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Tariffa Associazioni Senza Fini Di Lucro: Poste Italiane s.p.a. Sped. in Abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n°46) art.1, comma 2, DCB Forlì. È degno di nota come la realtà possa essere la miglior fonte di metafore spirituali. Una nave innalza le vele e mette la prua in direzione del vento e sceglie così un percorso programmato. Per lungo tempo non avrà altro che la posizione del sole per determinare la direzione, oppure lo splendore di una scintillante Via Lattea per non perdere la rotta.Apparentemente smarrita nell’immensità dell’oceano, trova tuttavia la sua via, il suo porto. Allo stesso modo, l’Argha dei misteri segue il suo corso nel mare accademico per raggiungere un porto spirituale. Quest’arca è la forza femminile di procreazione di cui luna è un simbolo. Il sole spirituale è la forza che determina la corsa. A bordo, i portatori della fiamma dell’essere umano celeste mantengono la nave sulla rotta originale.

2015 · 2021. 1. 3. · 2015 NUMERO 4 pentagramma Lectorium Rosicrucianum Non l’antico, ma l’universale La Cabala come processo di trasformazione Spinoza e la sapienza ebraica

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    È degno di nota come la realtà possa essere lamiglior fonte di metafore spirituali. Una naveinnalza le vele e mette la prua in direzione delvento e sceglie così un percorso programmato. Per lungo tempo non avrà altro che la posizionedel sole per determinare la direzione, oppure losplendore di una scintillante Via Lattea per nonperdere la rotta.Apparentemente smarrita nell’immensità dell’oceano, trova tuttavia la sua via,il suo porto.Allo stesso modo, l’Argha dei misteri segue il suocorso nel mare accademico per raggiungere unporto spirituale. Quest’arca è la forza femminile diprocreazione di cui luna è un simbolo.Il sole spirituale è la forza che determina la corsa. A bordo, i portatori della fiamma dell’essere umanoceleste mantengono la nave sulla rotta originale.

  • 2015 NUMERO 4

    pentagrammaLectorium Rosicrucianum

    Non l’antico, ma l’universaleLa Cabala come processo di trasformazioneSpinoza e la sapienza ebraicaIl realismo magico – la magia della realtàIl viaggio di Mantao

  • Ogni riproduzione di un articolo o di qualsiasi altra parte del PENTAGRAMMA viene autorizzata a condizione di citarne la fonte e farne pervenire una copia fedele all’editore italiano.

    [email protected]

    RIVISTA BIMESTRALEDELLA SCUOLA INTERNAZIONALE

    DELLA ROSACROCE D’OROLECTORIUM ROSICRUCIANUM

    La rivista Pentagramma si propone di attirare

    l’attenzione dei lettori sulla nuova era,

    che è cominciata per lo sviluppo dell’umanità.

    Il Pentagramma è da sempre il simbolo dell’uomo

    rinato, dell’uomo nuovo. È anche

    il simbolo dell’universo e del suo eterno divenire,

    grazie al quale si manifesta il Piano di Dio.

    Tuttavia, un simbolo ha valore solo se diventa realtà.

    L’uomo che realizza il pentagramma nel suo

    microcosmo, nel suo piccolo mondo,

    è sul cammino della Trasfigurazione.

    La rivista Pentagramma invita il lettore

    a compiere questa rivoluzione spirituale

    in se stesso.

    Viene pubblicata nelle seguenti lingue:Italiano, Francese, Tedesco, Inglese, Spagnolo, Ungherese, Olandese, Polacco, Portoghese, Svedese. (La rivista esce sei volte all’anno.)

    Redazione:Pentagramma,Maartensdijkseweg I,NL - 3723 MC Bilthoven.e-mail: [email protected]

    Indirizzo della redazione italiana:Via Montepaolo 29, 47013 Dovadola (FC)Tel.0543 [email protected]

    Amministrazione e abbonamenti:Lectorium Rosicrucianum,Via Montepaolo 29, Dovadola, Forlì.www.rosacroce.info

    Lectorium Rosicrucianum,CH - 1824 Caux, Svizzera.

    Abbonamenti:€. 25.00 abbonamento annuale,

    €. 5.00 a copia,€. 5.00 copia arretrata.

    Proprietario:Associazione “Lectorium Rosicrucianum”

    Editore:S.A.S. Edizioni Lectorium Rosicrucianum

    Direttore responsabile:Eva Cristina Casciello

    Stampata presso la tipografia:

    ATENA.NET S.r.l. Via del Lavoro, 2236040 Grisignano – VI

    Autorizzazione del Tribunale di Forlì n.16/’99 dell’11/05/’99

    Per concessione dellaRozekruis Pers, Olanda.

    Tribunale competente per qualsiasi controversia:Tribunale di Forlì.

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    Sommario

    La barca celeste nel Libro dei Morti degli antichi egiziNon l’antico, ma l’universale

    La Cabala come processo di trasformazioneDaniël Van Egmond

    Spinoza e la sapienza ebraica

    L’Albero della Vita

    Il realismo magico – la magiadella realtà

    Il viaggio di MantaoC.M. Christian

    La riscoperta della Gnosi (III)

    Ri-Creare è il segno umanoNoi siamo le api dell’invisibile

    PENTAGRAMMA

    … Viaggiatori, se andate a Parigi, Melbourne, Bruxelles, oin uno qualsiasi dei moderni luoghi di violenza sulla terra,porgete i nostri saluti a tutti coloro che sono caduti.Offrite loro i nostri migliori saluti e inviategli i vostri pen-sieri d’amore e di libertà, ovunque si trovino. Tuttavia, nonsiate retorici, non pretendete di aver dato loro un po’ divita: le loro vite sono già state tolte! Non lasciatevi con-fondere dalle grida di libertà e opinione. le masse nonconoscono la libertà! Non sanno nemmeno muoversi.Vengono condotte. La libertà nasce quando l’essereumano si mette in movimento nella sua dimensione piùinteriore. Non c’è saggezza se l’uomo non si affrancadalla vergogna e dall’ignoranza.Qualche tempo fa abbiamo presentato un Pentagrammadedicato alla Gnosi celata nel Sufismo, il nucleo interioredell’Islam. In questo numero potrete contemplare nuovipaesaggi di luce che irradiano dalla Cabala, dalla saggezzaebraica. Chi cerca, mosso da autentica aspirazione, troverà;non importa dove è nato. Ma ovunque tu vada, tieni inmente questa poesia di Al-Ma’arri del 1050 circa:

    Voi gridate: «Non c’è altro Dio che Dio!»Ma i vostri cuori e le vostre anime hanno paura di far la cosa giusta.Lo giuro: la tua Torah (la tua legge) non è messaggera di lucese dichiara che il vino è consentito.Proteggetevi dai fulmini,sono spade scagliate per realizzare il destino.Mussulmani, ebrei, cristiani e zoroastriani: tutti hanno errato.Sulla terra ci sono uomini intelligenti senza religione e religiosisenza intelligenza.

    Copertina: Triple blue water. Combinazioneunica di un dipinto di Pikka Blake e di unafoto di Kos Evans © CPN-Canon, Kos Evans

    2015 NUMERO 4

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    LA BARCA CELESTE NEL LIBRO DEI MORTI DEGLI ANTICHI EGIZI

    Si tratta della realizzazione di un compitosecondo una verità, identica e immuta-bile: ricondurre nella patria originalel’uomo decaduto; indicare, senza introdurvi laminima modifica, l’unico cammino, l’unicaverità e l’unica vita. Per contro, sono l’epoca,la natura e la misura della decadenza umana amodificarsi, contemporaneamente allo statofisico e psichico dell’umanità. Di conse-guenza, l’insegnamento universale si adattaalle necessità del momento.

    TUTTO IL VECCHIO È PASSATO Non vogliamofar rivivere il passato, l’antico, ma far viverel’universale. Non vogliamo mettere alla provagli antichi metodi, ma il metodo universale nelsuo attuale senso razionale e morale. È in que-sto modo che comprendiamo le parole di Cri-sto: «Tutto il vecchio è passato, ecco, tutto èdiventato nuovo» e le altre – a prima vista incontraddizione con queste – «Non sono ve-nuto per abolire la legge e i profeti, ma perrealizzarli». Quello che è eterno e imperituro

    si manifesta nel tempo, in accordo con il pre-sente. Se un lavoro spirituale che inizia nonpuò soddisfare questa esigenza, allora è sterile.Si suppone che ogni movimento spiritualepossa comprendere, nel presente, la missionedi quanto è universale. Potrebbe quindi sem-brare strano voler attirare la vostra attenzionesul passato, evocando la barca celeste delLibro dei Morti degli antichi Egizi. Tenteremodi confermarne l’attualità gettando unosguardo sul passato, per trasformare, se possi-bile, il vostro eventuale status quo in un realecammino di ritorno alla patria originale. Il vec-chio è passato, tutto è diventato nuovo. Checosa è diventato nuovo?

    XISUTHRUS – MANU – YIMA Quando si passanoin rassegna le immagini del Libro dei Morti, visi può vedere rappresentata la barca celeste, labarca solare. Osiride vi prende posto, provvi-sto dei sette raggi. La barca è sovente equipag-giata con sette vogatori o con sette remi.Talvolta, Iside si trova accanto a Osiride e

    Non l’antico, ma l’universaleL’attuale filosofia della Rosacroce può essere definita “moderna” solo per il modo in cui essaviene presentata. Il suo linguaggio, le sue formulazioni sono moderne, ma la sua essenza è anticaquanto l’umanità. L’attuale filosofia della Rosacroce è così classica e perfettamente accordataalla vera saggezza superiore di tutte le epoche, che può subito essere riconosciuta dall’essereumano che possiede anche solo una sensazione del pre-ricordo, cioè della memoria originale odella coscienza superiore. Allo stesso modo, l’essere umano nel quale – per poco che sia – parlal’inconscio e chi, a partire dalla sua coscienza intellettuale ordinaria, si sforza di farlo possonocomprendere che la filosofia della Rosacroce ha per base un sapere universale.

    Jan van Rijckenborgh

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    Jan van Rijckenborgh e Catharose de Petri sono i fondatori dellaScuola Spirituale della Rosacroce d’Oro. In questa Scuola hanno presentato, da un punto di vista teorico e pratico, il cammino di liberazione dell’anima ai loroallievi, in tutti i modi possibili, spesso sul fondamento dei testioriginali degli insegnamenti della tradizione universale.

    Nun (l’oceano pri-mordiale) issa al disopra delle acqueoriginali la barca diRa (lo scarabeo e ildisco solare) cheporta sette dèi,simbolo dell’iniziodella creazione edel tempo. Riproduzione diun’immagineestratta dal Librodella morte diAnhai (ca. 1050 a.C.)Fonte: H.Wilkinson,The Complete Godsof Ancient Egypt, 2003

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    sette raggi danno forma al piccolo Horus. Altrove, è Xisuthrus, il Noè caldeo, che, almomento del suo salvataggio, si vede accom-pagnato da sette dèi nel suo vascello celeste. Equando il cinese Yao sale a bordo della barca,sette personaggi gli sono vicini. Pensiamoanche a Manu e ai sette rishi che viaggiano abordo della stessa arca. Storie simili si trovano nei Purana* indiani e,soprattutto, nell’Avesta-Vendidad persiana,uno dei più antichi libri sacri, nel quale si puòleggere che Ahura Mazda ordina a Yima, ilsuo servo: «Costruisci un wara (un recinto) epoi un argha (un’arca). Introduci al suo in-terno tutti i semi originali, tanto di naturamaschile che di natura femminile, e frantumacon le tue mani la terra. Fa’ vivere tutte leluci non create». Non accade diversamente nell’arca di Noè.Nella sua nave solare, che gli permette di sfug-gire al diluvio, Noè porta con sé tutti i principivitali indispensabili a un’autentica vita divina.Nell’Arca dell’Alleanza, in mezzo al deserto,nello spazio più interno del tabernacolo, eanche nel Tempio di Gerusalemme, sono pre-senti tutti gli elementi destinati a un’autenticavita celeste. Nel Nuovo Testamento, si parla dei sette angeliche danno fiato in successione a sette trombe.Quando il settimo angelo ebbe suonato latromba, forti voci risuonarono, come leggiamonell’undicesimo capitolo dell’Apocalisse. Le voci giubilano: tutti gli aspetti del cosmoplanetario procedono da nostro Signore e dalsuo Cristo. In cielo, il Tempio divino è apertoe, al centro, l’allievo scopre che l’arca, la barcasolare, il vascello celeste ha raggiunto la suadestinazione.

    UN CANTIERE, UN VASCELLO CELESTE Così lanostra coscienza comprende che la barca diOsiride, com’è rappresentata nel Libro deiMorti degli egizi, è la stessa di quella del

    visionario di Patmos. Il significato è identico.Per mettere in luce quello che è immutabile,riprendiamo il caso del vascello celeste di Yimanelle Vendidad. Yima comincia con lo stabilireun wara, uno spazio chiuso, un luogo di lavoro.Seguendo la legge della vita universale, costrui-sce – nel wara – un argha, un nuovo veicolo.L’essere umano del wara è il framassone chelavora con il nuovo martello e la nuova parola.È l’essere umano che crea un nuovo laborato-rio, prende espressamente le distanze dalla vitaterrestre ed entra nel nuovo campo di vita perconfezionarvi il suo argha. Vascello celeste, barca solare, argha, sono tuttedesignazioni mistiche dell’uomo divino che haaccettato di intraprendere il viaggio di ritornoverso la patria originale. Per farlo – per co-struire e viaggiare – è necessario un wara, unambiente di vita. L’allievo deve, fondamental-mente e strutturalmente, prendere le distanzedalla vita terrestre. Deve rinunciare a una con-dotta e a un metodo manifestamente erronei.Deve ridurre la terra in polvere, abbandonarel’io della natura e, all’interno del wara che si ècostruito, creare un uomo nuovo, un vascelloceleste con l’aiuto del quale potrà entrare neltempio di Dio. In questo modo metterà finealla sua corsa attraverso il passato. Il sistema del tocco e delle sollecitazioni divine– che si tratti del ritorno in patria secondo ilLibro dei Morti o di quello secondo l’Apoca-lisse – è lo stesso. Così comprendiamo quantoè detto di Gesù il Cristo: «Ho richiamato miofiglio d’Egitto». Queste parole fanno allusioneall’immutabile messaggio di salvezza, al com-pito unico e invariabile, all’unico cammino,all’unica verità, e al mestiere di costruttore,sempre identico. Il vecchio è passato, tutto èdiventato nuovo. In quale senso dobbiamo comprendere questonel presente? Il vecchio si manifesta sempre inmaniera nuova, in accordo con l’epoca, il com-pito e le circostanze di un’onda di vita umana.

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    Ancora una volta, risuona un Hora est che cor-risponde agli sviluppi all’interno di questocosmo. È la ragione per la quale molti appren-disti-muratori si preparano a costruire il lorowara e il loro argha. Il tempo dei valori simbo-lici e velati è passato. Nella Scuola spiritualeattuale, parliamo dei sette volte sette aspettidel microcosmo che corrispondono ai settecampi di vita. Con i loro nuclei di coscienzacorrispondenti, i sette rishi e il loro stato divita possono essere rigenerati.

    IL NUOVO SI PRESENTA Vi sono una forza e untocco. Noi parliamo del nuovo campo di vita e,in rapporto con esso, di una nuova Scuola diCoscienza superiore, che deve aiutare l’essereumano settuplice a erigere il suo wara. Perorientarsi, l’allievo dispone di una filosofia det-tagliata e chiaramente definita. Nella sua pro-gressione sul nuovo cammino, dev’essereoperata una separazione evidente tra coloroche si trovano all’esterno del wara e coloro chesi trovano al suo interno, tra l’interno el’esterno del cantiere. Questo ha enormi conse-guenze. Una persona continua la sua esistenzanella vita ordinaria, un’altra sale nel suo va-scello celeste in vista di una trasformazionetotale. Per riuscire, questa trasformazione deveprendere in considerazione le condizioni spiri-tuali, cosmiche e atmosferiche dell’epoca. Ragione per la quale le antiche scuole sonosuperate, seguire i vecchi metodi non ha senso.Anche quelli di cinquant’anni fa non hannopiù alcuna portata liberatrice. Quando quelloche è vecchio viene superato, il nuovo si pre-senta. Ecco perché parliamo della Rosacrocemoderna, della nuova filosofia e della nuovaScuola di Coscienza. Come il Figlio fu richia-mato d’Egitto, lo sono anche queste attività. Inaltre parole, esse trovano nel Libro dei Mortidell’antico Egitto il loro ambiente originale.Queste attività parlano di ciò che è universalee imperituro e ne testimoniano in questi nuovi

    tempi. Tuttavia è bene attirare la vostra atten-zione sul fatto che essere richiamati d’Egittoha anche un altro significato. Il termine“Egitto” può essere tradotto anche con “tene-bre”. In questo senso, occorre interpretare leparole sacre come «Ho richiamato mio figliodalle tenebre». Questo può contenere un’im-portante lezione, poiché mai come alla nostraepoca si tratta realmente di tenebre. Vi sonomai stati, nel corso della storia mondiale, degliepisodi di confusione e di degenerazione comeal giorno d’oggi? Ebbene, in questo stato tene-broso, ogni “Figlio di Dio” viene richiamato.Ogni essere umano è portatore del vero figliodi Dio nel suo sistema microcosmico: incate-nato alle apparenze umane e alle menzogne,Egli è prigioniero della notte e dell’ignoranza.Questo nucleo, intrappolato e disorientato,viene ora richiamato da Dio stesso. L’appello di Dio non può ridursi a una voceche scuote la nostra coscienza e risveglia ilpre-ricordo, è anche una forza attuale chetocca il mondo intero e l’umanità nel suo in-sieme, una forza che causa importanti sviluppie profondi processi di intrusione. Questoappello richiede quindi che si possiedano lavolontà e l’energia per reagire consciamente,armoniosamente e intelligentemente alla forzadivina del presente. Ecco perché rifletteresulle cose passate non ha più alcun senso, senon per prendere in considerazione le esigenzeattuali. Solo se le parole «Ho richiamato miofiglio d’Egitto» acquistano un reale significatoe se la nuova framassoneria trova ferventi co-struttori, la forza divina del presente divieneattiva nell’essere umano. µ

    * Purana significa “antico” o “vecchio”; è il nome diun gruppo di testi della letteratura indiana, compo-sti tra il 400 e il 1000 della nostra era. Sono unasorta di racconti mitologici, religiosi e storici.

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    Numerose opere trattano della Cabala,soprattutto la Cabala ebraica o cri-stiana. Tuttavia, il libro più importanteè lo Zohar, il Sefer ha-Zohar, il Libro delloSplendore. Lo Zohar è un libro mistico; si diceche sia stato scritto da Rabbi Shimon Bar Yo-chaï. Rabbi Bar Yochaï visse nel I secolo d.C. efu perseguitato dai Romani. Nella grotta in cuisi nascose con il figlio, sperimentò ogni sorta divisioni. Dopo tredici anni passati nella grotta,scrisse lo Zohar in aramaico, la lingua di queltempo.

    IL CUORE DELLO ZOHAR Gli storici ipotizzanoche il libro probabilmente è stato scritto moltopiù tardi, verso il tredicesimo secolo. Tuttavia,contiene molte storie, simboli e miti che sono ri-conducibili agli inizi dell’era cristiana, forseanche prima. Lo Zohar è del tutto straordinario.A dire il vero non è un libro, ma piuttosto unabiblioteca, costituita da più di venticinque trat-tati. La parte principale, intitolata il Midrash èuna esegesi o commento mistico della Bibbia.È un tentativo di svelare il significato più pro-fondo dei libri della Genesi, dell’Esodo e di uncerto numero di frammenti dei successivi libridella Bibbia. Una traduzione in inglese delloZohar è in corso: saranno dodici volumi di circacinquecento pagine ciascuno. Nel Midrash sono inseriti ogni sorta di trattati ebisogna avere molta pazienza prima di essere

    La Cabala come processo di trasformazioneLeggendo lo Zohar, si cerca di andare oltre le parole, oltre i termini fissi che abbiamomemorizzato nel corso della vita, al fine di consentire al testo di svelarsi. Nel corso diun simposio organizzato dalla Fondazione Rosacroce, Daniël van Egmond ha espostouna penetrante visione del pensiero mistico ebraico, come è espresso nella Cabala.

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    DANIËL VAN EGMOND E IL PENSIERO MISTICO EBRAICO

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    Santo, si cerca di penetrare attraverso le parole,attraverso i termini fissi che si sono memorizzatinel corso della vita, onde consentire al testo disvelarsi. Secondo i cabalisti, lo Zohar è un testosacro, insieme alla Bibbia e al Talmud.Nella Cabala ebraica, lo Zohar è il terzo testosacro. E può essere anche per noi un testo sacro,se ci apriamo durante la lettura, non con l’intel-letto, ma con il cuore. Poiché il testo è simbo-lico, e i simboli vanno oltre l’intelletto, essoforma il lettore, lo trasforma. Più ci si apre ai simboli, più essi cominciano avivere in noi. A poco a poco trasformano la no-stra personalità, e dopo qualche tempo l’essereinteriore si risveglia.

    L’ALBERO DELLA VITA I primi lettori dello Zoharnon conoscevano “L’Albero della Vita”. Legge-vano le storie e cercavano di visualizzarle, di rap-presentarsele. A poco a poco questo Albero dellaVita ha cominciato a mettere radici in loro, gra-zie anche ai molteplici simboli collegati con lediverse Sephirot. Così, quando sono giunti alLibro del Mistero Nascosto, un libro che a primavista, e anche alla seconda, è completamenteinsondabile, l’Albero della Vita era già vivo in loro.

    IL GRANDE VOLTO Per il cabalista, sia egliebreo o cristiano, l’Albero della Vita può es-sere collegato a uno scheletro. Fornisce lastruttura, ma è incompleto. Qualcos’altro deve

    introdotti nella sua parte essenziale, lo Zohar,composto di tre parti: Il Libro del Mistero Na-scosto; Il Libro della Grande Assemblea; Il Librodella Piccola Assemblea. Questi ultimi due sonodei commentari del primo e i tre insieme for-mano il cuore dello Zohar. Tutti gli altri studi dicui si compone lo Zohar, le migliaia di pagine dapercorrere, sono una sorta di preparazione perarrivare infine a scoprire i misteri nascosti. Come si legge lo Zohar? Non come un libro nor-male, ma con lo spirito con cui ci si appressa allalettura della Bibbia. Illuminati dallo Spirito

    Albero della Vita o albero genealogico dell’umanità.Ernst Haeckel (1874) filosofo della natura

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    accadere a questo Albero della Vita, ed è pro-prio nel Libro del Mistero Nascosto che apparequalcosa di nuovo.Improvvisamente, l’Albero della Vita non oc-cupa più il posto centrale; sembra che stia fio-rendo, sotto forma di tre o anche cinque persone.Sapete certamente che L’Albero della Vita èsuddiviso in un certo modo. Il Libro del MisteroNascosto rivela che le tre Sephirot superiori,Kether, Chokhmah e Binah, sono chiamate il“Grande Volto”.“Volto” in questo contesto non si riferisce alvolto di un essere umano, ma a quello di unapersona con la quale siamo in grado di entrarein relazione. Le sei Sephirot che seguono, daGeburah a Malchut e la settima nascosta, for-mano insieme “il Piccolo Volto”. Malkuth,l’ultima a partire dall’alto, è la Figlia, cioè laComunità o l’Ecclesia; nella terminologia caba-listica cristiana si potrebbe chiamare lo SpiritoSanto.Ora, è facile immaginare che quando i cristianileggono lo Zohar e Il Libro del Mistero Nasco-sto per la prima volta, vedano in essi il Padre, ilFiglio e lo Spirito Santo. Furono d’altronde i cri-stiani che fecero stampare lo Zohar; in prece-denza di quest’opera esistevano solo pochimanoscritti. Successivamente Il Libro del Mi-stero Nascosto e i due commentari furono tra-dotti in latino. Per alcuni ebrei, questa è stata laprova che lo Zohar fosse una sorta di scrittura

    “cripto-cristiana”. In fondo, conosciamo un soloDio: Geova o Jahvè, più precisamente Yod-Hev-Vav-Heh, perché non sappiamo con quali vocalidobbiamo pronunciare queste quattro lettere.

    L’AMORE CHE TRABOCCA Il Libro del MisteroNascosto tratta dunque del “Grande Volto”, cheè una espressione dell’Altissimo, El Elyon. NellaCabala è anche chiamato En Sof, l’Infinito che,in termini umani, trabocca d’amore. Amore chepuò essere donato solo se qualcuno è lì per rice-verlo, e questo è il Figlio. Tuttavia, il Figlio può ri-ceverlo solo se si volge verso l’Altissimo. Equando il Figlio si volge verso l’Altissimo, l’Al-tissimo, il quale supera ogni immaginazione, ap-pare all’improvviso come persona, come ilGrande Volto.Nasce allora una relazione tra il Figlio (il Pic-colo Volto) e il Grande Volto, un rapporto chesupera qualsiasi rapporto convenzionale tra lepersone. Vediamo allora come il potere el’amore che emanano dall’Altissimo agisconosul Figlio e lo trasformano, in modo che questoamore possa spandersi nel mondo. È ciò che noichiamiamo una creazione. Il Grande Volto delLibro del Mistero Nascosto è simile a YHVH, aDio, come è noto dal giudaismo classico. È ilcreatore, anche se ci sono in realtà sette crea-tori, gli Elohim, sei più il settimo, YHVH, che èil nucleo nascosto degli Elohim. Ci sono cosìsette forze creatrici; sette Sephirot inferiori che

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    si consacrano alla creazione. Nel libro della Ge-nesi, ciò è espresso con i sette giorni della crea-zione. Si dovrebbe parlare dei sei giorni dellacreazione, dal momento che il settimo giorno fuun giorno di riposo (nulla fu creato). Tuttavia, è importante rendersi conto che lacreazione è un atto che nasce da una relazionetra persone. Ciò che si esprime nella creazioneporta l’immagine del Figlio, di questa persona.Si potrebbe dire che tutto ciò che esiste nella

    i cristiani del XVI e XVII secolo furono così af-fascinati da questo testo. Nessuno viene al Padrese non per mezzo del Figlio. Nessuno può speri-mentare l’Altissimo se non si unisce al Figlio. Insintesi, con l’inizio del Dzenioutha – Il Libro delMistero Nascosto – le relazioni personali sono alcentro, perché sono relazioni d’amore.Dio è amore e tutta la creazione è espressionedi questo amore. E amore significa: ricevere edare. E così ci viene detto, anche nel Libro del

    creazione è, in modo simbolico, una persona. Lacreazione di cui parliamo qui non è quella delmondo terreno, ma di un mondo che, metafori-camente parlando, è oltre questo mondo, noi loconosciamo come “il paradiso”.L’Altissimo è sopra ogni cosa. Tuttavia, quando ilFiglio lo accoglie, per così dire, il Figlio apparecome il Grande Volto, come il Padre. E noi, inquanto esseri umani, siamo in grado di giungereal Padre solo per mezzo del Figlio, secondo le pa-role di Gesù. Possiamo ora comprendere perché

    Mistero Nascosto, che prima della creazione diquesto mondo, cioè prima della storia raccon-tata nel libro della Genesi, una creazionecompletamente diversa ebbe luogo. Una crea-zione operata da angeli e da grandi arcangeli,che avevano il compito di ricevere l’amore del-l’Altissimo e di ricambiare questo amore con iloro canti e le preghiere. Così avveniva un con-tinuo scambio tra di loro e l’Altissimo, undinamico dare e ricevere.

    YHVH è il nucleo nascosto degli Elohim, le sette forze creatrici.

    Le sette Sephirot inferiori, che vegliano sulla creazione,

    sono espresse nei sette giorni della creazione

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    SEPARAZIONE E RI-TORNO, CADUTA EREDENZIONE NelLibro del MisteroNascosto, si narra checi furono degli angeliche in un determinatomomento vollero solo rice-vere e non più donare. Da quelmomento, le cose andarono male. A causadi questo comportamento egocentrico, l’alle-anza cosmica si frantumò e questi angeli si tra-sformarono in Satana. Fu l’inizio di tutti i mali.Abbiamo qui un esempio di uso improprio del-l’amore, di voler ricevere senza condividere.L’Altissimo, contemplando il tessuto gloriosodella prima creazione, il mondo degli angeli, siaccorse che era stato lacerato.Vide che non eraopera di un solo angelo, ma di una moltitudineche non praticava più il ricevere e il dareamore. Questi angeli, di conseguenza, precipi-tarono nelle tenebre più profonde. Tuttavia, sic-come l’Altissimo è amore che scorre sopra ognicosa, volle riscattare questi angeli. Ci fu allorala creazione, com’è descritta nel primo capitolodella Genesi, una creazione che aveva lo scopodi redenzione dal male. La prima volta che lessi questo testo, devo con-fessare che lo trovai affascinante: la creazione,com’è descritta nel libro della Genesi, è avve-nuta per redimere dal male.

    Tutto ciò che esi-ste partecipa a

    questo lavoro di re-denzione. Il posto in

    cielo del più impor-tante angelo caduto, Sa-

    tana, doveva essereoccupato, ed è per questo che

    Adamo fu creato. Leggiamo questonel capitolo due della Genesi. Qui è scritto

    che Adamo – che significa l’umanità, l’uomo e ladonna, quindi androgino – è stato creato, for-mato da Yod-Hev-Vav-Heh Elohim. Questo si-gnifica: YHVH come Figlio, insieme con gli altrisei Elohim, forma Adamo dalla polvere dellaterra. Ora, in ebraico troviamo la parola Ada-mah, con una “h” alla fine. Esso indica Adamofemminile, la Madre. Adamo è dunque formatodalla Madre Adamah, e dal soffio di vita diYHVH Elohim.Nel testo ebraico troviamo vari termini che cor-rispondono alla storia del Grande Volto (l’Altis-simo), del Piccolo Volto e della Figlia. Ma, cos’èquesta storia del respiro insufflato in Adamo?

    NON TRATTENERE IL SOFFIO Il Santissimo, be-nedetto sia il suo nome, insufflò il soffio di vitain Adamo. Questo soffio naturalmente non è fi-sico; è la forza vitale. Questo respiro, che è delSanto, è ora denominato neschamah, tradotto so-vente come “anima”. Quest’anima è considerata

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    triplice: Kether, Chokhmah e Binah, le tre Se-phirot superiori. In seguito, il soffio emesso dallabocca del Santissimo (simbolicamente parlando)penetra tutti i livelli della realtà.Poi il soffio diviene una sorta di vento (ruach),spesso tradotto come “spirito”, a volte anchecome “anima”. Esso entra nel naso di Adamo, cheera stato appena formato da Adamah, la terrarossa, sua Madre, e Adamo comincia a respirare.Adamo respira mentre il Santissimo espira.Colmo di questo soffio, Adamo tranquillamentesi riposa. Questa fase è chiamata nefesh, la terzaanima. Nel frattempo, il Santo ha difficoltà aespirare e ha bisogno di respirare. Al contrario,nefesh, che riposa in Adamo, comincia ora auscire dal suo riposo e ridiventa ruach. Questoruach penetra tutto e alla fine torna dal Santo:neschamah. Come detto prima, non stiamo par-lando di respiro fisico, perché non abbiamo an-cora raggiunto il livello del mondo fisico.La cosa importante in questa storia è che Adamoè sempre collegato con il Santissimo, benedettosia il suo nome. In ogni momento! Anche in que-sto caso, si deve riconoscere che questa è unastoria mitica, e i miti manifestano il qui e ora,non avendo nulla a che fare con lo spazio, con iltempo e con il passato. Questo processo di re-spirazione sta avvenendo ora. Ognuno di noi ri-ceve questo soffio in ogni momento, e in ognimomento è formato, creato anima vivente.Possiamo ancora una volta riconoscere di cosa si

    tratta: dobbiamo imparare ad aprirci a questo sof-fio in modo da poterlo ricevere. Ma dobbiamoanche restituirlo, non trattenerlo. Questa è l’ori-gine dell’“essere posti in paradiso” di Adamo.Paradiso, nella terminologia dei quattro mondi,è il mondo di Yetzirah, il mondo dei simboli, ilmondo dei miti. Questo mondo non ha nulla ache vedere con l’inconscio collettivo di C.G.Jung, perché il mondo di Yetzirah è molto piùreale ed essenziale del mondo delle nostreesperienze sensoriali. Tutto ciò che percepiamocon i nostri sensi su questa terra, non sono cheombre di ciò che c’è nel paradiso, nel mondodi Yetzirah.

    ARCHETIPI Posto in paradiso, Adamo riceve ilcompito di dare un nome agli animali, cioè atutti gli esseri viventi. Come fa Adamo a svol-gere questo compito? Lo fa rivolgendosi inte-riormente al Santo e penetrando, con lacontemplazione, nel potere del pensiero di Dio.Visualizza così gli archetipi di tutto ciò che vivein paradiso, a cui potrà poi dare il nome cor-retto, nel senso di trasmettere a ogni creatura lapropria essenza. Adamo crea così un ponte tra ilcielo e il paradiso. Egli non solo possiede uncorpo paradisiaco, porta anche in sé il germe delsuo corpo terreno. Tutti gli angeli caduti sonocostretti all’interno della parte terrena dellacreazione. Adamo fu creato principalmente peressere un mediatore tra il paradiso e l’inferno,

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    ed è per questo che il suo corpo di luce deve es-sere collegato al cielo, e il suo nucleo terrestrealle sfere infernali.Si dice sovente che Adamo doveva essere unponte tra il cielo e la terra, sarebbe più esattodire tra il paradiso e l’inferno. Adamo non puòfar altro, perché è costantemente aperto alSanto, cosciente di ricevere da lui il santo soffio,di accedere con la contemplazione al suo poteredel pensiero e condividerlo quindi come essenza(il nome) con tutti gli esseri viventi. Grazie adAdamo, gli angeli caduti e deformi possono ri-connettersi ai loro archetipi celesti, ed esserecosì liberati dall’inferno. Sapete la continua-zione di questa storia: Adamo ha commesso lostesso errore degli angeli caduti.A un certo punto, Adamo scoprì il mondo. Unmondo in cui tutti i simboli celesti erano espressiin modi molto attraenti, e desiderò esserne il si-gnore, non il padrone, ma con il desiderio egoi-stico di acquisire cose per se stesso, come èsimboleggiato dal mangiare la mela. Adamo siallontana dal Santo e si concentra esclusiva-mente su questo mondo. In breve, egli ha rice-vuto tutto dal Santo, ma non vuole più dare econdividere. Vuole tenere tutto per sé ed essereindipendente. A questo punto Adamo è allonta-nato dal paradiso. Si potrebbe anche dire che,per queste ragioni, ha lasciato il paradiso perconto suo.

    IL NOSTRO VERO NOME Le tre anime – Ne-schamah, Ruach e Nefesh – corrispondono alle“Persone” descritte nel Libro del Mistero Na-scosto. Neschamah è il Grande Volto, il Padre;Ruach è il Piccolo Volto, il Figlio; e Nefesh è laFiglia, lo Spirito Santo. Come Adamo, anche noisiamo caduti dal paradiso in questo mondo fi-sico e abbiamo vissuto esclusivamente di Ne-fesh. Continuiamo a ricevere qualcosa del soffiodel Santo, perché altrimenti non potremmo esi-stere. Però, non siamo più aperti per l’Altissimo,né per il Figlio. Grazie alla nostra personalità ealla moltitudine di “Io”, stiamo cercando so-prattutto di acquisire beni, di creare sicurezzaper noi e i nostri familiari. Conosciamo benequeste cose!Bene, a forza di leggere lo Zohar, di studiarlo,non con l’intelletto, ma aprendo il nostro cuorea questi simboli, una reminiscenza si desta innoi. C’è una differenza tra credere che Dio esi-sta – ciò può anche essere un atto mentale – esentire improvvisamente che si è chiamati a di-venire di nuovo Adamo; chiamati a vincere l’at-trazione per il mondo dei sensi, a sperimentareil soffio e rivivere, come Adamo, come unponte tra il cielo e la terra; oppure, per dirla piùforte ancora, per servire da ponte tra il paradisoe l’inferno, affinché il male sia cancellato. Nonpossiamo farlo da soli, non attraverso la nostrapersonalità, ma solo ricevendo il soffio delSanto. Questa chiamata, questa vocazione

    A forza di leggere lo Zohar, di studiarlo, non conl’intelletto, ma aprendo il nostro cuore a questisimboli, una reminiscenza si desta in noi

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    con il Figlio, il Piccolo Volto. Noi abitiamo unapersonalità terrestre, cioè una “costruzione” so-ciale e culturale ben definita. Ognuno di noi hauna personalità basata su influenze culturali egenetiche e sulla nostra educazione. Questa per-sonalità è una struttura psicologica artificiale.Essere una “persona” è molto diverso. Solo se ab-biamo una relazione con il Santo possiamo es-sere una persona. Il cabalista (cristiano o ebreo)sa che l’essere umano è costantemente smarritonel mondo sensoriale e psicologico, perché siidentifica con i propri pensieri, sentimenti eimpulsi della volontà.Dobbiamo imparare a non reprimere i nostripensieri, sentimenti e impulsi, bensì abbando-nare il nostro attaccamento a essi. In questomodo si crea uno spazio in cui questi pensieripossono andare e venire senza che ci identifi-chiamo con essi. Dal XVII secolo ci è statofatto credere che noi siamo la fonte dei nostripensieri, dei nostri sentimenti e della nostra vo-lontà. Ma se ciò fosse vero, dovrebbe esserepossibile fermare il nostro pensiero in questomomento, non più alcun rumore nella testa,completa immobilità. Provate! Vedrete che èimpossibile. È quindi evidente che non siamola fonte dei nostri pensieri. I pensieri soprag-giungono in noi a causa di innumerevoli in-fluenze: il proprio ambiente, le altre persone, imorti e forse anche gli angeli caduti. Senti-menti e pensieri sorgono in noi ovunque e in

    divina, è percepita come essere chiamati conil nostro vero nome. Come Adamo conobbetutti gli animali con il loro vero nome, così ilSanto chiama ognuno di noi con il nostro veronome, non il nome di battesimo, quello dato anoi dai nostri genitori, ma un nome che èscritto su una pietra bianca, come è detto nel-l’Apocalisse di Giovanni.Si può anche leggere in Isaia: «Ti ho chiamatoper nome». Ognuno di noi è chiamato ad ognimomento, ma pochi sentono la chiamata: moltisono i chiamati, ma pochi gli eletti.

    DIVENIRE UNA PERSONA Come possiamo rin-novare la relazione con il Figlio? Possiamo farloleggendo, in modo contemplativo, i testi delloZohar; oppure per mezzo della preghiera (pre-gare è respirare e respirare è pregare), ricevendoil soffio, siamo di nuovo in contatto con il Figlio,con YHVH o nella Cabala cristiana conYHSHVH, che significa Yehoshua, Gesù.Continuiamo ad accrescere il nostro contattocon il Santo quando accogliamo il soffio in noi,quando lasciamo che i simboli ci tocchino equando preghiamo. Solo allora diventiamo una“persona”, e non una personalità. Nel Libro delMistero Nascosto, il Grande Volto e il PiccoloVolto sono anche delle “persone”.La persona è un’entità unica che non può es-sere confrontata con nessun’altra. Ma è damolto tempo che non abbiamo una relazione

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    accettare questo compito, il compito per il qualeAdamo fu creato. In breve: l’umanità è statacreata per la liberazione dal male.

    GLI ZADDIKIM Per il cabalista, non si tratta diliberarci da questo mondo. Percorrere questocammino non significa che si debba ritirarsi dalmondo, perché il mondo ha bisogno di ponti trail cielo e la terra (o l’inferno). In quasi tutte leculture e religioni si trova una storia sul fattoche ci debba essere un numero minimo di Zad-dikim, di giusti; cardini del mondo per costruirei ponti tra il cielo e la terra. Se non ci fosseroquesti “giusti”, la creazione sarebbe persa. Ogniessere umano è chiamato con il proprio nomeper divenire un giusto cardine.

    ogni momento. E questo ha un senso, perchédobbiamo essere liberati! Ma non si può essereliberi finché ci si identifica con questi pensieri.Quando seguiamo questi pensieri, questi senti-menti, questi impulsi, diventiamo parte del pro-blema. La missione del cabalista è la missione diogni singolo uomo o donna che segue un per-corso religioso o mistico: imparare a creare, den-tro di sé, uno spazio aperto e accogliente per ilFiglio, per il Santo, per il soffio. Uno spazio incui le pulsioni, i sentimenti e i pensieri possanoessere accolti e trasformati. Noi non divente-remo migliori grazie a esso, anzi, saremo stanchimorti, ma altri ne beneficeranno. Naturalmente,questo modo di lavorare progressivamente ci tra-sforma, da personalità a “persona”. È importante

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    Come realizzare questa vocazione? La risposta èche dobbiamo immergerci nei miti; oppure,come si insegna nella tradizione cabalistica: leg-gere lo Zohar. Se accogliamo i simboli nel no-stro essere, l’Albero della Vita può prendereforma. Se arriviamo sino al Libro del MisteroNascosto, scopriremo che c’è veramente unGrande Volto e un Piccolo Volto e che possiamocomunicare con loro, e partecipare alla Ecclesia,la comunità, la “Figlia”. Se siete stati chiamatiper nome e avete udito, avete ricevuto il vostrocompito, ovvero quello di creare uno spazio in-teriore non solo durante la meditazione silen-ziosa, ma anche nella vita quotidiana. In questomodo si può essere un ponte tra il cielo e laterra. Tuttavia, vi sono degli ostacoli! Se talvoltavi è permesso di essere un ponte, c’è sempre il ri-schio che l’io si gonfi il petto e dica: Che bel la-voro sto facendo, come sono importante!Se vi rendete conto di ciò potete dire: «Sto fa-cendo lo stesso errore di Adamo». Le tentazioni

    di voler acquisire e possedere sono grandi. È ciòche ha fatto il grande Arcangelo Lucifero, che hafatto Adamo, e tutti noi abbiamo questa ten-denza. Ecco perché la via della Cabala esige diapprofondire i simboli, non in maniera teorica oimparando il loro significato, perché ciò li di-struggerebbe. Dobbiamo invece risvegliare laloro realtà simbolica.

    IL COMPITO DI DARE DEI NOMI Cabala significa:ricevere, non nel senso di ricevere insegnamenti,perché non ci sono dottrine nella Cabala, bensìricevere il soffio e accogliere i simboli che ope-rano una trasformazione.Si tratta di ricevere il tuo vero nome e allostesso tempo donare tutto ciò che si è ricevuto.Tutto è condiviso con il Santissimo, con il pros-simo e con la natura, perché, come Paolo dice,anche la natura vuole essere liberata. Non im-porta quanto sia bella la natura, il tempo el’umanità sempre la molestano. Tutto ciò che

    Un moderno albero di vita: rappresentazionegrafica dello sviluppo delle specie di uccelli apartire da un punto centrale

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    esiste in natura ha il suo archetipo nel mondodei simboli, nel mondo di Yetzirah. Duranteuna passeggiata, vi avvicinate a un albero op-pure vedete una mucca al pascolo, in quel mo-mento voi siete “spazio” e siete Adamo, poiconnettete l’albero o la mucca con il suo ar-chetipo. Fate esattamente la stessa cosa che hafatto Adamo in paradiso: date alla mucca o al-l’albero un nome, in modo che siano di nuovocollegati con i loro archetipi e possano, in que-sto modo, essere veramente quello che sono.Questa è la missione di Adamo, essere un pontetra il cielo e la terra.Ed è questo il compito di dare dei nomi. Si po-trebbe pensare che la Cabala sia una tradizionetipicamente ebraica, ma all’inizio di quest’arti-colo abbiamo già parlato della Cabala cristiana.Quando si effettua un confronto con le altregrandi tradizioni mistiche, possiamo trovare si-militudini, nonché grandi differenze (perché latradizione ebraica e cristiana hanno ciascuna illoro simbolismo). Però, nella maggior parte deicasi è lo stesso tipo di percorso. Tuttavia, è ne-cessario sottolineare ancora una volta che le ten-tazioni sul cammino sono forti. Una tentazioneè di tenere tutto per sé; l’altra è desiderare di la-sciare questo mondo appena possibile perché èuna valle di lacrime.In entrambi i casi non si sta costruendo un pontetra il cielo e la terra. L’idea di lasciare il mondo,al fine di elevarsi in un modo o nell’altro e non

    tornare mai più, è sbagliata, come pure l’in-clinazione a identificarsi con la terra. Lasciarela terra può sembrare più spirituale, ma è al-trettanto egocentrica della seduzione mate-rialista. Adamo è radicato sia sulla terra sia incielo; è così che può costruire il ponte e far sìche i due possano incontrarsi e il male possaessere riscattato. µ

    Daniël van Egmond tiene conferenze e corsi dimeditazione per la Fondazione Arcana da 15 anni.Oltre a numerosi articoli, ha scritto quattro libri:Body, Subject and Self (1993), Taking Take DeathSeriously (1996), Man and His Angel (2012) e The World of the Soul (2014)(Disponibili solo in olandese)

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    Dall’antica sapienza si svilupparono trediversi sistemi simbolici che, per gli al-lievi di allora – purché fossero total-mente consacrati al loro studio – davano formaa vere e proprie vie iniziatiche. Si trattava: 1. del sistema dell’autentica Astrosofia, lasapienza che si occupava dello studio dellozodiaco e dei dieci pianeti (che in seguitodivenne Astrologia);2. del sistema di insegnamento dei Tarocchi(quello più antico), la cui pura applicazione,con l’utilizzo dei suoi 22 meta-arcani, ciricorda la Rota dei Rosacroce;3. dell’insegnamento dell’Albero della Vita con lesue dieci Sephirot (o emanazioni) e i 22 sentieri.Il Misticismo ebraico prese forma nella Cabala,una corrente di pensiero altamente evoluto chesi è trasmesso sotto forma di sistema. Le originidella Cabala risalgono ad un’epoca nettamenteanteriore al XIII secolo, nel quale però appa-iono le prime attestazioni documentali. Nelcorso del tempo l’insegnamento relativo all’Al-bero della Vita si diffuse in modo sempre piùampio, fino ad esercitare, tra il XVI e il XVIIIsecolo, una notevole influenza sull’ebraismo.Può apparire problematico il fatto di porre inrelazione Spinoza (1632-1677) col Misticismoe con la Sapienza ebraica, dal momento che ilrabbino capo della sinagoga di Etz Chayim adAmsterdam lo aveva scomunicato e persinocondannato alla dannazione eterna. Tuttavia,

    anche queste circostanze ci insegnano qualcosasul comportamento di una persona dotata diragione.La sapienza ebraica ci parla dell’Albero dellaVita, del significato e delle interconnessioni trale dieci Sephirot, che possono essere intesecome emanazioni o idee archetipe. Ognunadelle Sephirot ha una sua collocazione speci-fica all’interno dell’Albero della Vita e sono inrelazione l’una con l’altra in vari modi e attra-verso diverse connessioni. Siamo in presenzadel movimento che porta da En Sof ad Halakhae a Tikkun.En Sof è strettamente in rapporto col termineSostanza usato da Spinoza, sul quale ritorne-remo tra poco. Con Halakha (nell’antica termi-nologia ebraica) si intende il giusto camminodi vita – che può richiamare l’idea espressa dalTao degli antichi insegnamenti cinesi. Tikkunpuò essere inteso come la costante ricerca del-l’armonia con l’En Sof (o Sostanza). In sintesi:il movimento dalla “Sostanza” verso “il giustocammino di vita” e la costante ricerca dell’ar-monia con la Sostanza.Secondo un’altra interpretazione che risale alXV secolo, fornita dal cabalista Isaac Luria, Tik-kun sta ad indicare restaurazione o reintegra-zione. Lo scrittore Gary Lachman utilizzaquesto concetto nel suo nuovo libro, dove l’es-sere umano è una sorta di riparatore o restaura-tore del cosmo, che corregge gli errori commessi

    Spinoza e la sapienza ebraicaUn’esplorazione nella natura universale del Misticismo Ebraico e nella Sapienza in cuiaffondano le sue radici; il suo perdurare nell’era moderna ha costituito il fondamentoper quello che Spinoza chiamò “il sentiero scosceso”, un agire continuamente orientatodalla sapienza e dalla ragione.

    Come si comporta una persona dotata di ragione?

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    da Dio durante la creazione dell’universo.

    Il libro di Spinoza denominato Etica viene tal-volta visto come piuttosto intricato, per la mo-dalità “geometrica” di creare una forma cherenda possibile la percezione dell’evidenza lo-gica. I numeri e la magia che riguarda la loronatura e relazione giocano un ruolo importantedurante il XVII secolo. Le spiegazioni offerteda Eliphas Levi ne I profondi misteri della Ca-bala corrispondono esplicitamente con le tesisostenute da Spinoza: Attraverso il silenzio delpotere del pensiero e la pace del cuore, si puòraggiungere la pace assoluta. Nella sua essenzapiù profonda la fede ebraica aspira allo “Sha-lom”, alla pace che risana la terra.Levi afferma che la sapienza tradizionale degliantichi ebrei potrebbe essere chiamata anche:istruzioni di calcolo del cervello umano. Unasorta di algebra della fede. Tutti gli sforzi del-l’anima nella sua ricerca vi trovano la loro solu-zione come in un’equazione, dove i fattoriincogniti vengono risolti, rivelati; di conse-guenza, le idee e i pensieri acquistano la chia-rezza e la rigorosa esattezza che caratterizzanoi numeri. I risultati appaiono quindi all’occhiodello spirito di un’assoluta certezza (benchésemplicemente relativi all’occhio che abbracciail regno della conoscenza umana) e generanoun altrettanto assoluto silenzio del cuore.Esattamente in ciò consiste il tentativo di Spi-noza: offrire la possibilità di fruire di questaesperienza attraverso il metodo matematico efilosofico che caratterizza il libro dell’Etica.Ragione e orientamento sono a fondamentodella pace del cuore. Il mutare delle circo-stanze influenza le nostre azioni in relazionealla capacità di servirsi o meno della ragioneintuitiva. L’inizio, la base è l’En Sof. Le Sephirot vengono anche rappresentatecome dieci strati o gusci intorno al nucleo cen-trale dell’En 8of, il centro abissale e senza

    forma di tutte le cose; spesso, nelle illustra-zioni, tale centro viene posto al di sopra delleSephirot, ma risulta corretto considerarlo comeciò che vi è di più centrale, circondato da que-sti dieci livelli avvolgenti. A ciò si riferisce Il Cantico dei Cantici di Salo-mone (6.11):Nel giardino dei noci io sono sceso,per vedere il verdeggiare della valle,per vedere se la vite metteva germogli,se fiorivano i melograni.

    Lo scendere nel giardino dei noci è un’espres-sione cabalistica che indica il riflettersi delnulla in ognuno di essi.L’Amleto di Shakespeare dice: Mio Dio! Potreitrovarmi rinchiuso in una conchiglia, e consi-derarmi un re dello spazio infinito…En Sof potrebbe essere descritto come l’Infi-nito o come Ciò che non ha né inizio né fine,come la Realtà ultima e fondamentale o comeil Nulla assoluto. Conoscere Dio non è possi-bile. Ciò corrisponde al Nome Inconoscibile diDio rivelato a Mosè. Notevoli sono i parallelismi tra ciò che tenta diesprimere il termine En Sof e le concezioni diMeister Eckhart (che non appartiene alla mi-stica ebraica). Un cabalista rimasto anonimo(intorno al 1300) scrive: Sappi che l’En Sof,l’Inconoscibile, non è mai nominato nel testo

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    dei Profeti né degli Scritti, né nelle parole deisaggi del Talmud. Soltanto i Maestri al Serviziodi Dio (i mistici) ricevono una stilla del suo se-greto profumo.En Sof è quindi il Dio nascosto dei cabalisti.Un ricercatore olandese così si espresse unavolta parlando delle Sephirot: «Gli enti dellacreazione sono disposti nelle Sephirot in modotale che l’intuizione dei mistici è in grado diassimilarli in quanto categorie del pensiero».Un’altro autore mette in relazione le due Se-phirot, Yesod e Shekinah (altra denominazionedi Malkuth), con i due classici attributi cheSpinoza attribuisce alla Sostanza: Pensiero edEstensione.Forse lo stesso Spinoza tenta di afferrare laconnessione tra Yesod e Malkuth (o Shekinah),tra il pensiero e la sua manifestazione. Lo fa in

    quanto mistico essere razionale, in quanto ra-zionale essere mistico pienamente coscientedell’En Sof, della Sostanza divina.Spinoza distingue tre gradi di conoscenza: • la conoscenza derivata dalle impressioni e

    percezioni sensoriali; • la conoscenza e la comprensione risultante

    dalla percezione congiunta alla riflessione su di essa;

    • la conoscenza proveniente dall’intuizione o amore intellettuale di Dio (amor dei intellectualis).

    Questi tre gradi mostrano con chiarezza come ilpensiero di Spinoza sia influenzato dalla Cabala.In quale rapporto si trova la conoscenza con leSephirot?Nello Zohar leggiamo che la conoscenza, rap-presentata dall’Albero della Conoscenza, im-plica al proprio interno una dualità. Questanon tocca però le tre Sephirot superiori: Kether(Corona), Binah (Intelligenza, Intuizione) eChokhmah (Sapienza).

    La non-dualità nell’opera di Spinoza ha proba-bilmente a che vedere con l’Albero della Vita,inteso qui come le tre Sephirot superiori e piùin particolare l’En Sof. Il giovane Baruch Spi-noza frequentò la Scuola Etz Chayim dai 5 ai15 anni, come tutti i bambini appartenenti allacomunità ebraica portoghese di Amsterdam inquel periodo. Ricevette un’accurata forma-zione nel campo della scienza e della sapienzaebraica. Abbandonata la scuola nel 1647, ri-mase in contatto con i suoi insegnanti tramitecolloqui e anche lezioni private.Etz Chayim significa Albero della Vita.

    L’Albero della Conoscenza corrispondealle sette Sephirot, l’aspetto inferiore dell’Albero della Vita. Valentin Weigel (1698), ispirato da Jacob Boehme.

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    Nel pensiero di Spinoza l’En Sof, il centro ditutto ciò che esiste, viene reso accessibile al-l’essere umano attraverso due dei suoi attri-buti: Pensiero ed Estensione. Le loro proprietàsono assimilabili, come detto sopra, a quelledelle due Sephirot di Yesod e Shekinah. Queste due forme di manifestazione, o attri-buti, possono venir intese come emanazionidall’unità indifferenziata dell’Uno, dal centrodi tutte le cose, dall’Infinito. In tal modo pos-siamo vedere, in questa riflessione sul Pensieroe l’Estensione, che esiste qualcosa che costitui-sce e mantiene la trama di congiunzione traYesod e Shekinah (o Malkuth). Le tre Sephi-rot superiori sono di diversa natura, e tuttavia

    mantengono una connessione di tipo verticalecon Yesod e Shekinah: è ciò a cui si riferisceSpinoza quando parla della terza e più elevataforma di conoscenza, l’Intuizione di natura di-vina, il cui fondamento pone tuttavia nellaShekinah (o Malkuth). Occorre notare cheSpinoza non esclude dall’esistenza uno spazioin cui il divino possa esistere. Al contrario,piuttosto, si sforza di suggerire ciò in una suacorrispondenza (a proposito del problema delmale) con Willem Blijenbergh (1632-1696) ri-ferendosi agli effetti della legge dell’Amore.Spinoza era un cercatore che anelava alla Sa-pienza. Testimoniava quindi di quanto intensafosse la sua aspirazione ad essere unito

    Vetrata colorata in una stazione della metropolitana ad Almaty (ex Alma Ata in Kazakhstan)

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    all’imperturbabile Sapienza della sua anima:Colui che conosce è libero.

    CHASIDISMO Nel Chasidismo ritroviamo inse-gnamenti che si basano sulla Cabala ebraica.Molti testimoniano che la ricerca del giustostato interiore vi occupa una parte fondamen-tale, riassumendolo nel detto: il Chasidismo lotrovi nel tuo cuore. Costoro vedono nell’aper-tura del cuore l’elemento fondamentale, cosìcome avviene nel pensiero taoista e, nel secoloscorso, in quello del filosofo Martin Heidegger.Dal momento che il Chasidismo viene anchericonosciuto come un sistema filosofico, di-viene importante esaminare ciò che ha fatto la

    filosofia occidentale con gli elementi più rile-vanti della Cabala, costantemente attuali, e delloro rapporto con la natura divina.L’En Sof, per esempio, viene considerato comela Sostanza del Dio nascosto o dell’Infinito.Abbiamo già accennato al fatto che esistonomolti paralleli tra l’idea ebraica di En Sof e leconcezioni di Meistert Eckart riguardo allacondizione immanifesta in cui si trova Dio.Meno noto è che un filosofo “moderno” comeSpinoza descriva lo stesso Dio nascosto con laparola Sostanza, che contiene tutti gli attributidi En Sof, in particolare quello di Realtà Origi-nale che è in se stessa l’infinito essere assoluto,l’universo, la sorgente di ogni conoscenza. Il concetto di Sostanza, di cui parla Spinoza, èuna precisa e letterale descrizione della no-zione ebraica di En Sof. E questa Sostanza,l’essenza nascosta di Dio, si trova unicamentein relazione con se stessa. Ma il Nascosto sirende conoscibile attraverso le Sephirot o attri-buti, dice Spinoza. In tutte le Sephirot – edunque attraverso tutti gli attributi – il Dio na-scosto si manifesta. Segnaliamo, di passaggio,che il nostro termine cifra deriva dal singolaredi Sephirot: sephira. Cifra significa anche nu-mero – e, in inglese, anche zero. Si può inten-dere come un’espressione della più profondasapienza divina, senz’alcun altro fine all’infuoridi sé, bensì unicamente nell’unità di se stessa.L’essenza divina nascosta si rivela nella pro-fonda conoscenza dei cabalisti, lasciandosiintuire sotto l’apparenza dei dieci aspetti.

    YESOD E SHEKINAH Secondo la Cabala, perl’essere terrestre nel suo stato di caduta esi-stono due Sephirot che possono essere diretta-mente riconoscibili, Yesod, il fondamento ditutte le forze in azione, e Shekinah, la dimoradi Dio. Queste due Sephirot sono a volteanche chiamate Albero della Vita e Alberodella Conoscenza. Così non ci sorprende che il

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    padre di Spinoza abbia iscritto il figlio Baruch,ancora in tenera età, alla Scuola di Etz Cha-yim (Albero della Vita); scuola che si occu-pava nel senso più profondo dell’educazione edella conoscenza dei propri allievi. È utile ri-cordare che gli antenati di Spinoza erano esuliebrei portoghesi stabilitisi ad Amsterdam al-l’inizio del XXVII secolo. Si trattava cioè diuna comunità che aveva attinto alla ricchezzadi conoscenze e alla profonda sapienza prove-niente sia dalla Spagna che dall’influenza dellaCultura Araba dei secoli precedenti.

    PENSIERO ED ESTENSIONE En Sof (che Spi-noza, come sappiamo, chiama Sostanza) si ri-vela quindi nel mondo sotto l’aspetto dei dueattributi di Yesod e Shekinah. Nella sua operaSpinoza utilizza i termini di Pensiero ed Esten-sione utilizzati anche da Cartesio (res cogitanse res extensa). In tal modo operò la traduzionedegli insegnamenti di natura mistica della Ca-bala in una nuova forma di pensiero e di filoso-fia: la Ratio, o Ragione, del XVII secolo.Occorre considerare la Ratio in relazione allacondizione dell’io particolare e separato. Nel-l’interpretazione spinoziana della Cabala, l’ioisolato si trova rinchiuso nella res cogitans, nelPensiero. Spinoza si sforza di trovare un modoper spezzare tale condizione contestando l’ideache cogitatio ed extensio siano sostanze. Sonoin realtà attributi, o Sephirot del Dio nascosto.[N.d.T.: Sostanze e attributi sono ovviamentecategorie filosofiche note alla antica tradizione,oggetto di incessanti riflessioni]

    CONOSCENZA DEL CUORE Spinoza tentò conla propria opera di modificare l’impostazionedi stampo pragmatico della cultura occidentaleimbevuta di volontà di potenza, attraverso unriorientamento di natura mistica che intendericondurre verso l’origine del Dio nascosto.Cercò di liberare la società del suo tempo dalla

    brama di potere. Che cosa rendeva così originale il pensiero diSpinoza? Esiste una sola risposta. Il pensiero diSpinoza è una questione di cuore. Il termineratio, usato da Spinoza, indica la conoscenzadel cuore che si manifesta attraverso l’intuitio,la forma più alta di conoscenza.L’intuizione è, in questo senso, l’amore perDio, in quanto riconosce Dio come il principiodi tutte le cose. Una tale comprensione corri-sponde all’affermazione sostenuta in anni suc-cessivi: Il Chasidismo è nel tuo cuore. Per iChasidim si tratta letteralmente di un’estasiche li conduce dal piano della terra in cui sicompiono atti conformi alla bontà (Chesed) aquello del cielo della gioia interiore.

    Sul frontespizio della Portae Lucis (Riccius 1516)una mano mantiene il collegamento tra Yesod eShekinah. Spinoza ne parla come di Pensiero edEstensione. Le tre Sephirot superiori sono di diversanatura, e tuttavia mantengono una connessione ditipo verticale con Yesod e Shekinah: a ciò si riferisceSpinoza quando parla della terza e più elevataforma di conoscenza, l’Intuizione di natura divina. Ilsuo fondamento si trova in Malkuth o Shekinah

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    EQUILIBRIO E CHOKHMAH Spinoza osa affer-mare molto razionalmente: Dio non perseguealcuno scopo. Se Dio avesse un qualsiasi obiet-tivo, non sarebbe l’Assoluto. Sono gli esseriumani che hanno degli obiettivi e tentano direalizzarli; e sono sempre essi che proiettanoquesti obiettivi su Dio. Il concetto di ragione,che Spinoza ci offre, non deriva dall’elabora-zione di un io separato, ma dal suo cuore. Ilsuo cuore custodisce le memorie dei suoi an-tenati in stretto rapporto con la Sapienza dellaBibbia. Chokhmah, la Sapienza, è chiaramenteun attributo divino. Nel Libro dei Proverbi èdetto: Il Signore mi ha creato all’inizio delleSue attività, prima di ogni Sua opera; dal-l’eternità sono stata costituita, fin dal princi-pio, dagli inizi della terra. (Proverbi 8: 22-23).La Sapienza di Dio esiste da prima della crea-zione. Questa Sapienza divina è trasmessa alcuore umano. Il Salmo 90:12 dice: Insegnaci acontare i nostri giorni, e giungeremo alla sa-pienza del cuore.”

    NASCOSTO E TUTTAVIA PRESENTE Così pos-siamo apprendere e sapere che Dio era primadi noi, che Dio è nascosto, ma non assente.Anche se Dio è nascosto, è ancora possibile en-trare in relazione con Lui vivendo l’esperienzadi immergerci in En Sof. È una questione diprofondità di fede. Il rapporto con il Dio na-scosto può essere talmente intenso da impli-care la possibilità di un chiaro ed evidentecontatto diretto con Dio, il “camminare conDio”. Condizione che sembra piuttosto impos-sibile ai nostri giorni. La società non ha alcunareale comprensione di quell’Essenza che“muove il mondo”. I viaggiatori venuti in contatto con le profondesorgenti di saggezza orientale hanno compresodi non poter usare la parola Dio nella societàoccidentale, senza privarlo della profonditàassoluta del Suo Essere. Nella profonda espe-

    rienza interiore di Dio della saggezza orientale,diviene più evidente quanto nel mondo occi-dentale ancora sussista e sia largamente diffusaun’immagine di Dio estremamente limitata einappropriata. Già ai suoi tempi Spinoza tentòdi far sorgere la consapevolezza dei dannosi ef-fetti di queste proiezioni limitate. Tuttavia sista sviluppando attualmente una tendenza in-versa e vari pensatori influenti attirano l’atten-zione sull’idea spinoziana di Dio.

    IL “COMMERCIO SEGRETO” È UN’INCONTROMistici e filosofi ermetici insegnano che, vi-vendo l’immersione nell’En Sof, una invisibilerelazione con Dio (il cosiddetto commercio se-greto) diviene possibile. Quando Spinoza parladi Dio, ciò implica l’attuazione di un incontrointeriore con Lui. Per questo incontro la co-scienza deve essere in grado di comprendere epercepire En Sof; si tratta in particolare dellapercezione di quell’Uno che è assoluto e infi-nito, che contiene in sé il Tutto ed è nascostoalla coscienza del mondo. Catharose de Petri,uno dei due Fondatori del Lectorium Rosicru-cianum, lo espresse con le seguenti parole:Colui o colei che è in cerca dell’unità e di con-seguenza incontra Dio, sarà in grado di deci-frare tutti i numeri. In una forza indistruttibilesi immergerà in Dio e avanzerà di forza inforza. Non cesserà mai di fare progressi sulcammino.Ciò significa che quando il candidato in pro-fonda unione con l’En Sof inizia la sua ricercadi Dio e si affida totalmente a questo invisibilecontatto interiore con Dio, riceverà progressi-vamente tutti gli attributi che sono parte del-l’essere umano “divino”: la decifrazione di tuttii numeri, delle Sephirot. Un simile “illuminato”vivrà in Dio crescendo di forza in forza. In talmodo Spinoza insegna che l’illuminazione mi-stica coincide con l’illuminazione della logica edella ragione (la conoscenza del cuore), come

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    lo Chasidismo del cuore coincide con la Ca-bala. La Cabala afferma che il Dio nascostoche comprende in sé ogni realtà è nondimenoconnesso con la Sua creazione nelle profonditàdel Suo Essere. Di conseguenza la creazionepossiede in sé gli attributi divini.

    TIKKUN E INTUIZIONE DIVINA Attraverso l’in-tuitio dei (termine con cui Spinoza indica laforma più alta di conoscenza), al sapiente si ri-vela il mistero della Separazione Apparente,frutto dell’inganno. Per Spinoza e i cabalistinon si tratta solo di conoscenza, ma anche diuno stato d’essere, una condotta di vita. Sitratta del Tikkun, un continuo impegno permantenersi in contatto armonico con l’En Sof.

    Nell’opera di Spinoza il Tikkun viene espressocome amor dei intellectualis. Mantenendosinell’intuitio, il Sapiente ricerca la perfetta Ar-monia con la Sostanza, l’En Sof, e, in tale con-dizione, decifra e risolve i misteri dei numeri. Èin tale contesto che dobbiamo comprenderel’idea rigorosamente geometrica che sottendel’Etica di Spinoza: la Logica ispirata dalla Ra-gione superiore e dalla Sapienza si intercon-nette alla struttura delle emozioni (passioni) edissolve queste ultime nell’Amore, l’amor deiintellectualis. La misura umana e la misura di-vina divengono visibili nella loro pura, origina-ria connessione, e ciò che era nascosto puòesser rivelato. µ

    Femminili

    BINAH

    GEBURAH

    HOD

    YESOD

    MALKHUTH

    Maschili

    KETHER

    CHOCHMAH

    CHESED

    TIPHARETH

    NETZACH

    BinahIntelligenza

    ChesedAmore

    Malkhuth Regno

    Yesod Fondamento

    NetzachVittoria

    HodGloria

    TipharethBellezza

    GeburahGiudizio

    KetherCorona

    Chochmah Saggezza

    KETHER principio di creazione

    BINAH principio di rinnovamento

    CHOCHMAH principio di miglioramento (LUNA)

    GEBURAH MARTE

    CHESED GIOVE

    TIPHARETH SOLE

    HOD MERCURIO

    NETZACH VENERE

    YESOD SATURNO

    MALKHUTH TERRA

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    L a parola cabala significa ricevere eanche rivelazione. La Cabala contienegli insegnamenti spirituali della tradi-zione ebraica, riprodotti in forma simbolicanell’Albero della Vita e nelle sue dieci luci oSephirot. Questa antica saggezza fu trasmessaad Abramo e tramandata oralmente, nel corsodei secoli, fino a che fu trascritta nel SepherZohar nel XIII secolo.Le dieci Sephirot sono collegate fra loro daventidue sentieri. Tali connessioni corrispon-dono alle ventidue lettere dell’alfabeto ebraico,ritenuto una sublime formula divina dellacreazione. Ogni lettera possiede un valorenumerico, un colore e una valenza simbolica.Le tre lettere-madri, Aleph, Mem e Shin costi-tuiscono il fondamento dell’intera creazione,ma anche le altre lettere racchiudono deisignificati di ampia portata.Nel 2° capitolo della Genesi si narra di duealberi, ovvero due principi vitali: l’Albero dellaVita e l’Albero della Conoscenza del bene edel male. Di quest’ultimo Adamo non dovevamangiare i frutti, perché non doveva unirsi adesso, non doveva vivere di esso. Tuttavia eglimangiò il frutto proibito e per questo fu cac-ciato dal paradiso: così, dallo sviluppoarmonioso nell’unità divina, si ritrovò nell’op-posizione polare della dualità.

    Le dieci Sephirot formano insieme un’imma-gine dell’Albero della Vita. I tre cerchi disinistra rappresentano le Sephirot femminili,mentre sulla destra ci sono i tre cerchi con lequalità maschili. I quattro cerchi centrali armo-nizzano le caratteristiche maschili e femminili,che è lo scopo da raggiungere nella vita di ogniAdamo, di ogni essere umano. La stella a seipunte di Davide e il sigillo di Salomone riflet-

    tono questo equilibrio: il triangolo terrestreche aspira è rivolto verso l’alto, secondo la for-mula, mentre dall’alto la pienezza divina siriversa in ciò che è in basso. Il senso delle dieci luci è profondo, ricco disignificato, difficilmente esprimibile a parole.Nessuna delle dieci Sephirot ha valore per sestessa ma, insieme, formano un’unità che col-lega i quattro mondi:– il mondo dell’occultamento; – il mondo della creazione; – il mondo della formazione; – il mondo della realizzazione.

    Il microcosmo, ossia il piccolo mondo del veroessere umano, costituisce un’unità in sé con leradici su questi quattro mondi, ed è pienamenteconforme al macrocosmo o Adam Kadmon.

    Le dieci Sephirot sono: Kether – la Corona Chochmah – la Saggezza Binah – l’Intelligenza intuitiva Chesed – l’AmoreGeburah (din) – il GiudizioTiphareth – la BellezzaHod – la GloriaNetzach – la VittoriaYesod – il Fondamento del mondo Malkhuth – il Regno

    Queste dieci Sephirot sono collegate fra loroda ventidue sentieri. Ogni sentiero è contras-segnato da una lettera dell’alfabeto ebraico. I sentieri rappresentano le modalità d’intelli-genza, come ad esempio l’intelligenzarinnovatrice, l’intelligenza immaginativa,l’intelligenza trionfante, l’intelligenza unifica-trice, l’intelligenza ordinatrice. µ

    L’Albero della Vita

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    I l soggetto non è la distinzione tra magiabianca, nera o grigia – anche se un’espe-rienza vissuta in materia di magia puòrivelarsi di aiuto – bensì saper cogliere unamodalità magico-realistica della vita.Il punto di partenza è la convinzione che il no-stro comportamento sia sempre magico, inaltre parole, che determini la nostra realtà. L’autore cerca di mettere davanti alla coscienzadel lettore l’ipotesi che il suo modo di agiresemplicemente realistico potrebbe esservissuto in modo magico: sarebbe come attra-versare definitivamente una frontiera.Eventuali esperienze precedenti “del limite” (difrontiera) potranno essere preziose, forse ancheindispensabili, per una buona comprensione.Il punto di partenza è essenziale: ci sono duerealtà di coscienza. La frontiera tra le due èmolto marcata. La si può immaginare come unmuro che attraversa la vostra città e vi separadalla città vecchia, che voi d’altronde nonsapreste più riconoscere.

    IL TESORO IN SOFFITTA Ogni essere umano ècircondato da un microcosmo, e ciò implicache tutti gli aspetti del macrocosmo si ritro-vino nel nostro sistema, il nostro piccolocosmo. Come essere microcosmico, apparte-niamo a due realtà. La nostra coscienzaoscilla tra i due poli e non è facile oltrepas-sare il muro che delimita le due realtà. Non

    troviamo più il passaggio. Il microcosmo rappresenta la città vecchia: unadelle due realtà. Il nucleo del microcosmo,l’atomo scintilla di spirito, risveglia nel nostrocuore un ricordo indefinito. Lo sperimentiamocome un desiderio misto a inquietudine, comeil desiderio di un’altra realtà. La condizione del microcosmo – di volta involta abitato da mortali diversi per potermantenersi nella realtà di quaggiù – fa sì chel’altra realtà possa parlare in noi solo comereminiscenza di un mondo meraviglioso einaccessibile. Questa memoria non si riferisce a una felicitàantica, a una relazione anteriore, e nemmeno aiprecedenti occupanti del microcosmico, ben-ché in esso sia codificato e conservato tutto ciòche è stato vissuto. È come un tesoro celato insoffitta che ci attira. Forse vi ricordate quandonell’infanzia eravate attratti dalle soffitte deinonni. Una povera piccola lampada e un raroraggio di sole rivelavano cartoni, mobili, tes-suti, oggetti diversi... un mondo magico per unbambino che si immaginava sempre trasportatoverso un altrove, tra le nuvole. Questo viaggio di scoperte appassionanti è si-mile a quello che possiamo intraprendere nelnucleo del nostro microcosmo.

    CHI PRECEDE IL VIAGGIO Anche se può sem-brare sconcertante, siamo proprio noi questo

    Il realismo magicoLo scopo di questo articolo non è esaminare un genere letterario, anche se ilrealismo magico di certi romanzi è perfettamente adatto all’interpretazione didifferenti livelli di coscienza. Conoscere questo genere letterario può essere diaiuto, ma non è indispensabile per comprendere ciò che segue. La nostra vitanon è un romanzo, ma è allo stesso tempo realtà e un miracolo magico.

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    la magia della realtà

    Silo, di Peter Vlot

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    viaggiatore? Ciò non toglie che simili viaggi innoi stessi siano realistici e allo stesso tempomagici. Essi ci permettono di scoprire qualielementi di un lontano passato determinanoancora attivamente la nostra esistenza. Sono ifili del destino che ci governano e ci consen-tono di scoprire la costruzione della nostra pri-gione. È una ricerca interessante che fa luce suciò che impedisce alla nostra anima di attraver-sare la frontiera, la frontiera del paese che nonha, di fatto, mai lasciato. L’anima percepisce un appello proveniente dalsuo mondo che la invita a ritornare. Ritroviamo questo appello nel Canto dellaPerla: l’anima riceve una lettera, portata daun’aquila. Questa lettera è scritta per lei da suopadre-madre dal paese che un giorno aveva la-sciato. L’anima scopre che le parole scrittenella lettera corrispondono a quelle incise nelsuo cuore. Ritroviamo questo invito, ricevuto dall’anima,nelle Nozze Alchemiche di Cristiano Rosacroce:

    Una sera, la vigilia di Pasqua, come mia abitu-dine ero seduto al tavolo e dopo essermi intrat-tenuto con il mio Creatore in una umilepreghiera e aver meditato molto sui grandi mi-steri (che il Padre della Luce, nella sua Maestà,mi aveva lasciato contemplare in gran numero),stavo per preparare nel mio cuore un puropane azzimo, con l’aiuto del mio amato

    Agnello pasquale, quando improvvisamente silevò un vento così impetuoso che non potei fara meno di pensare che la montagna nella qualeera scavata la mia dimora sarebbe crollata acausa della sua grande violenza. Eppure, datoche niente di simile mi era mai arrivato a causadel diavolo (il quale mi aveva tormentatomolte volte) ripresi coraggio e proseguii la miameditazione fino al momento in cui qualcunomi toccò, inaspettato, sulla spalla. Ciò mi spa-ventò a tal punto che osai appena girare latesta, ma sentivo in me della gioia, per quantopossa permettere la debolezza umana in circo-stanze simili. Mi voltai solo dopo che più voltemi sentii tirato per il vestito. Una meravigliosaforma di apparenza femminile, vestita con unabito blu sontuosamente disseminato di stelled’oro, proprio come nel cielo, era di fronte ame. Teneva nella mano destra una trombad’oro puro sulla quale era inciso un nome, cheriuscii a leggere ma che mi è proibito svelare;nella mano sinistra portava un grande pacco dilettere scritte in varie lingue, che doveva,come appresi più tardi, portare in ogni Paesedel mondo. […] Non appena mi voltai, cercònel suo pacco e infine trovò una piccola letterache posò rispettosamente sul tavolo e poi sparìsenza dire una parola. […] La piccola letteraera così pesante che non avrebbe potuto pesaredi più nemmeno se fosse stata di oro puro.Esaminandola con attenzione, scoprii che era

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    chiusa da un piccolo sigillo sul quale era fine-mente incisa una croce con la scritta In hocsigno vinces (In questo segno vincerai). Apriidunque la lettera con precauzione e dentro vitrovai scritti, su fondo blu con lettere d’oro, iversi seguenti: Ecco il giorno, ecco il giorno, delle Nozze reali! Se tu sei nato per parteciparvi,eletto da Dio alla gioia, puoi salire la montagna dove si ergono tre Templi e contemplare il prodigio. Veglia però ed esaminati;se non ti purifichi con cura,di certo le Nozze ti saranno funeste.Chi non lava i suoi peccati sarà trovato troppo leggero. Sotto era scritto: Lo sposo e la sposa.

    Questo racconto tratta di un invito, un invito apartecipare alle Nozze reali. Allo stesso tempoè un invito a mettersi in cammino, a salire lamontagna. Viene anche indicata la regola perun buon comportamento: essere puro, mondoda ogni peccato.

    A CHI È INDIRIZZATO L’INVITO? Dal racconto,sembra che la condizione per essere invitati siadi mantenere un’intima relazione e dialogo con

    il “Padre della Luce”. E qualcosa di completa-mente nuovo deve essere realizzato nel cuoredell’invitato, in virtù degli atti compiuti: unpuro pane senza lievito. Inoltre, si esige realismo: Veglia però ed esa-minati. Vegliare per vedere ciò che siamodentro, per vedere chi siamo. Quello cheosserviamo deve essere messo alla prova, con-frontato con l’esigenza di “un bagno dipurezza”, dobbiamo essere mondi da ogni pec-cato. Eseguire sinceramente questo compito èun atto magico, una prova affascinante chemodifica la nostra realtà. Cosa succede veramente? Nel racconto delCanto della Perla, abbiamo visto l’aquila, pro-veniente dal paese del padre-madre, portare lalettera che, nel cuore del figlio, suscita un ef-fetto specchio, un riconoscimento.Ciò significa che la Luce esteriore, che ci in-vita, può essere riconosciuta nello spazio delcuore come Luce interiore.Le vibrazioni del campo di luce intorno a noi,dell’altra realtà di coscienza, trovano un econel linguaggio dell’elemento luce in noi. Que-sto effetto di risonanza si comunica alla co-scienza come desiderio, inquietudine, nostalgia.Con l’aumento della potenza, la risonanzasarà in grado di rompere il guscio che si trovatra la Luce esteriore e la luce interiore, cioèla nostra indomabile caparbietà, il vecchiovociante pensiero.

    Un atto magico è una prova affascinanteche modifica la nostra realtà

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    PARLIAMO DI UN REALISMO MAGICO Per orac’è solo l’inquietudine che, nel nostro deside-rio di comprendere, ci accompagna nel mondoumano, nella rete delle nostre relazioni. Fino ache nel nostro sangue non si imprimerà laconsapevolezza che l’affascinante paese delpre-ricordo non si trova da nessuna parte suquesto globo; che “la bella e misteriosa donna”vive forse solo nella nostra memoria, un’im-magine che non appartiene all’umanità cheabita la Terra. Allora la ricerca sfrenata e ap-passionata lascia la zavorra e, nel presente, ini-zia un viaggio interiore, una discesa in noistessi condotta dall’anima. Sembra che tutto avvenga per caso, che – come uno dei personaggi di Gustav Mey-rinck – per caso scopriamo un antico mano-scritto in una nicchia della vecchia casa delmaestro. Iniziamo così una lettura del passatodei precedenti abitanti della nostra casa. Così,leggendo nella storia passata, si colgono le cir-costanze e gli ambienti dei predecessori di unpassato lontano, ricordi commoventi o faticosi,e forse anche vecchi fantasmi che ci fermano eci invitano a un ballo in maschera. Ci è offerta la possibilità di svelare questamessinscena. C’è la Luce all’esterno e c’è laLuce all’interno. Tra le due c’è il nostro du-plice preoccupato pensiero, al quale abbiamoincatenato la nostra coscienza. Per decifrarequesta situazione è necessaria la Luce, sia

    quella esteriore, sia quella interiore. Unite, esseriusciranno a scuotere la coscienza in modotale che essa sarà in grado di esprimersi dinuovo. A forza di essere tirati per la giacca,finiremo per voltarci e vedremo che siamostati invitati. O meglio ancora: la nostra anima riceve unalettera d’invito a convertirsi e a tornare alpaese del padre-madre, tornare là da dove lei,tanto tempo fa, partì.

    UN REALISMO SI APRE UN CAMMINO La co-scienza sperimenta quel desiderio speciale chesgorga dalla scintilla di Spirito che è stata toc-cata. La coscienza ne parla e canta la nostalgiaper l’altro paese, per Dio, per la Luce, per la fe-licità, la bellezza, la saggezza e la verità. Tuttavia, se la coscienza se ne impossessa e sene appropria identificandovisi, l’anima rimanecome una giovane adolescente innamorata,sempre alla ricerca del castello dove incon-trerà il suo innamorato. Invece, se la coscienzariconosce che questa aspirazione è un deside-rio dell’anima, una possibilità del tutto nuovasi libera. Una nuova lucidità, un realismo siapre un cammino. L’uomo diventa un mago realista, capace diportare riposo e limpidezza nel suo campo direspirazione. I raggi di luce, meno frammentati,irradiano più intensi e il flusso di energie co-struttrici non è più interrotto.

    Liberate delicatamente il filo in vista di utilizzarloper una nuova tessitura, molto più libera

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    Questa possibilità nasconde un’altra magia: lamagia gnostica per la quale l’interiore, comeuno specchio senza macchie, riflette chiara-mente la nuova realtà di coscienza per tutto ein tutti. Alcuni saggi hanno rappresentato l’umanitàcome un insieme, come un accumulo di sfere,di palle, come una grande mora o fragola: unsolo frutto composto da una moltitudine dipiccoli globi o sfere. La nostra sfera indivi-duale è circondata da un guscio. Se noi la-sciamo agire la risonanza della Luce, il gusciosi aprirà e la nostra sfera diventerà completa-mente trasparente. Anche la terra e la comu-nità umana sono circondate da un guscio. E inun certo senso possiamo dire che la terra èl’umanità e l’umanità è la terra. Quando tuttequeste piccole sfere che sono gli esseri umanisaranno diventate fonti trasparenti di luce, laterra assomiglierà a un sole!

    IL FILO ROSSO DEL RITORNO L’Invito di cuiparliamo vuole farci mettere in cammino; uncammino la cui prima tappa consiste nel se-guire la luce del proprio cuore. Una fase suc-cessiva può consistere nel ricevere spiegazioniattraverso e in una scuola spirituale. Concreta-mente, si tratta della nostra vita ordinaria contutte le sue agitazioni, incontri, conflitti, saluti,sospiri... Se siamo disposti al realismo magico,se siamo pronti a vedere che ciò che ci anima

    viene dalla luce del cuore, allora ogni incontroè un invito e ogni consenso effettivo modificaqualcosa nel nostro essere. Notiamo così che inostri “alti” e “bassi” non dipendono dal giocodella sorte né da una esistenza di solitudine.Vediamo allora che un filo rosso percorre le si-tuazioni successive della nostra vita. Seguire il proprio filo rosso è un movimentodi ritorno. Liberate delicatamente il filo invista di utilizzarlo per una nuova tessitura,molto più libera. Certamente incrocerete, inquesto lavoro, i fili multipli della trama costi-tuita da tutta la matassa di uomini e donneche incontrerete. Ogni relazione tra due per-sone si compie tra nodi, punti di contatto deltutto individuali. Quando si disfa uno o l’altronodo, si fa l’esperienza che il legame sparisce,che non c’è più una interazione preponde-rante, come voluta dalla sorte, che limita lospazio di libertà. Non c’è più, per esempio,preminenza dell’uno o dell’altro, relazioni af-fettive disperate, sentimento materno rigido,disperazione per una separazione, una morte,ecc. In compenso, la libertà ha guadagnato ter-reno. Nulla è più magico del rinunciare a unaparte di sé. µ

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    Da dove vieni?

    Una mattina molto presto, mentre lacampagna era ancora avvolta nel suomantello di rugiada come una giovanesposa ornata di veli, e una miriade di perleriflettevano la luce del sole, mio padre, il reMan, e io, suo figlio Mantao, facevamo unapasseggiata nel magnifico giardino. Quale rapi-mento il profumo e lo splendore dei fiori che sistavano svegliando dolcemente! Facemmo sosta in un luogo dove sgorgava unascintillante fontana d’argento, affascinati dalcanto d’esultanza degli uccelli appollaiati sullacima di un vecchio albero. Quest’albero eracosì vecchio che nessuno ne conosceva l’età.Secondo la leggenda, svettava là in tutta la suaforza da tempi immemorabili. Ci attardammonei pressi dell’albero. In profonda meditazione,m’interrogai sul suo mistero. «Ditemi, mio caro padre, che cos’è il tempo?»Man, mio padre, non rispose. Tuttavia non miarresi e rinnovai la mia domanda: «Ditemi, vene prego, o padre mio, che cos’è il tempo?» Nuovamente mio padre rimase in silenzio,come se avesse voluto che io non ponessi ladomanda. Ciò non mi acquietò e con un’osti-nazione infantile chiesi per la terza volta: «Ilnon saperlo mi tortura, padre. Se è unsegreto, fidatevi di me. Devo saperlo: checos’è il tempo?» Un’ombra passò sulla fronte di Man, ma larimosse subito. Allora, con fare amichevolesollevò la mano e indicò il vecchio albero. «Se insisti nel volerlo veramente sapere,

    ragazzo mio, va prima a raccogliere per me ilfrutto più bello sulla cima di quest’albero!»Pieno di zelo e al massimo della felicità, miavvicinai al tronco. Quell’albero era straordina-rio! Cominciai subito ad arrampicarmi fino aessere circondato dai rami. Che silenzio at-torno! Mi sentivo avvolto di mistero, intorno ame volteggiavano delle meraviglie. Gli uccelliavevano smesso di cantare, le foglie non sussur-ravano più, lacrime d’oro colavano dai rami etra i ramoscelli scese un profondo silenzio. Mi avventurai sempre più in alto attraverso ilfogliame denso. Una colomba mi seguìtubando dolcemente sino a che raggiunsi lacima, finalmente. Là, scoprii sopra di me il piùdelicato dei frutti. Il suo odore era soave. Sem-brava una mela d’oro completamente matura,incredibilmente bella. Fui così stupito che nonosai neanche tendere la mano verso di lei. All’improvviso sentii un sibilo sopra di me.Inclinai la testa e vidi un piccolo serpente chesi contorceva. «Segui il mio consiglio – disse – prima di por-tare il frutto a tuo padre, mordilo e assaggialo.Allora saprai tutto ciò che vuoi sapere». Ascoltai, affascinato. Tuttavia, quando sentii lasua presenza sulla mia testa, gli dissi: «No, no,voglio prima portarlo a mio padre». «Ascolta – insistette il piccolo serpente – que-sto frutto divino cela il segreto del Tempo! Tuopadre non te lo rivelerà mai. Dunque, se vuoiconoscerlo, mordilo e assaggialo!»In quel momento il mio cuore si mise a

    Il viaggio di MantaoC.M. CHRISTIAN

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    fremere di desiderio. Una voglia, ignota fino aquel momento, s’impossessò di me. Tesi lamano verso il frutto... Sento ancora il tubarelamentoso della colomba. Tutto tremanteafferrai il frutto, e una volta nella mia mano...lo addentai. Ahimè! Il frutto mi scappò dalla mano e rotolòin basso, molto lontano da me. Come colpitodal fulmine, persi l’equilibrio e caddi; ebbil’impressione di immergermi, attraverso la fon-tana, in un baratro. Quando mi svegliai, intorno a me era tuttobuio e duro. Non c’era più la luce. Erano sparitilo splendore, la corona, il vestito luminoso.Dimenticato il regno del Padre-Madre-Figlio.Il mio occhio solare si era chiuso. Soltanto unanotte fredda mi circondava. Mi trascinai carponi, di pietra in pietra, di ce-spuglio in cespuglio. Improvvisamente sentiiuna voce: «Guarda un po’! Un nuovo ospitenel nostro regno!» «Dove sono?» chiesi mentre impaurito come

    un animale mi allontanavo strisciando sul ter-reno. Una tartaruga gigante uscì dalla sua tanae mi rispose: «Sei nel regno del sovrano a dueteste. Egli regna con dei ‘sì’ e con dei ‘no’, condegli ‘ahimè!’ e dei ‘ah! ah!’ Vieni mio piccoloragazzo, seguimi, che ti indico un po’ il cam-mino durante il tuo viaggio attraverso ilmondo». Docilmente seguii la tartaruga nellapolvere. Essa mi spiegò molte cose: «Solleva latesta! Vedi la luce, là? Bene, d’ora in poi, sarà iltuo sole. Dà unicamente luce durante ilgiorno, quando non è nascosto dalle nuvole.Può anche bruciarti la pelle. È l’immagine delvero sole e dà, per un certo periodo di tempo,la sua forza agli esseri della terra, offre loroanche la luce degli occhi. È per questo chedevi essergli riconoscente, perché senza luisaresti perso. E poi, guarda, la notte uno spic-chio d’argento illumina il mondo dall’alto, è laluna. Essa ti lega alla rete dei sogni tessuti coni fili multicolori delle tue voglie, affinché ituoi desideri non siano mai saziati, nella

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    disgrazia come nella fortuna. Poi, laggiù, nel-l’incanto sereno dell’abito della regina dellanotte, vedi tutti quei punti scintillanti? Sonole stelle. Con le loro dita ghiacciate ti tiranoper dei fili, dall’alto in basso, da sinistra adestra, molto vicino o molto lontano, dapper-tutto. Secondo i tuoi desideri ti mostrerannoun giorno – forse – il senso del mondo». Essa m’insegnò ancora molte altre cose, la vec-chia tartaruga, saggia custode del regno delsovrano a due teste. Salendo e scendendo,seguii la sua traccia, di giorno in notte, di nottein giorno, per imparare a camminare nel movi-mento circolare dell’orologio del mondo. Un giorno, stanca probabilmente di mostrarmitutto, mi abbandonò e strisciò nella sua tana,affinché andassi per la mia strada da me stesso.Da quel momento non feci che girare in cer-chio. Tuttavia, mi resi rapidamente conto cheero stato seguito in segreto. Due strani compa-gni danzavano intorno a me, beffardi e dispet-tosi, burloni e adulatori. Si prendevano giocodi me, sospiravano «Oh!» o ridevano «Ah! Ah!»Si sarebbe detto che volevano afferrarmi. Cia-scuno di essi maneggiava uno specchio appesoa un lungo stelo, uno con Oh, l’altro con Ah. Li tenevano continuamente davanti a me:«Guarda qui. Guarda là. Oh! Oh!… Ah! Ah!».E così facendo m’influenzavano e suscitavanoin me delle voglie. Mi capitava spesso di ce-dere e di lasciarmi prendere nella trappola.Con tutti i miei sensi restavo appeso a queglispecchi Oh e Ah. Guardando in uno, mi vedevo adagiato nellaculla dalla mia mammina; dei bambini gioca-vano con le farfalle in una prateria fiorita. Ah!Guardando nell’altro vidi, nell’oscurità intornoa me, dei ragazzi loschi armati di randelli. Micolpirono fino a uccidermi, e sentii il mio grido

    di morte. Oh! Ah! Ah! Eccomi ora seduto vicino a una fon-tana dove delle incantevoli ragazze riempivanole loro brocche e mi chiamavano ridendo per-ché andassi a bere con loro. Oh! Poi mi ritrovai tra dei vecchi esausti, tor-mentati e senza difesa, che giravano in tondozoppicando; abbandonati, gli infelici si trasci-navano verso i loro sepolcri. Ora, in sale son-tuose, stavo come un re tra grandi signori edistinte signore, m’inebriavo di gloria, di ric-chezza e di potere, come ubriacato da un vinodelizioso Ah! Ah! Là, m’inginocchiavo con gli zoppi e i mendi-canti in lacrime, tormentati dalla miseria, rosic-chiati dalla lebbra, sui gradini di marmo deipalazzi dei ricchi. Oh, oh, oh!Qui, vivevo con una brava sposa e una cerchiagioiosa di ragazzi e di ragazze. Una vera bene-dizione questa tranquilla atmosfera familiare!Che felicità! Là, nella città incendiata, dovevo abbandonaretutti i miei beni e fuggire il nemico tra donne inlamenti e bambini in lacrime. Quale disgrazia!Qui, ero un erudito tra gli scienziati, onoravola scienza e mi arricchivo di tutto ciò che erasaggezza, sapere e arte. Che felicità!Là, mi rotolavo nel fango delle passioni, dovela voluttà e la dipendenza nutrivano il peccatoe il vizio; dove il timore del castigo chiamavasofferenza, malattia e morte. Oh, mio Dio!Qui, ero affascinato dalle meraviglie delmondo dell’Onnipotente e dal loro molteplicesplendore; per il gioco deg