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VERDELLO Anno XCII - N° 4 giugno 2015 - L’Angelo in Famiglia Pubbl. mens. - Sped. abb. post. 50% Bergamo NOTIZIARIO PARROCCHIALE Laudato sii mi Signore per sora nostra madre terra

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VERDELLOAnno XCII - N° 4 giugno 2015 - L’Angelo in Famiglia

Pubbl. mens. - Sped. abb. post. 50% Bergamo

N O T I Z I A R I O P A R R O C C H I A L E

Laudato sii mi Signoreper sora nostra madre terra

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Notiziario della Parrocchiadei Santi Pietro e Paolo - VerdelloMachinù n.4 - giugno 2015

Suppl. a “L’Angelo in famiglia”n. 6 giugno 2015

Direttore Responsabile:don Arturo Bellini

In copertina:EXPO 2015: l’albero della vita

Fotografie:Studio Lodetti, don Diego, Circolo Fo-tografico, Scuola dell’Infanzia, CarmelaRicco, Terenzio Paratico, ACOV, Web

Rielaborazione grafica di don Diego

NUMERI TELEFONICIParroco: don Mario 035.871.123don Diego 035.871.119don Christopher 035.871.158don Peppino 035.871.495Casa di Riposo 035.871.129Caritas 035.882.717Arcobaleno Segreteria 035.870.897

Ufficio 035.870.019

Indirizzi di posta elettronica:[email protected]@[email protected]

Machinù in internet:www.comune.verdello.bg.it"Documenti on line"link Pubblicazioni.a cura di Samuele [email protected]

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I n f o rmaz i o n i

VVEERRDDEELLLLOOAnno XCII - N° 4 giugno 2015 - L’Angelo in Famiglia

Pubbl. mens. - Sped. abb. post. 50% Bergamo

N O T I Z I A R I O P A R R O C C H I A L E

LLaauuddaattoo ssiiii mmii SSiiggnnoorreeppeerr ssoorraa nnoossttrraa mmaaddrree tteerrrraa

2015 Machinù giugno_Machinù 01/07/2015 08:21 Pagina 1 LUGLIO1 luglio ore 20.30 S. Messa nella Chiesa dei Santi Cosma e DamianoOre 20.30, Casa don Guanella, Gruppo “La Casa” per separati, divor-ziati e risposati2 luglio ore 20.30 S. Messa al Ravarolo3 luglio Primo Venerdì del mese5 luglio XIV del Tempo OrdinarioOre 15.00, presso l’ex Casa di Riposo Preparazione ai Battesimi7 luglio ore 20.30 S. Messa al Cimitero9 luglio ore 20.30 S. Messa al Ravarolo12 luglio XV del Tempo Ordinario14 luglio ore 20.30 S. Messa al Cimitero15 luglio ore 20.30 S. Messa nella Chiesa dei Santi Cosma e Damiano16 luglio ore 20.30 S. Messa al Ravarolo17 luglio FESTA DI CHIUSURA DEL C.R.E.18 luglio ore 16.00 Ammassamento Gruppo Alpini in Piazza e corteoal Cimitero per onore ai Caduti19 luglio XVI del Tempo Ordinario Ore 11.00 S. Messa al Ravarolo con Gruppo AlpiniOre 12.00 Battesimi21 luglio ore 20.30 S. Messa al Cimitero23 luglio ore 20.30 S. Messa al Ravarolo26 luglio XVII del tempo OrdinarioDa domenica 26 luglio fino al 2 agosto CAMPO ADOLESCENTIOre 16.00 S. Messa al Ravarolo in onore dei SS. Gioacchino ed Annaper tutti i nonni della comunità28 luglio ore 20.30 S. Messa al Cimitero29 luglio ore 20.30 ore 20.30 S. Messa nella Chiesa dei Santi Cosma eDamiano30 luglio ore 20.30 S. Messa al Ravarolo

AGOSTO1 agosto di pomeriggio CONFESSIONI per il Santo Perdono d’As-sisi2 agosto XVIII del Tempo Ordinario FESTA DEL SANTO PER-DONO D’ASSISI4 agosto ore 20.00 S. Messa al Cimitero5 agosto ore 20.30 ore 20.00 S. Messa nella Chiesa dei Santi Cosma eDamiano

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Ca l enda r i o

6 agosto ore 20.00 S. Messa al Ravarolo7 agosto Primo Venerdì del Mese9 agosto XIX del Tempo OrdinarioDa domenica 9 agosto fino al 16 agosto CAMPO FAMIGLIE11 agosto ore 20.00 S. Messa al Cimitero13 agosto ore 20.00 S. Messa al Ravarolo14 agosto ore 18.00 S. Messa nella Vigilia dell’Assunta15 agosto ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIAOre 9.30 S. Messa al Santuario16 agosto XX del Tempo Ordinario18 agosto ore 20.00 S. Messa al Cimitero19 agosto ore 20.00 S. Messa nella Chiesa dei Santi Cosma e Damiano20 agosto ore 20.00 S. Messa al Ravarolo23 agosto XXI del Tempo Ordinario25 agosto ore 20.00 S. Messa al Cimitero27 agosto ore 20.00 S. Messa al Ravarolo Dal 27 agosto al 31 agosto FESTA DELL’ORATORIO, presso l’area feste30 agosto XXII del Tempo Ordinario

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Le t t e r a d e l P r e v o s t o

Come ogni anno il tempo estivo, tanto agognatogiunge con i suoi ritmi, le sue proposte, i tempi di festa ele vacanze. Anche la Parrocchia non si sottrae al suo ve-stirsi di abiti più leggeri e più adatti, il C.R.E., i campi fa-miglia, il campo adolescenti, le feste aggregative sembranodare quel tono di leggerezza che ben ci sta. Tutto appareassopito! Eppure la comunità continua a custodire la fededei suoi, l’Eucaristia quotidiana ne è il segno più imme-diato. Il Vescovo Francesco ha indicato l’Eucaristia comepalestra della vita cristiana, luogo dove misurare la “ca-pacità” la “resistenza del cuore”. L’allenamento è indi-spensabile per affrontare sforzi e fatiche. Pensiamo anchesolo a tutto quello che si è messo in campo per accom-pagnare qualche piccolo alla Messa di Prima Comunione,oppure alla tenerezza di cui è segno l’Eucaristia agli an-ziani e ai malati, impediti ad uscire di casa. E poi, adole-scenti e giovani, che sembrano sempre più lontanidall’incontro domenicale della comunità con il Signore.La scusa, a volte fondata, è quella della noia, che i più gen-tili mascherano con la monotonia: sono sempre le stessecose. Gli adulti, quelli che attraccano alla méta della ma-turità, mostrano evidenti segni di cedimento e insoffe-renza. L’Eucaristia non riesce a catturare la loroattenzione, spesso si riduce a quei momenti “dovuti”,quelli che segnano tappe, talvolta gioiosi ealtre volte di congedo, ma senza rapporticon la vita. L’allenamento è graduale. Infarto in ag-

guato per chi esagera con alchimie di mi-racolistico e presunte apparizioni;ipotensioni quando il grado d’interesse èormai segnato dall’indifferenza e, persino,dal disprezzo. Un cuore che rimane nel-l’Eucaristia rivela una certa “familiarità”come quella dei due di Emmaus che, purstanchi e delusi, conservano nel cuore il ri-cordo e l’attesa. Le speranze frustrate di-ventano il luogo dove costruire il futuro.Non bisogna radere al suolo, facendopiazza pulita, ma ricostruire, magari conuna certa attenzione certosina, quello spa-zio dell’umano che a Dio si apre natural-

mente e chiede tanta pazienza. È una scelta pastoralequella di lasciare spazio al racconto della tradizione, nonper farne un baluardo della conservazione, ma per libe-rare la fantasia.Troppe volte stiamo alla finestra, assistiamo all’Eucari-

stia come una rappresentazione, seppur sacra, che non ciappartiene e scivola via. L’emozione dura poco, troppopoco perché diventi vita. L’Eucaristia è per tutti un grem-biule cinto ai fianchi che indica e stimola servizio. Stra-volge la vita: rende i presbiteri sacramenti, le coppie disposi segni, i consacrati rimandi, i malati strumenti… i bat-tezzati testimoni. C’è ancora tanta strada da fare perchétutto questo diventi “Chiesa”, perché il corpo della co-munità viva quell’armonia che nasce dalla consapevolezzadi tutti e dalla disponibilità di ciascuno. Non è per lemezze calzette l’avventura cristiana, per i topi del messa-lino e gli euforici del miracolistico, ma ogni giorno si mi-sura sulla precarietà dei vissuti, lo scandalo dei poveri el’attesa degli ultimi.C’è allenamento da fare! Non entriamo subito in

un’estate che manda in vacanza le più belle passioni perdiventare uomini e donne nuove: donne e uomini capacidi Eucaristia.

Don Mario

Finalmente l’estate

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V i t a d e l l a Comun i t à

La nostra Parrocchia vanta di avere come protettorie patroni i due pilastri stessi che si ergono come colonnea sostegno di tutta la Chiesa: i Santi Pietro e Paolo. Nelladomenica 28, durante la liturgia domenicale li abbiamoonorati e pregato affinché la loro protezione ci faccia es-sere una vera comunità di credenti. Li abbiamo invocatiper i bambini, i ragazzi e i giovani; per le famiglie che com-pongono la parrocchia, per il mondo del lavoro e dellascuola; per chi soffre e porta il peso della malattia o fa fa-tica a vivere; per gli anziani e le persone svantaggiate;come per chi fa fatica a credere e a vivere la fede.Il giorno della festa, come indicano i calendari, un con-

certo in piazza proposto dal corpo bandistico mons LuigiChiodi, ha reso ancor più festoso tale evento. Ma fer-miamo ancora la nostra attenzione sulle loro figure.La liturgia e l’iconografia cristiana antica non separano

mai queste due eminenti figure: Pietro e Paolo. La più an-tica menzione di Pietro nei testi del Nuovo Testamentoè conservata nella prima lettera inviata da Paolo alla co-munità di Corinto, dove il discepolo è presentato comemodello esemplare del ruolo apostolico e già ricono-

sciuto come “leader” prestigioso nel contrapporsi ad altrigruppi (cfr. 1Cor 1,12). Dal canto suo Pietro si appoggiaa Paolo riconoscendone l’autorità (cfr. 2 Pt 3,15-16) perla sua presenza stimolante nella Chiesa primitiva, che ga-rantisce lo sviluppo della fede con un pensiero a volte di-rompente.Questa testimonianza è per tutti motivo di grata me-

moria. Ci attesta come fin dalle origini del cristianesimo,l’Istituzione e il carisma si integrano e si completano, ri-spettando le reciproche differenze.Nel Vangelo letto durante le celebrazioni in loro

onore sono messe in evidenza soprattutto la confessionedi San Pietro da cui ha avuto inizio la Chiesa e la volontàdi Gesù di affidargli la garanzia dell’unità e della fedeltà alVangelo. Sorge spontanea una domanda: perché viene im-posto a Simone un nome nuovo, anche se poi Gesù con-tinuerà a chiamarlo con il nome di prima?Intanto Kefa-Pietro è un soprannome – cui andava

congiunto uno speciale significato, tanto da entrare nelkerigma, nella tradizione orale – ed era stato trasmesso.Siccome il passo di Mt 16,18 è l’unico del Vangelo in cui

I due apostoli della fedeFesta dei santi Pietro e Paolo

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V i t a d e l l a Comun i t à

il significato e l’importanza di questo nome vengonoapertamente manifestati, bisogna riconoscere che ilbrano appartiene alla più antica tradizione della Chiesa, laquale lo trasmise come un detto di Gesù. È perciò unaconferma dell’attendibilità storica del testo, verso cui nu-merose sono state le obiezioni e le avversioni. Sta di fattoche nell’elenco completo degli apostoli e in ognuno deitre sinottici, Pietro figura sempre al primo posto (cfr. Mc3,16-19; Mt 10,2-5; Lc 6,12-16).Il mutamento del nome indica la preminenza che

l’apostolo eserciterà in modo speciale nell’ambito dellafede: Pietro, infatti, sembra possedere un’illuminazione piùchiara di tutti, riconoscendo in Cristo il Messia; tanto cheGesù ribatte: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giovanni, poi-ché non la carne e il sangue te lo hanno rivelato, ma ilPadre mio che è nei cieli» (v. 17). Decisivo il fatto cheGesù elegge Pietro a «pietra» della Chiesa non in basealle sue disposizioni naturali (l’assoluto entusiasmo, l’ar-dente zelo, la candida rettitudine); sappiamo infatti che ildiscepolo è indietreggiato per la sua instabilità quando la

sua fede era ancora debole… Gesù lo ha reso «pietra»mediante la sua grazia e la sua assistenza divina, perchéegli vuole la cooperazione degli uomini nell’edificazionedel suo Regno e osa chiederla perché con la sua provvi-denza può compensare e prevenire i rischi delle debo-lezze umane.Il sostegno del Signore aiuta anche noi, oggi, a pren-

dere coscienza del fatto che Cristo educa i discepoli allaforma cristiana oltre le funzioni e i ruoli, perché anche unmandato particolare dev’essere peculiare espressionedella forma di funzione universale propria della Chiesa.Possa davvero la Chiesa, unita a Pietro nel proclamare

la fede in Gesù Cristo, camminare verso di Lui attraversole prove storiche, facendo dell’esperienza della sua croceuna dimensione di vita.Pietro ha soddisfatto questa necessità cristiana alla let-

tera e seguito Gesù fino all’incredibile cammino sigillatocon il martirio. Anche ciascuno di noi può dire con le pa-role di San Paolo: «Io vivo nella fede del Figlio di Dio chemi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2, 20).

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PRIMECONFESSIONISabato 11 aprile hanno ri-cevuto per la prima voltail sacramento del Per-dono:

Agostinelli LauraAlborghetti LorenzoAmadei GiorgiaAmadei NicoleAmoroso ElisaBarchiesi NicolòBelloli ClaudiaBelloli IsabellaBelloli LucaBelloli TommasoBergomi GiadaBonaccorso FedericoBordoni SofiaBresciani LorenzoCamesasca AdeleCarlotti LiaCastorina VittoriaCattaneo RebeccaCiociola FedericaColcol JeromeCortesi FrancescoCozzi SaraCuter AndreaDe Meo ChiaraDieni PasqualeDonghi LucreziaDotti Marco

Ferri AndreaFoppa ElisaFrigerio FilippoFuccio BeatriceFuccio IsabellaFuccio LudovicaFumagalli LiamGavazzeni AlessandroGavazzeni SofiaGervasoni RudyGhidotti GiuliaGhiurca NadiaGiassi FedericoGiuliano NicoleGritti StefanoGuarnaroli Giulia

Imparato GiuliaLania GiuliaLattarulo MattiaLocatelli GabrielLoi AntonioLorenzi ElisabettaMaffioletti LeonardoMagatti NicolaMalaspina BrunoMarcandalli RiccardoMascioli LuigiMazzola IlariaMossali MatildeMotta NicolòPaggi MatteoRavasio Tommaso

Ravazzi MyrkoRegonesi ElisaRho AzzurraRota PatrickRovaris DominikRovaris MircoSignori DavideSorte GiuliaSpinelli AuroraTomarelli RiccardoTrombino LindaUbbiali AliceValenti ChristopherZanchi TommasoZecca Giulia

I Sacramenti dei nostribambini e ragazzi

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V i t a d e l l a Comun i t à

PRIMECOMUNIONIDomenica 3 maggio, per laprima volta hanno rice-vuto l’Eucaristia:

Acquaviva EleonoraAgostinelli AnnalisaAlbani FilippoArgenti MartinaAuteri DesideriaBarbera ValentinaBellini MatteoBosco Pena GiulianoBramati RebeccaBrischetto GiovanniBrolis GiorgiaBusi DavideCapelli MarcoCapizzi Arianna

Cavallaro ElisaChiodi FrancescaChiofalo GiuliaComandù MelissaConte MelissaCoppolino DavideCortesi AmedeoCortesi GretaDaleffe MirkoDaminelli SaraDanilovskaia DariaDe Meo ErikaDellera GiuseppeFerrari ValeriaGamba ElisaGamba GarikGamba LucaGhiurca LoredanaGiglia AlbaGraziano RebeccaGualandris FabioGuzzi Stefano

Invernizzi BenedettaInvernizzi GiuliaKolaj GjonatanLagala FrancescaLocatelli AriannaLocatelli FilippoLorenzi RitaMarchetti AndreaMarchini PietroMarletta MichelaMarrama AlessandroMeda AurelioMorelli AuroraMoses AlvinMossali DavideMossali PaoloNodari GiadaNozza GiacomoPassera ValeriaPavan StefanoPersico NicholasPiscitelli Elia

Possenti AlessandroRatti GabrieleRecchia FrancescoRecchia RiccardoRossoni NicolaSalvadore EmmaScauri AngelicaSchiavone RiccardoSerughetti IlariaSerughetti NatanSorte ThomasSotero RitaSpinelli SimoneStucchi DavideStucchi LucaToxiri MatteoVacca AngelicaVanoncini FrancescoVerga NivesVergani ChiaraVitagliano BrianZoia Federica

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CRESIMEi Ragazzi Confermati con l’unzionedello Spirito domenica 17 maggio

Agostinelli Maria ElenaAlbrici StefanoAndroni DavideBazzotti AlessioBelfiore MartinaBelotti MayraBlasi AlessioBonaccorso CharlotteBonara MartaBrolis CamillaBrugnetti DanieleBua ElisaBusi FedericoCalia DennisCaporuscio LorenzoChiodi Mattia

Chiodi FedericoColpo MargheritaConti LucaCorti MartinaCristofori AlessiaDe Felice AndreaDelle Fave ChristianDelmiglio DorianDonghi GiorgiaDonzelli AlessiaDuzioni AuroraEmanuele GiorgiaFoppa LauraFranza BenedettaFuccio MargheritaFumagalli AxelGarlini MicheleGavazzeni SofiaLecchi SharonLoi HillaryLorenzi Anna

Lorenzi FedericoLorenzi RebeccaMalaspina ConsolatoMangili AlessandroMarcandalli TommasoMolinari GaiaParente MircoRaimondi SaraRaimondi MicheleRegonesi MartinaRocchetti EricRossi TeresaRrozhani StefaniaSansevrino FrancescoSiani SofiaSiscaro MartinaSpinelli DavideStavola MatteoStucchi ThomasTriscari Anna Rita

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V i t a d e l l a Comun i t à

Alla Scuola dell’Infanzia “PaoloVI” l’anno scolastico 2014/2015 èvolato; dieci mesi sono trascorsivelocissimi… più veloci della luce! È stato un anno ricco ed en-

tusiasmante che ci ha permessodi crescere ed arricchirci attra-verso molti progetti e diverse ini-ziative. Ecco quello che hanno vissuto

in questi dieci mesi i nostribimbi…

Quest’anno è stato proprioun anno speciale e impegnativo! Grazie al nostro “compagno di

viaggio” Leon, che da ottobre si èfatto conoscere come grandeamante della natura e rispettosodel mondo che ci circonda, ci hafatto scoprire quanto sia impor-tante la natura con i suoi doni equanto sia fondamentale prenderci cura dell’ambiente ri-ciclando e recuperando i materiali che utilizziamo e scar-tiamo ogni giorno.Partendo dal recupero e dal riciclo della carta (siamo

stati proprio noi a riciclarla con acqua, bacinelle e telai)abbiamo capito che gli alberi sono un bene prezioso perla nostra vita e per il nostro pianeta; che possiamo usareil legno che ci donano, ma che non dobbiamo assoluta-mente sprecarlo.

Dalle piante siamo passati a conoscere un altro ele-mento: l’acqua; senza il quale le piante non esistereb-bero… noi non esisteremmo… la vita intera nonesisterebbe!!!Abbiamo visto però che spesse volte abbiamo poco

cura di lei e poco rispetto, inquinando i mari… i fiumi…

i torrenti… e facendo del male non solo a noi ma anchea tutti i suoi abitanti.A questo proposito il nostro amico Leon ci ha portato

dal suo pianeta delle piccole tartarughe d’acqua, cheerano rimaste senza casa a causa dell’inquinamento deimari. Grazie a questa esperienza abbiamo visto quandosia di vitale importanza per loro l’acqua e quindi impor-tantissimo tenerla pulita. Siamo stati anche alla cascina Germoglio per aiutare

tutti gli animali a mangiare e tenere pulita la loro casetta;così abbiamo scoperto che ad aver bisogno di cura nonè solo l’ambiente, ma anche gli animali. Dopo queste espe-rienze significative, ci è sorta spontanea una domanda…“Non è che anche noi, bambini e adulti, abbiamo bisognodi cure?” ed ecco allora che inizia una nuova avventura:Prendiamoci cura di chi ha bisogno di noi!

UN ANNO SPECIALE ALLA“PAOLO VI”

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In tutto questo percorso un grandissimo aiuto ce l’hadata la figura di San Francesco, che ci ha accompagnatosin da Ottobre nella progettazione di Religione. I suoi in-segnamenti sono stati davvero preziosi per il nostro la-voro: l’amore per gli animali e per le persone povere;l’importanza di aiutare e di perdonare ci hanno accom-pagnato per tutti questi mesi.Siamo stati anche a conoscere gli amici di San Fran-

cesco in città, a Bergamo; loro ci hanno ospitati nel loroconvento, sono stati gentilissimi e ci hanno dato la pos-sibilità di aiutare i poveri perché hanno una mensa dove150 poveri pranzano ogni giorno. Abbiamo contribuitoanche noi portando degli alimenti che Frate Matteoavrebbe cucinato a loro nei giorni seguenti alla nostra vi-sita. Ci siamo sentiti davvero generosi e siamo stati dav-vero bene!Abbiamo portato il nostro aiuto anche alle

Educatrici del Nido Arcobaleno… È statoBELLISSIMO!!!!! Abbiamo aiutato i bimbi di 2 anni e mezzo

ad apparecchiare la tavola, a lavarsi le mani, adandare in bagno e abbiamo anche dato damangiare ai bimbi che ancora sono nel seg-giolone, proprio come le nostre mamme e inostri papà hanno fatto con noi quando era-vamo piccolini.

Poi un giorno è successa una cosa che ciha spaventati e preoccupati un po’… la no-stra cuoca non viene più a prepararci ilpranzo perché ha avuto un incidente; così ab-biamo pensato che in quel momento anchelei aveva bisogno di noi… delle nostre pre-ghiere, dei nostri pensieri positivi e dei nostrisorrisi. Così, non potendo andare a trovarla, leabbiamo fatto avere tutti i nostri disegni fattidi colori e di parole affettuose tutte per lei!!!

Come potete leggere è stato un annoricco e speciale, non succede mai che ci an-noiamo a scuola perché abbiamo sempretante cose importanti da conoscere e sco-prire per crescere.Durante le nostre “chiacchierate” con le

maestre e con i nostri compagni abbiamopensato spesso che se tutti si fermassero a ri-

flettere quanto sia importante preoccuparsi ed occuparsidegli altri, ambiente – animali o persone, saremmo tuttipiù felici e la vita più facile; così siamo andati dal VescovoFrancesco a portargli un grosso libro con tutto il nostrolavoro come testimonianza di questi pensieri. Eravamomolto molto emozionati e felici!È stato davvero gentile e disponibile: ha accolto il no-

stro lavoro, l’ha letto ed è venuto a trovarci! Ci ha fatto tanti complimenti e ha detto che è dav-

vero importante quello che abbiamo fatto in questi mesi,di tenerlo sempre nel cuore e che, forse, la nostra testi-monianza arriverà fino a Roma ….sì sì … proprio fino aPapa Francesco …E noi lo speriamo con tutto il cuore!!!

I bambini della Scuola dell’Infanzia “Paolo VI”

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Festa è… stare insieme!!! E lapartecipazione alla festa finale delNido Arcobaleno è stata davverotanta, come la voglia di condividereun momento che per la maggiorparte delle famiglie dei bambini“grandi” significa il compimento diun percorso durato ben tre anni.L’emozione è iniziata subito con

l’arrivo dei bimbi orgogliosi di in-dossare la loro maglietta del diplomacon scritti i nomi dei loro compagni.In questi anni insieme al nido, hannovissuto le loro prime esperienze: gliabbracci, i pianti e i sorrisi, i primipassi, i pranzi sempre più convivialied ancora i primi giochi così come ilitigi, le passeggiate per il paese etanto altro…Il corteo verso l’area festa è stato poi davvero emo-

zionante grazie all’accompagnamento della banda di Ver-dello. A tutto il corpo bandistico, il nostro primo e grandegrazie per averci regalato questo momento speciale.E poi c’è stata la premiazione!!!! Una mamma ci ha

raccontato l’emozione di vedere tutto il gruppo dei bam-bini seduto composto in attesa del proprio turno per ri-cevere ognuno il suo diploma leggendo nello sguardo diciascuno: “ora è il mio momento, tocca a me!!!” Il diplomaha voluto essere un ricordo personalizzato per ognibimbo per raccontare con le immagini e le parole la pre-ziosa unicità di ogni singolo bambino.Anche il momento della cena, racconta un’educatrice,

nonostante il caldo equatoriale, è stata una bella occa-sione per stare insieme; le è piaciuto molto vedere comeanche i piccolissimi cercassero le educatrici con le qualicondividono tanta quotidianità. I piccoli “passavano” se-renamente dalle braccia delle mamme a quelle delle mae-stre come in una grande famiglia.E dulcis in fundo il musical di Pinocchio!!! E qui dob-

biamo ringraziare una mamma per avercelo segnalato euna famiglia per avercelo offerto!!!!Pinocchio è una grande storia ma poterla narrare ai

bambini della prima infanzia non è certo cosa facile, CarloBiglioli ci è riuscito molto bene nel suo libro che, fedeleal racconto di Collodi, riesce ad avvicinarla anche ai piùpiccini.Chi ci conosce da vicino sa che i libri sono al centro

del nostro progetto educativo e per il mese di giugnoquello scelto è stato proprio Pinocchio, in modo che ibimbi arrivassero alla sera dello spettacolo conoscendogià storia e musica ed il coinvolgimento è stato assicu-rato! I piccoli hanno infatti cantato, ballato e si sono di-vertiti interagendo direttamente con la band sotto alpalco come dei fedelissimi fans!Insomma, la festa ci ha regalato l’occasione di vivere da

vicino emozioni e relazioni che i bimbi ma anche le fami-glie hanno creato tra di loro. Ci piace pensare che questeprimissime amicizie possano proseguire per crearenuove occasioni per stare bene insieme grandi e piccini ri-cordandosi un domani con tenerezza da dove sono par-tite.L’ultimo grazie ma ancora più significativo va a tutti i

volontari, genitori, nonni e tutti coloro di grande buonavolontà che hanno reso possibile la festa della nostraScuola; a loro, ai nostri bimbi e alle loro famiglie l’auguriodi una buona estate!

L’equipe educativa

L’emozione di diventare “grandi”

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Don BoscoIl 1 giugno, con il Vescovo Francesco, una esperienza

che ha coinvolto l’intera diocesi, e il 2 giugno con ilgruppo dei volontari e catechisti dell’Oratorio, si sonovissuti due viaggi – pellegrinaggio a Torino nell’occasionedell’ostensione della Sindone e nel Bicentenario della na-scita di San Giovanni Bosco.All’origine di tutto sto movimento c’è proprio la ce-

lebrazione di questo santo astigiano venuto al mondo inuna famiglia contadina ai Becchi, una frazione di Castel-nuovo (oggi Castelnuovo Don Bosco) il 16 agosto 1815.Suo padre, Francesco Bosco,che aveva sposato in secondenozze Margherita Occhiena,morì quando il piccolo Gio-vanni aveva due anni, lasciandoalla moglie il compito di tirareavanti la famiglia. Le difficoltànon mancavano: tra l’altro, incasa c’era il fratellastro Antonio,il quale era contrario a far stu-diare il ragazzino nonostantedimostrasse un’intelligenza noncomune.A nove anni, Giovanni fece

un sogno che gli svelò la suamissione: si trovò in mezzo adei ragazzi che bestemmiavano,urlavano e ne facevano di tutti icolori: mentre si avventava contro di loro, menando pugnie calci per farli desistere, vide davanti a sé un uomo dalvolto luminosissimo, qualificatosi così: “Io sono il Figlio diColei che tua madre ti insegnò a salutare tre volte algiorno” e aggiunse: “Non con le percosse, ma con la man-suetudine e con la carità dovrai guadagnare questi tuoiamici. Mettiti dunque immediatamente a dare loroun’istruzione sulla bruttezza del peccato e sulla preziositàdella virtù”. Poi apparve accanto a lui una donna diaspetto maestoso che, facendogli cenno di avvicinarsi, gliadditò una moltitudine di animali: capretti, cani, gatti, orsie altri, dicendogli: “Ecco il tuo campo, ecco dove devi la-vorare. Renditi umile, forte e robusto: e ciò che in que-sto momento vedi succedere a questi animali, tu dovrai

farlo per i miei figli”. Con sorpresa, il ragazzo notò che glianimali si erano trasformati in agnelli che correvano fe-stosi verso i due personaggi. La donna gli pose la mano sulcapo aggiungendo: “A suo tempo tutto comprenderai”.Per la verità, già da qualche tempo Giovanni si era gua-dagnato la stima dei coetanei della borgata: la domenica,dopo i Vespri, li riuniva sul prato davanti a casa sua in-trattenendoli con giochi vari e con acrobazie che avevaimparato dai saltimbanchi delle fiere; poi ripeteva loro lapredica che aveva ascoltato in chiesa: essendo dotato diuna memoria eccezionale, le ricordava tutte perfetta-mente.Dopo la prima comunione (il 26 marzo 1826) per sot-

trarsi alle prepotenze del fratellastro dovette andarseneda casa, lavorando come garzone alla cascina Moglia. E

anche lì si dava da fare coi ragazzi delposto organizzando un oratorio antelitteram.Nel novembre 1829, fece un in-

contro decisivo: di ritorno da unamissione predicata a Buttigliera d’Asti,in occasione del Giubileo straordina-rio concesso da Pio VIII per la sua ele-zione, si imbatté in Don Calosso,cappellano di Morialdo, che lo prese aben volere e, avendone constatato lenon comuni doti di intelligenza, glidiede le prime lezioni di latino. Pur-troppo, il buon prete morì improvvi-samente un anno dopo e Giovannipoté riprendere a studiare soltantonel 1831: in soli quattro anni terminòelementari e ginnasio. La scuola se lapagava facendo ogni sorta di mestieri:

sarto, barista, falegname, calzolaio, apprendista fabbro, unbagaglio che gli sarebbe servito più tardi per dar vita allesue scuole professionali. Tra l’altro a Chieri aveva fondatola Società dell’Allegria, in cui i ragazzi potevano divertirsiin maniera sana, a condizione che evitassero parole e attinon conformi ad un buon cristiano e si impegnassero se-riamente nell’adempimento dei doveri scolastici e reli-giosi.Il 25 ottobre 1835 entrava nel seminario di Chieri, ri-

manendovi sei anni e il 5 giugno 1841 veniva ordinato sa-cerdote dall’arcivescovo di Torino monsignor Fransoni.Subito dopo, dietro consiglio di san Giuseppe Cafasso,passò al Convitto Ecclesiastico di Torino per perfezionarsi

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in teologia morale e prepararsi al ministero. Enell’attigua chiesa di San Francesco d’Assisi co-minciò il suo apostolato: l’8 dicembre di quellostesso anno, facendo amicizia con un giovanemuratore di Asti, Bartolomeo Garelli, che il sa-crista aveva maltrattato perché non sapeva ser-vire la messa. Don Bosco gli fece recitare un’AveMaria dandogli poi una breve lezione di catechi-smo e invitandolo a tornare da lui con i suoiamici. Nacque così l’oratorio. Ci voleva però unasede per riunire questi giovani e Don Bosco netrovò una provvisoria nell’Ospedaletto di SantaFilomena, una struttura per bambine disabili co-struita a Valdocco dalla Serva di Dio Juliette Col-bert, marchesa di Barolo, ma non ancorafunzionante. Il santo era stato assunto come se-condo cappellano del Rifugio (il primo era il teo-logo Borel), un complesso realizzato dalla stessa Baroloper favorire il reinserimento nella società delle ex dete-nute, e per salvare dalla strada le ragazze a rischio. Unastanza dell’Ospedaletto fu trasformata in cappella e de-dicata a Francesco di Sales, di cui la marchesa aveva fattodipingere l’immagine su una parete perché voleva fondareun gruppo di sacerdoti sotto l’egida del santo.L’oratorio, superate diverse traversie, trovò infine la

sua sede definitiva sempre a Valdocco nell’aprile 1846: adesso, col tempo si sarebbe aggiunto un internato per stu-denti e artigiani, mentre nel 1852 sarebbe stata benedetta

la chiesa dedicata a san Francesco di Sales. Don Bosco è stato definito da Giovanni Paolo II

“padre e maestro della gioventù” per la sua pedagogia chesi può sintetizzare nel “sistema preventivo”, fondato sutre pilastri: religione, ragione e amorevolezza. Religione: ilsanto giudicava poco meno che inutili i ritrovati della mo-derna pedagogia quando non fossero basati sulla fre-quenza dei sacramenti. Ragione: egli mirava a guadagnareprima di tutto la mente del ragazzo istruendolo, abituan-dolo a riflettere sullo scopo della vita, sul valore dei con-sigli e dei comandi che gli venivano dati. Infine,amorevolezza: l’educazione per Don Bosco era questione

di cuore: “Tutto per amore e niente per forza”soleva dire. Con questo sistema si formanobuoni cristiani e onesti cittadini. E anche deisanti, come per esempio Domenico Savio, unodei tanti capolavori della pedagogia salesiana. Morì a Torino il 31 gennaio 1888. Fu beatifi-

cato da Pio XI il 2 giugno 1929 e dallo stessocanonizzato il giorno di Pasqua dell’anno cente-nario della Redenzione (1° aprile 1934). “In lui”,ebbe a dire quel pontefice che lo aveva cono-sciuto personalmente, “lo straordinario era di-ventato ordinario”. Caratteristiche fondamentalidella sua spiritualità sono il lavoro e la tempe-ranza: un lavoro continuo e ininterrotto, masempre vivificato dall’unione con Dio. Una tem-peranza a tutta prova, che si manifestava nellamoderazione, nella dolcezza, nella clemenza,nella modestia, nell’umiltà, nella castità e nell’al-legria.

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È bello vedere un gruppo di circacento persone che con un paio dipullman partono all'insegna dell'alle-gria per passare una bella giornatainsieme.Ancora più bello se queste per-

sone decidono di riempire la tradi-zionale "gita dei volontari",quest'anno allargata anche alle fami-glie, visitando luoghi che raccontanodella nostra tradizione cristiana.E così, accompagnati da don

Christopher, siamo partiti alla voltadi Torino per essere pellegrini a Val-docco in occasione del bicentenariodella nascita di don Bosco ed al-l'esposizione della sacra Sindonenella cattedrale, per dare ai nostri ri-cordi non solo la leggerezza dellosvago, ma soprattutto riempiendolidell'arricchimento profondo cheproviene da questi luoghi.Siamo stati ac-

colti nell'oratoriodi Valdocco da uncicerone con ifiocchi, il quale ciha raccontato inpoche battute letappe più significa-tive della vita didon Bosco e dellanascita di que-st'oratorio. Ab-biamo appreso deldesiderio di donBosco di creareun luogo dove iragazzi più poveried emarginati po-tessero trovare

un po' di conforto e magari pro-spettive di una vita migliore. La na-scita dei missionari salesiani,l'affidamento nella Provvidenza cheha permesso la realizzazione di tuttoquello che oggi è possibile vedere inValdocco, per esempio la chiesa di S.Maria Ausiliatrice che definire spet-tacolare è dir poco.Abbiamo scattato la "foto ri-

cordo del gruppo" sotto la statua didon Bosco, visitato le stanze nellequali in Santo ha vissuto e poi donChristopher ha celebrato la S. Messa. Pranzo a sacco e momento di

relax per poi continuare la giornatasecondo il programma prestabilito:visita alla Sacra Sindone.L'attesa per poter entrate nella

cattedrale è stata lunga, ma il fattoche eravamo tra amici e personeche più o meno si conoscono tutte,

ha trasformato l'attesa in momentipiacevoli. Anzi è stata anche una bellaoccasione per scambiare qualche pa-rola con chi ancora non si cono-sceva bene.E finalmente eccola lì, a pochi

metri da noi, sospesa in posizioneorizzontale ed illuminata, in contra-sto con l'ambiente soffuso dellachiesa. Lei davanti a noi. Noi e lei nelsilenzio. L'emozione è forte, soprat-tutto per chi non l'ha mai vista, maanche per chi rinnova la visita.Non ci sono prove scientifiche

certe. Forse quel telo ha avvolto ilcorpo di Gesù e lì vi è impresso ilsuo viso, tutta la sua sofferenza. Lì siè fatto uomo ed è morto per noi. C'è che quando la guardi, non è

più così importante sapere che i pol-lini sul tessuto sono proprio quellidel periodo e del luogo in cui Gesù

Volontari dell’Oratorio a Torino

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Il 25 aprile è ormai prassi consolidata che noi delgruppo famiglie, ci ritroviamo per passare una giornatatutti insieme. Quest’anno siamo partiti alla volta di Sottoil Monte insieme al gruppo dei ragazzi di terza media iquali hanno scelto per il loro ritiro la nostra stessa tappa.Dato il tema della giornata sul quale verteva la nostra ri-flessione, è sembrato automatico andare a ripercorrerequei luoghi dove è nato e cresciuto il nostro "PapaBuono", per noi vero simbolo di pace.Abbiamo iniziato visitando il museo multimediale, un

video-percorso guidati da "Angelino", un bambino vir-tuale, che prende per mano i visitatori e, di stanza instanza, li accompagna alla scoperta della vita di papa Gio-vanni XXIII; conclusione del percorso è la casa natale cheaccoglie alcuni indumenti, fotografie e lettere del Papastesso.Si è poi proseguito passeggiando per le strade della

Gruppo famiglie & Terze mediePellegrinaggio a Sotto il Monte (Bg)"Questo mondo ha fame di... pace"

è vissuto.C'è che quando le sei di fronte, non ti importa sa-

pere che i segni della flagellazione, la ferita nel co-stato, la corona di spine, i chiodi stessi...corrispondono in tutto e per tutto con quello che civiene tramandato nei Vangeli.C'è che non ti importa sapere che la scienza non

può spiegare come quell'immagine sia stata impressasu un tessuto.C'è che quando sei alla sua presenza tu ti senti

solo un uomo, l'uomo creato da Dio a sua immaginee somiglianza e ti senti piccolo ed in debito di frontealla morte atroce che suo figlio ha patito per te.C'è che quando la vedi, la Sindone, riesce a dare

un senso alla tua storia e alla tua vita, e il domani as-sume un sapore migliore.

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cittadina, con breve sosta alla chiesa di Santa Maria inBrusicco dove il Papa è stato battezzato, giungendo alSantuario delle Caneve dove la mamma di Angelo Ron-calli lo consacrò da piccolino alla Madonna, e poi più su,inerpicandoci per Cà Maitino, residenza delle vacanze delPapa, ed ancora in salita fino alla Torre di San Giovannigustandoci quel che il tempo inclemente e nuvoloso, ci hapermesso di vedere del panorama.Ridiscesi per le strade del paese, ci siamo addentrati

nelle ultime due tappe, le più significative del pellegrinag-gio: visita alla cripta ed al giardino della pace.L'entrata alla cripta, con i suoi giochi di acqua, luci ed

ombre, porta il visitatore in una dimensione spirituale edintima, con una naturalezza che mai ci si aspetterebbe. Alcentro il calco del viso e della mano eseguiti dallo scul-tore Giacomo Manzù, il viso di un uomo santo e di quellamano che è stata capace di scrivere l'enciclica "Pacem inTerris". E poi il crocifisso donato dal vaticano al museo,appartenuto al Papa il quale l'aveva davanti al suo letto. Lostesso che ha aiutato in tante occasioni il Papa buono, eche ora dalla cripta sostiene il pellegrino.Fuori il giardino della pace, per restare in sintonia con

quei luoghi di grande spiritualità. Ci si incammina su ma-teriali tutti differenti, così come sono differenti le varieculture e religioni, perchè la pace sognata dal Papa nonera solo cristiana, ma universale. Quel luogo di silenzio edi preghiera è racchiuso da 360 pilastri in ferro, non ven'è uno perfettamente eretto verso il cielo, A guardarlida lontano sembrano essere stati mossi dal folate di

vento, quel vento che l'architetto che ha progettato il giar-dino vuole identificare con lo Spirito Santo che passa at-traverso loro e che non può essere racchiuso in un luogofisico... e così si giunge alla maestosa statua di GiovanniXXIII, con le braccia aperte come a voler stringere in uncaloroso abbraccio quanti lo vengono a trovare.Il pomeriggio volge al termine ed i nostri stomaci co-

minciano a lamentarsi... di corsa fino all'oratorio perchèle pizze sono arrivate. Qualche fetta di pizza, qualcuna ditorta che ci siamo portati da Verdello, un gelato o un caffèe la cena è terminata. Ma potevamo mai andarcene così?No, ritorniamo al giardino della pace, più suggestivo

che mai nel buio della sera, illuminato da piccoli ceri postiai lati della statua di papa Giovanni XXIII. Ci raccogliamonuovamente tutti insieme e nuovamente ci facciamo ra-pire da questa atmosfera magica. La nostra preghiera la dedichiamo a quanti non hanno

la pace, ma la stanno cercando. La nostra preghiera la affidiamo allo Spirito Santo che

attraversa il giardino affinché entri nei cuori degli inquieti. La nostra preghiera la recitiamo in silenzio perchè

possa entrare senza disturbare nelle vite dei bisognosi.La nostra preghiera è per tutti quelli che nelle pre-

ghiere non credono più, ormai disillusi dalle fatiche delvivere.La nostra preghiera non vuole tralasciare nessuno, è

per noi e per gli altri, ma è soprattutto per te che sei no-stro fratello.

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Lorenzo Prezzi

Laudato si’, la nuova enciclica sull’emergenza ambien-tale, è stata presentata giovedì 18 giugno. A una primalettura si mostra sia sorprendente che tradizionale. I 6capitoli e 246 numeri aprono alla richiesta di una con-versione che va ben oltre i confini del cristianesimo e del-l’Occidente.

Sorprendente e tradizionale: è la prima impressionedavanti alla nuova lettera enciclica di papa Francesco, Lau-dato si’, dopo la Lumen fidei (2013) e la fondamentaleesortazione apostolica Evangelii gaudium (2013). Sor-prendente per molti motivi: è la prima enciclica sulla que-stione ambientale, con un’apertura ecumenica che nonvede ostacoli sul tema, con una ventina di citazioni di testidelle conferenze episcopali nel mondo, con affermazionidi peso (ad es. la scelta della decrescita), con un’urgenzastorica avvertita come drammatica. Non ultimo, con unapproccio di tipo spirituale, poetico e mistico che, pur ri-confermando l’antropocentrismo cristiano, lo colloca inrapporti di fraternità universale fra uomini e creaturebene espressi dal Cantico delle creature di san Francesco,citato per esteso.Eppure è un testo tradizionale. L’elenco iniziale dei ri-

ferimenti ai papi precedenti, da Paolo VI in poi, lo sviluppo

del tema circa l’ecologia umana, il giudizio di peccato suicomportamenti offensivi verso la natura, l’attenzione al-l’economia e alla politica, la centralità dei poveri: sonotutti elementi presenti nel magistero sociale recente. Iltesto li riassume e li porta a figura compiuta.

Vedere la sfidaFrancesco ha manifestato fin dall’omelia del suo inse-

diamento che custodire la creazione rappresenta «un ser-vizio che il vescovo di Roma è chiamato a compiere» edè rimasta celebre la battuta: “Dio perdona sempre, noiqualche volta, la natura mai”, pronunciata nel viaggio di ri-torno dalle Filippine, 15 gennaio 2015. Un interesse per-sonale molte volte espresso in stretta connessione conl’affermazione della priorità dei poveri, ma reso urgenteda alcuni appuntamenti: a luglio la conferenza sul finan-ziamento dello sviluppo (Addis Abeba - Etiopia), a set-tembre l’assemblea ONU per lo sviluppo sostenibile, adicembre la conferenza sui cambiamenti climatici a Parigi.Il testo si distende per 187 pagine, diviso in sei capitoli

(Quello che sta accadendo alla nostra casa; il vangelo dellacreazione; la radice umana della crisi ecologica; un’ecolo-gia integrale; alcune linee di orientamento e di azione;educazione e spiritualità ecologica), e in 246 numeri. Unaduplice preghiera conclude il documento: per la nostraterra, assieme al creato. Il n. 15 sintetizza il percorso: dai

Il Creato laude e cura

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vari aspetti dell’attuale crisi ecologica alle argomentazionidella tradizione giudeo-cristiana; dalle radici e dalle causepiù profonde dell’attuale situazione ad un’ecologia inte-grale; dalle linee di dialogo e di azione al cammino edu-cativo suggerito dalla spiritualità cristiana.La recensione dei segnali di pericolo che ci vengono

dalla terra e dall’aria inizia con la percezione dell’accele-razione («rapidación») dei processi. L’inquinamento daicombustibili, il peso dei rifiuti («la nostra terra sembratrasformarsi sempre più in un immenso deposito di im-mondizie» n. 21) si congiunge con la «cultura delloscarto»: il processo produttivo non si preoccupa di comeriutilizzare rifiuti e scorie. È in atto il riscaldamento cli-matico, l’innalzamento del livello dei mari, la ricorrenza dieventi meteorologici estremi, lo scioglimento dei ghiacci,la perdita delle foreste tropicali. «Se la tendenza attualecontinua, questo secolo potrebbe essere testimone dicambiamenti climatici inauditi e di una distruzione senzaprecedenti degli ecosistemi, con gravi conseguenze pertutti noi» (n. 24). Un problema globale che si scarica inparticolare sui paesi più poveri e che viene mascheratodai paesi con maggiori risorse e potere.

Bibbia e cosmoEmergono alcuni problemi specifici. Come la que-

stione dell’acqua: «l’accesso all’acqua potabile e sicura èun diritto umano essenziale, fondamentale e universale,perché determina la sopravvivenza delle persone, e perquesto è condizione dell’esercizio degli altri diritti umani».Negare ai poveri l’accesso all’acqua potabile «significa ne-gare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro inaliena-bile dignità» (n. 30). Vanno salvaguardati quei fondamentalipolmoni, pieni di biodiversità, come sono l’Amazzonia, ilbacino fluviale del Congo, le grandi falde acquifere, i ghiac-ciai, le foreste tropicali. Il tumultuoso processo di urba-nizzazione favorisce lo spreco di acqua ed energia, preteseprivatizzazioni dei territori, inquinamento visivo e acu-stico. Nel 2030 le mega-città con oltre 10 milioni di per-sone saranno 41, sette delle quali in Asia. Vent’anni dopo,tre quarti della popolazione mondiale vivrà nelle città. Ri-correre alla denatalità come elemento risolutore è unmodo «per non affrontare i problemi» del nostro sistemaproduttivo (n. 50). La crescita demografica è pienamentecompatibile con uno sviluppo integrale e solidale. Ciò cheva regolato è il peso antropico sul sistema terra che, pa-radossalmente, può essere favorito da rimedi non sapientialle ferite inferte alla natura. La dinamica dei media spessonon favorisce la percezione dei problemi e distorce oignora il consenso scientifico, come è successo per il rap-porto degli esperti ONU sui cambiamenti climatici del2014.La coscienza ecologica della Chiesa e delle Chiese sa

di dover fare i conti con fragilità ed errori (cf. nn. 14, 16,200, 210), ma riconosce anche l’inconsistenza dell’accusadi favorire il dominio irresponsabile sul creato: «La Bibbianon dà adito ad un antropocentrismo dispotico che nonsi interessi delle altre creature» (n. 68). Avverte l’ambi-guità di alcune correnti ecologiste, come quella che si af-fida a «un certo intorpidimento e una spensieratairresponsabilità» (n. 59), che non modifica gli stili di vita,che annega la specificità umana in un «biocentrismo» ge-nerico (n. 118), fonte di violenze non minori di un antro-pocentrismo di dominio. «È preoccupante il fatto chealcuni movimenti ecologisti difendano l’integrità dell’am-biente, e con ragione reclamino dei limiti alla ricercascientifica, mentre a volte non applicano questi medesimiprincipi alla vita umana» (n. 136). La cultura ecologica do-vrebbe favorire «uno sguardo diverso, un pensiero, unapolitica, un programma educativo, uno stile di vita e unaspiritualità che diano forma ad una resistenza di fronte

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all’avanzare del paradigma tecnocratico. Diversamente,anche le migliori iniziative ecologiste possono finire rin-chiuse nella stessa logica globalizzata» (n. 111).

Tecnica e mercatoLa resistenza vera al cambiamento avviene per la forza

di un sistema economico che affida l’economia come latecnica ai territori dell’incondizionato, privi di regole (senon autoprodotte) e di confini valoriali, con una politicache si dimette dal suo ruolo direttivo per rincorrere con-sensi tanto immediati quanto irresponsabili.Non si tratta di ignorare le logiche economiche e la

creatività tecnico-scientifica, ma di evitare la loro ideolo-gizzazione. «L’umanità è entrata in una nuova era in cuila potenza della tecnologia ci pone di fronte a un bivio»(n. 102). «Mai l’umanità ha avuto tanto potere su se stessae niente garantisce che lo utilizzerà bene, soprattutto sesi considera il modo in cui se ne sta servendo» (n. 104).L’immensa crescita tecnologica «non è stata accompa-gnata da uno sviluppo dell’essere umano per quanto ri-guarda la responsabilità, i valori e la coscienza» (n. 105).Un paradigma che pervade la coscienza personale nelle

forme dell’individualismo (n. 162) e del consumismo, «ri-flesso soggettivo del paradigma tecno-economico» (n.203). Sono del tutto conseguenti lo scarso peso dato al la-

voro («Rinunciare ad investire sulle persone per ottenereun maggior profitto immediato è un pessimo affare per lasocietà», n. 128), la difficoltà di riconoscere la destina-zione universale dei beni di contro all’imperativo dellaproprietà privata, le incertezze in ordine alle pur preziosericerche genetiche sugli animali, sulle sementi e sugli sugliorgani umani. Un esempio vistoso è nella mancata rea-zione alla crisi finanziaria del 2008: «era l’occasione persviluppare una nuova economia più attenta ai principietici, e per una nuova regolamentazione dell’attività fi-nanziaria speculativa e della ricchezza virtuale» (n. 189; cf.anche n. 109).Vi è un’insufficienza di pensiero e di indirizzo etico, ri-

chiamata a suo tempo da Benedetto XVI, che costituisceuna sfida comune, a cui il cristianesimo e le fedi possonodare il loro contributo: «La fede risveglia il senso critico,in quanto impedisce alla ricerca di essere soddisfatta dellesue formule e la aiuta a capire che la natura è sempre più

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grande» (cf. nota al n. 199). «Perla tradizione giudeo-cristiana,dire “creazione” è più che direnatura, perché ha a che vederecon un progetto dell’amore diDio, dove ogni creatura ha un va-lore e un significato. La naturaviene spesso intesa come un si-stema che analizza, si comprendee si gestisce, ma la creazione puòessere compresa solo come undono che scaturisce dalla manoaperta del Padre di tutti, comeuna realtà illuminata dall’amoreche ci convoca ad una comu-nione universale» (n. 76). La cen-tralità dell’uomo non riduce glialtri esseri a oggetti di arbitrio.Tutte le creature «avanzano, in-sieme a noi e attraverso di noi,verso la meta comune, che è Dio,in una pienezza trascendente dove Cristo risorto ab-braccia e illumina tutti» (n. 83). Dio, con la creazione, si èlimitato, consegnando la libertà degli uomini e lo sviluppodel cosmo alla forza dello Spirito che «ha riempito l’uni-verso con le potenzialità che permettono che dal grembostesso delle cose possa sempre germogliare qualcosa dinuovo» (n. 80).

Ragione, mistica e poesiaLa sfida ecologica chiama tutti ad allineare il pensiero

alla potenza della tecnica, le istituzioni alle sfide ambien-tali, le nazioni alla solidarietà dell’umano comune, i po-teri ad un’autorità internazionale che li possa coordinaree condizionare. Il che suppone la crescita della coscienzacollettiva e la cura delle ricchezze culturali dei popoli edelle comunità (n. 143). «Abbiamo bisogno di una poli-tica che pensi con una visione ampia, e che porti avanti unnuovo approccio integrale, includendo in un dialogo in-terdisciplinare i diversi aspetti della crisi» (n. 197). «Lapolitica e l’economia tendono a incolparsi reciproca-mente per quanto riguarda la povertà e il degrado am-bientale. Ma quello che ci si attende è che riconoscano ipropri errori e trovino forme di interazione orientate albene comune» (n. 198). Decisioni complesse come la de-crescita (nn. 193-194), processi decisionali trasparenti, di-scussi e verificati (n. 182 ss.), lo sviluppo di stili personali

e quotidiani coerenti aprirannoad «un’altra modalità di pro-gresso e di sviluppo» (n. 191).Non tutto è perduto. «Gli esseriumani, capaci di degradarsi finoall’estremo, possono anche supe-rarsi, ritornare a scegliere il benee rigenerarsi, al di là di qualsiasicondizionamento psicologico osociale che venga loro imposto»(n. 205). A questo sforzo partecipano

a pieno titolo le fedi che spin-gono oltre «il linguaggio dellescienze esatte o della biologia eci collegano con l’essenza del-l’umano» (n. 11). Senza l’aperturaallo stupore e alla meraviglia, «senon parliamo più il linguaggiodella fraternità e della bellezzanella nostra relazione con il

mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del domina-tore e del consumatore» (n. 11). La crisi ambientale è unappello per i credenti alla «conversione ecologica, checomporta il lasciar emergere tutte le conseguenze del-l’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo… Viverela vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parteessenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qual-cosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario del-l’esperienza cristiana» (n. 217). Non è casuale che la struttura argomentativa dell’en-

ciclica si nutra di riferimenti che, oltre alla Scrittura, at-tingano a Tommaso d’Aquino, Teilhard de Chardin, PaulRicoeur, Juan Carlos Scannone e, soprattutto, a RomanoGuardini. Ma la consapevolezza della crisi del moderno siinnesta su una sensibilità spirituale e mistica che incrociaFrancesco, Bonaventura, Giovanni della Croce, la teologiaorientale e la mistica islamica. Per questo l’amore civile epolitico indotto dalla conversione ecologica trova i suoi«segni» nei sacramenti e nell’eucaristia. «Unito al Figlioincarnato, presente nell’eucaristia, tutto il cosmo rendegrazie a Dio… l’eucaristia è sempre celebrata, in un certosenso, sull’altare del mondo» (n. 236). Per la novità del testo, la chiarezza di alcune opzioni,

le distanze critiche da molti poteri è facile prevedere undibattito acceso. Come se, più che di una sintesi, si trat-tasse di un avvio.

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Ch i e s a

persone che incontri per strada, che sono nostri vicini dicasa, e non è l’Africa, ma molte nazioni di diversi conti-nenti; qualcuno è arrivato irregolarmente, molti sonomorti in questo tentativo disperato.I supermercati aumentano ancora i quantitativi sugli

scaffali, con offerte scontatissime pur di invogliarci ad ac-quistare cibi in quantitativi eccessivi e sovradimensionati(Mangia! Devi finire tutto!) E la fame di cui si è persa de-finitivamente la memoria, non è certo un problema che ciattanaglia pur in questo tempo di crisi.Dagli anni ’70 al 2011 però, l’Italia ha perso una su-

perficie agricola pari a Liguria, Lombardia ed Emilia Ro-magna messe insieme. Ed il cibo - tutto - viene dalla terrae, in minor misura dal mare (ma il cui equilibrio ambien-tale sembra precario). Finora questa riduzione di super-ficie coltivata non si è tradotta in una proporzionaleperdita di produzione agricola (e quindi di disponibilitàalimentare) grazie all’introduzione di tecniche innovativeche hanno permesso di innalzare la produttività per et-taro ed intensificare le attività zootecniche; oggi però l’im-

Credo che a moltidella generazione deglianni ’70 come me, sia ca-pitato da bambini di su-bire una minaccia similedi fronte ad una porzionedi spinaci, cavolini di Bru-xelles o fegato, che pro-prio non si riusciva amandare giù. Non soperché ma è la primacosa che mi è venuta inmente nel pensare a que-sto contributo sul temadel cibo. Una minacciache per qualche motivooscuro deve essermi ri-masta dentro da piccolo,per divenire quasi un re-frain stereotipato condiviso con i compagni degli anni del-l’adolescenza fino ad essere definitivamente svuotata diogni significato proprio, a ridicolo degli ultimi scampoli di“potere autoritario” dei genitori sui figli. Insomma quasiuna frase fatta e consunta scontata ed educativamenteinutile. O forse no?Certamente esprime la mentalità dell’epoca in cui

siamo cresciuti quando, mentre si affievoliva la memoriadella fame degli anni di guerra, i primi supermercati co-minciavano ad allineare sui loro scaffali prototipi dell’ab-bondanza, e l’Africa era un continente lontano. Il senso,voleva probabilmente essere "È un peccato sprecare ilcibo, perché è una risorsa limitata, anzi proprio per que-sto, non puoi non godertela visto che adesso ce l’ab-biamo". Ci sono posti in cui si muore di fame (sottinteso:per ora, porteremo la civiltà anche a loro). Ah! Le sortimagnifiche e progressive…! Eppure è un retaggio che mipare ancora presente dentro la nostra cultura attuale. Daallora molte cose sono cambiate. L’Africa è qui, più vicinadi Genova se si parte da Orio; l’Africa è qui, nei visi delle

MANGIA DEVI FINIRE TUTTO!Lo sai che i bambini in Africa muoiono di fame?!

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Ch i e s a

plementazione di tali tecnologie sul territorio non sem-bra più in grado di tradursi in un ulteriore incremento diproduzione. L’Italia attualmente produce circa l’80-85 %delle risorse alimentari necessarie per coprire il fabbiso-gno dei propri abitanti. In altre parole la produzione na-zionale copre poco più dei consumi di tre abitanti suquattro. L’Italia è il Terzo Paese dell’Unione Europea perdeficit di suolo agricolo e il quinto su scala mondiale.Dove lo prendiamo il cibo che ci avanza? “Mangia devi fi-nire tutto! Lo sai che i bambini in Africa muoiono difame!?”Una frase terribile. Adesso che ho imparato a man-

giare quasi tutto ed il genitore sono diventato io non osoripeterla ai miei figli; temo che mi rispondano con la do-manda che mi facevo da piccolo senza avere la consape-volezza necessaria per esplicitarla: “Ma perché dobbiamomangiare a tutti i costi il cibo che manca a loro?” A dispetto della sua apparente ingenuità, questa è una

domanda tosta. E per niente astratta, visto che ci tocca davicino: ogni volta che gettiamo nell’umido del cibo avan-zato o scartato, saliamo preoccupati sulla bilancia e nescendiamo affranti, ritroviamo confezioni scadute sulfondo dello scaffale delle scorte alimentari (ogni famigliache si rispetti ha una dispensa con scorte adeguate in

caso di guerra nucleare) o dimenticate in frigo in attesadi consumarle in occasione più adatta (che nelle tempi-stiche frenetiche di ogni famiglia di oggi che non è maipredeterminabile). Ed anche perché abbiamo finalmentepreso coscienza che le risorse del nostro pianeta hannodei limiti precisi, cui su scala globale stiamo rapidamentee precocemente avviandoci.Expo 2015 ci aiuterà a fare culturalmente qualche

passo avanti? Riusciremo a recuperare la percezione delcibo come elemento vitale, più ancora del respiro? Rial-lacciare il legame perso con il cibo con la terra e con l’ac-qua piuttosto che con un scaffale e un codice a barre?Con i tempi di necessario riposo e alternanza delle sta-gioni? Sì perché ho dovuto proprio spiegarlo ai miei figliche il cibo non è esattamente un prodotto equivalentead un tablet, una maglietta e una bicicletta. Ma non devoessere riuscito a trasmettere bene il messaggio…: ancoranon sembrano pienamente convinti che mangiare è unacosa indispensabile, e che sedersi a tavola non è una fa-stidiosa imposizione determinata da obsolete consuetu-dini famigliari (imposta proprio quando un gioco ti prendeancor più dell’appetito!!!).

Emanuele Bertone

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Mis s i o ne

Cari amici verdellesi, in uno degli scorsi Machinù vi hogià raccontato del mio arrivo a Baracoa. Era il tempo diNatale. In quei giorni ho cominciato ad "ambientarmi"nella nuova realtà, grazie all'aiuto di don Valentino e deglialtri missionari bergamaschi: don Giuseppe, don Matteo,don Luigi e don Mario. Tra momenti condivisi e tutte que-ste "novità" da conoscere, il tempo scorre veloce. Finchè,una mattina di marzo, tocca proprio a me passare una te-lefonata dall'Italia a don Valentino... il Vescovo lo richia-mava a Bergamo, dopo 14 anni di missione a Cuba, pernominarlo parroco di Romano!

E così, il giorno di Pasqua, inizia la 2a puntata della miamissione... Viene il Vescovo da Guantanamo per celebrarela Messa e annunciare il "cambio dei parroci": don Matteopassa alla parrocchia della Asunciòn in città, e io mi ri-trovo parroco di Cabacù-Jamal... zona più periferica,ma sempre del territorio di Baracoa.

La notizia, ovvio, arriva anche in Italia e qualcuno miscrive chiedendomi "com'è la tua nuova parrocchia?Come ti trovi??" ...Beh... Per rispondere alla prima do-manda si può sempre cominciare dalla geografia... e allora"la mia parrocchia confina a nord con l'Oceano Atlantico,a ovest con il Rio Miel, a est con il Rio Yumurì, mentre asud giunge (quasi) a lambire il Mar dei Caraibi"... e al cen-tro? Tutte montagne! Ecco perciò il ritornello di questaseconda puntata, seconda lezione (per chi si ricorda dellaprima) di spagnolo missionario: "hay que subir una loma"!È questa l'indicazione stradale più frequente che si senteripetere alla gente. E così sia... cominciamo a fare su e giùper le montagne... per fare che cosa? Semplicemente perincontrare tante piccole comunità di persone che si riu-niscono per pregare, leggere la Parola di Dio, alimentarela propria fede e la propria speranza... essere Chiesa! Tantipiccoli semi del Regno di Dio sparsi in questa terra. Ah...molte di queste persone non sono ancora battezzate...

CUBA. 2a puntata

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Mis s i o ne

Capita poi che, camminando per la città di Guanta-namo in occasione dell'assemblea diocesana, leggo su unmonumento una frase di José Martì, che mi illumina im-provvisamente per dare la risposta anche alla secondadomanda... "Subir lomas hermanda hombres"... la missionealla fine è vivere da fratelli, e ci si sente fratelli quando sicondivide una missione. Siamo già fratelli, ma lo diven-tiamo camminando insieme... e incontrando altri fratelli!All'inizio poco importa se questo incontro avvenga in unaMessa o dando un passaggio sulla jeep... Ecco, per il mo-mento mi sento ancora molto straniero, ma giàanche un po' fratello.

Un'altra parola che qui si usamolto, è il verbo "visitare":"andiamo a visitare"... visi-tare un infermo, visitareuna casa, visitare unquartiere, visitare unacomunità, visitare laChiesa (!)... e alla fineil saluto "!Que se re-pita la visita!"... Sem-bra di stare semprenel mistero della Vi-sitazione! E questonon mi dispiace... trai misteri del Rosario èsempre stato uno deimiei preferiti... forse per-ché anche Maria in quel-l'occasione si mise incammino e "subiò una loma", oforse per via della devozione a SanFrancesco di Sales (a cui penso spessoin questi mesi), o forse perché il Papa non sistanca di ripetere "usciamo, andiamo alle periferie"... masoprattutto perché non si sa mai bene se Maria sia andataa "visitare" Elisabetta per servire o per gioire, o per ca-pirci qualcosa di più su quello che stava succedendo nellasua vita... il fatto è che a me piacciono tutte e tre le coseinsieme! Però certamente in questi primi tempi, appro-dando in "terra di missione", il sentimento più grande cheprovo è proprio quello del primo "Visitatore" Apostolico,San Barnaba, che, arrivando ad Antiochia "vide la Graziadi Dio e se ne rallegrò".

Ad esempio, mi stupì il mio primo Consiglio Pastoralenella nuova parrocchia: "dobbiamo organizzare la festa pa-tronale in onore della Madonna, che si fa?" ...i primi a par-lare furono i giovani: "innanzitutto dobbiamo andare inmissione". E io - che mi aspettavo di discutere su pre-ghiere, pranzi, giochi, processioni e fiori - dico "Cioè?"."Cioè sarebbe bello che prima della festa andiamo a visi-tare i vari quartieri, le case di chi non è cristiano o nonviene in chiesa, per parlare del Vangelo e invitarli a venirein chiesa e partecipare alla festa!"... Un'altra sera invece ar-

rivai tardi alla riunione degli animatori del CRE(che qui si chiama Veriño) e pensavo

"Chissà se avranno cominciato al-meno a provare i balli o a pre-parare i giochi...": li trovaitutti insieme in cerchioche preparavano i mo-menti di preghiera!

Ma il fatto piùcurioso avviene ilgiorno della finaledi Champion's: ilgruppo adole-scenti si ritrova inparrocchia per ve-dere la partita sulmaxischermo; ioero a celebrare unaMessa e arrivo al mi-nuto '89 (ovviamente

ero l'unico della Juve inmezzo al Barça)... Alla vittoria

del Barcellona tutti esultano e incittà già si sente la conga scatenata...

ma, dopo la consegna della coppa, vedoche si spegne la televisione e tutti i ragazzi si siedono incerchio per terra in silenzio... "che succede??" - mi do-mando allibito - ...semplice, sempre si conclude con lapreghiera!! (che gli animatori introducono sapientementesottolineando il gesto finale di Neymar e facendo così na-scere una piccola riflessione sul ruolo della preghiera edella fede nelle varie circostanze della vita, in relazione aipropri sogni e desideri)... devo dire che in un attimo mi èpassata persino la frustrazione da juventino! Vedere percredere... Ciao a tutti!!!

don Efrem

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Mis s i o ne

“Ti verremo a trovare”... è con questo saluto che cisiamo congedati da Don Efrem pochi giorni prima chepartisse per la sua nuova missione; un saluto che da su-bito, nel profondo del nostro cuore, si è fatto promessa.Domenica 10 maggio, dopo un volo di dieci ore, siamo

giunti ad Holguìn (città cubana che dista circa 250 chilo-metri da Baracoa). La preparazione del viaggio non è statadelle più agevoli ma i primi veri ostacoli sono arrivatiquando in aeroporto, al momento del controllo dei ba-gagli, abbiamo dovuto giustificare la presenza dei vari beniportati per la parrocchia di Jamal. Nonostante i nostrisforzi - ancora ci chiediamo il perché - ci hanno seque-strato il microfono destinato alle processioni, non pen-savamo esistessero tante restrizioni per l'importazione,non trattandosi di commercio ma di regali utili al nostrodon. Dopo più di tre ore abbiamo lasciato l’aeroporto,era ormai notte.

Il mattino seguente abbiamo percorso 250 chilometri(di cui gli ultimi sessanta di “fuori pi-sta”) su un surrealeautomezzo cubano per arrivare a destinazione. Il viaggioè durato più di quattro ore ed eccoci finalmente a Bara-coa! Questa città, prima capitale di Cuba, è stata il luogo in

cui sbarcò Cristoforo Colombo e dove piantò una crocedi legno (la Santa Cruz de la Parra) il 1° dicembre del1492.Baracoa si presenta davanti a noi con case prevalen-

temente ad un unico piano dipinte con colori vivaci, avolte fatiscenti. La Cattedrale si trova nel cuore della cittàed è proprio lì che al nostro arrivo abbiamo trovato adattenderci Padre Efrem. Il Don, dopo averci salutato, ci haaccolto nella vicina chiesa parrocchiale dove abbiamofatto la conoscenza di due persone veramente speciali: isuoi confratelli Padre Matteo e Padre Giuseppe (tutti ri-

"Ti verremo a trovare"Cronaca di un viaggio a Cuba

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gorosamente made in Bergamo). Guardando meglio “il nostro Don” abbiamo notato

che è molto dimagrito. Uno dei fattori che ha influenzatola perdita di peso è sicuramente il gran caldo, oltre alfatto che il neo-parroco tende a fare solo un pasto algiorno (pranza ma le molteplici iniziative e attività par-rocchiali spesso lo impegnano fino a tardi, così può capi-tare che “si dimentichi” di cenare).Pur non avendo programmato nulla, il nostro intento

era quello di essere il più discreti possibile; ci siamo dun-que avvicinati all’impegno missionario di Padre Efrem cer-cando di non essere d’ostacolo ai suoi programmi,limitare i suoi spostamenti o intralciare i suoi im-pegni.Anche per questo motivo (oltre per il fatto che non èpermesso agli stranieri di sog-giornare in alloggi privati)abbiamo preferito stare in una casa particular: una speciedi B&B cubano.Padre Efrem ci ha introdotti subito nella sua nuova re-

altà, seguendolo nelle diverse attività parrocchiali cisiamo resi conto di quanto sia ben voluto e amato e dicome si sia facilmente inserito nella sua nuova comunità.Del resto Don Efrem lo conosciamo tutti, sappiamoquanta generosità ed impegno mette in ciò che fa!Le comunità di cui si occupa sono molte, alcune anche

distanti tra loro decine di chilome-tri; toccante è statosapere che spesso questi fedeli percorrono un camminodi un’ora o due pur di partecipare alla preghiera. Com-movente è la loro semplicità: ti accolgono nelle loro caseoffrendo quel poco che hanno in pieno spirito cristiano.La preghiera si svolge in abitazioni rurali dove, vicino

alla tavola, durante la celebrazione della santa messa, nonè raro vedere animali domestici e da cortile. Recandoci da Don Efrem non eravamo in cerca di

un’avventura, una vacanza in una località esotica e lon-

tana dalle abituali mete turistiche, nonostante ciò ab-biamo vissuto un’esperienza unica, siamo stati testimonidella vivacità dell’oratorio e abbiamo trovato giovani sem-pre disponibili al canto e alla preghiera; una bella comu-nità viva e partecipe.Stupiscono le distanze che quasi ogni giorno il don

deve percorre (sentieri ripidissimi ed accidentati), colpi-sce soprattutto la sua dedizione che si trasforma in caricamorale e spiri-tuale; le difficoltà non mancano, ma lui le af-fronta con la sua solita serenità.Molto ci sarebbe ancora da dire, ma risulta difficile sin-

tetizzare un’esperienza così profon-da in poche righe.Tranquillizziamo tutti: il don sta bene, è ben inserito

nella sua nuova realtà, si trova in un habitat che richiamail paradiso terrestre (palme reali, manghi, banane, piantedi caffè e cacao, fiumi con acque calde e cristalline) e ci ri-corda tutti con grande affetto. Permetteteci di ringraziare pubblicamente Padre

Efrem per la sua disponibilità, Padre Matteo e Padre Giu-seppe che ci hanno calorosamente accolto nelle loro par-rocchie, il Vescovo Wilfredo Pino Estevez, ma la suaaffabilità è tale che anche nella Messa desidera esserechiamato "obispo Willy", con cui abbiamo avuto il piaceredi trascorrere la giornata di festa patronale nella comunitàdi Padre Rolando a Maisì.Un grazie particolare alle persone, amici e conoscenti,

che, saputo del nostro viaggio, si sono attivate per fareavere materiali difficilmente reperibili in loco o letterepersonali de-stinate al don; che sono state molto ap-prezzate.A tutti voi giunga il nostro più profondo e sincero gra-

zie! Terenzio e Wirna

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Asso c i a z i o n i

Pellegrinaggio a CaravaggioCome è ormai consuetudine da diversi anni, anche quest’anno, nonostante le previsioni metereologiche poco

favorevoli, si è svolto, domenica 14 giugno, il tradizionale pellegrinaggio al Santuario Santa Maria del Fonte di Ca-ravaggio organizzato dal gruppo Unitalsi - sezione Lombarda, al quale, come sempre, hanno partecipato tutte le de-legazioni provinciali.La giornata ha avuto inizio con la celebrazione dell’Eucaristia, tenutasi verso le ore 10:00, e presieduta da Don

Michelangelo Finazzi, assistente ecclesiastico dell’Unitalsi di Bergamo, unitamente ad altri sacerdoti intervenuti perla ricorrenza, durante la quale pellegrini, dame e barellieri hanno avuto modo di raccogliersi insieme ai gruppi dianziani e ammalati partecipanti alla giornata in un momento di preghiera per invocare e ringraziare la Madonna.Terminata la funzione eucaristica, tutto il gruppo si è spostato nel confortevole ristorante Della Fonte, adiacente

il Santuario, dove tutti i presenti, pellegrini, dame, barellieri, anziani ed ammalati, hanno potuto condividere piace-volmente il pranzo, in un’atmosfera di assoluta pace e serenità; è stata davvero un’ottima occasione per condivi-dere esperienze e racconti di vita propria.La splendida giornata si è poi conclusa con un ultimo raccoglimento di preghiera e meditazione all’interno del

Santuario durante la quale è stato possibile ricevere la benedizione eucaristica.Non posso concludere questo mio trafiletto sulla piacevole giornata trascorsa in compagnia di tanti amici, senza

prima ringraziare tutti gli organizzatori, ovvero il gruppo Unitalsi sezione Lombarda, per l’impeccabile organizza-zione della giornata, che si è svolta, nonostante il tempo, senza alcun problema, e che, come ogni anno, ci

permette di partecipare a questi momenti spirituali.Carmela Ricco

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Asso c i a z i o n i

Domenica 31 maggio 2015 al Parco comunale di Ver-dello si è tenuta la seconda edizione della festa delgruppo Facebook "Sei di Verdello se..." che quest'anno haavuto il piacere di invitare tutte le associazioni presentisul territorio verdellese.Il programma della festa è stato davvero ricco di spet-

tacoli e momenti di intrattenimento per ogni fascia di età:burattini, teatro, zumba, tombola e musica pop rock deigruppi FUZZUF e S.O.C.S.; e veramente interessantisono stati gli interventi dei verdellesi Heidi Busetti (wed-ding reporter), Alessandro Dell’Orto (giornalista) e Ales-sia Conti (finalista di miss Italia 2014).Lo scorso anno abbiamo premiato il nostro Dolfo

come "Verdellese più amato dai Verdellesi". Emozioni in-dimenticabili. Quest'anno ci sono state tre premiazioni“speciali” che si ripeteranno negli anni a seguire per leprossime edizioni: SOLIDALE, SPORTIVA E SOCIALE. Te-matiche affrontate nei vari post del gruppo durante l'annotrascorso insieme che han fatto emergere i personaggidel nostro amato paese che più si son distinti per questiaspetti: Stefania Amadei dell'associazione Cuore con le

ali (solidale), Giuseppe Cavalleri detto Pino Ciclista (spor-tivo) e Giuseppina Donzelli da tutti conosciuta come laMaestra Conti (sociale).Perché al parco? Lo scorso anno era emerso più volte

nel gruppo il desiderio di moltissimi di sfruttare mag-giormente il bellissimo parco della villa comunale. Il sognoquest’anno è diventato realtà, collegandosi al solito spiritodel gruppo che vuol dimostrare che “da virtuale a reale”è possibile, basta volerlo.Perché abbiamo deciso di invitare le associazioni?

Semplice, il nostro gruppo si sta sempre di più accostandoa tematiche sociali e solidali, raggiungendo anche dei suc-cessi veramente belli, come l’aver raccolto i fondi neces-sari per poter installare nel nostro parco un'altalena perbambini diversamente abili (inaugurata durante la festa).Ne siamo orgogliosi. Ovviamente non poteva mancare labenedizione dell'altalena e di coloro che la useranno: ilnostro Parroco Don Mario Carminati ha seguito questoprogetto sin dall'inizio, partecipando alla cena sociale esolidale del gruppo tenutasi lo scorso anno, dove sonostati raccolti in fondi, e anche lui era davvero commosso

“Sei di Verdello se...”

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Asso c i a z i o n i

durante l'inaugurazione!!! Abbiamo scelto un'altalena per bambini diversamente

abili con tanto di cinture di sicurezza, il cui seggiolino èstato montato a fianco di un'altro per bambini "non ma-lati", creando uno squisito "gioco inclusivo" e non "l'an-golo del disabile" distaccato dagli altri bambini. Un giocoinclusivo è appunto atto all'integrazione. Ci hanno chie-sto come mai non abbiamo scelto l'altalena singola mo-dello pedana dove far salire la carrozzina intera. Tremotivi: il primo proprio per ciò che abbiamo detto prima,troviamo decisamente migliore il fatto di poter contaresull'integrazione, ciò che la "pedana a gabbia" non per-mette. Secondo perché questa pedana gigante a gabbiaaveva un costo talmente elevato da essere fuori budget(speriamo che alla prossima cena sociale e solidale par-tecipino più verdellesi cosicché potremo dar vita a sogniancor più grandiosi). Terzo, in questa maniera riusciamoa metter ben due seggiolini per bambini disabili : uno alparco comunale e uno alla scuola materna statale di Ver-dello.Come sempre grazie a tutti coloro che ci han

messo il cuore, grazie al gruppo "Sei di Verdello se..."e all'Amministrazione Comunale per il contributo ela gradita collaborazione.Diciamo grazie a tutte le associazioni che hanno

risposto positivamente al nostro invito, con la loropreziosa partecipazione.Grazie ai commercianti.Grazie ai volontari che ci hanno aiutato per l'allesti-

mento sabato pomeriggio, domenica e lunedì mattinaper smontare il tutto. Grazie a tutti coloro che hanno animato il palco.Grazie a Gianni Magri che ha fatto da giudice sia al

concorso del gruppo Sei di Verdello se "hobby più origi-nale" che al concorso dei disegni dei piccoli artistiorganizzato da Cuore conle ali. Grazie a

tutti i verdellesiche hanno parte-cipato numero-sissimi alla festa.Grazie anche

per le critiche co-struttive, perché sipuò sempre miglio-rare.

Grazie al Comune per la disponibilità. Come ha detto il nostro giornalista Alessandro Del-

l'Orto sul palco: lo scorso anno era una moda vederetanti "Sei di xxxx se..." che poi è andata via via spegnen-dosi. Ma VERDELLO è diverso: il nostro gruppo dimostrache non era solo una moda ma che è l'amore per il no-stro paese a dare sempre più forza al nostro gruppo. Per concludere, ricordiamoci sempre che "Verdello

siam tutti noi, facciamo vedere quanto è bello vivere aVerdello!!!!!"Vi aspettiamo alla prossima iniziativa... E la festa con-

tinua!!!! Silvia Morelli

Fondatrice & AmministratriceSei di Verdello se...

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V i t a d e l l a Comun i t à

LA SUORA IN BICILa si poteva vedere sfrecciare – o quasi – per le vie del

paese in sella alla sua bicicletta, il lungo abito bianco astento trattenuto perché non si impigliasse nelle ruote,nella foga della pedalata. Così si sapeva, vedendola pas-sare, che c’era un malato da confortare o un anziano davisitare. Ora la suora non sfreccia più in bicicletta anchese rimane il servizio che ancora alcune suore riescono afare. Più pragmaticamente anche la suora è entrata a farparte del gruppo dei “Ministri straordinari della Comu-nione” che svolge il servizio del “porsi accanto” ad anzianie malati.

ANZIANI COME FIGLISono passati già un po’ di anni da quando le nostre

suore Sacramentine hanno dovuto, per restrizione deinumeri della loro Congregazione, lasciare la nostra Casadi Riposo, prima ancora che gli ospiti tutti venissero tra-sferiti nella nuova struttura “Casa Mia Verdello”. Nellavecchia struttura, la Fondazione Brolis Giavazzi, loroerano diventate un po’l’anima e quanti ricordi hannolasciato della loro presenza.Entravi nella casa di riposo,magari solo per lasciare i bor-soni pieni di abiti e immedia-tamente ti scontravi consedie a rotelle che andavanoe venivano nel lungo corri-doio che portava al salone. E lìtrovavi la suora che si intrat-teneva con gli ospiti ancora ingrado di comprendere e inte-ragire. Lei li guardava negliocchi come se fossero bam-bini, i suoi bambini, che il Si-gnore le aveva affidato. Ungiorno la catechesi, un altroun consiglio igienico sanitario,un altro giorno la lettura diqualche pagina di giornale, diun libro o di una storia, per

portare luce e calore ad esistenze che inevitabilmentescorrono pigre in attesa del compimento dei giorni.

LA SUORA DEL GUANELLAOmbre bianche e leggere, senza luci da palcoscenico

che danno risalto, senza lustrini da far strabiliare gli occhi,tanto e troppo normali per apparire, ma così vere nel do-narsi alle ragazze che poco hanno avuto dalla vita, se nonil sincero sorriso di una suora. Eccole le nostre suore gua-nelliane. Con vite che si consumano nell’esercizio di fareda “cuore che ama” per chi dalla vita, per dire che sia tale,aspetta solo questo. Gesti di attenzione piccoli piccoli,notti di risvegli perché c’è qualcuno che chiama o chegrida, invocando più che l’assistenza la tenerezza. Non ungiorno, non per tempi di volontariato, quanto mai lodevolie necessari, ma con uno stile di vita che si è lasciato cat-turare dal carisma di un santo e che loro fanno vivereperché hanno detto un sì, talmente grande da non na-scondere fragilità e limiti, ma capace di risplendere perchéè ciò che lascia segno e porta frutto.

STORIE DI SUORE

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V i t a d e l l a Comun i t à

LA SUORA DELLA MATERNITÀLa mia piccina era nata da poche ore, e io aspettavo

con ansia infinita che me la portassero, per poterla ab-bracciare, per poterla guardare, per riempirmi gli occhi eil cuore di lei. Preceduto dal cigolio delle ruote, ecco ar-rivare il carrello coi bambini che, uno alla volta, venneroconsegnati alle loro mamme. Alla fine, il carrello eravuoto, ma la mia bambina non era arrivata. Scoppio apiangere, mi alzai a fatica e raggiunsi l’infermiera, spie-gandole che non mi avevano portato la mia bambina. Leimi guardò intenerita, poi mi mostrò la suora che recitavail rosario in mezzo al corridoio con una bambina in brac-cio… la mia! Mi avvicinai e le feci segno alla bambina, por-tandomi poi le mani al petto: è la mia bambina. E tesi lebraccia. Lei sorrise, si voltò, continuando a recitare il ro-sario e facendomi segno di allontanarmi. Scossi la testa etesi di nuovo le braccia… nulla. Alla fine le dissi, a vocealta e decisa, che poteva recitare il rosario anche senza lamia bambina; e gliela strappai dalle braccia. Venne da me,dopo, con cipiglio severo, spiegandomi che era tradizioneche lei recitasse il rosario con un bambino in braccio eche dovevo essere contenta se avevo scelto la mia. E iole risposi che nulla al mondo valeva il momento in cuiuna mamma poteva stringere tra le braccia il figlio. Ri-cordo ancora oggi il sorriso triste che mi rivolse, forse unsorriso di rimpianto o di desiderio. La accompagnospesso, da allora, con una preghiera.

ALL’ASILOLa suora dell’asilo era giovane e decisa. Con la sua cuf-

fietta sempre in disordine correva qua e là, raggiungendoqualche bambino che era caduto, inseguendone qualcunoche si allontanava, riprendendo con decisione chi non ob-bediva. Al momento del pasto passava da uno all’altro, in-filando le posate nella manine insicure, imboccando chinon voleva mangiare, pulendo le bocchine sporche dicibo. Ma non si poteva lasciare nulla! Se non finivi tutto,te la trovavi accanto mentre dormivi, mentre giocavi,mentre incollavi (se eri nei grandi!) una figurina sul qua-derno delle righe e dei punti: e ti infilava in bocca il cibofinché il piatto era vuoto. L’altra suora dell’asilo, più an-ziana, era anche più paziente e malleabile: si poteva con-vincerla con qualche lacrima al momento giusto. Ma lei, lagiovane suora, no! Ancora oggi parlando con i coetaneidel paese, sorridiamo per questi ricordi, legati alle suoredell’asilo.

LA SUORA IN JEANS La ragazza era spaventatissima, e si vedeva. Guardava

con i grandi occhi sbarrati le persone che aveva intornoe non fiatava. Sembrava che non osasse nemmeno respi-rare, per evitare di attirare l’attenzione su di sé. La donnache le si avvicinò – jeans e camicetta colorata – riuscì adattirare la sua attenzione con uno sguardo profondo esereno e un sorriso accennato. Le tese la mano e la ra-gazza si alzò e la seguì. piano piano, nei giorni successiviriuscì a raccontarle la propria storia di dolore e sopraf-fazione, e ad ogni parola un macigno si spostava dal cuoredell’una a quello dell’altra, rendendo più facile il respirodella ragazza. Solo dopo un po’ questa comprese, con unpo’ di stupore, che la sua nuova amica era una suora. Per-ché ci sono suore che non hanno bisogno di abiti che lerendano riconoscibili come tali, anche per non “bloccare”ragazze di religioni diverse, che poi si affezionano, rico-noscenti e decise a riprendere in mano le proprie vite.Donne di oggi nel mondo di oggi. Donne che hannoscelto di donare la propria vita al Signore nell’accoglienzadi chi ha più sofferto.

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PRESTATA ALLA PARROCCHIAAccade anche nei paesi, come il nostro, che hanno an-

cora la fortuna di avere sul proprio territorio un IstitutoReligioso femminile, che una suora venga “distaccata”proprio alla Parrocchia, per rendere quei servizi che pos-sono essere svolti anche dalle suore. Penso, come dice-vamo, al servizio in Oratorio, alla comunione ai malati, alcatechismo, ma anche ad infinite altre mansioni preziosee spesso invisibili. Sono, queste suore, un dono grande,perché mostrano un’attenzione e una disponibilità delleloro congregazioni alla comunità parrocchiale di cui fannoparte, e della quale vogliono essere parte attiva. Per que-sto è bello sentire le persone che, dopo aver salutatoamabilmente la suora, spiegano a chi hanno accanto:"quella lì è la nostra suora” parlando di un’appartenenzae di una familiarità davvero belle.

QUANDO C’ERANO LE SUOREAlzi la mano chi – tra i non giovanissimi - non ha mai

pronunciato e sentito questa frase! Nessuna mano alzata,vero? Chiaro, perché è ancora molto vivo nella memoriadi moltissimi di noi, il ricordo della presenza delle suorenegli ospedali. Non solo in quelli delle loro congregazioni,ma in tutti gli ospedali. Dalle suore “cappellone” di untempo (e ci si domandava come facessero ad avere uncopricapo sempre candido e perfetto) a quelle più di po-chissimi anni fa, le suore erano una presenza fissa. Eranoinfermiere, erano spesso anche caposala. E spesso erano

loro a “disegnare” il buon andamento di un reparto. Apartire (ed era la cosa più evidente) da quei corridoi lu-cidissimi, sempre perfetti, sempre freschi di cera; dai re-gistri delle visite gestiti con cipiglio e sicurezza, tanto chespesso i medici ti inviavano dalla suora, per fissare o spo-stare un appuntamento. Passavano ogni giorno per un sa-luto; passavano la domenica mattina, per chiedere inprestito i fiori per il tavolino che fungeva da altare per lamessa in reparto; si offrivano, quando era il momento, dichiamare il frate per un’ultima preghiera, per l’ultima be-nedizione; e ti stavano accanto nel momento del distacco.E così la frase del titolo di questo capitolo viene ancorapronunciata con un po’ di rammarico.

Credo che ciascuno di noi potrebbe raccontare altriepisodi, altre storie delle suore che ha conosciuto nellasua vita. E questo ci parla ancor oggi di una presenza pre-ziosa e costante nella chiesa e nella comunità. E così ciaddolora e ci preoccupa la frase che ho sentito tempo fada un signore, che con malcelato rammarico sostenevache, ahimè, “le suore sono una specie in via d’estinzione”.E ci chiediamo se sarà davvero così, e pare di sì, se guar-diamo i conventi ormai dismessi proprio per mancanzadi suore; ma non possiamo fare a meno di continuare asperare che ci siano giovani donne capaci di dire ancora“sì” a una chiamata che regalerà loro in cambio la gioia diseguire Gesù. Che l’aveva proposto anche il giovane ricco,che per non aver detto di sì si condannò ad una vita tri-ste.

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Anag r a f e

Rinati nel BattesimoGreta Rrozhani di Stefano e LisabethAlessandro Caccia di Paolo e Cristina RebussiRiccardo Coffetti di Patrizio e Monia VolpiGiulia Goisis di Michele e Francesca MammolaMorgana Vega Gutzman di Christian e NoeliaCarlo Burgio di Francesco e Anna Maria Dominguez MateosAlessio Benigni di Matteo e Laura ViscardiElisa Baldi Andrea e Anna CoffettiViola Veliaj di Erty Gen e Sabrina CompagnoneEsmeralda Tuci di Valentin e Fationa DedaAmbra Cattaneo di Dario e Veronica CattaneoMattia Arrigoni di Ivan e Denise MaffeisJonathan Benna di Alessandro e Helga Li RosiJacopo Raimondi di Fabio e Paola PassiMartina Agostinelli di Simone e Giancarla Giassi

Uniti in matrimonioRiccardo Savio con Eleonora ParavisiBruno Torresani con Silvia DuzioniFabio Bartoli con Daniela Morelli

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Maria RovarisAnni 92

Deceduta il 25 aprile2015«Chi ci separerà dalSuo amore, la tribola-zione, forse la spada.Né morte o vita ciseparerà dall’amorein Cristo Signore».

Maria IndelicatoAnni 97

Elisabetta RottoliAnni 75

Deceduta il 29aprile 2015«Hai illuminato lanostra vita, ci haitanto amato. Gra-zie, o Signore, peravercelo donato».

“CHI CREDE IN ME NON MORIRÀ IN ETERNO”

Angelo GhidottiAnni 86

Deceduto il 29aprile 2015«L’unica cosa im-portante quandoce ne andremo, sa-ranno le tracced’amore cheavremo lasciato».

Pasqua CalegariAnni 91

Deceduta il 1 mag-gio 2015«Mi hai chiamato eio ti rispondo: porgila tua destra al-l’opera delle tuemani, Signore».

Anna ParavisiAnni 89

Deceduta il 2maggio 2015«Improvvisa-mente te ne seiandato per le viedel Cielo infinito,ma la tua lucesarà sempre connoi».

Francesca GrittiAnni 79

Deceduta il 3 giu-gno 2015«… non ci sonoper te mai tenebree più chiara è lanotte del giorno».(Turoldo)

Simone MaffeisAnni 74

Deceduto il 12 giu-gno 2015«… accettiamo ilmistero del dolore ecrediamo che il tuoamore è più fortedella morte… ».

Luigia GelatiAnni 86

Deceduta il 18 giu-gno 2015«Ora lascia, o Si-gnore, che il tuoservo vada in pacesecondo la tua pa-rola; perché i mieiocchi han visto latua salvezza».

Coffetti GiovannaAnni 92

Deceduta il 7 mag-gio 2015 a Sanremo.«Per sempre neicuori di chi ti ha vo-luto bene». Le figlieGigliola, Aurora, lanuora, i generi e i ni-poti tutti, ringra-ziano parenti e amiciche hanno parteci-pato al loro dolore. Agnese Lorenzi

Anni 83

Deceduta il 12maggio 2015«La luce dei tuoiocchi si è spenta,ma noi siamo certiche sei sempre connoi».

Edvige DaminelliAnni 78

Deceduta il 26maggio 2015«Felicità e graziami saranno compa-gne tutti i giorni eabiterò nella casadel Padre».

Deceduta il 27aprile 2015«Tu da sempre, Si-gnore, mi conoscie hai impresso inme la luce del Tuovolto».

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Anag r a f e

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Anag r a f e

Sperandio ContiAnni 83

Deceduto il 23giugno 2015«Agli occhi del Si-gnore è preziosa lamorte dei suoi fe-deli».

Giovanni RobertiAnni 88

“ANCHE SE MUORE VIVRÀ”

Tullia Bonetti1996 - 27/7 - 2015

"Non si perdonomai coloro cheamiamo possiamoamarli in Colui chenon si può per-dere". (S. Agostino)Una Santa Messasarà celebrata il 27luglio alle ore17.00 in Santuario Anna Morelli

1990 - 3/8 - 2015

I familiari la ricor-dano con la S.Messa di suffragioil 3 agosto alle18.00

Mario Lorenzi2005 - 14/8 - 2015

"Coloro che cihanno lasciati nonsono degli assenti,sono solo degliinvisibili: tengono iloro occhi pieni digioia puntati neinostri pieni di la-crime".

Bonomo Cornago1997 - 28/5 - 2015

"Se siamo morticon Cristo, cre-diamo anche chevivremo con lui".(Rm 6,8)

Vanna Rovaris2012 - 17/6 - 2015

"Hai fatto tantobene per tutti e iltuo ricordo rimarràsempre con noi"

Deceduto il 26giugno 2015«Tu mi hai datoun'anima, Signore:ora la rendo a teche l'hai creata».

ANNIVERSARI

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Album d i f am i g l i a

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Festa dell’Oratorio DI verdello

27 – 31 agosto 2015

Presso l’area feste degli impianti spor

tivi di via Andreoletti

Giovedì 27Venerdì 28

Sabato 29

Domenica 30Lundeì 31

Ore 14

POMERIGGIO SPORTIVO IN ORATORIO PER RAGAZZI,ADOLESCENTI, GIOVANI E ADULTI

Ore 21

FRANCESCA MAZZUCCATO - LIA ZORZETTO con Orchestra GIORGIO E KATIA

Ore 12PRANZO CON PRENOTAZIONE

Ore 21 SERATA IN MUSICAMELODY MAKER CLUB ROCK BAND

Ore 20 ZU,MBA FITNESS

Ore 21 CANTI E BALLI DEL CRE

Ore 21,30 SCHIUMA PARTY CON RADIO DJ NUMBER ONE

Ore 21

SERATA DANZANTE CON ANIMAZIONE E BALLI DI GRUPPO

HEART’S MUSIC

Ore 21.20

BEATLES TRIBUTE BANDpresenta Fabio Santini

ore 21.00

FRANCESCA MARIANI (da amici 2012)

Ogni sera- Servizio bar

- Ottima cucina (apertura ore 18.30)- Ruota della fortuna

- Musica dal vivo

L’ANGOLO DEL DIVERTIMENTO

con truccabimbi e animazione per i piccoli

- Ping-pong- Tamtam

- Calcio-balilla

Venerdì/sabato/domenica

GONFIABILANDIA

Festa

Festa

Festa

Festa

verdello

verdello

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Festa

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Festa dell’OratorioFesta

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27 – 31 ag

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Giovedì 27

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Sabato 29

Sabato 29

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Domenica 30

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Ogni se

- Ottima cucina (ap

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Ogni se

e 18.30)tura orvizio bar

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ANGOLO DEL DIVERTIMENTO’L

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ANGOLO DEL DIVERTIMENTO

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ANGOLO DEL DIVERTIMENTO

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ANGOLO DEL DIVERTIMENTO

- Calcio-balillaamtam- Tg-pon- Pin- Ping-pon

piccoli

- Calcio-balillaamtam

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Venerd

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- Calcio-balilla

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