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UNAPROA – Via XX Settembre n. 4 – 00187 ROMA – Tel. (+39) 06 424521 – www.unaproa.com
SOMMARIO – n. 0 – 20 luglio 2012
Editoriale
Il Ministro Catania: il settore del biologico è in salute e continua a crescere
Logo bio dell’Unione Europea: dal 1° luglio termina il periodo transitorio
Qual’è la rete commerciale del bio?
Cos’è il commercio equo solidale?
Intervista a Rosario Provino
Focus: evoluzione del biologico in Francia
Il bio a Dubai
Mangiare bio nella tua città: Roma
Agriturismo bio: Biofarm Spineto
Editoriale
Con questo
numero diamo
inizio ad un
quindicinale
di
informazione
dedicato
all’agricoltura
biologica,
specializzato
nella filiera
ortofrutticola.
Il comparto ortofrutticolo organizzato
raggruppa all’interno delle AOP
(Associazioni di Organizzazioni di Produttori)
e delle OP (Organizzazioni di Produttori) una
larga parte della produzione biologica
nazionale, ed il suo crescente sviluppo denota
la volontà del sistema produttivo organizzato
di qualificare sempre più le proprie
produzioni, di coltivare secondo criteri
rispettosi dell’ambiente e degli equilibri
naturali, offrendo garanzie sempre più forti
sulla salubrità delle coltivazioni.
Il nostro obiettivo è dare voce a questa realtà
produttiva. UNAPROA desidera contribuire
ad estendere, sia agli operatori che ai
consumatori, un’informazione semplice, ma
al tempo stesso, ci auguriamo, efficace per
migliorare la conoscenza e la fruibilità delle
diverse attività poste in essere dalla filiera
dell’agricoltura biologica, con particolare
riferimento al settore della produzione
ortofrutticola nazionale.
Un particolare ringraziamento lo rivolgiamo
al Ministero delle Politiche Agricole
Alimentari e Forestali che, con il co-
finanziamento di un nostro progetto, ha
permesso alla nostra Unione di dare vita a
questa prima importante esperienza di
raccolta e diffusione delle informazioni sul
settore biologico organizzato, di cui la
redazione della newsletter ne rappresenta un
aspetto. Il nostro programma, infatti, prevede
anche la realizzazione di azioni di
monitoraggio e raccolta dati sulla produzione
biologica per via telematica e la creazione di
uno sportello “BIO” nazionale quale punto di
incontro per gli operatori di filiera.
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n. 0 – 20 luglio 2012
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Ci auguriamo che i nostri lettori gradiscano i
nostri articoli che spazieranno dal campo alla
tavola, passando per itinerari agrituristici e
punti di vendita.
Siamo a disposizione dei lettori per accogliere
ogni suggerimento utile a migliorare la qualità
del nostro servizio.
Ambrogio De Ponti – Presidente UNAPROA
Il Ministro Catania: il settore del biologico è in salute e continua a crescere. E’
un’opportunità da sfruttare.
"Il mercato del
biologico in
Italia continua
a crescere ed è
uno tra i settori
del nostro
agroalimentare
che gode di
migliore salute;
la fiducia dei
consumatori
verso il
biologico infatti continua a premiare la qualità
ambientale e le garanzie di questo metodo di
produzione. Anche i dati di produzione del
biologico italiano danno una fotografia tutto
sommato positiva del settore: l'Italia per
superfici biologiche e per numero di operatori
resta ai primi posti in Europa e nel mondo.
Dobbiamo comunque ancora impegnarci
molto per strutturare meglio le filiere
produttive, in modo da far intercettare al
nostro sistema di imprese italiane le
opportunità che il mercato offre".
Così il Ministro delle politiche agricole
alimentari e forestali, Mario Catania, ha
commentato le prime anticipazioni dei dati
sulle produzioni biologiche italiane relative al
31/12/2011, fornite dagli Uffici del Mipaaf.
Dalla prima analisi dei dati forniti al
Ministero dagli Organismi di Controllo (OdC)
operanti in Italia al 31 dicembre 2011, sulla
base delle elaborazioni del SINAB - Sistema
d'Informazione Nazionale sull'Agricoltura
Biologica, risulta che gli operatori del settore
sono 48.269 di cui: 37.905 produttori
esclusivi; 6.165 preparatori (comprese le
aziende che effettuano attività di vendita al
dettaglio); 3.906 che effettuano sia attività di
produzione che di trasformazione; 63
importatori esclusivi; 230 importatori che
effettuano anche attività di produzione o
trasformazione.
Rispetto ai dati riferiti al 2010 si rileva un
aumento complessivo del numero di operatori
dell'1,3%.
La distribuzione degli operatori sul territorio
nazionale vede, come per gli anni passati, la
Sicilia seguita dalla Calabria tra le regioni con
maggiore presenza di aziende agricole
biologiche; mentre per il numero di aziende di
trasformazione impegnate nel settore la
leadership spetta all'Emilia Romagna seguita
da Lombardia e Veneto.
La superficie coltivata secondo il metodo
biologico, risulta pari a 1.096.889 ettari, di cui
circa 800.000 hanno già terminato il periodo
di conversione, con una riduzione
complessiva, rispetto all'anno precedente, pari
a circa l'1,5%.
I principali orientamenti produttivi sono i
cereali, il foraggio e i pascoli. Segue, in
ordine di importanza, la superficie investita ad
olivicoltura.
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Per le produzioni animali, distinte sulla base
delle principali specie allevate, i dati
evidenziano rispetto allo scorso anno un
consistente aumento del numero di capi per
suini, ovini, caprini e avicoli.
I dati completi del biologico italiano e tutti i
dettagli produttivi elaborati dal SINAB,
saranno resi noti in occasione della fiera
SANA - Salone Internazionale del biologico e
del naturale, in programma a Bologna dall'8
settembre. (FONTE: UFFICIO STAMPA MIPAAF)
Logo bio dell’Unione Europea: dal 1° luglio termina il periodo transitorio
Dal luglio del 2010,
tutti i prodotti
alimentari biologici
preconfezionati
nell'UE devono
obbligatoriamente
recare il logo
biologico dell'UE,
affianco illustrato. È inoltre possibile usare il
logo su base volontaria per i prodotti biologici
non preconfezionati prodotti nell'UE o su
qualunque altro prodotto biologico importato
da Paesi terzi.
Il logo è un marchio collettivo registrato, un
marchio di fiducia, il cui manuale può essere
scaricato dal sito comunitario
(http://ec.europa.eu/agriculture/organic/files/e
u-policy/logo/user_manual_logo_it.pdf). Il
nuovo logo biologico, terminato il periodo
d’uso transitorio di due anni, manderà a
riposo il primo simbolo che dalla fine degli
anni ’90 al 30 giugno scorso
ha certificato i prodotti
biologici all'interno dell'UE.
Rimarrà ancora in
circolazione sulle confezioni
di alcuni prodotti fino a che
questi non usciranno di
produzione.
Con l'idea di stimolare il settore
dell'agricoltura biologica con l'introduzione di
un logo biologico obbligatorio e con
l’obiettivo di individuare una soluzione
grafica da applicare ai prodotti biologici
preconfezionati che potesse incontrare i gusti
di tutti i consumatori europei, nel 2008 la
Commissione europea ha deciso di
organizzare un concorso per la realizzazione
del logo. Il concorso era aperto a studenti
d'arte e di design di tutti gli stati dell'UE.
Tra le 3.422 proposte pervenute, una giuria ha
selezionato i 10 loghi migliori, e a seguito di
verifiche sul copyright, ha prescelto tre
candidati per un'ulteriore sessione di votazioni
online, per selezionare il vincitore. Dal 6
dicembre 2009 al 31 gennaio 2010 sono stati
raccolti quasi 130.000 voti per il nuovo logo
biologico dell'UE. Lo studente tedesco Dušan
Milenković ha vinto con il suo logo "Euro-
leaf", ricevendo il 63% dei voti totali da parte
del pubblico europeo.
Il logo indica che i produttori di alimenti – e
gli agricoltori da cui acquistano gli ingredienti
– rispettano le rigorose norme applicabili
nell'UE per gli alimenti e le bevande
biologici. Le norme – e il logo – mirano a
valorizzare il settore dell'agricoltura biologica
dell'UE, la cura della terra, la biodiversità e
gli standard elevati di protezione degli
animali. Quando utilizzano il logo biologico
dell'UE, i produttori devono inoltre indicare
sull'etichetta il numero di riferimento
dell'autorità di certificazione e il nome
dell'ultimo operatore – produttore,
trasformatore o distributore – che ha
maneggiato il prodotto. I marchi nazionali di
certificazione biologica possono essere usati
insieme al logo dell'UE.
Vecchio logo
Nuovo logo
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Qual è la rete commerciale del bio?
I supermercati biologici in Italia sono ancora
pochi piccoli e situati in luoghi non troppo
visibili, spesso legati più ad erboristerie o
negozi salutistici piuttosto che a catene bio
vere e proprie. Di conseguenza i costi di
distribuzione sono sempre piuttosto elevati e
nonostante il settore biologico sia in crescita,
non possiamo parlare ancora di prosperità. La
distribuzione a livello nazionale è assicurata
da alcune insegne private mentre la GDO ha
sviluppato i propri marchi bio, di recente
inoltre si stanno sviluppando le vendite via
net.
Cuorebio
Catena nazionale di oltre 250 negozi sparsi in tutta Italia, che offre un’ampia
gamma di prodotti alimentari e non (cosmesi, igiene, erboristeria). I negozi sono
situati principalmente nei centri delle città, offrono fidelity card, newsletter e
volantino delle promozioni. Propongono inoltre notevoli informazioni sul
biologico, sui prodotti e sui punti vendita Cuorebio. La catena ogni mese presenta
nei propri locali un'azienda, e propone per l’occasione uno sconto del 10% su tutti i prodotti
dell'azienda stessa. Nel sito, chiaro ed esaustivo, vi è anche il percorso per chi volesse aprire in
franchising un punto vendita.
NaturaSì
Marchio storico della distribuzione di prodotti biologici ha oltre 80 punti
vendita in tutta Italia. NaturaSì nasce nel 1992 a Verona dove apre nel
1993, il primo supermercato biologico con il nome Naturalia, per poi dare
seguito al progetto tramite lo sviluppo di una rete di punti vendita in franchising NaturaSì. Anche
NaturaSì comunica con i clienti, non direttamente con un volantino, ma con un magazine, che si
trova nei punti vendita. Offre una carta fedeltà, ha un catalogo per la raccolta punti e sponsorizza
azioni solidali con paesi in via di sviluppo. Infine, anche NaturaSì, dedica una parte del sito alle
informazioni per chi volesse aprire il proprio supermercato ed offre ai consumatori informazioni
varie sul biologico in generale.
Ecor
E’ un distributore di prodotti biologici e biodinamici, con un catalogo di oltre
3.800 prodotti. Serve circa 1000 punti vendita biologici, fra cui i negozi Cuorebio
ed i supermercati Naturasì. Anche il sito internet di Ecor offre dettagliate
informazioni sul biologico, sui controlli effettuati per garantire la qualità, sui
produttori biologici che forniscono Ecor, sui progetti sociali in cui l’azienda è coinvolta ed infine su
come aprire un punto vendita di prodotti bio.
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Cos’é il commercio equo solidale
Il commercio equo e solidale o commercio
equo (fair trade) rappresenta un’alternativa al
commercio convenzionale con lo scopo di
ridurre la povertà e lo sfruttamento economico
dei paesi sottosviluppati da parte di quelli
industrializzati.
Il fenomeno nasce negli anni sessanta, quando
un gruppo di organizzazioni senza fine di
lucro dà origine ad iniziative per favorire
l’esportazione di merci, in particolare prodotti
agricoli o artigianali, da parte di alcuni piccoli
produttori di Paesi più poveri del mondo per
venderle attraverso una rete distributiva di
esercizi commerciali specializzati “le
botteghe del mondo”, ad un target di
consumatori con elevata sensibilità sociale. E’
a quell’epoca che, con lo slogan “trade not
aid” queste organizzazioni tentano di usare il
commercio come mezzo di sviluppo per i
paesi più arretrati e questa caratteristica resta
ancora la matrice comune attorno alla quale le
varie organizzazioni del commercio equo si
riconoscono.
Il fair trade è dunque una forma di commercio
internazionale che ha l’obiettivo di far
evolvere aziende economicamente sane nei
paesi più sviluppati e di garantire ai produttori
ed ai lavoratori dei paesi più poveri un equo
guadagno, delle condizioni di lavoro dignitose
e sviluppo sostenibile per l’ambiente
attraverso l’educazione e l’informazione ai
consumatori e l’azione politica.
In Italia il commercio equo e solidale è
definito dalla Carta Italiana del Commercio
Equo e Solidale.
Fra i principali obiettivi vi sono:
1. Migliorare le condizioni di vita dei
produttori aumentandone l'accesso al mercato,
rafforzando le organizzazioni di produttori,
pagando un prezzo migliore ed assicurando
continuità nelle relazioni commerciali. Al
produttore deve essere garantito un prezzo
minimo che gli garantisca una vita decorosa,
che permetta di coprire i costi di produzione,
che sostenga una produzione eco sostenibile.
2. Promuovere opportunità di sviluppo
per produttori svantaggiati, specialmente
gruppi di donne e popolazioni indigene e
proteggere i bambini dallo sfruttamento nel
processo produttivo.
3. Divulgare informazioni sui
meccanismi economici di sfruttamento,
tramite la vendita di prodotti, favorendo e
stimolando nei consumatori la crescita di un
atteggiamento alternativo al modello
economico dominante e la ricerca di nuovi
modelli di sviluppo.
4. Proteggere i diritti umani
promuovendo giustizia sociale, sostenibilità
ambientale, sicurezza economica; infatti i
principali vincoli da osservare sono il divieto
del lavoro minorile, l’impiego di materie
prime rinnovabili, investire in spese per la
scuola e la formazione, la cooperazione tra i
produttori e la creazione, qualora fosse
possibile, di un mercato interno dei beni
prodotti.
5. Stimolare le istituzioni nazionali ed
internazionali a compiere scelte economiche e
commerciali a difesa dei piccoli produttori,
della stabilità economica e della tutela
ambientale, effettuando campagne di
informazione e pressione affinché cambino le
regole e la pratica del commercio
internazionale convenzionale.
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6. Promuovere un uso equo e sostenibile
delle risorse ambientali
In sintesi, possiamo definire che il commercio
equo e solidale rappresenta un sistema per
migliorare le condizioni di vita dei paesi del
sud del mondo attraverso lo sviluppo della
capacità produttiva ed imprenditoriale degli
abitanti e favorendo la crescita economica
grazie alla commercializzazione dei prodotti
nei mercati dei paesi ricchi.
Un’ ampia ricerca è stata fatta nel 2003 dalle
Università Cattolica e Bicocca di Milano i cui
risultati sono stati presentati nel maggio 2006,
al fine di analizzare le dimensioni del
commercio equo e solidale sul mercato
italiano e sui paesi in via di sviluppo.
Durante il 2005 nella sola Unione Europea il
commercio equo e solidale ha raggiunto un
fatturato record di 660 milioni di euro, due
volte e mezzo maggiore rispetto allo stesso
nel 2001. Sempre nell'UE, sono più di 79.000
i punti vendita che trattano merci solidali
(57.000 di questi sono supermercati comuni
che vendono anche prodotti equi) mentre sono
circa 2.800 le botteghe del mondo presso cui
offrono il loro servizio circa 100.000
volontari.
La spesa italiana pro-capite per prodotti del
commercio equo è la più bassa d’Europa:
trentacinque centesimi di euro a testa. Le
botteghe solidali sono circa seicento in Italia e
sono concentrate prevalentemente nel nord-
ovest e nel nord-est, rispettivamente il 38% e
il 22,6% del totale e l’88% delle botteghe
equo solidali sono situate nelle città.
In generale le botteghe sono specializzate in
prodotti artigianali di fascia medio-alta
provenienti da più di cinquanta paesi del sud
del mondo, mentre i prodotti del commercio
equo, specialmente quelli alimentari,
provengono spesso dall’agricoltura biologica
e si trovano in molte catene della grande
distribuzione come Coop Italia, Crai, Auchan,
Lidl, Esselunga, Conad. I punti vendita (di
vario genere) che trattano prodotti equo
solidali in Italia sono più di cinquemila.
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Intervista a Rosario Provino
Rosario Provino, Consigliere di Unaproa, è
Vice presidente della OP ECOFRUIT, l’
Organizzazione di Produttori Ortofrutticoli
più rappresentativa della Regione Sicilia,
specializzata nella produzione di frutta ed
ortaggi biologici.
La produzione biologica di arance
rappresenta uno dei mercati attualmente
più interessanti, non soltanto per il mercato
interno ma anche per l’esportazione in
paesi come la Germania e l’Austria. Quali
sono a suo avviso le prospettive di sviluppo
per il settore biologico?
I produttori nostri associati sono in gran parte
specializzati in produzioni biologiche di
arance, che vengono commercializzate in
paesi come la Germania e la Francia, a cui si è
aggiunta di recente anche la Gran Bretagna.
Quello inglese è il mercato che sta crescendo
di più in tutta Europa, un mercato che è molto
attento alla qualità e che ha fissato una serie
di parametri restrittivi per la
commercializzazione di arance biologiche. In
questi tre paesi il nostro prodotto viene
venduto molto bene, in particolare presso le
catene specializzate che commercializzano
solo linee biologiche.
Le prospettive di sviluppo del comparto
biologico si mantengono buone, anche se la
crescita non è paragonabile a quella
esponenziale degli anni scorsi.
La domanda proveniente da Germania e
Francia si mantiene ora a livelli stabili,
mentre il mercato inglese avanza con un + 15-
20% l’anno.
Considerato che la domanda interna di
arance si mantiene da anni sugli stessi
livelli, quali strade si possono
intraprendere per ampliare la domanda di
arance (e in generale di agrumi) riuscendo
a trovare nuove destinazioni per le nostre
produzioni anche in paesi extra europei?
Le diverse modalità di trasformazione degli
agrumi (succhi, confetture, ecc.) quanto
possono incidere su questa domanda?
Gli italiani certamente non possono mangiare
più arance di quella che consumano: rispetto
all’arancia, la clementina è più veloce e più
facile da sbucciare e da mangiare, soprattutto
per i bambini, e quindi ha consumi
costantemente in crescita. In presenza di una
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domanda interna di arance che rimane
pressoché costante, il nostro intento è quindi
di puntare sulla produzione biologica, non
solo perché presenta ancora margini di
crescita, ma soprattutto perché nel biologico
abbiamo conquistato maggiori fette di
mercato. La Spagna infatti, che era già molto
competitiva sulla produzione convenzionale,
non ha dovuto cercare, come invece abbiamo
fatto noi italiani, nuovi sbocchi competitivi e
quindi oggi nella produzione biologica è un
po’ in ritardo. Per quanto riguarda i nuovi
sbocchi commerciali, stiamo puntando molto
sui nuovi paesi dell’Est Europa: si tratta di un
mercato complesso ma che ha buone
potenzialità perché adesso il potere d’acquisto
di questi paesi è in forte aumento e di
conseguenza è in crescita la domanda di
prodotti ortofrutticoli freschi.
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Focus: evoluzione del biologico in Francia
In dieci anni il Bio francese ha trovato il suo
mercato che, nonostante la crisi, mantiene
vivo l’interesse dei consumatori. Né è prova
la crescita del mercato di dieci punti
percentuali nel 2011 per raggiungere un giro
d’affari di circa 4 miliardi di euro, mentre il
consumo delle famiglie francesi è in flessione
dello 0,5% in media per il 2011 parzialmente
dovuta alla diminuzione delle spese
alimentari. (dati INSEE).
Il numero delle aziende bio è raddoppiato:
erano 10.364 nel 2001 e sono 23.100 nel
2011, mentre la percentuale delle aziende bio
francesi sul totale delle aziende agricole è
quasi triplicata, passando da 1,6% a 4,6% nel
2011. Anche le superfici agricole destinate
alla produzione biologica sono notevolmente
aumentate: nel 2001 le aree bio
corrispondevano a 419.750 ha e nel 2011
sono 950.000 ha.
L’evoluzione della produzione biologica è
stata positiva in tutti i settori, tuttavia un
maggiore sviluppo si è avuto nella
frutticoltura e viticoltura.
Di pari passo anche le aziende di
trasformazione e di distribuzione certificate
bio si sono sviluppate, sono infatti passate da
5.390 nel 2001 a circa 12.000 nel 2011.
Il mercato alimentare biologico, che a stento
raggiungeva 1 miliardo di euro nel 2001 è
passato a circa 4 miliardi di euro nel 2011.
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Caratteristiche del mercato :
L’ampliamento della gamma di
prodotti bio offerta ai consumatori
abituali ha favorito la crescita del
mercato.
Più dell’80% delle vendite sono
effettuate nella GDO e nei negozi
specializzati.
La vendita diretta (mercati rionali,
presso le aziende del produttore, ecc)
si sta sviluppando.
Il settore della ristorazione collettiva è
in aumento del 34% rispetto al 2010.
Anche se resta un settore piuttosto
marginale, nel 2011 40.180 operatori
hanno dichiarato di fornire la
ristorazione collettiva con i loro
prodotti biologici.
Caratteristiche del consumatore:
83% dei Francesi concordano con
l’idea che i prodotti bio contribuiscono
a preservare l’ambiente;
77% sono convinti che sono migliori
per la salute;
82% ritiene che sono più naturali
perché coltivati senza prodotti chimici.
71% asserisce che le loro qualità
nutrizionali sono meglio preservate;
68% reputa che la loro produzione o
fabbricazione richiede più
manodopera dei prodotti
convenzionali;
61% pensa che abbiano un sapore
migliore;
Il marchio AB (agricolture biologique)
è conosciuto dall’89% dei francesi,
mentre il logo europeo un po’ meno.
56% dei consumatori biologici trova
che sia normale che i prodotti bio
siano più cari di quelli convenzionali.
Inoltre sette consumatori su dieci
riconoscono ai prodotti bio un buon
rapporto qualità prezzo.
Il ruolo dell’informazione nello sviluppo del
mercato
Un francese su due è ben informato sul bio ed
i suoi prodotti, l’Agence Bio ed i suoi partner
vogliono rafforzare il loro programma di
sensibilizzazione verso i consumatori
potenziali che si ritengono non
sufficientemente informati.
Il 2012 sarà l’anno del web 2.0(1) per il Bio
con il lancio di un blog di informazione
(leblogdelabio.com), di una pagina Facebook,
di un account Twitter e di un’applicazione
GPS Bio per smartphone, che permette in
tempo reale di localizzare i punti vendita bio.
(1) Con il termine web 2.0 si intende l'insieme di tutte quelle applicazioni online che permettono uno spiccato livello di interazione
tra il sito web e l'utente (blog, forum, chat, wiki, flickr, youtube, facebook, myspace, twitter, google+, linkedin, ecc.).
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Il bio a Dubai
Il mercato bio si sta sviluppando anche negli
Emirati Arabi, infatti il Ministro dell’Acqua e
dell’ambiente e la municipalità di Dubai,
hanno annunciato che lanceranno il primo
mercato ortofrutticolo bio nel paese e che
aprirà prima del mese di ramadan, che
quest’anno inizierà in luglio. Obaid Al-
Marzouqi, capo del Dipartimento Mercati
presso il Comune di Dubai, ha reso noto che i
lavori per completare il progetto, sono in
piena attività ed il mercato comprende otto
stand ed un costo di Dh1.5 milioni (circa 320.
000 euro). Inoltre ha comunicato che per
assegnare gli stands del mercato ai produttori
biologici si organizzerà una lotteria e si
estrarrà a sorte.
Il mercato aprirà al pubblico il venerdì ed il
sabato, dalle sette del mattino all’una e dalle
tre del pomeriggio fino alle sette di sera. Il
mercato è situato esattamente di fronte al
mercato del pesce e Al Marzouqi ha negato la
possibilità di contaminazione fra il vicino
mercato ittico ed i prodotti ortofrutticoli
biologici, piuttosto vi sarà un impatto positivo
in quanto i visitatori del mercato del pesce
beneficeranno delle attività dei nuovi prodotti
del mercato e viceversa."
Jabir Al Saffar, Capo del Mercato del Pesce e
degli Animali al Comune di Dubai, ha detto
che i produttori dei prodotti bio hanno chiesto
delle modifiche al disegno del mercato,
specificando che vorrebbero un negozio
realizzato in vetro.
Il Dott. Mariam Al- Chanasi, Sottosegretario
al Ministero dell’Ambiente e dell’Acqua, ha
fatto sapere che le aziende biologiche negli
Emirati Arabi sono aumentate del 30% e
ricoprono un’area totale di 1,394 acri.
Gli Emirati Arabi incentivano questa
espansione, data l’importanza dell’agricoltura
biologica per la produzione di alimenti sani,
liberi da pesticidi.
Fonte: “Organic vegetables mart to open next month”
By Mohammed Al Sadafy
Published Sunday, June 10, 2012
www.emirates247.com
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Mangiare Bio nella tua città: Roma
Il Bistrot Biologico è situato all’interno della
Casa del Parco nella riserva naturale regionale
della Valle dei casali (via del Casaletto, 400).
Il ristorante si serve di prodotti biologici
certificati, che provengono dalle aziende del
territorio, privilegiando la filiera corta ed il
Km zero. Il sito web del ristorante permette di
collegarsi con i siti di alcuni dei fornitori. Per
quanto riguarda i piatti a base di pesce
utilizzano un pescato fresco locale e che
naturalmente non è biologico. Infatti, come
affermano “Esistono pochi allevamenti, e solo
allevamenti, con certificazione biologica, ma
riteniamo comunque che la pratica
dell'allevamento non aiuti un consumo critico
e consapevole. per questo scegliamo il pesce
fresco, che acquistiamo presso pescherie di
fiducia o meglio dal gruppo d'acquisto fish
box con cui stiamo avviando una
collaborazione più continuativa (fishbox.it),
nel rispetto delle specie in estinzione, della
pesca sostenibile e dei fermi biologici.”
Il menu si ispira ad una cucina regionale, con
dolci e pane di produzione propria, si tratta di
una selezione di piatti piuttosto varia, soggetta
a variazioni in base alla disponibilità dei
prodotti.
Fra i piatti segnaliamo:
Parmigiana di zucca, gratinata con scamorza e bufala
Selezione di cinque pecorini dell\'Agro Romano,
accompagnati da miele millefiori e confettura di
pomodoro estivo
Mozzarella di bufala in carrozza con panure al nero di
seppia, su insalatina di finocchi croccanti
Strudel di verdure stagionali in pasta phillo su salsa
allo zafferano
Polpettine fritte di broccolo romanesco e patate, in
panure aromatica, su ristretto al pomodoro Selezione di
salumi di maiale nero con bruschette di lardo
Matriciana con guanciale croccante di maiale nero
Gricia con verde di carciofi
Fettuccine al profumo di rosmarino con ceci, baccalà e
pecorino
Tonnarelli aglio e olio con alicette fresche, pane nero e
cavolfiore bianco
Brasato cotto al coccio al Rosso dei Castelli Romani,
servito con sfoglie di pane croccante
Pollo alla cacciatora
Polpette in salsa di vino bianco e finocchiella
Spezzato agli agrumi con miele, pistacchi e patate
nocciola
Crocchette di magro fritte in granella di cous cous, su
coulis di rape rosse e mostarda di cipolla rossa di
Tropea alla vaniglia di Bourbon
Tagliata scottata alle erbe, su insalatina aromatica e
salsa ai frutti di bosco
Tortino caldo al cioccolato servito su crema inglese
Caprese servita tiepida con crema gelata alla vaniglia
Mousse di cioccolato bianco allo stillato di malvasia
con croccante alle mandorle
Tiramisù espresso al bicchiere
Biscotti sposa e passito
Quattro piccoli dolci assaggi dello chef
Il team di chef è giovane, il luogo è immerso nel verde
con una sala esterna, ottimo anche per passare un
pomeriggio all’aperto.
http://www.valledeicasali.com
. 0 – 2/15 luglio 2012
13
www.unaproa.com
n. 0 – 20 luglio 2012
UNAPROA – Via XX Settembre n. 4 – 00187 ROMA – Tel. (+39) 06 424521 – www.unaproa.com
Agriturismi Bio: BIO FARM SPINETO
“Il contadino deve rimanere fedele alla terra,
dev’essere orgoglioso di essere contadino,
fiero di lavorare il suo campo, né cercare
altrove una vita più facile, perché una vita più
facile altrove non esiste” (B.M.).
Con questa frase si apre il sito internet di Bio
Farm Spineto (www.biofarmspineto.com),
azienda agricola ed agriturismo a Martinengo
(BG) di Massimiliano e Leonardo Colombo,
che, animati dalla passione per la terra, hanno
voluto investire in una vera e propria attività,
basandosi su tecniche di produzione
biologiche e bandendo i concimi chimici ed i
fertilizzanti
sintetici.
L’azienda
produce
principalmente
zucchine,
cavolo, verze,
porri, pomodori,
ortaggi a foglia,
meloni e
frumento. In
azienda vi sono
anche alberi da frutto che
producono susine, ciliegie,
pesche, albicocche, mele e
pere cotogne.
Sono pure presenti varie
tipologie di animali, galline,
tacchini, faraone, conigli,
anatre, pecore, capre ed asini.
Gli animali vengono macellati
su ordinazione mensili da
parte dei clienti e con
altrettanta scadenza vengono consegnati ai
clienti dei punti vendita.
L’azienda produce anche frumento da cui si
ricava la farina per fare i ravioli con ripieno
vegetale, tagliatelle e pasta corta, inoltre ha
recentemente introdotto anche pizze precotte
e congelate.
Convinti dell’importanza dell’educazione sia
dei giovani sia degli adulti Bio Farm Spineto
ha una fattoria didattica con aule, una lavagna
interattiva per la spiegazione dei vari
argomenti agli studenti, offre visite guidate,
organizza conversazioni a tema e campi estivi
per bambini e ragazzi.