutti coloro che ci invieranno indirizzi di amici e parenti ai quali poter inviare gratuitamente la nostra rivista

UNIONE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI

Cuore dolcissimo di Gesù che avendo detto: "Pregate il Padrone della Messe perchè mandi operai nella sua messe", ci hai dato fiducia di esaudirci quando questa grande grazia ti domandiamo, noi ti supplichiamo per intercessione di Sant’ Annibale Maria Di Francia di mandare nella Santa Chiesa numerose e sante vocazioni alla vita sacerdotale, religiosa, missionaria e coniugale, per il bene delle anime e la gloria di Dio tuo e nostro padre. Amen

Per aiutarci nella nostra opera con donazioni, offerte ecc., si consiglia di utilizzare le forme di bonifico postale o bancario, secondo le coordinate qui sotto specificate.

Per lasciti a nostro sostegno si prega di utilizzare la seguente dicitura: " Lascio (o dono) all' Istituto Antoniano Maschile dei Padri Rogazionisti di Trani, Via Sant'Annibale M. Di Francia, 133 per le proprie opere caritative (specificare cosa)".

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- 580120, oppure usando l'indirizzo mail: [email protected] Carissimi, vorremmo pregarvi se vi fosse possibile, di

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